Nell’ultimo anno, soprattutto con l’avvento dell’estate, si è parlato molto di overtourism. A esprimere la sua opinione e sottolinearne la gravità c’è l’Unesco che, tra i suoi obiettivi, ha anche quello di tutelare e proteggere a livello internazionale patrimoni culturali e naturali unici. Patrimoni che il turismo di massa degli ultimi 50 anni (perché l’overtourism non è un problema solo attuale) sta mettendo a rischio. Già nel 1975 si paragonavano gli effetti dei gruppi turistici alla “devastazione culturale lasciata sulla scia delle grandi migrazioni barbariche“.
Il turismo modella il nostro mondo, nel bene e nel male, alterando le nostre economie e culture, così come i nostri ambienti fisici. Quando il turismo diventa overtourism, questi elementi si amplificano alla massima potenza coinvolgendo fattori che influenzano negativamente i residenti, intaccano l’essenza e l’autenticità dei luoghi e contribuiscono al deterioramento sociale, culturale e ambientale che li circonda.
Il parere dell’Unesco sull’overtourism
Overtourism è il termine che viene utilizzato per definire un numero eccessivo di visitatori in un luogo che porta al sovraffollamento e costringe i residenti a subire le conseguenze dei picchi turistici temporanei e stagionali, i quali si ripercuotono nei loro stili di vita. Il turismo di massa non risparmia nessuno e sono molte le destinazioni interessate dal fenomeno: l’Unesco, nell’articolo pubblicato sul suo sito, ha messo in evidenza alcuni dei casi più famosi come Bali, in Indonesia. Qui, l’overtourism ha provocato un aumento nel costo della vita e scontri culturali quando i turisti non si comportano in modo rispettoso e violano i luoghi sacri.
Stessa cosa a Kyoto, in Giappone, dove il ricco patrimonio culturale è considerato una calamita per il turismo di massa e ha portato all’emergere del kankō kōgai o “inquinamento turistico“, dove la città è impegnata a cercare di controllare i flussi di visitatori e gestire adeguatamente il turismo. In questi casi, le conseguenze sono da ricercare anche nell’incapacità delle infrastrutture pubbliche di tenere il passo con l’aumento della domanda e di creare soluzioni efficaci per evitare situazioni come i congestionamenti del traffico nelle zone turistiche.
E se da una parte il turismo fornisce un potente incentivo economico per proteggere le meraviglie del mondo, dall’altra minaccia la loro stessa esistenza. Questo avviene, come ha sottolineato l’Unesco, specialmente nelle piccole isole dove l’ambiente sociale ed ecologico viene rapidamente sopraffatto. Basti pensare all’isola di Boracay nelle Filippine, l’isola di Komodo in Indonesia e Maya Bay in Tailandia.
Un equilibrio difficile, ma possibile
Per cercare di limitare le conseguenze del turismo, paesi, comuni e regioni hanno iniziato a prendere provvedimenti: c’è chi ha introdotto un ticket d’ingresso com’è avvenuto a Venezia e chi, invece, ha spostato l’arrivo delle navi da crociera lontano dal centro, come Amsterdam. Il successo di queste e altre politiche si vedrà nel tempo, ma una cosa, per l’Unesco, è certa: bisogna trovare un equilibrio, perché l’overtourism non scomparirà.
L’obiettivo e la sfida è trovare il giusto compromesso e, per farlo, le misure pensate per ridurre i visitatori devono essere considerate con attenzione, altrimenti possono essere catastrofiche per le comunità dove il turismo sostiene i mezzi di sussistenza locali. Trovare l’equilibrio è un delicato compromesso tra una regolamentazione e una pianificazione efficaci, garantendo al tempo stesso il benessere della comunità, senza comunque perdere di vista il contributo positivo del turismo.
Cosa possiamo fare noi per contribuire
Oggi, molti di noi possiedono un privilegio: possiamo viaggiare con molta più facilità rispetto al passato. Viaggiare è diventato un atto semplice e quotidiano e, nei nostri viaggi, anche noi possiamo contribuire a trovare il giusto equilibrio facendo scelte responsabili. Queste possono aiutare a limitare l’impatto negativo che il turismo ha sul mondo trasformando ogni avventura in un’opportunità. In ogni viaggio che facciamo possiamo dare una risposta sostenibile, in base alle possibilità di ognuno, alle domande “dove andare”, “quando andare” e “come farlo”.
Se possiamo, potremo scegliere di viaggiare durante la bassa stagione, un periodo in cui molte località letteralmente si svuotano; se a causa del lavoro che facciamo, magari statale, non possiamo scegliere i mesi meno affollati, optiamo per le mete meno popolari; tra il treno e l’aereo, quando possibile, scegliamo il treno e, una volta arrivati a destinazione, optiamo per spostarci a piedi o in bici.