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Cade l’ultimo baluardo: anche la Cina rimuove l’obbligo di test Covid per i turisti

Le misure restrittive adottate per cercare di contenere la diffusione del Covid sembrano ormai soltanto un lontano ricordo, almeno nel nostro Paese. Tuttavia, ci sono realtà – le stesse in cui la pandemia ha avuto, in effetti, un impatto maggiore – che hanno vissuto molto più a lungo con il perdurare di queste restrizioni, anche a discapito dell’economia locale. È il caso della Cina, che solo ora si prepara a fare un nuovo passo in avanti verso la totale riapertura delle frontiere. Ecco le novità.

Cina, stop ai test Covid

Mentre in Italia, così come nella maggior parte dei Paesi europei (e del mondo intero), già da mesi si può viaggiare liberamente, in Cina il discorso è ben diverso. Le autorità hanno mantenuto in vigore un rigido programma volto a scongiurare il più possibile la diffusione della pandemia, adottando severe misure anti-Covid sia per i viaggiatori in entrata che per i cinesi in uscita dalle frontiere. Dal blocco totale risalente al marzo 2020, ci è voluto molto tempo prima che il Paese allentasse pian piano le restrizioni, lasciando comunque in vigore alcune disposizioni minime per prevenire una nuova ondata del virus.

L’ultima mossa riguarda i turisti provenienti da ogni angolo del mondo, ed è la decisione che tutti stavano finalmente aspettando: a partire da mercoledì 30 agosto 2023, i viaggiatori che varcano i confini cinesi non dovranno più presentare l’esito negativo di un tampone molecolare o antigenico effettuato entro le 48 ore prima della partenza. Si tratta di una riapertura totale, che consentirà a tutti di tornare a visitare le bellezze di questo Paese sensazionale, finalmente in piena libertà a più di 3 anni dall’inizio della pandemia. Ad annunciare la novità è stato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, lo scorso 28 agosto.

L’impatto del Covid in Cina

Tenere in vigore rigide misure di sicurezza contro il Covid ha, da un lato, tutelato la salute pubblica cinese, ma dall’altro pesantemente influito sull’economia del Paese. Il turismo, in particolar modo, ne ha risentito forse in modo maggiore: dapprima la chiusura delle frontiere ha bloccato qualsiasi possibilità, per i visitatori, di entrare in Cina. In seguito, le restrizioni – sebbene finalmente un po’ più leggere – hanno continuato a suscitare timore nei turisti, che sono così stati scoraggiati dal mettersi in viaggio verso il Paese orientale.

Gli sforzi fin qui compiuti dal governo non hanno avuto il successo sperato. Lo scorso dicembre, Pechino aveva messo fine alla politica interna “zero Covid”, e il mese successivo aveva ritirato alcune delle misure adottate in corso di pandemia. Così, da gennaio 2023 i cittadini cinesi all’estero (per viaggio o per residenza) hanno potuto fare ritorno in patria senza obbligo di quarantena. Al contempo, è stata ampliata la lista dei Paesi verso i quali sono possibili viaggi di gruppo da parte dei cinesi – una lista che sin dal principio includeva l’Italia, e che ha pian piano accorpato la maggior parte degli Stati di tutto il mondo.

Le compagnie aeree si sono adeguate costantemente alle ultime novità in fatto di revoca delle restrizioni anti-Covid, aumentando i voli da e per la Cina, in modo da garantire ai turisti un’offerta migliore. Tutto ciò non è stato però sufficiente per tornare a numeri pre-pandemia, in fatto di visitatori. Quest’ultima mossa potrebbe finalmente rendere più facile e di conseguenza più stimolante, per i viaggiatori, recarsi in Cina. Il Paese ci aspetta, con le sue infinite meraviglie tutte da scoprire.

Viaggiare in Cina: cosa c’è da sapere

Visto che anche le ultime misure contro il Covid sono ormai state cancellate, quali sono i requisiti per poter viaggiare in Cina? Per i turisti italiani, è necessario essere in possesso di due documenti: il passaporto e il visto turistico. Non c’è più bisogno di scaricare e compilare la Health Declaration, fino ad oggi un requisito fondamentale per poter varcare le frontiere – vi si doveva registrare l’esito del tampone antigenico o molecolare effettuato prima della partenza.

Per quanto riguarda il passaporto, deve avere almeno 6 mesi di validità residua e due pagine consecutive libere. È dunque importante controllare la data di scadenza e affrettarsi, eventualmente, a chiedere il rinnovo (soprattutto in questo periodo, dove molti turisti hanno visto allungarsi notevolmente i tempi per ricevere il documento). Con largo anticipo rispetto alla partenza, inoltre, è bene verificare che le condizioni d’ingresso in merito al passaporto non siano cambiate, informandosi presso l’ambasciata o il consolato più vicini.

L’altro documento fondamentale per essere accettati alle frontiere cinesi è il visto turistico: va richiesto almeno 20 giorni prima della partenza, presso una delle rappresentanze diplomatico-consolari presenti in Italia (anche attraverso agenzia turistica che se ne occupi in prima persona). Attenzione: il visto non può essere rilasciato ai posti di frontiera. Questo significa che i viaggiatori sprovvisti di tale documento al momento del loro arrivo nel Paese verranno respinti.

Dal 2019, ha preso il via presso i consolati e le ambasciate italiane la raccolta delle impronte digitali per i turisti che richiedono il visto. Attualmente i passeggeri ne sono esentati, e la disposizione rimarrà in vigore sino al 31 dicembre 2023 – quindi non c’è bisogno di presentarsi fisicamente per il rilascio del visto. Tuttavia, è possibile che all’arrivo in territorio cinese le autorità richiedano la registrazione delle impronte digitali.

In ogni caso, anche nel momento in cui tornerà in vigore l’obbligo di raccolta per poter avere il visto, ne sono esentate le seguenti categorie: le persone di età inferiore ai 14 anni o superiore ai 70 anni; coloro a cui sono già state rilevate le impronte negli ultimi 5 anni, sempre per la richiesta di visto (purché sia stata effettuata con lo stesso passaporto e presso lo stesso consolato); i membri delle delegazioni ufficiali delle istituzioni governative con capodelegazione a livello pari o superiore a Viceministro; i diplomatici, gli addetti consolari e il personale tecnico-amministrativo; coloro a cui non può fisicamente essere effettuata la registrazione delle impronte.

Il visto turistico ha una durata di 3 mesi, ed è importante rispettare scrupolosamente i termini di scadenza per non incorrere nelle sanzioni (che vanno dalla multa alla detenzione amministrativa). In caso di necessità, è possibile chiedere la proroga della validità del visto per un massimo di 30 giorni. Bisogna presentare domanda presso l’Ufficio per l’Amministrazione delle Entrate e Uscite della Questura locale, anche attraverso la propria agenzia di viaggio.

Di Admin

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