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Pasqua nei Borghi più Belli d’Italia: spiritualità, folklore e identità

Tra vicoli di pietra, scorci medievali e comunità che ancora vivono il ritmo delle stagioni e delle feste religiose, la Pasqua rappresenta molto più che una semplice ricorrenza liturgica. Nei borghi inseriti nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia, diventa un intreccio straordinario di fede, storia, teatro e tradizioni popolari, che si tramandano da secoli e si rinnovano ogni anno grazie a un coinvolgimento corale.

Ogni borgo racconta la Pasqua a modo suo: tra processioni silenziose, canti antichi, riti simbolici e spettacoli di luce e fuoco, si compone un mosaico di celebrazioni che merita di essere conosciuto, vissuto e custodito.

Castelsardo: il fascino mistico del Lunissanti

In Sardegna, il piccolo borgo di Castelsardo si fa custode di uno dei riti pasquali più antichi e solenni dell’intera isola: il Lunissanti. Celebrato il Lunedì Santo, affonda le radici nel Medioevo e si distingue per l’intensità spirituale e la scenografia suggestiva che fonde il sacro con la dimensione comunitaria del folklore.

Alle prime luci dell’alba, la Confraternita di Santa Croce dà inizio alla cerimonia: vestiti con lunghe tuniche bianche e il capo coperto da cappucci, i confratelli si ritrovano nella chiesa di Santa Maria per ricevere i “Misteri”, oggetti simbolici della Passione di Cristo, dalla corona di spine ai chiodi della croce. La processione che ne segue si snoda tra i suoni antichi del canto gregoriano e polifonico, e guida i fedeli fino all’antico monastero di Nostra Signora di Tergu. È un cammino fisico e spirituale, punteggiato da momenti di raccoglimento, che si conclude la sera con una seconda processione, ancora più intensa.

La notte cala su Castelsardo mentre le fiaccole illuminano i Misteri, e i cori intonano melodie struggenti. Ogni gruppo di cantori precede una sezione della processione, segnando le tappe della Passione in un crescendo di emozioni e simboli. Il tempo sembra dilatarsi tra le soste e i canti, in un’atmosfera densa di misticismo, dove il dolore e la speranza convivono sotto il cielo della Sardegna.

Gromo: silenzio e fuoco nella notte bergamasca

Nel cuore delle Alpi Orobie, Gromo si trasforma durante la Settimana Santa in un luogo sospeso tra il sacro e il surreale. Le sue antiche vie, di solito tranquille, diventano il palcoscenico di una delle processioni più sentite della Lombardia, dove la luce fioca delle fiaccole e il crepitio delle fiamme accompagnano il ricordo della Passione.

La preparazione alla processione del Venerdì Santo è essa stessa parte integrante del rito. Le famiglie si dedicano con cura all’accensione dei bocconi e alla preparazione dei lumini che rischiareranno il borgo, mentre la comunità collabora per spegnere tutte le luci artificiali. La scenografia che ne risulta è di grande impatto: un paese immerso nell’oscurità, rischiarato solo dalla luce viva del fuoco, in una coreografia collettiva che trascende la semplice religiosità.

Quando la processione inizia, il corteo si muove lentamente tra le case in pietra. La statua del Cristo morto avanza seguita da sei Crocifissi e otto simboli della Passione, accompagnata dal suono mesto della banda. A portarla sono i trentatreenni del paese, un dettaglio che lega simbolicamente la ritualità alla figura di Cristo.

La spiritualità prosegue anche a tavola, dove la “maiassa”, una tipica torta preparata con farina gialla, cipolle (o porri), fichi secchi e mele renette, chiude la serata.

Gesualdo: tra liturgia e teatro popolare

Nell’entroterra irpino, il borgo di Gesualdo regala una delle rievocazioni della Passione più toccanti e visivamente potenti della Campania. La Passione di Gesualdo è molto più che una processione: è un’esperienza teatrale e spirituale che coinvolge tutta la cittadinanza, e trasforma le strade acciottolate e le piazze storiche in un’immaginaria Gerusalemme.

Gli abitanti, in abiti d’epoca, ridanno vita agli episodi più drammatici del Vangelo: dall’arresto alla crocifissione, ogni scena è rappresentata con un’intensità emotiva che coinvolge attori e spettatori. La salita al castello, che nel corso dei secoli ha visto le inquietudini di Carlo Gesualdo, diventa il Golgota irpino, dove si consuma la Crocifissione tra giochi di luce, suoni elettronici e i celebri responsoria composti proprio dal principe madrigalista.

Il connubio tra musica antica e sonorità moderne, tra sacro e scenico, fa della Passione di Gesualdo un unicum nel panorama italiano, capace di rinnovarsi ogni anno senza perdere il legame con le sue radici più profonde.

Ripatransone: tra fede e fuochi d’artificio

Ripatransone, incastonato tra le colline marchigiane, celebra la Pasqua con un calendario di eventi che culmina in una delle manifestazioni più spettacolari del Centro Italia: il Cavallo di Fuoco. Prima, però, due solenni processioni segnano i giorni della Passione: quella dell’Addolorata e quella del Cristo Morto, con le confraternite cittadine e la banda che accompagnano i simulacri tra le vie antiche del borgo.

Ma è la Domenica in Albis, a una settimana dalla Pasqua, che l’anima più folkloristica di Ripatransone esplode in tutta la sua forza. La rievocazione del Cavallo di Fuoco, un’antica tradizione che risale al 1620, anima le piazze principali con giochi pirotecnici mozzafiato. Il cavallo (oggi una sagoma in lamiera colma di petardi e micce) percorre la piazza tra fiamme, suoni e fuochi, salutato da una folla entusiasta.

La sera precedente, i più piccoli possono godersi lo spettacolo del Cavallino di Fuoco, un preludio pensato per introdurre le nuove generazioni a una tradizione che unisce sacro e profano, storia e comunità.

Ferla: il fuoco della fede nella notte di Pasqua

Nel sud della Sicilia, il borgo di Ferla vive la Settimana Santa come un momento di intensa devozione collettiva. Le celebrazioni iniziano con la benedizione delle Palme e culminano nel rito notturno della Sciaccariata, la vigilia di Pasqua. La processione, accesa da torce artigianali preparate con liane e arbusti, accompagna il Cristo Risorto lungo la via principale del borgo, in un’atmosfera sospesa tra il sacro e l’emozionale.

La Domenica di Pasqua è il giorno dello Scontru: nella piazza principale, le statue del Cristo Risorto e della Madonna si incontrano tra lo stupore e la commozione dei presenti. Le tradizioni pasquali di Ferla, tramandate da oltre 150 anni, offrono un’esperienza unica per immergersi nella spiritualità e nei riti secolari di questo affascinante borgo siciliano.

Montegridolfo: la Passione in scena

Sospeso tra Emilia e Marche, Montegridolfo rievoca ogni anno la Via Crucis con una drammatizzazione partecipata e profondamente sentita. Il borgo, con le sue mura medievali e la piazza del castello, si trasforma in un teatro a cielo aperto dove figuranti in abiti del XVI secolo guidano la comunità attraverso le stazioni della Passione.

La processione parte dalla chiesa di San Rocco e si snoda per le vie del centro, illuminate solo da candele e fiaccole. L’atmosfera è raccolta, intima, e ogni stazione della Via Crucis è vissuta come un momento di meditazione collettiva, fino al culmine della Crocifissione rappresentata nel cuore del borgo.

Montegridolfo rinnova così ogni anno il proprio legame con la spiritualità e con una storia che affonda le radici nel profondo dell’anima comunitaria.

Civita: la Pasqua Arbëreshë tra rito bizantino e danza

A Civita, borgo calabrese che conserva con fierezza le proprie origini albanesi, la Pasqua è un viaggio nell’identità. Il rito della Fjalza e Mirë si celebra all’alba della Domenica: la chiesa chiusa, le domande del demonio, la vittoria della luce che spalanca le porte, sono tutti elementi di un simbolismo forte e toccante, legato al rito bizantino.

Ma è il Martedì di Pasqua che Civita si trasforma in un inno alla memoria culturale: con Le Vallje, danze tradizionali in costume che invadono le strade del borgo. Donne e uomini, con abiti storici ricamati d’oro e movenze solenni, raccontano la resistenza del popolo Arbëreshë contro gli Ottomani, ricordando Scanderbeg in un’epopea danzata.

Badalucco: la leggerezza dello Scotezzo

In Liguria, il borgo di Badalucco celebra la Pasqua con una tradizione gioiosa e popolare: lo Scotezzo. Dopo la messa, la comunità si riunisce nella piazza per un’insolita sfida a colpi d’uovo sodo. Vince chi riesce a mantenere il proprio intatto, in un gioco che fa da ponte tra il sacro e il profano, tra l’antico significato simbolico dell’uovo e la convivialità pasquale.

Lo Scotezzo è un esempio perfetto di come le tradizioni più semplici possano custodire significati profondi e di come nei piccoli borghi italiani la Pasqua continui a essere un momento di unione e festa collettiva.

Di Admin

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