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Dove andare a sciare in montagna senza trovare folla

Se amate sciare e state cercando delle mete senza folla, ecco dove dovreste andare per trovare impianti all’avanguardia e senza code, piste libere e innevate e divertirvi senza stress e nel silenzio più assoluto.

Campo Felice in Abruzzo

Se Roccaraso è salita alle (tristi) cronache per l’invasione di turisti, in Abruzzo ci sono altre località bellissime dove poter sciare e che non sono state prese d’assalto. Come Campo Felice, per esempio, una località sciistica molto apprezzata per la sua accessibilità e le piste di media difficoltà. Il comprensorio comprende 35 km di piste e si estende su un’altitudine che va dai 1.300 ai 2.100 metri, con impianti che garantiscono neve sicura anche nei periodi più critici. Gli impianti di risalita sono 15) offrono un accesso rapido e comodo alle piste (di cui se ne contano ben 24), con 9 seggiovie, 2 sciovie, 3 tappeti e 1 manovia.

Alpe di Mera in Piemonte

Anche le regioni alpine offrono ancora diverse località sciistiche poco note dove divertirsi senza troppa folla, Una o di queste è l’Alpe di Mera in Piemonte. Questa località si raggiunge solamente con la funivia. Siamo a circa 1500 metri di quota, in un luogo davvero fuori dal tempo. Qui le cose da fare non sono poche e regalano attimi indimenticabili a chi raggiunge questo piccolo borgo di montagna. Si può sciare lungo circa 30 km di piste adatte a tutti i livelli. Se questo non bastasse c’è anche un campo scuola con tapis roulant e una Fun Slope con dossi, tunnel e curve. Vi sono anche tre percorsi per chi ama esplorare la montagna con le ciaspole ai piedi.

Piazzatorre, in Val Brembana

Tra le mete sciistiche poco battute c’è anche Piazzatorre, in Val Brembana, Lombardia. È una località molto apprezzata proprio per questa sua caratteristica, che consente di trascorrere una piacevole e tranquilla esperienza in un paesaggio dominato dalle Alpi Orobie. Il comprensorio di Piazzatorre offre agli sciatori circa 20 km di piste, con percorsi adatti ai principianti e a un livello intermedio. Inoltre, la qualità delle piste è garantita da un importante impianto di innevamento artificiale, che rende ottime le condizioni della pista per tutta la stagione invernale.

Colere, in Val di Scalve

Sempre in Lombardia si trova il comprensorio sciistico di Colere, in Val di Scalve, una stazione sciistica conosciuta per le sue piste tecniche e per i panorami mozzafiato. Dominata dal Massiccio della Presolana, questa località è molto apprezzata soprattutto dagli sciatori esperti e dagli amanti delle discese in alta quota. Fra tutte, la pista più amata è la Pista Regina, una delle più spettacolari della zona. Oltre allo sci alpino, anche qui sono presenti numerosi percorsi per chi cerca un contatto più intimo nella natura attraverso lo sci di fondo. Colere è tra le destinazioni più consigliate per chi è alla ricerca di un’atmosfera tranquilla, grazie all’assenza di grandi folle.

Montagna Grande di Viggiano in Basilicata

La stazione sciistica Montagna Grande di Viggiano, sull’Appennino Lucano a un’altezza di 1410 metri, è dotata di tre piste per lo sci alpino e di un tracciato per lo sci di fondo per un totale di circa 4 km. Sono presenti due sciovie di diversa lunghezza, le quali servono due piste lunghe rispettivamente 550 e 300 metri, un campo scuola e un agevole impianto di risalita per ragazzi e sciatori inesperti. Inoltre, è presente un impianto di illuminazione che permette lo sci in notturna. Se non volete sciare, ma desiderate comunque godervi i paesaggi innevati, potete praticare nordic walking, esplorare sentieri con le ciaspole, scivolare a bordo di slittini o su ciambelle da neve.

Gambarie d’Aspromonte in Calabria

Nel cuore del Parco Nazionale dell’Aspromonte, Gambarie è una delle località sciistiche calabresi da prendere in considerazione se si vuole stare lontani dalla folla. Il comprensorio dispone di quattro seggiovie, una sciovia e cinque piste di diversa difficoltà, oltre a un emozionante Weigand Alpine Coaster. La località offre una vista spettacolare sulla Costa Ionica da un lato e sull’Appennino calabrese dall’altro. Le piste di Gambarie sono adatte principalmente a sciatori di livello intermedio e avanzato, anche se sono presenti alcuni tracciati più semplici per i principianti. Questa località è particolarmente rinomata per le sue piste panoramiche e per la bellezza dei boschi di conifere che, con la neve, offrono uno scenario fiabesco.

Piano Battaglia, sulle Madonie

Nel cuore della Sicilia centrale, c’è il comprensorio sciistico di Piano Battaglia, immerso nel Parco delle Madonie, un’area naturale che regala paesaggi incantevoli. Situato a circa 1.570 metri di altitudine, è il punto di riferimento per gli amanti dello sci dela regione. Questa località si estende fino a 1.840 metri sulla vetta del Monte Mufara e offre impianti moderni e piste adatte a sciatori di ogni livello. Negli ultimi anni, è stato completamente rinnovato con l’introduzione di una nuova seggiovia biposto e uno skilift. I 4,5 km di piste sono stati completamente rifatti, allargati e messi in sicurezza. Tra le piste più note, la pista Mollica, con pendenze che ricordano quelle delle più celebri località alpine, perfetta per chi cerca emozioni forti. La pista dello Scoiattolo, adatta a sciatori principianti, e la pista Sparviero, più tecnica, con tratti impegnativi che la rendono l’ideale per chi vuole affinare la propria tecnica.

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Aperta al pubblico la Schola Praeconum, la sede degli araldi sul Circo Massimo

La storia di Roma torna a vivere con la riapertura della Schola Praeconum, l’antica sede degli araldi imperiali, affacciata sul Circo Massimo e situata alle pendici meridionali del Palatino. Si tratta del primo dei dieci progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) “Caput Mundi” a essere portato a termine dal Parco Archeologico del Colosseo nell’ambito della Missione 1: Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo.

Dopo un importante intervento di restauro, costato 500mila euro e realizzato nel corso del 2024, la Schola Praeconum viene restituita alla cittadinanza in tutta la sua magnificenza. Questo edificio, scoperto alla fine dell’Ottocento durante gli scavi archeologici, rappresentava il luogo in cui gli araldi annunciavano cortei e cerimonie imperiali.

Il cuore della Schola Praeconum è una sala in cui è stato rinvenuto un mosaico pavimentale in bianco e nero, unico nel suo genere, che ha dato il nome all’edificio. Alle pareti, affreschi raffiguranti figure umane a grandezza naturale, intente in un banchetto, offrono un’affascinante testimonianza della vita pubblica e cerimoniale dell’epoca.

“L’intervento ha richiesto un approccio multidisciplinare, spaziando dagli scavi archeologici al restauro conservativo delle superfici, fino alla valorizzazione illuminotecnica e all’inserimento di nuovi percorsi accessibili“, ha dichiarato Federica Rinaldi, archeologa responsabile del progetto. La ristrutturazione ha incluso una nuova rampa per garantire l’accesso a tutti, una vetrata protettiva e una mappa tattile per ipovedenti e non vedenti. L’edificio è aperto la domenica e il lunedì per visite guidate e a entrata libera la domenica mattina; l’accesso avviene da Via dei Cerchi, lungo il Circo Massimo, accanto alla chiesa di Sant’Anastasia.

mosaico Schola Praeconum

Fonte: Ipa

Il mosaico della Schola Praeconum al Circo Massimo, Roma

La storia della Schola Preconum

Situata sulle pendici meridionali del Palatino, la Schola Praeconum si inserisce in un contesto ricco di stratificazioni storiche. La zona fu occupata prima dalle edificazioni di Augusto, poi dai palazzi della dinastia Flavia (Domus Augustana e Domus Flavia) e successivamente ristrutturata dai Severi, che vi aggiunsero le Terme, la fontana monumentale del Settizonio e, appunto, la sede degli araldi.

L’edificio, risalente al III secolo d.C., si sviluppa attorno a una corte rettangolare circondata da un portico a pilastri, oggi leggibile solo nella pavimentazione. Si affaccia su un sistema di ambienti voltati in laterizio, di cui quello centrale è il più ampio. La sua funzione era strettamente legata al Circo Massimo: i praecones annunciavano gli eventi pubblici, i giochi circensi e le cerimonie imperiali, svolgendo un ruolo fondamentale nella vita sociale dell’antica Roma.

Il favoloso mosaico degli araldi

Uno degli elementi più affascinanti della Schola Praeconum è il grande mosaico pavimentale, realizzato in bianco e nero e databile agli inizi del IV secolo d.C., periodo in cui l’imperatore Massenzio promosse nuove ristrutturazioni sul versante meridionale del Palatino. Il mosaico raffigura otto figure maschili, vestite con corte tuniche e suddivise in due gruppi di quattro, ciascuna con in mano un caduceo, uno stendardo o un bastone.

L’interpretazione di queste figure è ancora oggetto di dibattito: alcuni le identificano con gli araldi imperiali, altri con impiegati statali (apparitores), altri ancora con aurighi. È plausibile anche l’ipotesi che l’edificio avesse un secondo piano, utilizzato come tribuna imperiale per assistere agli spettacoli del Circo Massimo.

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Villa Gregoriana, il giardino romantico a Tivoli

Nel cuore di Tivoli, tra antiche rovine e una natura incontaminata, si cela un gioiello di straordinaria bellezza: Villa Gregoriana. Questo parco, oggi gestito dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), è un perfetto connubio tra ingegneria, arte e paesaggio, dove la forza dell’acqua ha modellato un luogo di impareggiabile incanto.

Si tratta infatti di uno dei più suggestivi esempi di giardino romantico in Italia. La sua estetica del sublime, tanto cara ai viaggiatori dell’Ottocento, è un trionfo di cascate impetuose, grotte misteriose e sentieri immersi nella vegetazione lussureggiante. Uno scenario altamente suggestivo che ha ispirato pittori, scrittori e poeti, divenendo una tappa imprescindibile del Grand Tour europeo.

Villa Gregoriana è un viaggio attraverso il tempo, un luogo in cui il passato dialoga con il presente in perfetto equilibrio. Visitare questo parco significa immergersi in un’atmosfera unica, in cui ogni angolo racconta una storia di ingegno e bellezza. Per gli amanti della natura, della storia e dell’arte, è una tappa imperdibile, un angolo di paradiso alle porte di Roma che continua a incantare viaggiatori da tutto il mondo.

Storia di Villa Gregoriana

La storia della villa è legata a Papa Gregorio XVI, che nel 1832 affrontò il problema delle frequenti esondazioni del fiume Aniene. Grazie a un imponente progetto di ingegneria idraulica, il corso del fiume fu deviato attraverso un doppio traforo scavato nel Monte Catillo, dando vita alla spettacolare Grande Cascata. In quell’occasione fu anche costruito il Ponte Gregoriano che sovrasta l’antico letto del fiume, dove vengono fatte defluire le acque in eccedenza, e recuperati i ruderi degli edifici d’epoca romana presenti nella zona. L’area circostante venne trasformata in un parco naturale, divenendo una meta privilegiata per intellettuali e artisti.

Nel secondo dopoguerra lo Stato Italiano ne acquisì la proprietà e dopo decenni di abbandono, nel 2002 l’Agenzia del Demanio affidò Villa Gregoriana al FAI – Fondo Ambiente Italiano, che avviò un ambizioso progetto di restauro e valorizzazione. Ripristinato il suo splendore originario, nel 2005 il parco riaprì al pubblico e oggi i visitatori possono esplorare gli antichi sentieri, scoprire la ricchezza botanica del luogo e lasciarsi incantare dalla perfetta armonia tra storia, natura e ingegneria. Il lavoro del FAI ha permesso di riportare alla luce non solo la bellezza paesaggistica del sito, ma anche il suo valore storico e culturale, rendendo Villa Gregoriana uno dei luoghi più affascinanti da visitare nel Lazio.

La Grande Cascata

Protagonista indiscussa del parco è la Grande Cascata, che con i suoi 120 metri di altezza è la seconda più alta d’Italia dopo quella delle Marmore. Un impressionante spettacolo di forza naturale che incanta i visitatori con il fragore dell’acqua che si tuffa nel vuoto, creando giochi di luce e spruzzi scenografici.

Le sue acque, canalizzate artificialmente per proteggere Tivoli dalle inondazioni, creano uno effetto scenografico in ogni stagione. Nei periodi di piena, la cascata raggiunge la massima portata, regalando una vista imponente, mentre in estate i giochi d’acqua si fanno più delicati, permettendo di ammirare con maggiore dettaglio le rocce scolpite dalla forza millenaria del fiume.

Villa Gregoriana a Tivoli

Fonte: istock

Panorama di Villa Gregoriana a Tivoli

La Valle dell’Inferno

Il Parco Villa Gregoriana si sviluppa all’interno della Valle dell’Inferno, un suggestivo canyon naturale scavato nei secoli dalll’Aniene, che dall’acropoli dell’antica Tibur giunge fino al corso del fiume con un salto di 130 metri. Il percorso si snoda tra sentieri immersi nella vegetazione, offrendo scorci spettacolari e un’esperienza immersiva tra natura e storia.

Il nome evocativo della valle deriva dalla sua conformazione: le alte pareti rocciose e le profondità oscure hanno ispirato nei secoli racconti e leggende che la associavano a un paesaggio infernale. Qui si possono osservare formazioni geologiche di grande interesse, come le pareti calcaree modellate dall’erosione, e una flora rigogliosa che si sviluppa grazie all’umidità costante della valle.

L’acropoli e i templi romani

Sull’acropoli si ergono due importanti edifici sacri di epoca romana: il tempio di Vesta, di forma circolare, e il tempio della Sibilla, a pianta rettangolare. Risalenti al I secolo a.C., sono stati fonte di ispirazione per artisti e architetti per secoli. Il tempio di Vesta, in particolare, con le sue colonne corinzie slanciate e la posizione panoramica, è tra i monumenti più rappresentativi di Tivoli.

Accanto ad esso, il tempio della Sibilla ha conservato parte della sua struttura originaria, nonostante i secoli di trasformazioni e riutilizzi, tra cui la conversione in chiesa nel Medioevo. Entrambi i templi dominano il paesaggio circostante, offrendo un punto di vista privilegiato sulla valle sottostante e sulla città di Tivoli.

I resti della villa di Manlio Vopisco

Passeggiando tra la vegetazione del parco si possono scoprire le rovine della sontuosa domus romana di Manlio Vopisco, una dimora aristocratica del II secolo d.C. caratterizzata da un’articolata architettura e attraversata da canali d’acqua. La villa, citata nelle opere del poeta Stazio, doveva essere un luogo di grande lusso, con ambienti affrescati, pavimenti in mosaico e giardini terrazzati. Gli scavi hanno rivelato anche la presenza di un sistema idrico sofisticato, che convogliava l’acqua nelle varie sezioni della dimora, dimostrando l’ingegnosità degli antichi romani nella gestione delle risorse idriche.

Le grotte di Nettuno e delle Sirene

Queste cavità naturali, modellate dall’erosione dell’acqua, sono tra le attrazioni più affascinanti del Parco Villa Gregoriana. La Grotta di Nettuno è accessibile attraverso la Galleria del generale Sextius Miollis, un tunnel scavato nella roccia all’epoca dell’occupazione francese, da cui attraverso finestrelle si ammira una bellissima vista dell’Aniene.

La grotta, avvolta da un’atmosfera misteriosa, è caratterizzata da spettacolari concrezioni calcaree e da un piccolo corso d’acqua che ne accentua la suggestione. La Grotta delle Sirene, invece, cela profondi abissi ancora inesplorati. Qui le acque si insinuano tra le rocce creando cascate sotterranee e riflessi dorati, in un ambiente che ha alimentato nel tempo miti e leggende.

Info Utili

Come arrivare

L’ingresso è da Largo Sant’Angelo; l’uscita e il bookshop dal Tempio di Vesta.

In auto
Autostrada Roma – L’Aquila A24, uscite Tivoli e Castel Madama. Proseguire seguendo le indicazioni per Tivoli, Villa Gregoriana.

In autobus
Da Roma, fermata Ponte Mammolo, alla fermata Tivoli.

In treno
Treni diretti da Roma Termini o Roma Tiburtina, Villa Gregoriana si trova a 5 minuti (400 m) dalla stazione di Tivoli.
Dalla stazione di Bagni di Tivoli partono i bus del Ville di Tivoli

Biglietti

Intero: € 10
Ridotto (6-18 anni): € 3
Iscritti FAI: ingresso gratuito

Orari di apertura

Dal 22 febbraio al 21 marzo, orario: dalle 9:30 alle 17:00
Dal 22 marzo al 29 giugno, orario: dalle 9:30 alle 18:30
Dal 30 giugno al 31 agosto, orario: dalle 9:00 alle 19:00
Dal 1° settembre al 5 ottobre, orario: dalle 9:30 alle 18:30
Dal 6 ottobre al 25 ottobre, orario: dalle 9:30 alle 18:00
Dal 26 ottobre al 9 novembre, orario: dalle 9:30 alle 16:30
Dal 10 Novembre al 14 Dicembre, orario: dalle 9:30 alle 16:00

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Fano, il carnevale più antico del mondo è questo (forse)

Il mese di febbraio sancisce il pieno ingresso nel nuovo anno, ma segna sul calendario anche il primo vero evento da celebrare (dopo Capodanno s’intende). Si tratta di uno dei momenti più folli dell’anno, e anche il più atteso, basti pensare che la città di Colonia ha istituito persino una quinta stagione esclusivamente dedicata a questo periodo. Stiamo parlano del Carnevale, la festa durante il quale, sin da tempi antichissimi, tutto vale.

Ma dove festeggiarlo quest’anno? Le destinazioni da raggiungere sono tantissime, a partire dal romantico ed elegante Carnevale di Venezia, passando per l’iconico e inimitabile evento annuale di Rio de Janeiro. E che dire dell’affascinante ed enigmatico Mardi Gras di New Orleans?

E poi c’è Fano, con le sue straordinarie celebrazioni del Carnevale, lo stesso che corre nella disputa, insieme a Venezia e non solo, a quello più antico del mondo. Lo è davvero? Sicuramente è il più dolce dal 1347 e vale davvero la pena di viverlo e condividerlo con gli amici, con la famiglia e con la propria dolce metà.

Carnevale di Fano: gli eventi e il programma completo

Se avete deciso di restare in Italia quest’anno, ma volete comunque prendere parte a un evento di straordinarie fattezze, allora il posto giusto da raggiungere è Fano, la città gioiello incastonata nel cuore delle Marche, in provincia di Pesaro e Urbino.

È proprio qui, infatti, che dal 1347 si tiene una festa che muove l’intera comunità, e che anno dopo anno attira sempre di più viaggiatori e curiosi da tutto il mondo. Stiamo parlando del Carnevale di Fano, uno dei più antichi d’Italia e, sicuramente, il più dolce. E i motivi ve li sveliamo subito.

Il Carnevale di Fano

Fonte: Ufficio Stampa Carnevale di Fano

L’iconica sfilata dei carri allegorici a Fano, Carnevale

Intanto vi anticipiamo che gli appuntamenti da segnare in agenda sono tanti e diversi, e tutti vi lasceranno senza fiato. Il 16, il 23 febbraio e il 2 marzo una serie di eventi incredibili animeranno le strade della cittadina: carri allegorici, sfilate, concerti e tanti, tantissimi dolci.

Un appuntamento che unisce tradizioni e innovazioni anche grazie al tema-manifesto “In Viaggio col Vulón” che ogni anno propone una tematica unica e speciale. Quella di quest’anno è un preludio all’esperienza che si andrà a vivere. L’edizione del 2025, infatti, è intitolata “I sogni son desideri”, un viaggio onirico, che tutti sono invitati a intraprendere, che consentirà a chiunque di trasformare i propri desideri in realtà, anche solo per un giorno. Ecco tutti gli eventi in programma.

Il programma

Il primo appuntamento del Carnevale di Fano è domenica 16 febbraio. La festa inizia alle ore 10.00 in Viale Gramsci e i protagonisti assoluti sono i bambini che sfileranno la mattina in questo evento gratuito, e aperto a tutti, per le strade della città, fino ad arrivare in Piazza XX Settembre.

Nel primo pomeriggio, invece, la festa entra nel vivo con due degli appuntamenti più attesi: la grande sfilata dei carri allegorici, in partenza in Viale Gramsci alle ore 15.00, e il getto di dolciumi. Ad accompagnare l’evento ci sarà la “Musica Arabita”, una peculiare banda musicale, le cui tradizioni affondano all’inizio dello scorso secolo, che intrattiene tutti i presenti con strumenti musicali davvero bizzarri come: barattoli di latta, ombrelli, bottiglie e campanacci.

Le celebrazioni proseguono nell’Area Pincio, uno dei luoghi più caratteristici della città. Qui, infatti, verrà allestita una zona per i più piccoli che sarà animata da giochi, musica, laboratori creativi e dolcissime sorprese. Il primo giorno di festa si concluderà a Porta Maggiore alle ore 18.00 con uno spettacolo di coriandoli, luci, colori e magia dedicato a tutti.

Il programma si ripeterà, negli orari e nelle location,  23 febbraio e il 2 marzo con l’apertura straordinaria del Palazzo Bracci Pagani (domenica 2 marzo) che ospiterà laboratori per grandi e bambini. L’appuntamento è previsto alle ore 9.30.

Il Getto

Uno degli appuntamenti più attesi dai bambini di ogni età è il Getto, simbolo del dolcissimo Carnevale di Fano. Ogni anno, durante le sfilate dei carri allegorici, vengono lanciati circa 180 quintali di dolciumi, cioccolatini e caramelle, per onorare una tradizione antica e mai dimenticata: quella della semina. Così come i contadini spargevano i semi sulla terra, gli organizzatori del Carnevale spargono questi dolci a quintali come auspicio di prosperità.

È possibile prendere parte al getto dei dolciumi partecipando alle sfilate pomeridiane che partono da Viale Gramsci alle ore 15.00.

Getto, Fano

Fonte: Ufficio Stampa Carnevale di Fano

Il Getto, una delle tradizioni più amate del Carnevale di Fano

Costo dei biglietti e dove acquistarli

Per accedere al Carnevale di Fano, e toccare con mano tutta la magia di questo evento antico e affascinante, ci sono diverse opzioni di acquisto. Il costo del biglietto intero è di 13 euro, mentre l’opzione ridotta, dedicata a persone con disabilità, ai ragazzi dai 14 ai 17 anni, alle persone over 65 e ai militari, è di 11 euro. Chi, invece, è tesserato all’Ente Carnevalesca può accedere al Carnevale al costo di 1 euro, tariffa che si applica anche agli accompagnatori delle persone con disabilità e ai bambini da 0 ai 10 anni. I ragazzi con età compresa tra gli 11 e i 13 anni, invece, pagano 6 euro.

È possibile assistere al Carnevale di Fano anche dalle Tribune al costo di 20 euro. I bambini da 0 a 10 anni che siedono in braccio ai genitori, invece, possono entrare nelle tribune libere (A e B) al prezzo di un euro.

Per gruppi di persone è possibile acquistare un box singolo, che contiene in totale 15 persone e un massimo di due bambini da 0 a 10 anni, al costo di 300 euro.

I biglietti sono acquistabili online in prevendita sul sito ufficiale del Carnevale di Fano oppure direttamente in loco a costo maggiorato:

  • 15 euro biglietto intero
  • 13 euro biglietto ridotto
  • 8 euro biglietto per ragazzi con età compresa tra 11 e 13 anni.

Chi raggiunge il Carnevale di Fano in compagnia degli amici a quattro zampe può accedere liberamente, indipendentemente dalla taglia dell’animale, solo ed esclusivamente portando con sé museruola e guinzaglio.

Come raggiungere Fano a Carnevale

La città di Fano è facilmente raggiungibile sia con i mezzi propri che con i trasporti pubblici. Chi viaggia in automobile può percorrere l’autostrada A 14 e uscire allo svincolo di Fano, situato tra Pesaro e Marotta. Chi, invece, si sposta in aereo ha due opzioni: l’aeroporto di Ancona-Falconara che dista circa 50 chilometri dalla città e quello di Bologna, che dista da Fano 150 chilometri.

Fano è raggiungibile facilmente in treno, e questa è la migliore opzione per chi non si sposta con i mezzi propri. La stazione ferroviaria, servita da treni regionali e intercity, dista appena un chilometro dal centro storico cittadino.

Chi è già in città, invece, può muoversi liberamente a piedi o approfittare dei trasporti pubblici e delle diverse linee (3, 35A, 72, 99A) che conducono al centro storico, e nei luoghi dove si svolge il Carnevale di Fano. Consigliamo sempre, prima di mettersi in viaggio, verificare gli orari sul sito ufficiale dei trasporti locali perché potrebbero esserci modifiche e interruzioni del servizio durante i giorni dell’evento.

Curiosità sul Carnevale di Fano

Come abbiamo anticipato, Fano corre in gara con altre grandi città per detenere il primato del Carnevale più antico del mondo. E, in effetti, la città marchigiana è  in possesso di un documento che risale al 1347 e che menziona le spese sostenute da parte del comune per l’organizzazione dei festeggiamenti di carnevale.

Che sia il più antico non possiamo decretarlo, certamente è uno degli storici carnevali italiani, e sicuramente il più dolce. Secondo le storie locali tutto è nato tanto tempo fa, a seguito della pace tra due famiglie potenti locali perennemente in lotta tra di loro. Il vero e proprio slancio, però, ci fu un secolo dopo quando, grazie alla famiglia Malatesta, questa celebrazione divenne solenne e sfarzosa.

Da quel momento, fino a oggi, la tradizione del Carnevale è stata mantenuta in vita dalla tradizione locale che, anno dopo anno, ha dato vita a una delle celebrazioni carnevalesche più iconiche del BelPaese.

Cosa succede in questi giorni è presto detto: artigiani e maestri carrai uniscono le forze per dare vita a quelli che sono dei veri e propri capolavori scultorei in movimento che dominano sui grandi carri. Da questi si affacciano le persone mascherate per eseguire il tradizionale Getto, ovvero il lancio di caramelle e dolciumi vari che rendono il carnevale di Fano uno degli appuntamenti più attesi per i golosi di ogni età, nonché il Carnevale più dolce d’Italia.

Musica Arabita durante il Carnevale di Fano

Fonte: Ufficio Stampa Carnevale di Fano

La bizzarra Musica Arabita che accompagna da anni il Carnevale di Fano

Maschere e carri

Tra le tante maschere che sfilano in città, la più iconica è il Pupo, conosciuta con il nome El Pup e Vulón, una sagoma che ogni anno assume il volto di un personaggio conosciuto a tutti per pregi, virtù o disonori. Una satira ironica, quella di questa tradizione, che rende il carnevale antico anche estremamente contemporaneo.

Ogni anno, poi, il Carnevalo di Fano si arricchisce di nuove maschere e carri allegorici che stano nella storia. Tra i più attesi ci sono Clorofilla, Sogno la Luna, Jack in The Box e Gli Slam son desideri, un carro che omaggerà, con una maschera iconica, il campione sportivo Jannik Sinner.

A fare da cornice sonora al Pupo e alle caramelle che librano in area alla stregua di coriandoli colorati c’è la Musica Arabita, una strana banda strampalata che trova il suo posto sull’ultimo carro della parata, le quali origini seguono quelle carnevalesche. Armati di lattine, caffettiere, campanacci e bottiglie, i musicisti intonano un’allegra e irriverente parodia delle orchestre più conosciute, alimentando la follia collettiva prevista dall’evento.

Così Fano, conosciuta come città della Fortuna, in questo periodo dell’anno si trasforma nel paese dei Balocchi, un’esperienza assolutamente da vivere per toccare con mano l’essenza più vera e folle del Carnevale.

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Estate 2025, le destinazioni più affascinanti per una vacanza memorabile

Non è mai troppo presto per pensare alle vacanze estive. Anzi, pianificare con anticipo non solo permette di cogliere le migliori offerte, ma anche di immaginare, sognare e costruire un’esperienza di viaggio unica. L’estate 2025 si prospetta come un’occasione irripetibile per esplorare destinazioni che uniscono innovazione, sostenibilità, cultura e paesaggi mozzafiato. Dall’Esposizione Universale di Osaka alle scogliere selvagge della Bretagna, passando per l’atmosfera rilassata di Gozo e i leggendari road trip in Irlanda, c’è sicuramente una meta che fa per voi. In questo articolo, vi guideremo attraverso alcune delle destinazioni più affascinanti per l’estate 2025, tra grandi eventi, percorsi avventurosi e angoli di paradiso ancora poco battuti. Pronti a partire?

Osaka (Giappone), dove l’Esposizione Universale disegna il futuro

Dal 13 aprile al 13 ottobre 2025, Osaka, la vivace città giapponese situata nella regione del Kansai, diventerà il cuore pulsante del progresso globale. Sull’isola artificiale di Yumeshima, l’Esposizione Universale 2025 aprirà le porte a milioni di visitatori con un tema tanto ambizioso quanto stimolante: “Progettare la società del futuro e immaginare le nostre vite di domani”. Questo evento non è solo una vetrina tecnologica, ma un invito a riflettere su come vogliamo vivere e su come costruire società più sostenibili e inclusive.

Con stand provenienti da 56 Paesi e regioni del mondo, l’Expo promette un’esperienza ricca di scoperte, innovazioni e incontri culturali. Osaka, già protagonista di due edizioni dell’Esposizione Universale (1970 e 1990), si prepara a stupire ancora una volta. Oltre ai padiglioni futuristici, i visitatori potranno immergersi nella cultura giapponese, gustare la famosa cucina street food della città e esplorare i suoi quartieri vibranti, come Dotonbori e Umeda.

Osaka Giappone

Fonte: istock

Il castello di Osaka in Giappone

​Vilnius (Lituania), Capitale Verde d’Europa

Nel 2025, Vilnius si prepara a celebrare un anno straordinario: non solo festeggia i 700 anni dalla sua fondazione, ma è anche la Capitale Verde d’Europa. Un riconoscimento che premia l’impegno della città lituana verso un futuro sostenibile, con l’ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Grazie a investimenti in energie rinnovabili e al rinnovamento delle infrastrutture, Vilnius è diventata un modello di urbanistica green, senza rinunciare al suo fascino storico e culturale.

La città è un vero e proprio museo a cielo aperto, con una “foresta” barocca fatta di palazzi, chiese e edifici storici. Tra questi spicca la chiesa di Sant’Anna, un gioiello gotico che incanta visitatori da secoli. Ma Vilnius è anche una destinazione gourmet, con l’ingresso nella Guida Michelin che ne celebra la scena culinaria in crescita. Tra parchi rigogliosi, caffè accoglienti e una vivace vita culturale, Vilnius è una meta perfetta per chi cerca un giusto connubio tra sostenibilità, storia e buon cibo.

​Irlanda, on the road lungo la Wild Atlantic Way

Per chi sogna un’estate all’insegna della natura e dell’avventura, la Wild Atlantic Way è la destinazione ideale. Questo percorso epico si snoda per 2.500 chilometri lungo la costa occidentale dell’Irlanda, dalle verdi colline di Cork alle scogliere mozzafiato di Donegal. Attraversando nove contee, la strada offre uno spettacolo continuo di insenature, grotte, formazioni rocciose e spiagge incontaminate, tutte modellate dal vento e dal mare nel corso dei millenni.

La Wild Atlantic Way è un’esperienza che si può vivere in molti modi: a piedi, in bicicletta o in auto, con soste in pittoreschi villaggi di pescatori, pub tradizionali, e visite a siti iconici come Skellig Michael, patrimonio mondiale dell’UNESCO. Cinque parchi nazionali fanno di questo itinerario un vero paradiso per gli amanti della natura e dell’outdoor.

​Bretagna (Francia), tra storia e paesaggi selvaggi

La Bretagna, con il suo mix di storia, cultura e paesaggi selvaggi, è una delle destinazioni più affascinanti della Francia. Si parte da Rennes, capoluogo della regione, dove si può visitare il Palazzo del Parlamento della Bretagna, un gioiello architettonico del XVII secolo che racconta secoli di storia e resistenza. Da qui, ci si sposta a Dinan, una cittadina medievale che sembra uscita da una fiaba, con le sue case a graticcio, il castello e le mura antiche.

Ma la Bretagna è soprattutto natura: dalle spettacolari scogliere di Cap Fréhel alle tranquille acque della valle della Rance, questa regione offre una varietà di paesaggi che lasciano senza fiato. La Costa Smeralda, con le sue spiagge di sabbia fine e le calette nascoste, è perfetta per chi cerca relax, mentre i sentieri della GR34 e le vie verdi sono ideali per escursioni a piedi o in bicicletta. Ovunque si possono poi scoprire piccoli villaggi di pescatori dove il tempo sembra essersi fermato, e gustare specialità locali come la galette bretonne e il sidro artigianale.

​Islanda dove ammirare il sole di mezzanotte

Conosciuta come la terra di ghiaccio e fuoco, l’Islanda offre esperienze uniche al mondo, soprattutto durante l’estate. Tra la fioritura dei lupini e il fenomeno del sole di mezzanotte, questa stagione è il momento perfetto per esplorare le meraviglie naturali dell’isola. Da metà maggio a metà agosto, il sole non tramonta mai completamente, regalando giornate infinite per scoprire paesaggi mozzafiato e avventurarsi nelle regioni più remote, come quella dei Fiordi Occidentali. Qui, scogliere imponenti, piccoli villaggi di pescatori e panorami drammatici si alternano in un susseguirsi di emozioni. Per chi ama l’avventura, noleggiare un’auto e guidare lungo le strade panoramiche è un’esperienza indimenticabile, da alternare a escursioni a piedi, avvistamenti di uccelli e immersioni nella natura più autentica.

Reykjavik, la capitale, è una città vivace e creativa, con musei, gallerie d’arte e una scena gastronomica in crescita. E poi ci sono le terme naturali, come la famosa Blue Lagoon, dove rilassarsi dopo una giornata di esplorazioni.

paesaaggio islandese

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Paesaggio islandese in estate

​New York (Stati Uniti), 400 anni di storia nella Grande Mela

Nel 2025, New York celebra un traguardo importante: i 400 anni dalla fondazione del primo insediamento europeo a Manhattan. Quale migliore occasione per riscoprire la città attraverso eventi, concerti, parate e festival che animeranno tutti e cinque i boroughs, a partire da quartieri come Lower Manhattan, dove tutto è iniziato, e Brooklyn, con la sua vibrante scena culturale.

Dalla storia dei Lenape, i nativi americani che abitavano la zona, alla trasformazione di New Amsterdam in una delle metropoli più iconiche del mondo, New York si prepara a raccontare la sua storia in modo spettacolare.

Dalla Statua della Libertà a Central Park, dai teatri di Broadway ai musei come il MET e il MoMA, New York offre infinite possibilità di scoperta. E con le celebrazioni del 2025, ci saranno ancora più motivi per immergersi nello spirito coinvolgente della città che non dorme mai.

​Kos (Grecia), l’isola del mito nel Mar Egeo

Kos, una delle gemme del Dodecaneso, è un’isola che incanta con spiagge paradisiache, villaggi pittoreschi e un patrimonio storico che affonda le radici nella mitologia greca. Le sue spiagge, come la splendida Paradise Beach, sono il luogo ideale per godersi il sole e il mare cristallino. Mentre per chi cerca un’atmosfera più vivace, la zona archeologica di Kos Town è circondata da bar, pub e club che animano le notti estive fino all’alba.

Passeggiando per le strade del capoluogo si possono ammirare le rovine dell’antica agorà e dell’antico Asklepieion, uno dei primi ospedali della storia, il castello dei Cavalieri di San Giovanni e il maestoso Platano di Ippocrate, un albero secolare sotto il quale, si dice, il padre della medicina insegnava ai suoi discepoli. Noleggiare un’auto o uno scooter è la soluzione migliore per scoprire i piccoli villaggi dell’entroterra, dove resistono ancora le antiche tradizioni locali.

​Gozo (Malta), l’isola incontaminata nel cuore del Mediterraneo

A pochi minuti di traghetto da Malta, Gozo è un’oasi di pace e tranquillità, lontana dalla frenesia turistica dell’isola maggiore. Questa piccola perla dell’arcipelago maltese è un luogo che conquista il cuore, perfetto per una vacanza rilassante a contatto con la natura. Gli stessi maltesi la scelgono per le loro vacanze estive, attratti dal suo ritmo lento e dalla sua atmosfera autentica, il tutto condito da cibo fresco e locale e paesaggi incantevoli.

Le sue coste frastagliate, le calette nascoste e i campi verdeggianti sono perfetti per escursioni a piedi o in bicicletta, mentre le spiagge di sabbia dorata e le acque cristalline sono ideali per una giornata di sole e mare.

Antichi siti archeologici, come i templi megalitici di Ġgantija e di Borg l-Imramma, raccontano millenni di civiltà e invitano a passeggiate panoramiche lungo le scogliere che offrono viste mozzafiato sul Mar Mediterraneo.

​Danzica (Polonia), la perla del Baltico

Affacciata sul Mar Baltico e conosciuta anche come Gdańsk, Danzica è stata per secoli un crocevia di commerci e culture, e oggi si presenta come una destinazione dinamica e raffinata. Il centro storico è un gioiello da esplorare a piedi, con strade lastricate in pietra, palazzi d’epoca e monumenti iconici.

La via Długa e il Długi Targ, il “mercato lungo”, sono il cuore pulsante della città, dove si trovano la fontana di Nettuno e la Corte di Artù, un tempo sede dei principali eventi cittadini. Mentre seguendo via Mariacka si giunge alla Basilica di Santa Maria, la più grande chiesa in mattoni della Polonia, con una torre alta 80 metri da cui si gode uno spettacolare panorama sull’intera città. Poco distante, la Zuraw, una gru portuale in legno del 1444, è un simbolo del passato marittimo della città.

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Le origini del Carnevale, la festa più pazza dell’anno

Carnevale viene associato a maschere, coriandoli, costumi e, ammettiamolo, ai dolci del periodo, che siano chiacchiere, castagnole o pignolata. In realtà, il Carnevale ha un significato molto più profondo, giornate in cui le persone possono essere chi vogliono senza essere giudicate, riassunto perfettamente anche dalla poesia carnevalesca per eccellenza “chi vuol essere lieto, sia; di doman non c’è certezza“. Questa fu scritta da Lorenzo de’ Medici ne Il Trionfo di Bacco e Arianna, indicando il modo spensierato di vivere il Carnevale durante il Rinascimento italiano.

Il Carnevale, però, ha origini molto più antiche che arrivano fino ai tempi pagani, per poi subire una trasformazione durante il periodo del Cristianesimo e arrivando fino a noi in una forma ancora diversa. Ogni regione italiana, poi, ha fatto sua questa festività celebrandola con uno stile proprio, unico, ma sempre contraddistinto da un pizzico di follia.

La storia del Carnevale

Carnevale è il periodo che precede la Quaresima e ha il suo culmine il giorno di Martedì Grasso. Ed è proprio questo che ha dato origine al nome: la parola, infatti, deriva dalla locuzione carne-levare, “togliere la carne”, riferito in origine al giorno precedente la Quaresima, in cui cessava l’uso della carne. Si tratta di una festa che possiamo definire mobile perché le date non sono sempre le stesse e variano in funzione della Pasqua.

Un elemento certo è il momento importante dei festeggiamenti che coincide con la settimana grassa, che va dal Giovedì al Martedì Grasso. L’aggettivo “grasso” deriva dal fatto che in passato venivano consumati tutti i cibi migliori presenti in casa prima dell’arrivo della Quaresima, periodo in cui sarebbero stati vietati.

Ma quali sono le origini del Carnevale? Per scoprirle dobbiamo tornare indietro ai tempi dei greci e dei romani. Durante le loro feste pagane, le Dionisiache nell’antica Atene e i Saturnali a Roma, si rovesciava l’ordine sociale: i ceti più umili, persino gli schiavi, potevano farsi gioco dei cittadini ricchi, fingendo di prenderne il posto e mascherandosi come tali.

Dopo l’avvento del Cristianesimo, la Chiesa cercò di vietare le celebrazioni pagane che, nel tempo, vennero adeguate alle loro esigenze e inserite nel calendario liturgico, collegando così il Carnevale alla data della Pasqua. Bisognerà aspettare al basso Medioevo, e soprattutto al Rinascimento, per assistere allo scoppio della popolarità del Carnevale in Italia e in Europa. Nella Firenze dei Medici, per esempio, le corti reali organizzavano sfarzosi festeggiamenti utilizzando anche i carri allegorici.

Dove è nato il Carnevale

Seppur le origini del Carnevale siano ricondotte ai greci e ai romani, i festeggiamenti come li conosciamo noi sono di epoca più tarda. Per scoprire dove nasce il Carnevale odierno bisogna fare riferimento ai Carnevali storici d’Italia dove il primato viene conteso soprattutto da due città: Fano e Venezia.

Quello di Venezia risale al XIV secolo, quando il Senato della Serenissima, ovvero l’allora governo in carica della città, dichiarò il Carnevale una festa pubblica. Fu comunque a partire dal XIV secolo che comincia a prendere forma il Carnevale propriamente veneziano, attestato dall’apparizione della festa del Giovedì Grasso dopo la Guerra di Chioggia (1378-1381).

Anche il Carnevale di Fano, come quello di Venezia, è considerato tra i più antichi d’Italia. Il primo documento noto nel quale vengono descritti festeggiamenti tipici del Carnevale risale al 1347. Da quell’epoca il Carnevale di Fano è andato gradualmente caratterizzandosi in modo specifico, tanto che nel 1871 si decise di creare un comitato incaricato dell’organizzazione dell’evento che ancora oggi, dopo secoli, coinvolge e appassiona migliaia di persone.

Carnevale Venezia

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Il Carnevale tra i canali di Venezia

Le maschere italiane di Carnevale più famose

Carnevale è sicuramente tempo di maschere, tra le protagoniste più importanti dei festeggiamenti. In passato gli uomini si vestivano da donna e viceversa, mentre i ceti sociali più poveri imitavano quelli più ricchi. A Venezia, per esempio, gli uomini indossavano il costume della Gnaga, popolana beffarda, composto da abiti femminili e da una maschera da gatta. Chi non aveva soldi, invece, creava qualcosa con pezze colorate perché l’importante era camuffarsi e assumere una nuova identità, almeno per un giorno.

Nel tempo, in Italia sono andate a crearsi maschere ben specifiche che raccontavano anche l’identità del territorio in cui sono nate. Tra queste, le maschere italiane di Carnevale più famose sono:

  • Arlecchino, la maschera di Bergamo: nasce nella Commedia dell’Arte come servitore scaltro e irriverente che, con il suo fare disinvolto, incarna l’astuzia e l’allegria ed è protagonista di burle e giochi di parole.
  • Pulcinella, la maschera di Napoli: dalle origini antiche, incarna l’anima popolare della città ed è famosa per la sua astuzia, la sua ironia e la sua capacità di ribaltare ogni situazione.
  • Pantalone, la maschera di Venezia: incarna il ricco mercante avaro e brontolone.
  • Balanzone, la maschera di Bologna: rappresenta il tipico dottore saccente, amante dei discorsi lunghi e pomposi.
  • Gianduja, la maschera di Torino: maschera piemontese per eccellenza, simbolo dell’onestà e dell’allegria contadina.

Come si festeggia il Carnevale in Italia

Le origini del Carnevale, come abbiamo visto, sono antichissime. In Italia, nel corso del tempo, ogni regione ha fatto propria questa festività e l’ha interpretata a modo suo, chi con feste particolari, chi con maschere divenute famose in tutto il mondo e altri con originali carri allegorici. Vediamo insieme come si festeggia e quali sono gli eventi più belli da non perdere!

Il Carnevale di Acireale

Tra le strade di questa cittadina in provincia di Catania, ricche di architetture barocche, sfila uno dei Carnevali più belli di tutta la Sicilia. Stiamo parlando di Acireale, la cui festa risale al 1594. Il Carnevale di Acireale vanta ben undici giorni di puro divertimento ricchi di eventi e attività. Dall‘esposizione delle maschere isolate, opere più piccole e meno complesse dei carri allegorici, ma con tanti riferimenti satirici all’attualità, ai fatti di cronaca e ai personaggi mitici e politici, all’attesissima sfilata dei carri allegorico-grotteschi.

Queste sono opere gigantesche costruite in cartapesta da esperti artigiani che sfilano per le vie del centro raccontando storie di satira e leggerezza. Oltre a questa sfilata ci sarà anche quella dei carri in miniatura per promuovere lo sviluppo dei nuovi talenti nella lavorazione della cartapesta.

Carnevale di Acireale

Fonte: ANSA

Uno dei carri del Carnevale di Acireale

Il Carnevale di Ronciglione

In provincia di Viterbo, nel cuore della Tuscia, il Carnevale si festeggia con sfilate di carri allegorici, tradizioni folcloristiche, musica, maschere e delizie locali. Il Carnevale di Ronciglione ha radici lontane che risalgono agli anni a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento. Oggi viene festeggiato con la sfilata dei carri chiamata “Corso di Gala”, che prevede elaborati carri allegorici, gruppi in maschera, bande folcloristiche e performance artistiche.

Oltre a questa, c’è anche la Parata storica degli Ussari, durante la quale un gruppo di persone vestite con costumi da cavaliere del XIX secolo mette in scena una cavalcata per le vie del paese, rievocando il periodo del dominio francese. Ronciglione festeggia davvero in grande e organizza anche il “Sabato Ghiotto” (o “Carnevale Jotto”). In questa giornata si può assistere al Carnival Soap Box Race, una parata di vetture senza motore guidate da persone rigorosamente in maschera, e al Carnevale Jotto, la giornata dedicata alla gastronomia con polentari e fagiolari impegnati nel preparare tante specialità tipiche.

Il Carnevale di Mamoiada

Uno dei Carnevali più famosi della Sardegna è sicuramente quello di Mamoiada. Il Carnevale di Mamoiada è diverso dagli eventi organizzati in altre parti d’Italia. Considerata una delle manifestazioni tradizionali più antiche dell’isola, qui i protagonisti non sono i carri, ma due maschere: Mamuthones e Issohadores, un simbolo conosciuto in tutto il mondo. L’evento possiede un forte richiamo storico e identitario mettendo in scena un rito antichissimo e molto sentito da tutta la popolazione che partecipa attivamente alla festa. Sin dai tempi antichi, l’apparizione dei Mamuthones è segno di festosità, di allegria e di tempi propizi.

I festeggiamenti cominciano il 16 gennaio con la festa di Sant’Antonio Abate: si tiene una celebrazione presso la chiesa della Beata Vergine Assunta, durante la quale il sacerdote benedice il fuoco sacro, girandogli intorno con i fedeli per tre volte. Quindi vengono accesi i famosi roghi il giorno successivo.

L’evento più atteso è la sfilata delle maschere, che ogni anno richiama turisti provenienti da tutto il mondo: qui potrete ammirare i Mamuthones, che sfilano con il volto coperto da una maschera lignea nera (“sa visera”) e il corpo avvolto con una pelliccia di pecora nera o bianca (“sa mastruca”), trasportando sulle spalle una gran quantità di campanacci. Insieme a loro sfilano gli Issohadores, che invece indossano una maschera chiara, la “berritta” sarda nera, pantaloni e camicia bianchi, corpetto rosso e sopraccalze di lana nera.

Il Carnevale di Putignano

Molto particolare è il Carnevale di Putignano, considerato il più lungo e il più sovversivo di tutta Italia. Da fine dicembre agli inizi di marzo, questa città pugliese ospiterà tantissimi eventi tra sfilate di giganti in cartapesta e gruppi mascherati, eventi, concerti, spettacoli unici e originali, workshop e aree food con musica popolare e DJ set. Questa festa nasce con il trasferimento delle sacre reliquie di Santo Stefano da Monopoli a Putignano, evento che venne festeggiato con canti e danze dal popolo locale. Da allora, questa festa è cresciuta diventando un simbolo di allegria e tradizione.

Quest’anno festeggia la sua 631° edizione e rende omaggio alla locale “farinella”, un prodotto gastronomico tradizionale locale.

Il Carnevale di Venezia

Impossibile raccontare i festeggiamenti carnevaleschi italiani e non citare il Carnevale di Venezia. Tra i più antichi, con origini risalenti al 1094, rappresenta il desiderio umano di trascorrere una notte di follia dove tutto è possibile. Le maschere servivano a nascondere la propria identità, così da consentire alle persone di ogni ceto sociale di socializzare. La stessa letteratura è ricca di aneddoti, a partire dalla figura di Casanova che sarà il protagonista dell’edizione 2025.

Il Carnevale veneziano divenne così un polo di attrazione per tutti i nobili europei del Settecento: gli aristocratici più libertini si incontravano a San Marco per partecipare a sontuosi banchetti e feste scatenate. Oggi, il Carnevale prevede serate ricche di varietà e animazione, con performance di balli storici, concerti di Opera pop, musica e danza flamenca, boogie woogie e danza moderna e l’atteso corteo acqueo di imbarcazioni tipiche.

In questa occasione centinaia di imbarcazioni a remi, addobbate e coloratissime, attraversano Venezia guidate da vogatori mascherati che si radunano a Punta della Dogana, attraversano il Canal Grande e arrivano al Ponte di Rialto, dove si può assistere ad una colorata coreografia prima della grande festa in Erbaria.

Il Carnevale a Madonna di Campiglio

Ormai avrete capito che ogni regione italiana festeggia il Carnevale in modo unico, racchiudendo all’interno degli eventi le proprie tradizioni, compreso il Trentino. A Madonna di Campiglio, infatti, viene organizzato il particolare Carnevale Asburgico, pensato per far rivivere ai partecipanti l’atmosfera dei fasti della corte asburgica con la principessa Sissi e l’Imperatore Franz Joseph.

Questo Carnevale nasce da un preciso riferimento storico: Elisabetta d’Austria, conosciuta e amata in tutto il mondo con il nome di “Sissi”, soggiornò a fine Ottocento tra le Dolomiti di Brenta e Madonna di Campiglio descrivendo il periodo con queste parole: “Sulle cime più alte e solitarie io riesco a respirare più liberamente, mentre altri si sentirebbero perduti“.

Da qui nasce l’idea di creare un Carnevale a tema asburgico, organizzato nel prestigioso Salone Hofer, salone delle feste della famiglia degli Asburgo. Non mancano anche tanti altri eventi collaterali come la “Sciata Asburgica”, ossia la sciata in costume d’epoca insieme alla coppia reale e alla corte, con l’accompagnamento dei maestri di sci.

Carnevale di Sauris

Infine, festeggiamenti particolari si svolgono anche a Sauris, un borgo del Friuli-Venezia Giulia. Qui, ogni anno, il Carnevale è l’occasione per mettere in scena danze popolari, personaggi curiosi e grandi falò, oltre che passeggiate notturne dove i partecipanti sono accompagnati da vecchie lanterne.

Protagoniste di questa tradizione sono due maschere: il Rolar, con il volto ricoperto di fuliggine, abiti scuri e la vita circondata di sonagli, e il Kheirar che, con la sua grottesca maschera in legno e la scopa in mano, spazza via le energie negative. Non mancano altre maschere, vestite a festa, e le maschere brutte, contraddistinte invece dai vestiti poveri, che ballano tutte insieme.

Il momento più atteso del Carnevale di Sauris, però, è la notte delle lanterne in cui il corteo in maschera con la sua marcia illumina il borgo. La meta sono i boschi delle Alpi dove ad attenderli c’è un grande falò propiziatorio.

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Il Barocco Gesuita: arte, teatralità e spiritualità a Roma

Nato alla fine del XVI secolo e sviluppatosi durante il XVII secolo, il Barocco è il risultato di un’esplosione creativa che unisce architettura, pittura, scultura e musica: inizialmente l’aggettivo era usato in modo dispregiativo, per indicare eccesso e ridondanza, ma la storia ha reso giustizia a questo stile, un linguaggio visivo potente e drammatico che è stato in grado nei secoli di rappresentare il divino, il sublime e la trasformazione spirituale senza termini di paragone.

Il Barocco si sviluppa in risposta alla Riforma protestante e al Concilio di Trento, come parte della Controriforma cattolica. La Chiesa cattolica, per riaffermare la propria autorità e attrarre i fedeli, si serve di un’arte che non solo fa appello ai sensi, ma che mira a trasmettere la grandezza di Dio, la magnificenza della fede e la sacralità del rito. La teatralità e la spettacolarità sono fondamentali, perché ogni opera d’arte doveva essere un mezzo per il coinvolgimento totale dello spettatore, sia in chiesa che nelle piazze pubbliche.

Da qui il coinvolgimento della Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola nel 1540, che ebbe un ruolo cruciale nella diffusione del Barocco: la missione religiosa si intrecciava perfettamente con le ambizioni artistiche di questo stile. Nel corso del XVII secolo, durante il periodo di massimo splendore del Barocco, i Gesuiti divennero i principali committenti e promotori di alcune delle opere d’arte più iconiche della città di Roma, trasformandola in un epicentro della religiosità visiva e spirituale.

La chiesa del Gesù

È sicuramente una delle opere più emblematiche che testimonia la fusione fra Barocco e gesuiti: la Chiesa del Gesù, chiesa madre dell’Ordine, situata nel cuore di Roma, proprio accanto a Piazza Venezia. Fu proprio Sant’Ignazio di Loyola, Nel 1551, a commissionare il disegno di una Chiesa per la Compagnia di Gesù all’architetto fiorentino Nanni di Baccio Biggio: la pianta presentava una larga chiesa con un’unica navata, delle cappelle laterali e un’abside poco profonda. Nel 1554, venne ridisegnata da Michelangelo, ma anche il suo progetto rimase sulla carta. Solo nel 1561 il cardinale Alessandro Farnese fornì il finanziamento e incaricò Jacopo Barozzi, detto “Il Vignola”, della progettazione e realizzazione della chiesa del Gesù di Roma.

La costruzione della chiesa iniziò effettivamente nel 1568, ma fu durante il XVII secolo che venne completata e arricchita con opere d’arte straordinarie come gli affreschi del soffitto di Giovanni Battista Gaulli (detto Il Baciccio), un esempio mirabile di come il Barocco utilizzasse la prospettiva e la luce per creare un senso di infinito o il famoso affresco della volta, “La gloria di Sant’Ignazio”, che sembra espandersi oltre i confini della chiesa evocando una visione celeste.

Impressionante anche l’altare dedicato a Ignazio di Loyola, che si trova nella grande cappella dedicata al Santo, contraddistinto dalla sovrabbondanza di oro e di altri materiali preziosi (lapislazzuli nella nicchia e un grande globo di lapislazzuli alla sommità, alabastro, marmo, onice, ametista, cristallo). Le spoglie del santo riposano lì, in un’urna in bronzo dorato, opera di Alessandro Algardi e ancora oggi ogni giorno, intorno alle 17.30, dietro la grande tela illustrata al fianco, appare, fra musiche e luci, una grande statua dorata del Santo.

La chiesa del Gesù è stata il modello per vari edifici di culto eretti dalla Compagnia del Gesù in tutto il mondo, come la chiesa del Gesù all’Ateneo di Manila.

Chiesa del Gesù – Piazza del Gesù: si raggiunge prendendo da Stazione Termini il bus 64, fermata Stazione San Pietro.

Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola

Situata accanto al Collegio Romano, la Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola fu costruita per rispondere alle esigenze degli studenti gesuiti e affaccia sulla pittoresca e omonima Piazza. La sua costruzione fu voluta dal cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV e l’opera, concepita per essere un edificio di grande imponenza e bellezza, fu finanziata con un’ingente somma.

Il progetto fu inizialmente conteso tra vari architetti, tra cui Domenichino e Girolamo Rainaldi. Tuttavia, la Compagnia di Gesù scelse di ispirarsi alla Chiesa del Gesù, il principale modello per le loro costruzioni. L’incarico definitivo fu affidato al padre gesuita Orazio Grassi, celebre matematico e avversario di Galileo Galilei.

Anche la Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola è contraddistinta da elementi grandiosi e teatrali ed in particolare dall’illusionismo pittorico: l’elemento più celebre è la volta affrescata da Andrea Pozzo nel 1685, che rappresenta la Gloria di Sant’Ignazio e crea l’illusione di uno spazio architettonico più ampio, culminante in una scena celeste con Cristo e i quattro continenti allora conosciuti.

Un altro elemento distintivo è la finta cupola, realizzata sempre da Pozzo per sopperire alla mancanza della struttura originariamente prevista. L’effetto tridimensionale, visibile solo da un punto specifico, dimostra l’abilità tecnica dell’artista nell’applicare la prospettiva detta “da sott’in su”.

La chiesa ospita le spoglie di santi gesuiti come Luigi Gonzaga, Roberto Bellarmino e Giovanni Berchmans, oltre a padre Felice Maria Cappello, per il quale è in corso la causa di beatificazione. Di rilievo anche le statue in stucco di Alessandro Algardi e le pale d’altare di Francesco Trevisani e Filippo Valle.

Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola – Piazza S. Ignazio: si raggiunge da Stazione Termini con il bus 40 per 3 fermate (fermata Plebiscito) e poi a piedi per 400 metri.

Basilica di Sant’Andrea della Valle

La basilica di Sant’Andrea della Valle si trova in piazza Vidoni, nel rione Sant’Eustachio ed è retta dai chierici regolari teatini. La basilica fu progettata e costruita da Giacomo Della Porta, Francesco Grimaldi, e Carlo Maderno tra il 1590 e il 1650 e rappresenta l’evoluzione del Barocco, già a partire dalla facciata, in travertino, alta, sontuosa e con due ordini di colonne appaiate e lesene corinzie.

L’interno, a croce latina e fiancheggiato da otto cappelle laterali, ricorda la Chiesa del Gesù, sebbene con qualche differenza. Come tutte le chiese del Barocco gesuita gli interni sono vasti e ricchi, con affreschi e volute sia nelle cappelle che nella preziosa abside ricca di ori e affrescata da Mattia Preti con il trittico Crocifissione di sant’Andrea, Martirio di sant’Andrea e Sepoltura di sant’Andrea.

L’elemento più caratteristico però di questa Basilica è all’esterno: la cupola, alta quasi 72 metri e seconda per altezza nella città di Roma solo a quella di San Pietro, è stata realizzata da Carlo Maderno e affrescata meravigliosamente da Giovanni Lanfranco.

All’interno della basilica è ambientato il primo atto dell’opera lirica Tosca, scritta da Giuseppe Giacosa e Luigi Illica (basata su un soggetto di Victorien Sardou) e musicata da Giacomo Puccini alla fine del XIX secolo.

Basilica di Sant’Andrea della Valle – Piazza Vidoni , 6: si raggiunge prendendo da Stazione Termini il bus 64 per 8 fermate (fermata C.so Vittorio Emanuele/Sant’Andrea della Valle).

Il Barocco Gesuita, gli “effetti speciali” della spiritualità

Le chiese gesuite sono l’apice di un’architettura e di una pittura che mirano a coinvolgere i sensi e a trascendere la realtà terrena, creando uno spazio in cui il divino è percepito come una realtà immediata e vicina. Il Barocco è stato in questo senso per i Gesuiti uno strumento perfetto, per accrescere la loro forza e il loro potere e con esso anche quello della Chiesa cattolica in generale, uscita più forte che mai dal lungo processo della Controriforma.

Non dimentichiamo infatti che accanto alla bellezza e alla teatralità, la missione dei Gesuiti – che espletavano anche e soprattutto con le loro spettacolari chiese – era di tipo educativo: il fedele era spinto alla riflessione e alla meditazione, ma era anche emotivamente coinvolto dai giochi di luce e di prospettiva, una situazione che doveva renderlo, nelle intenzioni, più predisposto ad accogliere il messaggio religioso.

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Turismo all’aria aperta, la classifica dei percorsi più amati d’Italia

Il 2024 ha segnato un grande ritorno del turismo all’aria aperta in Italia. Con l’aumento dell’interesse per l’escursionismo, la mountain bike, il trail running e il ciclismo su strada, sempre più italiani e turisti hanno deciso di esplorare le bellezze naturali del Paese.

Secondo i dati raccolti dalla piattaforma Wikiloc, sono stati condivisi oltre 26 milioni di chilometri da percorrere e più di 8 milioni di foto delle meraviglie naturali italiane. La crescente passione per le attività outdoor ha contribuito a un incremento delle registrazioni di nuovi percorsi, con oltre 1 milione di nuovi tracciati condivisi durante l’anno.

Il fenomeno si è accompagnato a una maggiore consapevolezza sull’importanza della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente, fattori che hanno spinto molti escursionisti a scegliere percorsi più rispettosi della natura e a ridurre l’impatto ambientale delle loro attività.

Con queste premesse, il turismo outdoor in Italia si prepara dunque a crescere ulteriormente, coinvolgendo sia gli appassionati esperti che chi si avvicina per la prima volta a queste attività.

I percorsi italiani più popolari nel 2024

Questi sono i 3 percorsi più amati dai praticanti delle attività outdoor in Italia, che hanno visto un grande afflusso nel 2024.

1. Lago di Sorapis (dal Passo Tre Croci) – Veneto

Distanza: 11,98 km
Dislivello positivo: 381 m
Durata stimata: 4-5 ore
Tipo di percorso: Escursionismo

Un’escursione tra le più suggestive delle Dolomiti, famose per il loro paesaggio mozzafiato e il colore turchese delle acque del Lago di Sorapis. Il percorso parte dal Passo Tre Croci e si snoda tra boschi e rocce, fino ad arrivare al Rifugio Vandelli, da dove si può godere di una vista spettacolare sul lago e sul massiccio del Sorapis.

Info utili per chi volesse provare il percorso:

  • Accessibilità: percorso di difficoltà media, adatto a escursionisti con un minimo di esperienza.
  • Consigli: portare scarpe da trekking, acqua e una giacca, poiché il clima in alta montagna può cambiare velocemente.

2. Corno Grande (Gran Sasso) da Campo Imperatore – Abruzzo

Distanza: 10,23 km
Dislivello positivo: 875 m
Durata stimata: 6-7 ore
Tipo di percorso: Escursionismo

Il Corno Grande è la vetta più alta del Gran Sasso e uno dei percorsi più amati dagli escursionisti dell’Appennino. La via normale che porta alla cima è una delle escursioni più classiche della zona e offre panorami straordinari, ma è anche una sfida impegnativa.

Info utili per chi volesse provare il percorso:

  • Difficoltà: alta, necessaria esperienza e preparazione fisica.
  • Consigli: equipaggiamento da alta montagna, incluso abbigliamento tecnico, scarponi, e una buona scorta d’acqua.

3. Giro delle Tre Cime di Lavaredo – Veneto

Distanza: 11,80 km
Dislivello positivo: 492 m
Durata stimata: 4-5 ore
Tipo di percorso: Escursionismo

Il Giro delle Tre Cime di Lavaredo è un percorso circolare che offre una vista spettacolare delle famose Tre Cime, simbolo delle Dolomiti. Si parte dal Rifugio Auronzo e si attraversano rifugi storici, forcelli e valli, godendo di una vista impareggiabile sulle montagne.

Info utili per chi volesse provare il percorso:

  • Difficoltà: media, ideale anche per famiglie ed escursionisti di livello intermedio.
  • Consigli: il sentiero è ben segnalato, ma è comunque importante avere scarpe da trekking e una giacca leggera.
Tre Cime di Lavaredo

Fonte: iStock

Un ciclista alle Tre Cime di Lavaredo

I percorsi più amati in Italia nel 2024 secondo il tipo di attività

I percorsi outdoor più seguiti nel 2024 in Italia non sono solo legati all’escursionismo, ma si dividono in varie categorie, come mountain bike, ciclismo su strada, trail running e altro. Ecco i più amati per ciascun tipo di attività.

1. Anello di Ridracoli – Emilia-Romagna (Mountain Bike)

Distanza: 47,93 km
Dislivello positivo: 1.420 m
Durata stimata: 4-5 ore
Tipo di attività: Mountain Bike

Questo anello immerso nel Parco delle Foreste Casentinesi è uno dei percorsi più popolari per gli appassionati di mountain bike. Il percorso si sviluppa attorno al Lago di Ridracoli, attraversando boschi e sentieri che rendono l’esperienza unica e adatta a chi cerca sia un po’ di avventura che panorami spettacolari.

Info utili per chi volesse provare il percorso:

  • Difficoltà: media, ma adatto a ciclisti esperti.
  • Consigli: portare una bicicletta da mountain bike in buone condizioni, attrezzatura di sicurezza e molta acqua.

2. Passo dello Stelvio da Prato allo Stelvio – Trentino-Alto Adige (Ciclismo su strada)

Distanza: 63,61 km
Dislivello positivo: 2.016 m
Durata stimata: 6-7 ore
Tipo di attività: Ciclismo su strada

Il Passo dello Stelvio è un classico delle salite per ciclisti su strada. Con i suoi 48 tornanti e una pendenza impegnativa, è un percorso ben noto agli appassionati di ciclismo. La vista panoramica sulla valle e le Alpi circostanti lo rende un’esperienza imperdibile.

Info utili per chi volesse provare il percorso:

  • Difficoltà: alta, solo per ciclisti esperti.
  • Consigli: portare una bicicletta da corsa, abbigliamento tecnico e una scorta adeguata di cibo e acqua.
Passo dello Stelvio

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L’adrenalinico percorso del Passo dello Stelvio

3. 100 km del Passatore – Toscana (Corsa)

Distanza: 102,30 km
Dislivello positivo: 1.310 m
Durata stimata: 10-12 ore
Tipo di attività: Corsa (Ultramaratona)

Uno degli eventi più prestigiosi e impegnativi per gli appassionati di ultradistanza in Italia. La gara si svolge tra Firenze e Faenza, passando per i paesaggi toscani più suggestivi. Una sfida unica per chi cerca di spingersi oltre i propri limiti.

Info utili per chi volesse provare il percorso:

  • Difficoltà: molto alta, solo per corridori esperti e preparati.
  • Consigli: una buona preparazione fisica è fondamentale, oltre a portare abbigliamento tecnico, nutrizione e supporto durante la corsa.

4. Piccolo Trail delle Bregonze – Veneto (Trail Running)

Distanza: 20,80 km
Dislivello positivo: 820 m
Durata stimata: 3-4 ore
Tipo di attività: Trail Running

Un percorso adatto a corridori di trail running, che si snoda tra i colli e le valli del Vicentino. La bellezza naturale del percorso e il dislivello moderato lo rendono ideale per chi cerca una sfida senza compromettere troppo la difficoltà.

Info utili per chi volesse provare il percorso:

  • Difficoltà: media, adatto a trail runner di livello intermedio.
  • Consigli: scarpe da trail running, una buona scorta d’acqua e protezione solare.
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Idee di Viaggio luoghi romantici San Valentino Viaggi

San Valentino senza folla, le migliori mete alternative

Mancano solo due settimane a San Valentino e siete alla ricerca di una destinazione romantica, ma non volete le folle di turisti tipiche delle grandi capitali europee? Niente paura, ci sono alcune alternative altrettanto affascinanti, che promettono di farvi vivere un’esperienza indimenticabile all’insegna della tranquillità, del fascino e di un’atmosfera intima, lontana dalle folle e dalla frenesia.

Le mete più conosciute come Venezia e Parigi sono senza dubbio incantevoli, ma la loro popolarità significa anche lunghe code, affollamenti e prezzi più elevati. Se volete sfuggire a tutto ciò, senza rinunciare a un’esperienza romantica autentica, esistono destinazioni che offrono lo stesso charme, ma con un pizzico in più di esclusività e calma.

In queste mete, potrete godervi una passeggiata mano nella mano senza essere travolti dalla massa, fare una cena a lume di candela in ristoranti nascosti e vivere un San Valentino che sembra sospeso nel tempo, come in un sogno. Le città che vi suggeriamo sono tutte incantevoli e ricche di storia, ma sono ancora relativamente tranquille, ideali per una coppia in cerca di privacy, bellezza e romanticismo.

Chioggia, invece di Venezia

Venezia è una delle città più romantiche al mondo, ma la sua fama ha reso i suoi canali affollatissimi, soprattutto durante le festività. Chioggia, a soli 25 minuti di traghetto da Venezia, è una piccola perla che merita di essere scoperta. Con i suoi canali pittoreschi, i ponti incantevoli e le coloratissime case di pescatori, Chioggia offre un’atmosfera più tranquilla ma altrettanto affascinante. Camminando lungo la sua laguna, potrete gustare una cena a base di pesce fresco in uno dei ristorantini caratteristici e godervi una passeggiata romantica senza essere travolti dalla folla. Un angolo di Venezia in miniatura, ma senza la confusione del turismo di massa, soprattutto nei giorni di San Valentino che quest’anno coincidono con l’inizio del Carnevale.

Chioggia

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Chioggia e i suoi pittoreschi canali

Città di Castello, invece di Firenze

Firenze è un sogno per molti, ma durante il periodo di San Valentino può essere invasa dai turisti. Una valida alternativa è Città di Castello, un affascinante borgo umbro in provincia di Perugia che conserva intatto il suo fascino medievale. Con le sue piazze tranquille, i vicoli acciottolati e le chiese ricche di storia, offre una cornice perfetta per una passeggiata romantica. Potrete ammirare l’arte rinascimentale senza le lunghe code e scoprire angoli nascosti lontani dalla folla, magari fermandovi a cena in uno dei tanti ristoranti tipici del centro storico.

Gorizia, invece di Trieste

Se Trieste è una meta affascinante ma spesso troppo turistica, Gorizia è una città che vi sorprenderà con il suo mix di cultura e bellezza paesaggistica, pur rimanendo lontana dalle masse di turisti. La cittadina al confine con la Slovenia è dominata dal castello medievale e offre un’atmosfera romantica e autentica. Passeggiate per le sue strade tranquille, visitate il Museo della Grande Guerra e fermatevi a prendere un caffè in uno dei suoi storici caffè. Gorizia è una destinazione perfetta per una San Valentino ricco di storia e fascino.

Colmar anziché Parigi

Se Parigi è la capitale dell’amore, Colmar è una sua dolce rivale nel cuore dell’Alsazia. Con le sue case a graticcio, le stradine pittoresche e i canali che attraversano il centro storico, questa città alsaziana è un vero e proprio sogno romantico. Durante il periodo di San Valentino, Colmar si trasforma in un paesaggio da fiaba, con luci soffuse che riflettono sulle acque dei canali. Visitate il quartiere di “Piccola Venezia”, fate un giro in barca e concedetevi una degustazione di vini dell’Alsazia.

Český Krumlov al posto di Praga

Se Praga vi sembra troppo turistica, Český Krumlov è l’alternativa perfetta per una fuga romantica. Questo piccolo borgo medievale, patrimonio dell’Unesco, è noto per le sue case color pastello, il castello che domina la città e le stradine acciottolate che invitano a passeggiare mano nella mano. Con il suo scenario fiabesco, Český Krumlov è la meta ideale per un San Valentino immerso nella storia e nel fascino boemo, lontano dalle folle turistiche.

Gent invece di Bruges

Bruges è famosa per i suoi canali e la sua architettura medievale, ma se cercate una città romantica più tranquilla, Gent è l’alternativa perfetta. Con le sue strade pittoresche, i suoi castelli e le piazze accoglienti, Gent ha un fascino senza tempo che richiama l’atmosfera di Bruges, ma con molta meno affluenza turistica. Passeggiate lungo il fiume Lys, visitate il castello medievale di Gravensteen e godetevi una cena a lume di candela in uno dei ristoranti lungo i canali.

Gent

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Romantico crepuscolo a Gent

Trogir invece di Dubrovnik

Se Dubrovnik è troppo affollata per un San Valentino tranquillo, Trogir è una bellissima alternativa. Questo piccolo gioiello medievale sulla costa dalmata è una delle città più romantiche della Croazia, con il suo centro storico intatto, le sue stradine acciottolate e il castello che si affaccia sul mare. Prendetevi il tempo per passeggiare lungo la costa, visitare il Palazzo Cipiko e godere di una cena con vista sul mare Adriatico.

Trogir

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Vista sulla bellissima Trogir

Toledo e non Madrid

Se vi affascina l’idea di una città storica e romantica, ma Madrid vi sembra troppo affollata e turistica, Toledo è la scelta ideale. Questa antica città spagnola, patrimonio dell’Unesco, è un luogo ricco di storia, cultura e magia. Il suo centro medievale, con le sue strade strette e le splendide chiese, è perfetto per passeggiate romantiche, mentre il panorama mozzafiato sulla città dal Mirador del Valle è il luogo ideale per un tramonto indimenticabile. Toledo, con la sua atmosfera tranquilla e senza tempo, vi offrirà la stessa magia di Madrid, ma con molta più intimità.

Toledo, tramonto

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Splendido tramonto su Toledo
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Curiosità Viaggi

L’outfit perfetto? Va scelto anche in aereo

Le compagnie aeree sono sempre più attente all’abbigliamento dei passeggeri, con nuove regole in vigore che vietano abiti considerati inappropriati durante un volo. Spirit Airlines ad esempio, compagnia statunitense, ha recentemente annunciato misure più severe dopo aver registrato diversi episodi di outfit inadeguati a bordo.

Ma non è la sola: anche altri vettori hanno regole simili e alcune compagnie europee sembrano seguire lo stesso esempio. Vediamo più nel dettaglio quale sarebbe l’abbigliamento più consono a un viaggio in aereo e cosa si rischia se si viola il dresscode delle compagnie aeree che hanno a cuore la questione.

Le regole sul vestiario in volo delle compagnie aeree

Lo scorso gennaio, Spirit Airlines ha aggiornato il suo “Contratto di Carriage” imponendo un divieto sui passeggeri che indossano abiti non adeguati. Tra le nuove disposizioni, figurano il divieto di volare senza scarpe (a piedi nudi) e l’uso di vestiti che possano essere considerati “inadeguati”, come abiti trasparenti, abbigliamento che non copre adeguatamente il corpo, e, ovviamente, t-shirt con scritte oscene. La compagnia ha dichiarato che tali regole sono state introdotte dopo che alcuni passeggeri hanno cercato di imbarcarsi con outfit discutibili, come top corti o t-shirt con slogan volgari. La nuova politica non si limita all’abbigliamento: è previsto anche il divieto di body art (tatuaggi, piercing) che siano “osceni o offensivi”.

Anche altre compagnie aeree operative oggi negli Stati Uniti, come United Airlines e Delta Air Lines, hanno politiche simili a quelle di Spirit Airlines. United Airlines, ad esempio, ha dichiarato che i passeggeri possono essere rifiutati se sono a piedi nudi, indossano abiti “non appropriati” o “osceni”. Delta Air Lines avverte che se l’abbigliamento, l’atteggiamento o l’igiene di un passeggero creano un “rischio di offesa o disagio” per gli altri passeggeri, questi possono essere rimossi dal volo.

Sebbene le regole siano chiaramente esplicitate da alcune compagnie statunitensi, non tutte le linee aeree sono altrettanto trasparenti. Alcuni vettori europei, tra cui Jet2, Ryanair, TUI ed EasyJet, pur non avendo linee guida ufficiali pubblicate sui loro siti web, applicano regole simili in fase di imbarco.

Non a caso, un membro dell’equipaggio di una nota compagnia europea ha recentemente dichiarato che è assolutamente legittimo impedire l’imbarco a chi non rispetta un abbigliamento accettabile, ad esempio a chi indossa t-shirt con parolacce o loghi offensivi.

Cosa succede se non ci si veste in modo appropriato in aereo?

Le compagnie aeree, sia negli Stati Uniti che in Europa, sottolineano che il rispetto delle regole di abbigliamento non è solo una questione di ordine, ma di rispetto per gli altri passeggeri e per l’esperienza complessiva del volo. Il rischio di imbarcarsi con abiti inappropriati include il rifiuto di accesso al volo, con il passeggero costretto a cambiare abbigliamento o a scegliere un altro volo.

Sebbene queste regole possano sembrare eccessive per alcuni, le compagnie aeree oggi sono davvero sempre più decise a mantenere l’ambiente a bordo confortevole per tutti, riducendo i potenziali disagi che derivano da abbigliamento inadeguato o comportamenti problematici da parte dei passeggeri in volo.