Nelle Dolomiti Lucane esiste un luogo che, in occasione del solstizio d’inverno, rivela un segreto. Si tratta di Petre de la Mola (Pietra della mola), una Stonehenge tutta italiana, un complesso megalitico che si trova in cima al Monte Coccia, in Basilicata, all’interno del Parco Naturale di Croccia-Cognato. È, questa, un’area di riserva antropologica-naturalistica a protezione totale per via della presenza, oltre che di rare specie animali e vegetali, di numerose testimonianze archeologiche.
Cosa succede a Petre de la Mola durante il solstizio
Nel giorno del solstizio, che solitamente cade intorno al 21 dicembre, centinaia di persone si radunano intorno a questo luogo isolato e in mezzo alla natura a mille metri di altitudine aspettando il tramonto del Sole. In quel momento esatto, infatti, il Sole spunta attraverso una fenditura (artificiale, indicata con un’incisione rupestre) della roccia creando un effetto incredibile.
La scoperta di questo fenomeno è avvenuta per puro caso ed è stata fatta dal professor Marco Mucciarelli, geofisico dell’Università della Basilicata, che si accorse di un singolare effetto di illuminazione che avveniva a mezzogiorno in questo megalite.
Secondo gli studi condotti dagli esperti dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) Vito Francesco Polcaro, insieme all’archeologo Leonardo Lozito, vicepresidente nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia, in collaborazione con alcuni astronomi e archeologi sul sito lucano, Petre de la Mola sarebbe perfettamente allineato con il Sole a mezzogiorno e al tramonto nel giorno del solstizio d’inverno.
Un sito preistorico poco noto
È molto probabile che questa gigantesca roccia – perché di questo si tratta – già nell’antichità avesse la funzione di calendario, utile per i riti, per il raccolto e per eventi eccezionali. Intorno al gigantesco masso sono stati infatti rinvenuti degli scoli per l’acqua e delle incisioni, forse proprio per i rituali sacri durante il solstizio che, per tutti i popoli antichi, rappresentava un giorno molto importante dell’anno. La roccia è naturale, ma potrebbe essere stata spostata dall’uomo per essere posizionata in un punto simbolico, dove si trova tutt’ora.
Gli studiosi non sono riusciti a rintracciare alcuna documentazione sull’origine del nome del complesso megalitico, anche se in lucano, la ‘mola’ è il tipo di pietra utilizzato per affilare le lame.
L’intero sito archeologico copre una superficie di circa 60mila metri quadrati. Risalirebbe al neolitico (10.000 – 6.000 a.C.) e, secondo gli studiosi, fu abitato fino al IV secolo a.C.. Nei pressi del megalite c’è anche un insediamento fortificato risalente al IV secolo a.C. ubicato proprio sulla cima della montagna.
L’intero abitato era circondato da alcune cinte murarie fatte in blocchi perfettamente quadrati, di cui sono rimaste tracce significative. Nel tratto di muro meglio conservato c’è un ingresso che è diretto esattamente nel punto in cui sorge il Sole. Inoltre, sulle rocce sono stati rinvenuti alcuni petroglifi. Tra questi è particolarmente importante uno posto in prossimità del punto d’osservazione, che indica la linea che demarca il Nord e il Sud (la linea del meridiano) e la linea posta a 238° (in linea con il solstizio e con il tramonto) ed è poco probabile che questi allineamenti siano casuali.