Passione, valori, curiosità, una forte identità e anche l’amore: questi sono gli ingredienti della storia che vi stiamo per raccontare. Non una favola, s’intende, ma un racconto che sa essere ancora più bello perché inaspettato e reale. E perché in fondo, un po’, ci riguarda tutti.
È la storia di Unexpected Italy, che potremmo presentarvi come un’app, unica nel suo genere, che combatte contro l’overtourism e che promuove l’Italia più autentica e vera. Eppure questa applicazione, che nasce da un progetto più ampio e dall’incontro di due anime affini, è molto di più.
È figlia di due esploratori, Elisabetta Faggiana e Savio Losito, che una volta incontratosi hanno deciso di unire mente e cuore e di riscrivere la loro storia e quella del nostro Paese. È una mappa, e una guida, destinata a cambiare il nostro modo di viaggiare, un faro che illumina e valorizza il nostro straordinario patrimonio. È questo e molto altro, e a raccontarcelo è proprio Elisabetta.
Ciao Elisabetta, ci parli un po’ di te?
Sono nata e cresciuta ad Arzignano, in provincia di Vicenza, e ho un papà italiano e una mamma inglese. Per questo ho sempre avuto una doppia influenza. Negli anni di Università ho studiato in Galles grazie al progetto Erasmus, e dopo la laurea ho conseguito un master in economia e management del turismo a Milano. Sono entrata così nel settore turistico, ma ho iniziato a lavorare anche in area musicale, e questo mi ha portato a Dubai. Sentivo molto la mancanza dell’Europa, così mi sono trasferita prima a Milano e poi a Londra. Proprio nella capitale dell’Inghilterra e del Regno Unito ho incontrato Savio, che oggi è mio marito (e co-founder di Unexpected Italy n.d.r). Di lui mi ha colpito subito quell’instancabile voglia di esplorare e di mappare i territori. È grazie a lui che ho scoperto una Londra completamente diversa.
Ed è in quel momento che avete dato vita al vostro progetto?
Il progetto è nato a Londra nel 2021 col nome Unexpected London, un termine suggeritoci dalle prime recensioni ricevute. I clienti che usavano le nostre mappe, infatti, raccontavano di esperienze ed emozioni inaspettate, appunto. Così con un’idea di business ben solida, alla quale avevamo lavorato per mesi, abbiamo lanciato il nostro progetto. La più grande soddisfazione è stata quella di vedere il grande interesse da parte dei londinesi che volevano scoprire la loro città da un punto di vista diverso, esplorare gli aspetti culturali, storici e musicali. Conoscere Londra a suon di musica. Poi, però, è arrivato il Covid e con lo stato di emergenza sanitaria siamo rimasti a casa per più di un anno. Così sono iniziati i nostri ragionamenti: abbiamo convenuto che il progetto avesse un grande potenziale anche per il territorio italiano, e non ci sbagliavamo.
Così è nato Unexpected Italy
Durante il primo anno di pandemia abbiamo creato un business plan e una strategia diversa da quella attuata a Londra. Il modello è cambiato: non più Savio che accompagnava viaggiatori, come appunto succedeva a Londra, ma un’app che facesse da guida. L’idea è nata raccogliendo anche i diversi feedback: quando i turisti lo contattavano per chiedere consigli su dove mangiare o alloggiare, per esempio, lui invia le sue mappe che evitavano le trappole turistiche, e loro ne erano entusiasti. Così abbiamo deciso di creare uno strumento per consentire ai viaggiatori di avere a portata di mano il “sapere locale” del territorio.
Un sito e anche un’applicazione per smartphone. Ci racconti come funziona Unexpected Italy e cosa i viaggiatori possono trovare in questo spazio?
Potrei definire il progetto come un contenitore di Made in Italy a 360 gradi, perché è qui che è possibile trovare tutto ciò che riguarda il territorio italiano, anche se è tutto in continua evoluzione. Sito e app sono complementari, il primo è pensato per chi vuole organizzare un viaggio e vuole un consiglio su strutture o locali di una certa qualità che, appunto, sono stati selezionati da noi. Il cuore dell’attività, invece, è l’app che al momento è gratuita. Lo sarà anche in futuro, ma verranno aggiunte delle opzioni a pagamento. Una volta connesso il viaggiatore potrà entrare idealmente dentro alle province e trovare le nostre mappe. Queste indicano tutte le attività personalmente selezionate da noi come hotel e strutture ricettive, ristoranti e artigiani.
Come vengono selezionate le attività suggerite?
La selezione segue dei criteri ben precisi. La territorialità, per esempio, non solo nella scelta delle materie prime, nel caso dei ristoranti, ma anche per l’arredamento di un hotel. Guardiamo poi alla sostenibilità ambientale e sociale, dall’efficientamento energetico al riciclo, passando per l’uso della plastica, e alla gestione della struttura in sé. Non inseriamo, infatti, catene o franchising perché l’obiettivo è quello di sostenere le piccole imprese italiane che sono presentate nell’app con la loro storia. Un altro criterio è l’identità: cerchiamo un valore umano importante, locali e attività che abbiamo persone e professionalità. All’interno dell’app c’è la nostra ricerca volta a creare un passaporto urbano, una guida dettagliata, e inaspettata, per conoscere il territorio. Ovviamente non mancano le info utili come quelle relative al come muoversi, dove andare e cosa fare. Il nostro core business è la personalizzazione: il viaggiatore può filtrare le cose da fare in ogni momento. Per esempio dove andare se piove, cosa mangiare per stagionalità e territorio e quale mezzo di trasporto conviene. Non manca, ovviamente, anche una guida culinaria per ogni provincia d’Italia, anche questa stagionale e territoriale.
Quanto è stato difficile mappare città estremamente turistiche come Roma e Venezia?
Non molto, devo essere sincera. Venendo da Londra eravamo abituati alle grandi sfide. Certo, trovare l’autenticità è sempre complicato, ma abbiamo trovato la nostra chiave di accesso nelle città ed è il passaparola. Gli artigiani, così come i piccoli imprenditori, hanno avuto fiducia in noi facendoci entrare nel sottosuolo della città per raccontarla. I risultati sono ottimi. Inoltre abbiamo introdotto le raccomandazioni da parte dei professionisti, le cantine per esempio sono raccomandate da enologi e sommelier.
Unexpected Italy si definisce un’app anti-overtourism: è questa la vostra missione?
In realtà ti confesso che è così che ci hanno definito i media, magari bastasse un’app per sconfiggere il turismo di massa. Certo che ne siamo felici, ma il nostro obiettivo è quello di fornire uno strumento per evitare il turismo di massa e andare al di là di quello che si conosce. Inoltre l’app, e il progetto in generale, permette di disperdere il flusso turistico, anche per stagioni e territori, e di targetizzare. Noi ci muoviamo verso un turismo più sostenibile, ma per combattere l’overtourism ci vuole l’impegno di tutti.
Chi il viaggiatore “tipo” al quale si rivolge l’app?
Direi al viaggiatore indipendente, quello che si muove in solitaria, in coppia o con la famiglia. Una persona che ha già viaggiato, ma che vuole andare oltre ai monumenti iconici. Certo che quelli devono essere visti, ma c’è ben altro, e quell’altro è il nostro obiettivo: connettere persone e valorizzarle.
E tu che tipo di viaggiatrice sei?
Io ho avuto la fortuna di avere una famiglia che ha sempre amato viaggiare, lo faccio da quando sono bambina. Mio padre era un viaggiatore incallito: salivamo in auto e andavamo alla scoperta dell’Europa in maniera avventurosa evitando sempre luoghi affollati. L’incontro con Savio, poi, mi ha permesso di diventare una viaggiatrice molto più attenta: oggi valorizzo cose che prima non notavo. Ma non solo un’esploratrice incallita come lui (Savio n.d.r), mi piace unire la scoperta, ma anche rilassarmi ogni tanto. Lui, invece, non si stanca mai. Sono curiosa, quello sì. Se sono all’esterno non vado in certa della cucina italiana, e amo le sagre e i mercatini: quelli sono i luoghi in cui puoi scoprire l’essenza della comunità.
Progetti per il futuro?
Il futuro lo stiamo già vivendo. Nel breve termine l’obiettivo è quello di mappare tutta l’Italia per fornire una guida digitale e completa.
Resterete in Italia o partirete per mappare altri territori?
Devo dire che non rientra tra i nostri desideri al momento. La priorità è la nostra app, che noi definiamo la nostra creatura, che stiamo crescendo con tutta la passione che abbiamo. Poi chissà, magari viaggiaremo intorno al mondo per diventare ambasciatori del nostro territorio bellissimo. Questo è un sogno ma è tutto in divenire, del resto la vita è “Unexpected”.