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Le più belle mostre da vedere a settembre in Italia

Che voi siate appena tornati dalle vacanze o che siate, al contrario, in procinto di concedervi un weekend settembrino di relax in giro per l’Italia, sappiate che dal Nord al Sud non mancano le proposte per chi questo mese è a caccia di mostre, di tutti i tipi.

A settembre, infatti, l’Italia sarà piena di eventi e mostre, sia artistiche che non: ecco le più belle e quelle che la nostra redazione vi consiglia di non perdervi a settembre 2024.

Mark Di Suvero a Todi

In provincia di Perugia, dal  24 agosto al 6 ottobre è visitabile la mostra SPACETIME, dedicata a uno dei massimi scultori attualmente in vita, Mark Di Suvero. La mostra è stata possibile grazie alla collaborazione delle amministrazioni locali con la Fondazione Progetti Beverly Pepper e ha come focus il legame dell’artista Mark Di Suvero con la scultrice Beverly Pepper, con la quale collaborò negli Stati Uniti.

La mostra dedicata al celebre scultore legato all’espressionismo astratto e all’arte ambientale si inserisce all’interno del Festival delle Arti ed è curata da Marco Tonelli. Il percorso ha inizio con l’opera Neruda’s Gate in Piazza del Popolo e prosegue con l’esposizione di diversi dipinti e sculture nella Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo.

Todi, con questa iniziativa, conferma il proprio impegno nell’esplorare linguaggi artistici innovativi. L’opera principale esposta sulla piazza è un grande portale rosso alto 8 metri dedicato al poeta cileno Neruda. Dopo la mostra, verrà installato a Todi, nel Parco del Ponte Bailey. Di Suvero, noto per omaggiare varie figure storiche, ha legato la sua arte a un forte impegno politico, esprimendo coinvolgimento emotivo ed esistenziale verso la realtà storica.

La mostra è aperta al pubblico, gratuitamente, nei seguenti orari: dal 24 agosto al 1° settembre, tutti i giorni, 10.30 – 12.30; 16.00 – 19.30; dal 2 settembre, solo venerdì sabato e domenica, 10.30 – 12.30; 16.00 – 19.30.

La fotografia di Salgado a Trieste

A Trieste, il 31 agosto e il 1 settembre 2024, l’Accademia di Fumetto insieme al Comune di Trieste, Civita Mostre e Musei e Contrasto, offriranno ai visitatori della mostra “Sebastião Salgado. Amazônia” un’esperienza artistica unica. Ventiquattro disegnatori creeranno una storia illustrata ispirata all’arte fotografica di Salgado, componendo un’unica illustrazione attraverso la tecnica del piano sequenza. Questo progetto, chiamato Le Terre dell’Arte, mira a unire i continenti dell’arte attraverso linguaggi comuni, con forti impatti emotivi.

La mostra invece, curata da Lélia Wanick Salgado, sarà esposta al Salone degli Incanti di Trieste fino al 13 ottobre 2024, promossa dal Comune di Trieste e organizzata da Civita Mostre e Musei e Contrasto. La mostra è aperta al pubblico dal lunedì alla domenica dalle ore 11.00 alle 20.00, con chiusura settimanale nella giornata di martedì.

Stato di Acre, Amazzonia

Fonte: Sebastião Salgado/Contrasto

Una fotografia sulle tribù amazzoniche di Sebastião Salgado

L’arte della ceramica a Vicenza

Dal 5 settembre all’8 dicembre 2024, il Museo del Gioiello di Vicenza ospiterà una mostra temporanea intitolata “1949-1975: Ceramica tra design e sperimentazione artistica. Una storia parallela alla Fiera dell’Oro”, curata dal Museo Civico della Ceramica “Giuseppe De Fabris” di Nove (VI).

La mostra esplorerà l’evoluzione di una manifattura affascinante ben radicata nel territorio vicentino. Saranno esposte 27 creazioni uniche provenienti dalla collezione della Fiera di Vicenza, premiate durante i concorsi della fiera campionaria tra il 1949 e il 1975.

La Fiera di Vicenza ha svolto un ruolo cruciale nella promozione della ceramica vicentina a livello nazionale e internazionale, attrattiva anche per artisti di fama mondiale. La mostra intende celebrare l’importanza di Vicenza come centro espositivo in occasione del 70º anniversario delle fiere orafe gestite da IEG. L’arte ceramica rappresenta un orgoglio per il territorio e offre al pubblico la possibilità di scoprire questa tradizione artistica.

La mostra sarà inclusa nel biglietto d’ingresso al Museo del Gioiello di Vicenza, che è il primo museo in Italia dedicato esclusivamente all’arte orafa e gioielliera. Il museo offre un percorso suggestivo nella storia della gioielleria italiana attraverso oltre 250 creazioni orafe di varie epoche, insieme a un programma di attività che include itinerari guidati, percorsi didattici, laboratori per bambini e famiglie e workshop creativi per adulti.

La mostra è visitabile nei seguenti orari: dal martedì al venerdì 10:00 – 13:00 e 15:00 – 18:00, sabato e domenica 10:00 – 18:00. 

Le emozioni intense del Titanic a Milano

Dallo scorso 7 agosto a Milano è visitabile la mostra “Titanic: An Immersive Voyage”, dedicata al tragico evento storico del 14 aprile 1912 che ha ispirato il film vincitore di 11 Premi Oscar, Titanic, diretto dal regista James Cameron.

La mostra è ospitata presso l’Exhibition Hub Art Center a Scalo Farini, in via Valtellina 5, a Milano, e sarà aperta al pubblico fino al prossimo 27 ottobre 2024. Distribuita in 13 sale, l’esposizione ha una struttura che esplora le varie sfaccettature del Titanic, considerato un miracolo di meccanica, lusso e tecnologia all’inizio del Novecento. La durata della visita varia tra i 60 e i 90 minuti.

La mostra è adatta a tutte le età, ma l’esperienza VR non è consigliata per bambini sotto i 6 anni e per persone affette da epilessia a causa delle luci stroboscopiche. Il luogo è accessibile ai disabili. La mostra è aperta al pubblico nei seguenti giorni e orari: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 10.00 – 20.00.

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Il Cairo: clima, temperatura e quando andare in vacanza. Cosa sapere

Il Cairo è la Capitale dell’Egitto ed è una perla da scoprire, dove il fascino del passato si incontra con le modernità, rievocando tutt’oggi i fasti dei Faraoni, ma con un occhio al futuro. Una meraviglia da visitare per chi ha sempre sognato di approfondire la cultura egiziana, ma quando visitare Il Cairo in base alle stagioni? Osserviamo clima e temperatura media, in modo tale che tu possa farti un’idea e prenotare la tua prossima (e faraonica) vacanza.

Clima e temperatura a Il Cairo in base alle stagioni

Il vento caldo e polveroso khamsin, le temperature gentili dell’inverno, la pioggia che è quasi un miraggio: se dovessimo descrivere il clima de Il Cairo, useremmo queste parole, perché di certo non è una zona fredda, nemmeno in pieno inverno, quando il clima è mite e gentile rispetto all’estate, ma mai pungente. Del resto, siamo in Egitto: ci troviamo precisamente ai margini del delta del Nilo, in una metropoli dal clima subtropicale desertico.

Autunno

Il momento migliore per pianificare un viaggio al Cairo, quando le temperature estive sono alle “spalle” e le piogge sono rarissime. L’autunno è perfetto perché consente di organizzare anche delle escursioni nei dintorni. A novembre, le temperature medie oscillano tra 25°C e 15°C.

Inverno

Fa freddo al Cairo in inverno? Non proprio, in realtà. Basta dare un’occhiata alle temperature invernali del Cairo per farti un’idea su come organizzare la valigia: a dicembre, oscilla tra 21°C e 11°C, a gennaio tra 19°C e 10°C. Il clima è decisamente perfetto per partecipare ai tour, agli eventi e camminare per le strade di questa metropoli speciale.

Primavera

Insieme all’autunno, è decisamente il periodo propizio in cui prenotare: le temperature, però, aumentano con il passare dei mesi. A giugno, infatti, la media oscilla tra 35°C e 22°C, mentre a fine marzo tra 24°C e 13°C. Quando non sono eccessive, i giorni di pioggia sono assenti e le giornate sono soleggiate, consentendo di pianificare una visita speciale.

Estate

Generalmente, soprattutto per chi patisce molto il caldo, l’estate al Cairo è fortemente sconsigliata, considerando che le temperature sfiorano – e talvolta superano! – i 40°C. Nei mesi di luglio e di agosto le giornate sono torride. Ma, se hai prenotato, l’idea migliore è trascorrere le ore in cui il sole è al suo picco alla scoperta della cultura egiziana, come in uno dei tanti musei presenti in città (il Museo Egizio è una tappa fissa).

Il periodo migliore per visitare Il Cairo

Non è solamente una questione di budget: generalmente, la “bassa stagione” in Egitto viene valutata da giugno ad agosto, quando le temperature sono piuttosto elevate, ma non in Italia, quando, invece, i costi si fanno più convenienti a gennaio e febbraio. Dal punto di vista del clima, dopo aver osservato le temperature medie in base alle stagioni a Il Cairo, possiamo di certo affermare che novembre (o più in generale l’autunno) è un mese propizio, poiché le temperature sono molto più gradevoli e, dal momento in cui le precipitazioni sono assenti, puoi goderti una visita nella metropoli egiziana, in cui ci sono tante cose da vedere, senza affaticarti particolarmente.

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Il borgo trecentesco di Buonconvento, tra opere d’arte e atmosfere medievali

Palazzi in mattoni rossi, torri e mura difensive che si affacciano alle viuzze snodate lungo il centro storico, e tutt’attorno dolci colline che incantano la vista. Sono le immagini che ci portano direttamente ad una trentina di chilometri da Siena, a Buonconvento: immerso nella campagna toscana, è un incantevole borgo dall’atmosfera medievale.

Sito nella Valle dell’Ombrone, è parte del Circondario delle Crete Senesi ed è annoverato tra i Borghi più Belli d’Italia. Lo si trova, Buonconvento, lungo la Via Cassia che da Siena conduce a Montalcino, Bagno Vignoni e Val d’Orcia, al chilometro 200. È un borgo sconosciuto ai più, ma è un vero peccato: sorpassando le sue mura ancora intatte, sembra davvero di tornare in un antico villaggio tipico del Medioevo.

Cosa vedere a Buonconvento

Una volta varcata la soglia di Buonconvento (nome che significa “luogo felice, fortunato”), ci si immerge in un modo fatto di case di pietra, archi e balconi in fiore. E poi palazzi decorati, botteghe, tavolini all’aperto.

Cosa vedere all’interno del borgo? Innanzitutto il Palazzo Comunale con la sua torre civica, costituito da mattoni rossi con quegli archi gotici che si aprono sulla facciata: qui spiccano ben 25 stemmi degli antichi podestà che governarono il borgo a partire dal 1270.

Palazzo Comunale di Buonconvento, con i suoi stemmi

Fonte: iStock

Palazzo Comunale di Buonconvento, Siena

A due passi dal Palazzo Comunale sorge l’ottocentesco Palazzo Ricci-Socini, che ospita il Museo d’Arte Sacra. Qui sono esposti quadri d’arte religiosa datati dal XIV al XIX secolo, straordinarie opere legate al territorio, e firmate da artisti del calibro di Duccio di Buoninsegna, Pietro Lorenzetti e Sano di Pietro.

Un altro spazio espositivo che merita una visita è il Museo della Mezzadria. È unico nel suo genere: ci si trova nell’ambientazione di un antico granaio, arricchito da foto d’epoca, attrezzature agricole originali, musiche e filmati e documenti d’archivio che permettono di immergersi pienamente nella vita della mezzadria. Un mondo rurale e autentico, che rivive nelle testimonianze qui conservate.

Il più importante edificio religioso è invece la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, datata 1103: qui morì l’imperatore Arrigo VII, Re di Germania, avvelenato (secondo la leggenda) da un’ostia. La sua facciata è in mattoni rossi e dimostra il tipico stile barocco senese, mentre al suo interno sono conservate alcune opere (le altre si trovano al Museo d’Arte Sacra del borgo), come “La Madonna in trono col Bambino” di Matteo di Giovanni.

Come in ogni borgo e territorio di origine medievale, non manca a Buonconvento anche una fortezza: il Castello di Bibbiano. Adagiato tra le colline della Valle dell’Ombrone sulle quali regala panorami incantevoli, sorge a pochi chilometri dal borgo. Risale all’850 ed è uno degli edifici storici meglio conservati della campagna toscana: mantiene ancora oggi le sue alte cinte murarie, il ponte levatoio e due torri. Anche se oggi è di proprietà privata e non è più possibile entrarvi, il castello merita di essere ammirato anche soltanto dall’esterno.

Rimanda sempre al passato il principale evento che qui si tiene, la “Trebbiatura sotto le mura“: l’ultima domenica di luglio, 60 figuranti in costume danno vita ad una rievocazione storica della trebbiatura dei contadini, immergendo Buonconvento in un’atmosfera antica. Proprio come se, nel Medioevo, ci fosse per davvero.

Il borgo trecentesco di Buonconvento, tra opere d'arte e atmosfere medievali

Fonte: iStock

Mura medievali del borgo di Buonconvento, Siena

Cosa mangiare a Buonconvento: le prelibatezze tipiche da non perdere

E se ci si volesse regalare qualche pausa gustosa, c’è l’imbarazzo della scelta. Sito in un territorio a vocazione agricola, questo splendido borgo non lontano da Siena è celebre per i suoi salumi, per i sughi di lepre e di cinghiale, per i tartufi delle crete senesi, per la carne chianina. E poi i dolci che, da Buonconvento, arrivano sino alla Regina Elisabetta. Dove andare per gustarli? A Le Dolcezze di Nanni (Ponte d’Arbia): un motivo in più, per fare tappa in questo meraviglioso angolo d’Italia.

Come arrivare a Buonconvento da Siena

Buonconvento è ben collegato con Siena, dalla quale dista circa 25 km. Se non ci si muove in auto, si può prendere uno dei treni regionali che collegano la stazione centrale della città con il borgo in circa 40 minuti di viaggio. Dalla stazione di Buonconvento si raggiunge facilmente il centro storico con una camminata di soli 5 minuti. In alternativa, è possibile prendere uno degli autobus che partono dal centro città, il numero 112 e 114, che fermano a Buonconvento dopo circa un’ora di viaggio.

Case del centro storico di Buonconvento, Siena

Fonte: iStock

Centro storico di Buonconvento, Siena
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Mount Victoria Lookout di Wellington: sentieri e informazioni da sapere

Il Mount Victoria Lookout, o Monte Vittoria di Wellington in Nuova Zelanda, rappresenta, per tutti gli appassionati di natura e trekking, un’occasione unica, poiché, organizzandosi in anticipo, è possibile ammirare viste mozzafiato e percorrere sentieri escursionistici che ripagano di tutta la fatica. Una vista a 360 gradi di Wellington, il cui panorama è di certo pittoresco ed evocativo. Questo punto di osservazione, soprattutto nelle giornate limpide, ti permette di ammirare Hutt Valley a nord o Remutaka Range a est.

Mount Victoria Lookout di Wellington: come raggiungere il punto panoramico

Il punto panoramico più importante (e impressionante) di Wellington, la Capitale della Nuova Zelanda, è una sorta di “tesoro promesso”. Il tratto urbano della città è minimo, cui spiccano colline verdeggianti e il porto di Wellington: questo belvedere è un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Ma quali sono le informazioni da sapere assolutamente prima di mettersi in “cammino”?

Bisogna partire dalla città e attraversare la foresta di pini per arrivare al Mount Victoria Lookout: il tempo di percorrenza è di circa 2 ore, il percorso a piedi è facile, e puoi anche percorrerlo in mountain bike. La passerella, di circa 4,5 km, inizia esattamente da Courtenay Place, così da raggiungere il belvedere per apprezzare pienamente la vista panoramica sulla città. La salita è in alcuni punti ripida, ma ne vale sicuramente la pena.

Una volta giunta al belvedere, sono presenti ulteriori informazioni, oltre al Byrd Memorial, dedicato a Richard Byrd, esploratore e aviatore americano, oltre a un cannone in bronzo attivo ogni giorno tra il 1877 e il 1900: aveva il compito di segnalare mezzogiorno. Il punto panoramico della città, in ogni caso, è servito anche da un bus: il numero 20, per l’esattezza. Si può raggiungere in auto? Sì, in cima trovi un ampio parcheggio, oltre a un’area di sosta con servizi igienici. Non prevede biglietto d’ingresso: secondo i viaggiatori, l’alba e il tramonto da questo punto sono mozzafiato.

Mount Victoria Lookout: informazioni utili sui sentieri

Il meteo è talvolta imprevedibile, anche in base alla stagione in cui hai scelto di visitare la Nuova Zelanda: il consiglio che ti diamo, prima di intraprendere il sentiero a piedi, è di portare con te un cappello e una comoda giacca a vento. Ai piedi, rigorosamente scarponi comodi, da trekking, che ti consentono di vivere pienamente questo momento e di immergerti nella natura incontaminata.

Preferibilmente, è bene optare per una giornata limpida, poiché si possono scattare tantissime foto uniche. In cima, trovi anche un piccolo parco giochi, dove si trova uno degli scivoli più lunghi di Wellington.

Volendo, ci sono due sentieri che portano al punto panoramico: puoi percorrere a piedi l’intero anello di 4,6 km da Courtenay Place fino a Marjoribanks Street fino alla cima (in questo modo passi da Oriental Bay): circa due orette, anche in base al proprio allenamento. E poi c’è l’anello più corto, un giro panoramico di 2,6 km, circa un’ora, all’interno della Town Belt. Il suggerimento che diamo, in ogni caso, è di scaricare una mappa per una maggiore sicurezza durante il cammino: il paesaggio, alla fine, ripagherà di ogni fatica.

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Le dieci feste più strane del mondo

Alla ricerca di un’esperienza strana e fuori dall’ordinario? Ecco una serie di feste considerate tra le più strane ed originali del mondo, che potrebbero rappresentare la scelta perfetta per le prossime vacanze.

Oltre ai luoghi più affascinanti che madre natura è in grado di offrire, infatti, esistono degli eventi capaci di stupire anche i viaggiatori più esperti. Dalle celebrazioni tribali alle manifestazioni artistiche, ogni evento è in grado di raccontare una storia unica e bizzarra, dando vita a quelli che sono considerati gli appuntamenti più strambi, ma altrettanto imperdibili, del mondo e che consentono di immergersi a pieno nella cultura locale.

Quali sono le feste più strane del mondo?

1. Burning Man Festival, nel deserto del Nevada (Stati Uniti)

Evento famoso in tutto il mondo, tra le dune aride e sconfinate del Black Rock Desert in Nevada. Il Burning Man Festival prende vita ogni anno a fine agosto ed è uno degli eventi più iconici e controversi della storia recente. Nacque come un piccolo raduno negli anni Ottanta ed oggi è in grado di attirare migliaia di partecipanti provenienti da tutto il mondo, persone di tutte le età pronti a celebrare l’arte, la sua espressione e la comunità.

Durante il Burning Man nasce una vera e propria città temporanea, chiamata Black Rock City, che emerge dal nulla e dove i partecipanti vivono all’insegna della libertà più totale, per otto giorni di totale autogestione, tramite condivisione e baratto. Non mancano in questi giorni esibizioni artistiche e l’installazione di opere artistiche monumentali e performance di ogni genere. Il culmine della festa è l’incendio dell’enorme fantoccio di legno che viene costruito al centro della città, come simbolo di rinascita e liberazione dei partecipanti.

Questo festival è diventato negli anni un’icona della cultura contemporanea, in grado di attirare artisti, sognatori e curiosi viaggiatori da tutto il mondo.

2. Il Chicken Festival del Nebraska (Stati Uniti)

Precisamente nel piccolo centro urbano di Wayne, nel Nebraska, si celebra ogni anno, nel mese di luglio, una festa decisamente particolare: il Chicken Festival. Un evento dedicato ai polli e alle galline e durante il quale si può assistere ad un mix di competizioni e giochi stravaganti, ma anche sfilate e travestimenti.

Una delle gare più attese di questa festa è sicuramente il lancio delle uova: i partecipanti devono lanciare e ricevere un uovo crudo senza farlo rompere, dimostrando abilità e destrezza. Oltre a questo ci sono anche la gara del clucking, una vera e propria gara fra i partecipanti, che devono imitare il verso delle galline, ed il concorso di costumi a tema, che ha come protagonisti, appunto, polli e galline giganti vestite con abiti stravaganti.

Il Chicken Festival non è solo una festa, ma una celebrazione dell’importanza della comunità agricola locale e che rappresenta un momento di unione e allegria per gli abitanti di Wayne.

3. Il Vegetarian Festival di Phuket (Thailandia)

Il Vegetarian Festival  di Phuket è uno degli eventi più impressionanti dell’intero Sud Est Asiatico. Viene celebrato per nove giorni, tra la fine del mese di settembre e l’inizio di ottobre, come un omaggio alla purificazione spirituale e alla penitenza.

I partecipanti alla festa, che fanno parte della comunità cinese locale, praticano rituali di autoflagellazione e penitenza, come le camminate sui carboni ardenti o infilzando il proprio corpo con oggetti contundenti. Tutti atti ritenuti come l’unico modo per ottenere una protezione divina e contro l’attacco di spiriti maligni.

Nonostante ciò, il festival attira migliaia di turisti ogni anno, desiderosi di testimonia una tradizione così antica e radicata nella cultura, quanto cruda e a tratti inquietante.

4. Il Festival dei Fiori a Baguio (Filippine)

Si tratta di un’esperienza visiva straordinaria. Ecco come si può riassumere il Festival dei Fiori di Baguio, conosciuto anche come Panagbenga. Si svolge ogni anno a febbraio e marzo e celebra l’abbondanza dei fiori in questa città delle Filippine.

Durante questo mese di celebrazioni, la città si trasforma in un prato fiorino gigante, dove trovare carri allegorici ricoperti di fiori, ma anche assistere a danze e spettacoli culturali. Questo festival, nato negli anni Novanta, è stato in grado di risollevare l’economia locale dopo il terremoto che colpì la zona nel 1990. Il clima fresco della regione di Baguio e la vivacità delle celebrazioni, rendono il festival dei fiori un appuntamento imperdibile per i visitatori delle Filippine.

5. Tradizione e cultura agli Highland Games (Scozia)

Un viaggio alla scoperta della Scozia e dei suoi luoghi imperdibili non può dirsi completo se non si partecipa agli Highland Games, una celebrazione delle tradizioni e della cultura scozzese, che si svolge ogni anno da maggio a settembre. Questi giochi sono una combinazione di competizioni sportive, danza e musica tradizionale scozzese, che caratterizzano l’atmosfera di festa e che richiama l’antico spirito dei famosi clan scozzesi.

Le gare più famose degli Highland Games includono il lancio del troncoil tiro alla finela pietra del peso, tutte prove di forza e resistenza fisica. Gli uomini durante questa celebrazione indossano il kilt tradizionale e non mancano, inoltre, gli assaggi di birra artigianale, i piatti tipici, come l’haggis, e danze al suono delle cornamuse. Gli Highland Games sono un’immersione autentica nella cultura scozzese, l’occasiona unica per partecipare ad un’esperienza indimenticabile.

6. Holi Festival (India)

L’Holi Festival in India è conosciuto anche come la “festa dei colori”. Si tratta di una delle celebrazioni più famose del Paese e si svolge ogni anno nel mese di marzo. Questa festa segna l’arrivo della primavera e celebra la vittoria del bene sul male, rappresentando la famosa leggenda della dea indù Holika.

Durante la festa le strade indiane si riempiono di persone che si lanciano polveri colorate e spruzzi d’acqua, festeggiamenti in grado di trasformare ogni città in un arcobaleno vivente. Durante l’Holi Festival cadono tutte le barriere sociali e tutti, indipendentemente da casta e ceto sociale, possono partecipare.

Festeggiamenti durane l'Holi Festival in India, con polvere colorata gialla lanciata in aria sulle persone

Fonte: iStock

Holi Festival, India

7. Il famoso Jazz Fest di New Orleans (Stati Uniti)

Il Jazz Fest di New Orleans, ufficialmente noto come New Orleans Jazz & Heritage Festival, è uno degli eventi musicali più importanti al mondo. Ogni anno questo festival è in grado di attirare diverse migliaia di visitatori e musicisti da tutto il mondo, nel periodo a cavallo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio.

New Orleans si trasforma in un vero e proprio palcoscenico a cielo aperto, dove artisti di fama internazionale e talenti si esibiscono davanti ad un pubblico sempre più numeroso.

Oltre alla musica Jazz, durante questo festival si celebrano numerose influenze culturali della città, con concerti di blues, gospel, R&B, rock, e molto altro, oltre che essere anche l’occasione giusta per gustare la cucina tipica di New Orleans, con piatti come il famoso gumbo, i po’boy e il jambalaya.

8. La festa dell’uomo nudo di Okayama (Giappone)

L’inverno in Giappone è il periodo dei Hadaka Matsuri, che letteralmente si traduce in “festa dell’uomo nudo”. La più famosa delle celebrazioni che si riferiscono a questo evento si svolge il terzo sabato di febbraio, presso il tempio Saidaji, ad Okayama, giorno nel quale migliaia di uomini vestiti sono con un perizoma partecipano ad un rito di purificazione che viene tramandato da oltre 1200 anni.

Durante il festival i partecipati vengono chiamati ad immergersi nelle acque gelide, corrono e si spingono ad afferrare uno shingi, ovvero un bastoncino sacro lanciato dai monaci del tempio. Credenza vuole che chi riesce ad ottenere uno di questi oggetti sacri avrà un anno ricco di fortuna.

Questo rito, seppur bizzarro, è per i giapponesi un importante atto di devozione e resistenza, che attira ogni anno migliaia di spettatori, sia locali, che internazionali.

9. Schleicherlaufen Festival a Telfs (Austria)

Ogni cinque anni si svolge a Telfs, in Austria, lo Schleicherlaufen Festival, celebrazione durante la quale la città si trasforma in un mondo fatto di maschere e misteri. Questo festival si tiene subito prima della quaresima ed ha una storia antica. Secondo alcuni studiosi, infatti, potrebbe aver avuto origini addirittura in tempi risalenti ai pre-cristiani, anche se ufficialmente la popolazione locale ha individuato come periodo di nascita il quindicesimo secolo.

Ma come si svolge il festival? Durante il Schleicherlaufen, gli abitanti indossano elaborate maschere di legno e costumi tradizionali, sfilando in un corteo per le strade cittadine come simbolo del passaggio dall’inverno alla primavera. Le maschere, inoltre, raffigurano figure mitologiche e animali, creando un’atmosfera quasi magica.

10. La battaglia delle arance di Ivrea (Italia)

Infine, uno degli eventi più conosciuti di tutto il territorio italiano: la battaglia delle arance di Ivrea. Questo particolare evento si svolge durante il periodo di Carnevale e, come si può intuire dal nome, durante questa festa migliaia di partecipanti si lanciano arance a vicenda in una simulazione di battaglia, rievocando una ribellione avvenuta durante il periodo medievale contro un tiranno dell’epoca. Le squadre durante questa battaglia sono divise per stemma ed ognuna ha un proprio colore. Ci si scontra per le vie della città, trasformando la città di Ivrea in un campo di battaglia arancione.

Ciò che rende unico questo evento è l’energia dei partecipanti, il frastuono ed il profumo degli agrumi che invade le vie di Ivrea, elementi che caratterizzano questo evento così importante, simbolo di libertà e resistenza per la comunità locale.

Battaglia delle Arance di Ivrea, con persone che si lanciano arance in strada su un carro

Fonte: iStock

Battaglia delle Arance di Ivrea

Viaggiare è un’opportunità unica per scoprire le diverse sfaccettature e le diverse culture del mondo, ma poter partecipare ad eventi del genere non solo renderà il viaggio unico ed indimenticabile, ma darà l’opportunità di conoscere le tradizioni millenarie e le credenze profonde che le comunità del mondo cercano di preservare con il passare degli anni. Il mondo è pieno di sorprese: perché non approfittarne?

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Visitare il Palazzo Al Alam a Muscat, in Oman: un viaggio nella storia araba

Ci sono davvero molte esperienze che si possono fare in viaggio in Oman e tante persone che visitano questo sultanato nella Penisola Araba si fermano qualche giorno a Muscat, la capitale. Un quarto degli abitanti del paese vive proprio in questa città che ha davvero la capacità di mescolare la storia dell’Oman con il suo presente. Oltre a questo Muscat guarda verso il futuro in un modo incredibile e non mancherai di notare quanti edifici sono in costruzione della capitale dell’Oman.

Fa eccezione, positivamente si intende, il Palazzo Al Alam, un palazzo storico che fa parte delle proprietà della famiglia reale dell’Oman. Per essere chiari, questo paese arabo è, a livello governativo, una monarchia assoluta e tutto il territorio è di proprietà della famiglia reale. Tra la fine del XVIII Secolo e l’inizio del XIX, il sultano in carica si chiamava Bin Ahmad. Il sovrano dell’Oman chiese la costruzione di un palazzo da usare come luogo di rappresentanza. Nacque così il Qaṣr al-ʿAlam, letteralmente il Palazzo della Bandiera. Quello che vediamo ora è la stessa costruzione?

La storia del Palazzo Al Alam di Muscat

Sono sei i palazzi di rappresentanza del Sultano dell’Oman e questo, come dicevamo, sorse nella sua prima versione oltre 200 anni fa. Il palazzo Al Alam che possiamo ammirare oggi è il risultato di una modernizzazione e ristrutturazione voluta dal sultano sul trono nel 1972. L’aspetto, rispetto al progetto originario, è cambiato ma non troppo. La ristrutturazione dell’edificio risulta, però, davvero importante per la storia dell’Oman perché segna l’ascesa al trono del Sultano Qaboos, che ha guidato il paese attraverso una fase di significativa trasformazione economica, sociale e culturale, aprendo le porte dell’Oman ai viaggiatori internazionali.

Il Palazzo Al Alam in Oman

Fonte: Getty Images

Vista esterna del Palazzo Al Alam

L’architettura del Palazzo Al Alman di Muscat

Anche lo sguardo meno attento capirebbe di osservare, in quel momento, un luogo dove la ragione di stato ha la meglio su tutto il resto. La facciata del palazzo è caratterizzata da colonne blu e oro, che creano un effetto visivo sorprendente, conferendo al palazzo un aspetto decisamente regale. Questo è il punto più colorato (a livello esterno) del palazzo: il resto della costruzione è bianca e diventa quasi accecante quando il sole riflette sulle superfici squadrate di certe parti del palazzo o su quelle arrotondate delle cupole.

Tra tutte le costruzioni reali a Muscat o da vedere nei dintorni della capitale dell’Oman, questo palazzo è il più riconoscibile. I motivi sono tre: la sua posizione è centrale rispetto allo sviluppo attuale della città. In secondo luogo, l’architettura è facilmente riconoscibile come elemento storico: Muscat, infatti, è una città dove storia e ultra-modernità si fondono in un modo davvero inaspettato. Un luogo come il Palazzo Al Alam riveste ancora uno stile che decisamente pende verso il lato storico dell’Oman.

I giardini del Palazzo Al Alman di Muscat

Il palazzo è circondato da giardini curatissimi, che offrono una vista aperta sulla Baia di Muscat. La città sorge, come è facile pensare, nel mezzo di un territorio desertico, dove la roccia ha la meglio sulla vegetazione. I popoli arabi, però, sono sempre stati maestri del dare vita a giardini privati capaci di essere delle vere e proprie oasi verdi, dei definitivi punti colorati sulla tavolozza ocra di un paesaggio desertico.

Una parte dei giardini di questo palazzo reale sono esterni alla facciata d’ingresso e quindi possono essere ammirati da chiunque passi lì davanti.

I giardini del Palazzo Al Alam in Oman

Fonte: Getty Images

Vista dei giardini del Palazzo Al Alam a Muscat

Si può visitare il Palazzo Al Alman di Muscat?

Sebbene il Sultano non risieda stabilmente qui, il palazzo è utilizzato per eventi ufficiali, cerimonie di stato e per accogliere dignitari stranieri. Pertanto, non si può visitare ma si può solo ammirare dall’esterno e, ovviamente, lo si può fare quando non ci sono eventi in programma. Un viaggio in Oman può portarti a fare tante esperienze (anche andare in spiaggia, per esempio) e osservare, seppur dall’esterno, il Palazzo Al Alman è decisamente qualcosa da mettere in lista.

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Cosa vedere nel Parco Nazionale di Nairobi

Conosciuto come il più antico parco del Kenya, il parco nazionale di Nairobi è anche l’unico al mondo ad essere sviluppato in prossimità di una città. Proprio l’incredibile vicinante al centro di Nairobi che dista solamente 7 km lo rende estremamente accessibile per i visitatori oltre ai 3 milioni di abitanti. Fondato nel 1946 con l’obiettivo di salvaguardare animali, flora e fauna copre non più di 117 chilometri quadrati e incarna alla perfezione quelli che sono i paesaggi africani. Pianure, foreste e gole ma anche una vegetazione lussureggiante seguono le rive del fiume Athi, cuore pulsante della zona. Stai pianificando la tua vacanza in Kenya? Scopri subito cosa vedere nel Parco Nazionale di Nairobi.

Alla scoperta del Nairobi National Park

C’è chi lo definisce il safari più accessibile del Kenya per la sua prossimità alla città ma pur avendo una superficie decisamente ridotta rispetto ad altre zone della località ha molto da far scoprire. Istituito nel 1946, ha portato avanti nel tempo l’obiettivo di proteggere flora e fauna selvatica che la popolano, soprattutto in prossimità delle rive del fiume Athi.

Al confine con la capitale Nairobi, vanta diversi primati tra cui essere l’unico che confina direttamente con una città. Una delle caratteristiche distintive che lo renderanno perfetto per le tue foto è lo skyline in lontananza: basti pensare che in alcuni punti è possibile osservare lo sfondo dei grattacieli in lontananza creando foto perfette per i social con il contrasto tra l’impatto dell’uomo e la natura selvaggia. Alcuni lo conoscono con il soprannome di “Arca Kifaru” poiché viene considerato a tutti gli effetti un santuario dei rinoceronti. La popolazione ricca di questi esemplari ha una delle concentrazioni degli esemplari neri più alta al mondo. Secondo le statistiche sono più di 50 a popolarlo ma sono state necessarie una serie di misure antibracconaggio per poterle proteggere.

Nonostante le tante tutele però, alcuni malintenzionati continuano il loro operato segnando gli ultimi casi di uccisione nel 2014. Altrettanto comunemente visibili sono leoni e iene che popolano la zona. Più complicati da avvistare ma vivono nel parco anche i leopardi. Non mancano avvistamenti di zebre, facoceri, giraffe, struzzi, bufali e gazzelle. Non sono invece presenti gli elefanti.

Il periodo migliore e più suggestivo per visitarlo è quello che si sovrappone alla migrazione annuale di gnu e zebre che corrisponde ai mesi di luglio e agosto o a quelli di gennaio e febbraio. All’interno della zona si contano in più oltre 400 specie di uccelli, un’esperienza davvero coinvolgente per gli appassionati di bird watching o per chi desidera intraprendere un safari sostenibile e rispettoso.

Il rinoceronte nero

Secondo le ultime ricerche, il rinoceronte è stato inserito ufficialmente tra le specie a rischio di estinzione e per questo motivo sono state adoperate diverse misure nelle aree e negli habitat principali per poterlo proteggere. Lo è ancora di più il rinoceronte nero, uno splendido esemplare simbolo di resilienza da sempre preda dei bracconieri che li uccidono per poter asportare il loro corno utilizzato nei paesi asiatici per lozioni curative. Oggi il Parco di Nairobi ha alzato moltissimo le difese per tutelare i propri animali e si contano circa 50 esemplari, il numero più alto di tutto il mondo segnando un’alta concentrazione e mostrando come determinati comportamenti possano essere arginati.

Rinoceronti nel parco di Nairobi

Fonte: iStock

Nairobi National Park, i rinoceronti da vicino

L’avifauna per gli appassionati di birdwatching

Il Parco Nazionale di Nairobi in Kenya è un vero e proprio paradiso per gli amanti del birdwatching. Con oltre 400 specie di uccelli registrate, tra cui rapaci, esemplari acquatici e numerose specie migratorie, avrai l’imbarazzo della scelta. Non dimenticare di portare con te un binocolo e una guida della regione per poter riconoscere le diverse specie che popolano il parco.

Tra gli avvistamenti più ricercati ci sono l’aquila marziale, il bucorvo abissino e il vivace tessitore masai, apprezzato per i suoi nidi intricati. Se visiti il parco durante la stagione delle piogge, potresti essere sorpreso dalla presenza di specie migratorie provenienti da lontano. L’alba e il tramonto sono i momenti migliori per incontrarli, quando il parco si anima dei suoni e dei colori di centinaia di specie diverse.

Giraffe Masai

Tra gli incontri e avvistamenti che ti lasceranno a bocca aperta ci sono le giraffe. Le specie masai si distinguono per il comportamento docile e gentile, il mantello maculato e l’iconico collo lungo. Potresti essere fortunato e vederne una mandria che si muove elegantemente attraverso la savana, oppure mentre si nutrono dalle alte cime degli alberi.

All'interno del National Park di Nairobi scoprire le giraffe masai

Fonte: iStock

Giraffe nel National Park di Nairobi

Safari e big 5 (senza elefanti)

Quando si organizza un safari in Kenya, uno degli obiettivi è incontrare i Big Five: leoni, leopardi, elefanti, rinoceronti e bufali. In questo caso però, le cose sono un po’ diverse, seppur si possa organizzare attraversando la savana devi sapere che con il supporto di una guida potrai avvistare alcune specie tranne gli elefanti che invece non vivono qui ma in altre località.

Il monumento memoriale agli elefanti

Perché gli elefanti non sono presenti? Molto probabilmente la causa è da ricercare nell’operato dei bracconieri. Per omaggiare gli animali selvaggiamente uccisi negli anni, nel 1989 è stato inaugurato un luogo speciale all’interno del Nairobi National park. Si tratta dell’Ivory Burning Memorial Site, un memoriale dove l’avorio viene trasformato in cenere, un monumento che vuole omaggiare gli elefanti con un falò di 12 tonnellate di avorio. Un gesto concreto per combattere il traffico dell’avorio e salvare gli elefanti rimasti, pochissimi esemplari in tutta la zona.

Safari fotografico per contrattare l’espansione della città

Nairobi sta crescendo, la città e in modo particolare la sua espansione commerciale sta invadendo anno dopo anno una superficie un tempo destinata interamente al parco. Seppur le associazioni stiano facendo il possibile per tutelare gli animali e il loro biohabitat, i turisti possono fare la loro parte. Sostenere attraverso safari fotografici dà modo al parco di potersi proteggere, mettere dei limiti e agire contro questa presa di posizione della capitale che rischia di mettere a repentaglio la sicurezza e la tutela degli esemplari che abitano la zona protetta. Organizza un safari fotografico con l’aiuto di guide del posto, ricorda di avere sempre un comportamento etico e rispettoso per gli animali e per l’ambiente.

 

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Mandelieu-La Napoule, la vera Costa Azzurra dei francesi

Gli italiani amano la Costa Azzura, ma i numeri dimostrano che più in là di Cannes difficilmente arrivano. Eppure, appena dopo la città del Festival del cinema c’è una località di villeggiatura inaspettata, che offre tantissime attrazioni turistiche, ma che i nostri connazionali non conoscono ancora. Si tratta di Mandelieu-La Napoule, una cittadina di mare – ma non solo – a due passi dalla mondanità della Croisette da una parte e dalla natura meravigliosa del Var, dall’altra, caratterizzata da quella meravigliosa roccia color ocra del massiccio dell’Estérel. Qui, difficilmente si sente parlare italiano essendo una meta frequentata soprattutto dai francesi, ed è il luogo migliore dove trascorrere una vacanza sentendosi un vero local.

La cittadina costiera di Mandelieu-La Napoule offre diverse spiagge, naturalmente, ma si trova anche alla foce di ben due fiumi navigabili, la Siagne e il Riou de l’Argentière, costeggiati da sentieri percorribili a piedi o in bicicletta e quindi non è solo una località di mare come le altre. E non è tutto. In questa cittadina del Sud della Francia, che conta poco più di 20mila abitanti, ci sono anche diverse attrazioni culturali (ci sono ben quattro castelli) e una vivace vita notturna grazie ai tanti locali e ristoranti dove trascorrere belle serate estive.

E non è ancora finita, perché Mandelieu è soprattutto d’inverno che dà il meglio di sé. Tra gennaio e febbraio, infatti, quando fiorisce la mimosa che colora di giallo i numerosi giardini e l’intera città, attira ancora parecchi turistic, tanto che questo evento di stagione viene festeggiato con un festival dedicato a questo delicato fiore giallo. Alla mimosa s’ispirano anche piatti, profumi e persino gelati. Ma ecco cosa fare a Mandelieu-la-Napoule e perché sceglierla come vostra meta delle vacanze.

Mare e spiagge a Mandelieu-La Napoule

A Mandelieu ci sono ben sette spiagge. Sicuramente, la spiaggia più scenografica dove andare d’estate a Mandelieu-La Napoule è quella sotto il castello, la Plage du Château de La Napoule, ma ce ne sono altre dai nomi evocativi come la Plage des Sables d’or, Plage des Dauphins, Plage de la Rague – un angolino poco noto alla fine del sentiero litorale – e Plage de la Raguette, la Plage Robinson e la Plage Font Marina.
Il mare, con i suoi sette porti (pubblici e privati), e i due fiumi sono sicuramente le principali attrattive dell’estate qui.

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Fonte: ©Camille Moirenc / OTC Mandelieu

La Plage de La Rague a Mandelieu

Dai porti, dove sono attraccata decine di piccole barche non più lunghe di 25 metri, partono le imbarcazioni che conducono gli appassionati di immersioni alla scoperta de fondali marini nel Golfe de la Napoule e hanno sede diversi centri nautici che organizzano ogni sorta di sport acquatico. Ma a Mandelieu si può navigare anche sui fiumi con piccole barche, anche elettriche. Proprio per l’immagine delle barche attraccate lungo le rive dei due fiumi con i pontili che portano direttamente nelle case viene la città spesso paragonata alla Miami Beach della Costa Azzurra.

Attività nella natura

Una delle caratteristiche di Mandelieu è che, pur essendo una cittadina di mare, offre tantissime attività all’aria aperta nella natura non per forza legate al mare, in quanto è ricca di parchi e di giardini. I più belli da visitare sono i giardini del Castello di La Napoule, fatti realizzare dall’ultima proprietaria del castello, Marie Clews, che vi si trasferì a vivere col marito Henry negli Anni ‘20 trasformando un maniero medievale in un luogo romantico con torri e affacci sul mare che ben si integrano con gli alberi centenari del parco e le splendide aiuole fiorite. Mecenati dell’arte, la coppia – e in seguito la fondazione a loro dedicata, Napoule Art Foundation – hanno integrato la proprietà con installazioni artistiche moderne e opere di artisti che vengono ospitati regolarmente ancora oggi.

Se questo giardino è tutto da ammirare, le Berges de Siagne sono tutte da vivere, con i sentieri, i percorsi sportivi, gli attrezzi per il fitness, i giochi per i bambini, gli spazi per i pic-nic, gli immancabili campi da bocce, i pontili delle barche che, grazie al clima mite delle Alpi marititme, sono fruibili tutto l’anno e, solo d’estate, invece, il Théâtre Robinson, dove si tengono concerti all’aperto.

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Fonte: ©Camille Moirenc / OTC Mandelieu

In bicicletta lungo le Berges de Siagne a Mandelieu

Il lungofiume confina anche con i due campi da golf da 18 buche e con il bellissimo Parc des Oliviers, che ospita decine di ulivi e di piante aromatiche. In occasione del Festival des Jardins della Costa Azzurra, che si tiene ogni due anni ad aprile (il prossimo è nel 2025) in diverse località del Sud della Francia, ospita anche delle creazioni temporanee. E poi c’è il Parc Emmanuelle de Marande, uno dei più recenti giardini nati a Mandelieu-La Napoule che ospita un arboretum di mimose considerato un vero e proprio museo con oltre specie diverse di questo splendido fiore al quale ogni anno a febbraio viene dedicata una festa, la Fête du Mimosa.

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Fonte: ©Camille Moirenc / OTC Mandelieu

Passeggiate nella natura lungo la Siagne

Cosa vedere a Mandelieu-La Napoule

Alcune le abbiamo già anticipate. Oltre all’iconico Château de La Napoule, visibile sia dalla strada sia dal mare, con il suo pittoresco camminamento, di origine medievale, costruito e ricostruito più volte nel corso dei secoli ce n’è un altro che domina Mandelieu dall’alto e si tratta dello Château d’Agecroft, un edificio neo-medievale con tanto di torri e merletti. Questo castello non si può visitare perché in realtà ospita una casa vacanze fatta costruire negli Anni ’20 per ospitare le famiglie dei minatori normanni – e per queto viene chiamato Château des Mineurs – e ancora oggi offre ospitalità sociale.

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Fonte: ©Camille Moirenc / OTC Mandelieu

Lo Château Agecroft o Château des Mineurs a Mandelieu-La Napoule

Ma a Mandelieu c’è un terzo castello: si tratta dei resti dell’antica fortezza a difesa della città che domina ancora oggi dall’alto del Mont San Peyre e che si può raggiungere a piedi seguendo un sentiero. Da lassù si gode di una vista impagabile non solo sulla città ma anche su Cannes, sulle Isole di Lérins (Sainte-Marguerite e Saint-Honorat) e su tutto il Mediterraneo. E non è finita, perché ce ne sarebbe anche un quarto, lo Château de la Tour, che però è in stato di abbandono.

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Fonte: ©Christian Retaggi

Le rovine del castello sul Mont San Peyre a Mandelieu

I quartieri di Mandelieu-La Napoule

Alcuni di questi quartieri sono perfetti da vivere dopo l’ora del tramonto perché sono un susseguirsi di locali, ristoranti e negozi, come La Napoule, dove si trova anche la piccola stazione ferroviaria appena sistemata e che è un piccolo bijoux, perfetta per visitare la cittadina anche senz’auto e per raggiungere tutte le località della Costa Azzurra senza stress. È il quartiere storico della città e anche il più romantico, con le sue strade  ripavimentate di recente, le piazzette e le fontane illuminate da lampioni artistici. Confina con il quartiere Capitou, un piccolo villaggio provenzale nel cuore di Mandelieu che un tempo era quello dei coltivatori di mimose.

Due quartieri stanno per diventare green e sostenibili e sono Le termes e Minelle, dove sono in fase di realizzazione parchi e strade pedonali che saranno ultimati nei prossimi anni. E poi c’è il bord de mer, con i suoi ristoranti terrazzati a picco sul mare e il quartiere sparso sulle colline di Mandelieu. Se cercate una Costa Azzurra diversa e oltre le solite mete già battute dagli italiani questa sicuramente fa per voi.

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Fonte: ©Camille Moirenc / OTC Mandelieu

Panorama su Mandelieu-La Napoule
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L’aeroporto di Abu Dhabi si appresta a diventare il più smart del mondo

Essere “smart” oggi è un obbligo, soprattutto per i servizi e per le grandi città: ecco che gli aeroporti, infatti, anno dopo anno continuano a cambiare i loro volti diventando sempre più tecnologici, migliorando dunque non solo i servizi rivolti al benessere dei passeggeri e alla loro sicurezza, ma anche tutte quelle operazioni che grazie alla tecnologia si snelliscono diventando più semplici ed efficienti.

Tra gli aeroporti considerati più smart a livello mondiale possiamo citare senza dubbio l’Aeroporto Internazionale di Singapore Changi, noto per le sue innovative soluzioni tecnologiche e i servizi all’avanguardia che migliorano l’esperienza dei passeggeri – nonché per la sua bellezza architettonica che attira turisti da tutto il mondo come una vera e propria attrazione. Altri aeroporti famosi per la loro tecnologia sono sicuramente l’Aeroporto Internazionale Hamad a Doha, in Qatar, e l’Aeroporto Internazionale di Incheon a Seul, entrambi rinomati per l’efficienza operativa, l’offerta di servizi digitali e l’attenzione riservata al comfort dei viaggiatori.

Oggi, invece, giunge notizia che anche l’Aeroporto di Abu Dhabi sta trasformandosi e sembra sia destinato a diventare addirittura il più smart di tutti. Vediamo il perché.

Perché l’aeroporto di Abu Dhabi sarà il più smart

L’aeroporto di Abu Dhabi oggi è già noto per l’alta tecnologia presente nella sua infrastruttura, tanto da essere recentemente stato elogiato persino da Elon Musk con la frase “gli Stati Uniti devono recuperare”.

D’altronde, l’Oriente non è raro sorprendere l’Occidente con le sue grandi opere: la notizia è che adesso l’aeroporto di Abu Dhabi sta lanciando il Progetto Smart Travel, che prevede di installare sensori biometrici in ogni punto di controllo dell’identificazione del passeggere in aeroporto, dai banchi check-in ai varchi immigrazione, comprese le casse duty-free, le sale d’attesa delle compagnie aeree e i gate d’imbarco.

Questa tecnologia di elevata qualità e così sofisticata è in realtà già utilizzata ad Abu Dhabi, soprattutto sui voli operati dalla compagnia aerea partner Etihad, ma adesso che sarà espansa a tutta la struttura ciò rappresenta una svolta davvero decisiva.

Biometria, aeroporto

Fonte: iStock

Controllo dei dati biometrici in aeroporto

Andrew Murphy, chief information officer dell’aeroporto di Abu Dhabi, ha dichiarato che: “stiamo espandendo a nove punti di contatto e questo sarebbe un primato mondiale. Il sistema è progettato senza necessità di pre-registrazione, i passeggeri vengono riconosciuti e autenticati automaticamente mentre si spostano attraverso l’aeroporto, accelerando significativamente l’intero processo.”

In questo modo, arrivando anche per la prima volta negli Emirati Arabi Uniti, sia che si tratti di un residente che di un turista, ognuno vede raccolte le proprie biometrie all’immigrazione dall’Autorità Federale per l’Identità, la Cittadinanza, le Dogane e la Sicurezza Portuale (ICP), così che questo database possa collegarsi al sistema smart dell’aeroporto.

Questo sistema sarebbe in grado di elaborare 45 milioni di passeggeri, in brevissimo tempo, facendo sì che un aeroporto di enormi dimensioni possa essere attraversato da un passeggero anche in circa 15 minuti.

Cosa pensano i passeggeri dell’hi-tech in aeroporto

Lo scorso ottobre 2023 un sondaggio a cura dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA) aveva rivelato che circa il 75% dei passeggeri preferisce l’uso delle biometrie rispetto ai passaporti e ai biglietti cartacei per il transito in aeroporto. Il restante 25% delle persone intervistato, invece, ha dichiarato di sentirsi un po’ a disagio con la tecnologia e di preferire invece le interazioni umane (infatti, il tradizionale sistema rimarrà comunque un’opzione valida a scelta del passeggero).

L’interazione umana e i documenti cartacei per l’identificazione dei passeggeri in aeroporto non saranno solo una scelta personale per via delle preferenze, ma anche un obbligo per i minori di 12 anni, dal momento che le caratteristiche facciali dei bambini cambiano troppo velocemente per il sistema e per la sua efficacia.

Sempre all’interno dello stesso sondaggio della IATA del 2023, il 46% dei partecipanti ha dichiarato di aver utilizzato la tecnologia in un aeroporto già almeno una volta. A Singapore, l’aeroporto è stato tra i primi a diventare il più smart negli ultimi anni, associandosi anche all’autorità di immigrazione del governo per implementare un processo di autorizzazione biometrica accessibile a tutti, residenti e viaggiatori.

La competizione per la tecnologia in aeroporto (e per il titolo di “aeroporto più smart al mondo”) è davvero alta in tutto il mondo: anche negli aeroporti di Hong Kong, Tokyo Narita, Tokyo Haneda e all’Indira Gandhi International di Delhi si stanno avviando sperimentazioni riguardo il transito e l’identificazione dei passeggeri tramite dati biometrici, ma Medio Oriente Asia restano i pionieri.

In Occidente e in Europa, tuttavia, si stanno compiendo ugualmente progressi significativi, tanto che già lo scorso anno la IATA ha collaborato insieme a British Airways per testare il primo volo internazionale con identità digitale completamente integrata, su un tragitto da Heathrow  a Roma Fiumicino. In quel caso, un passeggero di prova ha volato utilizzando esclusivamente la propria identità digitale, conosciuta come W3C Verifiable Credential. Passaporto, visto e biglietto elettronico erano stati quella volta memorizzati su di un portafoglio digitale e successivamente verificati tramite riconoscimento biometrico.

Negli Stati Uniti, invece, sembra che si sia rimasti un po’ indietro, ma non del tutto: infatti, la Dogana e Protezione delle Frontiere ha implementato la biometria inizialmente nelle zone di arrivo dei suoi 96 aeroporti internazionali, con 53 sedi che dispongono della tecnologia biometrica anche nei gate di partenza.

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Visitare la N Seoul Tower e ammirare la capitale della Corea dall’alto

Non sono poche, nel mondo, le grandi città che si possono ammirare dall’alto. Spesso, i grandi nuclei urbani o le capitali possono vantare delle torri di costruzione decisamente moderna, dall’alto delle quali si gode un panorama a dir poco invidiabile. Seoul, la capitale della Corea del Sud, non fa eccezione e la sua N Seoul Tower è una di quelle attrazioni che non possono essere tralasciate durante un periodo breve o lungo alla scoperta di questa nazione asiatica sempre interessante per motivi di ogni genere, dal K pop fino alla gastronomia.

Come organizzarsi per salire sulla N Seoul Tower? Ecco qualche consiglio.

Dove si trova la N Seoul Tower e come raggiungerla

Visitando Seoul, non mancherai di notare molti parchi pubblici. Uno di essi è porta addirittura il nome di un monte. Si tratta del Namsan Mountain Park, dove si trova proprio la N Seoul Tower, oltre a un altro numero cospicuo di attrazioni cittadine, come un osservatorio astronomico o un giardino botanico molto interessante. La torre si può raggiungere in vari modi.

La cosa importante è arrivare in prossimità del parco che la contiene. Se viaggi in auto, sappi che dovrai parcheggiare la tua macchina ai margini del parco. Per salvaguardare la natura e l’ecosistema di quel luogo, solo il trasporto pubblico è ammesso nell’area interna al parco. Per questo motivo, troverai degli shuttle bus che potranno portarti dai parcheggi alla torre o in altre aeree del parco stesso.

Salire sulla N Seoul Tower: quanto costa e dove prendere il biglietto

Questa torre moderna è oggi un’attrazione turistica molto gettonata e conviene sempre organizzarsi in anticipo per acquistare i biglietti, soprattutto se si vuole arrivare sulla piattaforma panoramica in orari speciali come, per esempio, quello del tramonto. La N Seoul Tower è aperta 365 giorni all’anno e l’orario di accesso dipende da cosa si vuole fare o vedere una volta lì.

Questo luogo, come spiegheremo tra poco, è un collettore di ristoranti e negozi con orari diversi. Per quanto riguarda la piattaforma di osservazione, è normalmente aperta dalle 10 del mattino fino alle ore di buio. Chiude, infatti, tra le 21.30 e le 23, a seconda dei giorni. Per raggiungere il punto di osservazione si paga un biglietto di 21’000 won, che sono circa 14€. Sono previste delle riduzioni per bimbi o per anziani oltre una certa età.  Prendere il biglietto online è la cosa migliore per garantirsi l’accesso.

La storia della N Seoul Tower

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La N della N Seoul Tower

Caratteristiche e storia della N Seoul Tower

Qual è la storia di un’attrazione simile? La N Seoul Tower venne progettata alla fine degli Anni ’60 e venne pensata per essere, al pari della Fehrnseheturm di Berlino, uno strumento per le trasmissioni televisive. Ci misero un po’ di tempo a costruirla e venne inaugurata all’inizio degli Anni ’80, mantenendo la sua funzione di trasmissione ma diventando fin da subito un luogo da visitare durante un viaggio in Corea o per gli abitanti della capitale stessa. All’inizio della sua vita, si chiamava semplicemente Seoul Tower.

Nel 2005 venne rinnovata e le venne aggiunta quella N per indicare “new”, “nature” e Namsan, ovvero l’area in cui si trova. Questa torre, nel 2018 è entrata a far parte dei monumenti di “Seoul’s Future Heritage”, una speciale lista voluta dall’amministrazione dell’area metropolitana della capitale per raggruppare i monumenti contemporanei importanti per tutta la capitale della Corea del Sud. Serve ancora come antenna per le vie di comunicazione? Assolutamente sì ed è ben lungi da smettere in questo suo servizio pubblico.

A livello di caratteristiche strutturali, questa torre raggiunge un’altezza complessiva di 479,7m, ottenuti sommando la misura della torre più quella del punto del parco in cui si trova. Attualmente è il secondo edificio più alto da ammirare visitando Seoul, dopo la Lotte World Tower, un grattacielo di 554 metri, il cui osservatorio è posto 486 metri, ovvero circa sei metri in più della N Seoul Tower.

Cosa fare visitando la N Seoul Tower in Corea del Sud

Questa torre è racchiude un vero e proprio mondo di cose da fare durante il tuo viaggio a Seoul. Al suo interno potrai mangiare, fare shopping o, addirittura, assistere a spettacoli.

Iniziando dalla gastronomia, sono molti i viaggiatori che si recano nei paesi asiatici per gustare le specialità locali. La cucina coreana è sempre più apprezzata e, all’interno della N Seoul Tower potrai trovare ristoranti di ogni genere e per ogni gusto. Molti di essi, proprio perché all’interno di questa attrazione della capitale, sono spesso presi d’assalto. Se la tua visita corrisponde all’orario di un pasto, è consigliato prenotare. Per poter accedere ai ristoranti della N Seoul Tower non è richiesto alcun biglietto ma si pagherà direttamente il normale conto del proprio pranzo o della propria cena.

Ci sono anche alcuni negozi dentro la torre e sono quasi tutti di souvenir di Seoul o della Corea. Non manca un supermercato e un centro di informazioni turistiche, molto utile per chi si trova lì per la prima volta. La struttura della torre è completamente accessibile ed è pronta ad accogliere anche chi ha problemi di deambulazione.

Le Luci della N Seoul Tower in Corea del Sud

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Le Luci della N Seoul Tower

Le luci della N Seoul Tower

Uno dei motivi più frequenti per recarsi in questo parco per restare a guardare la torre dall’esterno, anche dopo essere saliti alla piattaforma di osservazione ed essere tornati con i piedi per terra. Perché? Il mistero è presto svelato: la torre possiede migliaia di Led di molti colori diversi, pronti a creare degli splendidi motivi luminosi, non appena cala il buio. Gli spettacoli delle luci della N Seoul Tower sono affascinanti e coinvolgenti e sono sempre diversi, a seconda del momento dell’anno, di eventuali festività mondiali o coreane o in base a eventi particolari.

Una curiosità per i viaggiatori romantici

La N Seoul Tower è considerata, soprattutto dai coreani, come uno dei luoghi più romantici della capitale. Non è raro, infatti, arrivare al piano della piattaforma di osservazione e trovare qualcuno intento in una proposta di matrimonio, con tanto di ginocchio posato a terra e anello tra le mani. Per questo motivo, il negozio di souvenir della torre vende delle stampe e oggetti personalizzati, creati apposta per chi fa la proposta in quel luogo così speciale. All’esterno della torre, tra le altre cose, c’è un luogo designato appositamente per agganciare il proprio lucchetto o lasciare dei messaggi d’amore. Stai pensando a un viaggio per fare la tua proposta di matrimonio o per giurare amore eterno a qualcuno? Magari la N Seoul Tower è il luogo che fa per te.