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Viaggio zaino in spalla sulla rotta di Pechino Express 2025, tutte le emozioni dell’Asia

Ritorna uno dei programmi televisivi più attesi: stiamo parlando di Pechino Express che, quest’anno, ci porterà fino al tetto del mondo tra avventure e tanti, tantissimi imprevisti. La nuova edizione parte il 6 marzo in esclusiva su Sky e in streaming su Now e vedrà protagoniste nove coppie per un viaggio lungo 6000 chilometri. A disposizione dei viaggiatori, come da programma, ci saranno pochi elementi di base come uno zaino con una dotazione ridotta al minimo e 1 euro al giorno a persona in valuta locale.

Il reality, condotto da Costantino della Gherardesca dal 2013, ci farà scoprire luoghi incredibili tra Filippine, Thailandia e Nepal, in condizioni climatiche in continuo cambiamento che ostacoleranno e metteranno alla prova tutti i partecipanti. Ovviamente non mancherà la parte comica garantita dall’inviato speciale Fru (Gianluca Colucci).

Le coppie in gara quest’anno sono i Medagliati (Jury Chechi e Antonio Rossi), i Complici (Dolcenera e Gigi Campanile), i Cineasti (Nathalie Guetta e Vito Bucci), gli Estetici (Giulio Berruti e Nicolò Maltese), le Sorelle (Samanta e Debora Togni), i Primi Ballerini (Virna Toppi e Nicola Del Freo), gli Spettacolari (Gianluca Fubelli-Scintilla e Federica Camba), i Magici (Jey e Checco Lilloù), le Atlantiche (Ivana Mrázová e Giaele De Donà).

Quali saranno le tappe del viaggio zaino in spalla sulla rotta di Pechino Express 2025? Scopriamo i luoghi dell’Asia che vedremo in tv nelle prossime settimane.

Prima tappa: Filippine

Il viaggio di Pechino Express ci porta davvero “fino al tetto del mondo” perché si svilupperà letteralmente in altezza: la prima tappa, infatti, lunga 140 chilometri, sarà in riva all’oceano, nelle acque cristalline dell’isola di Palawan, nelle Filippine.

Qui i viaggiatori affronteranno le prime sfide della loro avventura, immergendosi nella cultura dell’isola fra pietanze particolarmente lontane dai gusti nostrani, animali e usanze locali. Sullo sfondo degli splendidi scenari oceanici e delle verdi foreste asiatiche, oltre che delle spiagge di Palawan che, ammettiamolo, non hanno paragoni, offrendo opportunità illimitate a chi desidera evadere dalla realtà anche se per un breve periodo.

Pechino Express 2025

Fonte: Ufficio Stampa

Una scena dall’ultima edizione di Pechino Express

Seconda tappa: Thailandia

Dopo le Filippine, i viaggiatori si sposteranno negli altopiani misteriosi e nelle giungle imprevedibili nel nord della Thailandia. Questa zona del Paese è famosa per i suoi templi buddisti, che si ergono maestosi tra le colline, e per i villaggi che conservano con cura le proprie tradizioni secolari. Una delle città più importanti è Chiang Mai, la più grande della regione, che offre un mix vibrante di modernità e storia, con mercati animati, templi dorati e una vivace scena artistica. Rispetto al sud e alle isole, la Thailandia del nord offre ai viaggiatori la possibilità di immergersi in un’atmosfera rilassata (non tanto per i partecipanti a Pechino Express!) e accogliente che invita a un’esperienza autentica e indimenticabile.

Terza tappa: Nepal

Infine, il viaggio di Pechino Express ci porterà in Nepal, un Paese piccolo, ma dalla storia millenaria che si snoda nella catena montuosa dell’Himalaya. Qui ci sono 8 delle 10 montagne più alte del mondo, in primis “sua maestà” l’Everest con i suoi 8848 metri di altezza.

Il Nepal è famoso per essere un vero e proprio paradiso per gli amanti del trekking, tra paesaggi mozzafiato, templi dorati e pittoreschi villaggi di montagna. Non sarà sicuramente un Paese facile per i concorrenti del reality che dovranno affrontare sfide non indifferenti per terminare l’ultima tappa e vincere la finale.

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Maya Bay, la rinascita di una delle mete più afflitte dall’overtourism

Un tempo Maya Bay era un luogo quasi sconosciuto della Thailandia, un paradiso incontaminato dove aveva la fortuna di arrivare solo quel viaggiatore interessato alle rotte al di fuori dei classici circuiti turistici. Nel 2000, tuttavia, uscì nei cinema di tutto il mondo il film The Beach con Leonardo DiCaprio girato proprio in questo scorcio del Paese che, inevitabilmente, lo trasformò in un posto di enorme successo.

Da quel momento in poi, Maya Bay divenne meta obbligatoria di tutti i visitatori diretti in Thailandia che, più o meno consapevolmente, hanno contribuito a devastare la sua biodiversità, fino a costringere le autorità locali a chiuderla al pubblico: un vero e proprio esempio tangibile dei danni creati dall’overtourism. Per fortuna, dopo alcuni anni in cui non è stato più possibile mettervi più piede, questa magnifica insenatura sembrerebbe essere rinata, dimostrando che alcune soluzioni potrebbero veramente arginare i problemi causati del turismo di massa.

Dove si trova e come arrivare a Maya Bay

La meravigliosa Maya Bay si trova sull’isola di Phi Phi Leh, parte dell’altrettanto affascinante arcipelago delle Phi Phi Island, nella provincia di Krabi. Siamo quindi in Thailandia del Sud, in un angolo del Paese dalla bellezza sconvolgente: montagne scoscese ricoperte di giungla e grandi scogliere si specchiano su un mare dai colori favolosi, quasi da far credere di essere attraccati su un altro pianeta.

Maya Bay, accarezzata dal Mar delle Andamane, si trova a poco più di 3 miglia nautiche (che sono approssimativamente 6 km) dalla baia di Tonsai a Phi Phi Don (l’altra isola principale delle Phi Phi Island) e vi ci si può arrivare tramite escursioni in barca in partenza da varie località del Paese (oltre Phi Phi Don, anche Krabi, Phuket e Koh Lanta).

La storia della sua rinascita

Navigando sul web è facile imbattersi in racconti di persone che hanno avuto la fortuna di visitare Maya Bay tra gli anni ’80 e ’90, quando a godersela erano solo decine di turisti. Il film del 2000 con DiCaprio e l’esplosione dei viaggi low cost, però, hanno completamente cambiato gli scenari e la Thailandia non è stata in grado di gestire l’enorme afflusso di visitatori che ha purtroppo messo a dura prova l’intero ecosistema della zona.

Nel giugno 2018, e poi ancora nell’ottobre dello stesso anno, su tutti i quotidiani del pianeta rimbalzava la notizia che le autorità della Thailandia avevano preso la decisione di chiudere l’insenatura a tempo indeterminato. Il motivo? Maya Bay era visitata da una media di 5.000 viaggiatori al giorno che, per colpa di un turismo non responsabile ed etico, avevano causato danni alla barriera corallina (e non solo).

La necessità era quindi quella di dare tempo a questo posto di riprendersi, di curare quel terribile deterioramento – in particolare dei coralli – dovuto anche alle barche che entravano e uscivano a piacimento.

Maya Bay, Koh Phi Phi Leh

Fonte: iStock

Maya Bay quando il flusso dei turisti era incontrollato

Gli anni del fermo biologico – compresi quelli della pandemia – sono stati quasi 4 e in questo periodo l’area è riuscita a ritornare allo splendore di un tempo, anche se con diversi problemi: all’inizio del 2022 il numero elevato delle visite, circa 100.000 persone, ha portato le autorità a dover di nuovo optare per una chiusura temporanea della baia che quindi, come accadeva negli anni precedenti, si poteva osservare solo da lontano (in barca).

In seguito Maya Bay è stata riaperta ai visitatori ma con diverse limitazioni, e per questo motivo oggi è possibile rimettere piede sulla sua sabbia morbidissima solo seguendo precise regole.

Tutta la bellezza di Maya Bay oggi

Maya Bay sembrerebbe essere un luogo rinato dalle sue ceneri: il mondo acquatico sta tornado a nuova vita e vi si possono persino avvistare pesci che in passato non c’erano più. Vi basti pensare che, come si può leggere sul sito dell’Ente dei Turismo Thailandese, un centinaio di squali di barriera pinna nera sono tornati a nuotare nelle acque di questa straordinaria baia.

La pausa necessaria e il prosieguo dovuto alla pandemia hanno certamente rinvigorito il regno animale e vegetale di questo paradiso in Terra che sembrava ormai perso, ma quel che è altrettanto sicuro è che anche adesso bisogna assolutamente continuare a preservare il mare e non ritornare alle vecchie (e nocive) abitudini.

Seguendo regole ben precise, infatti, i visitatori hanno davvero l’opportunità di scoprire in maniera etica una delle baie più belle del pianeta, che non può non far innamorare per la sua purezza e i suoi colori.

Regole e costi per la visita

Una piccola e dovuta premessa: regole e costi per visitare Maya Bay possono cambiare da un momento all’altro, e per questo vi invitiamo a visionare anche i siti di riferimento.

La prima cosa da sapere è che l’accesso alla “spiaggia del film The Beach” non è possibile durante tutto l’anno: nei mesi di agosto e settembre viene chiusa ai turisti, sempre con lo scopo di continuare ad aiutare l’ecosistema.

Per arrivarci, inoltre, è necessario pagare una tassa d’ingresso di 400 bath (circa 11 euro) a persona perché si trova all’interno di un’area protetta. Il regolamento attualmente in vigore prevede l’accesso alla spiaggia ad un massimo di 300 persone ogni ora. La visita è consentita tutti i giorni dalle 10 alle 16 (come ultima entrata) e solo tramite un pontile galleggiante situato nella baia di Loh Samah, sul retro di Maya Bay.

Una volta superato occorre camminare per circa 10 minuti su un percorso facile ed obbligatorio attraverso la natura, che poi conduce al cospetto di questo angolo della Thailandia che fa emozionare.

Maya Beach, Thailandia

Fonte: iStock

Maya Bay oggi

Sulla spiaggia, che si estende per circa 250 metri, si può passeggiare e stendere il proprio asciugamano, mentre non è assolutamente possibile fare un tuffo nelle sue acque limpide. È consentito solo mettere i piedi in acqua, massimo fino al ginocchio. Ciò vuol dire che è vietato anche fare snorkeling.

In genere le escursioni organizzate prevedono di poter sostare a Maya Bay circa un’ora, ma ci sono anche altri tour che consentono una sosta maggiore. Per il resto ci si affida al buonsenso, ovvero quello di lasciare sempre pulito e rispettare in tutti i modi possibili il magnifico ambiente naturale nel quale ci si trova. L’augurio è certamente quello che queste misure possano contribuire a preservare davvero questo paradiso, perché altrimenti si rischia di vederlo sparire per sempre.

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Marche: la Via delle Cascate Perdute di Sarnano

Come una cittadella di pietra, Sarnano si staglia, arroccata sulla vetta di un colle al centro di una valle popolata da ampi pascoli e campi coltivati e fitti boschi. Sullo sfondo le austere cime dei Monti Sibillini fanno bella mostra di sé.

Un territorio che si risveglia in primavera dal proprio torpore invernale, ripopolandosi di verde man mano che la stagione avanza. La zona meridionale delle Marche, dove si trova Sarnano, è una destinazione ideale per il ritorno del clima più propizio alle attività nella natura: alla visita di un borgo medievale dalla storia affascinante e con un grande patrimonio architettonico e artistico consente infatti di abbinare un percorso di trekking alla scoperta di alcune splendide cascate formate dai torrenti che percorrono la valle.

La chiamano la Via delle Cascate Perdute, un itinerario alla portata di tutti, che si compie agevolmente in mezza giornata e che prende le mosse dal centro storico di Sarnano per inoltrarsi nelle vicinanze e portare alla scoperta dei tesori di acqua dolce nascosti tra pietre, querce e faggi.

Il borgo medievale di Sarnano

Sarnano sorge a ridosso delle vette dei Monti Sibillini, in una sorta di culla tra le colline, con le sue torri medievali che svettano in cima al colle a oltre 500 metri di altitudine dov’è seduta.

Il centro storico della cittadina è tutto edificato in pietra cotta, donando un aspetto peculiare al borgo, con le mura degli edifici nelle tonalità dell’ocra e dell’arancio.

Una volta che si entra nel centro del borgo, la cosa migliore da fare è perdersi fra i labirintici vicoli lastricati che salgono e scendono questo piccolo capolavoro del Medioevo, in un alternarsi di diversi livelli fra piazzette, scorci e scalinate.

La Piazza Alta è il cuore della Sarnano medievale, animata dalle sagome del basso Palazzo dei Priori, la bella torre del Palazzo del Popolo (oggi trasformato in teatro),  il Palazzo del Podestà e la Chiesa di Santa Maria Assunta con i suoi affreschi.

Scorcio del borgo di Sarnano nelle Marche

Fonte: iStock

Piazzette, scale, vicoli: la meraviglia medievale del centro storico di Sarnano

Da qui le vie del borgo scendono come cerchi concentrici fino ad arrivare alla base del colle, dove si è poi sviluppata la Sarnano contemporanea. La perfetta conservazione e la cura con cui viene mantenuto il centro storico permette di entrare appieno nell’atmosfera medievale del luogo: costituitosi come libero comune a metà del Duecento, Sarnano ha conservato la fierezza delle proprie origini e le sfoggia ancora con orgoglio.

Se il borgo è completamente costruito in pietra, i dintorni del paese offrono invece un ritorno alla natura, con una grande quantità di attività outdoor a portata di mano. Percorsi ciclistici, sentieri escursionistici, avventure in parapendio, terme naturali: chi più ne ha, più ne metta.

La Via delle Cascate Perdute

La Via delle Cascate Perdute di Sarnano è un percorso escursionistico di livello molto semplice, lungo circa sei chilometri, che parte dal centro del borgo e conduce per una passeggiata per lo più pianeggiante a tre splendidi, potenti e affascinanti salti che il torrente Tennacola compie nelle vicinanze del paese.

Il tempo di percorrenza dell’intero sentiero, aperto nel 2020, è di poco meno di un paio d’ore, al quale aggiungere il tempo di permanenza presso ciascuna cascata, che offre a suo modo il proprio spettacolo.

Il percorso parte da Piazza Perfetti, ai piedi del centro storico, e unisce tre cascate: la Cascata dell’Antico Mulino, Lu Vagnatò e le Cascatelle di Sarnano. Gli escursionisti più brillanti possono inoltre proseguire per raggiungere due altre cascate, poco più lontane: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino.

Il bel sentiero, che si snoda tra boschi e campagna, per raggiungere queste due ultime destinazioni richiede ulteriori due ore di cammino, una per l’andata e una per il ritorno.

La Cascata dell’Antico Mulino

La Cascata dell'Antico Mulino a Sarnano

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata dell’Antico Mulino a Sarnano

La prima cascata che si incontra lungo la Via delle Cascate Perdute è forse anche la più suggestiva. Ci si giunge rapidamente, in appena dieci minuti di camminata, lasciandosi alle spalle il centro storico di Sarnano e dirigendosi verso est.

Nei pressi degli edifici scolastici della cittadina, una lingua d’asfalto scende verso il basso e si inoltra in una rada boscaglia: dopo poche decine di metri, improvvisamente, l’aria si fa umida e il rumore dell’acqua si fa notare. I ruderi di un antico mulino, da cui il nome della cascata, sono avvolti dalla vegetazione a fianco del sentiero.

Quando la traccia piega verso destra, ecco che si apre allo sguardo la possente conca della doppia cascata del torrente Tennacola: una passerella in legno conduce alla spiaggetta di fronte alla polla d’acqua formata dal salto, che si abbatte con tutta la sua potenza dall’alto di una dozzina di metri.

La Cascata Lu Vagnatò

Cascata Lu Vagnatò sulla Via delle Cascate Perdute Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Lu Vagnatò

Il sentiero che collega la Cascata dell’Antico Mulino a Lu Vagnatò si percorre in circa mezz’ora.

Dopo aver superato un ponticello e sceso una scalinata in legno che porta sul letto del torrente, si arriva al cospetto di questo bel salto. Luogo di balneazione e refrigerio durante l’estate, in primavera sfoggia tutta la propria potenza.

In passato le lavandaie sarnanesi utilizzavano questo tratto del torrente per lavare i panni, come testimonia l’antica vasca che campeggia in fondo al sentiero.

Le Cascatelle di Sarnano

Cascatelle di Sarnano Via delle Cascate Perdute Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Le Cascatelle di Sarnano

Con un’altra mezz’ora di cammino si arriva fino alle Cascatelle di Sarnano, in località Romani. Si raggiungono seguendo il corso del torrente, con il sentiero che si snoda lungo le anse del Tennacola, prima che imbocchi una strada bianca. Da qui si giunge all’imbocco dell’ultimo tratto di percorso per arrivare al luogo.

Per arrivare alle Cascatelle si deve risalire il corso del torrente proprio sul bordo del suo letto nel tratto finale, inoltrandosi nel bosco. Qui tutto diventa acquatico: il rombo della cascata in sottofondo, l’acqua nebulizzata che rende umida l’aria che si respira, il torrente che corre sulle rocce e le leviga.

È la destinazione più selvaggia delle tre previste dal percorso e l’atmosfera che la cascata regala è davvero profondamente silvana, tra muschi e tronchi contorti.

Le cascate bonus: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino

Dalle Cascatelle si può tornare al centro di Sarnano in appena una mezz’oretta, accorciando il percorso fatto all’andata. Per chi però non è stanco di esplorare questo splendido contesto naturale all’ombra dei boschi e tra il fluire dell’acqua dolce, c’è la possibilità di allungare l’escursione fino a una ultima destinazione.

Tra sentieri comodi, larghe strade bianche e tracce ben segnalate nel bosco, il percorso prosegue fino alle Pozze dell’Acquasanta. Non si tratta di una vera e propria cascata, ma di una serie di piccoli balzi che il torrente Acquasanta, affluente del Tennacola, compie in una zona dove la sua azione erosiva finisce per creare delle marmitte dei giganti, profonde polle d’acqua.

Panorama monti sibillini Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Tornando a Sarnano dalle Pozze dell’Acquasanta il panorama regala scorci splendidi sui Sibillini

La caratteristica saliente delle Pozze dell’Acquasanta è che le acque del torrente provengono dalle vette innevate dei Sibillini, e sono pertanto estremamente pure e cristalline. In estate il corso d’acqua viene presto prosciugato dal caldo, lasciando a testimonianza solo alcune cavità molto profonde riempite di acqua incredibilmente chiara, che lascia intravedere il fondale. In primavera, invece, lo scenario è ancora più bello perché il torrente è vivo, e si formano una serie di rapide e cascatelle tra una marmitta e l’altra.

A cinque minuti dalle Pozze dell’Acquasanta, tramite un breve sentiero, si arriva alla Cascata del Pellegrino, alimentata dall’omonimo fosso. Si tratta di un salto non molto alto ma estremamente suggestivo per come l’acqua ha scavato in maniera particolare le rocce.

Dalle Pozze dell’Acquasanta il ritorno al centro storico di Sarnano comporta circa un’ora e quarantacinque minuti.c

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I luoghi della nuova serie Netflix Il Gattopardo

Dal 5 marzo è possibile guardare su Netflix la nuova serie divisa in sei episodi Il Gattopardo, basata sull’omonimo romanzo del 1958 di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La miniserie con protagonisti Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli, Deva Cassel e Saul Nanni, arriva sulle piattaforme di streaming quasi 62 anni dopo la storica trasposizione che ne fece Luchino Visconti, il cui film fu presentato al Festival di Cannes nel 1963.

La storia segue il personaggio immaginario di Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, e della sua famiglia aristocratica tra i tumulti sociali della Sicilia del XIX secolo. Al centro della serie c’è Don Fabrizio Corbera (Kim Rossi Stuart), che conduce una vita immersa nella bellezza e nel privilegio. Ma, quando l’unificazione d’Italia minaccia di smantellare l’aristocrazia siciliana, Fabrizio si impegna a proteggere la sua stirpe, anche combinando un matrimonio tra la ricca e bella Angelica (Deva Cassel) e suo nipote Tancredi (Saul Nanni), rischiando di spezzare il cuore della sua amata figlia Concetta (Benedetta Porcaroli).

Ma quali sono i luoghi che fanno da sfondo alle vicende della serie? Scopriamoli insieme in questo viaggio che ci porterà tra Roma e la Sicilia.

Le scene della serie girate a Roma e Torino

A differenza del film di Visconti, girato interamente in Sicilia, la miniserie ha aggiunto anche Roma tra le location. La Capitale ha fornito le atmosfere perfette per girare molte scene degli interni, allestiti con grande cura e prestando attenzione a ogni singolo dettaglio scenografico. La produzione ha selezionato diverse ville e palazzi, arredandoli con tessuti consumati dal tempo, come Villa Parisi a Frascati, mentre alcune scene di ballo sono state girate a Palazzo Chigi.

Prima di volare in Sicilia, il cast si è spostato a Torino che, con i suoi scenari urbani eleganti, ha offerto l’atmosfera perfetta per ricreare la maestosità dei tempi passati. In particolare, le location impiegate sono Piazza Carignano, Via Carlo Alberto e Piazza Palazzo di Città. Per gli interni, invece, sono stati utilizzati il Museo Nazionale del Risorgimento e l’aula della Camera dei deputati del Parlamento subalpino.

Location Il Gattopardo

Fonte: Ufficio Stampa

Scena di ballo dalla nuova serie Il Gattopardo

Le location de Il Gattopardo in Sicilia

La location più importante di tutte, però, resta la Sicilia. A Palermo, città dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, alcune scene sono state girate a Palazzo Comitini, che nella serie rappresenta Villa Salina. In particolare è stata usata la grande sala impreziosita da affreschi e da un elegante pavimento in maioliche tipiche, lo scenario in cui vedrete svolgersi le colazioni e i pranzi di famiglia.

Tra le location siciliane compare anche Villa Valguarnera a Bagheria, con i suoi ampi giardini, e i calanchi di Cannizzola, situati a Pietralunga, che hanno fatto da sfondo a un viaggio in carrozza della famiglia verso il borgo di Donnafugata, dove si rifugiavano per evitare il caldo torrido di Palermo.

Infine, le scene ambientate a Donnafugata sono state ricreate a Siracusa, sull’isola di Ortigia: qui hanno ricostruito il borgo rurale in cui la famiglia Salina si reca in villeggiatura, con edifici d’epoca che si affacciano su strade acciottolate.

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Viaggio alla scoperta dei cinema più belli del mondo

Wolfgang Petersen, il regista di film quali “La Storia Infinita” e “Troy” disse che con i computer e la tecnologia ci stiamo isolando sempre di più gli uni dagli altri e il cinema resta uno degli ultimi posti in cui possiamo ancora riunirci e vivere un’esperienza magica tutti insieme. Impossibile dargli torto. I cinema, oltre a offrire un momento collettivo speciale, contribuiscono a raccontare anche la storia del luogo in cui si trovano, soprattutto dal punto di vista architettonico.

Se volete arricchire il vostro itinerario con un’esperienza particolare, qui vi portiamo in un viaggio alla scoperta dei cinema più belli del mondo. Luoghi in cui vale la pena spendere una fortuna per i popcorn, nonostante la comodità di guardare tutto in streaming a casa con un paio di click.

Le Grand Rex, Parigi

Questo è considerato il più grandioso dei cinema storici di Parigi. Come un faro che illumina la via agli amanti dei film, l’enorme insegna “Rex” sul tetto, l’unica insegna rotante della città, spicca elegante sulla cima di un palazzo realizzato in stile Art Déco. Al suo interno, invece, ospita 7 sale di proiezione, tra cui una delle più grandi in tutta Europa: la Grande Salle, con 2800 posti.

Ispirato ai cinema americani dell’epoca, il suo vasto interno barocco include un cielo notturno stellato che adorna il soffitto alto 30 metri, insieme a fontane e rilievi che evocano un antico villaggio mediterraneo. È qui che si possono vedere le prime più sfarzose della città e dove vengono organizzati anche concerti.

Cineteca Madrid, Madrid

Sembra di entrare in una navicella spaziale, in realtà siamo nel cinema più bello di Madrid, oltre che nell’unico in tutta la Spagna in cui vengono proiettati quasi esclusivamente film non-fiction. Situato nell’antico Matadero, un mattatoio e mercato del bestiame risalente ai primi del ‘900, ha aperto nel 2011 proponendo una sala unica, illuminata da cesti luminosi e con tre schermi dedicati a tre sceneggiatori spagnoli: Azcona, Plato e Borau.

La programmazione prevede solo film indipendenti e opere meno conosciute, dando molto spazio a cineasti e artisti visivi locali. È presente anche un confortevole patio esterno dove commentare il film davanti a una birra fresca e qualche tapas.

The Electric, Londra

Per chi cerca il massimo del lusso e della comodità, il cinema da segnare è sicuramente The Electric a Londra. Situato sulla Portobello Road di Notting Hill, è uno dei cinema più antichi della città, un baluardo del cinema d’essai che ha aperto le sue porte per la prima volta nel febbraio del 1911. Progettato dall’architetto Gerald Seymour Valentin, il locale è sopravvissuto a due guerre mondiali, a un bombardamento e a un grave incendio.

Nel 2002, i posti a sedere sono stati sostituiti con 98 poltrone in pelle su misura di George Smith, alcune dotate di poggiapiedi, e due enormi divani in pelle sul fondo della sala. È stato installato anche uno schermo su misura, che ha messo in risalto e preservato il bellissimo arco scenico.

Cinema dei Piccoli, Roma

A Roma, invece, si trova il cinema più piccolo del mondo, riconosciuto dal Guinness World Record nel 2005. Situato nel cuore di Villa Borghese, può ospitare solo 63 persone! Il cinema nasce nel 1934, quando Alfredo Annibali avviò la proiezione di comiche e cartoni animati rendendolo un luogo adatto soprattutto ai bambini. Oggi vengono proiettati sia film per i più piccoli che pellicole d’autore.

The Raj Mandir, Jaipur

Chiunque abbia visto un film di Bollywood, può immaginare le sembianze del cinema Raj Mandir a Jaipur. Situato nel nord dell’India, questo cinema può essere descritto architettonicamente come una struttura a forma di meringa. Al suo interno sembra di essere catapultati dentro la scenografia di un musical indiano: lampadari giganti, un soffitto ondulato, una scalinata ampia e un’enorme sala di proiezione. Questo cinema è costruito apposta per far sentire il suo pubblico come ospiti reali di un palazzo.

Può accogliere oltre 1.100 posti nel suo auditorium e attira ogni anno tantissimi turisti desiderosi di ammirare i suoi interni esagerati e di vivere un’esperienza immersiva durante la visita della città.

Stella Cinema, Dublino

Con i suoi oltre 100 anni, Stella Cinema è una chicca imperdibile per gli amanti dei film in viaggio a Dublino. Chiamato anche Stella Rathmines, è un cinema a schermo singolo, unico e lussuoso, che proietta film di nuova uscita e classici di Hollywood sette giorni su sette. Chiuso nel 2004, viene restaurato e riaperto nel 2017 offrendo ai suoi ospiti un’atmosfera elegante unica composta da piastrelle a mosaico, ringhiere Art Déco, soffitto dipinto a mano, un lampadario e l’elegante The Stella Cocktail Club.

L’idea dei restauratori era quella di riflettere lo sfarzo e il glamour degli anni ’20, ma con un tocco moderno e lussuoso. All’interno della sala potrete godervi un film seduti comodamente su poltrone rosse, enormi divani o letti matrimoniali.

Cineteca Nacional de Mexico, Città del Messico

Quello di Città del Messico, invece, vanta uno stile più moderno. Si tratta di un centro cinematografico dal design modernista dove all’interno è presente una mini cittadina con bar, caffè e ristoranti, sale cinematografiche, una galleria, una gelateria di lusso e un vasto archivio dedicato ai tesori cinematografici del Messico.

Dopo il grave incendio del 1982, le sue dieci sale sono state restaurate e sono stati aperti nuovi spazi espositivi, dove vengono organizzati anche festival cinematografici annuali. C’è persino uno schermo panoramico all’aperto nei giardini esterni con proiezioni gratuite.

Puskin Art Cinema, Budapest

Infine, l’ultimo dei cinema più belli del mondo secondo SiViaggia si trova a Budapest. Situato sul lato Pest della città, il Puskin Art Cinema, un tempo conosciuto come Forum Cinema, vanta un’atmosfera particolarmente elegante con i suoi pilastri in marmo, le sedute in legno e il soffitto dai toni dorati. Dal 2013 è stato diviso in cinque schermi che prendono il nome da film che abbracciano la storia del Puskin quali Metropolis, Amarcord, Annie Hall, Mephisto e il dramma ungherese Körhinta e proietta sia film d’autore e indipendenti che grandi uscite.

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Benvenuti a Bangalore, la Silicon Valley indiana

Bangalore, capitale del Karnataka, si trova nella zona centro-meridionale dell’India. Conosciuta come la Silicon Valley indiana, la città è un importante polo tecnologico e scientifico, ma conserva anche una forte identità culturale e storica e per questo può essere interessante per una visita. Ecco un itinerario di viaggio alla scoperta di alcuni dei luoghi più iconici della città.

Il Palazzo del Maharaja di Bangalore

Una delle prime tappe imperdibili a Bangalore è il Palazzo del Maharaja, conosciuto anche come Bangalore Palace. Costruito nel 1887, questo palazzo storico è un esempio straordinario di architettura in stile Tudor, con influenze gotiche. All’interno, si trovano stanze lussuose, dipinti e arredi che raccontano la storia della famiglia reale del Karnataka. Una visita guidata al palazzo permette di comprendere ogni spazio e simbolo. Dopo la visita al palazzo, non perdere una passeggiata nei giardini circostanti.

Il Parco Cubbon

Bangalore, come tutte le grandi città dell’India è molto caotica, ed è proprio importante prevedere dei momenti per staccare dal deliro delle strade. Dopo aver visitato il palazzo, una sosta nel Parco Cubbon permette di prendere aria in uno dei principali parchi pubblici della città. Situato in pieno centro, il parco copre circa 300 ettari e ospita alberi secolari, sentieri ombreggiati e laghetti. All’interno del parco si trovano anche diversi elementi storici, come il Museo Visvesvaraya e la Statua di Queen Victoria.

Il Museo Visvesvaraya

Dedicato a Sir M. Visvesvaraya, uno degli ingegneri più illustri dell’India, il Museo Visvesvaraya è una tappa particolarmente interessante per chi vuole esplorare la storia e la scienza che hanno contribuito allo sviluppo della città. Situato all’interno del Parco Cubbon, il museo ospita esposizioni interattive su scienze, ingegneria e tecnologia, ed è un luogo consigliato anche a chi viaggia con bambini.

Il Tempio di Sri Chamarajendra Park (Attara Kacheri)

Dedicato a Shiva, il Tempio di Sri Chamarajendra Park si trova vicino al Parco Cubbon. La sua architettura è un bellissimo esempio di stile indiano tradizionale, ma rispetto ad altri templi questo è molto più tranquillo e meno affollato rispetto ad altri luoghi religiosi.

Il Tempio di Bull (Nandi Temple)

Per quanto riguarda l’architettura religiosa, merita una visita il Tempio di Bull, conosciuto anche come Nandi Temple. Questo tempio dedicato a Nandi, il toro sacro che è il veicolo del dio Shiva, è situato sulla collina di Basavanagudi, una delle zone storiche di Bangalore. Il tempio è famoso per la gigantesca statua di Nandi che domina l’area, lunga circa 5 metri e alta 3 metri. La sua posizione panoramica permette di godere di una vista spettacolare della città. Come sempre quando si visita un tempio, è obbligatorio togliere le scarpe e lasciarle fuori negli appositi spazi. Osservare, copiare e rispettare il comportamento dei locali è sempre una buona prassi se non si conosce bene la cultura del Paese che si sta visitando.

Il Tempio di Dodda Basavana Gudi

Sempre nella zona di Basavanagudi, si trova il Tempio di Dodda Basavana Gudi, un tempio più grande e importante di quello di Nandi. Qui, la statua di Nandi è ancora più imponente e rappresenta una delle figure religiose più rispettate nella cultura induista. Il tempio è un esempio eccezionale di architettura dravida, e la sua atmosfera serena e mistica lo rende un luogo di culto molto amato dai devoti.

Vidhana Soudha

Un altro simbolo di Bangalore è il Vidhana Soudha, il palazzo governativo che ospita l’Assemblea Legislativa del Karnataka. Questo imponente edificio in stile neoclassico è uno dei più grandi dell’India ed è una testimonianza del potere politico della città. Anche se non è possibile entrare all’interno, è possibile ammirare la sua architettura grandiosa dall’esterno. Il Vidhana Soudha è particolarmente suggestivo di notte, quando l’edificio è illuminato.

Bengalore, India

Fonte: iStock

Il Vidhana Soudha, il palazzo governativo

Il Lago Ulsoor

Per un’altra pausa alla ricerca di un po’ tranquillità, è possibile prevedere una visita al Lago Ulsoor. Situato nel centro di Bangalore, questo lago è uno dei più grandi della città ed è circondato da giardini ben curati. Si può fare semplicemente una passeggiata lungo le rive del lago o noleggiare una barca per un giro sull’acqua. Il lago è anche un luogo popolare per pic-nic e momenti di incontro, per la sua posizione centrale lo rende facilmente accessibile.

Karnataka Chitrakala Parishath

Situato nel cuore di Bangalore, il Karnataka Chitrakala Parishath è uno dei principali centri artistici della città, dedicato alla promozione e alla conservazione delle arti visive. Fondato nel 1960, il complesso ospita una vasta collezione di opere d’arte tradizionali e contemporanee, tra cui dipinti, sculture, fotografie e tessuti. Il centro si distingue per la sua attenzione all’arte locale e alle tradizioni del Karnataka, ma espone anche opere di artisti internazionali. La Galleria d’Arte ospita mostre temporanee e permanenti; mentre il Chitrakala Parishath è famoso per i suoi laboratori di arte e per gli eventi culturali che si svolgono regolarmente, inclusi festival di danza, musica e teatro. Nel campus si trova anche un mercato dell’arte, dove è possibile acquistare opere d’arte originali, artigianato e prodotti artigianali locali.

Il Mercato di KR (Krishna Rajendra Market)

Per comprendere e vivere davvero la vivacità di Bangalore, non po’ mancare una tappa al Mercato di KR, uno dei mercati più antichi e affollati di Bangalore. Qui, le bancarelle colorate vendono una vasta gamma di prodotti, dai fiori freschi e spezie aromatiche a tessuti e artigianato locale. Bisogna prepararsi alla calca, ma l’esperienza vale assolutamente la pena.

Tipu Sultan’s Summer Palace

A sud-ovest del centro di Bangalore, il Palazzo d’Estate di Tipu Sultan è una delle attrazioni storiche più affascinanti della città. Questo elegante edificio in legno, risalente al XVIII secolo, è un esempio straordinario di architettura indo-saracena. Le colonne finemente intagliate e gli archi curvi caratterizzano l’interno del palazzo, che una volta fungeva da residenza estiva del celebre sultano Tipu. Oggi, al suo interno si trova un piccolo museo che ospita cimeli dell’epoca, tra cui armi, divise e ritratti storici. La visita al palazzo offre un’opportunità unica di conoscere la figura di Tipu Sultan, un sovrano noto per il suo coraggio e la sua resistenza contro la colonizzazione britannica.

Bangalore Fort

A breve distanza dal Palazzo di Tipu Sultan, si trova il Forte di Bangalore, una struttura che risale al 1573 e fu successivamente ampliata dal sultano. Sebbene gran parte della struttura originale sia stata distrutta dai britannici, i bastioni e i portali d’ingresso sono ancora visibili e testimoniano la maestosità della costruzione. Il forte, che un tempo fungeva da difesa strategica, è un interessante esempio di architettura militare e offre una vista affascinante sulla storia della città e della regione.

The Lalbagh Botanical Garden

Infine, una visita al Lalbagh Botanical Garden permette di scoprire una delle attrazioni naturali più belle della città. Fondato nel 1760, questo giardino botanico è famoso per la sua vasta collezione di piante esotiche e locali. Tra i punti salienti ci sono il famoso Glass House, che ospita una varietà di piante tropicali, e il Lalbagh Rock, una collina che offre una vista panoramica sulla città.

Tempio ISKCON Sri Radha Krishna

Situato nella zona di Hulimavu, a sud di Bangalore, il Tempio ISKCON è uno dei templi più visitati della città, famoso per la sua imponente architettura e per l’atmosfera serena che offre ai visitatori. Il tempio è costruito in uno stile moderno con elementi tradizionali, caratterizzato da decorazioni intricate, dipinti colorati e sculture che rappresentano divinità induiste, in particolare Sri Radha Krishna.

Oltre alla sua funzione religiosa, il tempio è anche un centro culturale dove vengono organizzati eventi, lezioni spirituali e attività per i devoti e i visitatori. Il tempio ospita anche una grande cucina, che serve cibo vegetariano prasad (offerto agli dei), il quale è molto apprezzato dai fedeli e dai turisti. Il tempio, su una collina, vanta una vista panoramica della città.

bangalore in india

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Il Tempio ISKCON è uno dei templi più visitati della città

Vita Notturna a Bangalore: Dove Andare e Cosa Sapere

La vita notturna di Bangalore riflette lo spirito cosmopolita della città. Negli ultimi anni, Bangalore ha visto una crescita significativa di centri commerciali, locali notturni, ristoranti e pub, e diverse zone della città sono diventate i punti di riferimento per chi cerca intrattenimento serale, ciascuna con il proprio carattere e le proprie tendenze. Brigade Road e MG Road sono due delle strade più frequentate: qui si trovano negozi di moda, boutique, ristoranti, pub e locali con musica che attirano sia turisti che residenti. Indiranagar è un altro quartiere popolare per la vita notturna, con bar trendy, lounge e ristoranti raffinati. Questo quartiere è noto per i suoi numerosi rooftop bar da cui godere di una vista panoramica sulla città. Koramangala è una zona che si distingue per la sua atmosfera rilassata e bohemien, molto apprezzata da studenti e professionisti. Oltre ai ristoranti e ai caffè, la zona è famosa per i suoi bar alternativi e spazi sociali, che spesso ospitano serate di karaoke e eventi di musica dal vivo. Spostandosi verso Ulsoor Lake, si trovano alcuni locali notturni tranquilli, e alcuni dei rooftop più esclusivi, che propongono cibo gourmet e una vasta selezione di cocktail e liquori. A Bangalore è consentito bere alcolici, sempre nel rispetto delle usanze locali e con alcune restrizioni rispetto a età e festività. I locali servono birra, whisky e cocktail.

Informazioni Pratiche

Bangalore è una città caratterizzata da un clima temperato, con temperature medie che variano tra i 15°C e i 35°C. La stagione monsonica, da giugno a settembre, porta piogge abbondanti ma di breve durata, che però possono condizionare i trasporti e quindi la programmazione delle visite. Se possibile meglio evitare la stagione dei monsoni: il periodo migliore per una visita è tra ottobre e marzo, quando le giornate sono più fresche e asciutte.

L’aeroporto internazionale di Kempegowda è collegato al centro città con taxi o navette, e ci si mette circa un’ora.

Per spostarsi in città, Bangalore dispone di una rete di autobus gestiti dal BMTC e di una metropolitana efficiente, operativa su due linee che coprono le principali aree di interesse. In alternativa e per spostamenti nel centro e subito nei dintorni, i tradizionali tuk-tuk sono l’opzione più conveniente e rapida, contrattando sempre prima il prezzo per il passaggio. Per trasferirsi in altre grande città indiane, il treno è la soluzione più comoda, comprando i biglietti con un certo anticipo.

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I luoghi di Nickel Boys, il film candidato agli Oscar 2025

Dopo aver diretto il documentario Hale County This Morning, This Evening nel 2018, RaMell Ross ha diretto un lungometraggio che è stato candidato agli Oscar 2025 ed è disponibile su Prime Video. Nickel Boys è un adattamento del libro omonimo che racconta una storia ambientata nella Florida degli anni 60. Tuttavia le riprese del film sono avvenute in Louisiana perché, nonostante le differenze geografiche, i due stati sono abbastanza simili dal punto di vista estetico. Nickel Boys è incentrato su due ragazzi adolescenti neri, Elwood (Ethan Herisse) e Turner (Brandon Wilson) provenienti da contesti diversi. Ognuno di loro si ritrova in un riformatorio chiamata Nickel Academy e lì diventano amici e cercano di sopravvivere al sistema.

Dove è stato girato

La gran parte del film è stato girato nel centro di Thibodaux, una città situata nel sud della Louisiana, negli Stati Uniti. Fa parte della parrocchia di Lafourche ed è situata lungo il fiume Bayou Lafourche. Questa località si trova a circa 100 km a sud di New Orleans, rendendola facilmente accessibile per chi desidera esplorare la cultura e la storia della Louisiana. La posizione strategica di Thibodaux la rende un’alternativa interessante rispetto alle mete turistiche più famose. La città è famosa per le sue piantagioni storiche, come la Oak Alley Plantation, che mostrano l’architettura tipica e la storia del sud degli Stati Uniti.

Inoltre, il centro è caratterizzato da una serie di negozi e ristoranti che offrono piatti tipici della cucina locale, permettendo ai visitatori di immergersi nella cultura cajun e creola. Durante la visita a Thibodaux, gli amanti della natura possono esplorare i numerosi parchi e percorsi naturalistici. Il Lafourche Heritage Museum è un’altra attrazione imperdibile, dove è possibile apprendere di più sulla storia della regione. Durante l’anno, la città ospita anche vari festival e eventi, che celebrano la musica, l’arte e la cultura locali. Visitare Thibodaux significa scoprire una Louisiana autentica e meno conosciuta, ricca di storie affascinanti e tradizioni vive.

Oak Alley Plantation

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Oak Alley Plantation

New Orleans

Alcune scene sono state poi girate a New Orleans e dintorni, come LaPlace, Hammond e Ponchatoula. New Orleans
è situata lungo il fiume Mississippi, a pochi chilometri dalla foce del Golfo del Messico e i turisti possono passeggiare nel Quartiere Francese, visitare la St. Louis Cathedral o assaporare piatti tipici come il gumbo e il beignet. Inoltre, la musica jazz risuona in molti locali notturni, offrendo un’esperienza autentica della vibrante scena musicale della città.

Ponchatoula

Ponchatoula è una piccola cittadina situata nella parrocchia di Tangipahoa, in Louisiana. Questa località è facilmente raggiungibile tramite l’autostrada I-55, a solo un’ora di distanza da New Orleans e Baton Rouge. La sua posizione strategica la rende un punto di sosta ideale per chi esplora gli incantevoli paesaggi della Louisiana.

New Orleans

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New Orleans

Hammond

Hammond è una vivace città situata nello stato dell’Indiana, negli Stati Uniti. Si trova a pochi chilometri da Chicago, il che la rende una meta ideale per chi desidera un’escursione dal trambusto della grande città. Nonostante la sua vicinanza a Chicago, questa cittadina del sud offre un’atmosfera distintiva che merita di essere esplorata. Hammond è conosciuta per le sue attrazioni uniche, come il Museo dell’Industria di Hammond, dove i visitatori possono scoprire la storia della regione e la sua evoluzione industriale. Un’altra destinazione popolare è il Parco di Wolf Lake, un’area verde che offre opportunità per picnic, passeggiate e attività acquatiche. La città è anche famosa per il Teatro di Hammond, dove si svolgono eventi culturali e spettacoli dal vivo, offrendo un’ottima opportunità per immergersi nella scena artistica locale.

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Fra misteri e leggende, Castel Sant’Angelo come non l’hai mai visto

Roma è una città piena di storia e di mistero. Quasi tutti i suoi monumenti, architettonicamente splendidi, nascondono al loro interno delle leggende che ne aumentano il fascino, come Castel Sant’Angelo. Seppur conosciuto anche come Mole di Adriano, dall’imperatore che lo commissionò come sua tomba monumentale, il nome attuale è esso stesso strettamente legato a una storia epica.

Per parlare delle leggende legate a questo luogo, però, non è necessario scavare troppo nel passato perché di misteri ne abbiamo anche oggi. Durante dei lavori di manutenzione, infatti, sono stati ritrovati dei resti umani in un pozzo utilizzato, presumibilmente, come prigione. Non si hanno molte informazioni al riguardo, nel mentre possiamo scoprire le altre storie che interessano Castel Sant’Angelo, dall’arcangelo dal quale deriverebbe il nome del monumento alle leggende di maghi e fantasmi.

La storia dell’arcangelo Michele

Il nome “Castel Sant’Angelo” deriva da una storia leggendaria. Si narra, infatti, che sotto il papato di Gregorio Magno nel 590 d.C., una terribile pestilenza si abbatté su Roma, insieme a una piena del Tevere, decimando gli abitanti. Il Papa, appena insediato, decise di organizzare una processione penitenziale e pregare affinché la città venisse liberata dall’afflizione.

Durante la processione organizzata, giunto davanti al castello, il Papa vide comparire nel cielo la figura dell’arcangelo Michele nell’atto di rinfoderare la spada. Questo viene interpretato subito come un segno divino: la fine della peste era vicina. E così avvenne, perché da quel momento la peste smise di abbattersi sulla città e il castello prese il nome di Castel Sant’Angelo.

La leggenda del mago Pietro Bailardo

Per un periodo, Castel Sant’Angelo fu anche una temibile prigione. Vennero costruiti diversi ambienti, dalle celle ricavate tra le murature a quelle sotterranee. In una di queste, si dice, venne imprigionato anche un mago. Siamo nel XV secolo quando il mago Pietro Bailardo, personaggio semi-leggendario proveniente da Salerno, medico e alchimista, oltre che studioso di testi di magia della tradizione araba, venne imprigionato in una cella comune della prigione.

Il giorno dopo il suo arresto, rivelò ai suoi compagni di cella di poter fare grandi incantesimi e di poterli utilizzare per evadere. Inizialmente diffidenti, decisero di dargli ascolto. Il mago, avvicinandosi alla parete della cella, tracciò un cerchio in aria e, con un rametto bruciato, disegnò la forma di una barca sul muro.

Dopo aver sussurrato alcune formule magiche, guardò i suoi compagni e li invitò a salire a bordo. Uno di loro, avvicinandosi alla barca, si sorprese nel constatare che era vera. Con entusiasmo salirono tutti a bordo del vascello, tranne il mago che, prima di salire, decise di fare uno scherzo ai carcerieri: Bailardo si sdoppiò e lasciò una copia di sé nella cella per non perdersi la loro faccia quando fossero entrati nella cella. Dopodiché salparono e navigarono lontano sul Tevere.

Il fantasma di Beatrice Cenci

Per questa storia ci spostiamo al periodo della Roma Rinascimentale dove Beatrice, nata nel 1557 da una nobile famiglia romana, divenne la protagonista di un racconto intriso di tragedia, giustizia e mistero. Appena sedicenne, fu oggetto di violenze da parte del padre Francesco Cenci e, successivamente, rinchiusa insieme alla matrigna nella Rocca di Petrella Salto. Il padre, conosciuto come un conte rissoso e violento, ebbe problemi con diverse persone e, nel 1598, venne assassinato.

A pagarne le conseguenze fu anche Beatrice, accusata e decapitata nella piazza di Castel Sant’Angelo. Secondo la leggenda, il suo fantasma appare ancora oggi, ogni anno, nella notte tra il 10 e l’11 settembre, nell’atto di dirigersi dal Ponte Sant’Angelo verso la piazza del patibolo, reggendo la propria testa fra le mani.

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I luoghi di The Fabelmans, il film più personale di Steven Spielberg

The Fabelmans è senza dubbio il film più personale di Steven Spielberg e, per questo, alcuni dei luoghi che fanno da sfondo alla storia emozionante e biografica sono legati alla vita privata e professionale del regista noto per la sua abilità nel raccontare storie che toccano le corde più emotive dell’animo umano. Con questo film Spielberg esplora la sua infanzia, la sua passione per il cinema e le complessità delle dinamiche familiari. La trama ruota attorno a Sammy Fabelman, un giovane ragazzo che scopre il suo amore per il cinema, mentre naviga le difficoltà relazionali e le sfide personali dentro la sua famiglia disfunzionale.

Spielberg si ispira alla sua stessa vita, e le location scelte riflettono le diverse fasi della sua crescita, così come le esperienze che hanno forgiato il suo carattere e la sua carriera. Le ambientazioni del film non sono semplicemente sfondi ma incarnano le emozioni, i ricordi e le esperienze che hanno influenzato il regista, rendendo la storia ancora più personale e toccante. Nell’analizzare i luoghi in cui il film è stato girato, è fondamentale riconoscere come questi spazi contribuiscano a sviluppare non solo l’atmosfera, ma anche la narrazione stessa.

Attraverso le scelte di location, Spielberg riesce a catturare l’essenza di un’epoca e di una cultura, rendendo ogni scena fondamentale per la comprensione della storia e della sua evoluzione. La combinazione di elementi autobiografici e il contesto specifico fanno di The Fabelmans una pellicola che merita di essere esplorata sotto molteplici angolazioni, con particolare attenzione ai luoghi che hanno avuto un ruolo cruciale nel plasmare la vita e l’arte di uno dei più grandi cineasti del nostro tempo.

The Fabelman Spielberg

Fonte: Ufficio stampa

Sul set di The Fabelmans

Dove è stato girato

The Fabelmans è stato girato negli Stati Uniti, tra Los Angeles, Malibu Beach, Point Dume, Santa Clarita, Sonoran Desert, Tucson, Tucson Mountain Park, Universal Studios Hollywood e Whittier. Una delle location più emblematiche è Tucson, in Arizona, che ha rappresentato la cornice ideale per le scene che richiamano la sua infanzia. Questa città offre un mix di paesaggi cittadini e desertici, elementi che hanno contribuito a creare un’atmosfera autentica e nostalgica, essenziale per la narrazione del film. In particolare, il quartiere in cui Spielberg è cresciuto è stato ricreato con attenzione ai dettagli, dimostrando quanto i luoghi stessi possano influenzare la memoria e le esperienze di vita. Inoltre, alcune scene cruciali sono state girate presso il Desert View High School, rappresentando così non solo una location di lavoro per il regista, ma anche un simbolo delle sue esperienze formative.

Altro luogo significativo è stato lo stato della California, dove diverse altre scene sono state filmate. I paesaggi californiani, con le loro caratteristiche uniche, sono stati scelti per riflettere la varietà di emozioni e situazioni che i personaggi affrontano nel corso della storia. La luce calda e la cultura visiva di questa regione hanno contribuito notevolmente alla realizzazione dell’atmosfera desiderata da Spielberg.

Orpheum Theatre

Fonte: Ufficio stampa

Orpheum Theatre

Orpheum Theatre

L’Orpheum Theatre ha aperto il 15 febbraio 1926 ed è stato il quarto e ultimo locale di Los Angeles per il circuito di vaudeville dell’Orpheum. Chiamato così in onore della figura mitologica greca, Orfeo, questo teatro ha una facciata Beaux Arts progettata dall’architetto di cinema G. Albert Lansburgh e un organo Mighty Wurlitzer, installato nel 1928. Nel 1989 è iniziata una ristrutturazione da 3 milioni di dollari. La sua location strategica permette ai visitatori di esplorare anche altre attrazioni nelle vicinanze, rendendo la visita un’esperienza ancora più gratificante. Inoltre, ci sono diverse opzioni di parcheggio nelle vicinanze, che rendono il tutto più comodo. Nel corso della sua esistenza, l’Orpheum Theatre ha ospitato alcuni dei nomi più grandi del mondo dell’intrattenimento. Dalle prime proiezioni di film ai concerti di artisti famosi, il teatro ha sempre avuto un ruolo cruciale nella vita culturale della comunità. Oggi continua a offrire uno spazio per talenti emergenti e spettacoli di alta qualità, mantenendo viva la tradizione dell’arte e dello spettacolo. Attualmente viene utilizzato per programmi televisivi come America’s Got Talent.

Moorpark

Situato al 45 East High Street, Moorpark è una location del film che si nota per il suo stile particolare. Si tratta di un polo artistico che Spielberg ha scelto per girare diverse scene importanti del film perchè aggiungeva autenticità all’ambientazione. L’High Street Arts Center ha una lunga e ricca storia come fonte di cultura e intrattenimento per i residenti di Moorpark. Nella sua prima incarnazione, l’El Rancho fu costruito nel 1927 per sostituire una vecchia struttura in legno che ospitava un cinema muto e aveva la particolarità di essere l’unico cinema “parlato” nell’estremità orientale della contea di Ventura. A volte indicato come Moorpark Theatre, chiuse come cinema negli anni 50 e fu utilizzato per produzioni scolastiche e comunitarie. Ebbe molte incarnazioni, fu persino utilizzato come negozio di cianfrusaglie. Nel 1983 riaprì come teatro per eventi “dal vivo” noto come Magnificent Moorpark Melodrama & Vaudeville Co.

La proprietà passò di mano diverse volte negli anni 80 e 90, con la chiusura definitiva del Moorpark Playhouse nel 1999. Nel 2001 Larry Janss, il cui padre e nonno svilupparono gran parte di Westwood e della San Fernando Valley, acquistò l’edificio con l’intento di creare un nuovo centro culturale per Moorpark. Rinnovò il teatro dentro e fuori, installando luci e apparecchiature audio, una nuova area di concessione, uno schermo cinematografico retrattile, nuovi impianti idraulici ed elettrici e un nuovo tendone. Dopo una competizione spensierata, il teatro fu rinominato The Theater on High Street e trasformato in un vivace locale per film classici, concerti dal vivo e spettacoli teatrali. Dopo diversi affitti a compagnie di produzione teatrali locali, la città, tramite la Redevelopment Agency, intraprese una nuova impresa: creare un luogo per le arti performative per la comunità di Moorpark e rinominarlo High Street Arts Center (HSAC).

Moorpark High Street Arts Center

Fonte: Ufficio stampa

Moorpark High Street Arts Center

New York

New York fa spesso da sfondo alle storie del grande schermo e anche Spielberg ha scelto la grande mela per alcuni momenti di The Fabelmans. La storia si muove nel passato, quindi la città che viene mostrata sullo schermo richiama il contesto dell’epoca. New York e i dintorni offrono al film alcuni paesaggi urbani e iconici, scorci metropolitani, e altri angoli caratteristici della city che aiutano a raccontare meglio la storia complessa dalle mille sfumature. Il regista di capolavori come E.T. – L’Extraterrestre, Schlinder’s List, Salvate il Soldato Ryan, ha scelto New York come location delle sue opere in diverse occasioni e, secondo le ultime notizie, proprio in questi giorni ha iniziato a girare un nuovo film proprio da quelle parti. Ancora non si sa molto a riguardo, ma dovrebbe trattarsi di un film sugli UFO che dovrebbe uscire nelle sale a Giugno 2026 con Emily Blunt protagonista che è stata avvistata sul set.

Se capitate a New York potreste ritrovarvi sul set e se siete fan del cinema di Spielberg presso il Culture Lab LIC, con l’occasione, dal 6 marzo al 20 aprile 2025 potreste anche visitare la mostra Art Exchange: Un ponte tra Italia e America, organizzata dall’Associazione Culturale Rambaldi Promotions per festeggiare il centenario della nascita dell’artista effettuata premio Oscar Carlo Rambaldi, creatore della creatura aliena E.T. di Spielberg che tutti amiamo fin dal 1982. All’interno della mostra anche il Robot Primitivo di Marco Marchese Borrelli, in arte Marcondiro, una scultura che si riallaccia naturalmente al mondo del cinema, traendo ispirazione dalle antiche rappresentazioni scultoree dei Giganti di Mont’e Prama di 3000 anni fa, fino alle forme avveniristiche e futuribili di un robot dalle fattezze aliene e primordiali per un dialogo tra passato e futuro.

Santa Clarita

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Santa Clarita

Phoenix

La famiglia Spielberg si trasferì più volte durante l’adolescenza del regista. Suo padre, Arnold Spielberg, un affermato ingegnere elettrico con una brillante mente scientifica, era un pioniere della progettazione di computer. Le sue crescenti opportunità di carriera avrebbero sradicato la famiglia dall’altra parte del paese, poiché la madre di Steven, Leah, si era lasciata alle spalle la sua carriera di pianista concertista. A Phoenix, la famiglia viveva in una casa ranch su un unico piano nella zona di Arcadia piena di aranci; il quartiere era inizialmente sviluppato come un agrumeto. Sebbene le scene di Phoenix non siano state girate in Arizona, Spielberg le ha ricreate con la magia del suo team, tra cui Karen O’Hara, scenografa; Andrew Cahn, direttore artistico supervisore; e Andrew M. Siegel, attrezzista.

Nel film non ci sono scene di bar mitzvah o menzioni del nome della sinagoga di Phoenix a cui ha partecipato, ma l’ex sinagoga Beth Hebrew è il luogo in cui la famiglia e gli amici di Spielberg si sono riuniti per il traguardo del suo 13° compleanno. I suoi genitori hanno guidato per un tratto fino al centro di Phoenix per partecipare a quella che è stata la prima sinagoga ortodossa della città. Tra i fondatori della Beth Hebrew, costituita nel 1950, c’era un sopravvissuto all’Olocausto di nome Elias Loewy.

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Chiuso Es Vedrà, lo spot del tramonto più famoso di Ibiza: perché

Ibiza è sempre stata un’isola dai mille volti: è il paradiso dei clubber, con discoteche leggendarie e feste indimenticabili; meta ideale per le famiglie, che possono godere di spiagge tranquille e attività per tutti; un rifugio per chi cerca relax e spiritualità, con i suoi mercatini hippy e i ritiri yoga; oltre che un luogo ricco di scenari naturali. Ibiza è anche un’altra di quelle destinazioni che non sono riuscite a gestire l’aumento del flusso turistico e oggi si ritrovano a dover prendere decisioni anche drastiche, come la chiusura di un belvedere famoso come spot dove guardare il tramonto.

L’ultima notizia a tema overtourism proveniente dall’isola riguarda, infatti, Es Vedrà, la location resa celebre dai video virali sui social e dalla presenza di personaggi famosi. Si tratta di uno dei punti più selvaggi dell’isola, situato nella zona di Cala d’Hort, nella costa ovest. Presa d’assalto giornalmente dai turisti, l’area ha assunto sempre più le sembianze di un club a cielo aperto, una situazione che ai locals non piace e che vogliono cambiare.

Perché è stato chiuso Es Vedrà a Ibiza

Anche Ibiza comincia a prendere delle decisioni per affrontare il tema overtourism, soprattutto nei suoi luoghi più belli come il mirador Es Vedrà. Area naturale protetta, nel corso degli anni è passata dall’essere uno splendido belvedere dove guardare il tramonto a location per feste non autorizzate. Questo ha creato problemi non solo all’ambiente circostante, ma anche ai residenti della zona che si sono ritrovati a fronteggiare diverse problematiche.

Una delle più discusse è l’afflusso di centinaia di auto, quod, pullman, moto e fuoristrada in una strada dove a malapena entrano una ventina di veicoli e dove non ci sono parcheggi. Questi venivano creati in autonomia dai turisti, che parcheggiavano l’auto dovunque ci fosse spazio. Dopo aver richiesto, senza successo, l’intervento delle forze dell’ordine per gestire la situazione, i residenti della zona si sono visti costretti ad agire.

A febbraio 2025, quindi, sono comparsi dei grandi sassi posizionati al mirador per sbarrare l’accesso al piccolo parcheggio sterrato. In questo momento ci sono delle trattative in corso con il comune di Sant Josep per capire se è possibile riaprire il mirador regolamentando gli accessi e controllando l’area. Tra le ipotesi c’è quella di organizzare bus turistici gestiti dal comune, incaricati di trasportare le persone in sicurezza da parcheggi individuati ad hoc.

Il problema dell’overtourism a Ibiza

Ibiza, la seconda destinazione più popolare in Spagna dopo le Isole Canarie, sta avendo anche altri problemi legati all’overtourism, uno su tutti l’aumento dei costi della vita. Molti residenti non possono permettersi una casa e sono costretti a vivere o dentro dei caravan o al di fuori dell’isola: ci sono figure professionali, come medici e insegnanti, che volano ogni giorno per raggiungere i propri luoghi di lavoro.

I residenti hanno più volte dichiarato di non essere contro il turismo o i turisti, ma contro la sua gestione sbagliata e gli effetti collaterali che ne conseguono, tra questi i prezzi delle case in costante aumento.

Un altro problema, diffuso in tante altre città europee, riguarda gli affitti turistici illegali. Recentemente, il Consiglio dell’isola di Ibiza ha confermato la firma di un accordo con Airbnb e altri gruppi turistici locali nel tentativo di regolamentare gli affitti a breve termine.