Ci sono tanti tipi di ponti, nel mondo: ponti fissi e ponti mobili, ponti a trave maestra e ponti a trave scatolare, ponti strallati, ponti levatoi, ponti sospesi. Un tipo di ponte piuttosto particolare è il ponte del diavolo, che a dire la verità non è una voce classificabile in una tipologia ma un toponimo che accomuna tutta l’Italia, da nord a sud.
Dovunque nel Bel Paese (ma a dire il vero è cosa comune a tutta l’Europa) esiste un ponte del diavolo: si tratta di architetture spesso piuttosto antiche, vecchie di secoli, dalle forme ardite e architettonicamente innovative, situate in luoghi impervi. Opere che avrebbe potuto compiere soltanto un potere ultraterreno, insomma, e che infatti sono accomunate da una sola particolarità: una leggenda sempre molto simile che sta alla base della loro realizzazione.
La storia, più o meno, si svolge sempre allo stesso modo: per realizzare un ponte che colleghi le due sponde di un fiume, la gente di un luogo è costretta a chiedere aiuto a un potere superiore. Interviene quindi il Diavolo in persona, che promette di esaudire il desiderio, esigendo in cambio l’anima della prima creatura che attraversi il ponte.
L’architettura viene quindi realizzata in tempi strabilianti, magari durante una sola notte. E poi la leggenda ha quasi sempre un finale dove l’astuzia degli esseri umani supera quella diabolica, talvolta con l’aiuto da parte di qualche figura sacra, come un santo patrono. In più di una leggenda, la storia si conclude con gli abitanti del luogo che fanno attraversare il ponte non a una persona, ma ad un animale, mandando in fumo il piano del Diavolo di ottenere l’anima di uno di loro.
Oggi i tantissimi ponti del diavolo sparpagliati per tutta l’Italia si sono trasformati in splendide attrazioni per i viaggiatori: decorano borghi e paesi che sono il vanto delle nostre regioni, oppure si trovano in luoghi impervi di straordinaria bellezza naturalistica, o magari un po’ di entrambe le cose.
Cividale del Friuli

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Il Ponte del Diavolo di Cividale del Friuli è la porta d’ingresso alla cittadina a cui si deve il nome della regione del nord est. La parola Friuli nasce infatti dalla contrazione di Forum Iulii, l’antico nome del paese.
Il ponte serve ad attraversare il fiume Natisone, che attorno al centro storico di Cividale ha scavato una profondissima gola. Costruito a due arcate, poggia su un gigantesco macigno che emerge dal letto del corso d’acqua ed è alto più di venti metri.
La costruzione fu avviata nel 1442 per sostituire il precedente attraversamento costruito in legno. Il ponte venne poi distrutto nel 1917 dall’esercito italiano in ritirata, ma ricostruito l’anno successivo durante l’occupazione austriaca.
Attraversando il ponte si accede al centro storico di Cividale, giungendo in pochi passi alla piazza principale, su cui si affaccia il prestigioso Duomo di Santa Maria Assunta, il bel Palazzo Comunale con la sua loggia, la statua di Giulio Cesare (Forum Iulii fu fondata sotto il suo impero), il Palazzo de Nordis e il Museo Archeologico Nazionale.
Torcello

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L’isola di Torcello è oggi quasi disabitata, ma rappresenta uno dei luoghi più affascinanti della laguna di Venezia, con la sua verde vegetazione e il piccolo, caratteristico borgo pieno di storia.
Ha una superficie inferiore a mezzo chilometro quadrato e origini antichissime, con insediamenti presenti già dall’epoca romana. La splendida cattedrale, il cui campanile si scorge da ogni parte dell’isola, è stata edificata addirittura nel 639 e poi ricostruita e restaurata a più riprese. Al suo interno si trova uno splendido mosaico raffigurante il Giudizio Universale.
Fra i monumenti d’interesse dell’isola c’è anche il Ponte del Diavolo, un piccolissimo ponte ad arco in mattoni che attraversa il canale Maggiore. Risalente al quindicesimo secolo, ha la peculiarità di aver conservato la forma degli antichi ponti veneziani, senza parapetto.
In questo caso la leggenda fondativa alla base del nome di Ponte del Diavolo è ben più articolata: una giovane veneziana, innamorata follemente di un ufficiale dell’esercito austriaco ma osteggiata dalla famiglia nel suo amore , si reca da una strega per ricevere aiuto; la strega sigla un patto con il Diavolo, che si rende disponibile a favorire l’unione dei due amanti in cambio dell’anima di sette bambini; la giovane veneziana, su istruzione della strega, attraversa il ponte di Torcello e trova sull’altra sponda il suo amato, fatto comparire dal Diavolo. Intanto però la strega viene uccisa da un abitante dell’isola venuto a conoscenza del patto. Non potendosi la strega recare all’incontro con il Diavolo sul ponte di Torcello, quest’ultimo non riuscirà a riscattare per sé le anime dei giovani che bramava, e continua a comparire ogni 24 dicembre sul ponte sotto forma di gatto nero, per riscuotere il suo tributo.
Dronero

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Dronero è una cittadina in provincia di Cuneo, all’imbocco della Val Maira e alla confluenza di due torrenti montani come il Maira e il Roccabruna. Curata ed elegante, piena di palazzi gentilizi, è attorniata dalle cime delle Alpi Cozie.
Un borgo che unisce cultura e natura e che ha come principale monumento simbolo del paese il Ponte del Diavolo.
Quello di Dronero è un ponte che è un vero e proprio capolavoro dell’architettura medievale. Ha tre arcate di diverse dimensioni e collega le due sponde attraversate dal torrente Maira, a circa venti metri sopra le acque. La sua caratteristica principale sono le pittoresche merlature che ne decorano i parapetti. Dal ponte si gode di una bella vista su tutto il centro cittadino.
La leggenda vuole che il ponte di Dronero sia stato costruito dal Diavolo su supplica della gente del posto, che non riusciva a costruire un attraversamento in grado di reggere alle violente piene del torrente montano. Il patto sarebbe stato siglato in cambio della prima anima ad attraversare il ponte. Dopo che la costruzione venne ultimata, il sindaco della cittadina lanciò sul ponte un pezzo di pane raffermo e un cane randagio che passava di lì corse a prenderlo, attraversando il ponte per primo. Il Diavolo, che dell’anima di una cane non sapeva cosa farsene, fuggì, sconfitto.
Lanzo Torinese

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Con un’altezza di 16 metri e una lunghezza di 65, il Ponte del Diavolo di Lanzo Torinese è un esempio magnifico di ponte a schiena d’asino, tipico dell’architettura medievale. La struttura risale al 1378, e fu costruita per collegare Lanzo e le sue valli con la non lontana Torino. L’attraversamento serviva per attraversare il fiume Stura, il corso d’acqua che attraversa il paese, non dovendo passare per alcuni territori amministrati da famiglie nobili avverse a quelle che amministravano la cittadina.
Sulla sommità dell’arcata del ponte si trova una porta. Fu costruita alla metà del Cinquecento per impedire a chi proveniva dalla vicina Avigliana di entrare in città, visto che vi si era diffusa la peste.
Oggi il Ponte del Diavolo di Lanzo è uno dei principali monumenti da visitare se si passa per Lanzo, paese che ha molto da offrire ai turisti e ai viaggiatori, con il suo centro storico medievale e le bellezze offerte dalla natura nelle adiacenti Valli di Lanzo, tra trekking, mountain bike e altre attività outdoor.
In estate il Ponte del Diavolo stesso è una delle destinazioni preferite per chi ama il wild swimming. Nelle vicinanze del ponte, infatti, si trova una delle più belle spiagge d’acqua dolce della zona, dove poter fare un bagno rigenerante nelle acque dello Stura ed esplorare le grandi marmitte dei giganti che si sono formate proprio sotto il ponte. La leggenda vuole che siano le impronte lasciata con rabbia dal Diavolo, ingannato dagli abitanti di Lanzo dopo aver costruito il ponte.
Bobbio

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Il Ponte Gobbo di Bobbio è uno dei simboli della cittadina della Val Trebbia, in provincia di Piacenza, nota anche per l’Abbazia di San Colombano, uno dei centri monastici più importanti d’Europa e attrazione culturale e turistica principale del territorio.
Conosciuto anche come Ponte Vecchio e, soprattutto, come Ponte del Diavolo, è un lungo attraversamento di un tratto molto ampio del fiume Trebbia. Uno spettacolo suggestivo: 273 metri di ponte in 11 arcate irregolari, dalla pavimentazione irregolare e non pianeggiante, che attraversa il largo largo letto ciottoloso del corso d’acqua per collegare la sponda più rurale, caratterizzata da saline, terme e fornaci, con quella del centro storico di Bobbio.
La datazione del ponte è assai complessa. Una costruzione per l’attraversamento del Trebbia era già presente in età romana, mentre l’attuale struttura si riconduce all’azione dei monaci di San Colombano intorno al settimo secolo. Alcuni studi recenti sostengono che sia questo il ponte che compare, piccolissimo, alle spalle della Monna Lisa di Leonardo da Vinci nel paesaggio del dipinto.
La leggenda alla base della costruzione di questo ponte ha a che vedere sia con il Diavolo che con il nome di Ponte Gobbo: si narra infatti che il Diavolo apparse in sogno a San Colombano, proponendogli di costruire un attraversamento sul fiume Trebbia in una sola notte, al solo prezzo della prima anima che l’avrebbe attraversato. Il santo accettò, ma dopo la costruzione del ponte, inviò un cagnolino ad attraversare per primo il ponte. Il Diavolo, gabbato, si sarebbe a quel punto gettato per la disperazione nel fiume e il suo tuffo avrebbe sconquassato il terreno, facendo assumere al ponte la sua caratteristica forma gibbosa.
Borgo a Mozzano

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Forse il più suggestivo Ponte del Diavolo d’Italia è quello di Borgo a Mozzano, minuscola località toscana in provincia di Lucca, alle porte della Garfagnana.
Il ponte attraversa il fiume Serchio, che in questo tratto scorre placido e profondo in un ampio letto dopo aver ricevuto l’ingente contributo di acque del torrente Lima, proveniente dall’Appennino tosco-emiliano. Si tratta di un ponte a schiena d’asino con quattro arcate irregolari: la prima attraversa quello che oggi è un tratto della ferrovia che porta da Lucca alla Lunigiana, le altre tre danno sul fiume. Si trova in un punto panoramico e scenografico lungo il percorso della Strada statale 12 che collega Pisa al Brennero, assai percorso in estate e in inverno poiché collega Lucca con le destinazioni turistiche della montagna pistoiese e modenese.
Fu costruito per volere di Matilde di Canossa nell’undicesimo secolo e prese il nome di Ponte della Maddalena per via di una cappella votiva che si trovava sulla sponda orientale. Deve però il suo aspetto odierno alla ristrutturazione voluta dal condottiero toscano Castruccio Castracani, che guidava Lucca all’inizio del quattordicesimo secolo.
Vulci

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Il fiume Fiora nasce a Santa Fiora, affascinante borgo sul versante grossetano del Monte Amiata, nel sud della Toscana. Attraversa quindi tutta la parte meridionale della regione, scorrendo nei territori dei borghi del tufo, Sorano e Pitigliano. Entra nella Maremma laziale e a Vulci, tra Canino e Montalto di Castro, scorre al di sotto del Ponte del Diavolo in un luogo estremamente scenografico.
Qui infatti sorge il Castello dell’Abbadia, un maniero medievale costruito sui resti di una abbazia cistercense a protezione del ponte, in una zona strategica di confine tra le signorie di Toscana e lo Stato della Chiesa. Dal 1975 il castello ospita il Museo nazionale archeologico di Vulci, dove sono messi in mostra i manufatti e le opere rinvenute nella vicina area di scavi dell’omonima antica città etrusca, una delle dodici città-stato che formarono una delle potenze militari ed economiche dell’Italia pre-romana.
A fianco del Castello si trova il Ponte del Diavolo, splendidamente incastonato tra le rocce che costituiscono le sponde del Fiora, le cui acque hanno scavato una gola all’interno della grande pianura maremmana. Il bianco, il grigio e il rosso dei mattoni, della pietra e della calce che lo compongono si stagliano contro il panorama verde e ocra della campagna circostante.
Tolentino

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A Tolentino, in provincia di Macerata, si trova un Ponte del Diavolo tra i più mirabili per caratteristiche architettoniche: cinque grandi e poderose arcate attraversano il corso del fiume Chienti, mentre una grande torre merlata svetta sul versante opposto al centro città.
Costruito alla metà del Duecento, deve il suo nome al fatto che il capomastro incaricato del lavoro, Mastro Bentivegna, si accordò secondo la leggenda con il Diavolo per essere aiutato a completare l’opera. E come sempre accade in questi casi, il Maligno avrebbe accettato in cambio l’anima del primo essere vivente ad attraversare il ponte. Attenzione al plot twist: stavolta a intervenire è San Nicola da Tolentino, che si presenta a costruzione ultimata con una forma di formaggio per indurre un cane ad attraversare per primo il ponte, beffando così il Diavolo.
Il Ponte del Diavolo permette l’accesso al centro di Tolentino, che merita una visita per scoprire il Duomo, la Cattedrale di San Nicola con gli affreschi trecenteschi del Cappellone e la caratteristica Torre degli Orologi.
Salerno

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Non ha il nome ufficiale di Ponte del Diavolo, ma l’Acquedotto medievale di Salerno, mirabile opera di ingegneria idraulica della città campana, è popolarmente conosciuto con questo appellativo.
La costruzione abbellisce il centro storico della città nel suo versante collinare, ai piedi del monte Bonadies, sulla cui sommità si poggia l’imponente Castello di Arechi. Ha il fascino delle rovine antiche, con la vegetazione che si arrampica sulle pietre scurite dal passare del tempo e gli ampi archi che oggi lasciano spazio alle auto.
Per costruire l’Acquedotto, risalente al nono secolo e costruito per alimentare per alimentare il Monastero di San Benedetto, venne utilizzato per la prima volta l’arco a sesto acuto. Questa peculiare forma delle arcate della costruzione incuriosì e forse anche spaventò la popolazione locale, dando vita a tutto un fiorire di leggende e miti a proposito della sua costruzione. Si diceva, ad esempio, che fosse stata opera del leggendario alchimista Pietro Barliario, protagonista di alcune storie locali di stampo medievale, il quale avrebbe ricevuto l’aiuto del Diavolo per costruire l’Acquedotto. A causa di questo influsso sulla sua costruzione chi si fosse trovato dopo il tramonto sotto gli archi della costruzione sarebbe incorso in un incontro con spiriti maligni.
Un’altra leggenda vuole che la Scuola medica salernitana, la più rilevante istituzione di medicina dell’Europa medievale, sia stata fondata all’ombra degli archi dell’Acquedotto con un patto tra quattro viandanti interessati alla materia medica, che misero insieme le conoscenze della cultura greca, latina, araba ed ebraica per fondare uno dei più grandi vanti della città campana.
Salerno può vantarsi ancora oggi del suo centro storico medievale. Perfettamente conservato, tra i suoi vicoli e le sue piazzette si trovano palazzi e chiese di origine araba e longobarda, numerosi musei, uno splendido Duomo e un affascinante lungomare.
Civita

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Le Gole del Raganello sono un lungo canyon che occupa circa 17 chilometri del corso dell’omonimo torrente che ha origine dal monte Pollino, al confine tra Basilicata e Calabria. A Civita, piccolo borgo in provincia di Cosenza, il Raganello finalmente torna alla luce, sbucando impetuoso dalla forra per poi proseguire placido fino al Mar Ionio.
In questo ambiente selvaggio, aspro e bellissimo è incastonato il Ponte del Diavolo, sospeso sopra il tratto finale delle Gole del Raganello. Una costruzione ardita che non è difficile immaginare abbia solleticato l’immaginario dei tanti viandanti che nel corso dei secoli ne hanno percorso la schiena, fino a tramandare la leggenda di una costruzione magica e demoniaca.
Il ponte odierno è di recente costruzione, a seguito di una serie danni che ne hanno resa necessaria una nuova edificazione. Il fatto però che quel particolare luogo dove si trova, ai margini del borgo di Civita, sia stato scelto come attraversamento è cosa antichissima: per certo vi esisteva un ponte dal Quattrocento in poi, ma le ipotesi fanno risalire la sua costruzione all’epoca romana, in quanto cruciale punto di passaggio del Raganello per collegare la zona montana del Pollino alla costa ionica.
Per gli amanti dell’acqua dolce le Gole del Raganello sono un vero e proprio tesoro. Vi si effettuano visite guidate con diversi percorsi di canyoning per esplorare le cascate, le piscine, gli anfratti e le forre che caratterizzano questo monumento naturale.
Lo stesso borgo di Civita si trova in una posizione naturalisticamente eccellente, con una vista panoramica sulle aspre vette delle caratteristiche colline circostanti, come la Timpa del Principe e la Timpa del Demanio. È un paese di origine arberesh: fu fondato nel Quattrocento da una comunità albanese in fuga dai turchi e nei secoli successivi accolse l’arrivo di parte della popolazione albanese presente in Puglia. Il borgo è pieno di pittoreschi vicoli, slarghi, piazzette, case dalle forme bizzarre.