L’immenso patrimonio archeologico del nostro Paese si arricchisce ora di nuovi, preziosissimi, reperti: durante una recente campagna di scavi, gli esperti hanno trovato qualcosa di sensazionale. È una scoperta da record, che potrebbe riscrivere la storia di una delle più antiche civiltà che hanno popolato l’Italia diversi millenni fa.
Vulci, trovate ossa di quasi 3mila anni fa
Siamo all’interno del Parco Archeologico di Vulci, un’antichissima città etrusca immersa nel cuore della Maremma Laziale, a pochi chilometri dalla costa tirrenica. Qui sono avvenuti importanti ritrovamenti che ci hanno permesso di conoscere più a fondo la civiltà degli Etruschi, ma c’è ancora molto da scoprire, ben celato sotto terra. Di recente, il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con la Soprintendenza competente per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, ha portato avanti una nuova campagna di scavi in un’area che non era ancora stata battuta.
Si tratta di una porzione di terreno di circa 400 metri quadrati, situata nella Necropoli di Ponte Rotto – appena al di fuori della porta Est della città. È in questo luogo di inumazione che, negli anni passati, sono stati individuati alcuni dei più importanti sepolcri etruschi come la Tomba François e la Tomba dei Sarcofagi. Ora, grazie al lavoro degli archeologi sono state ritrovate cinque grandi fosse contenenti numerosi reperti. Oltre a manufatti ceramici e metallici, sono emersi degli scheletri ben conservati risalenti a circa 2.900 anni fa. Rappresentano qualcosa di davvero unico, secondo gli esperti.
Lo studio del DNA antico sugli scheletri di Vulci
“Sono gli scheletri etruschi più antichi di Vulci e di tutta l’Etruria” – ha affermato il direttore degli scavi Marco Pacciarelli, durante la conferenza di presentazione dell’incredibile scoperta – “Il materiale scheletrico è ben conservato. Grazie a questo potremo effettuare studi molto accurati che ci consentiranno di identificare età, sesso, segni di patologie e attività lavorative, belliche o di altro genere”. Ma non solo: l’intenzione è quella di analizzare il DNA di tali ossa, in collaborazione con l’Università di Dublino, in modo da trarne più informazioni possibili, tra cui anche i legami di parentela. Insomma, potremo saperne di più sull’origine e sulla composizione di quella che è, probabilmente, la prima società etrusca esistita.
Le recenti scoperte a Vulci
Gli scheletri emersi dal sottosuolo nel Parco Archeologico di Vulci sono solo parte delle numerose scoperte che continuano ad avere come protagonista questa incantevole località viterbese. Solo qualche mese fa, grazie all’impiego di un georadar, gli studiosi avevano individuato alcune imponenti mura rimaste per secoli sotto terra. Gli scavi, immediatamente organizzati dagli archeologi, avevano portato alla luce nientemeno che un tempio risalente al VI secolo a.C., finora risultato l’edificio più grande dell’intero sito.
È invece nei pressi della Necropoli di Poggetto Mengarelli (scoperta solamente nel 2010) che lo scorso anno erano state rinvenute tre urne funerarie della prima Età del Ferro. Preziosi reperti considerati molto rari, e per questo ancor più sorprendenti. Al loro interno, gli esperti avevano trovato le ceneri di un’intera famiglia, un uomo e una donna adulti e un bambino tra i 9 e gli 11 anni. Ma sappiamo che a Vulci ci sono ancora tanti segreti che aspettano solamente di rivedere la luce del sole.