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Cartelli stradali strani in giro per l’Italia

In Italia, non è raro imbattersi in cartelli stradali piuttosto curiosi e insoliti, capaci di strappare un sorriso ai viaggiatori, soprattutto per via dei nomi bizzarri di parecchi comuni della nostra nazione. Ce ne sono di divertenti in tutto il mondo, ma il nostro Paese non è affatto da meno.

Infatti, sparsi in varie regioni del Paese, questi cartelli si distinguono per messaggi stravaganti, segnalazioni particolari o semplici errori linguistici che diventano un’attrazione turistica a sé e che sicuramente fanno fare quattro risate a chi li legge e vi si imbatte. Ecco alcuni dei casi di cartelli stradali strani e divertenti che troviamo in Italia.

Quali sono i cartelli più curiosi del Paese

Un esempio noto riguardante cartelli stradali insoliti e capaci di far divertire chi li vede, in Italia è quello di alcuni piccoli paesi che, per scoraggiare il traffico veloce, hanno installato cartelli con scritte come “Attenzione, bambini!”, seguiti inoltre da frasi umoristiche del tipo “Paese con abitanti poco avvezzi alla velocità, rallenta!”. Questi sono casi, passati alla cronaca appunto per la loro stravaganza, in cui si vuole usare l’ironia quasi a scopo di strategia persuasiva (come quelle adottate nel marketing) per far sì che diventi un deterrente, nel caso ad esempio dell’eccessiva velocità, al commettere infrazioni e a guidare in maniera imprudente e irrispettosa delle regole di circolazione stradale.

In alcuni piccoli paesi, invece, per evidenziare il legame con la tradizione o con il dialetto, i cartelli stradali includono avvisi in vernacolo, come accade in alcune zone della Sardegna o del Sud Italia, dove i segnali in lingua locale affiancano quelli in italiano, creando situazioni divertenti per chi non conosce il dialetto, sebbene si tratti di pochi curiosi casi.

Amici in auto

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Un gruppo di amici ride e si diverte in auto

Nel comune di Montale, vicino a Pistoia, esiste un cartello unico nel suo genere. Piuttosto che segnalare il classico attraversamento pedonale o di animali come cervi o mucche, avverte gli automobilisti del “rischio” di attraversamento di gatti. Questo cartello, divenuto virale sui social media, testimonia l’amore del paese per i felini e l’attenzione per la sicurezza anche dei più piccoli abitanti a quattro zampe.

Non è da meno Napoli: in alcune aree della città partenopea, famosa per il suo spirito goliardico, è possibile trovare cartelli che vietano “lo scarico di risate rumorose” accanto alle zone residenziali. Sebbene chiaramente ironici, questi cartelli sono parte della cultura napoletana e servono a sottolineare la necessità di rispettare la quiete delle persone, pur mantenendo l’umorismo che caratterizza la città.

Venezia, una delle mete turistiche più visitate al mondo, non è immune da cartelli con traduzioni maldestre che, nel tentativo di spiegare il regolamento ai turisti, finiscono per essere comicamente errati. Uno dei casi più noti è la traduzione inglese del “Pericolo di caduta in acqua“, che tradotto diventa “Danger of falling into the water”: peccato che alcuni di questi cartelli, invece, siano stati realizzati e tradotti con errori di grammatica o di spelling che hanno suscitato non poche risate tra i passanti (e poi alcuni sostituiti).

Nel piccolo borgo ligure di Triora, nella provincia di Imperia, c’è un cartello che è perfetto per il periodo di Halloween. In questo caso è d’obbligo una premessa: il pittoresco borgo ligure è infatti noto per la sua storia legata alla caccia alle streghe. Ecco perché a Triora, in effetti, esiste un cartello che avverte di fare attenzione alle “streghe in transito”. Il paese ha così saputo trasformare la sua storia in un’attrazione turistica, facendo sì che anche questo cartello sia parte dell’atmosfera misteriosa e della suggestione del luogo, pur mantenendo un tone of voice decisamente ironico.

Nel cuore delle Dolomiti, continuando con il filone “fantasy”, in alcune aree montane del Trentino, si possono invece trovare addirittura alcuni cartelli che indicano strade o sentieri riservati a personaggi fiabeschi come ad esempio agli gnomi. Questo tipo di segnaletica è spesso presente per arricchire in modo originale e coinvolgente molti dei diversi percorsi tematici di trekking in montagna riservati a bambini e famiglie, che invitano a immergersi in atmosfere magiche e a esplorare i boschi con un pizzico di fantasia.

In Alto Adige, regione con una forte presenza di popolazione germanofona, i cartelli stradali sono spesso bilingui (italiano e tedesco). Tuttavia, a causa di questa duplice trascrizione, di frequente capita che alcune traduzioni risultino confuse o addirittura esilaranti per chi comprende entrambe le lingue. Infatti, un esempio famoso è la “sosta vietata”, tradotta in tedesco come “verboten parkplatz”, che invece significa “parcheggio proibito” (anziché “vietato parcheggiare”). Sembrerebbe ammiccare a qualcosa di peccaminoso, non trovate?

I cartelli stradali più strani sui nomi dei comuni

Alcuni dei cartelli stradali più ironici e divertenti che gli automobilisti e i viandanti possono trovare per le strade dell’Italia riguardano proprio i nomi reali di alcuni comuni. Ecco i più insoliti:

  • Po’ di Gnocca, nel comune di Porto Tolle, in provincia di Rovigo
  • Ramazzano le Pulci, frazione di Perugia
  • Sesso, in provincia di Reggio Emilia
  • Trepalle, in provincia di Sondrio
  • Belsedere, in provincia di Siena
  • Purgatorio, in provincia di Trapani
  • Femminamorta, in provincia di Messina 
  • Orgia, in provincia di Siena 
  • Paperino, in provincia di Prato 
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Gorizia Idee di Viaggio itinerari culturali Viaggi

Nova Gorica e Gorizia, due città per una Capitale Europea della Cultura 2025

Il 2025 sarà un anno storico per le città di Nova Gorica, in Slovenia, e Gorizia, in Italia. Per la prima volta nella storia della Capitale Europea della Cultura, questo prestigioso titolo sarà condiviso da due città separate da un confine internazionale. Si tratta di un evento unico che mette al centro la collaborazione transfrontaliera, e che attraverso il progetto GO! 2025 intende celebrare le diversità culturali e la comunanza di due centri che sono stati a lungo divisi.

Gli eventi da non perdere

Le celebrazioni iniziano l’8 febbraio 2025, quando entrambe le città saranno protagoniste della cerimonia inaugurale che coinciderà con la Giornata slovena della Cultura, in onore del poeta nazionale sloveno France Prešeren. Questo evento simbolico darà il via a un anno ricco di manifestazioni culturali, artistiche e gastronomiche, che avranno luogo sia a Gorizia che a Nova Gorica.

Tra gli eventi principali spicca la Marcia per l’Europa, prevista tra il 1° e il 9 maggio, e la manifestazione culinaria Gusti senza Frontiere, dal 26 al 28 settembre. Il programma culminerà con una luminosa cerimonia di chiusura GO! 2025, che si terrà tra il 1° e il 5 dicembre. Per tutto il periodo la città non sarà soltanto uno scenario per eventi, ma un simbolo di cooperazione europea, dove arte, cultura e persone si incontrano in un contesto di dialogo e scambio.​

Il filo rosso e il filo verde: i temi di GO! 2025

GO! 2025 si sviluppa attorno a due temi principali, simboleggiati dai filoni rosso e verde. Il filo rosso rappresenta il concetto di confine, che ha segnato la storia delle due città. Attraverso lo slogan GO! Borderless, si indaga su come i confini influenzino le culture e le relazioni umane. Un confine, infatti, non è solo una linea fisica che separa due territori, ma può anche rappresentare barriere culturali o storiche.

Gorizia e Nova Gorica incarnano perfettamente questa dicotomia: per decenni separate da un confine rigido, oggi sono un esempio di come la collaborazione possa superare le divisioni. “Auspichiamo che la nomina di Nova Gorica e Gorizia a Capitale Europea della Cultura 2025 diventi un’occasione per raccontare una regione in cui il concetto stesso di confine cambia significato, mettendo al centro la comunicazione e la condivisione attraverso l’arte, la cultura e l’enogastronomia” ha dichiarato Aljoša Ota, direttore dell’Ente sloveno per il turismo in Italia.

Il filo verde, invece, si ispira al fiume Isonzo, le cui acque smeraldine uniscono le due città e il cui corso rappresenta l’anima verde e sostenibile del progetto. Il tema ambientale è infatti cruciale in GO! 2025, che pone un forte focus sulla sostenibilità e sull’attenzione alle generazioni future. In quest’ottica, un nuovo distretto culturale ecosostenibile prenderà vita nel tratto di un chilometro che separa le due ex dogane. Questo spazio verde, simbolico e concreto, diventerà un punto di incontro e di socialità per gli abitanti di entrambe le città, con un progetto architettonico che coinvolge piazzale della Transalpina e l’area verde che conduce al valico di San Gabriele.

Un passato condiviso, un futuro comune

Le storie di Gorizia e Nova Gorica sono strettamente legate al corso del Novecento, un secolo di profondi cambiamenti geopolitici e sociali. Gorizia, situata sul corso dell’antica via Gemina e del fiume Isonzo, è stata per secoli un crocevia di culture latine, germaniche e slave. Nova Gorica, al contrario, è una città giovane, costruita dal nulla dopo la Seconda Guerra Mondiale, come parte del progetto urbanistico socialista della Jugoslavia. La sua nascita risale al Trattato di Parigi del 1947, che ne sancì l’appartenenza alla Jugoslavia, separandola fisicamente da Gorizia.

Oggi, le due città, seppur divise politicamente, formano una sola entità urbana che rappresenta simbolicamente la riunificazione e la cooperazione. L’immagine del filo spinato che divideva piazzale della Transalpina negli anni del dopoguerra è ormai un ricordo, sostituito da un’idea di confine aperto e di dialogo interculturale. Il titolo di Capitale Europea della Cultura 2025 sarà un’occasione per dimostrare al mondo come la pace e la condivisione siano non solo possibili, ma anche auspicabili in un’epoca di crescenti tensioni globali.

​Terre di frontiera

GO! 2025 coinvolgerà anche le zone circostanti, come la regione di Brda in Slovenia, famosa per i suoi vigneti e la ricca offerta gastronomica, ma anche in quanto meta privilegiata per gli amanti dell’escursionismo e del cicloturismo. Percorsi come l’Alpe Adria Trail, il Juliana Trail e il Sentiero della Pace attirano ogni anno visitatori da tutta Europa, così come la nuovissima TransDinarica e la Juliana Bike, ideali per chi ama esplorare la natura in bicicletta. Il turismo sostenibile sarà un altro tema centrale di GO! 2025, con la volontà di promuovere uno sviluppo territoriale in armonia con l’ambiente.

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Quali sono le spiagge di sabbia più belle d’Italia?

L’Italia è una delle mete turistiche più ricercate ed ambite al mondo, che riesce ad attirare ogni anno turisti e viaggiatori provenienti da tutto il mondo, ammaliati dall’incredibile varietà di paesaggi naturali, tesori culturali e bellissime città storiche. Oltre a questo, degno di nota è il suo vasto e ampio litorale, che si estende per oltre 7.000 chilometri, in grado di chiamare a sé milioni di visitatori ogni anno, da tutto il territorio italiano e non solo. Le spiagge italiane caratterizzate da sabbia dorata, bianca e a volte persino colorata, sono in grado di offrire scenari unici, in grado di affascinare ogni tipo di viaggiatore. Sono la destinazione ideale per chi ama passare giornate di puro relax in riva, oppure per tutti coloro che amano divertirsi all’aria aperta praticando diversi sport acquatici o per chi, invece, cerca il contatto diretto con la natura. Ecco una lista delle spiagge di sabbia più belle d’Italia e perché vale la pena visitarle

1. Cala Brandinchi in Sardegna

Cala Brandinchi è conosciuta affettuosamente come la “Piccola Tahiti” ed è considerata probabilmente come la più iconica spiaggia della Sardegna. Questa spiaggia si trova nella parte settentrionale della regione, precisamente nei pressi di San Teodoro, ed è celebre per la sua sabbia bianca e fine, che sembra quasi essere polvere di borotalco, e che riesce a creare un contrasto fantastico con le acque trasparenti e dalle sfumature turchesi che la bagnano. I fondali bassi e la calma delle sue acque rendono Cala Brandinchi perfetta per i turisti in viaggio con le famiglie, ma anche per chi vuole semplicemente rilassarsi in un piccolo paradiso.

Cala Brandinchi offre una serie di servizi in grado di rendere le giornate al mare un’esperienza decisamente rilassante. Sono presenti parcheggi, aree attrezzate per il noleggio di lettini ed ombrelloni, ma anche piccoli chioschi dove è possibile acquistare bevande e snack durante la giornata.

Inoltre, per gli amanti dello snorkeling, si consiglia di portare l’attrezzatura necessaria, come pinne, occhialini e maschera, per scoprire i fondali ricchi di pesci colorati e persino piccole murene. È anche la destinazione ideale per attività come il kayak o il SUP, con cui poter esplorare le bai circostanti.

C’è da ricordarsi, però, che a causa dell’afflusso di un numero sempre più elevato di turisti, Cala Brandinchi, come anche il resto delle altre spiagge più belle della Sardegna, è una spiaggia a numero chiuso, una misura doverosa per salvaguardare e tutelare il paesaggio.

2. Spiaggia dei Conigli a Lampedusa

Incastonata nella bellissima isola di Lampedusa, in Sicilia, si trova la spiaggia dei Conigli, una fra le più belle località balneari di tutta l’isola e non solo. Viene considerata, infatti, fra le più belle spiagge al mondo e deve il suo nome all’isolotto dei Conigli che si trova proprio di fronte alla spiaggia. Qui la natura è la protagonista incontrastata: la sabbia finissima e dorata, le sue acque azzurre e trasparenti, all’interno di un contesto decisamente selvaggio, fanno della spiaggia dei Conigli una tappa imperdibile per chi ama il mare incontaminato.

Questa destinazione è particolarmente speciale anche per il fatto che è un luogo di nidificazione delle tartarughe marine Caretta Caretta, una specie protetta. Ogni estate, qui, queste tartarughe depongono le uova sulla spiaggia e concorrono a rendere questa spiaggia ancora più affascinante.

È possibile raggiungere la spiaggia dei Conigli solamente a piedi, attraverso un piccolo sentiero. A differenza della precedente, non ci sono molti servizi sulla spiaggia, motivo per cui, per chi decidesse di passare una giornata in questa meravigliosa località, è consigliabile portare con sé tutto l’occorrente, come cibo e bevande. Qui è possibile rilassarsi nuotando, facendo snorkeling oppure facendo semplici passeggiate lungo la spiaggia. Se si è fortunati, magari è anche possibile incontrare tartarughe marine a riva.

3. Spiaggia di San Vito Lo Capo in Sicilia

Si rimane in Sicilia, ma questa volta si viaggia verso l’isola principale, precisamente a nord della regione. Qui si trova una delle spiagge più amate dai turisti italiani e stranieri. Si tratta della bellissima spiaggia di San Vito lo Capo.

Questa spiaggia è caratterizzata da una lunga distesa di sabbia dorata e da un mare i cui colori sfumano dal turchese fino al blu intenso, oltre che essere circondata da montagne rocciose: un mix che riesce ad offrire uno spettacolo naturale unico ed indimenticabile, un panorama ideale per foto memorabili. Qui sono presenti diverse bellissime baie, facilmente raggiungibili, come, ad esempio, la Baia di Santa Margherita.

La spiaggia di San Vito Lo Capo è molto attrezzata: sono presenti numerosi stabilimenti balneari, ma anche bar e diversi ristoranti, il che la rende ideale per chi vuole passare giornate rilassanti al mare con la propria famiglia, divertendosi con pedalò, kayak ed attrezzature per praticare diversi sport acquatici.

Inoltre, per chi vuole combinare il mare con l’escursionismo, questa spiaggia è molto consigliata, grazie alla vicinanza con la riserva naturale dello Zingaro, in cui è possibile percorrere numerosi sentieri costieri che portano a baie nascoste, grotte e punti panoramici mozzafiato. Non c’è da dimenticarsi, poi della vicinanza all’affascinante borgo di San Vito Lo Capo, dove assaggiare il famoso cous cous alla trapanese, il piatto simbolo della zona.

Vista della spiaggia di San Vito lo Capo in Sicilia, con la sabbia bianca in primo piano ed il promontorio sullo sfondo

Fonte: iStock

Spiaggia di sabbia di San Vito Lo Capo in Sicilia

4. La Pelosa a Stintino in Sardegna

Chi è che non ha mai sognato di visitare almeno una volta nella vita una spiaggia caraibica? E se ci fosse la possibilità di avverare questo sogno, ma senza lasciare l’Europa? C’è una soluzione: la spiaggia la Pelosa di Stintino. Si torna in Sardegna, preso questa famosa spiaggia della parte nord-occidentale dell’isola, famosa per le sue acque turchesi e la spiaggia bianca e soffice, che la rendono un angolo di paradiso caraibico d’Italia.

Questa famosa e bellissima spiaggia settentrionale della Sardegna è protetta dall’isola Piana e dall’Asinara e gode di acque decisamente calme e poco profonde, adatte anche ai più piccoli. Qui, oltre a rilassarsi sulla sabbia, è possibile visitare i fantastici dintorni, partecipando ad escursioni organizzate o noleggiando una propria imbarcazione alla scoperta dell’isola dell’Asinara, dove scoprire una natura selvaggia ed incontaminata, fare snorkeling e ammirare animali come i famosi asinelli bianchi dell’Asinara.

Data la sua crescente popolarità, l’accesso alla spiaggia La Pelosa è stato regolamentato, così da preservarne la straordinaria bellezza. Proprio per questo è consigliabile prenotare l’ingresso con largo anticipo, soprattutto durante i periodi di alta stagione. Sono presenti anche diverse e specifiche regolare da rispettare, come l’obbligo di stendere un asciugamano sotto l’ombrellone per non danneggiare la sabbia.

5. Marina di Pescoluse in Puglia

Questa volta si cambia regione e si viaggia verso il sud Italia, in Puglia. Si parla precisamente di Marina di Pescoluse, conosciuta anche come le Maldive del Salento: una spiaggia che si estende per diversi chilometri, con sabbia bianca e finissima, ma soprattutto un mare che assume sfumature turchesi ed azzurre, e che può essere considerate fra le più belle spiagge della Puglia e del Salento.

Marina di Pescoluse è molto ben attrezzata. Infatti, sono presenti diversi stabilimenti balneari con bar e ristoranti, ma anche ampie aree gioco per bambini. Lungo la costa, inoltre, è possibile trovare anche molte strutture ricettive come case vacanze e camping, che rendono questa parte del Salento la meta ideale per le prossime vacanze.

Per chi ama gli sport acquatici, il fatto che queste coste siano spesso colpite da diverse correnti, Marina di Pescoluse è un luogo molto popolare fra i praticanti di sport come il kitesurf o il windsurf.

Lido attrezzato con tende e lettini da mare a Marina di Pescoluse nel Salento, in Puglia

Fonte: iStock

Marina di Pescoluse, in Puglia, conosciuta come le “Maldive del Salento”

7. Baia delle Zagare nel Gargano

Rimanendo sempre in Puglia, ma questa volta sulla costa est, degna di nota è la Baia delle Zagare, un luogo incantato del Gargano, e nel cuore del Parco Nazionale del Gargano. Questa baia è un vero e proprio paradiso del territorio pugliese, con una delle viste più belle e suggestive dell’intera costa adriatica.

Baia delle Zagare è caratterizzata da imponenti e maestosi faraglioni di roccia bianca che spuntano dalle acque cristalline che bagnano la spiaggia dorata e fine e si va aggiungere alle spiagge di sabbia del Gargano, che si trovano tra Rodi e Vieste, e che vale la pena visitare almeno una volta nella vita.

Questa spiaggia è accessibile solo tramite due hotel privati che si affacciano sulla spiaggia o, per chi decidesse di non pernottare in queste strutture, è possibile raggiungerla anche via mare. Questo contribuisce a mantenere l’atmosfera tranquilla ed incontaminata, che rende Baia delle Zagare ideale per chi cerca un angolo di paradiso lontano dalla folla turistica e a diretto contatto con la natura.

Oltre a rilassarsi, da questa spiaggia è possibile anche partecipare ad escursioni guidate che portano all’esplorazione di grotte marine lungo la costa del Gargano, come la spettacolare Grotta Smeralda o la Grotta delle Rondinelle.

8. Spiaggia di Tropea in Calabria

Infine, un’altra spiaggia di sabbia, che viene considerate tra le più affascinanti di tutto il territorio italiano, è la spiaggia di Tropea in Calabria, lungo la Costa degli Dei, caratterizzata da una sabbia dorata ed il mare che assume delle bellissime sfumature dal turchese al blu profondo. Questa spiaggia si estende sotto le pareti rocciose e contribuisce a creare un’ambientazione unica e mozzafiato

La spiaggia è dominata dall’iconica scogliera dove sorge il pittoresco e suggestivo centro storico. Il borgo di Tropea è particolarmente apprezzato per il contrasto tra la bellezza del suo borgo antico, ricco di storia e cultura, e la naturalezza ed il fascino delle suggestive spiagge di sabbia nei suoi dintorni.

Qui sono presenti numerosi stabilimenti balneari, ben attrezzati, con ristoranti, chioschi e bar presso cui assaggiare i famosi piatti della cucina calabrese. Qui, come del resto anche in tutti i paradisi balneari che sono stati citati fino ad ora, è consigliato esplorare i fondali marini, facendo snorkeling o partecipando ad escursioni in barca guidate, alla scoperta della Costa degli Dei e, perché no, verso le vicine Isole Eolie.

Vista dall'alto della Spiaggia di Tropea in Calabria, con il borgo storico che si affaccia sul bellissimo mare turchese

Fonte: iStock

Spiaggia di Tropea in Calabria

Queste citate sono solo alcune delle più belle spiagge di sabbia italiana fra le più ricercate e conosciute al mondo, in grado di attirare turisti italiani e non. Rappresentano la destinazione per le prossime vacanze estive: basta scegliere la preferita e partire alla scoperta di angoli di paradiso tutti italiani!

 

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Giornata mondiale del turismo: è boom dei viaggi sostenibili

Il turismo sostenibile si sta affermando sempre più un trend a livello mondiale. Secondo quando risulta da un recente report di Coherent Marketing Insights, infatti, il mercato globale del turismo sostenibile raggiungerà, nel corso del 2024, un valore pari a 2,61 miliardi di dollari e si stima che, entro il 2031, arriverà a toccare gli 8,73 miliardi di dollari di valore con un tasso di crescita annuale del 18,8% e una crescita percentuale, durante il periodo di previsione, pari al +234%.

L’adozione dei principi ESG ( nvironmental, Social, Governance ovvero Ambientale, Sociale e di Governance)  nel settore turistico non è solo una tendenza, ma un passo fondamentale per garantire che il fascino delle destinazioni turistiche rimanga intatto e non vada a scapito del Pianeta e delle comunità che lo abitano.

Perché il turismo sotenibile è in crescita

La domanda del mercato del turismo sostenibile è guidata principalmente da un mix di crescente coscienza ambientale, dal desiderio da parte dei turisti di fare esperienze di viaggio sostenibili e da politiche governative di sostegno. I viaggiatori, infatti, sono diventati più consapevoli del loro impatto ambientale e cercano attivamente alternative e mete di viaggio ecologiche che favoriscano la conservazione e il rafforzamento delle comunità: sono quasi due su tre (64%) i turisti disposti a pagare un extra pur di scegliere un’opzione di viaggio sostenibile. Questo cambiamento nel comportamento dei turisti si manifesta quando sempre più persone decidono di scegliere esperienze autentiche che li legano alla natura e alle tradizioni locali.

Inoltre, anche gli sforzi e le politiche pubbliche volti a incoraggiare pratiche turistiche ecologiche e a preservare il patrimonio naturale e culturale contribuiscono a rafforzare la crescita del turismo sostenibile. Infine, i benefici economici legati al settore, come la creazione di opportunità e posti di lavoro e di progetti di sviluppo delle comunità locali, attraggono anche i turisti che desiderano restituire positivamente, contribuendo al benessere dei luoghi e delle comunità che visitano.

È quanto emerge da una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per conto di ARB SB, società leader nella realizzazione di progetti e strategie di sviluppo sostenibile in grado di rispettare appieno i criteri ESG e i 17 principi delle Nazioni Unite contenuti nell’Agenda 2030, in occasione del World Tourism Day, la giornata mondiale del turismo che si celebra il 27 settembre.

Cosa fare per tutelare le destinazioni

Al centro delle pratiche ESG nel turismo c’è oggi in primis l’impegno per gli aspetti ambientali della sostenibilità. Le destinazioni turistiche spesso vantano paesaggi mozzafiato ed ecosistemi variegati, che attirano, ogni anno, milioni di visitatori. Tuttavia, l’afflusso di turisti può rappresentare una minaccia per questi ambienti fragili. I principi ESG incoraggiano pratiche che riducono l’impronta ecologica del turismo, preservando le stesse attrazioni che attirano i visitatori. Il turismo non riguarda solo i luoghi, ma anche le persone. L’ESG nel settore turistico, infatti, enfatizza la responsabilità sociale, esortando le imprese a considerare l’impatto delle loro attività sulle comunità locali e anche quale strumento di valorizzazione delle unicità del luogo da un punto di vista culturale ed enogastronomico.

Anche la governance svolge un ruolo fondamentale nel garantire che il turismo operi in modo etico e trasparente: l’adozione dei principi ESG nel settore turistico richiede strutture di governance forti basate sulla trasparenza e la condivisione, pratiche commerciali trasparenti e processi decisionali etici che creano fiducia tra gli stakeholder, comprese le comunità locali, i turisti e gli investitori. “L’industria del turismo deve affrontare numerose sfide a livello globale, dagli impatti del cambiamento climatico alle crisi sanitarie, e i principi ESG forniscono un quadro di riferimento per la resilienza e l’adattamento del settore” ha dichiarato Ada Rosa Balzan, founder, presidente e CEO di ARB SB “ciò include una pianificazione attenta ai temi del cambiamento climatico, strategie di risposta alle crisi e un impegno generale per il benessere dell’ambiente e delle comunità locali. L’integrazione dei principi ESG nell’industria del turismo non è solo una responsabilità aziendale, ma un investimento nel futuro sostenibile del Pianeta e della tutela delle sue diverse culture. Adottando pratiche consapevoli dal punto di vista ambientale, socialmente responsabili ed eticamente governate, il settore turistico può continuare a offrire l’incanto della scoperta, senza compromettere l’essenza stessa delle destinazioni che serve”.

Una sfida che vede impegnata in prima linea anche Federturismo. “Il turismo sostenibile rappresenta oggi una delle sfide più importanti e al contempo una grande opportunità per il nostro settore” ha spiegato Antonio Barreca, direttore generale di Federturismo Confindustria “promuovere modelli di turismo che rispettino l’ambiente, le comunità locali e le risorse naturali non è solo una scelta etica, ma una necessità per garantire la competitività e la resilienza del settore nel lungo periodo. Come Federturismo, siamo impegnati nel favorire pratiche che minimizzino l’impatto ambientale e sociale, e i dati più recenti mostrano un crescente interesse da parte dei turisti verso destinazioni e servizi attenti alla sostenibilità. È essenziale continuare su questa strada, affiancando politiche pubbliche e investimenti privati a favore di un turismo che valorizzi il patrimonio naturale e culturale senza comprometterlo per le generazioni future”.

I 10 capisaldi del turismo sostenibile

Ecco, infine, la lista dei dieci principi ESG alla base del turismo sostenibile, stilata da Balzan:
1. Ambiente: ridurre l’impatto ambientale delle attività connesse al turismo, del consumo idrico, delle emissioni di Co2, ridurre i consumi energetici, gestire i rifiuti con una raccolta differenziata di quantità e di qualità sempre maggiori

2. Trasporti: promuovere una mobilità a basso impatto ambientale; incentivare l’utilizzo di biciclette, dei mezzi pubblici durante la vacanza, suggerire e sviluppare itinerari a piedi

3. Biodiversità: adottare specifiche iniziative di tutela della biodiversità dei luoghi che coinvolgano anche i turisti; proteggere e ripristinare gli habitat naturali per garantire la continuità di presenza nel tempo

4. Consumo di suolo: ridurre il consumo di suolo per attività turistiche, ristrutturando edifici già esistenti con uso di materiali locali e a basso impatto ambientale

5. Accessibilità: promuovere un turismo per tutti, accessibile e inclusivo, con indicazioni chiare sui percorsi, le modalità di fruizione del territorio e anche all’interno delle strutture ricettive e dei musei

6. Tradizioni locali: valorizzare le tradizioni locali con il coinvolgimento dei residenti, per mantenere in vita la storia e l’unicità dei luoghi

7. Patrimonio enogastronomico: offrire prodotti tipici locali non solo durante sagre ed eventi ma garantire la loro presenza anche nelle strutture e nei punti di ristorazione del territorio

8. Pianificazione: consentire una attenta valutazione del carico di presenza antropica, adeguato a garantire una piacevole vacanza ai turisti e la continuità, senza disagi, della vita quotidiana ai residenti

9. Economia: promuovere lo sviluppo dell’economia locale con il coinvolgimento degli abitanti della comunità locale e delle attività presenti sul territorio; offrire opportunità lavorative per i giovani per evitare la desertificazione sociale dei luoghi turistici più periferici

10. Educazione e conoscenza: diffondere, durante la vacanza, la cultura della sostenibilità e della consapevolezza riguardo l’importanza che ognuno faccia la sua parte, incoraggiando l’adozione di comportamenti sostenibili anche nella vita di tutti i giorni.

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Monte Bianco: dormire in un rifugio con la stanza tutta per sé a 3mila metri

Sul tetto d’Europa, fra le cime della montagna, con un tappeto di stelle e la natura vera, imperiosa e affascinante a fare da scenografia: siamo sul Monte Bianco in un rifugio in cui si può mangiare e dormire, dove si è circondati da una bellezza che sembra qui replicarsi all’infinito.

E, più precisamente, siamo nel Rifugio Torino, realizzato nei primi anni Cinquanta e poi successivamente sottoposto a lavori di ammodernamento nel 2015. Oggi è un luogo magico in cui fermarsi, per vivere un’esperienza immersiva nella montagna, da conservare negli occhi e, soprattutto, nel cuore. Lì su una delle cime più amate si può soggiornare in una camera privata con vista mozzafiato, oppure scegliere sistemazioni più grandi con stanze che possono ospitare anche gruppi di 4 e 16 persone.

Alla scoperta del rifugio sul Monte Bianco, tappa imperdibile per chi desidera conoscere da vicino il tetto d’Europa.

Il rifugio Torino sul Monte Bianco

Salire sul tetto d’Europa e circondarsi di natura: rocce, cielo e quella bellezza sorprendente che regala la montagna offrendo allo sguardo panorami che levano il fiato. Succede con il Rifugio Torino, che si trova sul massiccio del Monte Bianco a 3375 metri di altitudine.

Un luogo dal grande fascino in cui vengono coinvolti tutti i sensi: se la vista viene appagata da uno scenario di incomparabile bellezza, il gusto viene coccolato dai piatti che si possono assaggiare nel ristorante dove vengono servite pietanze gustose, autentiche e che arricchiscono l’esperienza. Ad esempio, si possono assaggiare valpeullenentze, salsiccia, polenta e spezzatino. Nel rifugio è presente anche un bar con birre artigianali, vini, ma anche prodotti per colazione e merenda, come cappuccini e torte fatte in casa.

Una favolosa terrazza panoramica, poi, permette alla vista di spaziare sulle vette che circondano il rifugio per godere della bellezza di essere lì tra cielo e rocce, a dominare l’infinito.

Monte Bianco il rifugio dall'alto

Fonte: iStock

Monte Bianco: da qui si gode di una vista favolosa

La stanza a 3375 metri d’altezza

Si chiama Camera 31 ed è un alloggio esclusivo all’interno del rifugio: pensata per due persone è una stanza in cui ci riposare comodamente ma – soprattutto – godere di un’esperienza preziosa. Infatti, la vista da qui spazia sulle vette del Grandes Jorasses, del Cervino, del Monte Rosa e del Gran Paradiso che, ammirate all’alba, sono uno spettacolo indimenticabile.

Comfort, un arredamento studiato, che restituisce una sensazione avvolgente e un ambiente tipico di montagna, ma senza dimenticare l’accessibilità: infatti la Camera 31 è adatta anche a ospiti con disabilità ed è perfetta per vivere momenti speciali e che resteranno per sempre tra i ricordi più belli.

Le altre camere del rifugio sul Monte Bianco

La Camera 31 non è l’unica che si trova all’interno del rifugio sul Monte Bianco; infatti, ci sono diverse sistemazioni che possono ospitare più persone: da quelle per 4, fino a spazi pensati per 16 persone. I bagni sono in comune e si trovano sui piani.

Gli ospiti vengono stimolati a un uso coscienzioso delle risorse idriche e al rispetto dell’ambiente circostante.

Come si raggiunge il rifugio sul Monte Bianco

Raggiungere il rifugio sul Monte Bianco è davvero semplice basta salire sul Skyway del Monte Bianco, da lì si arriva alla stazione di Punta Helbronner, dove due ascensori portano al rifugio a cui si accede percorrendo un tunnel di 150 metri. Al termine del percorso la splendida terrazza che regala una vista spettacolare, il ristorante, il bar e la possibilità di dormire nella struttura (è consigliata la prenotazione). Il rifugio Torino è un luogo indimenticabile, con una stanza privata per due per vivere il fascino selvaggio delle Alpi, ma con tutti i comfort.

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Museo Egizio de Il Cairo: i tesori più importanti da scoprire

Il Museo Egizio del Cairo espone, documenta, conserva e promuove manufatti e capolavori iconici dell’Antico Egitto dalla preistoria al periodo greco-romano, offrendo ai visitatori un’opportunità unica di approfondire oltre 5000 anni di cultura, arti, credenze, tradizioni e vita quotidiana egiziana. Sin dalla sua apertura nel 1902, il Museo Egizio del Cairo ha occupato una posizione storica unica tra i musei del mondo, grazie al suo status di primo museo appositamente costruito in Medio Oriente.
Con una collezione archeologica tra le più ricche del mondo, il museo rimane una risorsa preziosa per gli studiosi e un luogo di educazione per gli egiziani e i visitatori che arrivano in Egitto da ogni dove.

L’importanza del Museo Egizio de Il Cairo e la sua storia

Il Museo Egizio è il più antico museo archeologico del Medio Oriente e ospita la più grande collezione di antichità faraoniche del mondo. Situato a nord-est della centralissima Piazza Tahrir, quello che lo ospita oggi in realtà è il quinto edificio che custodisce le antichità egizie e ha avuto una storia lunga e illustre fino a oggi.
L’architetto della prima sede museale fu stato selezionato attraverso un concorso internazionale nel 1895, il primo del suo genere, vinto dal francese Marcel Dourgnon. Il museo è stato inaugurato nel 1902 ed è diventato un punto di riferimento storico nel centro de Il Cairo, ospitando alcuni dei più importanti capolavori del mondo antico, dal periodo predinastico all’epoca greco-romana.
L’idea di un museo delle antichità egizie in Egitto risale in realtà a quasi un secolo prima, quando Muhammad Ali Pasha, allora viceré d’Egitto, per porre fine all’esportazione di antichità, il 15 agosto 1835 emanò un decreto che portò alla creazione del primo museo egizio. Allo stesso tempo, lo sceicco Rifa’a al-Tahtawi, responsabile degli scavi e della conservazione dei monumenti egiziani, ordinò di non intraprendere ulteriori scavi senza il suo permesso. Annunciò che l’esportazione di manufatti dall’Egitto era severamente vietata e che tutti i reperti dovevano essere trasportati al neonato Museo di El-Ezbekia.

bara akhenaton

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Il sarcofago di Akhenaton conservato al Museo Egizio

Nel 1851, durante il regno di Abbas I, l’intera collezione fu trasferita da El-Ezbekia a una delle sale della Cittadella di Salah El-Din (Saladino), dove era accessibile solo ai visitatori privati. Tuttavia, nel 1854, la maggior parte degli oggetti fu donata all’erede al trono d’Austria, l’arciduca Massimiliano, che aveva mostrato grande interesse per questi oggetti durante la sua visita in Egitto. Oggi rappresentano una parte importante della collezione egizia del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Nel 1858, il viceré Said Pasha nominò l’egittologo francese Auguste Mariette direttore di un nuovo museo nella zona di Boulaq, sempre a Il Cairo. Mariette era stato inviato in missione in Egitto dal Museo del Louvre e aveva fatto rapidamente importanti scoperte, tra cui le catacombe del Serapeo di Saqqara. L’edificio del museo, che in origine ospitava la Compagnia di Navigazione del Nilo presso il porto di Boulaq, oggi si trova vicino all’edificio della Televisione di Stato e al Ministero degli Affari Esteri.
Nel 1859, dopo la scoperta del corredo funerario della regina Ahhotep a Dra’ Abu el-Naga a Tebe, il Pascià concesse i fondi per ampliare l’edificio. Tuttavia, il museo divenne presto troppo piccolo per ospitare tutti i manufatti che continuavano ad aggiungersi alla collezione originale, e nel 1869 l’edificio fu nuovamente ampliato. Le disastrose inondazioni del Nilo del 1878 causarono gravi danni al museo, che rimase chiuso al pubblico per le riparazioni, fino alla riapertura nel 1881. La possibilità di future inondazioni, insieme alla scoperta nel 1881 delle mummie reali a Deir el-Bahari, rese evidente che il museo aveva bisogno di nuovi locali. Nel 1890, le dimensioni complessive della collezione erano cresciute oltre la capacità del Museo Boulaq di contenere un numero sempre maggiore di oggetti. Per questo motivo, l’intera collezione fu trasferita nel Palazzo di Ismail Pasha a Giza, situato nell’area dell’attuale Zoo di Giza. Purtroppo il Palazzo di Ismail Pasha non era adatto a funzionare come museo, soprattutto per l’esposizione di sculture monumentali. La necessità di un nuovo museo divenne ancora più urgente quando, nello stesso anno, fu scoperto a Bab el-Gusus, a Deir el-Bahari, un insieme di bare della XXI dinastia e di mummie di sacerdoti e sacerdotesse di Amon. Il palazzo di Ismail Pasha non era né sicuro né abbastanza grande per ospitare le centinaia di oggetti che arrivavano regolarmente dagli scavi. Inoltre, il palazzo non disponeva di spazi per laboratori, biblioteca e uffici amministrativi, il che rendeva difficile la creazione di un’istituzione ben funzionante.

museo egizio edificio

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Vista dall’alto sul Museo Egizio de Il Cairo

Tra il 1893 e il 1895, poco dopo l’apertura del Museo del Palazzo di Ismail Pasha, un comitato ufficiale del Ministero dei Lavori Pubblici bandì un concorso internazionale per la progettazione di un nuovo Museo Egizio, assegnando al vincitore un premio di 1.000 sterline egiziane. Il museo doveva essere costruito nel centro della città, in Piazza Ismailia (l’attuale Piazza Tahrir), tra il Nilo e la caserma britannica di Qasr el-Nil. Furono presentate ottantasette proposte per il nuovo progetto di costruzione e alla fine fu scelto il progetto in stile neoclassico dell’architetto francese Marcel Dourgnon.
La prima pietra del Museo Egizio fu posata il 1° aprile 1897 e 3 anni dopo i primi reperti furono collocati nelle vetrine. Il nuovo museo occupava una superficie di 15.000 metri quadrati.

Cosa vedere nel Museo Egizio de Il Cairo

Tra le impareggiabili collezioni del museo vi sono le sepolture complete di Yuya e Thuya, Psusennes I e i tesori di Tanis, e la Paletta di Narmer che commemora l’unificazione dell’Alto e del Basso Egitto sotto un unico re. Il museo ospita inoltre anche le splendide statue dei grandi re Khufu, Khafre e Menkaure, i costruttori delle piramidi sull’altopiano di Giza. Una vasta collezione di papiri, sarcofagi e gioielli, tra gli altri oggetti, completa questo museo unico nel suo genere.
I manufatti del Medio Regno provenienti dalle tombe dei re e delle famiglie reali scoperte a Dahshur nel 1894 sono solo alcuni dei gruppi importanti degli oltre 120.000 manufatti esposti in questo museo, tra cui le tombe reali di Tuthmosis III, Tuthmosis IV, Amenhotep III e Horemheb. Pensa che i manufatti rinvenuti della tomba di Tutankhamon sono oltre 3.500, di cui solo 1.700 sono esposti nel museo (il resto è nei magazzini). L’area espositiva dedicata al faraone è una delle più popolari del museo.

maschera Tutankhamon

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La celebre maschera di Tutankhamon

Il Museo Egizio è suddiviso in diverse sezioni, ognuna con un proprio focus. La prima sezione è dedicata ai manufatti del periodo predinastico e protodinastico. Comprende ceramiche, utensili e gioielli di questo periodo. La seconda sezione riguarda l’Antico Regno, noto per le piramidi e le tombe. In questa sezione si trovano statue, rilievi e altri manufatti rinvenuti in questi antichi siti. Il Medio Regno e il Nuovo Regno presentano aree ricche di manufatti ancora più affascinanti. Tra questi, statue di faraoni, casse di tombe, mobili, giochi e molto altro ancora. Si potrebbero facilmente trascorrere ore in ogni sezione del Museo senza riuscire a vedere tutto. Ora avrai capito a cosa sia dovuta la fama del Museo Egizio de Il Cairo, e quindi ecco i nostri suggerimenti su cosa non devi assolutamente perdere durante la tua visita:

La Stele di Rosetta

È forse il manufatto più famoso del museo. Si tratta di una tavoletta di granito con iscrizioni in tre scritture diverse: geroglifico, demotico e greco antico, che ha aiutato gli studiosi a imparare a leggere i geroglifici.

stele di rosetta

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Così piccola e così importante: è la Stele di Rosetta

La sala delle mummie

Una delle sale più popolari del Museo, ospita oltre 25 mummie di diversi faraoni e periodi della storia dell’Antico Egitto. Il pezzo forte della sala è la mummia del re Tutankhamon, esposta in una teca di vetro. I visitatori possono vedere anche le mummie della regina Hatshepsut e di Ramses II. La sala delle mummie richiede un biglietto aggiuntivo che può essere acquistato all’ingresso del Museo.

La sala dei papiri

La Sala dei Papiri contiene oltre 11.000 pezzi di papiro, una carta ricavata dalle canne che crescevano lungo il fiume Nilo. Gli antichi egizi usavano il papiro per scrivere e dipingere. Alcuni dei rotoli di papiro presenti nel museo risalgono a più di 4.000 anni fa!

Papiro

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Uno degli antichi papiri conservati nel museo

La sala delle statue

La Sala delle Statue contiene molte statue e sculture di faraoni, dei e dee. La statua di Ramses II è uno dei pezzi più impressionanti della sala. La figura è realizzata in granito ed è alta più di 3 metri.

La galleria dei topi reali

Il Museo Egizio ospita molti oggetti unici e insoliti, ma forse nessuno più della galleria dei topi reali. Questi topi sono stati trovati nelle tombe della regina Hetepheres I e della regina Hatshepsut e si pensa che facessero parte del rituale di sepoltura di queste regine. I topi mummificati sono esposti nelle loro piccole teche di vetro, insieme ad altri animali come serpenti e gatti trovati nelle tombe reali.

Regole da rispettare durante la visita

Ci sono alcune regole che è importante conoscere prima di iniziare la propria visita al museo:
• Non usare il flash quando si scattano fotografie.
• Le borse di grandi dimensioni non sono ammesse nel museo.
• Mantenere il luogo pulito.
• Mantenere il silenzio nel museo.
• Non è consentito portare striscioni o slogan pubblicitari se non previa autorizzazione.
• È vietato portare cibo e bevande, ad eccezione di piccole bottiglie d’acqua.
• È vietato fumare in tutto il museo.
• Non è consentito l’uso di torce, puntatori laser o megafoni in tutto il museo.
• Si devono rispettare il percorso di visita e le indicazioni del personale del museo, soprattutto in caso di emergenza.
• Non è consentito portare con sé strumenti affilati o materiali pericolosi.
• Non sono ammessi animali domestici.
• Su richiesta, il personale del museo può ispezionare i documenti d’identità, le borse, il contenuto dei bagagli e i biglietti.
• I visitatori sono pregati di attenersi a un abbigliamento appropriato e di astenersi da un linguaggio o da azioni disordinate e offensive.
• Le fotografie e i video a scopo commerciale sono consentiti solo previa autorizzazione.
• Non è possibile eseguire alcun tipo di rituale se non nelle aree designate.

Orari di apertura e costi:

Il museo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17, la biglietteria apre alle 8:30 e chiude alle 16:00. Il prezzo del biglietto è di 450EGP per gli adulti (circa 8 euro) e di 230EGP (4 euro) per gli studenti. L’ingresso per i bambini sotto i 6 anni è gratuito. Per utilizzare la macchina fotografica c’è da pagare un biglietto di 50 EGP (mentre non si paga per usare le fotocamere dei cellulari), per registrare un video 300 EGP. Data la sua popolarità e il numero di turisti che in ogni periodo dell’anno visitano l’Egitto, ti consiglio di acquistare i biglietti online in anticipo per evitare la fila all’ingresso. È inoltre possibile noleggiare una guida turistica privata all’arrivo al Museo, naturalmente a un costo aggiuntivo.

Come si arriva al Museo Egizio?

• In taxi:
I taxi sono abbondanti al Cairo e sono un modo relativamente economico e facile per spostarsi in città. Per raggiungere il Museo in taxi, occorre chiamare un taxi e dire all’autista dove si vuole andare. È utile avere l’indirizzo del Museo scritto in arabo, poiché la maggior parte dei tassisti non parla inglese. La tariffa dovrebbe essere di circa 10 EGP (sterline egiziane).

• In autobus:
Il Cairo dispone di una vasta rete di autobus pubblici che possono portarti ovunque in città. Per raggiungere Piazza Tahrir dal centro del Cairo, prendere l’autobus n. 26 dalla stazione della metropolitana Nasser. Il viaggio dura circa 20 minuti e costa 1,50 EGP. Una volta arrivati a Piazza Tahrir, il Museo Egizio sarà visibile dall’altra parte della strada.

GEM Il Cairo

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Il GEM, il nuovo Museo Egizio di prossima apertura a Il Cairo

Curiosità sul museo e la sua nuova sede

Fino al 1996 la sicurezza del Museo consisteva semplicemente nel chiudere le porte di notte. A causa dei numerosi furti, sono stati installati alcuni allarmi e migliorato il sistema di illuminazione. Durante la rivoluzione egiziana del 2011, l’edificio fu attaccato e alcuni reperti sono stati rubati. I civili hanno reagito rapidamente e coraggiosamente per evitare ulteriori furti. Hanno formato una catena umana intorno all’edificio per metterlo in sicurezza e hanno protetto con successo il Museo.
Quella attuale non sarà l’ultima sede del Museo. Nel 2020 infatti è iniziata la costruzione del nuovo Grande Museo Egizio (GEM), con una superficie di 500.000 metri quadrati, adatto ad ospitare tutto ciò che gli archeologi continuano a scoprire. Il nuovo Museo conterrà oltre 100.000 reperti e ci saranno anche un museo per bambini, una biblioteca, un centro conferenze e un auditorium da 3.500 posti per eventi speciali. Il nuovo Museo è stato progettato da Heneghan Peng Architects, uno studio di fama internazionale con sede a Dublino, in Irlanda. È stato definito come la “Quarta Piramide” e naturalmente offre una vista panoramica sulle famose costruzioni di Giza, da cui dista solo 2 km.
L’edificio del 1902 verrà lentamente ripulito e una volta che tutto sarà stato trasferito al GEM, si procederà a un’importante ristrutturazione. Il vecchio Museo ospiterà comunque una collezione di antichità di livello mondiale. Tuttavia, solo gli studenti, ricercatori e coloro che hanno un interesse più che passeggero per le meraviglie di questa antica terra potranno visitarlo. L’inaugurazione del GEM, già rimandata almeno un paio di volte, è prevista entro la fine dell’anno ma la data non è ancora stata ufficializzata. Al momento, il nuovo complesso offre visite limitate per testare la preparazione del sito e l’esperienza dei visitatori in vista dell’apertura ufficiale. L’accesso perciò è attualmente limitato alla Grand Hall, al Grand Staircase, all’area commerciale e ai giardini esterni.

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Itinerario in Val d’Asta: la Cascata del Golfarone e dintorni

Quando il console romano Marco Emilio Lepidio fece costruire la via di collegamento tra Piacenza e Rimini che avrebbe preso il nome di via Emilia, ovvero della sua famiglia patrizia, non pensava all’universo di cose che poi quel toponimo avrebbe rappresentato.

Non lo pensava come una regione-contenitore, capace di racchiudere meraviglie d’ogni genere e tipo. Piccoli e grandi spettacoli della natura o dell’uomo che oggi, invece, sono alla portata di tutti.

Come la Cascata del Golfarone, ad esempio: uno spettacolare salto di 12 metri dell’altrimenti modesto torrente Secchiello. Un tesoro nascosto nei molteplici anfratti dell’appennino reggiano, frequentato solo da turisti di prossimità che approfittano dell’occasionale bella giornata per raggiungere un monumento alla forza e alla potenza della natura, abbinandoci magari una visita ai dintorni.

La Cascata del Golfarone

La Cascata del Golfarone è un piccolo esempio di capolavoro naturale. Si trova nella Val d’Asta, ovvero l’alta valle che si apre attorno al corso del torrente Secchiello. Un pezzo della provincia di Reggio Emilia caratterizzato da una crescente altitudine, un territorio di mezzo tra la pianura e la montagna appenninica, punteggiato di borghetti e frazioni le cui dimensioni stanno tra il piccolo e il minuscolo.

Il nome della valle risale a quasi mille anni fa: l’imperatore Federico Barbarossa assegnò questa porzione di territorio all’abbazia di Frassinoro, identificandolo con un castello “di Monte d’Asta”. Del castello non vi sono al giorno d’oggi più tracce, in compenso ne è rimasta il toponimo.

Cascata del Golfarone

Fonte: Lorenzo Calamai

Il salto del torrente Secchiello

Come se fosse un anfiteatro romano con al centro una magnificente esibizione, la Cascata del Golfarone si trova all’interno di una conca naturale a semicerchio.

Le rocce levigate dall’acqua di fronte al salto forniscono una platea ideale per tutti coloro che vogliono godersi lo spettacolo. Il rombo forte che il torrente genera e che riempie l’aria intorno ha il pregio di lasciare ogni osservatore in qualche modo solo con sé stesso al cospetto della cascata, in un momento di relazione privilegiata e di contatto con la natura.

Oltre la cascata il torrente defluisce placido, tra ampi massi su cui rilassarsi e verdi boschi tutt’attorno.

Cascata del Golfarone: come arrivare

La Cascata del Golfarone si trova a Villa Minozzo, uno dei comuni più estesi della provincia di Reggio Emilia.

Un territorio di passaggio, che dalle propaggini meridionali della pianura padana sale verso l’Appennino tosco-emiliano.

La Strada provinciale 9, detta Strada delle Forbici, collega Villa Minozzo a una delle sue frazioni dalla maggiore altitudine, Civago. Facendolo costeggia il corso del torrente Secchiello e passa per la Cascata del Golfarone.

Dalla strada il salto, che si trova tra le frazioni di Case Ferrari e Governara, non si vede. Si intuisce però la presenza di una bella attrazione naturale dagli spiazzi sterrati a bordo strada, dove si vedono sempre un certo numero di auto e di moto parcheggiate e da dove partono i sentieri che si inoltrano nel bosco e scendono rapidi. La cascata si trova all’incirca in corrispondenza del cartello che segnala il chilometro numero 20 della Strada provinciale 9.

Lasciato il vostro mezzo in uno degli spiazzi, imboccate il sentiero che dal bordo della carreggiata scende fino al letto del torrente. Si tratta di una discesa a tratti molto ripida, che in una ventina di minuti porta sulle rive del Secchiello. Da qui, l’ultimo tratto va compiuto risalendo il torrente stesso, attività per cui sono piuttosto utili delle calzature da poter bagnare, anche se in linea di massima ci sono alcuni punti dove è possibile guadare.

Si risale per il medesimo sentiero dal quale si è discesi.

Il torrente Secchiello e Villa Minozzo

La Cascata del Golfarone è una destinazione ideale per chi vuole stare a contatto con la natura e trovarsi al cospetto di un vero e proprio portento. Nei pressi della cascata c’è la possibilità di fermarsi per un po’ a rilassarsi, e magari anche organizzare un picnic rinfrescante nei diversi anditi offerti dal torrente Secchiello.

Una gita alla cascata, inoltre, può essere una tappa di un itinerario alla scoperta della Val d’Asta e di Villa Minozzo, un territorio poco conosciuto ma che ha tanto da offrire.

Il torrente Secchiello, lo stesso che dà vita alla Cascata del Golfarone, è un corso d’acqua molto amato dai pescatori, ma che regala anche qualche spiaggia d’acqua dolce scendendo leggermente più a valle.

Cascata del Golfarone

Fonte: Lorenzo Calamai

Il vivace torrente Secchiello

Villa Minozzo è il centro di un ampio territorio, un comune suddiviso in ben 18 frazioni che vanno dai 350 metri di altitudine dove il Secchiello si getta nel fiume Secchia fino agli oltre 2000 metri del crinale appenninico, con il monte Cusna a vegliare sulla valle. Sono tanti i punti d’interesse che caratterizzano il luogo: antichi mulini animati dai corsi d’acqua principali e secondari, l’unico ponte a schiena d’asino dell’appennino reggiano, i ruderi dell’antica torre dove soleva rifugiarsi il bandito reggiano Domenico Amorotto, autore di innumerevoli scorribande nella montagna reggiana e garfagnina nel XVI secolo.

Una delle visite più attraenti, in ogni caso, è quella alla Rocca di Minozzo, nell’omonima frazione. Antica fortezza medievale eretta nell’epoca di Matilde di Canossa, oggi ne rimane solamente un ampio torrione, ma dalla cui sommità si gode di una vista panoramica spettacolare che arriva fino alla splendida Pietra di Bismantova, l’iconica montagna che si erge sulla sponda opposta del Secchia rispetto alla Val d’Asta.

La Lucola beach a Sologno e la vista sulla Pietra di Bismantova

La Pietra di Bismantova è la regina dell’appennino reggiano: una montagna di poco più di mille metri, ma che si staglia in verticale, come un blocco unico, separata dalle altre, ergendosi dalla pianura come un panettone di roccia.

Cascata del Golfarone Pietra di Bismantova

Fonte: Lorenzo Calamai

La Pietra di Bismantova vista da Sologno

Si trova nel comune di Castelnovo ne’ Monti, sulla sponda settentrionale del fiume Secchia, ma sono splendidi i panorami mozzafiato di cui si può godere dalle pendici delle colline e dei monti della Val d’Asta, sulla sponda meridionale del corso d’acqua.

Nei pressi di Sologno, una delle tante frazioni del comune di Villa Minozzo, si trova una splendida terrazza panoramica per poter osservare i rilievi della Val d’Asta che si aprono verso la pianura del fiume Secchia, il verde dei prati di Castelnovo e, sullo sfondo, l’imperioso altopiano della Pietra di Bismantova che emerge come una visione trionfale.

Sologno, dove sorgeva anticamente un castello cinquecentesco e del quale rimangono alcune sparute tracce, è anche una destinazione per chi vuole godersi un po’ di relax in riva alle acque del locale torrentello, il Lucola.

Cascata del Golfarone

Fonte: Lorenzo Calamai

La Lucola beach di Sologno

Sull’ultima curva della Strada provinciale 59, provenendo da Villa Minozzo, si apre un’area verde attrezzata con tavoli da picnic, una postazione barbecue e una spiaggia di sabbia in riva alle cristalline acque del torrente. Un luogo ideale per famiglie con bambini che completa l’ampia offerta di attrazioni per un itinerario fuori porta alla scoperta dell’Appennino Reggiano.

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Montepulciano, la Toscana più amata dal cinema

Montepulciano si conferma una delle mete più amate dal cinema mondiale, trasformando ancora una volta le sue vie storiche e i suoi scorci rinascimentali in set cinematografici di grande prestigio. Proprio in questi giorni la cittadina toscana, celebre per il suo fascino senza tempo e i panorami unici, è stata scelta come location per le riprese di War 2, l’attesissimo sequel del blockbuster d’azione indiano War, la cui uscita nelle sale è prevista nell’estate del 2025. Diretto da Ayan Mukerji e prodotto dalla rinomata Yash Raj Films, il film ha portato a Montepulciano alcune delle più grandi stelle del cinema indiano, come Hrithik Roshan e Kiara Advani, vere icone in Asia, seppure poco note in Italia.

Le riprese di War 2 hanno coinvolto diverse zone del centro storico di Montepulciano, tra cui via del Teatro, Porta delle Farine, via di Talosa e la splendida Piazza Grande, i cui angoli pittoreschi sono stati il palcoscenico perfetto per alcune delle scene più romantiche del film, offrendo al pubblico internazionale uno spaccato della bellezza toscana. Non è la prima volta che Montepulciano si trasforma in set cinematografico, ma ogni volta riesce a sorprendere per il suo fascino e la sua capacità di adattarsi a diverse narrazioni.

“È con grande orgoglio che Montepulciano ha accolto una produzione di tale importanza”, – ha dichiarato il sindaco Michele Angiolini. – “Questa opportunità ci permette di far conoscere le bellezze della nostra città a un pubblico vastissimo, specialmente in India e in Asia. Grazie a questa produzione, Montepulciano sarà protagonista sui grandi schermi di tutto il mondo, rafforzando il nostro ruolo di meta ideale per le produzioni cinematografiche.”

Un’organizzazione impeccabile

Dietro le quinte, l’amministrazione comunale ha svolto un ruolo cruciale per assicurare che le riprese si svolgessero in modo impeccabile, riducendo al minimo i disagi per i cittadini. Il sindaco Angiolini ha sottolineato l’importanza della sinergia con la produzione, evidenziando che “abbiamo lavorato in stretta collaborazione per settimane, pianificando con cura ogni dettaglio e garantendo che le attività quotidiane potessero proseguire senza interruzioni significative, se non per il tempo strettamente necessario alle riprese”. Grazie al supporto dei cittadini e alla collaborazione della polizia municipale, le riprese si sono svolte senza intoppi, offrendo a Montepulciano una vetrina unica per far risplendere ancora una volta il suo patrimonio culturale e artistico.

Altri set famosi a Montepulciano

La storia d’amore tra Montepulciano e il cinema non è certo una novità. Da decenni, la cittadina toscana è scelta da produzioni internazionali per la sua atmosfera unica e i suoi scorci incantevoli. La lista di film girati a Montepulciano è lunga e prestigiosa. Basti pensare a pellicole come Il Paziente Inglese, In nome del Papa Re, L’Arcidiavolo, Sogno di una notte di mezza estate, Sotto il Sole della Toscana.

Senza dimenticare il famosissimo New Moon, il secondo capitolo della saga di Twilight, che nel 2009 trasformò Piazza Grande e Palazzo Comunale in set per alcune delle scene più celebri del film. Un evento che attirò migliaia di fan da tutto il mondo, ansiosi di partecipare come comparse o anche solo per avere l’occasione di incontrare i propri idoli.

Tra le produzioni più recenti, spicca anche la fiction I Medici, con attori del calibro di Dustin Hoffman, che ha contribuito a rafforzare il legame tra Montepulciano e il grande schermo. Non da ultimo, il film Benedetta di Paul Verhoeven, ha scelto la cittadina come set, confermandone ancora una volta l’appeal internazionale.

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Tortuguero National Park, alla scoperta di un territorio selvaggio e naturale

Ti portiamo alla scoperta di un luogo magico al mondo, unico sotto molti aspetti: siamo in Costa Rica, esattamente nella Provincia di Limón. Il Tortuguero National Park, che si trova sulla costa caraibica, è un territorio che copre 76.937 ettari, ma non cadiamo nel tranello di credere di poterlo visitare tutto, perché solamente l’1% della superficie del parco è visitabile. Proprio così: tra canali, paludi e l’affaccio sul mare, possiamo recarci con un’imbarcazione: ecco cosa vedere al Tortuguero National Park, nei dintorni di San Josè.

Tortuguero National Park, cosa sapere prima di partire

Il Tortuguero National Park, che è stato istituito nel 1970, è il posto ideale per chi adora le tartarughe: lo scopo per cui è stato fondato, in effetti, è proprio questo, offrire una tutela aggiuntiva a una delle zone in cui nidifica la tartaruga verde. Oggi, qui nidificano anche le tartarughe liuto, embricata e comune.

Questo posto ricorda molto la selvaggia Amazzonia: lungo la discesa di acqua, c’è un’avventura che attende i turisti coraggiosi. Una fittissima rete di canali, corsi d’acqua, paludi, foresta pluviale: questa è una delle zone più piovose della Costa Rica, ed è il motivo per cui la biodiversità è tanto ricca. Il consiglio che diamo è di prenotare il viaggio per almeno 3 giorni in questo luogo, poiché è il modo migliore per non perdersi nulla. Il periodo ideale per visitarlo va da dicembre a maggio, ma ad agosto e settembre è possibile assistere alla nidificazione e alla schiusa delle uova di tartaruga: uno spettacolo che lascia senza fiato per la magia della natura, semplice quanto complessa.

Tortuguero National Park, le attività da non perdere: cosa fare e cosa vedere

Naturalmente, l’esperienza di visita al parco va fatta con una guida esperta, che di solito non ha troppi clienti alla volta: così abbiamo la possibilità di vivere la giornata ed esplorare il territorio godendoci ogni minuto. Il tour per osservare le tartarughe è l’attrazione principale, è vero: ogni anno quattro specie giungono fino a qui per la nidificazione di massa. I periodi cambiano in base alla specie, ma in genere vanno da marzo a metà ottobre.

Non può mancare una visita al Villaggio Tortuguero, che un tempo era un remoto villaggio di pescatori, tra piantagioni di cocco e cacao, e oggi è il punto nevralgico per la conservazione della zona. A Tortuguero non ci sono solo tartarughe, in ogni caso: è un luogo fantastico per il birdwatching (ci sono oltre 300 specie diverse di uccelli, tra cui falchi, gabbiani, gufi).

Per quanto riguarda le attività disponibili in ogni momento dell’anno, sono diverse, in realtà: c’è chi sceglie di fare un bel giro in canoa, o ancora prendere parte a un trekking, e infine di concedersi persino una camminata notturna. In questo paradiso remoto, da molti soprannominato come “l’Amazzonia della Costa Rica”, ti attende davvero un’avventura: kayak, escursionismo, birdwatching, pesca sportiva. E si pone molto l’accento sulla sostenibilità, perché le guide stesse cercano di organizzarsi per proporre esperienze educative e coinvolgenti ai turisti. Il posto ideale da vedere per chi si trova nei dintorni di San Josè.

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Passeggiando per Colaba: il quartiere vivace di Mumbai

A sud di Mumbai, in India, si trova un affascinante quartiere antico dove il tempo sembra essersi fermato. Edifici dallo stile coloniale, strade affollate, caffè che pullulano di vita e mercati con un grande viavai di persone; Colaba è l’esatta fotografia della vivacità e del brio che, da sempre, caratterizzano l’India e, in particolare, la sua capitale. Se hai letto Shantaram e ti ha tenuto incollato alle sue pagine, allora questo quartiere saprà conquistare il tuo cuore. In questa guida abbiamo raccolto tutte le informazioni che ti servono per conoscere meglio questa gemma di Mumbai e appuntarti nel tuo itinerario di viaggio cosa fare e cosa vedere a Colaba per vivere un’esperienza indimenticabile.

Colaba: un po’ di storia

Per scoprire l’essenza di questo splendido quartiere di Mumbai, è fondamentale fare un tuffo tra le pagine della sua storia. Nonostante le sue origini risalgano a epoche ben precedenti all’era coloniale britannica, le informazioni antecedenti al 1600 sono piuttosto vaghe e frammentarie. Grazie a qualche testimonianza scritta, sappiamo che l’intera regione era popolata da una comunità di pescatori – i Koli – che diedero il nome al quartiere. Colaba, infatti, deriva dal termine Kolabhat, il cui significato è proprio “terre dei Koli”. Le testimonianze più dettagliate sul vibrante quartiere della capitale dell’India provengono dall’epoca coloniale britannica, a partire dal XVII secolo. Durante questo periodo storico l’isola passò sotto il dominio degli inglesi che ne plasmarono l’identità trasformandola in un centro nevralgico della città, non solo per la sua importanza strategica e commerciale, ma anche per il suo sviluppo come zona residenziale di lusso. I coloni inglesi impreziosirono il quartiere costruendo splendidi edifici in stile coloniale, molti dei quali sono ancora visibili, e l’area divenne sede di importanti centri amministrativi e politici. Dall’800 il quartiere subì un veloce e importante sviluppo urbano che ne portò all’espansione. A testimoniare il florido periodo per il quartiere c’è il Gateway of India, edificato nel 1924 per celebrare la visita di Re Giorgio V e della Regina Maria. Oggi Colaba è una delle zone più belle di Mumbai e, ogni anno, attira milioni di visitatori che vogliono immergersi nella storia e nella cultura della città.

Cosa vedere e cosa fare a Colaba

Colaba è un quartiere che va visitato a piedi e con il naso all’insù. Perditi tra le sue stradine e scopri gli affascinanti contrasti che lo rendono un luogo così unico nel suo genere. Osserva come l’imponente architettura coloniale britannica – che puoi ritrovare nei suoi palazzi – viene addolcita dalla vivacità e dal brio dei suoi mercati. Mentre cammini per le sue strade, attiva tutti i sensi e lasciati trasportare in una passeggiata che difficilmente potrai scordare. In questa guida abbiamo raccolto una lista di cose che che devi assolutamente vedere in questa perla nascosta della meravigliosa Mumbai

Colaba Causeway

Il Colaba Causeway è una via commerciale famosa per essere uno dei mercati più vivaci e frequentati della capitale indiana. Un luogo ricco di vita, con un’atmosfera che difficilmente si può trovare altrove e che restituisce una fotografia ben precisa dell’anima caotica di Colaba. Punto d’incontro per i locali e meta imperdibile per i visitatori, qui puoi lasciarti incantare dalla quantità spropositata di oggetti, gioielli, abiti e tessuti che ogni piccola bottega ha da offrire. Non perdere l’occasione di osservare la pratica della contrattazione e, perché no, di metterti alla prova in questa vera e propria arte commerciale.

Gateway of India

Questo monumento è una delle attrazioni più iconiche di tutta Mumbai. Come hai letto prima, è stato costruito nel 1924 per commemorare la visita di Re Giorgio V e della sua consorte, la Regina Maria. Alto circa 26 metri, l’arco è stato un testimone silenzioso di grandi eventi storici; il più importante fra tutti? La partenza delle ultime truppe inglesi nel 1948 che sancì la fine del dominio britannico in India. Situato sul porto di Mumbai, da qui partono molte piccole escursioni in barca che ti porteranno a scoprire la zona portuale. Oggi questo luogo attira locali e visitatori offrendo delle splendide viste sul Mar Arabico.

Colaba Observatory

Fondato nel 1826, è uno dei primissimi osservatori meteorologici dell’India. Il Colaba Observatory veniva utilizzato per compiere studi climatici e geofisici. L’edificio non è aperto al pubblico, ma un passaggio di fronte a questo luogo di interesse è d’obbligo per tutti gli appassionati di scienza e storia.

Cowasji Jehangir Hall

Dopo una perla per chi ama la scienza, ecco una chicca per tutti gli appassionati d’arte: la Cowasji Jehangir Public Hall. Un edificio di grande bellezza e importanza storica costruito nel 1911 e utilizzato fino agli anni ‘50 come auditorium. Nel 1996 divenne sede della National Gallery of Modern Art di Mumbai e, oggi, ospita moltissime opere d’arte moderna indiana e internazionale. Se stai visitando Mumbai e vuoi fare due passi per Colaba, controlla il sito della galleria e scopri il suo fitto calendario di mostre ed eventi culturali.

Cattedrale del Santo Nome

Proseguendo la tua passeggiata per Colaba, nel cuore di Mumbai, fermati presso La Cattedrale del Santo Nome. Una chiesa cattolica risalente al 1905 e costruita in stile neogotico, una delle estetiche preferite dai coloni britannici. Le vetrate colorate, i grandi affreschi e le decorazioni che impreziosiscono la cattedrale ti toglieranno il fiato. Una tappa imperdibile se desideri scoprire il patrimonio religioso e culturale di Mumbai.

Prong’s Lighthouse

Situato sulla punta di Colaba, c’è questo magnifico faro inaugurato nel 1875. Il Prong’s Lighthouse gode del primato di uno dei fari più antichi dell’intera regione e, ancora oggi, svolge la sua funzione di punto di riferimento per le navi che entrano nel porto di Mumbai. Il faro non è aperto ai visitatori ma offre comunque un punto d’arrivo durante la tua passeggiata per Colaba, nonché un ottimo punto fotografico per immortalare la bellezza del porto della capitale dell’India.

I Sassoon Docks

Costruiti nel 1875 dalla famiglia Sassoon, i Sassoon docks sono una delle poche aree portuali di Mumbai aperte al pubblico. Qui potrai fare una passeggiata e scoprire la vita del porto, con le barche di pescatori che vanno e vengono e che mettono in atto le proprie attività commerciali, soprattutto ittiche. Fermati a osservare il viavai dei pescatori e lasciati incantare da queste pratiche che avvengono sullo splendido sfondo del porto di Mumbai.

David Sassoon Library

Sempre restando nel patrimonio culturale lasciato dalla famiglia Sassoon, a Colaba si trova anche la David Sassoon Library, una delle biblioteche più antiche di Mumbai, edificata nel 1870. Al suo interno ospita un’ampia collezione di manoscritti storici che, ogni anno, attirano appassionati e studiosi. Anche l’edificio merita una menzione, grazie alla sua meravigliosa architettura neogotica. La biblioteca è aperta al pubblico e i visitatori possono accedervi tutti i giorni dalle 8.00 alle 21.00.

Leopold Café

Un’ultima perla, prima di passare alle informazioni più tecniche per organizzare al meglio la tua visita è il Leopold Café. Situato nel cuore di Colaba è un locale iconico, fondato nel 1871. Crocevia di persone, è stato – ed è tuttora – un punto d’incontro per viandanti, expat e locals. Il caffè è diventato celebre grazie al romanzo di Gregory David Roberts, Shantaram, che lo ha utilizzato come una delle location centrali attorno alla quale si susseguono le vicende dei protagonisti del romanzo. Fortemente danneggiato durante gli attentati del 2008, è stato riportato al suo splendore originario e, oggi, resta un importante simbolo di forza e resilienza. Non perderti l’occasione di vivere una magica esperienza sedendoti in uno dei suoi tavolini e provando qualche pietanza della cucina tradizionale indiana.

Visitare Colaba: cosa sapere prima di partire

Palazzo storico a Colaba

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La facciata decorata di un palazzo a Colaba, nel cuore di Mumbai

Prima di organizzare la tua visita a Colaba, è importante tenere a mente alcune informazioni. Da come raggiungerla a cosa portare con te, ecco tutte le nozioni di cui hai bisogno per organizzare al meglio la tua visita e non farti cogliere impreparato.

  • Quando visitare Colaba: Colaba è attiva tutto l’anno, ma i periodi migliori per visitarla sono da gennaio ad aprile. Da aprile a giugno, nella stagione calda, può essere sconveniente visitare le attrazioni all’aperto, così come durante la stagione dei monsoni a luglio e agosto.
  • Cosa portare con te: camminerai tanto quindi ricordati di portare con te crema solare, occhiali da sole e tanta, tanta acqua. Anche un paio di scarpe comode non è assolutamente da sottovalutare.
  • Come raggiungerla: Colaba si trova nella zona meridionale di Mumbai, puoi raggiungerla a piedi dal centro della capitale o utilizzando i mezzi pubblici. Qualora fosse il tuo punto di arrivo direttamente dall’aeroporto per raggiungerla ci vorrà un’ora di auto.

Per concludere, Colaba è un quartiere che conquista. Con la sua anima vivace e la sua miscela di storia, cultura e modernità è il quartiere perfetto per una passeggiata dalle molteplici sorprese. Passando dal Leopold Café al Gateway of India e soffermandosi nei suoi splendidi mercati e affascinanti gallerie d’arte, Colaba ha tanto da offrire a chiunque voglia immergersi nelle sue strade e, di fatto, nella sua anima.