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Le chiese sommerse, dal Lago di Resia alla Russia

Immaginate un paesaggio in cui il tempo sembra sospeso, dove l’acqua cristallina nasconde sotto la sua superficie antiche storie e misteri sepolti. È questo il fascino delle chiese sommerse che, con le torri campanarie ancora svettanti, raccontano storie di villaggi un tempo prosperi, sacrificati per la costruzione di moderne dighe.

Si tratta di luoghi, carichi di mistero e suggestione, ormai diventati vere e proprie attrazioni turistiche, capaci di evocare emozioni uniche. Partiamo insieme per un viaggio all’insegna di una malinconica bellezza.

Il Campanile di Curon, che emerge dalle acque del Lago di Resia

Simbolo della Val Venosta, il solitario campanile in stile romanico della Chiesa di Santa Caterina di Alessandria che si erge dalle limpide acque del Lago di Resia, è diventato, nel tempo, un’immagine da cartolina dall’atmosfera fiabesca, capace di attrarre migliaia di turisti, ammantato da un’aura leggendaria che vuole che le sue campane suonino ancora nelle giornate particolarmente ventose.

Tuttavia, la storia che ha portato alla nascita del panorama che oggi conosciamo, non è delle più allegre: cinque anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, furono ultimati i lavori per la costruzione della grande centrale idroelettrica unendo i bacini naturali di Resia e Curon. Gli abitanti dovettero abbandonare le proprie case e i propri paesi, sommersi a 22 metri di profondità.

Il Monastero di San Nicola a Kalyazin e la Chiesa della Natività a Krokhino, Russia

Anche il bacino artificiale di Uglich, vicino alla città di Kalyazin, custodisce un frammento di passato sommerso: parte del campanile del Monastero di San Nicola, costruito tra il 1796 e il 1800.
Nel 1939, sotto il regime di Stalin, la città fu sacrificata per permettere la costruzione di un bacino sul fiume Volga: l’abbazia fu smantellata ma la neoclassica torre campanaria preservata, diventando una curiosa attrazione turistica. Così, per proteggerla dalla forza delle acque, venne rinforzata e posta su una piccola isola artificiale.

Stesso destino per la Chiesa della Natività edificata alla fine del XVIII secolo sulle rive del Lago Beloye, all’inizio del fiume Sheksna e “scomparsa” negli anni Sessanta insieme alla cittadina e ad altri villaggi della regione di Belozersky, a causa della costruzione della diga sul Volga. Il livello dell’acqua del Lago Beloye fu innalzato per garantire una profondità sufficiente al passaggio delle navi, condannando gli antichi insediamenti sotto le acque del bacino artificiale, baluardi silenziosi di un passato perduto.

La Chiesa di San Nicola a Mavrovo, Macedonia

Chiesa San Nicola, Mavrovo, Macedonia

Fonte: iStock

La Chiesa sommersa di San Nicola a Mavrovo

La Chiesa di San Nicola a Mavrovo, in Macedonia, fu edificata a metà dell’Ottocento e rimase integra fino alla creazione di un lago artificiale che la sommerse. Tuttavia, a causa della siccità dovuta al cambiamento climatico intorno al Duemila, il livello dell’acqua si è abbassato, riportandola parzialmente alla luce.

Mavrovo, già popolare come località di montagna per via degli impianti sciistici, del parco nazionale e del lago, ha così acquisito un fascino ulteriore grazie a questo particolare patrimonio storico.

La Chiesa di Sant Romà e la Chiesa di San Mediano, Spagna

Ancora, il bacino di Sau in Catalogna, custodisce sotto le sue acque il villaggio omonimo. Creato nel 1962, l’invaso ha sommerso il borgo, lasciando visibile soltanto la sommità del campanile della Chiesa di Sant Romà, risalente all’XXI secolo.

Sebbene il villaggio fosse già disabitato da quasi un secolo, vi rimanevano alcune case, la chiesetta e un antico ponte romano. Durante i periodi di siccità, la chiesa torna a emergere, offrendo uno spettacolo incredibile che attira visitatori ammaliati dalla storia e dalla natura che qui si intrecciano.

Infine, la Chiesa di San Mediano, risalente al XVI secolo, è uno dei simboli della zona di La Fueva, nella provincia di Huesca, nella comunità autonoma dell’Aragona. Quando l’area fu inondata per creare un bacino idrico artificiale, l’intero villaggio venne sommerso.

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L’isola di Robinson Crusoe in Cile

L’isola di Robinson Crusoe esiste ed è molto più di una leggenda letteraria. Conosciuta anche con il nome di  Agua Buena si trova nell’arcipelago cileno di Juan Fernandez ed diventata famosa per essere stata citata nell’opera di Daniel Defoe. Un luogo che rappresenta un vero e proprio scenario di sopravvivenza che ha dato vita al personaggio.

Quest’isola dell’arcipelago Juan Fernandez, infatti, è il luogo in cui Alexander Selkirk, un marinaio scozzese, naufragò nel lontano 1704 e dove visse in isolamento per quasi cinque anni. La sua esperienza avrebbe gettato le basi per il leggendario libro “The life and strange surprising adventures of Robinson Crusoe”, pubblicato il 25 aprile del 1719.

Curiosità sull’arcipelago Juan Fernandez e Selkirk

L’arcipelago si compone di tre isole principali: l’isola Robinson Crusoe, l’isola Alejandro Selkirk Santa Clara.

L’isola Robinson Crusoe, chiamata Más a Tierra fino al 1966, è la più famosa proprio grazie al suo forte legame con la storia del marinaio scozzese e, poi, con il personaggio di Dafoe. Dai recenti scavi eseguiti sull’isola, sono state portate alla luce le tracce di un insediamento probabilmente appartenente a Selkirk, come resti di accampamenti e oggetti che testimoniano la presenza europea sull’isola all’inizio del Diciottesimo secolo.

Secondo la storia egli fu l’unico europeo, fino a quel momento, a vivere sull’isola, dopo essere stato abbandonato lì a causa di un litigio con i suoi ufficiali di bordo. Egli scelse di essere lasciato lì, piuttosto che continuare la navigazione in condizioni precarie, stabilendosi in una posizione strategica su un altura dell’isola, costruendo rifugi e vivendo grazie alle numerose risorse naturali presenti sull’isola.

L’Isola di Robinson Crusoe oggi: un rifugio naturale

Nel 1977 l’isola di Robinson Crusoe è stata dichiarata Riserva della Biosfera dall’UNESCO, un modo per preservare la sua inestimabile e straordinaria bellezza naturale, data dalle sue montagne, le sue scogliere e la vegetazione rigogliosa, che regala uno scenario indimenticabile.

Attualmente l’isola è abitata da una piccola comunità composta da circa 900 persone, le quali vivono principalmente nella costa a nord dell’isola, nel villaggio di San Juan Bautista.

Oggi visitare l’isola consente di vivere un’esperienza unica, lontana dalle rotte turistiche più battute. Ai visitatori è possibile camminare ed esplorare i vari sentieri montuosi che si snodano lungo l’isola oppure fare immersioni nei bellissimi fondali marini che la circondano, con barriere coralline e pesci colorati, o, semplicemente, cercare un luogo dove rilassarsi fra le numerose calette isolate.

Il Parco Nazionale Arcipelago Juan Fernandez, ad esempio, offre sentieri mozzafiato che si snodano tra valli e montagne, con viste spettacolari sull’oceano circostante. Uno dei più popolari è quello che conduce sulla vetta del Cerro El Yunque, che altro non è che la vetta più alta dell’isola, da cui si può godere di una vista panoramica su tutto l’arcipelago.

Il fascino dell’isola Robinson Crusoe risiede non solo nella sua connessione con la famosa opera letteraria ed il personaggio cinematografico, ma anche per la possibilità di vivere un’esperienza unica ed indimenticabile, in un contesto unico come quello dell’arcipelago Juan Fernandez. È la destinazione ideale per chi cerca una fuga dalla vita moderna e lontana dal turismo di massa, per chi vuole scoprire la natura incontaminata di questo paradiso cileno o per chi, come molti, vuole scoprire luoghi da sogno di film e serie tv che fanno sognare viaggi indimenticabili.

Cannoni presenti sull'isola di Robinson Crusoe in Cile, con villaggio sullo sfondo

Fonte: iStock

Isola di Robinson Crusoe, nell’arcipelago Juan Fernandez in Cile
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Cosa fare a Honningsvåg, e oltre, in Norvegia

Nell’estremo nord della Norvegia, un luogo magico e suggestivo, in grado di offrire esperienze indimenticabili direttamente dal Circolo Polare Artico. Si tratta di Honningsvåg, una piccola e remota comunità di circa 3000 abitanti, che si affaccia su un vasto orizzonte di mare e scogliere frastagliate, per un panorama mozzafiato. Ma cosa fare in questo remoto borgo della Norvegia? Ecco le principali attività per esplorare queste fantastiche terre.

Alla scoperta di Honningsvåg

Il borgo di Honningsvåg, oltre ad essere il principale porto peschereccio della zona, è sicuramente un luogo tutto da visitare. Imperdibile è l’esperienza che si può vivere al Norkappmuseet, dove è possibile conoscere la storia locale, grazie alla presenza di un’esposizione di antichi reperti, e tutto ciò che riguarda gli insediamenti umani che per secoli hanno combattuto contro le difficili condizioni climatiche pure di abitare queste terre. Inoltre, è un’ottima destinazione per gli amanti dell’arte, in quanto presenti numerose opere di artisti locali.

Non lontano da questo museo è presente un altro simbolo di questa città. La Honningsvåg Kirke, un’antica chiesa neogotica risalente agli ultimi anni del 1800 e che è anche una delle poche strutture rimaste intatte dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ciò ha trasformato questa struttura in un punto di riferimento molto importante per la comunità locale, sia dal punto di vista storico, che spirituale.

Escursioni all’aperto e nei dintorni per gli amanti della natura

Nonostante questa cittadina abbia delle modeste dimensioni, viene considerata la base ideale per partire alla scoperta della natura spettacolare del territorio circostante. Durante l’inverno Honningsvåg, quando si affrontano notti lunghe e la luce del giorno si riduce a poche ore, diventa un paradiso per gli amanti degli sport invernali. I safari sulla neve con i cani da slitta o le escursioni in motoslitta sono esperienze uniche, da provare assolutamente, e che permettono di esplorare la tundra artica e osservare gli animali che la abitano.

In estate, invece, ci sono giornate interminabili, che offrono una luce continua, invitando i visitatori a lunghe passeggiate ed escursioni. Durante questo periodo la pesca è un’attività molto popolare, a cui è possibile partecipare durante le uscite in mare. Da non perdere anche l’escursione a Knivskjellodden, il punto più settentrionale dell’Europa continentale. Anche se meno famoso dell’avventurosa Capo Nord, da qui è possibile godere di una vista unica sul mare del Nord, circondati solo dalla natura selvaggia.

Capo Nord: la fine del mondo

A poca distanza da Honningsvåg, circa 32 chilometri in auto, si trova Capo Nord, probabilmente il vero motivo per cui la maggior parte dei viaggiatori decide di spingersi fin quassù e visitare queste terre artiche. È un promontorio che si trova a 307 metri sul livello del mare ed è probabilmente la meta più iconica di tutta la Norvegia. Capo Nord è in grado di regalare ai proprio visitatori un’esperienza unica, tra isolamento e vastità. Infatti, non c’è nulla oltre quella scogliera: solo un mare infinito che si estende fino al Polo Nord.

Capo Nord, come anche Honningsvåg, è il luogo ideale dove vedere la famosa aurora boreale, con la sua danza di luci colorate che riesce ad illuminare il cielo notturno durante i mesi più bui, da Settembre a metà Aprile.

Oltre Honningsvåg: alla scoperta del Finnmark

Per chi avesse più tempo a disposizione, oltre a visitare la cittadina di Honningsvåg, è possibile scoprire altre meraviglie della contea più settentrionale della Norvegia, ovvero Finnmark. È possibile partire alla scoperta di altre piccole città come Hammerfest, che altro non è che la città più settentrionale del mondo, oppure avventurarsi verso Alta, dove esistono ancora i resti della prima popolazione che visse in quest’area. Per gli amanti della natura, poi, a breve distanza da Capo Nord è possibile visitare la riserva naturale di Gjesværstappan, dove vivono alcuni degli uccelli marini più grandi dell’Europa Settentrionale.

Honningsvåg è molto più di una semplice tappa verso Capo Nord: è un luogo in cui il paesaggio selvaggio riuscirà a far vivere ai propri ospiti un’esperienza indimenticabile, ai confini del mondo.

Vista dall'alto della città di Honningsvåg in Norvegia, con una montagna verdeggiante sullo sfondo

Fonte: iStock

Vista di Honningsvåg e della natura circostante
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Aeroporto di Pechino: una guida utile con tutte le informazioni

L’aeroporto di Pechino, ufficialmente conosciuto anche con il nome di Beijing Capital International Airport è uno degli hub aerei più trafficati del mondo; un punto nevralgico peri viaggiatori diretti in Asia e in tutto il mondo, simbolo di efficienza e modernità. Ma, oltre alle sue dimensioni impressionanti, cosa c’è da sapere per godersi al meglio un arrivo o una partenza senza stress? Ecco tutto ciò che dovresti sapere.

Come arrivare all’aeroporto di Pechino

Arrivare all’aeroporto di Pechino è piuttosto semplice grazie alle numerose opzioni di trasporto disponibili. Dalla città il modo più rapido è prendere l’Airport Express, una linea metropolitana dedicata che collega il centro di Pechino direttamente ai Terminal 2 e 3. Il servizio è estremamente puntuale, con partenze frequenti ogni 10 minuti e impiega circa 30 minuti per coprire la distanza dalla stazione di Dongzhimen all’aeroporto di Pechino.

Se si preferisce viaggiare comodamente in taxi, sappi che il traffico di Pechino è imprevedibile, specialmente durante le ore di punta, quindi, è auspicabile partire con anticipo per evitare ritardi o peggio, perdere l’aereo. Il costo della tratta dal centro di Pechino è tra i 100 e i 150 yuan (tra i 12 e i 20 euro) a seconda del traffico. Un’alternativa economica è il bus navetta, diverse linee partono da punti strategici della città e collegano l’aeroporto ai vari distretti di Pechino. Il costo è molto conveniente, si parla di spendere tra i 25 e i 30 yuan (da 3, 17 a 3, 81 euro), e se non si ha fretta è una scelta interessante che invita alla scoperta del paesaggio durante il viaggio.

I terminal dell’aeroporto di Pechino, dove orientarsi

L’aeroporto di Pechino è suddiviso in tre terminal principali, ognuno con le sue caratteristiche e destinazioni. Se devi cambiare terminal per una coincidenza, ci sono navette gratuite che circolano tra i terminal stessi, ricorda però di tenere conto del tempo necessario per gli spostamenti, perché le distanze possono essere considerevoli. Il Terminal 1 è il più piccolo, ed è dedicato principalmente ai voli nazionali con compagnie aeree cinesi come ad esempio Hainan Airlines. Il Terminal 2 è dove troverai la maggior parte dei voli nazionali e internazionali di compagnie come China Southern e China Eastern. Il Terminal 3 è uno dei terminal aeroportuali più grandi al mondo, viene utilizzato per la maggior parte dei voli internazionali, inclusi quelli operati da Air China.

Servizi utili dell’Aeroporto di Pechino

Il Beijing Capital International Airport offer una vasta gamma di servizi per rendere il viaggio più confortevole, ad esempio se si arriva in anticipo si può usufruire di una delle lounge disponibili per rilassarsi, molte di queste lounge accettano anche pass giornalieri acquistabili al momento. All’interno dell’aeroporto di Pechino sono presenti numerosi ristoranti e caffè che offrono sia cucina cinese che internazionale: dai piatti tradizionali del nord della Cina come i famosi ravioli ai fastfood internazionali, le scelte sono molte per mangiare bene prima del volo.

Per chi ha del tempo extra, l’aeroporto offre una zona duty-free molto ampia con una selezione di prodotti che spaziano dai cosmetici ai beni di lusso. Se si è alla ricerca di un regalo speciale dell’ultimo momento, qui si trovano prodotti interessanti. Il wi-fi è disponibile gratuitamente in tutto l’aeroporto, anche se per accedere è necessario registrarsi con il proprio numero di telefono; non mancano inoltre molti punti informazione multilingue in tutti i terminal in caso di bisogno di assistenza. Se non si parla cinese, gran parte delle segnaletiche è tradotta in inglese, ma tranquillo perché il personale dell’aeroporto è sempre molto disponibile nell’assistere i viaggiatori. Sempre utile avere con sé anche copia cartacea della prenotazione del volo; se sei un viaggiatore internazionale non dimenticare di controllare i requisiti per il visto e le normative doganali prima di partire, tieni d’occhio il limite di peso del bagaglio, le tariffe per il sovrappeso possono essere davvero elevate.

 

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Un itinerario dal gusto romantico alla scoperta di Santa Margherita Ligure

Quel piacevole alternarsi di scorci unici che sorvegliano il mare è proprio quel sogno ad occhi aperti a cui nessuno vorrebbe rinunciare. Se in più ci si trova nel cuore della riviera ligure di Levante, con i suoi colori e i profumi inconfondibili, allora il viaggio si trasforma in qualcosa di romantico e indimenticabile.

Siamo a Santa Margherita Ligure, nel golfo del Tigullio, a 30 km da Genova. Una piccola perla sul mare che ha tanto da offrire a coloro che decidono di vivere qualche giorno di relax tra le sue piccole vie caratteristiche, scoprendo i borghi e la natura circostante.

La passeggiata dei Baci: da Rapallo a Portofino

Il percorso di 8,5 chilometri che parte da Rapallo e giunge a Portofino attraversa le splendide località di Santa Margherita Ligure e di Paraggi. Un itinerario che costeggia il mare e si addentra nei boschi, per poi tornare alle meravigliose spiagge della costa ligure. Passa anche per borghi pittoreschi ed esplora luoghi storici di rara bellezza, in tratti pianeggianti alternati a dolci saliscendi adatti a tutti, anche ai meno allenati.

È una camminata da record, quella che unisce Rapallo a Portofino. Nel 2017 il percorso è stata ricoperta da un lunghissimo tappeto rosso: con i suoi 8 chilometri di estensione, il “red carpet” con vista sulla costa ligure è rientrato tra i Guinness World Records.

Il tratto più suggestivo: cosa non perdere a Santa Margherita Ligure

Il paesaggio lungo la costa ligure di Levante è tutto un incanto, ma uno dei tratti più caratteristici è quello che attraversa il borgo di Santa Margherita Ligure e giunge alla frazione di Paraggi. Gli elementi che si susseguono variano lungo il tragitto e regalano scorci imperdibili di un paesaggio altamente suggestivo.

Sono circa 4 i chilometri che dividono il centro di Santa Margherita Ligure da Paraggi: si passa davanti alle architetture tipiche e al Castello del borgo affacciato al mare, ma anche ai luoghi simbolici di una fetta di costa dal fascino unico e senza tempo.

Tappa 1: le “palazzate” affacciate al mare

Camminando lungo il percorso che accompagna verso Portofino, si possono ammirare le tipiche “palazzate” sul mare di Santa Margherita: un insieme di strutture abitative che si sviluppano in verticale, appoggiate l’una all’altra come in un abbraccio senza fine. I colori delle facciate, finemente decorate, si alternano e riflettono i raggi del sole sull’acqua del mare, in particolare nel momento più romantico del tramonto, che infiamma di luce tutto ciò che incontra.

"Palazzate" tipiche liguri affacciate sul mare

Fonte: iStock

Palazzi tipici liguri affacciati sul mare

Tappa 2: il Castello cinquecentesco

Affacciato sul mare ma con uno sguardo sempre rivolto allo splendido borgo di Santa Margherita Ligure, sorge il Castello cinquecentesco voluto dalla Repubblica di Genova per difendersi dagli attacchi dei pirati saraceni.

Dal Settecento non ricopre più il suo originario ruolo difensivo, mentre le sue recenti ristrutturazioni gli hanno permesso di diventare uno spazio espositivo multimediale in cui vengono organizzati eventi e mostre d’interesse: sorge qui ciò che si chiama Museo del Mare, una tappa da non dimenticare che testimonia il legame indissolubile del borgo ligure con il mare.

Tappa 3: la banchina Sant’Erasmo

Superato il castello, si cammina lungo la Banchina Sant’Erasmo: qui un tripudio di colori e profumi inebria e incanta. I pescherecci della flotta locale sbarcano qui con le loro lancette motorizzate, portando con sé il pescato del giorno. Una tappa qui è d’obbligo per assaggiare il pregiato gambero rosso che ha ottenuto il marchio De.Co (Denominazione Comunale di Origine) per tutelare e valorizzare questa squisita specialità locale.

Banchina Sant'Erasmo con i suoi tipici pescherecci

Fonte: Andrea Chiantore

Banchina Sant’Erasmo

Tappa 4: il Covo di Nord Est

Non manca da esplorare anche la parte più modaiola della riviera, che con la sua famosa discoteca ha anche una storia romantica tutta da raccontare. Erano gli anni Sessanta e Settanta quando questo locale, quel Covo di Nord Est sorto in una casa incastonata nella roccia a picco sul mare, scrisse la storia della vita notturna nella riviera ligure.

Sorta tra il 1898 e il 1903, la struttura era una dimora privata fatta costruire dal nobile barone Franchetti: l’uomo si era innamorato perdutamente di una cantante lirica austriaca che divenne sua amante. Per lei voleva costruire un castello imponente, alto 50 metri e con un teatro sul retro nel quale si sarebbe potuta esibire. Una storia d’amore, però, troncata da un tragico destino.

La trasformazione in locale pubblico del Covo avvenne nel 1934. Un luogo di incontri e divertimento, che vedeva giungere via mare e attraccare al porticciolo Punta Pedale i personaggi di quella “Dolce Vita” che raccontano di un’epoca vivace. Da qui sono passati, tra i vari, Brigitte Bardot e Roger Vadim, Jane Fonda, Nat King Cole e Frank Sinatra, accompagnati dalle note di Fred Buscaglione, Renato Carosone, Bruno Martino e Peppino Di Capri.

Non ha ancora perso il fascino di un tempo, il Covo di Nord Est. Ancora oggi è un locale raffinato scelto da molti vip in viaggio a Portofino.

Tappa 5: l’area marina con le sue praterie di posidonia oceanica

Proseguendo nel cammino che porta verso Paraggi, ci si addentra ulteriormente nel paesaggio dell’Area Marina Protetta di Portofino che incanta con le sue praterie di posidonia oceanica. Si tratta di una vera e propria pianta superiore con radici e foglie e che produce frutti e fiori. Forma particolari distese verdi che ospitano molte specie animali. Si allargano nelle zone in cui l’acqua è poco profonda e una volta illuminate dai raggi del sole creano giochi di luci e colori incantevoli.

Praterie di Posidonia Oceanica sulla costa di Santa Margherita Ligure

Fonte: iStock

Praterie di Posidonia Oceanica

Tappa 6: la Cervara

Poco prima di giungere a Paraggi, si incontra sul percorso La Cervara, l’Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino. Costruito dai monaci benedettini nel 1361 ed eletto ad Abbazia nel 1546, il monastero ospita uno dei giardini più incantevoli d’Italia. Quello che era l’orto dei monaci è stato trasformato negli anni in un giardino all’italiana affacciato sul mare.

La Cervara, Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino

Fonte: Andrea Chiantore

La Cervara, l’Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino

Tappa 7: Villa Bonomi, il castello di Paraggi e la sua leggenda

Si giunge poi a Paraggi, frazione di Santa Margherita Ligure, le cui acque cristalline rientrano nell’Area Marina Protetta di Portofino. Prima di raggiungere la baia, ci si imbatte in un castello che spicca da un promontorio a picco sul mare. Costruito dalla Repubblica di Genova, viene chiamato anche Villa Bonomi Bolchini e porta con sé una curiosa leggenda.

Nelle rocce sulle quali sorge la fortezza, si apre una grotta nella quale si racconta che vivrebbe una feroce murena che farebbe da guardia ad un tesoro ricco di monete d’oro e gioielli. Si dice che un pirata francese molto avido, Etienne Toussaints, naufragò vicino alla scogliera e che, ferito, si rifugiò con il bottino nella grotta, ma poco dopo morì, circondato da quel tesoro. La sua anima si trasformò così in un’enorme murena pronta ad attaccare tutti coloro che avessero provato ad avvicinarsi a questa ricchezza.

L'incantevole Castello di Paraggi

Fonte: iStock

Castello di Paraggi (Villa Bonomi)

Tappa 8: la baia di Paraggi

Giungiamo alla tappa finale di questo cammino con la Baia di Paraggi: un incantevole acquario naturale tra le rocce e il mare, formato da un centinaio di metri di sabbia fine in cui l’acqua assume sfumature incredibili che virano verso il verde smeraldo, una tonalità talmente suggestiva da avere un suo personale colore ufficiale: il Pantone Verde Paraggi. Si trova tra il Castello di Paraggi e la caletta di Niasca e fa parte dell’Area Marina Protetta di Portofino.

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Da Milano all’Himalaya, lascia tutto per “ritrovarsi” in Asia. La storia di Martina

Ha lasciato tutto in Italia, una carriera da marketing manager, un lavoro fisso, un marito e una famiglia per regalarsi un “gap year”, un anno sabbatico, durante il quale cercare la propria dimensione. L’Asia è il continente della sua anima ed è quello che ha scelto per il suo viaggio interiore, dal Kerala all’Himalaya. Una scelta sicuramente non facile, ma che spesso tutti quanti noi sogniamo di fare. basta avere coraggio e Martina D’Aguanno l’ha avuto. Ecco la sua storia.

Martina, puoi raccontarci qualcosa di te e perché hai scelto questo curioso nickname?

Proviamo a partire da cosa ho fatto fino al 2023 e come è cambiata la mia vita nel 2024. Per 20 anni ho vissuto a Milano e sono stata una esperta di comunicazione e marketing nel turismo e, grazie al mio lavoro, ho viaggiato molto. Sono però laureata in Scienze Politiche Internazionali e nella comunicazione ci sono finita per caso, spinta dalla voglia di cominciare a lavorare e rendere concreta la mia indipendenza. Prima dell’arrivo dei social media, per un certo periodo della mia vita il mio soprannome è stato “Nina”. Quando ho dovuto scegliere un nickname, ho cominciato a giocare con le parole perché Nina era ovviamente già stato preso in tutte le sue declinazioni. Da Nina a Night e poi Ninight il passo è stato breve. Non ci ho pensato molto, mi calzava, mi corrispondeva. Un nickname, come un alter ego, deve essere intimo, come la notte.

Hai mollato tutto per prenderti un periodo sabbatico, perché?

Ho maturato la decisione a gennaio 2024, durante un ritiro di meditazione e yoga in silenzio. Quando metti a tacere il rumore intorno a te, risuona quello interiore. Ecco, per me è stato così. Abbiamo l’illusione di avere a disposizione la scatola del tempo futuro, quella in cui custodiamo i desideri che non abbiamo il coraggio di mettere in atto oggi. Quella scatola non esiste, abbiamo solo il tempo presente e quando me ne sono resa conto, è stato un risveglio. Era finito l’amore con la mia vita precedente, e quando finisce un amore, è definitivo. Era vitale ristabilire la congiunzione tra vita vissuta e vita desiderata. Così ho dato le dimissioni, lasciato una carriera da marketing manager e a metà aprile sono partita per il mio anno sabbatico in Asia.

Come hanno reagito le persone intorno a te a questa decisione?

Mio marito ha vissuto con me tutto il processo decisionale e, come me, lo riteneva necessario per il mio benessere. Stiamo insieme da 17 anni, al confronto otto mesi sono poca cosa se un rapporto è solido. Mi ha sostenuta e incoraggiata; in questi mesi non è stato sempre facile, è stato necessario impostare la relazione in una dimensione di lontananza. Il mio antidoto è stato quello di condividere tutto, il più possibile. Le altre persone importanti della mia vita – i miei pilastri in questi mesi – hanno capito. Anche con loro il rapporto è inevitabilmente cambiato, con alcuni ha raggiunto un tale livello di profondità che mi ha stupito.

Perché hai scelto l’Asia?

Praticando yoga e meditazione, non ho mai avuto dubbi che l’Asia fosse il continente della mia anima, così come mi era chiaro che il viaggio fosse la mia dimensione della ricerca della mia felicità. L’Asia per me è magnetismo puro e qui mi sono sempre sentita a mio agio, soprattutto quando ho detto sì e accolto tutte le esperienze in cui mi sono imbattuta. Qui ho capito che il Caso non esiste, non esiste la Fortuna, esiste solo il Karma. La mia decisione, l’azione di partire intendo, è stata karmica.

Puoi raccontarci qualche tua esperienza insolita durante questo periodo?

Mi vengono in mente almeno due episodi bizzarri e surreali, entrambi legati in qualche modo ai monsoni. Il primo ad Hanoi, in Vietnam: una sera mi sono riparata da una improvvisa pioggia torrenziale in un ristorante di street food molto locale. Il menu era solo in vietnamita e nessuno parlava inglese; ho ordinato tre piatti in base ai miei numeri preferiti riportati accanto. Mi sono ritrovata a mangiare pesce essiccato, tofu fritto e lumache di mare. Il locale era pieno di vietnamiti che avevano finito di lavorare e io ero evidentemente la strana attrazione della serata con cui tutti volevano parlare pur senza capirci.

Il secondo è legato al mio primo incontro con le sanguisughe. Facendo trekking al campo base dell’Annapurna (Nepal, ndr) se ne incontrano molte lungo il cammino alla fine della stagione dei monsoni. Sembrano piccoli filamenti marroni attaccati alle piante con una parte protesa verso il sentiero. Basta passare accanto ed è fatta, te le ritrovi ovunque. Il primo giorno sei in preda al disgusto e a un accenno di disperazione, dal secondo in poi impari a togliertele da sola dal collo, dalle braccia, dalle gambe con l’aiuto di una foglia.

Un po’ viaggio itinerante, un po’ smart working, un po’ relax e meditazione: è questo il segreto della felicità?

Sono un’anima nomade, forse irrequieta, senza dubbio questa è la formula della mia felicità. Questa profonda consapevolezza è arrivata in questi mesi, soprattutto facendo trekking sul versante nepalese dell’Himalaya. Camminare in montagna per me è sempre stata meditazione in movimento; farlo tra le vette più alte del mondo ha sbloccato un nuovo livello di autocoscienza. A ogni passo andavo più in profondità.

Himachal-Pradesh_India

Fonte: @Martina D’Aguanno

Himachal Pradesh, nell’India settentrionale sull’Himalaya

Consiglieresti di fare questa scelta così coraggiosa?

Consiglierei a tutti di fermarsi e chiedersi se la vita che stanno vivendo è davvero quella desiderata. Abbiamo solo il momento presente e solo la vita che decidiamo di vivere. C’è troppo in ballo per non porsi questa domanda, poi ognuno trova la sua personale risposta. Essere felici è un dovere che abbiamo verso noi stessi, ma prima è necessario interrogarsi e conoscersi. Vivere una vita tranquilla non basta, dobbiamo fare di tutto per essere felici.

Hai avuto qualche ripensamento?

Letteralmente mai. Ho capito che questa è la mia dimensione; in Asia, in viaggio, mi sento completamente connessa con me stessa, io all’ennesima potenza, la miglior versione di me. Molti hanno definito la mia scelta coraggiosa, in realtà è stato un atto di intelligenza emotiva: per la prima volta mi sono davvero ascoltata e ho agito di conseguenza. Il coraggio è stato necessario dopo, non tanto perché sto viaggiando da sola, ma per sostenere i momenti di solitudine e per rimanere fedele al mantra che sta dettando tutte le scelte di questo viaggio e di vita: scegliere persone, luoghi, esperienze che aggiungono tempo o energia positiva, le altre le lascio andare.

Quando torni (se torni) in Italia?

Tornare in Italia in tempo per Natale è sempre stato nei miei piani. Confesso però che acquistare il biglietto di ritorno è stato difficile. Ho rimandato quel momento per tanto tempo; le ragioni che mi hanno spinta a partire sono ancora valide, ma adesso è come se mi vedessi nella mia completezza, adesso vita vissuta e vita desiderata cominciano a coincidere. L’ultima parte del mio viaggio sarà in India; dopo tanti mesi vagabondi, adesso sento il bisogno di approfondire. Ho scelto lo Stato del Rishikesh, culla dello yoga e della scuola di meditazione himalayana. Vorrei tornare e condividere quello che ho imparato; adesso vedo le tracce del nuovo futuro che sto costruendo.

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Viaggio a Kuta, la località più famosa di Bali

È da molto tempo che Bali attrae visitatori stranieri: negli anni ’70 meta spirituale e magnete per i surfisti, oggi conquista turisti di ogni tipo assumendo sempre più la forma di una destinazione che o si ama o si odia. Su una cosa, però, tutti sono d’accordo: può essere affollata, costosa rispetto ad alte mete asiatiche, ma la sua bellezza è indiscutibile. Giungle rigogliose, spiagge di sabbia vulcanica, rituali induisti al profumo di incenso e cascate mozzafiato.

L’esperienza che si ha di questa isola indonesiana cambia molto in base alle nostre esigenze e alla zona che scegliamo di visitare. Per chi ama il relax e la natura, Ubud è la scelta ideale, mentre per chi preferisce un’atmosfera più festaiola, la località da segnare sull’itinerario è sicuramente Kuta. Questa è una delle destinazioni più famose e turistiche: scopriamola insieme per capire se fa al caso vostro.

Come raggiungerla e come spostarsi a Kuta

Kuta, in origine piccolo villaggio di pescatori, è situata nella zona sud di Bali ed è nota soprattutto per la sua spiaggia e per il suo mare, perfetto per chi pratica surf. Arrivare a Kuta è molto semplice perché la cittadina dista pochi chilometri dall’aeroporto principale dell’isola, quello Internazionale Ngurah Rai, conosciuto comunemente come Aeroporto di Bali-Denpasar. Vi basterà salire su un bus o un taxi per arrivare comodamente e velocemente al vostro alloggio.

Una volta arrivati a Kuta potete spostarvi tranquillamente a piedi, mentre se desiderate esplorare i dintorni avete a disposizione gli scooter a noleggio, un grande classico per chi viaggia in Indonesia perché rappresenta la soluzione più economica. In alternativa potete scaricare sul telefono l’app Grab e usufruire di un servizio simile a Uber.

Tramonto Kuta

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Turisti guardano il tramonto sulla spiaggia di Kuta

Kuta: cosa fare e vedere

Un viaggio a Kuta prevede diverse cose e molte di queste riguardano il mare tra relax, surf e divertimento. Non mancano esperienze legate alla scoperta del cibo locale e dei dintorni: grazie alla sua posizione, da qui potete raggiungere facilmente alcune delle mete più amate dell’isola.

Rilassarsi sulla spiaggia

Seppur non sempre sia semplicissimo fare il bagno a causa delle onde alte, la spiaggia principale di Kuta offre l’atmosfera perfetta in cui dedicarsi a una sola attività: rilassarsi. Come ogni cosa presso la cittadina, anche questa può essere raggiunta comodamente a piedi e troverete un’ampia scelta di servizi turistici per il noleggio di attrezzatura sportiva, lettini e ombrelloni. La combinazione di sole, sabbia, surf e vita notturna è ciò che rende questa spiaggia così popolare.

In generale la spiaggia è libera e nelle immediate vicinanze troverete diversi warung (i chioschi tipici) ricchi di frutta e bevande fresche. La spiaggia di Kuta è anche la location dove vengono rilasciate le tartarughine: vi basterà informarvi e rivolgervi all’associazione locale per partecipare a questa esperienza. Se visitate questa parte dell’isola durante la stagione delle piogge, potreste trovare la spiaggia un po’ sporca a causa dei rifiuti trasportati qui dalle maree e dai venti.

Iscriversi a un corso di surf

Bali è diventata sempre più sinonimo di surf e Kuta è il luogo ideale dove imparare perché le onde, in base alla giornata, sono adatte a tutti i livelli, dai più esperti ai principianti. Le onde qui si infrangono lungo tutto il tratto di spiaggia lunga 2 chilometri offrendo così ai surfisti lo spazio necessario per distanziarsi e trovare un piccolo posto tutto per sé. Troverete diverse scuole o istruttori privati, a disposizione per insegnare sia agli adulti che ai bambini ad approcciarsi alla tavola e ad affrontare le prime onde, che essendo morbide si adattano perfettamente anche ai principianti.

Surfisti a Kuta

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Coppia di surfisti sulla spiaggia di Kuta

Esplorare i dintorni di Kuta

Se avete voglia di cambiare aria, potete noleggiare uno scooter o partecipare a un tour per raggiungere la vicina Uluwatu. Immersa in un’atmosfera più rilassata rispetto a Kuta, Uluwatu offre spiagge bellissime e tramonti indimenticabili. Una delle attrazioni principali, però, resta il tempio Luhur Uluwatu, anche noto con il nome di ‘tempio delle scimmie’. Per non avere problemi con questi animali non date loro da mangiare e tenete le distanze, così che non possano aggredirvi per rubarvi qualche oggetto personale! La particolarità di questo tempio è la sua posizione a picco sul mare, la quale offre scorci panoramici splendidi.

Per quanto riguarda le spiagge, invece, le migliori sono Bingin Beach, ideale per chi vuole praticare surf, Padang Padang Beach per chi ricerca la classica spiaggia da sogno con sabbia bianca e acque azzurre, e Melasti Beach, famosa per i suoi colori caraibici.

Se siete interessati ai templi indù, da Kuta potete raggiungere anche il Tempio della Terra nel Mare (Pura Tanah Lot), situato su un isolotto a 100 metri dalla costa. Costruito da un sacerdote nel XVI secolo, il tempio è dedicato agli spiriti guardiani del mare e leggenda vuole che sia sorvegliato da pericolosi serpenti marini. Quando la marea è alta, la roccia su cui è situato viene quasi completamente sommersa, ma per alcune ore al giorno è possibile arrivare al tempio camminando senza quasi bagnarsi. Entrare è vietato, ma al tramonto è possibile ricevere la benedizione dai sacerdoti, così da portarvi a casa un’esperienza unica e spirituale.

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Ottobre al caldo, le migliori mete del mondo per una vacanza al sole

L’estate, seppur rovente, è una di quelle stagioni che sa mancare di più una volta che se ne va: non fa in tempo a finire che già se ne ha nostalgia. I primi climi freschi che porta l’autunno, infatti, fanno da subito tornare la voglia di caldo, il desiderio di sdraiarsi al sole e trascorrere giornate in infradito all’insegna dell’allegria. Per fortuna c’è un’ottima notizia: durante il decimo mese dell’anno, in alcuni luoghi del mondo c’è ancora la bella stagione: ecco dove andare ad ottobre al caldo e al sole (cambiamento climatico permettendo) prendendo in considerazione i vari continenti, ad eccezione dell’Antartide.

Ottobre al caldo in Europa

Ottobre, per l‘Europa, è bassa stagione e questo consente di viaggiare in maniera più tranquilla (ed economica) in diversi Paesi del continente. Se al Nord il freddo comincia ad essere importante, al Sud ci sono località dove l’estate pare quasi infinita, ed ideali per trascorrere vacanze in totale relax.

Isole Canarie

Non si può parlare di caldo in Europa senza menzionare le Isole Canarie, arcipelago spagnolo al largo della costa nord-occidentale dell’Africa, pieno di spiagge di sabbia bianca e nera che tolgono il fiato. Tra Tenerife, Gran Canaria, Lanzarote, Fuerteventura, La Palma, La Gomera, El Hierro e La Graciosa, la scelta è davvero ampia, ma quel che è certo è che in ognuna di esse si può godere di 10 ore di sole al giorno e una media di 26°C, clima ideale per vivere il mare, fare trekking e visitare luoghi che entrano dritti nel cuore.

Malta

Non è di certo da meno Malta, suggestivo arcipelago situato tra la Sicilia e la costa del Nordafrica, pieno di fortezze, templi megalitici e l’Ħal Saflieni Hypogeum, un complesso sotterraneo di sale e camere mortuarie che risale a tempi antichissimi. Non mancano le spiagge da sogno e la possibilità di fare escursioni in mezzo alla natura, condite da un clima che si aggira intorno ai 26°C e un mare particolarmente caldo (perfetto per fare bagni indimenticabili).

Malta, Laguna Blu

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La Laguna Blu presso l’Isola di Comino, a Malta

Costa del Sol

La Costa del Sol (il cui nome evoca senza dubbio un paradiso caldo) è una suggestiva regione costiera spagnola che si affaccia sul mar Mediterraneo, tra la punta Tarifa e Cabo de Gata. Non è un caso, quindi, che in molte delle sue destinazioni ad ottobre si possa ancora godere del mare, ma anche di una serie di eventi che rendono il soggiorno particolarmente frizzante. Del resto, da queste parti il sole brilla per ben 320 giorni all’anno.

Ottobre al sole in Africa

In molte località dell’Africa ottobre è un mese da sogno per gli amanti del mare, perché qui è caldo sia di giorno che di notte. Inoltre, questo è un mese che per diverse zone segna il momento ideale per fare safari, perché gli animali selvatici sono più facili da avvistare.

Egitto

A poca distanza dall’Italia e assolutamente perfetto per ottobre è l’Egitto, con temperature che possono tranquillamente raggiungere i 33°C. Spettacolari in questo periodo sono Marsa Alam, con spiagge paradisiache e una natura incontaminata, e Sharm el-Sheikh, probabilmente la meta più nota e amata del Paese per chi è in cerca di mare da sogno.

Mauritius

Mauritius è un’isola dell’Africa orientale con spiagge, lagune e barriere coralline che non si fanno dimenticare facilmente. Ma non è tutto, perché è anche un Paese impreziosito da montagne che ospitano il Black River Gorges National Park, con foreste pluviali, cascate e sentieri escursionistici. A ottobre, a Mauritius, ha inizio l’estate ed è il periodo in cui l’isola fiorisce creando uno spettacolo più unico che raro.

Mauritius, spiaggia

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Un meraviglioso paesaggi di Mauritius

Seychelles

Le Seychelles sono ben di 115 isole che galleggiano nell’oceano Indiano, al largo dell’Africa orientale. È quasi inutile dirlo, ma sono la culla di numerose spiagge, barriere coralline, riserve naturali ed animali rari come la tartaruga gigante di Aldabra. Sono il vero e proprio sinonimo di Paradiso in Terra, che durante il mese di ottobre lo è anche per il meteo: il tempo è stupendo e le temperature si aggirano tra i 24°C ed i 30°C.

Ottobre al caldo in Asia (nella sua interezza)

L’Asia è pressoché infinita: è il continente più vasto al mondo, con una superficie di oltre 4,4 volte più grande di quella dell’Europa e pari a circa un terzo di tutte le terre emerse. Tale premessa ci fa capire che da queste parti è davvero molto facile trovare mete calde ad ottobre, alcune piuttosto vicine all’Italia mentre alte molto lontane.

Dubai

Dubai è uno dei sette emirati che formano gli Emirati Arabi Uniti ed è conosciuta per essere un cuore pulsante in mezzo al deserto: è la città dei record, dei grattacieli e della modernità, ma anche la località ideale per vivere il fascino misterioso delle notti arabe, scoprire la tradizione artigianale e rilassarsi tra la meraviglia delle sue spiagge, spesso affiancate da eleganti resort. Le temperature non sono da meno, poiché si aggirano intorno ai 30° C.

Raja Ampat

Raja Ampat, arcipelago formato da circa 1.500 isole in Indonesia, rappresenta il punto di incontro tra l’Oceano Pacifico e il Mediterraneo Australasiatico, tanto da essere un luogo così bello che pare quasi impossibile credere che sia vero. Difficile da raggiungere, è considerato una sorta di ‘Amazzonia del mare’, per via di una una fittissima concentrazione di vita marina. Ottobre è un buon mese per andarci, grazie a temperature che vanno dai 26 ai 33°C.

Oman

L’Oman è un Sultanato dell’Asia sud-occidentale che si fa amare per il suo pressoché infinito territorio desertico puntellato da oasi, che sorgono sui letti dei fiumi e lunghi tratti di costa sul golfo Persico (Arabico), il mar Arabico e il golfo di Oman. E ottobre è un mese in cui il viaggiatore può godere di un clima favorevole, quasi privo di umidità e caldo asfissiante: le temperature sono perfette anche per trascorre qualche giorno sulle sue affascinanti spiagge.

Oman, il mare

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Un’immagine della costa dell’Oman

Ottobre al sole in America, (Nord, Centro e Sud)

Anche l’America, a ottobre, permette di atterrare in mete magiche e dove il bel tempo consente di rilassarsi su spiagge da sogno che è difficile trovare altrove. Chiamata Continente Nuovo o Nuovo Mondo, è ricca anche di isole da cartolina che in questo periodo sono più belle che mai.

Miami

Iniziamo questo viaggio in America da Miami, futuristica città che sorge sul capo sudorientale della Florida, piena di spiagge abbaglianti accarezzate da acque cristalline, centri commerciali modernissimi e anche splendidi paesaggi naturali e siti storici particolarmente interessanti. Le temperature? Si aggirano tra i 25 e i 28°C: assolutamente piacevoli.

Suriname

Il Suriname è il Paese più piccolo e meno visitato dell’America del Sud, ma ciò non toglie che sia spettacolare e ideale da scoprire ad ottobre, anche perché qui si possono vivere esperienze tipiche, originali e stimolanti. In queste zone, inoltre, è possibile prendere parte a una miriade di opportunità, impreziosite da paesaggi naturali mozzafiato, monumenti storici, antiche piantagioni e spiagge selvagge e incontaminate. È bene sapere, infine, che in questo Paese è caldo durante tutto l’anno e che ad ottobre si registrano piogge inferiori rispetto ad altri periodi.

Cuba

Chi non conosce Cuba? Uno spettacolare Paese dell’America Centrale posto tra il mar dei Caraibi, il golfo del Messico e l’oceano Atlantico. Ma non è di certo tutto, perché questo luogo, oltre al sole e alle spiagge bianche, offre storia, cultura, patrimonio architettonico, paesaggistico e artistico. Sappiate infine che è la meta ideale da visitare a ottobre grazie a temperature miti, gradevoli e caratterizzate da undici ore di luce al giorno.

Varadero, Cuba

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La bellissima Varadero, a Cuba

Ottobre al caldo in Oceania

Anche l’Oceania permette di passare un ottobre al sole e al caldo in molte delle sue località. Del resto, questo continente è sì la patria dell’Australia, ma anche della maggior parte delle isole dell’Oceano Pacifico, tradizionalmente suddivise in Melanesia, Micronesia e Polinesia.

Lizard Island

Ottobre è ancora un periodo ottimale per visitare Lizard Island, fazzoletto di terra al largo della costa del Queensland, che insieme ad altre piccole isole fa parte del Lizard Island National Park. Qui si fanno vacanze di lusso, ma ciò non toglie che si soggiorni in una di quelle che è considerata una delle più belle isole in assoluto del Pacifico. In questa zona ci sono ben 24 spiagge, ma anche affascinanti sentieri che portano al cospetto di luoghi da sogno.

Isole Salomone

Le Isole Salomone sono tantissime: se ne contano circa un centinaio e galleggiano tutte nel Pacifico del Sud. Particolarmente amate per la loro diversità culturale, tanto da vantare un patrimonio di tradizioni unico in tutta l’area del Pacifico, offrono un mare bellissimo. Tuttavia, qui è possibile trovare anche isole montuose ricoperte di foreste tropicali, o completamente disboscate, e atolli corallini. Ottobre è un mese ancora ottimale per scoprirle, poiché è meno afoso e con una concentrazione di piogge inferiori rispetto ad altri momenti dell’anno.

Fiji

Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sognato di raggiungere le Fiji, arcipelago formato da più di 300 isole che regala paesaggi frastagliati, spiagge piene di palme e barriere coralline puntellate da lagune limpide. Un vero paradiso, quindi, e che a ottobre mette ancora a disposizione una fase ideale per viaggiare: pur essendo un mese di “transizione”, si caratterizza per essere caldo, con una media giornaliera di 25,4°C.

Fiji, spiaggia

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Isola Dravuni, Fiji.
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Prezzi e consigli per una vacanza in caicco in Turchia

La Turchia è una destinazione ideale per chi cerca una vacanza all’insegna del relax e della scoperta di territori fantastici, con le sue acque spettacolari ed il suo mare cristallino. Cosa c’è di meglio che esplorare queste meraviglie a bordo di un caicco, una tradizionale imbarcazione in legno tipica della zona orientale del Mediterraneo e particolarmente diffusa nel Paese. L’esperienza di una crociera in caicco rappresenta una vera e propria immersione nella natura incontaminata di questo affascinante e meraviglioso Paese.

Le origini del caicco

Il caicco ha una lunga tradizione nelle acque turche, risalente a diversi secoli fa. Questa imbarcazione, infatti, veniva principalmente utilizzata per la pesca ed il trasporto delle merci. Oggi, invece, sono state trasformate in eleganti yacht a vela, che possono offrire ai propri ospiti tutti i comfort moderni, conservando, allo stesso tempo, il loro antico fascino ed il profondo legame con il mare.

Passare una vacanza in caicco è un’esperienza unica, che permette di vivere a pieno il mare e, soprattutto, in modo autentico. È il mezzo ideale per scoprire le insenature nascoste della Riviera Turca, le sue bellissime spiagge segrete e le antiche rovine che si affacciano sul mare e che diventano, così, facilmente accessibili. Navigare in caicco è l’ideale per chi desidera allontanarsi dalla folla e godere del silenzio della natura, fra le acque cristalline dei suoi mari.

Come organizzare una vacanza in caicco in Turchia?

Ci sono due modi principali per vivere una vacanza in caicco in Turchia. Il primo è quello di unirsi ad una crociera organizzata, occasione in cui è possibile prenotare una singola cabina, dove passare il viaggio con più privacy ed è la scelta ideale per chi viaggia da solo, in coppia o con un gruppo di amici. La seconda modalità, invece, è quella di noleggiare privatamente l’intera imbarcazione. In quest’ultimo caso si può godere della massima libertà: sarà possibile scegliere l’itinerario liberamente e concordarlo con il capitano, scegliendo le tappe secondo i propri desideri, tra antiche rovine e spiagge segrete deserte.

Quando si sceglie di viaggiare in caicco in Turchia è importante scegliere la rotta con attenzione. Infatti, sono molte le destinazioni imperdibili di questo Paese ed ogni tratto della costa turca ha qualcosa di speciale da offrire. Ecco quali sono gli itinerari più consigliati ed amati dai viaggiatori, per rendere un viaggio a bordo di questa tradizionale imbarcazione turca un’esperienza indimenticabile.

Veduta aerea di diversi caicchi nelle acque limpide della riviera turca

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Veduta aerea di caicchi in mare, Turchia

Itinerari consigliati

Il primo itinerario, forse il più amato e consigliato dai viaggiatori, è quello che porta alla scoperta della Costa Turchese. Si parte dalla bellissima cittadina di Bodrum, per navigare nella baia di Gokova. Questa rotta, chiamata anche “Blue Cruise”, porta i viaggiatori attraverso alcune delle zone più belle ed incontaminate del Mar Egeo. Include l’isola di Cleopatra, famosa per le sue spiagge chiare e le acque limpide, e le Sette Isole, ovvero un arcipelago immerso nel verde. Questa rotta è la scelta perfetta per chi desidera una vacanza in cui alternare relax ed avventura, tra immersioni e snorkeling e lunghe passeggiate sulla terraferma.

Un altro itinerario da non perdere è quello della baia di Hisaronu, dove il Mar Egeo si incontra con il Mar Mediterraneo. È un tratto della costa turca caratterizzato da una costa frastagliata ed acque cristalline, dove poter scoprire piccole baie accessibili soltanto via mare. Durante questo viaggio è possibile visitare le rovine storiche di Knidos, un’antica città di origine greca. Inoltre, fra le varie tappe, per rendere l’esperienza ancora più autentica, nelle piccole taverne dei pescatori si potranno assaggiare piatti a base di pesce fresco e le varie specialità culinarie turche.

Per chi, invece, cerca una vacanza tranquilla e vuole navigare in acque calme, il golfo di Fethiye e le isole di Gocek sono la scelta ideale. Questa zona, infatti, è particolarmente amata dai velisti, grazie alle condizioni ottimali di navigazione e alle numerose baie che offrono riparo durante le correnti più forti. Degne di nota sono le isole Yassica, con le loro lagune naturali e le spiagge di sabbia. Il mare qui è così tranquillo da sembrare quasi una piscina naturali, caratteristica che rende perfetta la rotta anche per i visitatori con bambini.

Infine, il bellissimo itinerario che porta alla scoperta della baia di Kekova. Qui le acque turchesi nascondono delle vere e proprie città sommerse, resti appena visibili sotto la superficie dell’acqua. Questa zona, infatti, è un territorio ricco di storia ed è perfetta per chi vuole unire un pizzico di avventura alla scoperta culturale. Si può visitare l’antica città di Myra, con le sue tombe ed il grande teatro di epoca Romana, una delle tappe sicuramente più affascinanti, oppure il piccolo e pittoresco villaggio di pescatori di Kas, dove fare un salto nel passato.

Caicco in lontananza che naviga in acque turche al tramonto

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Caicco in navigazione al tramonto

Quanto costa fare una vacanza in caicco?

Uno dei primi aspetti da considerare per chi vuole organizzare una vacanza in caicco è sicuramente il budget. I prezzi, infatti, possono variare notevolmente non solo a seconda della stagione, ma anche in base al tipo di imbarcazione scelta ed ai servizi inclusi. Ovviamente, durante l’alta stagione i prezzi tendono a salire, soprattutto nei mesi di Luglio e Agosto, con cifre più elevate rispetto a quei mesi considerati “di spalla”, come Maggio, Giugno e Settembre, periodo in cui è anche possibile trovare offerte più convenienti.

Il costo per noleggiare una cabina su un caicco condiviso parte da circa 200/300 euro a persona per una settimana di viaggio, ma può salire anche fino a 1000 euro se si viaggia, invece, su imbarcazioni più lussuose. Il prezzo include, solitamente, l’alloggio, i pasti a bordo e alcune delle escursioni a terra.

Per chi, invece, vuole noleggiare un caicco per un vacanza più libera, allora i prezzi possono variare da 2.000 euro fino ad oltre 10.000 euro a settimana, a seconda delle dimensioni e della classe dell’imbarcazione, quindi i livelli di comfort ed eventuali servizi aggiuntivi, come l’equipaggio completo o la possibilità di praticare diversi sport acquatici.

La maggior parte delle vacanze in caicco dura una settimana, ma esistono anche altre soluzioni. Per chi ha meno tempo o desidera fare solo una breve esperienza a bordo di questa imbarcazione turca, è possibile prenotare una mini crociera della durata di tre o quattro giorni.

Una vacanza in caicco in Turchia è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. Un viaggio durante il quale è possibile vivere momenti unici che combinano il fascino della navigazione con la bellezza di una delle coste più suggestive dell’intero Mar Mediterraneo, che sia un classico itinerario o uno dei più avventurosi.

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Perché visitare la Slovenia in autunno è un’ottima idea

Negli ultimi anni la Slovenia ha scalato moltissime classifiche, soprattutto per quanto riguarda i viaggi sostenibili. Molti dei suoi paesaggi sono protetti da politiche ben precise, comprese le sue antiche foreste e le cime innevate, per non parlare della capitale Lubiana, dove più del 75% è occupato da lussureggianti parchi e aree verdi. La presenza della natura è tangibile e, seppur ogni stagione sia quella giusta per scoprire il territorio sloveno, quella autunnale lo è ancora di più.

La presenza turistica è minore in luoghi bellissimi e fiabeschi come il lago di Bled, mentre i paesaggi si colorano delle tonalità tipiche del foliage e di cui è possibile fare esperienza partecipando ai tanti eventi, soprattutto gastronomici, che costituiscono il calendario autunnale della Slovenia. Tra caldarroste, vini e parchi nazionali, ecco perché visitare questo Paese in autunno è un’ottima idea.

Eventi gastronomici imperdibili

Se c’è un evento che gli amanti del cibo non possono perdere, questo è sicuramente la Settimana dei Ristoranti, organizzato due volte l’anno: in primavera e in autunno. Si tratta di un’occasione unica per scoprire la cucina slovena d’eccellenza provando i menù proposti da oltre 100 ristoranti selezionati accuratamente da una giuria che utilizza come criteri valori quali sostenibilitàqualità. Della durata di dieci giorni, per partecipare vi basterà prenotare un tavolo nel ristorante o nella trattoria che desiderate scegliendole dal sito ufficiale.

L’autunno in Slovenia significa anche vendemmia e l’evento da segnare in agenda è il Festival della Vecchia Vite organizzato nel quartiere di Lent a Maribor. È qui che si trova il vitigno “žametovka” risalente a 450 anni fa e considerato la vite più antica del mondo. Questa è anche un’opportunità per visitare la città, costruita in stile mitteleuropeo sulle rive del fiume Drava. E se avete in programma un viaggio a Lubiana, approfittatene per immergervi nei colori autunnali della collina Katarina, il regno delle castagne.

I parchi naturali sono immersi nel foliage

La Slovenia rientra sempre nella top 10 delle destinazioni più sostenibili d’Europa e non stupisce, quindi, che la natura sia al centro delle esperienze per la maggior parte delle persone che la visitano. Molti parchi, bellissimi tutto l’anno, lo diventano ancora di più quando immersi nei colori del foliage, come la Riserva Naturale di Zelenci. Circondata dalle cime delle Alpi Giulie, la riserva può essere visitata passeggiando su una passerella in legno che permette di scoprirla senza recare danni alla natura.

Dichiarata riserva naturale nel 1992, è situata su 15 ettari di natura incontaminata ed è famosa per il suo lago dai colori verde smeraldo, una sorgente naturale che filtra attraverso strati di roccia sedimentaria dal sottostante torrente Nadiza. Infatti, l’intera riserva prende il nome dal colore del lago: Zelenci significa verde in sloveno. Se a questo quadro di per sé perfetto aggiungete i colori dorati e arancioni dell’autunno, il tutto diventa ancora più meraviglioso.

Riserva Naturale Zelenci

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Riserva Naturale Zelenci in autunno

Relax alle terme

Una vacanza autunnale in Slovenia è tante cose: ottimo cibo, vino di qualità, foliage, ma anche relax. I centri termali sono tantissimi e offrono la possibilità di organizzare un viaggio all’insegna sia del benessere che delle attività all’aria aperta. Questa è la stagione dove è ancora piacevole passeggiare nella natura, soprattutto con la consapevolezza che, una volta tornati in hotel, c’è una vasca calda ad aspettarci. Un soggiorno alle terme vi aiuterà anche a prepararvi all’arrivo dell’inverno: nelle diverse strutture disponibili vengono offerti trattamenti pensati appositamente per rinforzare il sistema immunitario.

E, se state viaggiando con bambini, la Slovenia offre tanti centri termali pensati per accogliere sia gli ospiti adulti che i più piccoli, offrendo a entrambi attività ed esperienze create esattamente per loro. In autunno, per esempio, vengono organizzati non solo tour a piedi e in bicicletta, ma anche tante iniziative dedicate ad Halloween.

I luoghi più famosi sono meno affollati

Il lago di Bled è sicuramente uno dei luoghi più famosi della Slovenia e non è difficile capire il perché: sembra uscito letteralmente da una favola. Il lago, circondato dalle montagne, è una cartolina perfetta con il suo castello, l’isolotto con la chiesa al centro e tanta vegetazione rigogliosa tutt’attorno. Non stupisce, quindi, che sia anche una delle mete slovene più affollate durante la stagione estiva, soprattutto considerando che alcune delle sue aree sono balneabili.

Ecco perché visitarlo in autunno è un’ottima idea: i visitatori diminuiscono e il paesaggio si colora con le tonalità autunnali. Fate una passeggiata ad anello per ammirarlo dai diversi punti di vista e non dimenticate di fare pausa in uno dei café per assaggiare l’iconica Bled Cake.

Un altro luogo famoso da vedere in autunno è il lago di Bohinj, dove potete regalarvi un rilassante giro in barca oppure approfittare delle temperature ancora piacevoli per avventurarvi in qualche escursione nei dintorni. Tra quelli più belli ci sono sicuramente il sentiero che conduce al paesino di Stara Fužina, alla cascata di Savica o in cima al monte Peč.

Lago di Bohinj

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Il lago di Bohinj in autunno