È uno dei romanzi che più ha appassionato generazioni di ragazzi. Almeno una ventina le trasposizioni televisivie e cinematografiche, tra cui l’ultim, in arrivvo nel 2025 su RAI1 con una nuova fiction. Del resto, come non prendere le parti di Edmond Dantès, protagonista di “Il Conte di Montecristo”, la vicenda narrata dallo scrittore francese Alexandre Dumas nella seconda metà dell’800.
Ambientata sotto il complicatissimo regno di Napoleone, alcune delle location narrate nel romanzo e viste sul piccolo e grande schermo sono diventate luoghi di pellegrinaggio per gli appassionati del genere, per le famiglie e per tutti coloro che sono rimasti affascinati dalla vicenda.
Ambientato tra Italia (l’Isola di Montecristo, appunto), la Francia (il terribile Château d’If) e alcune altre isole del Mar Mediterraneo, si è recentemente scoperto che alcuni fatti narrati non sarebbero solo il frutto della fantasia di Dumas.
L’Isola di Montecristo
Su quest’isola è ambientata una parte del celebre romanzo. Mentre sconta la pena detentiva, Edmond viene informato circa un tesoro sepolto proprio a Montecristo. Così, una volta libero, decide di recarsi sull’isola, di autoproclamarsi Conte di Montecristo per poi tornare in Francia e vendicarsi dei suoi nemici. Per anni si è vociferato che sull’isola fosse davvero stato nascosto un tesoro, individuato sotto l’altare del Monastero di San Mamiliano a Montecristo. L’isola si trova all’interno del Parco dell’Arcipelago Toscano, ma al largo delle coste francesi, motivo per cui Dumas molto probabilmente ha pensato di ambientarvi il romanzo.
Il grande tesoro citato nel romanzo, appartenuto alla famiglia Spada e nascosto sull’isola, riprende un’antica leggenda legata a un ipotetico tesoro che i monaci di San Colombano avrebbero nascosto prima della distruzione del potente Monastero di San Mamilian, edificato proprio sull’Isola di Montecristo, da parte dei saraceni. Nel romanzo il tesoro si trova in una grotta e, in effetti, sull’isola esiste davvero la grotta di San Mamiliano proprio sotto i resti di un eremo.
Fino a una decina di anni fa, Montecristo era chiusa al turismo. Oggi, invece, è disponibile un limitato numero d’accessi. Due volte l’anno, l’isola apre ai visitatori. Ma non a tutti: lo Stato italiano concede solo mille permessi giornalieri, e 600 di questi sono riservati agli studenti.
Oggi, sull’isola non ci si reca per trovare un tesoro, ma per vederlo. Questo strano angolo d’Italia, così vicino alla Francia, è davvero un gioiello in quanto, nella riserva naturale, ospita numerose specie protette. Ed è proprio per preservare questa biodiversità che a Montecristo è vietato pescare o nuotare entro un chilometro dalla costa. Ma non c’è solo la natura. Il piccolo territorio dell’isola è costellato di testimonianze di popoli che l’hanno occupata: i Greci, i Romani, gli Etruschi. E poi i Turchi, i monaci cattolici e i francesi.
Lo Château d’If
La temibile fortezza dove viene tenuto prigioniero Edmond Dantès viene identificata con il Castello d’If, che si trova al largo di Marsiglia, nel Sud della Francia. Per la gravità del reato imputatogli, il Conte di Montecristo è condannato a trascorrervi il resto della vita. Proprio quando le speranze di tornare libero svaniscono, fa la conoscenza di un altro prigioniero, l’abate Faria, che da anni sta scavando un tunnel sotterraneo, nella speranza che possa condurlo fuori dalla fortezza. Questa location piacque talmente a Dumas da ambientarvi anche la vicenda della Maschera di ferro nel romanzo “Il visconte di Bragelonne”, l’ultimo della trilogia dei Tre moschettieri.
Il castello risale al 1500 e nacque proprio come prigione, una sorta di Alcatrax di un tempo, costruita su una roccia in mezzo al mare, irraggiungibile, inespugnabile e da cui era quasi impossibile fuggire. Il luogo perfetto, insomma, dove ambientare “Il Conte di Montecristo”. Era famoso per avere celle senza finestre e pessime condizioni igieniche. Un posto infame, insomma.
L’isola e il castello si possono visitare quasi tutto l’anno, il battello parte dal porto di Marsiglia. Non ci sono visite guidate, ma si può scaricare la guida in pdf (compreso un libretto in francese per bambini) e la app per smartphone un avolta sbarcati sull’isola-fortezza. Si cammina sullo sterrato – per questo sono consigliate scarpe comode – e ci sono parecchi gradini da fare. La curiosità della fortezza è costituita soprattutto dai graffiti lasciati un po’ ovunque dai prigionieri e dai soldati che vissero confinati su questo scoglio per anni.
L’isola fa parte del Parco nazionale delle Calanche e dell’Arcipelago delle Frioul che è formato da quattro isolette, una zona meno frequenatata dagli italiani rispetto al resto della Provenza-Costa Azzurra, ma che assolutamente vale la pena visitare. Qui c’è un mare meraviglioso, cale e calette paradisiache, e tanti angolini pittoreschi, come il borgo marinaro di Cassis, per esempio, una piccola St Tropez rimasta ancora piuttosto autentica.