Sale il numero delle destinazioni italiane in cui, da quest’anno, i turisti dovranno pagare l’imposta di soggiorno. Sono, infatti, 23 i Comuni che, per la prima volta quest’anno, istituiranno il tributo locale applicato a carico di chi soggiorna o pernotta in una struttura ricettiva di quella città. A questi, si aggiungono le amministrazioni comunali che hanno deciso di riattivare la tassa dopo averla sospesa per alcuni anni.
Le nuove mete dove si pagherà la tassa di soggiorno
Stando a quanto ha rilevato l‘Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno di JFC, nel 2023 gli incassi dell’imposta a livello nazionale dovrebbero toccare 678 milioni di euro, con un incremento del 9.5% sullo scorso anno, quando erano stati pari a 619 milioni, mentre nel 2019 si era toccata quota 622 milioni. La ricerca, pubblicata in anteprima da Ansa, evidenzia una crescita del numero delle destinazioni in cui quest’anno si pagherà l’imposta. Secondo le previsioni, i turisti pagheranno la tassa in 1.011 Comuni, oltre agli ambiti provinciali di Trento e Bolzano.
Come detto, sono 23 le nuove mete che da quest’anno applicheranno l’imposta di soggiorno ai turisti che le visiteranno, soggiornando in hotel o bed and breakfast. Tra queste ci sono Bari, Taranto, Caserta, Tarvisio, Bagnoregio, Manduria, Bagnara Calabra, Laveno Mombello, Chiusaforte, Castiglione Fiorentino, Paola, Verghereto, Garbagnate Monastero, Ovada. Per la prima volta, l’imposta sarà introdotta a Forte dei Marmi, particolarmente amata dai Vip, con validità per il periodo estivo, dopo l’istituzione avvenuta nel 2020, ma rimasta in sospeso fino a quest’anno a causa della pandemia da Covid-19. Dopo due anni di sospensione, il tributo sarà inoltre riattivato a Civitanova Marche, mentre a Bagni di Lucca si è ancora indecisi sulla sua introduzione.
“Allo stesso tempo è davvero ampio il palmares di coloro hanno deciso di aumentare le tariffe, anche in maniera considerevole, o di ampliare il periodo di versamento dell’imposta di soggiorno da parte degli ospiti”, commenta Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno.
Turismo 2023, regioni e città che incassano di più
In testa alle regioni che incassano di più troviamo il Lazio, grazie alla presenza di Roma, che da sola totalizza oltre un quinto del totale complessivo nazionale (22,4%), vale a dire ben 138,7 milioni di euro. Segue il Veneto con oltre 80 milioni, di cui 31,5 della sola Venezia, e il 12,9% di quota italiana, quindi la Lombardia e la Toscana, entrambe con l’11,7%, pari a circa 73 milioni a testa. Nello specifico, Milano incassa 48 milioni circa, Firenze 42,5 milioni. Per fare un esempio, nel capoluogo toscano, dal 1 aprile 2023 le nuove tariffe della tassa di soggiorno arriveranno fino a 8 euro a notte – a persona – per gli hotel a 5 stelle (oggi è 5 euro), con 5,50 euro per l’extra-alberghiero (oggi 3 euro) e 7 euro per le residenze d’epoca. La decisione di Palazzo Vecchio è stata, però, fortemente criticata dagli albergatori. Insieme a Pisa, Rimini, Venezia e Verbania, Firenze (qui un itinerario per visitarla in 10 tappe) è, inoltre, tra le città che potranno aumentare la tassa di soggiorno fino a un massimo di 10 euro.
Per chi visita le città italiane, le tasse non finiscono qui. Oltre all’imposta di soggiorno, il contributo di sbarco ha consentito a 26 Comuni di incassare nel 2022 circa 23 milioni di euro. Ci sono poi ticket per i bus turistici in 44 Comuni in Italia, con un incasso stimato in circa 143 milioni di euro, nonché la tassa d’imbarco sul biglietto aereo, che aumenterà a Venezia e Napoli, e forse anche a Brindisi. Da quest’anno, inoltre, si pagherà il ticket di ingresso a Venezia, variabile tra i 3 e i 10 euro in base alla capienza raggiunta per tutti coloro che non pernottano sul territorio, mentre a breve bisognerà sborsare 2 euro di ingresso per poter accedere al Cortile della Casa di Giulietta a Verona.