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Da Barbaresco a Neive, a spasso tra i vigneti Patrimonio Mondiale dell’Umanità

Gli splendidi paesaggi vitivinicoli del Piemonte, inseriti nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità dall’UNESCO, offrono numerosi itinerari per gli amanti della natura e del buon vino. Sono, in particolar modo, le colline del Barbaresco a regalare una vera e propria full immersion tra i vigneti, alla scoperta di due borghi incredibilmente belli che sorgono nel cuore di una terra baciata dal sole e ricca di fertili distese. Ecco la meravigliosa camminata tra Barbaresco e Neive, un viaggio assolutamente da non perdere.

Le colline del Barbaresco, una meraviglia

Il Piemonte è una terra fertile, che la coltivazione di numerosi vitigni ha reso celebre in tutto il mondo: le sue colline, distribuite tra Langhe, Roero e Monferrato, hanno fatto di questa regione un prezioso tesoro che oggi viene riconosciuto come Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Sono ben 6 le aree appartenenti al sito, tra cui quella delle colline del Barbaresco. Comprendente solo due comuni (quello di Barbaresco e quello di Neive), è adagiata lungo la riva destra del fiume Tanaro, su cui i vigneti si affacciano rigogliosi.

Qui si produce un vitigno di altissima qualità, il pregiato Barbaresco: è un rosso a lungo invecchiamento, dal sapore intenso e robusto, con sentori floreali, di noce moscata e di nocciola tostata – un’altra specialità tipica di questa regione. Il paesaggio è poi uno dei più spettacolari del Piemonte, con lunghi filari che risplendono sotto il sole e zone boscose dove perdersi nella natura. Gli appassionati di trekking possono approfittare di questi luoghi meravigliosi per percorrere la Strada Romantica, ben 130 km di camminata tra i vigneti con 11 tappe per scoprire le specialità (sia naturali che culturali) del posto.

L’itinerario tra Barbaresco e Neive

Ma le colline del Barbaresco, in particolare, offrono un breve trekking adatto proprio a tutti, per immergersi nel panorama magnificente di queste terre così rigogliose. Si tratta dell’itinerario che collega i paesi di Barbaresco e Neive, parte di un percorso ad anello ben più lungo – la Bar to Bar (Barbaresco – Barolo) – che si snoda tra i paesaggi delle Langhe e del Roero. Il sentiero cicloescursionistico offre la possibilità di fare trekking o di godersi una bella pedalata nella natura, andando alla scoperta di due borghi incantevoli e dei loro dintorni.

Si parte proprio dal centro storico di Barbaresco, che conserva ancora il suo tipico impianto urbanistico medievale. All’interno della chiesa barocca di San Donato (ormai da tempo sconsacrata), si può visitare l’Enoteca Regionale del Barbaresco, ottimo punto di inizio per questo viaggio tra i vigneti. Esplorato il borgo, con la sua splendida torre medievale che offre una vista spettacolare sulle colline, ecco che ci si può lasciare alle spalle l’abitato e ci si dirige proprio nel bel mezzo dei filari, affrontando una stradina sterrata che si immerge tra vigneti, rose, ciliegi, pioppi e noccioli.

Il percorso continua in questo panorama da sogno, con piccoli dislivelli e lievi difficoltà che sono affrontabili anche con bimbi piccini – un’ottima idea, dunque, per un’escursione autunnale o primaverile in famiglia. Una volta tornati lungo la strada asfaltata, basta seguire le indicazioni per arrivare a Neive, il cui centro storico è un coacervo di viuzze concentriche che conducono alla Torre dell’Orologio. Meritano una visita gli antichi palazzi nobiliari che si affacciano lungo le stradine del paese, un prezioso tesoro architettonico che custodisce un legame profondo con la tradizione vitivinicola piemontese (ad esempio tra le cantine ancora intatte che celano nei sotterranei).

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Angkor Wat, il celebre tempio a rischio a causa di un trend su TikTok

Una delle tendenze virali più in voga del momento vede persone correre e saltare nell’area del celebre Angkor Wat in Cambogia e di altre rovine di templi nel Paese del Sud-Est asiatico. Si tratta di un remake dal vivo del popolare videogioco “Temple Run”, che però ha suscitato le polemiche degli ambientalisti, secondo i quali la corsa alle visualizzazioni sui social network denigra le sculture di quasi 900 anni e rischia di causare danni irreparabili a un sito patrimonio dell’umanità.

Angkor Wat: la sfida sui social mette in pericolo il tempio

Brevi video di visitatori che corrono lungo stretti sentieri di pietra e scavalcano passaggi, spesso accompagnati dai suoni del popolare videogioco “Temple Run”, hanno fatto il giro di TikTok, Facebook, YouTube e altre piattaforme. Alcuni di questi hanno ricevuto più di 2 milioni di visualizzazioni e continuano a fare proseliti.

Simon Warrack, un conservatore che ha lavorato per tre decenni per preservare le rovine quasi millenarie di Angkor, è preoccupato per i potenziali danni e per le implicazioni culturali e religiose che questa moda può avere sul sito archeologico più importante della Cambogia e tra i più importanti al mondo.

“Nessuno correrebbe nella Basilica di San Pietro a Roma o in qualsiasi altra chiesa occidentale, quindi perché è giusto farlo in Cambogia? – si è chiesto Warrack – Non si tratta solo di un potenziale danno alle pietre, perché le persone vi sbattono contro e cadono o rovesciano le cose – cosa che accade realmente – ma anche di un danno al valore spirituale e culturale dei templi”. Come sottolinea Warrack, Angkor Wat è ancora profondamente venerato dalla popolazione. “Si ritiene che ogni pietra contenga gli spiriti degli antenati”.

Questa tendenza mette in evidenza la sfida che molti siti storici devono affrontare al giorno d’oggi per bilanciare l’aumento del turismo, la sostenibilità e la vita locale, in particolare in un mondo post-Covid in cui i cosiddetti “viaggi di vendetta” verso il tempio perduto sono diventati sempre più importanti.

Angkor Wat, uno dei templi più belli al mondo

Angkor è uno dei siti archeologici più importanti del Sud-Est asiatico. Esteso su circa 400 chilometri quadrati, compresa un’area boschiva, il Parco Archeologico ospita i magnifici resti delle diverse capitali dell’Impero Khmer, dal IX al XV secolo. Tra questi, il famoso tempio di Angkor Wat e il Tempio Bayon ad Angkor Thom, con le sue innumerevoli decorazioni scultoree. Dato il suo valore incommensurabile, l’UNESCO ha avviato un ampio programma di salvaguardia di questo sito simbolico e dei suoi dintorni.

Angkor Wat, il cui nome significa  “Tempio della città”, è il tempio meglio conservato di Angkor e riassume due principali caratteristiche dell’architettura cambogiana: il “tempio-montagna” che si erge all’interno di un fossato a simboleggiare il monte Meru (la montagna degli dei nella religione indù) e i successivi “templi a galleria“. Questo straordinario complesso è famoso in tutto il mondo per la sua grandiosità, l’armonia dell’architettura, i magnifici bassorilievi e le raffigurazioni di Apsaras e Devata.

A differenza di molti templi del sito archeologico, Angkor Wat è orientato a ovest. L’ipotesi più probabile di questa scelta è che si tratti di un mausoleo, dove venerare il re dopo la morte. L’entrata principale a ovest era, infatti, una consuetudine dei templi funerari, mentre i templi indù erano orientati a est.

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Riapre il Tunnel del Gottardo, la Svizzera torna raggiungibile in treno

Chiuso nel 2023 per un incidente avvenuto tra le città svizzere di Erstfeld e Bodio a causa di un deragliamento, riapre a pieno regime a partire dal 2 settembre 2024 il Tunnel del Gottardo. Nel tunnel ferroviario, inaugurato il 1º giugno 2016 e lungo circa 57 chilometri, il più lungo al mondo, circolano ogni giorno 750 treni merci e 480 treni passeggeri, uno ogni mezz’ora. In questo modo, i treni potranno circolare nuovamente con i tempi di percorrenza precedenti al deragliamento, impiegando un’ora in meno rispetto alla deviazione lungo la linea panoramica del San Gottardo.

L’incidente che ha causato la chiusura del Gottardo

Era il 10 agosto 2023 quando un treno merci diretto in Germania era deragliato danneggiando gravemente l’infrastruttura del Tunnel del Gottardo. A seguito dell’incidente, che fortunatamente non provocò né morti né feriti, la circolazione ferroviaria in un tratto era stata interrotta e i treni sono stati deviati sulla linea montana, causando tempi di percorrenza più lunghi per tutti i viaggiatori. Si è resa necessaria la sostituzione di 7 km di binari per garantire la riapertura della galleria di base rimasta chiusa per oltre un anno. “La galleria di base del San Gottardo collega non solo la Svizzera tedesca e il Ticino, ma anche il Nord e il Sud dell’Europa”, ha commentato il consigliere federale Albert Rösti, in occasione della conferenza stampa.

Si torna a viaggiare in treno in Svizzera

Dal 2 settembre sono ripresi, quindi, anche tutti i collegamenti diretti con l’Italia, che consentono di raggiungere la Svizzera partendo non solo da Milano e Venezia, ma anche da Genova e Bologna senza cambiare treno. Inoltre, è stato ripristinato il collegamento tra Francoforte e Milano, per il quale viene ora utilizzato il treno svizzero ad alta velocità Giruno. Nuovo è anche l’itinerario che passa da Zurigo anziché da Lucerna.

Il Tunnel del San Gottardo è sempre stato fondamentale come via di comunicazione con il Canton Ticino, ma non solo ovviamente. I treni passeggeri viaggiano su un tracciato sostanzialmente pianeggiante alla velocità di 200 km orari (potenzialmente estendibile fino a 249 km/h), riducendo i tempi di percorrenza per i trasporti ferroviari transalpini da Milano a Basilea di circa 60 minuti.

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A Roma nasce il bus a chiamata, ed è gratis

Se nelle piccole realtà italiane il trasporto pubblico locale è da sempre uno dei tasti dolenti per i cittadini, non si può certo dire che una metropoli come Roma non sia ben servita. Almeno per quanto riguarda i quartieri più centrali, dove i mezzi pubblici sono regolari e frequenti, offrendo un ottimo servizio a chi non vuole spostarsi con l’auto. Ma cosa dire delle zone più periferiche, decisamente molto meno servite? È proprio con l’obiettivo di fornire collegamenti più puntuali che nasce il bus a chiamata, completamente gratuito e pronto ad entrare nella sua fase di sperimentazione. Ecco cos’è e come funziona.

Cos’è il bus a chiamata, il nuovo servizio sperimentale a Roma

Somiglia (almeno nelle intenzioni) più ad un taxi che ad un autobus pubblico, ma a differenza del primo è completamente gratuito per i cittadini romani. Di che cosa si tratta? È il nuovo servizio sperimentale del bus a chiamata, che ha come finalità agevolare gli spostamenti nei quartieri periferici e meno serviti dai trasporti pubblici, offrendo così un’alternativa ai mezzi privati – che come ben sappiamo sono tra le prime cause di inquinamento. Un’opportunità sostenibile, dunque, ma utile anche per risparmiare (non si spende niente!) e per evitare di aumentare il traffico, che a Roma è da sempre un bel problema.

“È davvero una straordinaria notizia per i cittadini romani: si tratta di un servizio innovativo a beneficio, in particolare, di coloro che vivono in periferia dove c’è più necessità di implementare l’offerta di trasporto collettivo integrando il Tpl [trasporto pubblico locale, ndr]. L’iniziativa rappresenta un altro pezzo importante del programma volto all’aumento della qualità e della quantità del trasporto pubblico, in particolar modo nelle periferie” – ha annunciato Eugenio Patanè, assessore alla Mobilità di Roma Capitale. Ma vediamo nel dettaglio come funziona il bus a chiamata.

Roma: come funziona il bus a chiamata

L’amministrazione ha deciso di mettere a disposizione dei cittadini un nuovo servizio, il bus a chiamata: questi mezzi di trasporto hanno una capacità di 8 posti a sedere e sono predisposti per il trasporto di una carrozzina, così da essere usufruibili anche dai passeggeri a mobilità ridotta. Il servizio è disponibile in modalità sperimentale a partire da mercoledì 4 settembre 2024 in zona Massimina, un quartiere periferico della capitale che non spicca certo per qualità e quantità dei mezzi pubblici di trasporto locale. I fruitori potranno spostarsi all’interno del quartiere e da/verso la stazione ferroviaria Aurelia.

Il bus a chiamata è gratuito e accessibile a tutti: attivo 7 giorni su 7 (festivi inclusi), copre l’orario compreso tra le 5:30 e le 24. Non sostituirà le linee di trasporto pubblico già esistenti, bensì le affiancherà per migliorare il servizio di mobilità locale, in una zona periferica difficilmente raggiungibile in altro modo. Gli utenti possono prenotare la chiamata del bus almeno 30 minuti prima dell’effettiva partenza, e comunque in un orario compreso tra le 5:30 e le 23:30, scegliendo il punto di partenza, la destinazione e l’orario desiderato.

Come fare? Basta scaricare sul proprio smartphone l’App ClicBus, registrandosi con i propri dati personali (i titolari di abbonamento Metrebus possono accreditarsi usando il codice già in loro possesso). Attraverso l’app, si può prenotare la propria chiamata in tutta semplicità. In alternativa, è possibile telefonare al numero 3429508191 per prenotare il bus. “Partiamo mercoledì prossimo con l’obiettivo di allargarci a tante altre zone, moltiplicando le opportunità di trasporto pubblico e contribuendo a ridurre le distanze tra quartieri, a partire da quelli più a ridosso del Gra” – ha dichiarato il sindaco Roberto Gualtieri.

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Jardin Majorelle: uno dei giardini più belli del mondo compie 100 anni

Uno dei giardini più incantevoli e misteriosi del Marocco festeggia 100 anni. Parliamo del Jardin Majorelle, un’oasi di verde e cultura situata a Marrakech, a due passi dalla Medina. La celebrazione di questo importante anniversario comprende mostre, eventi speciali, conferenze, concerti e proiezioni di film, ma è soprattutto un’occasione per mettere in evidenza il ruolo storico e attuale di una destinazione di fama mondiale. Scopriamo perché è diventata un’attrazione iconica.

Alla scoperta del Jardin Majorelle, attrazione simbolo di Marrakech

Questa meraviglia, che si estende su una superficie di novemila metri quadri, deve il suo nome al pittore orientalista francese Jacques Majorelle, il quale, stabilitosi nel 1919 a Marrakech, concepì qui il grande e rigoglioso giardino come un un luogo di pace e tranquillità, in cui potersi dedicare alla pittura, e un “laboratorio” botanico.

Nel 1922, l’artista comprò un palmeto nel nord-ovest della Medina, e iniziò ad arricchirlo con esemplari botanici esotici – in particolare cactus – e specie rare, provenienti dagli angoli più remoti del mondo. Negli anni Trenta, commissionò all’architetto Paul Sinoir la costruzione di una villa in stile moresco, creando il famoso “blu Majorelle”, un blu oltremare/cobalto, intenso e chiaro al tempo stesso, che contraddistingue le pareti della struttura e le architetture circostanti. La sua casa era al primo piano, mentre al piano terra c’era il grande studio in cui dipingeva.

Nel corso di quarant’anni, il Jardin Majorelle è diventato un’opera d’arte vivente in movimento, un sogno impressionista, “una cattedrale di forme e colori”, con un labirinto di vicoli che si incrociano su diversi livelli, edifici dalle tonalità vivaci che mescolano influenze Art Déco e moresche, incantevoli laghetti, fontane e pergolati.

Nel 1947, il complesso è stato finalmente aperto al pubblico. Rimasto abbandonato per molti anni, dopo la morte del suo creatore, avvenuta nel 1962, è stato acquistato da Yves Saint Laurent e Pierre Bergé nel 1980, i quali hanno strappato questo patrimonio di inestimabile valore dalle mani di chi avrebbe voluto farne un complesso alberghiero.

I due geni della moda sono così diventati i nuovi proprietari della villa di Jacques Majorelle, che hanno ribattezzato Villa Oasis. Le ceneri di Yves Saint Laurent sono state disperse nel roseto dell’edificio e in suo onore è stato eretto un memoriale nel giardino.

Il Museo Berbero, viaggio nella storia e nell’arte

“Dal mio arrivo a Marrakech nel 1966, non ho mai smesso di essere affascinato dalla cultura e dall’arte berbera. Nel corso degli anni, ho raccolto e ammirato quest’arte che abbraccia diversi paesi contemporaneamente. I berberi sono giustamente orgogliosi della loro cultura, che hanno costantemente rivendicato nonostante le vicissitudini che hanno incontrato. A Marrakech, nel Paese dei Berberi, nel Jardin Majorelle creato da un artista che dipinse così tante scene di uomini e donne berberi, l’idea di questo museo ci è venuta naturale”. Sono le parole con cui Pierre Bergé introduce i visitatori al Museo Pierre Bergé delle Arti Berbere, inaugurato nel 2011 nell’ex studio di pittura dell’artista Jacques Majorelle.

Al suo interno si può venire a contatto con la straordinaria creatività dei Berberi (nell’antichità chiamati Imazigenes, che significa “popolo libero”), tra i più antichi abitanti del Nord Africa. Oltre 600 manufatti, raccolti da Pierre Bergé e Yves Saint Laurent tra i monti del Rif e il Sahara, testimoniano la ricchezza e la diversità di questa vibrante cultura, ancora oggi molto viva.

La collezione è esposta in quattro spazi distinti, ciascuno dedicato a un tema particolare. Prima di entrare nelle sale espositive, viene presentata ai visitatori una panoramica della storia di questa popolazione e una mappa che mostra la posizione delle principali tribù berbere in tutto il Marocco. Insieme al Musée Yves Saint Laurent Marrakech, aperto al pubblico nel 2017, questi due magnifici poli culturali aggiungono una dimensione artistica a un’oasi di rara bellezza, offrendo un viaggio immersivo a chi ama sia la natura che il mondo creativo del grande stilista francese.

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Soleschiano di Manzano, il primo borgo vegano d’Italia

Incastonato tra le verdeggianti colline del Friuli orientale, si trova un borgo che ha qualcosa di speciale non soltanto per la sua bellezza paesaggistica e architettonica, ma anche perché è il primo borgo vegano d’Italia. Stiamo parlando di Soleschiano di Manzano, nel Friuli Venezia Giulia: un luogo in cui viene portato avanti da anni un progetto lodevole che vuole sensibilizzare sulla sostenibilità attuale e futura nel rapporto tra uomo e ambiente, un tema a cui viene posta sempre maggior attenzione in un mondo in cui il cambiamento climatico causato dall’essere umano sta dimostrando tutti i suoi effetti drammatici.

Scopriamo qualcosa in più sull’impegno di Soleschiano a diventare un borgo vegano, un progetto ideato e condotto dalla RAVE Residency, che salva gli animali destinati al macello per riportarli ad una vita di campagna. Vediamo anche quali sono le cose da non perdere visitando questo borgo vegano in cui l’uomo si impegna a rispettare l’ambiente naturale circostante.

Il progetto che unisce arte, territorio e sostenibilità

Tutto ha inizio dall’idea delle promotrici, le sorelle Isabella e Tiziana Pers, insieme a Giovanni Marta, di dare vita ad un progetto artistico chiamato RAVE East Village Artist Residency. L’obiettivo è quello di contribuire nel cambiamento della realtà di Soleschiano, in provincia di Udine, unendo le attività produttive e quelle creative presenti nel territorio, per creare uno stile di vita più biocentrico. Così facendo si può puntare a ripristinare l’equilibrio virtuoso tra uomo e natura, soprattutto in relazione all’urgenza climatica di cui tanto si parla.

Quello di RAVE è un progetto multidisciplinare che unisce l’arte contemporanea alla salvaguardia della vita animale, sensibilizzando chiunque verso uno stile di vita più sostenibile. Qui viene praticata quella che viene chiamata la “Art_History”, ovvero uno scambio di opere d’arte, create dalle fondatrici di questo progetto, con animali destinati al macello, che vengono quindi salvati e riportati a vivere all’aria aperta.

Ogni anno, in più occasioni, la residenza ospita artisti contemporanei che sono chiamati a sviluppare idee, opere, riflessioni approfondite sulle tematiche che guidano la loro missione. Vengono organizzati eventi, incontri e mostre diffuse (soprattutto nel periodo estivo), che si snodano lungo le vie del borgo storico di Soleschiano di Manzano, tra le antiche case di pietra e le sue piante secolari. In tali occasioni, aperte a tutti, non mancano anche degustazioni di prodotti a chilometro zero e laboratori per bambini.

Nella descrizione di uno degli eventi organizzati, il gruppo Zero Waste FVG, aveva scritto: “La necessità di porre attenzione verso la vita in ogni sua forma e di ricercare un nuovo equilibrio uomo-natura è il punto cardine che l’umanità deve affrontare in questa era storica e geologica per fermare il cambiamento climatico in atto. A 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, il suo pensiero nei confronti del regno animale e l’estremo rispetto per il mondo naturale ritornano nella nascita di un borgo per ripensare gli attuali squilibri degli ecosistemi e per porre ogni vita al centro”.

Cosa vedere nel borgo di Soleschiano di Manzano

È un borgo che racconta l’Italia più autentica e attenta al paesaggio, quello di Soleschiano. Sorge a circa 17 chilometri da Udine, in un territorio collinare nel quale scorre il fiume Natisone. Anche questo piccolo gioiello a 20 minuti d’auto da Palmanova (famosa per la sua incredibile pianta a stella) ha diversi punti di interesse che meritano di essere visitati, dai palazzi alle chiese, fino alle enormi querce che punteggiano il territorio: vediamoli tutti.

Villa Piccoli Brazzà Martinengo, nel cuore del borgo

Tra le viuzze che compongono il centro abitato, spicca Villa Piccoli Brazzà Martinengo, risalente al 1715. Alla vista, la costruzione che si sviluppa su tre piani è incorniciata da un grande portale in pietra con motivi decorativi e volute, e da un cancello in ferro battuto. La vasta area verde circostante è arricchita da reperti archeologici di provenienza aquileiese, oltre che da un’originale riproduzione di rovine romane. Fu nel 1877 che venne realizzato anche un corso d’acqua e un laghetto, opera idraulica che risulta molto utile per tutta la zona circostante. Le visite alla villa sono possibili soltanto previo appuntamento e per gruppi di persone (possono essere chieste informazioni alla Pro Loco di Manzano).

Villa Piccoli Brazzà Martinengo, a Soleschiano di Manzano

Fonte: iStock

Villa Piccoli Brazzà Martinengo, a Soleschiano di Manzano

Chiesa dei Santi Ermacora e Fortunato

A due passi dalla storica villa Piccoli Brazzà Martinengo, si trova la Chiesa dei Santi Ermacora e Fortunato, fondata nel XII secolo per opera di alcuni monaci benedettini. Dopo diversi interventi di rifacimento e restauro nel corso dei secoli, oggi l’edificio si presenta con una facciata arricchita da una decorazione “a graffio” su intonaco chiaro, con paraste doriche e con un’architrave a triglifi.

La quercia secolare cara ad una poetessa

Qui si trova anche la Farnia, ovvero una quercia secolare che conta ben duecento anni di vita. Ciò che la rende speciale, oltre alla sua longevità e imponenza, è il fatto che fosse il luogo prediletto della scrittrice e poetessa friulana Caterina Percoto (1812-1887). Si racconta infatti che l’artista si sedesse qua sotto, all’ombra dei suoi imponenti rami, per scrivere i propri componimenti.

A 500 metri dalla quercia si trova la casa natale della poetessa, risalente al Seicento: un antico edificio padronale su tre piani che presenta all’ingresso una lapide commemorativa, mentre tutt’attorno sorgono alcune costruzioni rurali di valore ambientale.

Abbazia di Rosazzo, con una vista mozzafiato

A 8 km da Soleschiano, infine, merita una tappa l’antica Abbazia di Rosazzo, in cima all’omonimo colle e immersa in un suggestivo paesaggio fatto di vigne, colline e attraversato dal fiume Natisone. Il complesso abbaziale è composto da diversi edifici che formano gli ambienti tipici di un monastero, arricchiti da giardini pensili e da un belvedere. La struttura più importante è la chiesa di San Pietro Apostolo, costruita all’inizio dell’XI secolo, il stile romanico e ricca di affreschi. È visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18.

Dal belvedere dell’Abbazia di Rosazzo la vista è spettacolare e nelle giornate in cui il cielo è più limpido si scorgono i piccoli borghi rurali che punteggiano il territorio, come Manzinello, San Lorenzo, San Nicolò e Soleschiano.

Paesaggio nei dintorni di Soleschiano di Manzano

Fonte: iStock

Paesaggio nei dintorni di Soleschiano di Manzano
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10 motivi per organizzare il tuo prossimo viaggio alle Seychelles

Se stai cercando una destinazione fuori dal comune per un viaggio indimenticabile e pieno di sorprese, le Seychelles potrebbero essere la risposta che stavi cercando. Incredibilmente varie e intensamente ricche di meraviglie, sono perfette per viaggiatori curiosi e avventurosi così come per accogliere e cullare chi è in cerca di relax nel cuore dell’Oceano Indiano.

1: Le isole che compongono le Seychelles

Scegliere le Seychelles come destinazione significa tuffarsi nella varietà di un arcipelago composto da ben 115 isole delle quali 41 granitiche, dette isole vicine e 74 coralline dette isole lontane. Le prime si prestano a esplorazioni nella natura incontaminata delle loro riserve naturali e dei parchi marini, mentre le seconde, che si trovano più a largo, sono dei veri e propri atolli circondati da acque cristalline di impagabile bellezza.

2: In vacanza tutto l’anno

Il clima delle Seychelles è mite tutto l’anno rendendole la destinazione perfetta in tutte le stagioni. La vicinanza all’Equatore fa sì che le variazioni delle temperature siano ridotte al minimo tra una stagione e l’altra: tra i 24° e i 31°C sulle isole, mentre la temperatura dell’acqua è stabile tra i 27°C e i 29°C.

3: Il cocco più grande del mondo

Le Seychelles sono isole generose e ricche di sorprese. Visitando la Vallée de Mai nell’isola di Praslin è infatti possibile imbattersi nel Coco de Mer, ovvero il cocco più grande del mondo. Di questo vero e proprio tesoro botanico se ne possono avvistare diversi esemplari e stupirsi per gli enormi frutti che raggiungono i 22 kg di peso e le palme che crescono fino a 30 metri in altezza.

Fonte: Michel Denousse

Coco de Mer  nella Vallée de Mai, Praslin, Seychelles

4: Trekking indimenticabili

Lo splendido mare che circonda le Seychelles è una delle immagini più iconiche che ci vengono in mente pensando a queste isole, ma non è l’unica meraviglia che sono in grado di offrire. Anzi, le Seychelles sono il paradiso del trekking grazie a parchi naturali, siti Unesco e zone protette dove è possibile vivere la foresta equatoriale e avvistare le creature che la popolano. Con un po’ di fortuna, potrai vedere la rana più piccola del mondo.

Fonte: Danio Denousse

Trekking a Grand Barbe – Seychelles

5: Una destinazione sostenibile

Se desideri sentire un contatto intenso e rispettoso con la natura, le Seychelles sono la destinazione che stavi cercando. Per ridurre l’impatto del tuo passaggio, potrai infatti scoprire attività interessanti come il coral gardening o il progetto di ripopolamento delle foreste Green Footprint: entrambi mirano a compensare gli effetti negativi che può avere il turismo sulla natura.

6: Un’esperienza culturale entusiasmante

Non solo natura. Visitare le Seychelles è anche immergersi nella cultura creola delle isole, frutto di un melting pot di etnie, culture, tradizioni e costumi provenienti da diversi continenti che hanno dato origine a una nazione multietnica che ha moltissimo da offrire. Tra i festival dedicati alla cultura delle Seychelles, merita una menzione quello di Kreol che dura una settimana e si svolge a ottobre prevalentemente a Mahè, Praslin e La Digue.

7: Immersioni e snorkeling per tutti

Con profondità che variano tra gli 8 e i 20 metri, le Seychelles sono il paradiso per tutti gli amanti dello snorkeling e delle immersioni e offrono la possibilità di immergersi in parchi marini di rara bellezza. Qui si potranno incontrare 4 specie differenti di tartarughe marine, ma anche gli imponenti e gentili squali balena.

Fonte: Chis Mason Parker

Pesci e coralli coloratissimi – Seychelles

8: Seychelles low cost

I resort di lusso non sono l’unico modo per visitare le Seychelles, anzi. Chi vuole visitarle, ma ha un budget piuttosto contenuto, può sbizzarrirsi nella ricerca della guest house perfetta così come appoggiarsi a vari B&B per muoversi il più possibile tra le isole.

9: Le tartarughe giganti

Dopo i cocchi giganti e gli squali balena, vale la pena di citare anche le tartarughe di Aldabra, tartarughe giganti che arrivano a vivere fino a 200 anni e a pesare oltre 300 kg. Sull’atollo emerso di Aldabra, vive ancora una popolazione selvatica di 150mila esemplari.

Fonte: Chris Mason Parker

Tartaruga sulla spiaggia di Aldabra – Seychelles

10: Il polpo al curry più buono del mondo

Come ultimo motivo, ma non come il meno importante per scegliere le Seychelles come destinazione, abbiamo anche la cucina creola. Intensa, originale, creativa e sorprendente è un’esplosione di sapori capace di intrigare anche i palati più allenati. Il polpo al curry che viene preparato qui ad esempio, non ha eguali.

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Parte l’Espresso Assisi, le informazioni sul treno turistico

L’autunno di quest’anno si preannuncia ricchissimo di meravigliosi viaggi da fare in treno per ammirare le meraviglie italiane che, durante la stagione, sono impreziosite dalle calde tonalità del foliage. Proprio in vista di questo affascinante fenomeno naturale, FS Treni Turistici Italiani, società del Gruppo FS Italiane, ha annunciato la partenza di un perdibile collegamento: il Roma–Assisi, con il treno diurno Espresso Assisi.

Espresso Assisi: costi e orari

Espresso Assisi, insieme all’Espresso Langhe-Monferrato, nasce con l’obiettivo di offrire un nuovo modo di viaggiare che coniuga il turismo lento, sostenibile, di qualità alla bellezza del viaggio in treno, a bordo di carrozze completamente ristilizzate per garantire il massimo comfort verso destinazioni dall’alto valore storico, paesaggistico ed enogastronomico.

Sarà possibile salire a bordo dell’Espresso Assisi tutti i sabati e le domeniche dal 5 ottobre al 1° dicembre, con partenza di Roma Termini e fermate intermedie a Terni, Spoleto, Foligno e Spello fino ad arrivare ad Assisi. Il sabato la partenza è prevista alle 10.05 e il ritorno alle 18.00, mentre la domenica si parte alle 8.30 e si rientra alle 16.58. Le località potranno essere raggiunte viaggiando sulle poltrone dei salottini, ideati per garantire privacy e comfort, o usufruendo del vagone bar/ristorante per uno spuntino da consumare nell’elegante salone.

Ma non è tutto, perché durante il mese di ottobre sarà possibile beneficiare, grazie alla tariffa “TTI Special”, di uno sconto del 50% su tutti i biglietti acquistati entro 48 ore dalla partenza: basta andare sul sito fstrenituristici.it o usufruire di tutti  canali di vendita di Trenitalia, App, biglietterie di stazione e self-service.

Le fermare dell’Espresso Assisi

La prima fermata dell’Espresso Assisi è Terni, città che si distingue per essere ricca di bellezze artistiche e paesaggistiche. Imperdibile, per esempio, sono l’Anfiteatro romano, in parte ancora conservato,  la Cattedrale di Santa Maria Assunta, la torre romanica dei Barbarasa e la Basilica di San Valentino (con le spoglie del santo protettore degli innamorati).

La seconda tappa è invece Spoleto, in provincia di Perugia, che è una delle più affascinanti città d’arte dell’Umbria. Vi basti pensare che vanta più di 2000 anni di arte e cultura ed eventi internazionali.

Voliamo ora a Foligno, sempre in provincia di Perugia, che sorge lungo le rive del fiume Topino e che offre un prezioso centro storico, da visitare interamente a piedi in una giornata, pregno di vicoli che regalano scorsi assolutamente particolari e piazze impreziosite da importante e affascinanti monumenti.

C’è poi Spello, suggestivo borgo umbro pieno di case colorate di rosa. Ma non è di certo tutto, perché il centro si presenta pieno di vicoli acciottolati, chiese affrescate e monumenti che ancora oggi raccontano la sua lunga storia: romana, longobarda, di papi e signori.

Infine Assisi, la “patria” di San Francesco e Santa Chiara, che oggi è una sorta di vero e proprio simbolo di messaggio di pace che si può avvertire ovunque passeggiando lentamente tra le sue belle vie. Un reale e spirituale gioiello che, durante questo autunno, sarà possibile raggiungere a bordo di un comodo treno.

Non resta che riservare il proprio interessante viaggio a bordo dell’Espresso Assisi.

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Castello di Acquafredda, in Sardegna, un luogo pieno di misteriose leggende

Sulla cima di un colle di origine vulcanica, nel cuore della suggestiva valle del Cixerri, si erge maestoso il Castello di Acquafredda, un luogo intriso di mistero e leggenda. Situato nella parte sud-occidentale della Sardegna, a soli quattro chilometri da Siliqua, l’affascinante maniero domina dall’alto il territorio e dona una vista panoramica che abbraccia il verde della valle fino a Cagliari, e si estende dalla Marmilla all’Iglesiente.

In particolare, all’alba e al tramonto, le ombre del castello si allungano sulla vallata, creando un’atmosfera magica e quasi surreale, sospesa nel tempo. Conosciamolo meglio.

La storia del Castello di Acquafredda

Importante testimonianza di struttura fortificata medievale, il castello, secondo la tradizione, fu edificato dalla potente famiglia dei Donoratico della Gherardesca quando acquisirono il controllo del sud-ovest della Sardegna. Il leggendario conte Ugolino dei Donoratico, signore del Cagliaritano e reso immortale da Dante nel XXXIII canto dell’Inferno, ne divenne proprietario nel 1257. Tuttavia, le origini del castello risalgono a un’epoca precedente, poiché è già menzionato in una bolla papale del 1215.

Dopo la tragica morte di Ugolino nel 1288 (imprigionato a Pisa nella torre dei Gualandi), il castello passò sotto il dominio di Pisa, per poi cadere nelle mani degli Aragonesi nel 1324. Nei secoli successivi, cambiò proprietario più volte, passando da un feudatario all’altro, fino a quando nel 1785 venne riscattato da Vittorio Amedeo III di Savoia.

In visita al maniero: cosa vedere e cosa fare

Il Castello di Acquafredda svetta fiero tra la macchia mediterranea, perfettamente integrato nel paesaggio collinare, e si articola su tre livelli che seguono l’andamento del pendio: l’ingresso avviene a quota 150 metri, varcando una porta che un tempo era protetta da tre torri, collegate da una cinta muraria. Di queste, è sopravvissuta ai secoli la torre centrale e, grazie a un recente restauro, oggi si mostra in tutta la sua imponenza.

All’interno di questa prima linea difensiva spiccava il borgo medievale, dove si disponevano alloggi, magazzini, stalle, cisterne e mulini, essenziali per la vita quotidiana degli abitanti. Salendo a quota 200 metri, si incontra la poderosa torre cisterna, un altro elemento fondamentale per la sopravvivenza del castello, che permetteva di conservare un’ingente scorta d’acqua. Il nome Acquafredda, infatti, deriva proprio da una sorgente che sgorga dalle rocce del colle.

Nella parte più alta, a 250 metri, ecco le massicce mura del mastio, dimora del castellano, un tempo accessibile solo tramite un ponte levatoio, che comprendeva un sotterraneo con cisterna, ancora oggi ben conservata, due piani e una terrazza ornata da merli guelfi. L’accesso al mastio conduceva a uno spiazzo centrale, attorno al quale erano disposti gli ambienti. Al secondo piano, la torre di guardia rimane intatta, testimone silenziosa di secoli di storia. Secondo la leggenda, proprio qui potrebbe essere stato rinchiuso Vanni Gubetta, complice dell’arcivescovo Ruggeri nel tradimento del conte Ugolino, entrambi condannati all’Inferno da Dante nella sua Commedia.

Dopo la visita al castello, potrete rilassarvi ai piedi del colle in un fresco bosco di eucalipti e pini, dove è presente un’area picnic attrezzata. Immersi nella natura, passeggerete lungo sentieri che offrono panorami indimenticabili e occasioni per il bird watching.
Non a caso, il Domo andesitico di Acquafredda (Monumento Naturale) è una meta di straordinario interesse storico, naturalistico, paesaggistico, geologico e floro-faunistico dove è possibile avvistare rari rapaci come il gheppio, la poiana e il falco grillaio, che qui nidificano e sorvolano la fortezza, rendendo l’esperienza ancora più suggestiva.

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I 400 anni di New York con tantissime novità

Nel 2024, New York festeggia il suo 400° anniversario, un traguardo straordinario che celebra una metropoli vibrante e dinamica che, con una vitalità inarrestabile, continua a pulsare di energia.

Da modesta colonia olandese a una delle capitali mondiali di cultura, innovazione e creatività, New York è stata testimone di una trasformazione continua. Quattrocento anni di storia hanno visto la nascita di un crocevia di culture e idee, un simbolo di progresso e speranza. Quest’anno, la città non soltanto riflette sul suo passato ricco e variegato, ma guarda anche al futuro con nuove attrazioni che ne impreziosiscono il già affascinante panorama.

Dai musei iconici ai moderni centri culturali, passando per i quartieri in continua evoluzione, la Grande Mela invita tutti a scoprire le sue radici storiche e ad abbracciarne le innovazioni.

Le nuove attrazioni nel cielo della Grande Mela

Quando si pensa alla Grande Mela, è inevitabile immaginare il suo iconico skyline, con i grattacieli imponenti che portano a sollevare lo sguardo verso il cielo.

Negli ultimi anni, la City ha arricchito l’offerta di attrazioni panoramiche con due nuove meraviglie. L’Empire State Building, recentemente rinnovato, ora si affianca a due nuove esperienze mozzafiato: Summit One Vanderbilt e The Edge.

Summit One Vanderbilt è un parco giochi immersivo a oltre 400 metri di altezza. Si tratta di uno spazio ultra-instagrammabile che include stanze con palloncini colorati, pavimenti trasparenti e pareti di specchi, oltre a sky box che offrono l’illusione della levitazione e terrazze sospese con una vista a 360 gradi che toglie il fiato.

The Edge rappresenta l’osservatorio all’aperto più alto dell’emisfero occidentale. In soli 52 secondi, l’ascensore porta i visitatori al 100° piano del 30 Hudson Yards, dove un panorama spettacolare si estende dal fiume Hudson fino alle coste del New Jersey. La terrazza sporgente, del tutto trasparente, offre la sensazione di fluttuare tra i grattacieli di New York.

Inoltre, il Top of the Rock ha di recente introdotto “The Beam Rockefeller Center”, un’attrazione ispirata alla celebre foto storica degli operai seduti su una trave d’acciaio sospesa nel vuoto. I visitatori possono sedersi su una putrella di ferro al 69° piano e fare un giro panoramico di 180 gradi, per ricreare la famosa immagine con la sicurezza di restare saldi sulla terrazza del Top of the Rock.

La storia è protagonista a Washington Heights

Il quartiere di Washington Heights, in passato considerato un’area a rischio, si sta ormai facendo notare come punto di interesse grazie alla sua ricca storia e alla diversità culturale. Qui spicca la Morris Jumel Mansion, la più antica residenza di Manhattan, costruita nel 1765. Durante l’inverno del 1776-1777, fu utilizzata come quartier generale da George Washington. La casa ha ospitato anche figure storiche come il generale Henry Knox e, successivamente, Eliza Jumel, una pioniera dell’imprenditoria femminile americana.

Oggi, la forte presenza della comunità latina, in gran parte proveniente dalla Repubblica Dominicana, ha arricchito l’identità culturale del quartiere. Con l’associazione “Mad Tour”, si ha l’occasione di esplorare i vivaci negozietti locali, assaporare “bolas” di yucca fritta e bevande tropicali, visitare supermercati e trascorrere del tempo in un parco con vista sul Washington Bridge.

Inoltre, nel cuore di Fort Tryon Park, nella parte nord di Manhattan, si cela un tesoro medievale che spesso sfugge ai turisti frettolosi: The Met Cloisters, succursale del Metropolitan Museum of Art, inaugurato nel 1938.

The Met Cloisters è un museo unico nel suo genere, dedicato all’arte e alla cultura medievale europea: composto da cinque chiostri, ricostruiti e trasportati dall’Europa, ospita una vasta collezione di oltre 5.000 opere. Tra le esposizioni vi sono sculture, arazzi, manoscritti e oggetti decorativi che propongono uno sguardo affascinante sulla vita e l’arte del Medioevo.

Ogni chiostro è circondato da giardini che riproducono le piante e le erbe utilizzate in quell’epoca, per un ambiente sereno e contemplativo.

Riqualificazione urbana sempre più green

Cambiare pelle per una metropoli come New York significa anche abbandonare l’immagine di cemento e acciaio che l’ha caratterizzata per decenni. Questo rinnovamento è ben rappresentato dalla trasformazione di Hudson Yards, l’ultimo quartiere di moda a Midtown, sorto sui resti di un vecchio scalo ferroviario abbandonato. Oggi, Hudson Yards è un vivace esempio di modernità, con grattacieli all’avanguardia, ristoranti gourmet e attrazioni uniche come il Vessel, incredibile struttura architettonica composta da 154 scale interconnesse, che ricorda le opere di Escher e dona una vista indimenticabile sulla città.

Non lontano da Hudson Yards, la High Line continua a stupire con l’unione di natura e architettura. Il parco sopraelevato, ricavato da una vecchia ferrovia, è un vero e proprio giardino urbano, arricchito da installazioni artistiche, sculture di artisti locali e aree relax. Passeggiando lungo i sentieri, si possono scoprire opere d’arte temporanee e permanenti, mentre le panchine in legno invitano a fermarsi e godere della vista sull’Hudson River e su Manhattan. Durante l’estate, la High Line ospita eventi culturali, concerti e proiezioni di film all’aperto.

Alla fine della High Line, nel Meatpacking District, ecco poi il Museo Whitney, uno dei principali istituti culturali di New York dedicato all’arte statunitense del XX e XXI secolo. Progettata dall’architetto Renzo Piano, la struttura ospita una vasta collezione di oltre 25.000 opere di artisti come Edward Hopper, Georgia O’Keeffe e Jeff Koons. La terrazza del museo regala una veduta incantevole sul parco galleggiante di Little Island, ed è il luogo ideale per sorseggiare un drink e godere dello skyline.

Alla scoperta di Brooklyn e Coney Island

Per comprendere appieno la vivacità e la ricchezza culturale di New York City, è fondamentale varcare i confini di Manhattan. Attraversando il ponte di Brooklyn, si viene accolti da un’atmosfera suggestiva, caratterizzata da tranquille stradine, case di mattoni rossi, e una scena artistica vibrante. In Brooklyn, il quartiere di Little Caribbean si distingue per la sua vivace comunità caraibica, la più grande all’estero. Qui, l’associazione I’m Carabbeing organizza tour gastronomici a Flatbush, per scoprire prelibatezze locali come il jerk chicken e il rum cake, che raccontano storie di tradizione e cultura dei Caraibi.

Sempre a Brooklyn, non può mancare una sosta presso la storica Allan’s Bakery, nota per i suoi dolci all’uvetta e cocco, e il Labay Market, gestito da “Big Mac”, rinomato per la freschissima frutta tropicale e l’acqua di cocco. Il negozio di dischi di Roger, che da 40 anni produce artisti di musica africana, è un altro angolo imperdibile. Non lontano, il Brooklyn Museum offre una collezione variegata che spazia dall’arte africana a quella contemporanea.

Proseguendo verso sud, si arriva a Coney Island, il famoso lungomare che incarna il fascino nostalgico di New York. Le giostre storiche, come il Cyclone e il Wonder Wheel, evocano il passato degli anni Cinquanta, mentre il profumo dei popcorn e il suono delle onde creano un’atmosfera magica. Qui è nato l’hot dog, con il celebre Nathan’s Hot Dogs, un must per ogni visitatore e un simbolo culinario a livello internazionale.

E anche nel cuore di una metropoli è possibile godersi il relax con una sessione di yoga a Central Park, organizzata da Fit Tours NYC. Immersi nel verde del parco, lontani dal trambusto cittadino, si ritrova benessere e tranquillità. Con lo sfondo dei grattacieli dell’Upper East Side, il romantico Bow Bridge, e l’area dedicata a John Lennon, il parco offre un’esperienza davvero rigenerante.