L’Italia è un luogo meraviglioso, eccellenti sono le nostre tradizioni popolari e gastronomiche, l’arte e l’architettura e poi ancora la storia e la natura. E in questo eterno e meraviglioso girovagare troviamo loro, i nostri borghi del cuore, realtà piccole che hanno il compito di preservare i tesori più grandi e immensi che caratterizzano la nostra intera identità. Come quello di Dozza, un piccolo museo a cielo aperto che incanta gli occhi e riscalda il cuore.
Per conoscere la storia e le meraviglie che caratterizzano questo luogo dobbiamo recarci a Bologna, oltre i suoi colli. È qui che, tra le case caratteristiche e le strade acciottolate che rievocano le memorie medievali, un tripudio di colore prende vita trasformando il piccolo borgo in un micro museo en plein air.
Dozza: una galleria d’arte a cielo aperto
Il nome Dozza non è nuovo per gli appassionati delle gemme d’Italia. Elogiato anche dalla rivista statunitense Forbes, e già annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, questo meraviglioso paesino sembra non subire le leggi del tempo. Il fascino antico e autentico, che si percepisce passeggiando tra le strade, è immediatamente tangibile già all’accesso del borgo. Tutto intorno, invece, i vigneti che si perdono all’orizzonte e delineano il confine occidentale tra la Romagna e l’Emilia sembrano proteggere gelosamente questo luogo.
Tutto inizia dalla Rocca Sforzesca, maestosa e suggestiva che domina tutto il paesino e che caratterizza la piccola scena urbana. La stessa che improvvisamente prende vita attraverso i murales che caratterizzano le pareti e i muri degli edifici. Così eccolo il nuovo soprannome del borgo medievale, quello di museo a cielo aperto.
Le opere d’arte intrise nel borgo non si limitano a raccontarlo o a valorizzarlo, ma fanno parte di lui e della sua storia. Sono fuse perfettamente con il paesaggio circostante e lo narrano. Lo fanno con storie antiche e sempre nuove, tutte da scoprire.
I murales di Dozza
La storia d’amore tra Dozza e i murales affonda le radici in tempi lontani. Era il 1960 quando fu organizzata la prima edizione della Biennale del Muro Dipinto da un’idea di Tomaso Seragnoli, poi diventata un appuntamento imperdibile che ha cambiato il volto del borgo e che continua a trasformarlo.
Sulle case dozzesi ci sono i murales, gli affreschi e rilievi che si fondono con le storie, le tradizioni e l’atmosfera dell’antico paesino medievale. Sono sulle porte delle botteghe, sui portoni delle case e sono sulle finestre. L’arte e il borgo sono un’unica cosa, un museo a cielo aperto senza orari o limiti d’ingresso.
A oggi, Dozza, vanta più di novanta opere d’arte. Accanto a questi murales ci sono i titoli e gli autori delle opere, mentre la spiegazione è lasciata all’osservatore. Alcune di queste sono più immediate e riconducibili alla storia del borgo, altre sono lasciate libere di essere assoggettate ai pensieri e alle interpretazioni di chi da queste si lascia suggestionare.
Non c’è un itinerario preciso da seguire, né tantomeno una guida da ascoltare, l’unica regola è quella di camminare, di perdersi e immergersi tra le stradine e i vicoli mentre lo sguardo vaga a destra, a sinistra, in alto e in basso. Una giornata intera basta per visitare il borgo in miniatura di Dozza, ma non basta forse per fare incetta di tutta la bellezza che preserva. Per questo qui si torna sempre. Per continuare ad ammirare questa arte urbana paesaggistica in continua trasformazione, per contemplarla e per scoprirla, ogni volta un po’ di più.
Dozza, oltre i murales
Nessun paese, forse meglio di Dozza, è capace di raccontare il delicato e straordinario equilibrio tra arte e natura. Dopo la scoperta dei murales, infatti, d’obbligo è la tappa della passeggiata d’artista, un percorso panoramico che conduce i visitatori ai bordi del borgo, dove è possibile ammirare il paesaggio circostante e i celebri colli bolognesi.