Diretto da Brady Corbet e con una straordinaria performance di Adrien Brody (candidato all’Oscar come miglior attore protagonista), The Brutalist è un film che esplora la complessa vita di László Tóth, un architetto ebreo che, dopo la Seconda Guerra Mondiale e un’infanzia segnata dai traumi dei campi di concentramento tedeschi, cerca una nuova vita negli Stati Uniti. Ambientato nell’arco di tre decenni, il film segue Tóth dalle sue difficili origini come immigrato ungherese in America nel 1947, alle sue sfide nel mondo dell’architettura, fino al suo grande progetto che lo vede coinvolto nella costruzione di un ambizioso centro culturale commissionato dal milionario Harrison Lee Van Buren.
Carrara, piccola gemma della Toscana celebre per il suo marmo bianco e i paesaggi mozzafiato, è da tempo un set cinematografico privilegiato e nel film candidato agli Oscar è stata protagonista tra le location. Con il fascino delle sue cave, la città toscana si conferma come uno degli scenari più suggestivi, dove la bellezza naturale si intreccia con la grandezza dell’arte e del cinema.
Le Cave di Carrara: il cuore pulsante di The Brutalist
Le cave di Carrara sono tra le location più iconiche del film. Già immortalate dai fratelli Lumière nel 1897, le cave hanno un fascino irresistibile che le rende il set perfetto per storie cariche di simbolismo e potenza. In The Brutalist, le cave Bettogli e Bombarda sono utilizzate per rappresentare l’ambientazione in cui il protagonista, Toth, è chiamato a compiere scelte artistiche fondamentali per il suo progetto. Le scene girate tra queste montagne di marmo riescono a catturare l’essenza di un paesaggio che è al tempo stesso naturale e frutto dell’ingegno umano.
Nel film, la maestosità delle cave diventa un riflesso della grandezza e della determinazione dei protagonisti, che affrontano sfide e scelte difficili. La location, grazie alla sua bellezza cruda e primitiva, è la perfetta metafora della creazione artistica, che nasce dalla fatica e dalla ricerca del sublime.
Budapest: l’America Anni ’50 tra le strade della capitale ungherese
Mentre la trama di The Brutalist si svolge in gran parte negli Stati Uniti, la produzione ha scelto Budapest come set principale per ricreare l’atmosfera dell’America degli anni ’50. La capitale ungherese, con la sua architettura storica e le aree industriali ben conservate, ha offerto un contesto perfetto per le scene ambientate a Philadelphia. La scenografa Judy Becker ha spiegato che Budapest, grazie alle sue location e agli incentivi fiscali, è stata l’unica città che ha reso possibile la realizzazione del film.
In particolare, il quartiere industriale di Csepel Island, con i suoi magazzini e le strutture in cemento, è stato utilizzato per ricreare i docks di Philadelphia, dove Toth cerca lavoro. Le riprese in luoghi come il Mahart Gabonatárház Kft e la Teleki Square Synagogue sono un esempio di come Budapest sia riuscita a ricreare perfettamente il contesto urbano dell’epoca, contribuendo a portare in vita un’America del passato.
Andrássy Castle: la residenza del Van Buren Institute
Un altro luogo centrale di The Brutalist è il Van Buren Institute, un vasto centro comunitario progettato dal protagonista, Toth. La residenza di Van Buren, che nel film diventa il simbolo del potere e dell’ambizione, è stata girata in una delle location più lussuose e maestose dell’Ungheria: Andrássy Castle, a 40 miglia da Budapest, in Tóalmás. Questo castello, costruito nel 1894, è un esempio di architettura aristocratica con 50 stanze e giardini formali che ricordano le grandi residenze europee.
Le imponenti scale doppie, la sala centrale e i giardini, un tempo proprietà della nobile famiglia Andrássy, sono stati utilizzati per rappresentare la magnificenza della residenza del ricco committente, Van Buren. La grandiosità del castello si riflette nel design monumentale dell’istituto progettato da Toth, un simbolo di potere e maestosità.
Venezia: l’epilogo all’architettura della Biennale
Il finale di The Brutalist si svolge durante la celebre Biennale di Venezia, un evento che celebra l’architettura e l’arte. Sebbene le scene siano ambientate a Venezia, il legame con Carrara rimane forte, dato che le scelte materiali per l’istituto di Van Buren – come già detto in precedenza – provengono proprio dalle cave toscane.
Il regista Corbet ha saputo mescolare elementi reali con finzione, girando alcune scene con una vecchia videocamera Betamax e integrando filmati d’epoca della Biennale di Venezia del 1980. Questo espediente ha reso il finale ancora più realistico e coinvolgente, dando una sensazione di connessione tra il passato e il futuro dell’architettura.