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Rimini fuori stagione: viaggio sulle tracce di Federico Fellini

Rimini non è solo una meta estiva, ma una città dal ricco patrimonio storico e culturale da scoprire in qualsiasi stagione. Gli itinerari per visitarla sono diversi, da quelli pensati per approfondire il suo passato romano a quelli gastronomici (impossibile lasciare la città senza aver prima assaporato una delle sue piadine), fino ai viaggi culturali che vedono protagonista uno dei suoi figli d’arte: Federico Fellini.

Sogno e realtà si incontrano nel rapporto tra il regista e la sua città, un rapporto complesso, fatto di amore e odio che, se da una parte ha portato Fellini a non girare mai nessuna scena dei suoi film a Rimini, dall’altra la città, attraverso simboli e raffigurazioni oniriche, era una figura sempre presente. Quella che compare nella maggior parte dei suoi film, infatti, è la Rimini dei suoi ricordi giovanili, “una dimensione della memoria” come la definì durante un’intervista.

Guardando i suoi film, da Amarcord (Mi ricordo in dialetto romagnolo) a I Vitelloni, si ritrovano comunque molti luoghi di Rimini riprodotti a Cinecittà o in location reali che, a detta di Fellini, “sono più Rimini della vera Rimini“. Se state programmando un viaggio nella splendida città romagnola e siete fan del regista, segnatevi queste tappe in un itinerario da vivere rigorosamente con lentezza, a piedi o in bicicletta.

Chi era Federico Fellini

Prima di raccontarvi i luoghi del regista nella sua città d’origine, scopriamo chi era. Federico Fellini nacque a Rimini nel 1920, dove trascorse la sua infanzia. Il suo rapporto con il cinema comincia fin dagli anni del liceo, seppur in modo indiretto. Dalle grandi doti come caricaturista, venne richiesto dal cinema Fulgor per la realizzazione delle caricature dei divi utilizzate per promuovere i film proiettati.

Una volta trasferitosi a Roma, e dopo un periodo di lavoro presso la redazione del Marc’Aurelio, cominciò a collaborare come sceneggiatore con registi quali Roberto Rossellini e Alberto Lattuada. Nel 1952 diresse il suo primo film, “Lo sceicco bianco”, che non ebbe molto successo, a differenza del successivo. Nel 1953 girò “I Vitelloni”, che gli valse il Leone d’Argento a Venezia e che sancì il successo definitivo di Alberto Sordi.

Seguirono tutta una serie di film premiati e acclamati dalla critica, da “La Strada”, “Le notti di Cabiria” e ” 8½” premiati con l’Oscar, a “La Dolce Vita”, che invece vinse la Palma d’Oro a Cannes. Fellini continuò a vincere premi su premi fino alla sua morte, nel 1993.

Federico Fellini

Fonte: GettyImages

Federico Fellini a Venezia

I luoghi di Federico Fellini a Rimini

Sono diversi i luoghi del regista da scoprire a Rimini, che si tratti di posti affettivi, i quali hanno ricoperto un ruolo importante nell’universo creativo di Fellini, o delle location riprodotte all’interno dei suoi film.

Il Grand Hotel

Il viaggio a Rimini sulle tracce di Fellini parte da uno dei luoghi più iconici: il Grand Hotel, descritto dal regista come “una favola della ricchezza, del lusso, dello sfarzo orientale. Gli giravamo attorno come topi per darci un’occhiata dentro; ma era impossibile”. Con la sua facciata liberty e le stanze che ospitarono personaggi illustri (compreso lo stesso Fellini) era considerato il simbolo della dolce vita riminese. Un luogo ricco di fascino, diventato famoso in tutto il mondo grazie soprattutto al film Amarcord. Eletto monumento nazionale nel 1994, il Grand Hotel sorge nel Parco Federico Fellini, dove troverete anche la Fellinia, la gigantesca macchina fotografica costruita da Elio Guerra.

Il molo e il lungomare

A poca distanza dal Grand Hotel c’è il mare, dove venne girata una delle scene più surreali del cinema italiano di quegli anni. Stiamo parlando del passaggio del Rex in Amarcord, una sequenza notturna che lo vede emergere misteriosamente dal buio, interamente girata nella piscina di Cinecittà. Il lungomare riminese compare sia ne I Vitelloni, dove la palata (passeggiata sul porto) diventa l’emblema del film, che in Amarcord, teatro delle scorribande motociclistiche di Scurèza ad Corpolò.

Inoltre, le traverse che collegano il lungomare con Viale Vespucci e Viale Regina Elena portano i nomi dei film di Fellini. In tutto sono ventisei le strade situate nel cuore della Marina di Rimini dedicate al regista, a cui va aggiunta la via che attraversa il Parco Federico Fellini dedicata a Giulietta Masina.

Luoghi Fellini Rimini

Fonte: 123RF

Via Amarcord tra i luoghi dedicati a Fellini

Piazza Cavour e Piazza Tre Martiri

Amarcord è il film che, più di tutti gli altri, mostra la Rimini della memoria. Fellini la racconta attraverso due piazze: la prima è Piazza Cavour, con la scalinata esterna di Palazzo dell’Arengo “utilizzata” per la sequenza delle celebrazioni fasciste e la Fontana della Pigna, elemento ricorrente nella pellicola. La seconda fu interamente ricostruita a Cinecittà, frequentata da Fellini nella realtà e riprodotta nel film per la sequenza della benedizione degli animali.

Cinema Fulgor

Non lontano da Piazza Cavour si trova il luogo dove tutto ebbe inizio: il famoso Cinema Fulgor. È “il luogo dove da piccolo scoprii i film” disse Fellini, il posto che divenne come una seconda casa segnando definitivamente il suo destino. Nato nel 1914, il Cinema Fulgor vanta interni bellissimi dai colori caldi, con volute di legno incurvato e la bellissima scala che conduce in galleria. Il Fulgor propone due sale (Sala Federico e Sala Giulietta) ed è stato ridisegnato da Dante Ferretti in stile anni Trenta e Quaranta e qui, se avete tempo, vi consigliamo di omaggiare il regista sedendovi e guardando un film.

I murales di Borgo San Giuliano e il Memoriale

Terminiamo questo viaggio con due luoghi. Il primo è il pittoresco Borgo di San Giuliano, dove troverete tantissimi murales dedicati al regista e ai suoi film. Borgo di pescatori, la sua atmosfera fu raccontata da Fellini nei film “I Clown” e ovviamente “Amarcord”, oggi ricordati con i tanti disegni impressi sulle facciate delle case color pastello che risplendono di massima vitalità soprattutto durante la festa, organizzata ogni due anni, chiamata Festa de’ Borg.

Infine, terminate il vostro itinerario porgendo un ultimo saluto al regista, che riposa insieme alla moglie Giulietta Masina e al figlio Pier Federico nel Cimitero Monumentale di Rimini dove, all’ingresso principale, sorge La Grande Prua, il monumento dello scultore Arnaldo Pomodoro in ricordo di Fellini.

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Dove si trova il tartufo in Italia? I luoghi migliori per organizzare una caccia

In autunno bisogna portare in tavola i colori del bosco. Sono molti i prodotti di questo periodo, dalle castagne ai funghi, fino ai tartufi. Quest’ultimi sono i più amati dalla cucina gourmet e non solo, neri o bianchi che siano, da far cadere con delicatezza sul piatto tagliati a sfogliette. Sono tante le ricette che li vedono protagonisti, uova, risotti, spaghetti, un dettaglio in grado di donare sapore ed eleganza a ogni creazione gastronomica.

E l’Italia, di tartufi, ne è davvero ricca tanto da gettare le basi per la creazione dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo che vede la sua nascita in una città certamente non scelta a caso: Alba. È qui che nasce il diamante, il tartufo bianco di Alba, la specie di tartufo più pregiata in assoluto sia dal punto di vista gastronomico che economico.

Alba non è l’unico posto dove trovare i tartufi e, seppur le location più speciali restino un segreto, qui condivideremo con voi i luoghi migliori in Italia dove organizzare una caccia durante il weekend.

Cosa è il tartufo e chi può raccoglierlo

Il tartufo, tra i prodotti più apprezzati sulle tavole italiane e del mondo, è un fungo ipogeo. Pregiato e prelibato, ha fatto sì che la ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali’ diventasse ufficialmente parte della lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale nel 2021. Le tipologie più famose sono quelle bianche e nere ma, in realtà ne esistono molte altre. Dal tartufo uncinato a quello moscato, dal tartufo scorzone a quello nero invernale, le specie che possono essere raccolte e commercializzate in Italia sono diverse, ma non tutti possono dedicarsi alla ricerca.

Per raccogliere i tartufi bisogna possedere un tesserino d’idoneità, ottenibile dopo aver passato un esame. Sono da rispettare, inoltre, diverse regole importanti: dalla stagionalità di ogni tipologia di tartufo al divieto di raccolta di tartufi immaturi o avariati, fino alla norma che prevede il riempimento della buca o delle forate dopo l’estrazione.

Caccia tartufo Italia

Fonte: iStock

Caccia al tartufo con cane

Dove si trovano i tartufi in Italia

In Italia, le regioni che producono i tartufi più famosi sono il Piemonte, con il già citato tartufo bianco di Alba, le Marche dove cresce il tartufo bianco di Acqualagna e l’Umbria, con il suo tartufo nero di Norcia. Sono le più famose, ma non le uniche. Ecco i luoghi migliori, da Nord a Sud, per organizzare una caccia al tartufo.

Caccia al tartufo nel Nord Italia

Oltre il Piemonte, famoso per essere la terra del tartufo bianco pregiato, un’altra regione da tenere d’occhio è la Liguria, dove nella zona compresa tra le Langhe e l’Alta Val Bormida si può trovare sia il tartufo bianco che le diverse specie di tartufo nero. Anche le valli del fiume Scrivia e la zona del Monte Antola, fino al promontorio di Portofino, sono un luogo adatto alla loro ricerca.

Nelle zone della Lombardia, invece, bisogna dirigersi verso l’Oltrepò Pavese, compresa l’area a sud del Po e le golene dove si possono trovare tartufi neri e più raramente il bianco pregiato. Nella provincia di Mantova potrete raccogliere il prezioso tartufo bianco, il tartufo nero pregiato e lo scorzone. Salendo più a nord verso il Veneto, i cercatori dovranno andare verso i Colli Berici e i Colli Euganei per trovare il tartufo nero, mentre sulle colline del Garda e sui Monti Lessini troveranno le specie scorzone e nero pregiato.

Nel Trentino Alto Adige il tartufo nero pregiato e lo scorzone si nascondono nella Vallegarina, nelle Valle dei Laghi e in alcuni tratti della Valsugana, mentre alcune varietà di tartufo sono presenti anche in Friuli Venezia Giulia, soprattutto nelle zone di Spilimbergo, Valli del Torre e Cividale.

Tartufo nero

Fonte: iStock

Esempio di tartufo nero

Dove trovare i tartufi nel Centro Italia

L’abbiamo scritto anche in precedenza: l’Umbria è sicuramente la regione migliore dove andare a caccia di tartufi nel Centro Italia. Qui potrete trovare sia il nero pregiato che il bianco pregiato, entrambe considerate delle vere eccellenze grazie alla loro delicatezza e all’aroma. Nel dettaglio, il nero pregiato può essere raccolto nelle zone di Norcia e Spoleto, mentre il bianco nella zona di Città di Castello, Pietralunga e Gubbio.

Anche la Toscana vanta diverse città votate al Tuber e facenti parte dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo. Tra queste ci sono Arcidosso, Capolona, San Miniato e San Giovanni d’Asso. In particolare, il tartufo bianco pregiato può essere trovato nella zona delle Crete Senesi, di San Miniato e del Mugello, mentre quello nero pregiato nei Massicci calcarei del Chianti, nel Mugello della Montagnola Senese, nella Val di Chiana e nel Casentino. Sul territorio toscano è possibile cercare anche lo scorzone, frequente nei terreni calcarei coperti da querce e pinete artificiali nelle province di Arezzo, Firenze o Siena.

Restiamo nel Centro Italia e andiamo nelle Marche, dove il pregiato tartufo bianco può essere cacciato nella provincia di Pesaro e Urbino a Sant’Angelo in Vado, Acqualagna, Sant’Agata Feltria, oltre che nelle province di Ascoli Piceno o Venarotta.

I luoghi del tartufo nel Sud Italia e nelle Isole

Infine arriviamo ai luoghi migliori dove trovare i tartufi nel Sud Italia partendo dalla Calabria. Qui è la provincia di Cosenza a regalare i prodotti migliori, soprattutto tra il Massiccio del Pollino e la Sila e, in particolare, la città di Saracena, ricca di tartufaie spontanee e riconosciuta dall’Associazione Città del Tartufo. In Basilicata, invece, bisognerà dirigersi verso il Monte Volturino, dov’è presente il tartufo bianco pregiato. In generale, questa regione vanta anche altre specie come il nero liscio, il bianco pregiato, il nero di Bagnoli, quello uncinato e il brumale, oltre che il bianchetto o marzuolo e lo scorzone.

Passiamo alle Isole, dove in Sicilia i luoghi migliori si trovano nei monti Iblei, Sicani, Nebrodi e le Madonie, mentre in Sardegna i tartufi amano crescere nei terreni attorno a Laconi e Nurallao, due paesi dell’entroterra circondati da splendidi boschi secolari.

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Cosa vedere a La Marsa: una guida completa per esplorarla

La Marsa è una delle perle della Tunisia, una delle località balneari eleganti e affascinanti che si affaccia sul Mediterraneo a pochi km da Tunisi. Chi cerca un rifugio tranquillo ma ricco di storia e cultura lo troverà in questo angolo suggestivo dove la modernità ha trovato modo di miscelarsi perfettamente alla tradizione. La Marsa non è solo un luogo dove rilassarsi in spiaggia ma anche un punto di partenza ideale per scoprire i dintorni di Tunisi. Continuate la lettura per scoprire una Tunisia autentica fatta di luoghi e sapori indimenticabili.

Alla scoperta di La Marsa

Rientra senza dubbio tra le destinazioni più belle della Tunisia: La Marsa dista appena 18 km da Tunisi e proprio la vicinanza con la capitale la rende pratica per gite in giornata o di un paio di giorni. Si tratta di una località balneare e per questo viene scelta spesso per le sue spiagge ma ha molto di più, scopriamo insieme cosa non perdere. Quando si parla di La Marsa, oltre alle spiagge, tra i luoghi cult viene in mente il palazzo Abdalliya un tempo residenza di Abu Abdallah Mohamed che incarna pienamente quella cheè l’architettura musulmana ma non è certo l’unico luogo iconico da scoprire.

Le spiagge di La Marsa

Il principale richiamo di La Marsa sono le sue spiagge. Con una distesa di sabbia bianca si rivela il luogo ideale per rilassarsi sotto il sole o fare una nuotata nelle acque limpide del Mediterraneo.  Tra le più belle da non perdere? La Goulette plage, Raued plage e plage de La Marsa: tutte e 3 a ingresso libero con fondo di sabbia fine e tantissimi servizi. C’è chi chiama La Marsa lido ma è molto di più di un sobborgo balneare di Tunisi. I local e i turisti ne apprezzano non solo le spiagge ma soprattutto il lungomare dove ci si concede passeggiate e ci si ferma per una cena gustando specialità locali.

Lungomare di La Marsa

Fonte: iStock

Passeggiare sul Lungomare di La Marsa, un passatempo perfetto in vacanza

Il mercato di La Marsa

Non si può dire di aver visto questo territorio senza aver visto almeno un mercato local e quello di La Marsa non fa eccezione: tra souvenir, prodotti di artigianato, spezie, tessuti e ceramiche avrai l’imbarazzo della scelta per scegliere un acquisto per te o un dono per qualcuno di speciale che ti aspetta a casa.

Il parco di Essaada

Cerchi un momento di relax e di verde? Visita il parco di Essaada; un tempo faceva parte del palazzo del principe ottomano ma oggi è uno spazio pubblico attrezzato apprezzato dai local per ripararsi dal sole e rilassarsi all’aperto. Perfetto per una camminata, un pic nic o un momento ricreativo con i bambini è assolutamente da non perdere.

Il cimitero di Sidi Abdelaziz

Potrebbe risultare macabro questo consiglio ma in realtà il cimitero di Sidi Abdelaziz è molto più di un luogo in cui riposano le salme; il luogo simbolo di storia e cultura è diventato la sepoltura di uno dei santi più venerati nella zona e ha come plus una vista incantevole per scattare foto memorabili.

Il Café Saf-Saf

Non puoi dire di aver visto La Marsa senza almeno una sosta all’iconico Café Saf-Saf. Storico, risale al XIX secolo ed è una vera istituzione per i local. Qui potrai guistare un buon tè alla menta, lasciarti coccolare dalla musica tradizionale e soprattutto vivere da vicino quella che l’atmosfera tunisina più autentica. Una delle chicche è il pozzo centrale che fa da fulcro per tutta la struttura, parte della quale risulta ombreggiata.

Il Palazzo Ennejma Ezzahra

Una delle tappe must per chi visita questa località è il palazzo Ennejma Ezzahra. La residenza prestigiosa, datata XX secolo, è stata edificata per opera del barone Rodolphe d’Erlanger e oggi è stata trasformata in un museo dedicato alla musica araba. Non solo scoprire una parte culturale importante ma vedere il palazzo stesso, capolavoro architettonico, ti conquisterà. Plus la presenza di giardini magnifici e decorazioni di mosaici imperdibili.

Sidi Bou Said, il villaggio dei sogni

Poco distante dal centro di La Marsa si trova Sidi Bou Said, un pittoresco  villaggio caratterizzato da case imbiancate a calce e dettagli blu che creano un’atmosfera unica. Scoprire gli angoli più nascosti passeggiando per le stradine è un piacere per gli occhi, tra balconi colorati e scatti fotografici non perdetevi una pausa al Café des Delicés per assaporare il tè alla menta e godere della vista panoramica sul mare.

I dintorni di La Marsa: cosa vedere

Situata a pochissimi km da La Marsa, Cartagine è una tappa obbligata nei dintorni di Tunisi per chi ama la storia; questo antico sito archeologico è patrimonio dell’umanità Unesco e offre uno sguardo affascinante sulla civiltà fenicia e romana.  Le terme di Antonino, uno dei complessi termali più imponenti dell’antichità e il museo nazionale di Cartagine sono imperdibili. Le rovine, affacciate sul mare saranno una cornice perfetta per ricordi fotografici indimenticabili.

Nei dintorni di Tunisi, a circa 17 km,  si trova Douar Hicher, di importanza storica per la battaglia da cui prende il nome, oggi è principalmente un centro residenziale con un museo, il Museo Nazionale specializzato nella storia della regione; imperdibili il Mausoleo di Sidi Bou Ali e la Moschea situata vicino al Mausoleo. Se amate gli Hammam l’Hammam Guergour potrebbe stupirvi e regalarvi l’experience di relax che sognate. Infine imperdibile, una passeggiata alla scoperte del souk della cittadina, il caratteristico mercato all’aperto dove trovare souvenir di artigianato e prodotti locali.

Thuburbo Majus

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Cosa vedere vicino La Marsa: Thuburbo Majus

Meno conosciuta rispetto a Cartagine e distante 60 km da Tunisi, Thuburbo Majus è una gemma archeologica imperdibile. Originariamente città punica è oggi uno dei siti archeologici più belli della Tunisia. Antica colonia romana per veterani di guerra, molti reperti della zona sono visibili al museo del Bardo di Tunisi. Regalatevi una passeggiata indietro nel tempo scoprendo il Tempio della Pace e il Tempio di Mercurio. Tra ciò che ha da offrire la città e le località limitrofe, La Marsa risulta una meta top per visitare la Tunisia dopo aver scoperto la vicinissima Tunisi.

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Il villaggio di Ginostra, l’isola delle donne

Sull’incantevole isola di Stromboli, la più settentrionale dell’arcipelago delle Eolie, si trova un piccolo villaggio che sembra essere quasi sospeso nel tempo. Si tratta di Ginostra, quella che gli abitanti dell’isola definiscono come una “metaisola”, ovvero un mondo a sé stante.

L’accesso a Ginostra può avvenire esclusivamente via mare e l’approdo viene riconosciuto da molti come, probabilmente, il porto più piccolo del mondo. È solo uno dei tanti dettagli che rende questa località unica nel suo genere. Ginostra è abitata da solo circa 30 abitanti, le automobili sono inesistenti, la connessione con il mondo esterno è davvero ridotta a rare occasioni e vige una sola regola: il silenzio. In questa cornice così suggestiva come l’isola di Stromboli, nasce il nome “l’isola delle donne“, un nome evocativo e carico di significati, che deriva dal greco “gunaykos”, termina che indica le donne, e richiama ad una leggende affascinante.

La leggenda delle tredici fanciulle

Una delle storie più suggestive legate a Ginostra racconta di tredici fanciulle turche, che vennero condannate ad una sorte crudele a causa di gravi colpe. Queste donne vennero abbandonate in balìa del mare, trascinate dalla tempesta fino alla baia di Carini, l’odierna Ginostra. Qui, secondo la leggenda, rimasero per sette anni prima di essere ritrovate dai parenti, per un incontro che diede vita ad un primo insediamento della zona.

Da dove nasce questa leggenda? Le origini si legano a Plinio il Giovane, colui che in una lettera all’allora imperatore Traiano, scrisse di queste donne, considerate quasi come un premio per i vincitori delle battaglie, come fossero un riconoscimento divino per chi osava affrontare il mare aperto e tutte le sue insidie.

Un villaggio senza tempo

Con la sua storia così affascinante, la sua bellezza naturale conservata gelosamente dai suoi pochissimi abitanti, Ginostra è in grado di attirare tutti quei viaggiatori che sono alla ricerca di un’esperienza autentica, lontana dalle rotte turistiche più battute. Qui si vive a pieno il concetto di “lentezza”. In effetti quella di Ginostra, dal greco gunaykos – le mulieris latine – è un’isola nell’isola, dove non si usano automobili e le giornate scorrono con un ritmo che segue quello del sole, del mare e dell’imponente vulcano Stromboli, mai ignorato dalla popolazione locale.

Il villaggio è il simbolo di una Sicilia antica e preservata, con pochissime strutture turistiche, che richiede adattamento ed una disponibilità a rallentare e ad “ascoltare” la natura circostante. Le abitazioni sono poche e semplici e si integrano completamente nel paesaggio circostante, caratterizzate da colori che sembrano richiamare la terra ed il mare, e dai cui balconi si può godere di un panorama unico sul mare.

Vicolo stretto del villaggio di Ginostra, dove non esistono strade per automobili, con fiori e architettura tradizionale

Fonte: iStock

Vicolo stretto del villaggio di Ginostra

Cosa fare e vedere a Ginostra?

Visitare Ginostra significa immergersi in un’esperienza a contatto diretto con la natura. Le spiagge vere e proprie su questa parte della bellissima isola di Stromboli, ma ci sono delle scogliere dalle quali si può godere di un mare cristallino ed incontaminato. Uno dei punti di interesse principale di Ginostra è il piccolo porto, dove le barche dei pescatori locali ormeggiano e che rappresenta uno dei simboli della comunità locale.

Domina il villaggio la Chiesa di San Vincenzo, dalla quale i visitatori possono godere di una vista spettacolare sul mare. La struttura rispecchia le linee architettoniche semplici del villaggio, raccontando la storia di fede e resistenza di questa comunità che negli anni ha dovuto convivere con le forze della natura, come quella del mare e del vulcano. Questa Chiesa è un luogo così importante per la comunità in quanto le celebrazioni religiose sono dei veri e propri eventi, in un certo senso, intimi, in quanto raccolgono tutti gli abitanti locali. Allo stesso tempo è un luogo che rappresenta la forza e lo spirito di adattamento dei suoi abitanti. Basti pensare che, oltre alle numerosi eruzioni vulcaniche dello Stromboli, a volte molto violente, fino ai primi anni Duemila, Ginostra non aveva l’elettricità e gli abitanti si affidavano a generatori, con una connessione minima col mondo esterno. Un cambio che avvenne nel 2004, quando venne finalmente installata una rete elettrica, nonostante la quotidianità sull’isola sia rimasta profondamente legata alla natura.

Un’altra esperienza che i visitatori non possono perdere a Ginostra è l’escursione guidata al vulcano Stromboli. Salire richiede un certo impegno fisico, ma una cosa è certa: da lassù si possono osservare le continue eruzioni del vulcano e godere di una vista impareggiabile sulle vicine isole Eolie. Essendo lo Stromboli un vulcano dall’attività persistente, i momenti migliori per le escursioni sul vulcano sono al tramonto o in serata, così da apprezzare meglio i giochi di luce creati da quella che viene riconosciuta come “attività stromboliana”, ovvero delle piccole esplosioni di lava, che avvengono separatamente tra loro e che scendono verso il mare.

Piccola attività stromboliana dello Stromboli, vulcano alle cui pendici sorge il villaggio di Ginostra

Fonte: iStock

Piccola eruzione del vulcano Stromboli

Un luogo naturale da proteggere

La delicatezza e l’equilibrio naturale di Ginostra richiedono molta attenzione da parte dei visitatori dell’isola. Infatti, essendo un luogo così remoto ed incontaminato, è importante che i visitatori rispettino l’ambiente e le tradizioni locali. Qui non esistono resort di lusso o grandi strutture turistiche e questo fa parte del suo fascino.

Nel corso degli anni sono state implementate alcune misure per preservare l’isola, come il divieto di costruire nuove infrastrutture turistiche invasive, ma anche la promozione di pratiche sostenibili fra gli abitanti ed i visitatori. Ginostra, infatti, è una meta indicata per tutti quei viaggiatori interessati all’ecoturismo e alla sostenibilità e la scarsa presenza di strutture turistiche ha permesso di mantenere un basso impatto ambientale.

Per chi visita Ginostra, è essenziale adottare pratiche responsabile. La gestione dei rifiuti, ad esempio, è un tema estremamente cruciale, in quanto il solo accesso via mare rende il trasporto dei materiali abbastanza complesso. Per questo sull’isola si incoraggia all’uso di materiali biodegradabili e sostenibili, ad esempio. Anche l’utilizzo dell’acqua dolce è un argomento molto importante, in quanto conservata in alcune cisterne per l’utilizzo quotidiano. I viaggiatori sono quindi invitati a ridurre il consumo e ad evitare sprechi di qualsiasi prodotto e alimento.

Visitare Ginostra non è per tutti. È un luogo che richiede silenzio e rispetto. Chi decide di visitare questo villaggio, però, sarà in grado di vivere un’esperienza unica, quasi di un’altra epoca, lasciandosi trasportare da un ritmo di vita diverso e, soprattutto, dalla natura circostante.

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National Geographic loda la bellezza di Rimini, la città oltre le spiagge

National Geographic scava in profondità per svelare ai suoi lettori le bellezze meno scontate delle città italiane. L’ultimo approfondimento è stato dedicato a Rimini, dove la rivista consiglia di andare oltre i tanti chilometri di litorale, da sempre tra le mete predilette per chi ricerca sulla riviera romagnola l’atmosfera delle classiche estati all’italiana. Come non essere d’accordo!

Rimini è “una dimensione della memoria”, un “pastrocchio, confuso, pauroso, tenero, con questo grande respiro, questo vuoto aperto del mare” per utilizzare le parole del regista Federico Fellini, che qui nacque e da qui trasse ispirazione per creare gli immaginari onirici delle sue pellicole. La città è anche un luogo ricco di storia: fu fondata dai Romani nel 268 a.C. e arricchita di palazzi e affreschi durante il Rinascimento.

L’apertura della sua prima spiaggia pubblica a metà del XIX secolo diede il via al rapido sviluppo del turismo di massa che, se da una parte ha portato sempre più persone lungo le sue coste, dall’altra creò una particolare nomea che associava automaticamente Rimini a feste e discoteche. Se non avete mai visitato la città, o se l’avete sempre guardata dal punto di vista sbagliato, questi suggerimenti potrebbero fare al caso vostro, da tenere a mente per un weekend adatto in ogni stagione e non solo d’estate.

Le bellezze storiche della città

La rivista National Geographic, per raccontare ai suoi lettori le bellezze di Rimini, ha scelto di mettere in evidenza il suo passato storico. Furono i Romani a sceglierla come località prediletta grazie alla sua posizione strategica: la città, infatti, si trovava alla confluenza delle due strade chiave attraverso le quali si affermava il dominio imperiale. Da una parte la Via Flaminia, che correva verso sud fino a Roma, e dall’altra la Via Emilia, che tagliava una striscia di 140 miglia verso nord-ovest attraverso la fertile Valle del Po.

Il patrimonio romano della città romagnola, un tempo conosciuta con il nome di Ariminum, è davvero molto ricco: per scoprirlo partite dal Ponte di Tiberio, il monumento intorno al quale, nel 268 a.C., venne fondata ufficialmente la prima colonia della Rimini antica. Iniziato da Augusto nel 14 d.C. e completato da Tiberio nel 21, fu realizzato utilizzando la pietra d’Istria e, nel tempo, è sopravvissuto a tanti eventi di natura bellica e meteorologica.

Parte dell’antico foro romano, invece, è Piazza dei Martiri, in origine intitolata a Giulio Cesare, oggi dedicata ai partigiani riminesi uccisi nella Seconda Guerra Mondiale. Tra le bellezze storiche da non perdere ci sono anche il Lapidario Romano, l’Arco di Augusto e la Casa del Chirurgo, una domus risalente alla seconda metà del II sec. d.C e scoperta durante gli scavi del 1989.

Arco di Augusto Rimini

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L’Arco di Augusto a Rimini

Il borgo di San Giuliano e il cibo tipico

Impossibile visitare Rimini senza fare un salto nel borgo di San Giuliano. Ex quartiere di pescatori, è un delizioso dedalo di viuzze e casette colorate adornate con murales che raccontano il suo passato reale o quello impresso nei film del suo cittadino più celebre, ossia Fellini. Uno dei momenti più belli per visitare il borgo è in occasione della sua Festa de’ Borg.

Si tratta di un evento molto sentito organizzato ogni due anni, amato dai riminesi e non che, in occasione delle diverse giornate di festa, invadono le stradine del borgo con musica, balli, spettacoli, cibo e vino.

Infine, i grandi classici lodati da National Geographic riguardano il cibo. Tra le specialità più amate c’è la piadina, considerata “la più romagnola delle specialità romagnole”, proposta in tante varianti diverse, dalle farciture più tradizionali a quelle create con originalità. Noi aggiungiamo lo squacquerone, un formaggio dal sapore unico e inimitabile prodotto in una zona geografica ben delimitata, compresa tra le province romagnole di Ravenna, Forlì-Cesena e, ovviamente, Rimini.

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Giornate FAI d’autunno, i luoghi da vedere

Il 12 e 13 Ottobre 2024 avranno luogo le Giornate FAI d’autunno, l’evento nazionale di partecipazione attiva e di raccolta pubblica di fondi, giunto alla 13° edizione. L’obiettivo del FAI è prendersi cura del patrimonio artistico, storico e paesaggistico dell’Italia e in queste due giornate autunnali si celebreranno i tesori del paese con tante iniziative. Da Nord a Sud ben 700 luoghi d’arte, storia e natura che solitamente sono inaccessibili al pubblico, apriranno le porte in 360 città anche grazie all’impegno di migliaia di volontari in ogni regione.

Il programma completo dell’edizione 2024 si può trovare sul sito ufficiale http://www.giornatefai.it con visite a monumenti, paesaggi sconosciuti, edifici architettonicamente degni di nota, e altri luoghi che custodiscono una ricchezza artistica e culturale con una storia antica. Il FAI invita a intraprendere un viaggio sulle tracce di palazzi storici, ville, chiese, collezioni d’arte, laboratori artigiani, siti archeologici e produttivi, borghi, e aree naturalistiche che tolgono il fiato. Vediamo insieme alcuni dei luoghi da non perdere.

Le giornate FAI a Roma

Nella capitale si potrà visitare Palazzo Sciarra, sede della Fondazione Roma che al suo interno presenta ambienti molto eleganti come il Gabinetto degli Specchi e la Biblioteca del Cardinale. Inoltre si potrà ammirare la Fontana dell’Acqua Paola voluta da Papa Paolo V Borghese nel ‘600 che molti oggi chiamano anche il Fontanone del Gianicolo. Sempre nei dintorni sarà aperta al pubblico l’American Academy of Rome fondata nel 1894 e il Bosco Parrasio dove si sono riuniti i poeti dell’Accademia Arcadia per circa tre secoli.

La Tomba degli Scudi a Tarquinia

Dalle 10 alle 17 del 12 e 13 Ottobre sarà possibile visitare la Tomba degli Scudi a Tarquinia. Lo splendido ipogeo etrusco sarà visitabile per due giorni sotto la supervisione della delegazione Fai Viterbo. “La Tomba degli Scudi è il nostro “luogo del cuore” – ha detto la capodelegazione del Fai Viterbo Lorella Maneschi – Un gioiello artistico che abbiamo reso nuovamente alla città, tra il 2016 e il 2018, con un complesso restauro che ha interessato la camera centrale e ha consentito di rendere l’ipogeo fruibile dopo decenni di chiusura a causa del suo precario stato di conservazione. Il recupero ha permesso ai dipinti murali e alle rare epigrafi in lingua etrusca, che decorano questo importante sepolcro gentilizio di età ellenistica, di tornare a splendere. L’intervento è stato realizzato grazie ad un contributo assegnato a seguito della settima edizione dei Luoghi del Cuore e al cofinanziamento della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, a cui si sono aggiunti altri piccoli contributi ricevuti da partner locali”.

La Tomba degli Scudi si trova nella Necropoli etrusca di Monterozzi, inserita nel 2004 nel Patrimonio Unesco. La posizione precisa è nella porzione di necropoli chiamata “Primi Archi”, fuori dal recinto della Necropoli a cui si accede con biglietto. Si trova nelle vicinanze della città che vanta un bellissimo borgo medievale, importanti chiese romaniche e il palazzo Vitelleschi, sede di uno dei più importanti musei nazionali archeologici che raccoglie i reperti provenienti dalla città e dalla necropoli etrusca. Scoperta nel 1870, la Tomba degli Scudi è una delle più grandi tombe di Tarquinia, definite il primo capitolo della pittura italiana e che rappresentano un documento eccezionale per la pittura e la cultura del mondo etrusco. La Tomba degli Scudi sarà visitabile dalle 10 alle 17. È consigliato lasciare l’auto nel vicino parcheggio del cimitero moderno “San Lorenzo”.

Le giornate FAI in Lombardia

In occasione delle giornate FAI d’autunno a Milano si potrà visitare il Palazzo Melzi d’Eril, sede della Fondazione Cariplo e Palazzo Cusani. Poi aprirà le porte il Campus Bovisa del Politecnico in via La Masa che ospita la Scuola di ingegneria industriale e dell’informazione. In Lombardia si può approfittare anche per visitare il Castello di Valverde affacciato sulla Città Alta a Bergamo, restaurato tra il 1926 e il 1930.

Le giornate FAI a Torino

Come perdere l’occasione di visitare la Villa d’Agliè a Torino, rimasta quasi immutata da inizio ‘600 con soffitti a cassettoni, sale con carta da parati cinese e un parco storico di ippocastani e tigli. O al centro Palazzo Graneri della Roccia, sede del Circolo dei Lettori con un gabinetto cinese molto curioso che risale a metà ‘700 ed è stato recentemente restaurato. In Provincia di Torino, a Susa, poi si apriranno i Campanili di San Giusto e di Santa Maria Maggiore.

castello Bergamo

Fonte: Ufficio Stampa

Il castello di Valverde a Bergamo

Le giornate FAI in Emilia Romagna

A Bologna apre eccezionalmente Palazzo Grassi, sede del Circolo Ufficiali che di solito non è aperto al pubblico. A Modena invece si potrà visitare il Collegio dei Nobili di San Carlo nato nel 1926 per educare i giovani aristocratici che oggi invece è destinato alla formazione accademica di eccellenza nei campi della filosofia, scienze umane, sociali e religiose.

Le giornate FAI a Napoli

Palazzo San Giacomo apre le porte a Napoli per le giornate FAI d’autunno il 12 e 13 Ottobre. Un palazzo comunale degli anni ’30 realizzato dall’architetto Marcello Piacentini, da cui si può godere di una bellissima vista sulla Piazza del Municipio stando sui balconi della Sala della Giunta. Si vede persino il Vesuvio che domina il panorama. Per chi è incuriosito dalla “Napoli sotterranea” si può approfittare per vedere l’Ipogeo di Piazza del Plebiscito che si trova sei metri sotto la Basilica di San Francesco di Paola.

Le giornate FAI a Genova

L’Istituto Idrografico della Marina aprirà le porte a Genova, all’interno di Forte San Giorgio, uno dei bastioni della cinta muraria del ‘500 con le cartografie e le mappe dei fondali e di navigazioni che hanno ancora un estremo fascino. I visitatori potranno entrare persino nella Stanza del Tempo dove si trovano conservati gelosamente pendoli e orologi di epoche lontane.

Le giornate FAI a Perugia

L’Oratorio San Francesco dei Nobili sarà aperto al pubblico a Perugia, come testimonianza del primo barocco perugino. Si potrà ammirare il complesso pittorico di Giovanni Antonio Scaramuccia, che risale al 1611 e 1625.

Le giornate FAI in Sicilia

A Palermo sarà possibile entrare nella Sede dell’Ordine degli Architetti della Provincia all’interno dell’ex Palazzo Florio, oggi Palazzo Wirz all’Olivuzza dove aprirà l’appartamento privato della famiglia Mannella. Invece a Messina si potrà visitare la sede della Gazzetta del Sud, nata nel 1952.

Le giornate FAI a Bari

La Banca d’Italia, uno degli edifici più monumentali della città pugliese che ha visto la luce nel 1932, aprirà le porte per l’evento FAI e i visitatori potranno ammirare le vetrate liberty del Salone del Pubblico e lo scalone in marmi pregiati che porta fino alla Sala del Consiglio.

Torino Villa d'Agliè

Fonte: Ufficio stampa

Villa d’Agliè aperta per le Giornate FAI d’autunno

Altri luoghi da non perdere

Oltre alle grandi città anche i piccoli comuni parteciperanno a questa iniziativa del FAI aprendo al pubblico luoghi che raccontano storie poco note ma di valore. Per citarne alcuni la Villa del Castellaccio a Uzzano, Villa Forni Cerato a Montecchio Precalcino, il Santuario della Via Crucis a Cerveno. O i borghi suggestivi e tradizionali come Tellaro, Valmontone, Sinalunga. E infine alcune aperture in nome della sostenibilità per conoscere la natura del nostro paese come Villa d’Ayala a Valva, Il Complesso di Santa Croce di Campese a Bassano del Grappa, La Riserva Laghi Lungo e Ripasottile a Rieti, le Gole di Candela a Rotondella. Per l’elenco completo potete visitare il sito delle Giornate FAI e non perdervi nessuna apertura speciale in queste due giornate ricche di storia, cultura e divertimento.

Le Giornate FAI d’autunno chiudono la Settimana di sensibilizzazione RAI dedicata ai beni culturali che si svolge dal 7 al 13 Ottobre da più di dieci anni e coinvolgono molti giovani su tutto il territorio. “Il bello, la forza, l’originalità delle Giornate FAI d’Autunno consiste proprio nella straordinaria e inaspettata varietà delle scelte, nella sorpresa che sempre si rinnova di ciò che la nostra Rete Territoriale identifica per le aperture; e ancora e soprattutto questo “bello” sta nella fantasia di una schiera di italiani civili ed energici che si mettono al servizio del Patrimonio comune attraverso il FAI. Questo è il senso più profondo della tredicesima edizione delle Giornate FAI; un grande segnale di ottimismo, di vigore, di fratellanza civile di tanti cittadini – delegati, volontari e “Apprendisti Ciceroni” – per i loro concittadini”, ha dichiarato il Presidente del FAI Marco Magnifico.

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Stati Uniti nella top list dei viaggiatori italiani

Il sogno americano continua ad affascinare i viaggiatori italiani, con un incremento significativo delle prenotazioni e nuove tendenze di viaggio. È quanto risulta dai dati di Visit USA Italia, secondo cui l’estate 2024 ha segnato la ripresa decisa del turismo italiano verso gli Stati Uniti. Gli italiani quest’estate sono andati soprattutto nelle grandi città americane, nei parchi nazionali e hanno optato per esperienze immersive.

Le mete più amate dagli italiani negli Stati Uniti

Le grandi città come Los Angeles, Miami, New York, San Francisco e Las Vegas sono state le protagoniste per la maggioranza dei viaggi, anche in quanto punto di partenza per itinerari immersivi alla scoperta dei parchi americani o di un’America più selvaggia e iconica, come testimoniano le tante miglia percorse dai turisti che hanno scelto la formula Fly & Drive sulle interminabili Highways, doppiando, quasi, il tour guidato in termini di prenotazioni assolute. Questa formula del viaggio on the road ha portato anche alla scoperta di nuove ed affascinanti sistemazioni come i glamping e i bed & beakfast, garantendo, soprattutto su rotte storiche come l’intramontabile Route 66 (che nel 2026 festeggerà il centenario), alternative più immersive e local rispetto ai più classici motel o alle catene alberghiere.

On the road

La strada, il viaggio itinerante, la scoperta pianificata rimangono una costante del viaggio negli Stati Uniti d’America. Il viaggiatore italiano vuole scoprire la destinazione, immergersi nella vita locale ottimizzando un tempo medio di vacanza che va dai dieci ai 15 giorni di permanenza media.

Fuori dalla rotte più battute

Prendendo in considerazione sempre più la Real America, l’estate 2024 ha generato un interesse crescente verso itinerari meno battuti che hanno spinto il turista italiano alla scoperta di Stati alternativi rispetto ai soliti e maggiormente battuti circuiti turistici. Primo fra tutti, il blocco degli stati del Great American West che include gli stati di Idaho, North Dakota, South Dakota e Wyoming, così come le mete più “selvagge” come l’Alaska, l’Oregon e lo Stato di Washington.

Considerato un viaggio importante, da organizzare per tempo, gli Stati Uniti hanno generato un buon trend di advance booking fissando il periodo di prenotazione ideale tra i 4 ed i 6 mesi prima della partenza. Senza dubbio un dato interessante, spiegano da Visit USA, che permette di annoverare il turista italiano nella sezione “viaggiatore moderno”, quello in grado di acquisire le giuste informazioni, utilizzare le nuove tecnologie e far tesoro del supporto necessario alla creazione di un viaggio interessante e soddisfacente da parte di consulenti specializzati quali tour operator e agenzie di viaggio ma che vuole lasciarsi uno spazio libero per l’esplorazione personale.

Cosa dicono gli esperti

Il 2024 fornisce anche un dato molto chiaro in termini di scenario di mercato. Stiamo assistendo al ritorno degli specialisti, quei piccoli tour operator sempre più preparati e sempre più interessanti in termini di offerta, che propongono esperienze di viaggio originali e molto spesso impegnandosi in prima persona nell’attività di tour leader. Fenomeno, questo, che non impatta ma arricchisce e completa il lavoro dei grandi tour operator nazionali che su volumi importanti hanno determinato il successo della destinazione. L’estate americana per gli italiani è iniziata presto, con molte partenze già nel mese di giugno, seguite dai periodi più classici di luglio e agosto, ma con una buona coda su settembre. Anche le compagnie aeree confermano il trend positivo sul 2023 e l’introduzione di nuove rotte dirette, vedi Boston, per esempio, sono il risultato di un mercato che ha ritrovato lo slancio giusto per tornare ad essere tra i primi in Europa.

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Viterbo, guida e itinerari alla scoperta della città della Tuscia

La città di Viterbo sorge nel Nord del Lazio e, più precisamente, in una zona che, per l’appunto, viene chiamata Tuscia Viterbese. È una città antica, molto probabilmente di origini etrusche, che affascina tutti i suoi visitatori per la presenza di preziosi vicoli, monumenti di varie epoche, casette in pietra e per i dintorni ricchi di natura e luoghi di interesse da non perdere. Scopriamo insieme cosa visitare in questo gioiello del Lazio.

Viterbo, informazioni utili

Posta a circa 320 metri sul livello del mare, Viterbo è una città di arte e di cultura ma anche di natura: prende vita a ridosso dei Monti Cimini e tra il Lago di Bolsena e quello di Vico (a poca distanza c’è pure il mare). Il suo centro storico è un piccolo capolavoro, talmente tanto ben conservato che pare catapultare direttamente nel Medioevo.

La sua è una storia antichissima e che fonda le radici ai tempi degli Etruschi, che qui hanno lasciato numerose tracce, alcune visibili nel Museo cittadino e altre in giro per la città e nelle zone circostanti. Nel corso dei secoli è stata anche una realtà ricca e potente, tanto che tra il 1200 e il 1300 controllava quasi 50 castelli e divenne persino la sede preferita di molti papi. Non vi sorprenderà sapere, quindi, che uno dei suoi appellativi è “Città dei Papi”.

Una piccola curiosità: è proprio a Viterbo che nacque la parola “conclave” e per un fatto molto curioso. Tale termine, infatti, deriva dal latino cum clave, cioè “(chiuso) con la chiave” o “sottochiave”, e fu utilizzato a causa delle divergenze dell’epoca tra i cardinali che dovevano eleggere il successore di papa Clemente IV: il popolo viterbese, esasperato dalla situazione, decise di rinchiudere tutti all’interno del palazzo (clausi cum clave) finché non si fosse trovato un accordo, arrivando a scoperchiare il tetto e a razionare i rifornimenti di cibo per i religiosi.

Ma non è di certo finita qui, perché Viterbo è anche città termale e detentrice di una delle delle feste tradizionali più belle del nostro Paese e più emozionanti del mondo intero: la Macchina di Santa Rosa.

Viterbo, Lazio

Fonte: iStock

Veduta di Viterbo

Cosa vedere nel centro storico di Viterbo

Una visita a Viterbo non può che partire dal suo affascinante centro storico, pieno di torri, fontane e palazzi che allietano, passo dopo passo, il visitatore. E poi ci sono le architetture tipiche del Medioevo, gli scorci mozzafiato e tanti piccoli punti di interesse racchiusi in una cinta muraria perfettamente conservata e che si estende per circa 4 chilometri.

Chiesa di San Sisto

Entrando dall’imponente Porta Romana, la prima cosa da visitare a Viterbo è l’affascinante Chiesa di San Sisto. È una delle più antiche della città e offre un interno che riempie di stupore tanto che Andrè Maurel, autore francese, nel suo “Petites villes d’Italie” del 1911 ne parlò come di “una chiesa che possiede solo la propria meraviglia”. Straordinario, per esempio, è l’altare che sorge sulla cima di una lunga scalinata.

Piazza Fontana Grande

Piazza Fontana Grande ha questo nome perché proprio qui si fa spazio un’importante fontana antica. È una delle tante che impreziosiscono la città, ma senza ombra di dubbio è una meraviglia. Realizzata da Pietro e Bertoldo di Giovanni, si distingue per essere rialzata da una gradinata rispetto al piano stradale e per una prima vasca a croce greca sui cui innalza una colonna che sorregge due tazze sovrapposte e un elegante pinnacolo.

Piazza del Plebiscito

I viterbesi la chiamano Piazza del Comune, ma qualunque sia l’appellativo scelto non rimarrete di certo delusi. Come dice il nome, qui è oggi concentrato centro politico e amministrativo della città che ha sede in edifici storici che lasciano senza fiato. Uno di questi è il Palazzo del Podestà con la sua lunghissima torre, mentre l’altro è il Palazzo dei Priori che una volta varcata la sua soglia regala scorci emozionanti, una fontana del 1600 con una palma sorretta da due leoni, una cappella con grandi affreschi e sale piene di opere preziose.

Piazza del Gesù

Piazza del Gesù è piccolina, ma permette di ammirare un angolo cittadino davvero incredibile. Proprio qui, infatti, svettano nei cieli la Chiesa di San Silvestro (detta del Gesù), dotata di un campanile a vela, la Fontana di Piazza del Gesù e una delle numerosissime torri di Viterbo, la Torre detta del Borgognone risalente al XIII secolo.

Piazza del Gesù, Viterbo

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Uno scorcio di Piazza del Gesù

Piazza della Morte

Il nome, Piazza della Morte, potrebbe risultare un po’ oscuro ma nei fatti si tratta di un angolo della città pieno di luce e di piccole meraviglie da visitare. Il nome deriva dal fatto che proprio qui, verso il  XVI secolo, all’interno della chiesa di San Tommaso – oggi non più esistente – venne ospitata la Confraternita dell’Orazione e della Morte. Tra le cose da non perdere vi consigliamo la bella fontana tipica viterbese al centro della piazza e Viterbo Sotterranea, un reticolo di gallerie che si estendono sotto il centro storico.

Polo Monumentale Colle Del Duomo

Il Polo Monumentale Colle Del Duomo, ovvero Piazza San Lorenzo con le sue meraviglie, è probabilmente uno degli angoli più straordinari di tutta la città. È proprio da queste parti, infatti, che prendono vita il Palazzo dei Papi, più importante monumento storico e vero simbolo cittadino, e la straordinaria Cattedrale di San Lorenzo, ovvero il Duomo di Viterbo, con un’imponente struttura romanica risalente al XII secolo e le spoglie mortali di Papa Alessandro IV.

Il quartiere di San Pellegrino

Visitare il quartiere di San Pellegrino di Viterbo vuol dire camminare in un vero capolavoro antico: è uno dei quartieri medievali meglio conservati d’Italia. Qui è praticamente impossibile non rimanere incantati da torri, vicoli, archi, piazzette, strade tortuose e caratteristici profferli, quindi delle peculiari scale esterne che creano un’incredibile armonia. Vi basti sapere che viene considerato unicum nel panorama mondiale dell’arte.

Quartiere di San Pellegrino; Viterbo

Fonte: iStock

La piazza principale del quartiere di San Pellegrino

Valle Faul

Valle Faul è un grande giardino, un notevole parcheggio gratuito e un luogo da dove ammirare Viterbo da un punto di vista più che privilegiato: da una parte si può scorgere il complesso papale, la loggia dei Papi e il dismesso Ospedale Grande degli Infermi, dall’altra l’imponente Chiesa della Trinità dei Pellegrini – che vi consigliamo assolutamente di visitare. Ma non è tutto, perché qui si trova anche un’opera ciclopica dello scultore americano Seward Johnson che prende il nome di “Awakening”, ovvero “Risveglio.

Piazza Giuseppe Verdi

I viterbesi hanno un nome affettuoso anche per Piazza Giuseppe Verdi, vale a dire Piazza del Teatro. Il motivo è molto semplice: proprio qui si fa spazio il Teatro del’Unione, nel quale si svolgono stagioni di musica lirica e concerti, pieno di pilastri ed archi a tutto sesto e con un interno assolutamente affascinante.

Chiesa di Santa Rosa

Santa Rosa (insieme a San Lorenzo) è patrona della città e a lei è dedicata la festa del 3 settembre e anche una bellissima chiesa. L’edifico religioso, l’annesso monastero e la vicina casa dove è nata la Santa sono un grande centro di spiritualità per tutta la città. Al suoi interno, inoltre, è conservata l’urna con il corpo delle giovane ragazza.

Piazza della Rocca

Piazza della Rocca è così chiamata per via della presenza della Rrocca Albornoz, monumento concepito come fortezza. Bellissimi sono è il Palazzo Grandori, progettato dall’architetto Luigi Grandori; la Fontana della Rocca, monumentale e formata da due coppe sovrapposte; Porta Fiorentina, una delle 13 porte della cinta muraria della città.

I musei di Viterbo

Viterbo si rivela una meta ideale anche per gli amanti della cultura, che qui possono scoprire storia e tradizioni in diversi musei:

  • Museo Civico di Viterbo: si trova nel convento della Chiesa di Santa Maria della Verità ed è ricco di sarcofagi del III sec a.C., di reperti archeologici di varie epoche e di opere di artisti illustri;
  • Museo Colle del Duomo: vanta tre differenti sezioni che ospitano manufatti, opere ed oggetti sacri;
  • Museo del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa: si sviluppa su due piani e vi sono esposti alcuni modellini delle Macchine di Santa Rosa (dal 1690 fino ai giorni nostri) e anche proiezioni dei filmati dei trasporti delle macchine avvenuti nel corso degli anni;
  • Museo della Casa di Santa Rosa: con paramenti ed arredi sacri, ex-voto dipinti su tela, su tavoletta o in forma di bozzetti, raffiguranti la vita di Santa Rosa;
  • Museo della Ceramica della Tuscia: contiene circa 200 reperti medievali e rinascimentali di particolare interesse. Unico in Italia è il corredo di una spezieria viterbese databile alla fine del Quattrocento;
  • Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz: per un vero e proprio viaggio in epoca etrusca, poiché particolare attenzione è rivolta alla ricostruzione della vita quotidiana di questo antico popolo;
  • Museo Storico dei Cavalieri Templari: ricco di teche espositive con molti elementi originali, plastici rifiniti nei minimi dettagli, riproduzioni fedeli di cimeli del tempo e molto altro ancora;
  • Sala Museale dell’Aviazione dell’Esercito: con alcuni velivoli storici ed un percorso guidato attraverso 5 sale principali e tre spot tematici.
Piazza San Lorenzo, Viterbo

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La bellissima Piazza San Lorenzo

I siti archeologici di Viterbo

Viterbo, frazioni e località offrono davvero numerosi spunti interessanti per coloro che vogliono “camminare” nella storia. A pochissima distanza dalla città, per esempio, sorge la magnifica Ferento che ancora oggi conserva interessanti vestigia di epoca etrusca, romana e medievale, e un teatro romano in buono stato di conservazione nel quale si svolgono ancora  spettacoli teatrali e musicali estivi.

Molto interessanti sono anche la Necropoli di Castel d’Asso, la prima a essere scoperta e probabilmente la più vasta della zona e la Necropoli di Norchia, sito archeologico preistorico, etrusco, romano e medievale.

Viterbo, città termale

Viterbo non è grande, eppure non ha nulla da invidiare a tantissime altre realtà del mondo ben più estese di lei: è persino una città termale. Sono numerose le sorgenti termali naturali che sgorgano nella zona, conosciute fin dall’antichità e molto apprezzate persino dai Papi.

Le proprietà delle acque termali sono notevoli, come per esempio effetti benefici per la pelle e per la circolazione. Diversi sono invece gli stabilimenti termali: Terme dei Papi, Terme Salus, Tuscia Terme, Therma Oasi e poi ci sono le terme libere del Bagnaccio (attualmente chiuse) e del Bullicame.

Gli eventi da non perdere a Viterbo

Come vi abbiamo accennato, Viterbo è una città antichissima a ricca di tradizioni. Durante l’anno sono tantissimi gli appuntamenti che animano la città e che richiamano turisti che provengono da ogni parte del mondo. Noi di SiViaggia ne abbiamo selezionati tre che sono davvero imperdibili.

Macchina di Santa Rosa

Non si può die Viterbo senza esclamare con fierezza “Macchina di Santa Rosa” (e viceversa) perché sono un tutt’uno. Si tratta di una magica festa tradizionale che va in scena in più giornate ma che vede il picco massimo il 3 settembre, ovvero la sera del trasporto della Macchina di Santa Rosa.

Si tratta di una sorta di campanile illuminato da fiaccole e luci elettriche che viene portato a spalla da 100 uomini – chiamati Facchini di Santa Rosa – tra le viuzze in saliscendi e strette della città. Alta circa trenta metri, pesa più o meno cinquantuno quintali e rievoca simbolicamente la traslazione della salma di Santa Rosa, avvenuta nel 1258. Una festa davvero emozionante, tanto che nel 2013  è stata inclusa nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità nell’ambito della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

San Pellegrino in Fiore

Un altro appuntamento molto sentito dai viterbesi e dai turisti è San Pellegrino in Fiore, un evento che si svolge tra fine aprile e inizio maggio e che vede le vie e le piazze del centro ornate dai fiori e delle piante più belle: il visitatore può scoprire la città compiendo un itinerario che racconta la storia, l’arte e l’architettura locale, ammirando fiori alle finestre, sui balconi, sotto i portici, nelle vie e nelle piazzette, nei vicoli e intorno alle fontane “a fuso”.

La Calza della Befana più lunga del mondo

Con si suoi 52 metri la Calza della Befana di Viterbo è la più lunga del mondo. Viene trasportata da 100 befane nel centro storico insieme all’ausilio di Fiat 500, rendendo i giorni dell’Epifania davvero unici e speciali.

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Dogu Express, il treno che fa scoprire le bellezze della Turchia

Il Dogu Express, o Eastern Express in inglese, percorre la tratta ferroviaria più lunga della Turchia. Nato come treno pendolare che viaggiava da Ankara a Kars, negli ultimi anni il treno è noto per i suoi paesaggi mozzafiato attraverso l’est, pieni di tesori fuori dai sentieri battuti. In risposta alla crescente domanda, il servizio pendolare è stato trasformato, nel 2019, in un percorso turistico. Il treno percorre una distanza di 1.310 km facendo alcune fermate lungo il percorso, dove vengono organizzate escursioni.

Da Kars al confine turco con la Georgia ci vogliono circa due ore e circa 160 km in macchina verso nord, mentre con questo treno si può esplorare la Turchia orientale attraverso un percorso avventuroso nel Caucaso che altrimenti si potrebbe fare solo volando dalla Gran Bretagna a Tbilisi via Instanbul. Il Dogu Express risale agli anni ’30 e la sua rotta per decenni è stata poco conosciuta, fino a quando alcuni influencer turchi ne hanno cominciato a parlare e oggi i biglietti sono notoriamente difficili da trovare e vanno esauriti in pochi minuti.

A bordo del Dogu Express: si parte

Il Dogu Express parte tre volte a settimana solo da dicembre a marzo, verso sera e, mentre si allontana dalla stazione ferroviaria art déco di Ankara, la vista dal finestrino si trasforma rapidamente. Dalla frenesia e le luci di una metropoli gli occhi si posano su panorami sconfinati. Le cabine letto sono dotate di due letti singoli a castello che possono essere riconvertiti in sedili durante il giorno, e ogni passeggero può usufruire di un minifrigo e un lavandino. I viaggiatori spesso decorano i loro scompartimenti con lucine, sciarpe, candele ed effetti personali. Il fiume Eufrate fa compagnia lungo la tratta, fiancheggiato da colline innevate, scorrendo verso sud fino alla Siria e all’Iraq.

Dogu Express Turchia

Fonte: Getty Images

Il treno Dogu Express

Prima di partire: cosa vedere ad Ankara

Prima di partire con il Dogu Express si può approfittare per visitare la città di Ankara che non ha niente da invidiare a Instanbul anche se è meno turistica. I siti principali includono il mausoleo di Ataturk, l’ultima dimora del padre fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal Atatürk. Poi ci sono il Peace Park con una bandiera turca composta da ciottoli circondata da un’aiuola, e la Ceremonial Plaza che conduce alla Hall of Honor che ospita la tomba di Ataturk. Sebbene Ankara abbia intrapreso un rapido ritmo di sviluppo dopo essere diventata la nuova capitale del paese nel 1923, conserva ancora un certo fascino storico nei suoi vecchi quartieri.

Ulus è il quartiere vecchio della città dove ci sono rovine romane, passaggi conservati e persino un vecchio castello, arroccato su una collina che offre ampie viste panoramiche sullo scenario circostante. All’interno di Ulus si trova Sanat Sokağı, o Arts Street, un tratto di case ottomane restaurate che sono state convertite in caffè con cortili pieni di bancarelle che vendono artigianato e souvenir dell’era ottomana. Per un’esperienza più contemporanea, si può visitare CemModern, una nuova galleria d’arte che ospita mostre internazionali in un deposito ferroviario restaurato. Gli eventi culturali qui sono vari, che vanno dalle proiezioni di film alle sessioni di yoga di gruppo e ai mercati del design.

Il viaggio continua

La mattina presto successiva, il treno arriva a Ilic, un piccolo villaggio la cui attrazione principale è la vicinanza a Karanalik, o Dark Canyon. Il Canyon ospita la bellissima Stone Road che si aggrappa al canyon quando non si tuffa in uno dei suoi 38 tunnel o non affronta curve terrificanti. Nonostante la reputazione di essere pericolosa, la strada attira regolarmente i turisti con i suoi paesaggi mozzafiato come scogliere spettacolari e gole scoscese, mentre l’Eufrate scorre sotto. Il treno poi scende più a est, nel cuore dell’Anatolia.

Ankara

Fonte: 123RF

La città di Ankara

Tappa finale

Al calar della sera il Dogu Express raggiunge Erzurum, città che ospita molti diversi tipi di cucina locale, il più famoso dei quali è il Cag Kebab. L’agnello viene marinato per circa 12 ore in cipolle, sale e pepe, per poi essere infilzato su uno spiedo e cotto su un fuoco di legna prima di essere avvolto in un caldo pane azzimo o mangiato direttamente dallo spiedo.

Dopo Erzurum, dopo poche ore si arriva alla destinazione finale, Kars, famosa per il suo paesaggio invernale da favola. Il suo nome deriva dalla parola turca che significa neve e la città è nota per la sua architettura unica che risale ai tempi in cui faceva parte dell’Impero russo. A breve distanza in auto da Kars, si possono visitare maestose rovine risalenti a 1.600 anni fa sono aperte ai turisti. Vaste mura e chiese ben conservate, tutte con vista su un profondo burrone, offrono ai visitatori un viaggio indietro nel tempo. Sebbene le regioni orientali della Turchia attraggano meno turisti, la gente del posto è spesso desiderosa di accogliere i visitatori con la tradizionale ospitalità turca.

Come trovare i biglietti

Acquistare i biglietti per viaggiare con il Dogu Express non è facile, ma è utile sapere che vengono rilasciati con un mese di anticipo solitamente e le agenzie di viaggio li prendono in grandi quantità per poi rivenderli. Per questo a volte il treno sembra riempirsi in breve tempo rispetto al momento in cui si aprono le vendite. Uomini e donne non possono condividere la stessa cabina, a meno che non siano familiari, mentre chi viaggia da solo paga di più perchè deve acquistare l’intera cabina.

I tipi di biglietti, tuttavia, sono quello turistico che si ferma in alcune città per poterle visitare con calma, e quello locale che in 24h va da Ankara a Kars per chi ha bisogno. Tenete presente che le cuccette nel treno locale hanno quattro letti, mentre il treno turistico ne ha solo due ma con aria condizionata e lenzuola pulite in concessione. I biglietti si possono quindi comprare online sul sito della compagnia dei treni TCDD o sull’app in inglese. Sul web consigliano di controllare la disponibilità almeno 40 giorni prima dell’eventuale partenza. Poi ci vuole un pizzico di fortuna e si può vivere l’avventura da raccontare poi al ritorno a casa.

 

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Grenoble: cosa vedere della cittadina francese

In Francia si trova una città affascinante e dinamica, ai piedi delle Alpi e nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi, dove si incontrano i fiumi Drac e Isère. Si tratta della città di Grenoble, una delle città più pianeggianti d’Europa, ma circondata da maestose montagne che offrono un panorama mozzafiato. È una cittadina ricca di storia, caratterizzata da una vivace scena culturale ed una forte connessione con la natura, che la rendono la destinazione perfetta per chi è alla ricerca di una vacanza che combina cultura, avventura e, soprattutto, relax. Una città che va visitata a piedi e con lentezza, ammirando ogni sua attrazione.

Cosa vedere a Grenoble?

La Bastiglia di Grenoble ed il Téléphérique

Uno dei luoghi più iconici della città francese e che, senza dubbio, rientra fra le prime attrazioni assolutamente da scoprire a Grenoble, è la Bastiglia. Una fortezza del Diciannovesimo secolo, costruita in antichità per proteggere la città ed i suoi cittadini e che si trova su una collina a 476 metri di altezza. Da qui i visitatori possono godere di una delle viste più spettacolari sulla città e sulle montagne circostanti. Per raggiungere la cima di questa collina, è possibile utilizzare la famosa e suggestiva funivia Grenoble-Bastille, che fu inaugurata nel lontano 1934 e che rappresenta la scelta giusta per tutti quei visitatori che vogliono vivere un’esperienza indimenticabile durante la salita, ammirando il paesaggio.

Una volta arrivati a destinazione alla Bastiglia, i turisti possono esplorare la fortezza, ma anche partire alla scoperta di numerosi sentieri escursionistici attraverso boschi e montagne. Gli appassionati di trekking, qui possono trovare percorsi dai vari livelli di difficoltà che consentono di esplorare l’area a piedi, a stretto contatto con la natura.

La famosa funivia Grenoble-Bastille di notte, che dal centro della città porta sulla collina della Bastiglia

Fonte: iStock

La funivia Grenoble-Bastille, attrazione turistica di Grenoble

Arte e cultura: i musei da non perdere

La città francese di Grenoble è una località culturalmente vivace, con una vasta e ampia offerta museale. Il museo di Grenoble è uno fra i più rinomati della Francia, probabilmente meno conosciuto rispetto ai più famosi musei di Parigi, ed ospita al suo interno una ricca collezione che spazia dall’arte antica a quella contemporanea. Per gli appassionati di arte, qui è possibile ammirare opere di famosi artisti di fama mondiale, come Picasso, Matisse e Chagall.

Inoltre, per chi desidera approfondire la storia locale di Grenoble, il museo Stendhal è qualcosa di unico, da non perdere. Il museo è stato dedicato allo scrittore Henry Beyle, noto con il nome di Stendhal, ed è ospitato all’interno della casa del nonno paterno, abitazione della sua infanzia. La visita a questo museo permette di immergersi nella vita di Stendhal e di comprendere tutto il contesto che ha influenzato le sue opere più famose.

Il centro storico di Grenoble

Durante una della città, sicuramente non si può ignorare il centro storico di Grenoble, caratterizzato da strette vie e vicoli pittoreschi e suggestivi, che invitano i visitatori a perdersi e a scoprirne gli angoli più nascosti. Una delle attrazioni principali che è facilmente raggiungibile a piedi è la Cattedrale di Notre Dame di Grenoble, un capolavoro architettonico in stile romanico e gotico. Questa struttura così importante per Grenoble ha la caratteristica di presentare una stratificazione storica ed artistica, grazie a numerosi interventi di ristrutturazione subiti e che raccontano, in un certo senso, la sua storia.

Proseguendo a piedi nel centro storico, ci si trova di fronte ad una delle piazze più eleganti della città, ovvero la piazza Saint-André, dove è possibile ammirare il palazzo del Parlamento del Delfinato, che un tempo ospitava la corte civile della regione, oggi monumento storico. Tra le altre cose, i visitatori non possono assolutamente perdere Rue Jean-Jacques Rousseau, dove si trovano numerose botteghe artigiane, caffetterie storiche e antichi e suggestivi cortili interni nascosti.

Relax nei parchi verdi della città

Durante la visita in questi meravigliosa città ai piedi delle Alpi Francesi non è difficile imbattersi in vasti e numerosi spazi verdi, luoghi dove i visitatori possono rilassarsi e praticare attività all’aperto. Uno fra tutti il Jardin de Ville, che si trova nel cuore della città francese e che rappresenta un’oasi di pace dove gli abitanti di Grenoble si recano per rilassarsi e fare attività all’aperto. Questo parco, circondato da alberi secolari e numerosi fiori colorati, diventa in estate teatro di eventi e concerti all’aperto.

Un altro parco cittadino di grande bellezza è sicuramente il Jardin des Dauphins, un parco che si trova ai piedi della Bastiglia, in collina, e che si estende per oltre 30 ettari, offrendo sentieri panoramici perfetti per una passeggiata in mezzo alla natura e lontano dal caos cittadino. Qui gli amanti della fotografia potranno trovare il luogo adatto per uno scatto incantevole sulla città e sulle montagne circostanti.

Infine, per gli amanti della storia, il parco Paul Mistral rappresenta il luogo ideale. Si tratta di un ampio spazio verde che ospita la Torre Perret, ovvero una torre in cemento armato che venne costruita nel lontano 1925, quando a Grenoble si tenne l’Esposizione Internazionale dell’energia idroelettrica e del turismo, e che oggi rappresenta del patrimonio architettonico della città.

Veduta aerea della città francese di Grenoble, con montagne francesi sullo sfondo

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Veduta aerea della città di Grenoble, in Francia

Cosa fare a Grenoble e dintorni?

Grazie alla sua posizione decisamente privilegiata, incastonata fra le montagne, la città di Grenoble rappresenta il punto di partenza per chi ama fare sport ed attività all’aria aperta. Soprattutto durante l’inverno, da qui gli appassionati di sci possono raggiungere facilmente le località sciistiche più famose delle Alpi, come la famosa località Les Deux Alpes o Alpe d’Huez, entrambe non molto lontane da Grenoble, con piste per sciatori di tutti i livelli.

In estate, invece, la città si trasforma in un paradiso per gli amanti di trekking ed hiking. I sentieri che attraversano il parco naturale della Chartreuse, ad esempio, sono cammini molto apprezzati per la loro bellezza paesaggistica. Qui, infatti, è possibili scegliere fra diversi percorsi immersi nella natura, dalle passeggiate più tranquille a quelle più impegnative. Inoltre, Grenoble è attraversata da una fitta rete di piste ciclabili, ben sviluppata, che permette di esplorare la città in modo sostenibile e salutare.

Grenoble è una città che sa sorprendere, ricca di storia, che sa ammaliare i suoi visitatori grazie alle sua attrazioni ed al paesaggio suggestivo che la circonda. Una meta forse lontana dal turismo di massa, ma che rappresenta sicuramente una destinazione da non perdere.