Provate ad immaginare cosa significhi vivere costantemente all’ombra, senza che i raggi del sole riescano a filtrare l’imponente cortina di montagne che vi circondano: gli abitanti di Rjukan, grazioso villaggio norvegese, hanno combattuto con questo problema per oltre 100 anni, tornando a vedere la luce solamente da marzo a settembre, per poi sprofondare di nuovo nel buio. Almeno, fin quando un progetto rivoluzionario non ha riportato il sole in città.
Rjukan e i suoi specchi
Che alcune regioni della Norvegia possano rivelarsi abbastanza inospitali – soprattutto per noi italiani che siamo abituati ad un clima mediterraneo – non è certo una novità. Ma avete mai sentito parlare di Rjukan? Questa piccola città, che ad oggi conta poco più di 3mila abitanti, si trova in una posizione alquanto bizzarra: incastonata in una valle strettissima, per ben 6 mesi all’anno non viene raggiunta dai raggi del sole. Quest’ultimo, che in inverno rimane sempre molto basso in cielo, non riesce a superare la cortina del monte Gaustatoppen, ai cui piedi si trova il villaggio. Il risultato? Un’intera cittadina che, da settembre a marzo, non vede (letteralmente) la luce.
Vivere così è davvero complicato, perché sappiamo bene che il sole è fondamentale per i nostri bioritmi – e per la vitamina D. Per questo gli abitanti di Rjukan, una città situata circa 80 km a nord dalla capitale Oslo, hanno inventato una soluzione geniale. Nel 2013, hanno installato tre giganteschi specchi sul fianco settentrionale della montagna, per “catturare” i raggi del sole e dirigerli verso la piazza principale del paese. In questo modo, si sono garantiti diverse ore di illuminazione ogni giorno, anche nei 6 mesi bui dell’anno. Gli specchi, posizionati 500 metri più in alto rispetto alla città, sono in continuo movimento grazie ad un sistema gestito dal computer e si spostano ogni 10 secondi, reindirizzandosi per seguire il cammino del sole.
Quest’idea geniale, che in realtà era già stata valutata in passato e poi accantonata a causa della mancanza di tecnologie simili, è stata adottata a seguito dell’iniziativa dell’artista Martin Andersen, trasferitosi a Rjukan alcuni anni prima e decisamente sofferente per l’assenza della luce del sole. Ci sono voluti circa 500mila euro per la realizzazione dell’impianto, una cifra in fondo neanche esagerata, che ha portato un gran benessere all’intera popolazione. Non vi ricorda un po’ la storia di Viganella, il piccolo borgo piemontese che ogni anno rimane al buio per quasi tre mesi? Anche in quel caso, la soluzione è stata adottare uno specchio per convogliare la luce solare.
Cosa vedere a Rjukan
Ma torniamo a Rjukan, una cittadina costruita praticamente da zero nei primi anni del ‘900, a seguito dell’improvviso e vertiginoso sviluppo industriale vissuto in quella regione. Da quando sono stati costruiti gli specchi, la sua popolarità è aumentata notevolmente e molti turisti ne sono stati attratti. Ma cosa possiamo vedere nei dintorni? Il centro di Rjukan è piccolo e molto grazioso: la sua perla è la chiesetta in pietra naturale con il campanile che svetta accanto, caratterizzata da finestre a volta con vetri colorati e splendidi affreschi.
Per chi invece ama la natura, a poca distanza dal paese si può ammirare le meravigliose cascate Rjukan, generate dal fiume Måna: vennero scoperte nel 1811, e inizialmente si credeva fossero le più alte al mondo. In realtà, hanno un salto totale di 238 metri, ma ciò non ne toglie un briciolo di fascino. Molto tempo fa, erano un’attrazione turistica perché rappresentavano le prime cascate ad essere illuminate dall’elettricità prodotta dalla loro stessa acqua. E ancora oggi regalano un panorama da brivido, assolutamente da vivere.