Esiste un luogo nell’area flegrea, incastonato in un cratere di un vulcano spento e da quello protetto alla stregua di un tesoro prezioso, impregnato di fascino e suggestione, di storie e leggende che affondano le loro radici in tempi lontani e che ancora oggi attirano migliaia di visitatori intenzionati a scoprire la verità che si nasconde dietro quelle acque.
Un luogo leggendario destinato ad affascinare ieri, così come oggi, soprattutto dopo che lo specchio d’acqua del lago d’Averno si è tinto di un rosso fiammante, intenso e inaspettato che prende i colori in prestito da una delle gemme più preziose del mondo, il rubino.
Lo scenario, ripreso dai satelliti e immortalato nelle fotografie dall’alto, rende ancora più misteriose tutte quelle domande che da secoli aleggiano intorno a quest’area e che ancora oggi restano senza risposta.
C’era una volta la porta dell’inferno
Situato nel comune di Pozzuoli, tra la frazione di Lucrino e il sito archeologico di Cuma, esiste quello che è considerato il più suggestivo dei cinque laghi dell’area flegrea, lo specchio d’acqua dell’Averno godibile in tutta la sua bellezza dalla panoramica via Domiziana.
Attorno a questo bacino, da secoli, c’è un alone di mistero destinano a perdurare per sempre. La prima suggestione è data proprio dal nome: il lago d’Averno, infatti, deriva da a-ornis, che vuol dire senza uccelli. Le motivazioni sono presto dette: date le sue origini vulcaniche e le esalazioni sulfuree che sono sprigionate dall’acqua nessun esemplare volatile sorvola quest’area flegrea. Uno scenario silente e inquieto, questo, che da solo stimola l’immaginazione di chi lo osserva.
Ma questo è solo un piccolo dettaglio in confronto al fatto che qui, sulle rive del lago, personaggi illustri giurano di aver trovato le porte dell’inferno. La storia vuole che proprio qui esistesse un portale di collegamento tra il regno dei vivi e gli inferi. Ne aveva parlato Virgilio nel sesto libro dell’Eneide e poi ancora Dante nella sua Divina Commedia, al punto tale che molti esperti avevano suggerito che quella selva oscura facesse riferimento alla vegetazione che circonda l’area.
Prima di Dante e di Virgilio, anche gli antichi romani giungevano in questo posto per incontrare i defunti, mentre Zeus sulle rive del lago aveva combattuto la leggendaria battaglia contro i Titani.
Mito o realtà? Sono queste le domande che viaggiatori provenienti da tutto il mondo si pongono davanti al cospetto di questo lago che, adesso, si è tinto di rosso. La porta degli inferi si sta aprendo?
Il lago d’Averno si è tinto di rosso
Il collegamento con quelle leggende antiche e misteriose rimaste senza risposta è quasi inevitabile, eppure la colorazione caratteristica di rosso rubino che ha assunto il lago d’Averno non c’entra niente con i demoni e con l’inferno.
Ben visibile anche dai satelliti satelliti dell’Agenzia spaziale europea, questo cambiamento di colore dello specchio d’acqua è stato spiegato dagli esperti. Si tratta della fioritura stagionale di alghe dal colore rosso scuro che proliferano all’interno delle acque del lago e che fioriscono proprio nei periodi più freddi.
Proprio durante il mese di aprile, infatti, i cianobatteri risalgono in superficie e tingono tutto di un rosso intenso che incanta e suggestiona. E a guardare lo scenario nella sua totalità è impossibile non lasciarsi affascinare dalle storie sepolte, e mai dimenticate, conservate in questo lago.