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Il restauro del Ninfeo, capolavoro rinascimentale a Villa Giulia

Il Ninfeo, capolavoro rinascimentale di Bartolomeo Ammannati custodito da tempo nella bellissima cornice di Villa Giulia a Roma, avrà una nuova vita. Sphere Italia e il Museo Nazionale Etrusco hanno annunciato, infatti, il restauro dell’opera in nome della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano. La Direzione generale Musei vuole mantenere una manutenzione programmata dei beni culturali del nostro Paese come investimento per il futuro e questo restauro per i prossimi quattro anni è un passo in questa direzione.

“Grazie a un virtuoso esempio di collaborazione pubblico-privato e al mecenatismo favorito dall’Art bonus, Villa Giulia amplia la sua offerta al pubblico e realizza uno degli obiettivi del nostro Ministero, e in particolare della Direzione generale Musei, quello della manutenzione programmata del nostro patrimonio” ha dichiarato  Massimo Osanna, Direttore generale Musei. E ha aggiunto: “Un intervento che speriamo contribuisca a favorire altri casi di collaborazione, nella consapevolezza che il patrimonio culturale è un bene comune, da conservare e valorizzare a vantaggio dell’intera comunità”.

Chi vuole potrà visitare il Ninfeo dopo quasi dieci anni in cui non era possibile scendere lungo le rampe di accesso e passeggiare vicino alle fontane monumentali della costruzione. Anche i disabili potranno raggiungere il magico luogo grazie a un impianto servoscala ad hoc e ammirare da vicino le sculture e tutti i preziosi dettagli dell’opera rinascimentale. L’importanza di non trascurare i tanti beni culturali e artistici del nostro paese dovrebbe essere sempre al primo posto quando si pensa a stanziare fondi pubblici. Gli agenti climatici e l’usura del tempo minacciano nel corso degli anni opere prestigiose e fondamentali per la memoria, pertanto restauri e manutenzione sono due parole che hanno un peso definitivo.

Cariatidi Ninfeo Villa Giulia

Fonte: Ufficio stampa

Le cariatidi del Ninfeo di Villa Giulia

Il Ninfeo di Villa Giulia: un’opera da preservare

Il Ninfeo originariamente era un luogo sacro alle ninfe per la civiltà romana e quella greca, ma poi divenne un luogo di relax dove trascorrere alcuni momenti leggeri tra giochi d’acqua e natura. La fontana progettata da Ammannati che sognava un teatro di acqua su tre livelli, ornato di stucchi e tante statue, è il cuore dei suggestivi e raffinati giardini di Villa Giulia, a Roma. Le otto cariatidi erette a emiciclo che sorreggono la balconata in marmo travertino e il mosaico per Tritone rendono preziosa e unica questa opera oggetto di un restauro conservativo finanziato attraverso l’Art Bonus di Sphere Italia.

Un lavoro accurato e professionale riporterà il Ninfeo all’antico splendore per poi poter essere ancora più ammirato dai visitatori italiani e internazionali. Non solo, perchè sarebbe possibile anche riattivare le fontane con le statue dell’Arno e del Tevere al secondo livello, come ha dichiarato Luana Toniolo, Direttrice del Museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. “Il progetto parte dallo studio delle tubature antiche e del rapporto con l’acquedotto dell’Acqua Vergine e permetterà di ristabilire il flusso d’acqua che arricchirà il Ninfeo di preziosi giochi d’acqua. Il contributo fondamentale per la manutenzione programmata ci permetterà inoltre di prenderci cura del fragile equilibrio conservativo del Ninfeo, sospeso tra acqua e terra.” ha precisato.

Il Ninfeo si presenta affiancato da due grandi nicchie simmetriche con due fontane che rappresentano i fiumi Tevere e Arno. Il primo ha una lupa e il secondo un leone. Queste statue rispettano la tradizione, adagiate su un fianco e poste all’interno di nicchie decorate a stucco con alcuni elementi vegetali. Un ventaglio di marmi policromi caratterizza questa opera, passando dai toni del giallo antico al verde e pavonazzetto, venati di bianco per uno stile raffinato molto apprezzato nel ‘500. Due vasche di marmo accoglievano un tempo l’acqua dalle anfore su cui poggiano queste figure, e oggi grazie a questo restauro si vuole ripristinare l’impianto idrico.

Progetto Ninfeo Villa Giulia

Fonte: Ufficio stampa

Progetto del Ninfeo di Villa Giulia

Il patrimonio di Villa Giulia

Costruita da papa Giulio III a cui deve il nome, tra il 1550 e il 1555 in una zona di Roma nota come la “Vigna Vecchia”, Villa Giulia è una costruzione rinascimentale che funzionava come residenza estiva e si trova lungo l’attuale viale delle Belle Arti. Vari artisti hanno preso parte ai lavori: Taddeo Zuccari, Pietro Venale, Prospero Fontana si occuparono della parte pittorica, mentre Giorgio Vasari, Bartolomeo Ammannati e Jacopo Barozzi da Vignola pensarono all’impianto architettonico. Il tutto con la supervisione di Michelangelo, come confermano fonti ufficiali.

Dopo la morte di papa Giulio III, il nuovo papa Paolo IV Carafa confiscò tutte le proprietà del predecessore e la villa fu divisa e una parte dei giardini andò alla Camera Apostolica. L’uso della costruzione principale invece fu riservata ai Borromeo, nipoti del papa Pio IV Medici di Marignano. Rimase proprietà della Curia romana per diverso tempo per poi passare allo Stato italiano nel 1870 con la presa di Roma. Così divenne la sede del Museo nazionale etrusco fino a oggi, un museo statale dedicato alla civiltà etrusca famoso in tutto il mondo.

Come in gran parte delle ville rinascimentali della capitale, anche a Villa Giulia l’acqua era protagonista e fu costruita una derivazione sotterranea dell’Acquedotto Vergine, lo stesso della Fontana di Trevi. Nel 1769 la costruzione fu restaurata da papa Clemente XIV e fu messa a servizio dell’esercito, mentre nel 1870 diventò proprietà del Regno d’Italia, avviandosi verso il destino museale. Il restauro del Ninfeo permetterà di stupire nuovamente i visitatori con uno spettacolo di acqua sorgiva e le meraviglie di marmo bianco che appartengono alla storia antica di Roma con i suoi segreti, gloria e dolore.

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I 5 migliori rooftop di Parigi

Parigi, la città dell’amore e delle luci. Un luogo incantevole, che riesce ad offrire panorami unici ed indimenticabili per gli occhi di viaggiatori ed innamorati che decidono di scoprire tutta la bellezza della capitale francese. Ci sono diversi modi per scoprire Parigi: camminare fra le sue vie, ammirando gli affascinanti palazzi dal basso e perdendosi fra le sue vetrine, oppure vedere la città dall’alto, grazie alla presenza di numerosi rooftop dai quali godere di viste impareggiabili. Si tratta spesso, anche, di location eleganti, dove rilassarsi con un buon drink, un bicchiere di vino francese o cenare sotto le stelle.

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Quali sono i migliori rooftop di Parigi?

Le Perchoir Marais: eleganza e stile nel cuore della città

Per chi è alla ricerca di un rooftop dall’atmosfera chic ed elegante, allora Le Perchoir Marais è la scelta giusta. Si trova sul tetto del grande magazzino BHV, nel cuore del quartiere Marais, ed è una delle destinazioni più alla moda della capitale. Affacciandosi da questo locale è possibile godere di una vista che si può definire quasi privilegiata sui monumenti simbolo di Parigi, come la Torre Eiffel o il fiume Senna, respirando un’aria vivace e cosmopolita.

L’arredamento di questo rooftop è un mix perfetto tra uno stile industriale e minimalista, con divani comodi e spazi verdi, che insieme creano un ambiente rilassato e, allo stesso tempo, sofisticato. Le Perchoir Marais è particolarmente apprezzato anche per la sua posizione centrale. Il locale, infatti, è facilmente raggiungibile dopo una giornata di shopping o una passeggiata tra le vie storiche del quartiere Marais. È consigliabile prenotare un tavolo oppure arrivare presto, soprattutto durante il weekend, grazie alla particolare popolarità di questo rooftop.

Terrass’ Hotel: un angolo di paradiso a Montmartre

La terrazza del Terrass’ Hotel, invece, permette di vivere un’esperienza più intima e rilassata. Questo rooftop si trova a Montmartre, uno dei quartieri più pittoreschi ed artistici di tutta Parigi. Si tratta di un hotel a 4 stelle che offre una terrazza sulla città elegante e tranquilla, ideale per godersi la vista in un ambiente più riservato.

Si può ammirare la città, con la Torre Eiffel che spicca in lontananza, gustando la cucina raffinata proposta dal Terrass’ Hotel, perfetta per una cena romantica oppure un pranzo rilassante. Si consiglia di visitare questo rooftop soprattutto di sera, in quanto particolarmente suggestivo. Le luci della città brillano e l’atmosfera si fa ancora più magica, per passare una serata lontana dal caos turistico, ma con una vista che lascia senza parole.

Tour Montparnasse e la vista più spettacolare sulla Torre Eiffel

Se c’è un rooftop che offre una delle viste più spettacolari sulla città di Parigi, questo è senza ombra di dubbio la terrazza del Tour Montparnasse. Si tratta di un grattacielo alto 210 metri: uno degli edifici più moderni della città, dalla cui cima i visitatori possono godere di una vista unica e mozzafiato, a 360 gradi, su Parigi. Il motivo principale della sua bellezza? Il fatto che da questo rooftop si ha una vista senza eguali sulla Torre Eiffel.

Il Tour Montparnasse non è solo un ottimo punto di osservazione, ma anche la destinazione ideale per chi vuole rilassarsi dopo una giornata passata all’esplorazione di Parigi e delle sue attrazioni principali. Infatti, dopo essere saliti su uno degli ascensori più veloci d’Europa, che in soli 38 secondi porta al 56° piano del grattacielo, sarà possibile sorseggiare un buon bicchiere di champagne o di vino mentre si ammira il tramonto. È il momento migliore della giornata per vedere la luce del sole che colora la città e vedere la Torre Eiffel che comincia ad illuminarsi. La terrazza del rooftop viene spesso anche utilizzata per eventi speciali e serate a tema, che rendono il Tour Montparnasse una tappa imperdibile in qualsiasi stagione.

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Panorama di Parigi che si può godere dalla terrazza di Tour Montparnasse al tramonto

Fonte: iStock

Vista dalla terrazza di Tour Montparnasse al tramonto su Parigi

Café de l’Homme: lusso e tradizione ai piedi della Torre Eiffel

Si trova all’interno del Palais de Chaillot uno dei rooftop più lussuosi ed eleganti di Parigi: il Café de l’Homme. Questa terrazza è famosa per avere una vista ravvicinata sulla Torre Eiffel, oltre che per la sua cucina raffinata, con piatti che celebrano la tradizione culinaria locale, mista ad un tocco moderno.

Il Café de l’Homme è la scelta perfetta per chi vuole godersi una serata di alta classe, dopo una passeggiata tra le vie di Parigi, in un ambiente sofisticato e dal lusso senza tempo. Nonostante ciò, è possibile trovare opzioni per tutti i budget, soprattutto per godere di un romantico aperitivo al tramonto, quando il cielo si tinge di arancione e la Torre Eiffel che si illumina.

Due bicchieri da cocktail da un rooftop di Parigi con vista della Torre Eiffel sullo sfondo al tramonto

Fonte: iStock

Aperitivo romantico con vista sulla Torre Eiffel di Parigi

Generator Paris: il rooftop giovane e vivace di Parigi

Non tutti i rooftop di Parigi devono essere costosi ed eleganti. Infatti, per chi cerca un’atmosfera più giovane e vibrante, il del Generator Paris è la scelta perfetta. Questa terrazza si trova sull’ostello di design omonimo, che si trova nel cuore del vivace quartiere del Canal Saint-Martin, con un’atmosfera accogliente ed una vista splendida sulla città.

Il Generator Paris è noto anche per il suo ambiente informale ed alla moda, che riesce ad attirare una clientela giovane ed internazionale verso la struttura. Questo particolare rooftop della capitale francese è arredato con uno stile urban-chic unico: sedie colorate ed area lounge sono perfette per rilassarsi sorseggiando un buon drink, con prezzi accessibili. Se si viaggia con un budget limitato, il Generator rappresenta sicuramente la scelta giusta per un’esperienza memorabile a Parigi.

Parigi è una città che merita di essere visitata almeno una volta nella vita e che va vissuta da ogni angolazione: passeggiando tra le sue vie suggestive e le sue opere d’arte a cielo aperto, ma anche dall’alto, godendo di un’esperienza unica ed irripetibile dai suoi numerosi rooftop. Tra i più eleganti e chic, come il Café de l’Homme o la Terrass’ Hotel, ma anche i più pratici e dinamici, come il Generator Paris e l’imperdibile grattacielo del Tour Montparnasse: posti unici per godere di una vista unica sulla Torre Eiffel e la maginifica città di Parigi.

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Come raggiungere l’isola della Giudecca a Venezia

Chi visita la meravigliosa città di Venezia non può perdersi l’Isola della Giudecca, una delle gemme nascoste della laguna veneta, nonché la più grande tra le isole veneziane.

Un tempo l’Isola della Giudecca veniva scelta come la meta preferita per le vacanze dei nobili di Venezia ed oggi conserva ancora un fascino tranquillo e sofisticato, lontano dalla frenesia del turismo tipica della città. Raggiungere la Giudecca è facile: un’isola che merita di essere visitata, soprattutto per chi cerca un’esperienza più autentica ed è amante di arte e storia. È possibile perdersi fra piccoli vicoli, giardini segreti e scorci suggestivi e pittoreschi sulla laguna, per un panorama unico. Non ci sono ponti che collegano la Giudecca al centro storico di Venezia e già questo, di per sé, rende il tragitto ancora più affascinante.

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Come raggiungere la Giudecca con il Vaporetto?

Il mezzo principale per arrivare alla Giudecca dal centro storico di Venezia è il vaporetto, l’iconico sistema di trasporto pubblico della laguna di Venezia. La traversata del canale in vaporetto è un’esperienza assolutamente da fare per chi visita questa iconica città del nord Italia, che permette di godere di una visuale splendida della città ed un panorama diverso rispetto all’attraversamento tra le calli di Venezia. Ci sono diverse linee che portano alla Giudecca:

  • Linea 2: è il vaporetto che consente di muoversi velocemente tra la Giudecca e le attrazioni principali di Venezia, come Piazza San Marco, il Canal Grande, Piazzale Roma e la Stazione di Venezia Santa Lucia. È la linea perfetta per godere delle bellezze cittadine prima di sbarcare sull’affascinante isola della Giudecca.
  • Linee 4.1 e 4.2: sono le linee circolari che collegano le fermate della Giudecca con l’isola di Murano, famosa per la sua tradizione secolare nella lavorazione del vetro. È un ottimo itinerario per tutti quei visitatori che hanno il desiderio di combinare la visita alla Giudecca con la visita di un altra gemma della laguna come Murano.

Le fermate principali dell’isola della Giudecca sono Palanca, Redentore e Zitelle e sono facilmente raggiungibile con le linee del vaporetto appena menzionate, dal prezzo singolo di 7€. Sono però disponibili altre soluzioni più convenienti per i turisti, come i Vaporetto Pass, acquistabili con uno sconto del 5% con SiViaggia.it.

Il vaporetto notturno: una soluzione pratica

Venezia è affascinante anche di notte, come l’isola della Giudecca, che offre ai visitatori un panorama suggestivo durante le ore serali sulla città. La linea N del vaporetto notturna è attiva e consente di spostarsi tra San Marco-S.Zaccaria, il Lido di Venezia e la Giudecca, anche dopo il tramonto. Si consiglia di verificare sempre, prima di partire, gli orari aggiornati sul sito dell’ACTV, soprattutto in concomitanza di eventi speciali in città.

Vaporetto che prosegue la sua corsa nel Canal Grande di Venezia. È il mezzo più utilizzato per raggiungere la Giudecca

Fonte: iStock

Vaporetto nel Canal Grande di Venezia

Alternative al vaporetto: il water taxi e tour guidati

Esistono anche altre alternative per visitare la Giudecca. La prima opzione è il water taxi: piccoli motoscafi privati che offrono un servizio personalizzato e diretto verso l’isola, utile per chi ha più fretta o per chi desidera passare un’esperienza più intima e confortevole rispetto al classico vaporetto. Il servizio di water taxi è prenotabile online o telefonicamente. Il costo può variare a seconda della destinazione e dell’ora del giorno. In genere, un tragitto tra il centro di Venezia e la Giudecca può costare anche tra i 50 ed i 100 euro. Nonostante ciò, se si viaggia in gruppo, potrebbe rivelarsi un’alternativa più conveniente al vaporetto. Una seconda opzione per visitare l’isola della Giudecca è quella di partecipare ad un tour in barca del Canale della Giudecca di Venezia, che porta alla scoperta delle maggiori attrazioni di Venezia e dintorni.

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Nonostante l’isola della Giudecca sia facilmente accessibile e poco distante dal centro storico di Venezia, viene tendenzialmente trascurata dagli itinerari turistici. Ciò permette di scoprire un lato più autentico e tranquillo della città lagunare, scoprendone il suo fascino storico e artistico.

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Cosa vedere, orari e prezzi di Museo e Galleria Borghese a Roma

Roma è considerata senza dubbio una delle più belle città al mondo, fama dovuta al vasto numero di monumenti storici, culturali, artistici e religiosi presenti nella Città Eterna e ai suoi innumerevoli musei. La sua storia ha indubbiamente contribuito ad accrescerne il fascino, trasformandola in una capitale iconica e tutta da scoprire: non a caso ogni anno è meta di migliaia e migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo.

Tra i numerosi luoghi di interesse da visitare nella Capitale, la Galleria Borghese con il suo Museo rappresentano indubbiamente un centro di interesse davvero di valore. Galleria Borghese sorge proprio nel cuore di Roma, nella zona del Pincio, in una posizione privilegiata e suggestiva, all’interno di un imponente edificio storico che prende il nome dalla nota famiglia che lo ha costruito.

Ad attirare i turisti sono ovviamente le numerose opere d’arte contenute all’interno del Museo, ma Galleria Borghese è anche immersa nel verde, circondata da splendidi giardini percorsi da viali che vale la pena percorrere almeno una volta nella vita e che molti romani amano ancora oggi tornare a visitare. Noi di SiViaggia vi offriamo la possibilità di acquistare i biglietti o i tour con le visite guidate con il 5% di sconto, un motivo in più per dedicare una giornata al patrimonio artistico e culturale di Roma. Ricordiamo che l’acquisto dei biglietti con annessa prenotazione è obbligatorio per poter visitare la galleria.

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Breve storia della Galleria Borghese

Costruita nel XVII secolo, Villa Borghese e la Galleria testimoniano l’ascesa al potere della famiglia Borghese a Roma. Originari di Siena, il loro successo deriva dal legame tra Papa Pio V e il cardinale Scipione Caffarelli Borghese, entrambi spinti dalla volontà di creare una straordinaria collezione d’arte. E ci sono riusciti perché, oggi, Villa Borghese custodisce una collezione unica con opere, tra gli altri, di Bernini, Canova, Caravaggio, Raffaello e Tiziano. Non solo l’arte al suo interno quindi, l’intera struttura, dal criterio espositivo con il quale vengono scelte e posizionate le opere allo stile degli ambienti, merita di essere scoperta e approfondita e noi consigliamo di farlo partecipando a una visita guidata, acquistabile con il 5% di sconto.

Giardini Villa Borghese

Fonte: iStock

I giardini di Villa Borghese

Villa Borghese: opere presenti nel Museo

Oltre all’edificio storico in sé e ai suoi bellissimi viali e giardini, il tesoro di Galleria Borghese è proprio il suo Museo, ricco di opere d’arte storiche di valore inestimabile. All’interno del Museo di Villa Borghese è possibile infatti ammirare sculture e bassorilievi, mosaici e dipinti risalenti al periodo compreso tra il XV e il XVIII secolo, sala dopo sala.

Si comincia dal Salone di Mariano Rossi e dai busti degli imperatori romani, per poi passare alla Sala della Paolina, chiamata così perché espone il celebre ritratto di Paolina Bonaparte Borghese come Venere Vittoriosa del Canova. Si prosegue verso la maestosa statua del David del Bernini, esposta nell’omonima sala, e di Apollo e Dafne. La Sala degli Imperatori, invece, espone i busti degli imperatori romani e, al centro, il Ratto di Proserpina.

Sono veramente tante le opere che potete ammirare nel Museo di Galleria Borghese, tutte esposte nelle 20 sale affrescate che, insieme con il portico e il salone di ingresso, costituiscono gli ambienti del museo aperti al pubblico da visitare assolutamente.

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Ingresso Museo e Galleria Borghese: orari e prezzi

L’ingresso a Villa Borghese è regolamentato secondo turni di visita di massimo 2 ore ciascuna per un numero massimo di 360 persone a turno, con obbligo di uscita a fine visita. Queste speciali precauzioni sono dovute alla preziosità delle opere contenute e, per ragioni di sicurezza, per via della particolare conformazione dell’edificio.

Periodicamente poi il Museo di Villa Borghese diviene teatro di importanti mostre artistiche come quella su Lucio Fontana e su Valadier, tra le più recenti. Gli orari di Villa Borghese prevedono l’apertura delle sue sale dal Martedì alla Domenica, dalle 8.30 alle 19.30.

Per visitare il Museo di Villa Borghese le prenotazioni sono obbligatorie: potete trovare qui tutte le informazioni e acquistare i biglietti per entrare in una delle gallerie d’arte più belle del mondo.

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Le Strade dei Forti, un nuovo percorso per scoprire il Piemonte più autentico

È stato presentato nei giorni scorsi alla Fiera del Turismo di Rimini (TTG), come uno dei cinque progetti selezionati dal prestigioso Bando “In Luce – Valorizzare e raccontare le identità culturali dei territori”, promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. Parliamo de “Le Strade dei Forti: la bellezza del paesaggio fortificato del Pinerolese“, un affascinante progetto nato dall’impegno della Cabina di Regia Turismo della Zona Omogenea Pinerolese 5, che desidera valorizzare il ricco paesaggio fortificato del Pinerolese, incantevole territorio della provincia di Torino.

Le Strade dei Forti, il progetto

Il Pinerolese rappresenta una vera e propria terra di confine tra Italia e Francia non solo per la sua collocazione geografica, ma anche per la sua lunga storia: per molti anni il suo dominio si è alternato tra Parigi e Casa Savoia. Un territorio dal fascino irresistibile dal punto di vista naturalistico e architettonico, perché costellato di forti e fortificazioni ideate per dividere e per difendere i territori e le comunità.

Per questo motivo è nato Le Strade dei Forti, ovvero per raccontare la storia di questa area attraverso la natura e, soprattutto, tramite un vasto patrimonio culturale da scoprire percorrendo un itinerario emozionante.

Il visitatore ha quindi l’opportunità di fare un viaggio tra diverse epoche storiche, in un paesaggio fortificato che anche oggi è uno degli elementi rappresentativi della cultura locale.

Itinerario e info utili

L’itinerario de Le Strade dei Forti si può affrontare sia a piedi che in bicicletta e porta al cospetto di fortificazioni alpine, castelli di pianura, strade storiche militari e una natura sorprendente. Si parte dal fiume più lungo d’Italia, il Po, che lambisce Villafranca Piemonte e si attraversano pianure, vigneti eroici, castelli, laghi, cascate e borghi rimasti intatti e fermi nel tempo, come il favoloso Usseaux.

Usseaux, Piemonte

Fonte: iStock

Un prezioso angolo del borgo di Usseaux

Poi ancora la graziosa città di Pinerolo, la Strada dell’Assietta con i suoi panorami su Alpi e vallate, i Parchi delle Alpi Cozie e lungo il Sentiero del Glorioso Rimpatrio dei Valdesi, offrendo un’esperienza davvero unica alla scoperta della bellezza fortificata di questa zona d’Italia.

Il percorso si snoda in 14 diverse tappe, che a loro volta possono essere suddivise tra escursionisti, ciclisti e famiglie.

Le tappe per gli escursionisti

Le tappe dell’itinerario de Le Strade dei Forti dedicate agli escursionisti comprendono l’intero percorso e sono una più bella dell’altra:

  • Tappa 1, Villafranca Piemonte – Cavour: in pianura e con un dislivello ridotto, richiede circa 6 ore di tempo e permette di scoprire il fiume Po, il Castello di Marchierù, la Cappella di Santa Maria di Missione e Cavour con la sua Rocca;
  • Tappa 2, Cavour – Pinerolo: 20 chilometri in pianura tra frazioni, cascine, frutteti e castelli fino ad arrivare alla Città di Pinerolo;
  • Tappa 3, Pinerolo Centro: servono 2 ore per scoprire il passato francese della città nel suo bellissimo centro storico di impianto medievale;
  • Tappa 4, Pinerolo – San Germano Chisone: un cammino breve ma che conduce al cospetto del Castello di Miradolo, oggi centro di ricerca culturale, naturalistica e didattica, della borgata Turina e dell’abitato di San Germano Chisone;
  • Tappa 5, San Germano Chisone – Perosa Argentina: un tratto complesso che si sviluppa su sentieri e strade a mezzacosta che consento di raggiungere le borgate di Pomaretto e San Germano Chisone;
  • Tappa 6, Perosa Argentina – Fenestrelle: circa 20 chilometri completamente immersi nella storia, tra castelli, ruderi e borgate che testimoniano la vita di un tempo che a molti appare assai lontano;
  • Tappa 7, Fenestrelle – Pian dell’Alpe: si sviluppa in media montagna e si snoda in parte lungo la Strada dei Cannoni, ovvero affianco al Forte di Fenestrelle per poi proseguire fino a Pian dell’Alpe toccando i forti Serre Marie e Cubo del Falouel;
  • Tappa 8, Pian dell’Alpe – Casa Assietta: occorrono 7 ore, ma si tratta di una tappa meravigliosa perché corre lungo uno dei sentieri più panoramici del Pinerolese;
  • Tappa 9, Casa Assietta – Rifugio Mulino di Laval: circa 25 chilometri nel cuore del Parco Alpi Cozie e tra resti di antiche fortificazioni, bunker e (ovviamente) una natura splendida;
  • Tappa 10, Rifugio Mulino di Laval – Foresteria di Massello: lunga e impegnativa, offre una grande variazione di paesaggio e punti panoramici spettacolari pieni di fiori e cascate;
  • Tappa 11, Foresteria di Massello – Prali: accompagna al cospetto di graziose borgate e musei, ma anche del bellissimo altopiano dei 13 laghi;
  • Tappa 12, Prali – Conca del Prà: conduce presso la suggestiva Conca del Prà a Bobbio Pellice, scoprendo laghetti di origine glaciale e antiche strade militari in pietra;
  • Tappa 13, Conca del Prà – Gran Tour del Monviso: consente di accorrere al Rifugio Granero, collegandosi al Gran Tour del Monviso. In alternativa, si può raggiungere la tappa successiva dove sono presenti i trasporti pubblici;
  • Tappa 14: Conca del Prà – Bobbio Pellice: con un dislivello in discesa piuttosto notevole, offre un panorama bellissimo sulla conca e le sue montagne, completando questo meraviglioso itinerario.
Altopiano dei 13 laghi, Piemonte

Fonte: iStock

Una magnifica foto dell’altopiano dei 13 laghi

Le tappe per i ciclisti

Le tappe per i ciclisti sono di numero inferiore, ovvero quattro, regalando panorami e luoghi di interesse che da soli valgono il viaggio:

  • Tappa 1, Villafranca Piemonte – Pinerolo: 43 chilometri di facile difficoltà e pieni di punti naturalistici come il Po, campi di pianura e frutteti, ma anche castelli fortificati e suggestive chiese;
  • Tappa 2, Pinerolo – Fenestrelle: servono buone capacità tecniche per questi (quasi) 45 chilometri che conducono nella Val Chisone, percorrendo diversi paesi di fondovalle e un tratto della Via Napoleonica, e al cospetto del Forte di Fenestrelle, la grande muraglia del Piemonte;
  • Tappa 3, Fenestrelle – Pian dell’Alpe: impegnativa fisicamente ma facile per tutto il resto, permette di ammirare forti e raggiungere l’accesso della Strada dell’Assietta;
  • Tappa 4, Pian dell’Alpe – Sestriere: è la tappa più incredibile dell’itinerario poiché percorre la Strada dell’Assietta, costellata di resti di fortificazioni, e i meravigliosi paesaggi delle Val Chisone e Val Susa.

Le tappe per le famiglie

Il Pinerolese è un territorio così particolare e variegato che si rivela idoneo anche per le famiglie con i bambini grazie alla presenza di attrazioni, sentieri dedicati ai più piccoli, attività educative, parchi avventura, bioparchi e molto altro ancora:

  • Tappa 1, Il Sentiero delle Ochette: 14 chilometri lungo il Po pieni di pannelli che documentano le oltre 100 specie di uccelli che nidificano in zona;
  • Tappe 3-4, Lost world: un parco in cui sono presenti le ricostruzioni di una trentina di dinosauri e dove i più piccoli possono svolgere attività didattico-ludico;
  • Tappe 3-4, Scopricollina: curioso percorso ad anello di circa 10 chilometri per conoscere vicende storiche, significati culturali, patrimonio agricolo e naturalistico collinare;
  • Tappe 3-4, Zoom Bioparco: un’avventura a piedi tra “Asia e Africa” immersi nella natura;
  • Tappe 3-4, Musei di Pinerolo: Museo della cavalleria (con oltre 33 stanze con alcune dedicate alle collezioni di soldatini), Museo di scienze naturali e molto altro ancora;
  • Tappa 5, Volo del Dahu: zipline che sorvola le vigne dove si coltiva il Ramie, perfetta per un’espserienza di pura adrenalina;
  • Tappe 6-7, Forte di Fenestrelle: la Grande Muraglia Piemontese con 4000 scalini e due chilometri di mura;
  • Tappe 7-8, Usseaux: tra murales meridiane e centinaia di fiori alla scoperta di uno dei Borghi più Belli d’Italia;
  • Tappa 9, Pragelato: con tantissime attività per famiglie che vanno dal pattinaggio su ghiaccio e passeggiate a cavallo;
  • Tappe 11-12, ScopriMiniera e ScopriAlpi: si sale a bordo del trenino dei minatori per compiere un affascinante viaggio nella miniera di talco più grande d’Europa;
  • Tappe 11-12, Prali Adventure Park: un bellissimo parco pieno zeppo di percorsi avventura dedicati ai più piccoli.
Pragelato, Piemonte

Fonte: iStock

Il paesaggio di Pragelato
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Tour a Città del Messico, la grande metropoli del Messico: cosa vedere fra mercati, storia e artigianato

Sapere che cosa conviene comprare a Città del Messico non è una cosa semplice, dato che la città offre una vasta gamma di articoli di artigianato e souvenir che fanno innamorare turisti e viaggiatori.

Conosciuta e apprezzata in tutto il mondo come una meta turistica famosa per i suoi reperti archeologici, la devozione religiosa per la Virgen de Guadalupe e l’impronta artistica di due giganti della pittura del Novecento come Frida Kahlo e Diego Rivera, Città del Messico è celebre anche per il fascino suggestivo dei suoi mercati.

Ogni località ha le sue tradizioni incredibilmente affascinanti: è impossibile rientrare da un viaggio nella capitale del Messico senza un souvenir caratteristico. Andare per mercatini a Città del Messico è un must, qualcosa da non perdere assolutamente. Sono tanti e tutti divertenti e coloratissimi, dove si trova il meglio dell’artigianato: stoffe, abiti, amache, i pimientos più piccanti, gioielli etnici, statuette ispirate al mondo maya e il più classico dei souvenir, la riproduzione del calendario azteco. Ogni quartiere ha il suo mercato locale ma ci sono anche mercati più grandi e specializzati. Gli abitanti di Città del Messico vi si recano regolarmente per i loro acquisti; di conseguenza, empori e bazar offrono un interessante scorcio sulla loro vita quotidiana.

Ecco cosa fare e cosa vedere in tour a Città del Messico tra i suoi tanti e coloratissimi mercati.

Cosa fare e cosa vedere a Città del Messico

Durante un tour a Città del Messico, prima di addentrarvi tra i numerosi bazar della metropoli, ci sono comunque tante attrazioni di carattere artistico e culturale che vale la pena vedere.

Colonna dell'indipendenza, Città del Messico

Fonte: iStock

La Colonna dell’indipendenza a Città del Messico

Zócalo

La piazza principale, una delle più grandi del mondo, è il cuore della città. Qui potete ammirare la Cattedrale Metropolitana e il Palacio Nacional, che ospita i famosi murales di Diego Rivera.

Il Museo Frida Kahlo

Conosciuto come la “Casa Azul”, questo museo è la casa d’infanzia dell’artista Frida Kahlo ed espone le sue opere, oggetti personali e testimonianze della sua vita intensa.

Bosque de Chapultepec

Un enorme parco urbano, ideale per una passeggiata rilassante. Qui troverete il Castello di Chapultepec, che offre una vista a 360° sulla città, e il Museo Nazionale di Antropologia, uno dei più importanti al mondo.

Coyoacán

Un quartiere pittoresco e bohemien, famoso per le sue strade acciottolate, piazze e mercati vivaci, oltre ad essere legato alla figura di Frida Kahlo e Diego Rivera.

Xochimilco

Un luogo unico con i suoi canali navigabili e le tipiche imbarcazioni colorate chiamate “trajineras”. Un’esperienza di festa, musica e cultura messicana.

Palacio de Bellas Artes

Un capolavoro dell’architettura Art Nouveau e Art Déco, noto per le sue esibizioni artistiche e culturali, oltre ai famosi murales di Diego Rivera, Siqueiros e Orozco.

Teotihuacán

A breve distanza dalla città, potete esplorare questa antica città precolombiana, famosa per le sue imponenti piramidi, come la Piramide del Sole e la Piramide della Luna.

Quartiere Roma e Condesa

Due dei quartieri più trendy della città, noti per la loro vivace scena gastronomica, bar alla moda e boutique creative.

Plaza Garibaldi

Un luogo iconico dove potrete ascoltare i famosi mariachi e immergervi nella musica tradizionale messicana. Un giro in questa zona è un must se vi trovate da queste parti.

Il Mercado di Sonora a Città del Messico

In Messico, la tradizione dei mercati continua ancora oggi. Per chi si vuole immergersi nella tradizione della magia e dell’esoterismo, il Mercado di Sonora nel centro di Città del Messico è la destinazione ideale. Si svolge nel centro storico di Città del Messico, in una zona non lontana da El Zócalo. Erbe medicinali, medicamenti vari, piante magiche e accessori di stregoneria insieme al consiglio dei curanderos, erboristi indigeni, hanno reso questo mercato famoso. Ma vi è anche una sezione dedicata ai prodotti dell’artigianato locale, realizzati in ceramica e terracotta, che offre una contrastante fusione di kitsch e occulto. Potrete così portarvi a casa una riproduzione su tela o una statuetta della Catrina, uno scheletro femminile riccamente vestito ormai assurto a icona nazionale ispirato al disegno dell’incisore messicano José Guadalupe Posada che l’aveva però battezzato “La Calavera Garbancera”.

Il Mercado de la Merced, il più grande

Accanto al mercato di Sonora si trova il vasto Mercado de la Merced, il bazar più grande della capitale. Qui si trova di tutto: frutta, verdura, i mitici peperoncini secchi e ogni tipo di generi alimentari, ma anche vari arnesi da cucina, vestiti e stoffe. Non lontano dal centro di Città del Messico, ma comunque piuttosto distante dallo Zócalo, si trova invece il Coyoacán, un pittoresco mercato in cui fare scorta di articoli d’artigianato messicano, tessuti, bigiotteria, e graziose ceramiche. Per raggiungerlo vi toccherà ricorrere ai mezzi pubblici, autobus, metro o taxi; tempo di percorrenza, almeno 40 minuti.

Altri mercati e grandi firme a Città del Messico

Il Mercado de Artesanias Insurgentes di Londres nella Zona Rosa – a una ventina di minuti di autobus da Zócalo – è specializzato in gioielli d’argento, venduti a peso, ma vi potete trovare anche vassoi dipinti in cartapesta, cornici, scialli ricamati e gilet. Per una selezione vasta di oggetti tipici, sono sicuramente interessanti da provare, in centro, il Mercado de la Ciudadela, con prezzi più che accettabili e un’interessante offerta di oggetti di artigianato religioso legati alla devozione alla Virgen de Guadalupe e San Giuda Taddeo; o il Centro Artesanal de Buenavista, in cui si trovano pezzi di artigianato e souvenir provenienti da tutto il Messico.

Da non tralasciare i quartieri Polanco, San Ángel e Roma, che distano dalla zona centro e dalla cattedrale tra i 5 e i 15 chilometri e si raggiungono in minimo 20 minuti d’auto. A Polanco, meta degli appassionati dell’arte contemporanea, ad esempio, potrete recatevi presso le gallerie Lopez Quiroga, che organizza anche mostre temporanee collettive e personali di fotografi, pittori, scultori locali, Misrachi, che collabora con tantissimi artisti, Oscar Roman, che punta sui nuovi talenti.

Città del Messico, artigianato

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Un tipico bazar nei mercati di Città del Messico

Nei pressi della pittoresca plaza Garibaldi a La Lagunilla, distante circa 1,5 chilometri dallo Zócalo, si espongono pietre dure, libri usati, artigianato e vestiti e accessori a prezzi scontati, che rendono il mercato un’attrazione per gli stessi abitanti di Città del Messico, soprattutto la domenica, quando straborda nelle strade vicine, dando vita a un vero e proprio “bazar delle pulci”. Nascosto nelle vie secondarie, a poca distanza da plaza Garibaldi, merita di essere visto il Palacio de las Máscaras che contiene più di 500 maschere provenienti da tutto il Paese.

Un luogo originale dove fare spese e optare per souvenir simpatici è El Bazaar Sabado, nella piazza di San Jacinto a San Ángel, aperto solo il sabato; qui troverete tessuti, gioielli, arazzi, cuscini ricamati, sculture di riso, candele e fiori di carta realizzati da artisti e artigiani di talento. Merita un’escursione dedicata, anche perché è a un’ora dal centro di Città del Messico e si raggiunge cambiando almeno 2 autobus. Da queste parti è anche possibile mangiare in uno dei tanti ristorantini con l’accompagnamento dei musicisti marimba.

Coloro che cercano eleganti boutique alla moda devono recarsi nella Avenida Masarik o nei negozi turistici della Zona Rosa. Per i visitatori in cerca di oggetti quotidiani e per un tipo di shopping non frenetico è consigliabile recarsi nei mercati di Città del Messico o nelle drogherie di quartiere o in uno dei grandi magazzini della città, alla ricerca di qualche occasione. Anche se non mancano le possibilità di fare i propri acquisti in grandi centri commerciali o di comprare abbigliamento griffato, come nel quartiere di Polanco, uno dei più esclusivi della capitale.

Dove comprare artigianato messicano

Città del Messico offre una quantità veramente impressionante di negozi e centri commerciali grandissimi, dove trovare di tutto. Per delle selezioni più complete di artigianato messicano potete rivolgervi ai punti vendita Fonart, con tanti articoli provenienti da tutto il Paese: dalle scatole laccate di Olinalá agli alebrijes di Oaxacan, oltre alle coperte di Teotitlán del Valle, molte belle ceramiche e una grande varietà di articoli di vetro. Fonart è il Fondo nazionale per la promozione dell’artigianato, un istituto governativo che supporta le attività degli artigiani messicani come veicolo di promozione umana, sociale, economica.

Movida e cucina tipica messicana

Le due maggiori catene di grandi magazzini in Messico sono El Palacio de Hierro e Liverpool, entrambe le quali hanno filiali in molti centri commerciali della città. Nell’Antara Fashion Hall, uno spazio commerciale all’aperto a circa un’ora di strada dallo Zócalo, oltre a trovare un centinaio di negozi con le migliori firme, avrete a disposizione un cinema, tanti bar e discoteche e un’ampia scelta di ristoranti, alcuni con un’ottima cucina messicana.

Se la vostra passione sono i dolciumi, le specialità messicane preparate secondo le ricette tradizionali da veri pasticceri sono in vendita presso la Dulcería de Celaya; mentre per i patiti dei sigari c’è la Casa del Fumador, presso il Centro Coyoacan, non distante dalla casa-museo Frida Kahlo, che vende una vasta gamma di sigari nazionali e d’importazione, pipe e tabacco. Gli originali habanos (havana) si trovano a prezzi quasi ragionevoli.

Qualunque sia la durata del vostro soggiorno in Messico, non è possibile rientrare senza una preziosa bottiglia di tequila o di mezcal, bevande messicane note in tutto il mondo ad altissima gradazione alcolica, ottenuti distillando diverse specie di agave. Potere trovare ottime qualità anche e soprattutto artigianali a prezzi ragionevoli in diversi negozi tra cui La Europea, una catena messicana specializzata nella vendita di vini, liquori e cibi gourmet.

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Cochem, il borgo della Germania con scorci da cartolina

Camminare tra le stradine di Cochem, favoloso borgo lungo il corso del fiume Mosella a una cinquantina di chilometri da Coblenza, è come varcare la soglia di un mondo incantato.

Ogni angolo trasuda storia e poesia, dalle case a graticcio abbracciate l’una all’altra, alle maestose torri del Castello che vegliano dall’alto, fino ad arrivare alle dolci colline ricoperte di vigneti da cui nasce l’eccezionale vino Riesling, cornici perfette per escursioni e passeggiate, ma anche per semplici momenti di assoluto relax, laddove il tempo appare sospeso.

Il Castello di Reichsburg: un tuffo nel Medioevo

A dominio di Cochem con la sua silhouette imponente, il Castello di Reichsburg è la quintessenza del fascino medievale: le alte torri e le mura possenti lo rendono degno di un racconto cavalleresco.

Salire la collina che lo ospita dall’Anno Mille è un’esperienza da non perdere: passo dopo passo, la vista si allarga e la Mosella brilla lontano, avvolta dai vigneti. Distrutto nel 1869 durante la guerra della Lega di Asburgo e ricostruito nell’Ottocento in stile neogotico, è stato reso visitabile a fine Anni Settanta: le 50 stanze arredate narrano ancora oggi di leggende e battaglie epiche.

Il cuore di Cochem: un labirinto di storia e fascino

centro storico Cochem, Germania

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Case colorate a graticcio a Cochem

I vicoletti lastricati del centro storico di Cochem invitano a perdersi e ad ammirare scorci da cartolina, proprio quelli che ci si aspetterebbe di trovare sfogliando un libro di fiabe.

La trecentesca Enderttor, un tempo dimora del guardiano della torre, si erge imponente, con la fiera struttura in pietra viva a ricordare un’epoca antica, così come la Porta di Baldovino  dall’architettura difensiva e la Porta di San Martino, che conserva intatto il cammino di ronda coperto.

E siamo appena all’inizio: l’autentica magia di Cochem la si scopre passeggiando senza fretta all’ombra delle pittoresche e colorate case a graticcio dai neri e lucenti tetti in ardesia fino a ritrovarsi dinanzi al pozzo di San Martino e alla suggestiva Chiesa di San Martino, che già da lontano si impone alla vista con il campanile che svetta orgoglioso verso il cielo, fulcro spirituale del borgo.

Non può poi mancare una tappa al municipio barocco, gioiello architettonico che porta con sé sfarzo e raffinatezza e allo storico mulino della senape (tra i più antichi della Germania) risalente agli inizi del XIX secolo: si tratta di un’interessante struttura a conduzione familiare dalla lunga tradizione dove è possibile partecipare a una visita guidata per conoscere da vicino tutto il processo di lavorazione e vedere anche l’originale ruota ad acqua. In più, sono a disposizione ben 18 varietà di senape differenti nonché golose specialità regionali a chilometro zero.

Paesaggi che lasciano senza fiato

Un’atmosfera senza eguali tra la meraviglia del Castello e quella del centro storico, certo. Ma Cochem è anche paesaggi che lasciano senza fiato, a partire dalla Mosella Promenade, una passerella panoramica che corre lungo le rive del placido fiume, fiancheggiato da alberi, prati e un’ampia scelta di ristoranti e bar. Un altro ottimo modo per esplorare la passeggiata della Mosella da un punto di vista inedito è prenotare una crociera fluviale con audioguida.

Altrettanto spettacolare si rivela il Pinnerkreuz Lookout Point, luogo ideale per godere di viste uniche sul borgo e sulla splendida vallata, caratteristico ponte di osservazione a Pinnerberg, collina a nord di Cochem, la cui cima può essere facilmente raggiunta con la funivia Cochemer Sesselbahn. Una volta arrivati, si può prevedere una sosta presso il piccolo ristorante per un piacevole spuntino.

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Anche sciare costerà caro, tutti gli aumenti previsti per la stagione

La stagione sciistica 2024-2025 è ormai alle porte, con l’apertura prevista per il weekend del 26-27 ottobre. Tuttavia, gli appassionati di sci dovranno fare i conti non solo con la neve fresca, ma anche con un generale aumento dei prezzi.

Skipass, lezioni private e vari servizi offerti nelle stazioni sciistiche saranno infatti protagonisti di un significativo rincaro. Cosa occorre sapere.

Rincari per il Dolomiti Superski

Iniziamo la panoramica dei rincari dando uno sguardo a quella che sarà la situazione del Dolomiti Superski, il maggior comprensorio sciistico italiano, dove la stagione avrà inizio sabato 30 novembre e si concluderà domenica 6 aprile 2025. In particolare, il 30 novembre apriranno gli impianti di risalita dell’area di Cortina d’Ampezzo (con chiusura il 1 maggio 2025), Civetta, Val di Fiemme-Obereggen, Plan de Corones, Alpe Lusia-San Pellegrino e 3 Cime Dolomites mentre le valli centrali il 5 dicembre. In ogni caso, l’intero comprensorio sarà attivo dal 7 dicembre.

Sciare da queste parti nel magico e gettonato periodo delle festività natalizie e di fine anno significherà, tuttavia, dover spendere fino a 83 euro al giorno (negli altri periodi, invece, lo skipass giornaliero verrà a costare 75 euro): si tratta di un aumento pari al 5,2% rispetto alla precedente stagione.

A loro volta, saranno interessati anche gli abbonamenti plurigiornalieri, con rincari che sfiorano il 4%: 3 giorni in alta stagione (22 dicembre-6 gennaio 2025 e 2 febbraio-22 marzo) costerà infatti 241 euro (216 negli altri periodi) mentre 6 giorni 423 euro (381 negli altri periodi).

Infine, per quanto riguarda l’abbonamento stagionale, si parla di un aumento del 2,6%: un adulto pagherà 945 euro (per acquisti entro il 24 dicembre o per i nati prima del 1959), da Natale in poi 1015 euro.

Cara Valle d’Aosta

Gli aumenti per la stagione invernale 2025/2026 non risparmiano la Valle d’Aosta, con le nuove tariffe per lo skipass stagionale (valido dal 26 ottobre 2024 al 4 maggio 2025) definite dall’Associazione valdostana impianti a fune (Avif).

Si tratta di rialzi che vanno ad aggiungersi a quelli già messi in atto nelle passate stagioni ovvero il 6,5% dello scorso anno e l’8,9% dell’inverno 2022/2023.

La spesa da sostenere per l’abbonamento agli impianti di risalita regionali è quest’anno salita a 1460 euro (vale a dire 90 euro in più) mentre quello che include anche il comprensorio di Zermatt in Svizzera a 1723 euro (106 euro in più).

In tutto questo, sono previste tariffe ridotte per gli under 8 (gratis se con abbonamento contestuale a quello di un adulto altrimenti 365 euro), gli under 16 (1022 euro), gli under 24 e gli over 65 (1168 euro abbonamento stagionale per gli impianti valdostani).

La Valsesia non prevede aumenti

Nota “fuori dal coro” la Valsesia che non ha previsto rincari per l’imminente stagione sciistica.

Uno dei principali abbonamenti stagionali, il “Monterosa Freeride Paradise” (che consente di scoprire tutte le discese del comprensorio Monterosa Ski ovvero Alagna, Gressoney La Trinité e Champoluc, inclusa la stazione di Mera in Valsesia) per gli adulti costerà 1.030 euro, mentre per il “Monterosa Ski“, che esclude l’accesso al ghiacciaio di Indren, 990 euro. Coloro che desiderano sciare esclusivamente a Mera possono optare per un abbonamento più economico a 650 euro.

I prezzi degli abbonamenti sono variabili, con riduzioni in base all’età degli sciatori. Inoltre, i residenti nei comuni dell’Unione Montana Valsesia beneficiano di tariffe vantaggiose: lo stagionale adulto “Monterosa Freeride Paradise” scende a 565 euro, mentre quello che esclude Indren costa 525 euro.

Per quanto riguarda gli skipass giornalieri, la maggior parte delle tariffe rimane invariata, a eccezione di quella massima per Monterosa Ski, che potrà arrivare a 67 euro.

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L’Islanda si fa sempre più green e lancia The Volcanic Way

L’Islanda si conferma come una delle mete più affascinanti e innovative del panorama turistico internazionale e attrae ogni anno un numero crescente di visitatori. Tra agosto 2023 e luglio 2024, sono arrivati quasi 90.000 turisti italiani (con un aumento del 19,7% rispetto all’anno precedente) che hanno scelto di vivere il Paese in maniera più profonda, con una permanenza media di 7,9 notti, segnando un incremento dell’1,3%. Un dato che testimonia il costante interesse verso una modalità di viaggio più lenta e consapevole, perfettamente in linea con la filosofia green che l’Islanda sta portando avanti.

Un impegno concreto verso l’ambiente

Da tempo, infatti, la favolosa terra del ghiaccio e del fuoco ha posto la sostenibilità al centro delle proprie politiche legate al turismo.

Gli obiettivi sono ambiziosi: ridurre le emissioni di carbonio del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040. Tale impegno si riflette altresì nelle esperienze proposte ai turisti. Viaggiare in Islanda in modo sostenibile significa immergersi nelle sue regioni più autentiche, restare più a lungo e muoversi con lentezza, esplorando gli angoli meno battuti soprattutto fuori stagione.

Scoprire il cibo locale, partecipare a eventi culturali, interagire con le comunità: sono tutti modi per entrare in contatto con l’essenza islandese, nel pieno rispetto dell’ambiente e dando una mano allo sviluppo del turismo responsabile. Un approccio che non è solo una tendenza, ma una necessità per preservare un ecosistema unico e straordinario, e l’Islanda lo sta dimostrando con azioni concrete.

Sviluppo turistico all’insegna della crescita sostenibile

Il 2024 sta segnando un importante capitolo per il Nord dell’Islanda, con l’inizio della costruzione di nuovi hotel nella regione di Akureyri. L’aumento dei voli diretti verso l’aeroporto locale ha generato una maggiore domanda di camere, spingendo gli operatori a investire in strutture che rispondano a tale esigenza: è un chiaro segnale della crescita del turismo nella zona, ma sempre con un occhio attento alla sostenibilità, caratteristica che, come abbiamo visto, contraddistingue l’approccio islandese al turismo.

La regione settentrionale, con i paesaggi incredibili e le peculiarità naturalistiche, si rivela così una meta sempre più ambita per chi cerca un’esperienza lontana dalle rotte turistiche più affollate.

The Volcanic Way: una nuova rotta per un turismo green

Hengill, Islanda

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Paesaggio vulcanico di Hengill, Islanda

Nel Sud dell’Islanda e nella Penisola di Reykjanes, invece, sta per nascere un’attrazione che riflette a sua volta l’impegno del Paese: The Volcanic Way. Si tratta di una nuova rotta turistica ideata per promuovere soggiorni più lunghi e incoraggiare i visitatori a scoprire la storia, la natura e la cultura dell’isola, con un focus particolare sull’attività vulcanica che ha plasmato questo territorio che non ha eguali e che è tuttora in divenire.

È praticamente impossibile, infatti, pensare all’Islanda senza che vengano in mente vulcani e attività geotermica. I paesaggi sono dominati da caratteristiche vulcaniche: campi di lava, colonne di basalto, sorgenti termali, spiagge di sabbia nera, caldere, montagne vulcaniche e vulcani subglaciali.

Lungo il tour guidato di una settimana (700 chilometri solo andata oppure 1200 chilometri andata e ritorno), i viaggiatori potranno esplorare così diciassette villaggi e i paesaggi segnati dall’energia della terra, dalle imponenti colate laviche ai crateri dormienti, fino alle sorgenti termali. Non si tratta solo di ammirare la natura incontaminata, ma di comprenderne la storia e il legame profondo con la vita degli islandesi.

La Volcanic Way collega otto vulcani (Fagradalsfjall, Hengill, Hekla, Eyjafjalljokull, Eldfell, Katla, Lakagigar e Oraefajokull) suddividendoli ciascuno in una tappa giornaliera: oltre a rimanere estasiati dinanzi agli straordinari paesaggi, si può cogliere l’occasione per fare il bagno in piscine geotermiche, avventurarsi sui ghiacciai in motoslitta o Superjeep, esplorare grotte di ghiaccio, passeggiare su una spiaggia di sabbia nera o cavalcare un cavallo islandese al cospetto di una campagna davvero fantastica.

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I villaggi walser intorno al Monte Rosa: un patrimonio culturale e architettonico tutto da scoprire

Sparsi lungo le vallate che circondano il Monte Rosa, i villaggi walser hanno conservato un’eredità culturale unica, caratterizzata da lingua, architettura e tradizioni profondamente radicate e che ancora oggi sopravvivono alla modernità e globalizzazione. La loro storia inizia nel XII secolo con la migrazione di popolazioni provenienti dal Canton Vallese in Svizzera e si intreccia con quella delle Alpi, rappresentando una testimonianza viva della capacità umana di adattarsi e prosperare in ambienti montani.

Le origini e la storia dei walser

I walser sono una popolazione di origine germanica che si stabilì nelle regioni alpine a partire dal Medioevo, in particolare nel XII secolo. Provenienti dall’alto Vallese, una regione della Svizzera, i walser attraversarono le montagne per trovare nuove terre da colonizzare, spinti dalla necessità di espandere i loro territori agricoli e di pastorizia. Arrivarono in Valle d’Aosta, Piemonte e in altre zone alpine, portando con sé le loro usanze, la loro lingua e una cultura profondamente legata alla montagna.

Il termine “Walser” deriva proprio da “Walliser”, che significa “abitante del Vallese”. Questi pionieri riuscirono a creare comunità autonome e resilienti, basate su un’economia pastorale e agricola, mantenendo un forte legame con la loro terra d’origine. Ancora oggi, nei villaggi walser si parla il titsch e il töitschu, antiche varianti del tedesco, che sopravvivono nonostante l’influenza delle lingue circostanti.

Cultura, architettura e tradizioni walser

Uno degli elementi più distintivi della cultura walser è l’architettura. Le case tradizionali, chiamate stadel o rascard, riflettono non solo l’abilità costruttiva di questa popolazione, ma anche l’adattamento alle dure condizioni alpine. Le strutture combinano una base in pietra, utilizzata per stalle e cantine, con una sovrastruttura in legno per l’abitazione e il deposito del grano. Una caratteristica interessante è l’uso dei cosiddetti “funghi”, blocchi di pietra a forma di fungo che separano la parte abitativa dal granaio, proteggendo i raccolti da roditori e umidità.

Le case walser si distinguono per la loro solidità e semplicità, ma sono anche profondamente funzionali. Ad esempio, la Wohnstube, l’unica stanza riscaldata della casa, era il cuore dell’abitazione, dove si svolgeva la vita quotidiana nei mesi invernali. Ogni dettaglio architettonico rispecchia il forte legame tra la comunità e l’ambiente circostante.

Oltre all’architettura, anche le tradizioni walser sono una parte importante della loro identità. I costumi tradizionali, in particolare quello femminile, rappresentano un altro simbolo della cultura locale. A Gressoney, ad esempio, le donne indossano abiti rosso scarlatto, completi di corpetto ricamato e una cuffia di filigrana d’oro durante le festività e le processioni, come quella dedicata a San Giovanni Battista. La comunità continua a celebrare le sue origini con fierezza, attraverso manifestazioni culturali, corsi di lingua e iniziative che mantengono vive queste antiche tradizioni.

Casa walser

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Tipica casa walser in pietra e legno

I villaggi walser della Val d’Aosta

Attraversato l’orrido di Guillemore lungo la valle di Gressoney, cambia tutto, anche agli occhi meno attenti: i cartelli e le indicazioni sono scritti in una lingua che non è né italiano né francese; le linee e le architetture cambiano. Benvenuti nel territorio dei walser.

Alpenzu Grande e Alpenzu Piccolo (Gressoney-La-Trinité)

Questi due incantevoli villaggi walser si trovano su una terrazza glaciale, e per raggiungerli bisogna percorrere un sentiero ripido che parte a sud di Gressoney-La-Trinité. Il trekking dura circa un’ora, ma l’impegno viene ripagato da una vista mozzafiato sulla catena del Monte Rosa. L’architettura walser qui è perfettamente conservata, con tipici edifici in legno e pietra che offrono uno sguardo autentico sulla vita di un tempo.

Noversch ed Ecko (Gressoney-La-Trinité)

Queste piccole frazioni sono conosciute per i loro stadel, tipiche costruzioni walser. In particolare, gli stadel di Noversch e Ecko sono stati edificati da due famiglie di rilievo, gli Zumstein e i Lischtgi, che hanno lasciato un’importante eredità architettonica.

Tschalvrino (Gressoney-St-Jean)

Questo villaggio è accessibile in auto e si trova lungo la strada che da Gressoney-St-Jean porta al Castel Savoia. Tschalvrino ospita alcuni tra i più antichi stadel della valle, risalenti al 1547 e al 1578.

San Grato (Comune di Issime)

San Grato è un affascinante villaggio walser che può essere raggiunto attraverso una semplice passeggiata. Oltre ai tradizionali stadel, il villaggio è noto per la chiesetta di San Grato – Chröiz, un piccolo gioiello architettonico immerso nella quiete montana. La passeggiata è adatta a tutti e offre uno scenario naturale ideale per chi ama esplorare la natura senza troppa fatica.

Mascognaz (Comune di Ayas)

Questo villaggio è uno dei più celebri esempi di restauro e valorizzazione del patrimonio walser. Mascognaz è stato trasformato in un albergo diffuso, dove le antiche abitazioni walser sono diventate rifugi di lusso senza perdere il loro fascino originario. Il villaggio è raggiungibile attraverso un facile sentiero in salita, ed è perfetto per chi desidera trascorrere una vacanza indimenticabile in un contesto storico e naturale unico.

Cunéaz (Comune di Ayas)

Cunéaz è situato a breve distanza dagli impianti di risalita, il che lo rende facilmente accessibile. Qui si trovano alcuni dei più bei rascard della Val d’Ayas, strutture in legno tipiche della tradizione walser, utilizzate un tempo come magazzini per il fieno. La vicinanza agli impianti e alle piste lo rende una meta ideale per chi ama combinare natura e sport invernali.

St-Jacques (Comune di Ayas)

St-Jacques, chiamato anche “Canton des Allemands”, è un tranquillo villaggio immerso nel verde, ricco di storia e di testimonianze legate alle migrazioni walser. Punto di partenza per numerose escursioni nella valle, St-Jacques conserva un’atmosfera rurale e autentica che incanta i visitatori. Perfetto per chi desidera passeggiare nei boschi o esplorare i prati alpini, rappresenta un punto strategico per avventurarsi lungo i sentieri walser.

I villaggi walser del Piemonte

Anche sul lato piemontese è ancora possibile ritrovare i villaggi originari dei walser, tenuti con cura e che continuino a vivere.

Macugnaga (Provincia di Verbania)

Macugnaga, situata ai piedi della spettacolare parete Est del Monte Rosa, è uno dei più importanti insediamenti walser in Piemonte. Accanto alla Chiesa Vecchia nella frazione di Staffa, si trova un antichissimo tiglio, simbolo della comunità locale. La leggenda narra che l’albero fu piantato dai primi coloni walser per simboleggiare la crescita del nuovo insediamento. Sotto le sue fronde, gli anziani del villaggio si riunivano per prendere decisioni importanti, e oggi il tiglio fa ancora da testimone alla vita del villaggio. Ogni anno, a metà luglio, si svolge la festa di San Bernardo, che celebra le tradizioni walser e conclude con una suggestiva processione sotto l’albero. Nella frazione di Isella si trova un autentico villaggio walser rimasto pressoché intatto, con il forno comune e una piccola chiesa che raccontano di tempi lontani.

Macugnaga  villaggio walser

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Macugnaga, situata ai piedi della spettacolare parete Est del Monte Rosa, è uno dei più importanti insediamenti walser in Piemonte

Rimella (Provincia di Vercelli)

Fondato nel XIII secolo, Rimella è un piccolo comune della Valsesia che conserva ancora oggi il caratteristico dialetto di origine tedesca. Qui si trova il più antico museo walser del Piemonte, ospitato all’interno di una baita restaurata che riflette il tipico stile architettonico dell’epoca. Il museo celebra il popolo “più alto d’Europa” e offre un viaggio nella storia della cultura walser attraverso oggetti e documenti d’epoca. Rimella è un luogo ideale per chi vuole scoprire le radici culturali di questa popolazione in un contesto montano affascinante.

Alagna Valsesia (Provincia di Vercelli)

Alagna Valsesia è un altro importante centro della cultura walser, colonizzato nel XIII secolo. La zona è caratterizzata da alpeggi e frazioni sparse, dove è ancora possibile osservare le tipiche architetture walser. Le case di pietra e legno si fondono perfettamente con l’ambiente circostante, creando un paesaggio di rara bellezza. Alagna è una meta perfetta per gli amanti delle escursioni e del trekking, con numerosi sentieri che si snodano tra le montagne.

Riva Valdobbia (Provincia di Vercelli)

Situata nell’alta Valsesia, Riva Valdobbia è un piccolo comune di appena 200 abitanti che dal 2019 è stato incorporato nel comune di Alagna Valsesia. Fondato dai coloni walser di Gressoney-Saint-Jean, Riva Valdobbia mantiene un forte legame con le sue radici storiche e culturali. Qui, i visitatori possono esplorare le antiche frazioni e scoprire un paesaggio montano ancora incontaminato.

Formazza (Provincia del Verbano-Cusio-Ossola)

Formazza è il primo insediamento walser a sud delle Alpi ed è uno dei comuni più settentrionali del Piemonte. La cultura walser è ancora profondamente radicata nella vita quotidiana degli abitanti, e il piccolo comune ospita un interessante museo dedicato a questa popolazione. A Casa Forte, ospitata in un edificio del XVI secolo, racconta gli aspetti più significativi della vita e della cultura walser. Accanto alla sezione etnografica, in cui gli oggetti di cultura materiale raccontano la vita quotidiana delle genti walser, il museo ospita un’importante raccolta di statue lignee dal XV secolo. Un breve ma scenografico viaggio alla riscoperta del mondo walser, con visite aperte tutto l’anno. Oltre al museo, Formazza offre numerosi percorsi naturalistici che attraversano paesaggi di montagna mozzafiato.

Trekking ed escursioni

Gli amanti del trekking possono esplorare la cultura walser seguendo  il Gran Sentiero Walser, 12  percorsi tematici che toccano le tre regioni di Piemonte, Valle d’Aosta e Canton Ticino, lungo le valli Valsesia, Val d’Ossola, Valle di Gressoney e Valle Rovana. 153 km in totale, suddivisi in 11 tappe, con oltre 200 punti d’interesse, con pannelli informativi che raccontano la storia di questa antica popolazione. Per i meno allenati iWalser réng è un itinerario turistico senza difficoltà particolari, lungo più di 8 km che permette di fare l’intero giro della conca di Gressoney-Saint-Jean e apprezzarne le bellezze paesaggistiche e le numerose emergenze culturali che lo caratterizzano. È un percorso che può impegnare l’intera giornata se si intende visitare i siti culturali che si incontrano lungo il percorso. Risalendo il corso del torrente Lys si giunge ben presto a Tschemenoal, villaggio Walser interamente in legno. Superato il Lago Gover e la cascata di Ònderwoald, si giunge al fiabesco Castel Savoia, residenza estiva da favola della regina Margherita. Il sentiero scende poi, tra larici e praterie, fino alla meravigliosa Villa Margherita, oggi sede del comune di Gressoney-Saint-Jean. Attraversato il ponte di legno sul torrente Lys, si ritorna al punto di partenza.

Il Centro studi e l’Ecomuseo

Per chi desidera approfondire la cultura walser, il Walser Kulturzentrum di Gressoney-Saint-Jean rappresenta un punto di riferimento fondamentale. Fondato nel 1982, questo centro studi si impegna nella promozione e salvaguardia della lingua e della cultura walser, con particolare attenzione ai Comuni di Gressoney-Saint-Jean, Gressoney-La-Trinité e Issime. Ogni anno, il centro offre corsi di Titsch, Töitschu e Tedesco, oltre a organizzare mostre e convegni dedicati alla cultura locale. Attivo anche a livello internazionale, collabora con l’Internationale Vereinigung für Walsertum e il Comitato Unitario delle Isole linguistiche storiche germaniche in Italia, pubblicando opere sulla lingua, la storia e l’architettura dei walser della Valle del Lys.

Un’opportunità imperdibile per esplorare questa cultura è visitare l’Ecomuseo Walser di Gressoney La Trinité. In questo spazio espositivo, allestito all’interno di un tipico stadel, è possibile immergersi nelle tradizioni walser. Le mostre permanenti coprono vari aspetti del territorio, dalla storia dei ghiacciai e della conquista delle vette all’evoluzione della tecnica alpinistica, fino alla famosa impresa della posa del “Cristo delle Vette” sul Monte Rosa. Inoltre, l’ecomuseo ospita una sezione dedicata al costume tradizionale e una mostra sul percorso verso Binò Alpelté, arricchita da esposizioni tematiche che offrono una visione completa della cultura walser.

Le festività walser

Le festività walser sono momenti di grande rilevanza culturale e spirituale per le comunità locali, che uniscono tradizioni religiose e folklore, e sono senz’altro un’ottima occasione per visitare i villaggi. Tra le occasioni di festa spiccano i Santi Patroni delle parrocchie e delle cappelle, che sono commemorati con cerimonie solenni e processioni, invocati contro mali e disastri naturali, o per ottenere pioggia, abbondanti raccolti. A Gressoney-La-Trinité, la festa patronale si svolge in occasione della Santissima Trinità e prevede una messa seguita da una processione. A Gressoney-Saint-Jean, invece, si celebra San Giovanni il 24 giugno, dove sacro e profano si fondono in una manifestazione di partecipazione popolare che include la benedizione dei bambini e suggestivi fuochi d’artificio.

Anche il Carnevale riveste un’importanza speciale nella tradizione walser: le celebrazioni iniziano con il Giovedì Grasso, quando si usava rubare la pentola del pranzo, seguito dal Venerdì Nero, in cui le persone si sporcavano con carbone e fuliggine. Il Sabato Bagnato portava con sé il divertimento di spruzzare acqua o neve per “lavare” lo sporco dei giorni precedenti. La prima domenica di Quaresima era l’occasione in cui gli anziani si travestivano, approfittando di bevande gratuite nelle osterie.

A Issime, il patrono San Giacomo viene celebrato il 25 luglio, ma, considerando che molti abitanti erano all’alpeggio o all’estero, è stato scelto un secondo patrono invernale: San Sebastiano, il 20 gennaio. Questa festa si caratterizza per la messa solenne e per festeggiamenti che includono falò, pranzi abbondanti e momenti di musica e ballo, creando un’atmosfera di convivialità che dura fino al giorno seguente.