Un’isola proibita, un luogo ammaliante che è anche protagonista di una leggenda, dove l’uomo non può vivere ma dove può cercare di arrivare, non senza rischi. No, non è la location inventata di un film o di un libro d’avventura, ma un posto reale: è White Island, un atollo che si trova a 48 chilometri dall’Isola del Nord della Nuova Zelanda e che si distingue per essere un’isola vulcanica attiva, bellissima ma anche molto pericolosa.
White Island tra leggenda e natura
Come dicevamo, White Island è protagonista di una leggenda, che dice che molto tempo fa il sacerdote e gran maestro Maori Ngātoro-i-rangi, rinomato per le sue grandi capacità di navigatore, si fosse perso mentre si cimentava in un’impresa lontana dalle sue amate acque, ovvero la scalata del monte Tongariro, che stava svolgendo in pieno inverno. Pur di ritrovare la strada, Ngātoro-i-rangi avrebbe così evocato il fuoco sacro degli antenati. Per arrivare a lui, le fiamme avrebbero spaccato la crosta terrestre, dando vita all’inquieta isola vulcanica.
In realtà, White Island è la cima emersa di un enorme vulcano sottomarino che si poggia sul fondale delle acque neozelandesi a circa 1.600 m di profondità. L’isola è stata a lungo sfruttata come giacimento di zolfo e diverse miniere erano state aperte sulla sua superficie, ma dalla metà del XX secolo lo sfruttamento minerario è stato accantonato. Adesso, le principali attività sull’isola sono la ricerca scientifica e il turismo.
Come visitare White Island
Il turismo, appunto: l’isola è in effetti visitabile, ma non è un’impresa facile. In primis perché al contrario di ciò che avviene, per esempio, sull’isola italiana di Vulcano, praticamente non è quasi mai possibile sbarcare. Occorre parlare con gli agenti e i tour operator neozelandesi per verificare la fattibilità della visita, che può svolgersi secondo tre modalità: la prima, più comune, è la circumnavigazione, possibile grazie a dei tour organizzati su apposite barche, che tengono i visitatori a distanza di sicurezza pur permettendo loro di osservare insenature e calette dai colori particolari.
La seconda è il sorvolo. A un costo decisamente più elevato, piccoli gruppi possono affittare un elicottero con un pilota qualificato che volerà sopra l’isola, ben distante da eventuali fumi, e permetterà di osservarla dall’alto. Infine, ci sono le escursioni: molto più rare ed estremamente costose, vengono riservate a piccolissimi gruppi di visitatori che vengono fatti sbarcare e vengono poi accompagnati da una guida qualificata lungo un percorso già stabilito.
Le visite, l’attrezzatura e l’ambiente ostile
Tutt’e tre le modalità di visita sono vincolate all’attività vulcanica di White Island, perennemente sotto controllo da parte degli esperti. Va da sé che in condizioni avverse o ai primi segnali anche di micro-eruzioni, qualsiasi tipo di escursione o di viaggio viene prontamente annullato. Quando però si riesce a sbarcare, tutti i visitatori sono obbligati a seguire il percorso, contraddistinto da un sentiero ben segnalato che arriva fino al cratere sommitale passando per aree ricche di fumarole.
Caschetti, giacche a vento e impermeabili, scarpe da trekking e maschere antigas (sì, proprio così) sono l’attrezzatura senza la quale non è neanche possibile sbarcare. L’ambiente è ostile, seppur incredibilmente suggestivo: laghi caldi e fumanti si distendono per diversi metri e il verde incontra fiumi di magma pietrificato mentre fumi di zolfo si alzano dalle rocce e punteggiano aree incolte e selvagge. Le spiagge sono a dir poco bellissime, incontaminate e trasparenti, ma, prevedibilmente, non è consentito fare il bagno. White Island, dunque, non è esattamente un’isola a portata di turista medio, ma non c’è dubbio che sia la meta ideale per gli amanti dei paesaggi vulcanici.