Torino non è una città come le altre. Tra le sue tante particolarità c’è qnche quella legata all’esoterismo. Ci sono moltissimi luogi della città dal significato misterioso, che in pochi conoscono. Torino, infatti, soprannominata “la città magica”, perché ad essa sono legate miti e leggende di culti esoterici. Negli Anni ’70, il Papa la definì anche “città diabolica” perché è qui che s’incrociano i due triangoli della magia nera e della magica bianca. La città è nota per essere una delle punte del triangolo di magia nera, insieme alle città di Londra e San Francisco, ma anche una delle puntedel triangolo della magia bianca, con Praga e Lione.
Ma non è tutto. Sorta nel punto in cui il fiume Po (che rappresenterebbe il Sole) e la Dora (che indicherebbe, invece, la Luna) confluiscono, sarebbe dotata di “porte” nei punti cardinali. Infine, il 45° parallelo, la linea immaginaria che marca l’equidistanza dal Polo Nord e dall’Equatore, passa proprio per il centro di Torino e questo fatto accumulerebbe una grande quantità di magia positiva.
A Torino l’esoterismo è presente anche in diversi monumenti sparsi per la città, chiese e persino nella famosa Mole Antonelliana e a Palazzo Reale. Ci sono dei punti rappresentativi della magia bianca (quella buona), ma altri della magia nera (maligna). Infatti, pare che per anni le messe nere che venivano celebrate siano state un grosso problema per l’amministrazione cittadina, che ha dovuto chiudere il Mausoleo della Bela Rosin, oggi ristrutturato e divenuto una in biblioteca. In realtà, sparsi per la città ci sono simboli magici, mascheroni, draghi, meduse, serpenti e quant’altro che si sporgono dai meravigliosi edifici del centro storico. Non c’è angolo di Torino che non sia in qualche modo legato alla magia, bianca o nera che sia: Ecco i luoghi più suggestivi da non perdere.
Torino, città da sempre esoterica
Ci sono diverse storie all’origine della Torino esoterica. Pare che il Capoluogo piemontese sia sempre stato avvolto in un’aura magica. Alcuni riportano il mito di Fetonte, risalente ai tempi degli antichi egizi: figlio di Iside, la dea della magia, fondò Torino intorno al 1529 a.c. e alla città venne dato questo nome perché Cecrope, re di Atene, iniziò a immolare tori a Giove, dopo che questo si era unito a Io, che in seguito alla sua morte venne chiamata Iside. A sostenere questa tesi, la coincidenza che la città sorge dove confluiscono quattro fiumi, e l’acqua, per tutte le religioni, specialmente per quella egizia e greca, è simbolo di purificazione.
Seguendo, invece, una seconda versione, forse più veritiera, Torino venne fondata dai romani nel 28 a.C. per volere di Augusto, con il nome di Augusta Taurinorum, a presidio di confine dell’Impero. All’epoca, la città era divisa in due: nella zona occidentale, dove sorge il Sole, quindi a rappresentanza del lato più benigno del territorio, e nella zona occidentale, dove invece io Sole tramonta e sorgono le tenebre: è qui che venivano sepolti e crocifissi i condannati. Ecco perché ancora oggi chi crede a queste leggende divide la città in due zone, una nota per il bene e l’altra per il male che sprigiona.
La Mole Antonelliana
Tra i monumenti più famosi di Torino c’è sicuramente la Mole Antonelliana. Vero simbolo della città, è l’opera più conosciuta dell’architetto Alessandro Antonelli. Oltre ai significati più conosciuti, la Mole è uno dei simboli esoterici di magia bianca del Capoluogo piemontese. Secondo gli esperti di esoterismo, la Mole sarebbe un’enorme antenna che irradia l’energia positiva presa dal sottosuolo di tipo maschile (quella femminile è invece collegata alla Gran Madre) in grado di fare da equilibratore.
Una leggenda che riguarda la Mole vuole che custodisca il Sacro Graal, in quanto la statua della Fede davanti alla Gran Madre avrebbe lo sguardo rivolto proprio verso l’edificio. Inoltre, la Mole rappresenta uno dei tanti simboli massonici italici. Infatti, Antonelli, l’architetto che ne iniziò la costruzione nel 1863, era un massone.
Infine, Friedrich Nietzsche vide nella Mole l’immagine di Zarathustra. In una sua lettera scritta quando era a Torino, infatti, il filosofo riporta di averla “Battezzata Ecce Homo” e di averla “circondata nello spirito con un immenso spazio“. Secondo il suo biografo, Anacleto Verrecchia, Nietzsche amava pranzare nei dintorni della Mole per goderne dei benefici influssi.
La Gran Madre
La Gran Madre è una delle chiese più belle di Torino ed è considerata come un forte punto di magia bianca. Si dice che qui sia nascosto il Sacro Graal. A sostegno di questa teoria contribuiscono le due statue poste davanti alla chiesa: una di queste rappresenta la religione, l’altra invece incarna la fede, in quanto regge una coppa (che simboleggia, appunto, il Santo Graal). Si dice che lo sguardo della prima indichi il percorso da seguire per trovarlo (forse alla Mole Antonelliana, ma potrebbero anche essere il Palazzo di Città o Moncalieri, nel Medioevo frequentata dai Templari).
Infine, c’è da considerare il nome inusuale per un luogo di culto cristiano, in quanto evoca una pagana Grande Madre, intesa come madre di tutti i viventi, alla base di tutti i culti misterici dell’antichità.
Piazza Solferino e la sua fontana
La fontana Angelica di piazza Solferino è in bronzo e racchiude in sé la cultura massonica. Tra le quattro statue, le due maschili rappresentano l’autunno e l’inverno ed entrambe versano l’acqua dagli otri, simbolo di conoscenza. Metaforicamente parlando, rappresenterebbero il primo step che gli iniziati massonici devono compiere per completare il percorso massonico. Pare che rappresentino anche i due sostenitori delle colonne di Ercole, oltre le quali gli antichi credevano vi fosse l’infinito. Le figure femminili, invece, rappresentano la primavera e l’estate, l’amore sacro e l’amore profano.
La fontana, opera del 1929, doveva essere collocata davanti al duomo cittadino, ma incontrò l’opposizione della chiesa, a causa proprio delle simbologie non gradite. Era forse noto che la fontana era stata voluta da due massoni, Paolo Baiotti, ministro di Casa Savoia e Giovanni Riva?
Piazza Statuto
Piazza Statuto è un luogo considerato negativo, in quanto coincide con il vertice del triangolo di magia nera di cui la città farebbe parte con San Francisco e Londra. Pare, inoltre, che gli antichi romani avessero collocato in questa zona della città la necropoli e la vallis occisorum ovvero il patibolo dove venivano giustiziati i criminali. Ad aggiungere caratteristiche negative a questo luogo ci pensa poi lo snodo centrale delle fognature posto al centro della piazza che, nell’antichità, venivano chiamate “cloache” ossia “bocche dell’inferno”.
Il monumento più famoso di questa piazza, la fontana del Traforo del Frejus, pare sia suscettibile di un’interpretazione diversa dalla versione tradizionale, che vuole che questo monumento sia un omaggio ai minatori caduti duranti i lavori del traforo: per gli illuminati il Genio Alato rappresentato in cima è la personificazione di Lucifero, che guida le forze dell’oscurità, guardando con aria di sfida le forze benigne, ossia l’oriente, simbolo di luce e nascita. Inoltre, in precedenza sulla sua testa era collocata una stella a cinque punte che poi fu rimossa: forse un terzo occhio? Infine, nella piazza si trova anche l’obelisco geodetico, che sta a indicare il passaggio del 45° parallelo che, per gli esperti di magia, indica il centro delle potenze maligne della città.
Il portone del diavolo
Il portone del diavolo a Torino del Palazzo Trucchi di Levaldigi al civico 40 di via XX Settembre presenta un batacchio centrale che raffigura il demone con due serpenti mentre scruta chiunque bussi alla porta. Per questo è meglio conosciuto come il “portone del Diavolo”, un luogo che sarebbe carico di energia negativa e attorno al quale si narrano tante leggende. Quella più inquietante è sicuramente la storia dell’origine del portone: molti, infatti, raccontano che questo portone sia comparso improvvisamente in una notte, alimentando così leggende come quella che fosse opera del diavolo. Ad avvalorare l’ipotesi, anche misteriosi omicidi e sparizioni. Una su tutte, la storia del Maggiore Melchiorre Du Perril scomparso al suo interno nel 1817 e ritrovato vent’anni dopo, murato tra due pareti.
Via Lascaris e gli “occhi del diavolo”
In via Lascaris, una via secondaria nei pressi di Piazza Castello, c’era, in passato, una Loggia Massonica. Alla base del palazzo, oggi sede di una banca, si trovano delle strane fessure a forma di occhi, detti “infernotti”, che dovevano essere dei punti di sfiato e/o di illuminazione per i locali nel sottosuolo. Negli anni, a causa della loro strana forma, si è diffusa la credenza che si trattasse degli “occhi del diavolo”.
Piazza Castello
Nei sotterranei di Piazza Castello, probabilmente tra Palazzo Madama e Palazzo Reale, la leggenda dice che si trovino le Grotte Alchemiche: si tratta di luoghi in cui i grandi Alchimisti hanno il potere di trasformare anima e corpo in qualcosa di superiore, unendolo all’Essenza del Tutto. Durante gli scavi per la costruzione della ferrovia, infatti, è emersa un’antica necropoli ritrovata nel sottosuolo.
In queste stanze segrete sarebbe possibile operare sul tempo, sulla materia e sulle coincidenze, influenzando il futuro, il presente e il passato del mondo. Sulla superficie della piazza, invece, si trova la cupola del Guarini, che racchiude il talismano più “bianco” e potente della Cristianità: la Sindone.
Oltre a questo monumento, si trova nella piazza anche l’obelisco geodetico, detto anche “Guglia Beccaria”, sulla cui sommità sorge un astrolabio che, secondo gli esperti di magia, indicherebbe il cuore delle potenze maligne della città. Vicino alla piazza invece, in Via Lessona, si trova la Domus Marozzo dove si dice alloggiò Nostradamus venuto a Torino per curare la sterilità di Margherita di Valois, moglie di Emanuele Filiberto. Proprio qui, il mago incise su una lapide la scritta “Nostradamus ha alloggiato qui, dove c’è il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria, chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera”.
Palazzo Reale
La cancellata di Palazzo Reale segnerebbe il confine tra la città bianca e quella nera: il cancello del palazzo Reale, con le due stature dei Dioscuri, Castore e Polluce. La cancellata fu eseguita nel 1840 da Pelagio Palagi (1775-1860) e collocata per delimitare la piazzetta reale da piazza Castello. Ad ornamento furono posti dei candelabri sulla sommità dei pilastri, e dei pannelli con il simbolo mitologico della Medusa nella parte centrale. È qui che si trova l’immaginaria linea di demarcazione tra la Torino sacra e quella diabolica, tra la zona Est da quella Ovest, tra la parte della luce a quella delle tenebre.