È noto ufficialmente come il Pellegrinaggio delle Sette Chiese, ma – nei secoli – è capitato anche che venisse chiamato il Pellegrinaggio di San Filippo Neri, considerato il suo ideatore. È un percorso di 25 chilometri all’interno di Roma – alla scoperta di sette Basiliche della Capitale – fino alla campagna e alle catacombe della città: è un vero e proprio pellegrinaggio, che rientra anche tra i Cammini Giubilari ufficiali di questo Giubileo 2025. Tanto che spesso viene sottolineata la fatica del percorso più che la scoperta delle Chiese che ne compongono le tappe.
È un pellegrinaggio talmente storico che è addirittura antecedente a San Filippo Neri, praticato sin dal Medioevo. I pellegrini che arrivavano a Roma – sia in occasione del Giubileo che in visita – erano soliti visitare le Sette Chiese. Filippo Neri ha, di fatto, ridato vita a questo pellegrinaggio. Si narra che era sua abitudine percorrerlo di notte da solo, aggiungendo dunque alla passeggiata anche la penitenza della privazione del sonno. A Roma la storia vuole che Filippo Neri istituisse il Giro delle Sette Chiese nel giorno di giovedì grasso del 1552, in opposizione ai festeggiamenti pagani del Carnevale.
Il pellegrinaggio tocca le quattro Basiliche papali maggiori e le tre più importanti basiliche minori. Sono la Basilica di San Pietro in Vaticano, la Basilica di San Paolo fuori le mura, la Basilica di San Giovanni in Laterano, la Basilica di San Lorenzo, la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la Basilica di San Sebastiano.
Qualche curiosità
Il Pellegrinaggio delle Sette Chiese viene praticato due volte l’anno in notturna – a settembre e maggio – ma c’è anche la tradizione di effettuare il giro durante il triduo pasquale (dalla sera del Giovedì Santo fino al Sabato Santo). Solitamente, e soprattutto nei tempi antichi, se non in notturna, era una pratica che richiedeva almeno due giorni: i pellegrini spesso dedicavano la prima giornata alla visita della prima tappa, la Basilica di San Pietro, per poi terminare il giro il giorno successivo.
A Roma, non a caso, è storica l’espressione fare il giro delle sette chiese con un’accezione non proprio ecclesiastica: si dice quando ci si vuole riferire a un giro infinito senza meta. Chiaramente, l’origine del detto sarà più popolare che cattolica. Per i fedeli, infatti, è un pellegrinaggio dall’incredibile valore spirituale.
La prima tappa: dalla Chiesa Nuova alla Basilica di San Pietro
La prima tappa del Pellegrinaggio delle Sette Chiese ci porta subito nel cuore del Giubileo: alla Basilica di San Pietro. Si parte dalla Chiesa Nuova di Santa Maria in Vallicella e, da lì, c’è una prima sosta a Castel Sant’Angelo. In passato, per arrivare alla Basilica, i pellegrini potevano infatti sfruttare solo Ponte Sant’Angelo per giungere a San Pietro, passando poi da Borgo Santo Spirito. In totale sono meno di 1,5 chilometri di cammino (una ventina di minuti), ma è ovvio che qui è necessario del tempo sia per ammirare Castel Sant’Angelo – il Mausoleo di Adriano – che per visitare la Basilica principale del Giubileo 2025. Sono due tombe, di fatto: la prima è quella dell’Imperatore Adriano, la seconda è del Principe degli Apostoli e si trova all’interno della Basilica, sotto l’altare maggiore.
Seconda tappa: dalla Basilica di San Pietro alla Basilica di San Paolo fuori le Mura
Dalla città del Vaticano – imboccando Via dei Penitenzieri, il Lungotevere Gianicolense e poi il Lungotevere Farnesina (basta seguire la banchina del Tevere) – raggiungete in 2,5 chilometri (35 minuti di cammino) San Bartolomeo all’Isola, sull’Isola Tiberina. La Chiesa di San Bartolomeo all’Isola è una basilica minore costruita nell’anno 1000 per contenere le reliquie di San Bartolomeo apostolo. Da San Bartolomeo all’Isola riprendete il Lungotevere e attraversate il fiume su Ponte Sublicio, continuando poi su Via Marmorata e Via Ostiense fino alla Basilica di San Paolo fuori le Mura. Sono altri 4 km, per circa un’ora di cammino, ma attraverserete il quartiere Testaccio e parte del quartiere Ostiense prima di arrivare alla meta. La vista sul Tevere poi è imperdibile. Per i pellegrini, ancor più incredibile è spostarsi, in poco tempo, dalla tomba di Pietro a quella di Paolo. E il pellegrinaggio continua.
Terza tappa: dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura alla Basilica di San Sebastiano
Dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura, prendete Via delle Sette Chiese. La strada collega via Ostiense a via Appia Antica, presso la Basilica di San Sebastiano. È un tracciato antico, usato sin dalla fine del XVI secolo, e deve il suo nome proprio al nostro pellegrinaggio. Sono oltre 3 km di cammino – celebri anche per la presenza delle catacombe – che potete dividere con una sosta in Piazza di Sant’Eurosia, nel cuore del quartiere Garbatella. Qui troverete la Chiesa dei Santi Isidoro e Eurosia, costruita nel 1818 per opera di monsignor Nicola Maria Nicolai e oggi annessa alla parrocchia di San Filippo Neri in Eurosia.
Dalla Chiesa proseguite per Via delle Sette Chiese fino alla Basilica di San Sebastiano fuori le Mura, una basilica minore. Siamo di fronte a una Basilica incredibile, sia per storia che per rilevanza ecclesiastica e artistica. Venne infatti costruita nel IV secolo con la dedica ai Santi Pietro e Paolo: è in questo luogo, infatti, che nel 258 furono conservate le reliquie dei due apostoli per paura delle persecuzioni. Furono in seguito riportare nuovamente nelle loro sedi originarie, ma l’imperatore Costantino fece comunque costruire una Basilica dedicata alla memoria dei due apostoli e Santi. Sempre qui sono poi presenti delle catacombe, tra cui giacciono anche le spoglie di San Sebastiano: da qui il suo titolo attuale e l’attributo ad catacumbas. L’aspetto attuale della Basilica si deve invece al cardinale Scipione Caffarelli-Borghese nel XVII secolo, che si affidò prima a Flaminio Ponzio e poi a Giovanni Vasanzio (che firmò la facciata).
Questo è il centro del Pellegrinaggio: Filippo Neri arrivava qui e di notte chiedeva il dono dello Spirito Santo. Nelle catacombe c’è anche una piccola cappella dedicata al Santo, che – nella notte della Veglia di Pentecoste del 1544 – a 29 anni, ricevette il dono dello Spirito Santo in forma di globo di fuoco che gli entrò in bocca e gli dilatò il torace. O almeno così si narra.
Quarta tappa: dalla Basilica di San Sebastiano alla Basilica di San Giovanni in Laterano
Ammirata tutta la bellezza della Basilica di San Sebastiano fuori le Mura, ci si incammina verso la Basilica di San Giovanni in Laterano. Anche qui c’è una prima sosta alla Chiesa del Domine Quo Vadis (2,5 chilometri per 30 minuti di cammino), che potete raggiungere percorrendo l’Appia Antica. Questa Chiesa cela e tutela una leggenda: si narra che, di fronte alla persecuzione di Nerone, San Pietro stesse lasciando Roma. Incontrò tuttavia un viandante, in realtà Gesù, e gli chiese Domine, Quo vadis? (Signore Dove Vai?). Gesù rispose di andare a morire a Roma (Eo Romam iterum crucifigi, Vado a Roma a farmi crocifiggere di nuovo). Pietro capì dunque di dover tornare indietro e morirà, di fatto, martire. Da qui fino a San Giovanni in Laterano vi attendono altri 2,8 chilometri di cammino attraverso il quartiere Appio Latino.
Quinta tappa: dalla Basilica di San Giovanni in Laterano alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
La quinta tappa è una delle più semplici e meno faticose: tra le due Basiliche, infatti, c’è meno di un chilometro di cammino. Da una delle Basiliche maggiori a una Basilica minore, considerata tuttavia fondamentale perché conserva parte della croce di Gesù e altre reliquie della Passione. Non è dunque intitolata a nessun martire, ma pensata più come un vero e proprio reliquiario. È detta poi in Gerusalemme perché – nelle sue fondamenta – c’è la terra del monte Calvario trasportata a Roma: fu Sant’Elena – di ritorno dalla Terra Santa – a portare nella Capitale via nave reliquie e Terra Santa. E infatti fu costruita nel IV secolo presso il Palazzo del Sessorium, residenza proprio di Sant’Elena.
Sesta tappa: dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme alla Basilica di San Lorenzo fuori le mura
Anche questa tappa è relativamente breve: tra le due Basiliche minori ci sono due chilometri, per circa 30 minuti di cammino. L’arrivo è la Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, detta anche San Lorenzo al Verano: qui giace la tomba di San Lorenzo, martirizzato nel 258. Non solo però: la basilica ospita anche le tombe di Alcide De Gasperi e di cinque Papi (San Zosimo, San Sisto III, Sant’Ilario, Damaso II e beato Pio IX).
È una storia curiosa quella della Chiesa: la basilica originaria (una Basilica maior) fu infatti eretta per ordine dell’imperatore Costantino I nel IV secolo, proprio per onorare il martire Lorenzo, la cui tomba giaceva in quel luogo. Sempre nei pressi della tomba fu poi costruito un oratorio, che divenne una Chiesa sotto papa Pelagio II (579-590). Per un periodo di tempo, la Basilica maggiore costantiniana visse accanto alla basilica minore: ma fu quest’ultima – con il tempo – a prevalere e, nel 1217, fu ampliata da Papa Onorio III: oggi è la Basilica di San Lorenzo fuori le Mura.
Settima tappa: dalla Basilica di San Lorenzo fuori le mura alla Basilica di Santa Maria Maggiore
Siamo all’ultima tappa, all’ultima Basilica: dobbiamo camminare dal quartiere San Lorenzo fino a Santa Maria Maggiore. Sono circa 2,5 chilometri di cammino per una mezz’oretta di passeggiata: vi porteranno davanti a una delle quattro Basiliche Papali, la cui storia risale al pontificato di Liberio (352-366). Il Pellegrinaggio finisce qui, tra fatica e preghiere: per i pellegrini è uno dei cammini più importanti da fare dentro Roma – e di fatto permette di visitare tombe di Santi e reliquiari – ma è indubbio il suo valore storico, oltre che cattolico. Tra storia e leggenda, non solo ripercorrerete i passi di San Filippo Neri, ma vedrete Roma forse da un’altra prospettiva: terra di imperatori e di Santi che ne hanno battuto le strade, chi abbagliato dalle sue ricchezze e chi dalla sua profonda spiritualità.