Con una nota di trionfo, Singapore si riconferma al vertice della classifica dei passaporti più potenti al mondo, secondo l’Henley Passport Index. Il piccolo stato insulare del Sud-est asiatico ha conquistato il primo posto grazie al suo passaporto, che garantisce accesso senza visto a ben 195 destinazioni su 227. Una performance che testimonia l’eccezionale reputazione internazionale del Paese, simbolo di apertura e connessioni globali.
La classifica Henley Passport Index: una fotografia della mobilità globale
L’Henley Passport Index, giunto al suo ventesimo anniversario, offre uno sguardo approfondito sulla libertà di viaggio a livello globale. Realizzato in collaborazione con l’International Air Transport Association (IATA), il report monitora i passaporti di 199 Paesi, classificandoli in base all’accesso senza visto o con visto all’arrivo.
Dal 2006, l’indice rappresenta un punto di riferimento per analizzare la disparità di mobilità globale.
Al vertice della classifica, accanto a Singapore, spicca il Giappone, che si posiziona secondo con accesso a 193 destinazioni, grazie alla riapertura delle frontiere cinesi post-pandemia. Seguono Francia, Germania, Italia, Spagna, Finlandia e Corea del Sud, con 192 destinazioni senza visto, in terza posizione.
L’Unione Europea: il potere dell’area Schengen
L’area Schengen dell’Unione Europea continua a essere un simbolo di libertà di movimento. Con un accesso senza visto a 191 destinazioni, sette Paesi dell’UE – Austria, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia – si collocano al quarto posto. La quinta posizione è condivisa da Belgio, Nuova Zelanda, Portogallo, Svizzera e Regno Unito, con 190 destinazioni.
Tale possibilità di spostamento riflette la forza politica e diplomazia dell’Unione, che garantisce ai suoi cittadini uno dei livelli di mobilità più alti al mondo.
Il divario di mobilità: dalla vetta agli ultimi posti
Mentre i residenti a Singapore si godono una libertà di viaggio quasi totale, in fondo alla classifica regna il divario. L’Afghanistan, con soli 26 paesi accessibili senza visto, si trova al 106° posto, seguito dalla Siria (27 destinazioni) e dall’Iraq (31). Si tratta di un “abisso” che evidenzia la disuguaglianza nella mobilità globale, alimentata da instabilità politica e conflitti.
Secondo Christian H. Kaelin, presidente di Henley & Partners, l’accesso ai viaggi non dovrebbe più dipendere esclusivamente dal luogo di nascita. “Le crisi climatiche e i conflitti geopolitici stanno ridefinendo il concetto di cittadinanza“, ha affermato, sottolineando l’urgenza di riformare il sistema.
Gli Emirati Arabi Uniti: un caso di successo
Gli Emirati Arabi Uniti emergono come una delle storie di maggior successo dell’ultimo decennio. Dal 2015, il passaporto emiratino ha guadagnato l’accesso a 72 nuove destinazioni, scalando ben 32 posizioni fino al 10° posto nella classifica 2025, un progresso che riflette l’efficace politica estera degli EAU e la loro crescente influenza.
Anche la Cina ha fatto passi avanti, salendo dal 94° al 60° posto grazie all’ampliamento delle partnership internazionali.
I perdenti della classifica
Tuttavia, alcune nazioni hanno visto ridursi il loro potere di mobilità per il 2025. Venezuela e Stati Uniti guidano la lista, con questi ultimi che hanno perso sette posizioni in dieci anni, scendendo dal secondo al nono posto. Seguono Regno Unito, Canada e Vanuatu, segno di un panorama geopolitico in costante evoluzione.
Le alternative: il Global Passport Power Rank
L’Henley Passport Index non è l’unico sistema di classificazione. Il Passport Index di Arton Capital offre un’altra prospettiva e valuta 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e sei territori. Nel 2025, questo indice ha posizionato gli Emirati Arabi Uniti al primo posto, seguiti dalla Spagna, a conferma del prestigio crescente di questi Paesi.