Il territorio di Bagno a Ripoli si incastona tra il Valdarno Superiore e il Chianti, come esito fortunato dell’incontro tra un ambiente benedetto dalla natura e la sapiente mano dell’essere umano. Siamo a pochi chilometri da Firenze, dove a ogni passo ci si immerge in antiche vicende storiche che hanno lasciato tracce indelebili in questo gioiello toscano, che si imprime indelebilmente nel cuore di chi lo visita.
Viaggio nel tempo tra gli scavi di Bagno a Ripoli
La storia di Bagno a Ripoli affonda le sue radici nel periodo etrusco-romano, prima della mitica fondazione di Florentia nel 59 d.C., come dimostrano alcuni scavi condotti durante gli anni Settanta e Ottanta, che hanno portato a importanti ritrovamenti archeologici. Tra questi, il famoso Sasso Scritto, un cippo in pietra arenaria scoperto negli anni ’70 sulle rive del Borro di Calcinaia, presso Gavignano, su cui si legge l’iscrizione etrusca ‘Tular spular’, che significa ‘confine della comunità’: probabilmente il sasso serviva per demarcare i confini della comunità etrusca di Fiesole, sull’antica via di comunicazione tra il Sud e il Nord dell’Etruria. Sono stati, inoltre, ritrovati resti di una villa romana, di edifici più piccoli, frammenti di ceramica e monete varie, nonché due sorgenti che un tempo dovevano alimentare un piccolo laghetto che permise i primi insediamenti umani.
ll toponimo Ripulae (cioè, ‘piccole rive da riparo’) deriva dalle opere di difesa idraulica erette per difendersi dagli esondamenti dell’Arno che mettevano in pericolo le coltivazioni della piana. Sotto la dominazione di Roma, il borgo tra Firenze, Fiesole e Arezzo acquisisce maggior importanza come crocevia di scambi commerciali. Resta traccia della sua prosperità negli scavi di via della Nave e quelli – non visitabili – della Villa romana di Antella, sulla sinistra della strada che porta all’ospedale di Ponte a Niccheri. Il complesso faceva probabilmente parte di una villa rustica di età imperiale, appartenuta al mercante di legname Publio Alfio Erasto, del quale è stata ritrovata l’epigrafe funeraria dedicatagli dalla moglie Versinia.
Cosa vedere a Bagno a Ripoli
La vicinanza a Firenze e la bellezza dei dintorni di Bagno a Ripoli hanno attirato nel corso dei secoli l’attenzione delle più potenti e facoltose casate cittadine. Mentre il palpitante sentimento religioso delle comunità locali abbelliva pievi e chiese rupestri custodi di pregevoli opere d’arte, i castelli e le case fortificate si trasformavano in dimore signorili e in magnifiche ville medicee, decorate con gusto dai più famosi artisti contemporanei.
Il territorio è un susseguirsi di case coloniche e cipressi, vigneti e uliveti, ma anche cantine e laboratori di artigiani che tramandano l’eredità produttiva legata alla tradizione, fino agli stabilimenti delle grandi case di moda che hanno scelto Bagno a Ripoli come luogo di creatività.
Il tour tra gli edifici più importanti di Bagno a Ripoli conduce al Castello di Quarate, antico fortilizio di origine longobarda del IX sec. d. C. la cui torre è oggi sormontata da splendide piante di ulivi. Le tre pievi attorno alle quali storicamente sono cresciute le tre principali frazioni del borgo sono senza dubbio le più notevoli. Si tratta dell’austera ed elegante Pieve di San Pietro a Ripoli, considerata una delle chiese più antiche d’Italia, l’antica Chiesa romanica di Santa Maria ad Antella e San Donnino a Villamagna, con lo slanciato campanile in pietra.
Assolutamente imperdibile è anche una visita all’Antico Spedale del Bigallo, edificato all’inizio del 1200 per dare ricovero a poveri e pellegrini, ed oggi ostello della gioventù, nonché sede di prestigiosi eventi presso le sale monumentali e il suggestivo hortus conclusus.
La poesia si fa materia al Ninfeo del Giambologna, meglio noto come Fonte della Fata Morgana, un luogo dall’aspetto misterioso e magico, avvolto da leggende che narrano di apparizioni e sparizioni di giovani fanciulle, e di magiche acque che rendono più giovani.
Immancabile, infine, una tappa all’Oratorio di Santa Caterina delle Ruote, fatto erigere intorno al 1354 dalla famiglia fiorentina degli Alberti, nei pressi dal Cimitero di Ponte a Ema. Malgrado la facciata austera, l’interno stupisce con un maestoso ciclo di affreschi che narra la vita della principessa martire Santa Caterina d’Alessandria, detta “delle Ruote” per uno degli strumenti con cui fu torturata prima di arrivare al martirio.