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Visto per la Corea del Sud, come farlo? Consigli utili e informazioni

La Corea del Sud è tra i sogni di molti viaggiatori: puoi realizzare il tuo desiderio di visitare questo luogo magnifico, Paese dell’Asia Orientale, aggiornandoti su cosa serve prima di partire. Occorre un visto per la Corea del Sud? Quali sono i documenti che servono per entrare nel Paese? Pianifica la tua vacanza senza stress con i nostri consigli: ecco cosa sapere.

Occorre il visto turistico per la Corea del Sud?

C’è una buona notizia: non occorre il visto per entrare in Corea del Sud per soggiorni inferiori ai 90 giorni. I cittadini italiani che hanno intenzione di visitare il territorio e soggiornare per poco meno di tre mesi possono partire a un’unica condizione: vedere il Paese, ma non è possibile svolgere delle attività lavorative. Fino al 31 dicembre 2024, non è necessario richiedere l’autorizzazione di viaggio elettronica K-ETA per entrare nel Paese. Una scelta che mira a promuovere il turismo. In alternativa, l’autorizzazione deve essere richiesta 72 ore prima di partire ed è obbligatoria.

Come fare il visto turistico per la Corea del Sud

Per i turisti che intendono rimanere in Corea del Sud per più di 90 giorni, è fondamentale richiedere il visto. Cosa fare, in questo caso? La prassi è la seguente:

  • Fare richiesta presso l’Ambasciata della Repubblica di Corea a Roma oppure presso il Consolato della Repubblica di Corea a Milano;
  • Trascorsi 90 giorni dal proprio arrivo in Corea del Sud, è obbligatorio richiedere la Alien Registration Card all’Ufficio di Immigrazione. Bisogna presentare il passaporto, la foto e pagare circa 30mila Won (circa 20 euro). In base al tipo di visto, può essere richiesta ulteriore documentazione.

Ricordiamo, infine, che per entrare in Corea del Sud bisogna munirsi di passaporto con almeno 3 mesi di validità residua. Aggiungiamo che, sebbene con il visto turistico non si possa effettivamente lavorare, si può comunque seguire un corso di lingua coreana, un’attività di certo divertente e formativa per chi desidera rimanere almeno per un mese.

Quanto dura il visto turistico per la Corea del Sud?

Dal momento in cui non è previsto il visto per l’ingresso in Corea del Sud, è bene ricordare solo un aspetto: il viaggio non deve durare più di 90 giorni. Il discorso è diverso, invece, per l’autorizzazione di viaggio elettronica K-ETA. In vigore a partire dal 1° settembre 2021 per tutti i cittadini italiani, questa autorizzazione è concessa dalle Autorità coreane. Sospesa fino al 31 dicembre 2024, torna in vigore successivamente.

Quali sono i costi del visto turistico per la Corea del Sud?

I costi del K-ETA dono di 10.000 KRW e può essere richiesta sul sito web ufficiale. Aggiungiamo una informazione preziosa: la quota non viene rimborsata se la domanda viene respinta. La procedura, in ogni caso, è piuttosto semplice e la durata è di due anni a partire dalla data di approvazione. Ora che sai tutto quello che c’è da conoscere sul visto per la Corea del Sud, puoi prenotare il volo e preparare i bagagli, ma soprattutto strutturare il tuo itinerario di viaggio: andrai a Seoul, la Capitale della Corea del Sud, o ti farai conquistare da Gyeongju, un vero e proprio museo a cielo aperto?

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Come arrivare all’aeroporto di Girona da Barcellona

L’aeroporto di Girona è situato a circa 100 chilometri dalla città di Barcellona e rappresenta un punto strategico per chi vuole esplorare la bellissima Costa Brava o visitare la vivace città catalana. Questo aeroporto, inoltre, è raggiungibile dalle città di Pisa con un volo della compagnia low cost RyanAir. Ma come raggiungere l’aeroporto di Girona da Barcellona? Ecco diverse opzioni.

Da Barcellona a Girona in treno

L’aeroporto di Girona è collegato a Barcellona tramite diverse soluzioni di trasporto. È possibile raggiungere, infatti, la destinazione in treno, ovvero una delle opzioni più popolari. Bisogna raggiungere inizialmente la stazione dei treni di Barcellona (Barcelona Sants), ben collegata con la metropolitana ed altri mezzi pubblici da diversi punti della città. Dopodiché si può scegliere tra diverse tipologie di corse. Ad esempio, è possibile scegliere i treni RENFE regionali, una linea che copre distanze medie e che impiegano circa un’ora e venti, oppure i treni AVE o AVANT, che sono più veloci e che impiegano circa 40 minuti per raggiungere la città di Girona.

Una volta arrivati a Girona è necessario prendere un taxi o un autobus per raggiungere l’aeroporto. La stazione ferroviaria, infatti, si trova a circa 13 chilometri dall’aeroporto, quindi è necessario usare i mezzi. Il viaggio in taxi dura all’incirca 15/20 minuti, altrimenti è possibile scegliere la navetta dedicata al trasporto di passeggeri dalla stazione all’aeroporto (linea L-28).

I biglietti del treno possono essere acquistati direttamente online sul sito di RENFE oppure direttamente in stazione, anche se è consigliabile, almeno per il periodo di alta stagione, di prenotare con largo anticipo gli spostamenti, così da assicurarsi il posto e risparmiare sul costo del biglietto.

In auto verso l’aeroporto di Girona

Una soluzione che sicuramente permette più libertà e consente, perché no, di visitare nel migliore dei modi questa bellissima parte della Catalogna e non perdere, ad esempio, le bellezze della città di Barcellona ed il divertimento di Lloret de Mar, è spostarsi in auto. Una volta terminate le vacanze in terra spagnola, però, com’è possibile raggiungere l’aeroporto di Girona di Barcellona?

Si tratta di un’opzione comoda e flessibile, che consente di raggiungere la destinazione in circa un’ora e quindici minuti. Basterà seguire le indicazioni da Barcellona per l’autostrada AP-7, in direzione Girona/Francia. Il tragitto autostradale è di circa 85 chilometri, un viaggio piacevole che porta direttamente all’aeroporto di Girona, dove una volta arrivati basterà cercare i parcheggi disponibili oppure i punti di noleggio dove restituire l’auto.

Anche in questo caso, se si viaggia in alta stagione, è bene considerare la possibilità di partire con largo anticipo, in modo da non rimanere intrappolati nel possibile traffico stradale.

Bus da Barcellona

L’autobus è probabilmente il mezzo più comodo, fra quelli citati, per raggiungere l’aeroporto di Girona. Infatti, prendendo il mezzo dalla stazione Barcelona Nord è possibile raggiungere in circa un’ora e trenta minuti direttamente la destinazione, evitando eventuali cambi di mezzo, come in treno, oppure ricerche di parcheggio o punti noleggio se si viaggia in auto.

Viaggiando in autobus, ad un prezzo di circa 20 euro, sarà possibile scendere direttamente di fronte al terminal dell’aeroporto di Girona, rendendo il viaggio molto comodo se si viaggia con diversi bagagli o con bambini al seguito.

Se si desidera utilizzare questo mezzo è sempre meglio valutare bene gli spostamenti, soprattutto se il volo si ha la mattina presto o in tarda serata, a causa di corse meno frequenti. Inoltre, come per il treno, è consigliabile acquistare con largo anticipo il titolo di viaggio, soprattutto se si viaggia in alta stagione.

Se si ha in programma un viaggio alla scoperta di questi luoghi meravigliosi della Catalogna, atterrare o ripartire dall’aeroporto di Girona potrebbe essere la scelta ideale.

Esterno dell'aeroporto di Girona Costa Brava, con bus interni sulla pista di atterraggio

Fonte: iStock

Aeroporto di Girona Costa Brava, Spagna
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Ecuador Idee di Viaggio Sud America Viaggi viaggiare

Visto per l’Ecuador: a chi serve e quale tipo richiedere

Quando si organizza un viaggio al di fuori dell’Unione Europea, la prima domanda che ci si fa, subito dopo aver scelto la destinazione, è se per l’ingresso turistico in quel luogo sia necessario un visto oppure no. L’Ecuador è una nazione che attira ogni anno milioni di visitatori, grazie alla bellezza del suo territorio continentale, al quale si aggiunge quel paradiso naturale che sono le Isole Galapagos, politicamente parte dell’Ecuador stesso. Il visto turistico è necessario per i viaggiatori italiani che si recano in Ecuador? Ecco qualche informazione.

Il visto turistico per l’Ecuador

Ci sono diversi tipi di visti d’ingresso e di permanenza per chi ha in mente di passare del tempo, più o meno lungo, in viaggio a Quito o nel resto dell’Ecuador.

La prima tipologia – e quella maggiormente richiesta -è il visto turistico, necessario per una vacanza nel paese, per un massimo di 90 giorni dalla data d’ingresso. I viaggiatori con cittadinanza italiana che desiderano fare un viaggio da quelle parti non hanno bisogno di visto turistico per fare la propria vacanza in Ecuador.

Basterà essere in possesso di un biglietto aereo di A/R per il paese, con una permanenza massima di tre mesi, compresi i giorni di viaggio. Al momento dell’arrivo in aeroporto, il funzionario doganale apporrà il timbro di ingresso sul passaporto e, al momento dell’uscita, ci sarà un nuovo timbro. Questi due elementi sono fondamentali per la permanenza turistica in Ecuador.

Nel caso, per esempio, si venga fermati per qualsiasi motivo dall’autorità competente, un passaporto senza timbro sarà ritenuto sinonimo di un ingresso illegale nel paese, con il conseguente rimpatrio sul primo volo disponibile. Il timbro sul passaporto è una prassi alla dogana dell’aeroporto ma potrebbe capitare che non lo sia nelle dogane più piccole poste sul confine, per esempio, con la Colombia. È fondamentale chiedere il timbro, nel caso il funzionario che ti troverai di fronte sembri dimenticarsene.

Per il visto turistico non è richiesto nessun importo in denaro. Nel caso il tuo viaggio per turismo in Ecuador si prolungasse oltre i 90 giorni previsti, dovrai fare richiesta di estensione del visto turistico. Essa va inoltrata negli uffici governativi e prevede una tassa di 100$.

Ecuador

Il visto per risiedere in Ecuador

Esistono due tipi di residenze in Ecuador: quella temporanea e quella permanente. Cosa differisce? Ovviamente il limite di tempo in cui si viene autorizzati a stare nel paese. L’esistenza di questi due diversi tipi di visti per l’Ecuador è giustificata dal fatto che molti stranieri decidono di trascorrere un periodo dell’anno più lungo di 3 mesi (solitamente i mesi più freddi in altri luoghi) in questo paese del Centro America. Oltre a questo, ci sono molti viaggiatori che scelgono l’Ecuador come luogo dove godersi la pensione.

Il visto per residenza temporanea concede di restare nel paese un anno, con estensione fino a 21 mesi.  La residenza permanente si può chiedere allo scadere dei 21 mesi di residenza temporanea. Queste due tipologie di visto per l’Ecuador prevedono un costo che va dai 200$ ai 500$, a seconda dei casi.

I visti diversi dalla categoria turistica si richiedono all’ambasciata o al consolato dell’Ecuador, con un buon anticipo sulla data di partenza.

Il visto per lavorare o studiare in Ecuador

Anche per questa nazione centroamericana è prevista la possibilità di un visto di lavoro o di uno per studio. Benché le finalità della permanenza a Quito, alle Galapagos o in molte altre bellissime località ecuadoregne sia differente, per l’ottenimento di questi visti è prevista una procedura di richiesta simile e il versamento di un importo che va dai 150$ ai 300$. Questi visti restano valide finché il contratto di lavoro è in essere o finché non si finisce il corso di studi.

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Friuli: 5 splendide spiagge d’acqua dolce in Val d’Arzino

Trenta chilometri di meraviglia. Sono quelli percorsi dal torrente Arzino, uno dei corsi d’acqua più belli per chi ama il turismo fluviale, le spiagge d’acqua dolce e il wild swimming.

Scorre in Friuli, da sella Chiampon fino a gettarsi nel fiume Tagliamento poco a monte della stretta di Pinzano al Tagliamento. Con il suo scorrere ha scavato una valle profonda, sui cui fianchi trovano posto diversi piccoli borghi immersi nella natura montana del luogo, tra le Prealpi Carniche.

L’Arzino regala una serie di spiagge d’acqua dolce straordinarie, alternando continuamente tratti del letto del fiume in piano, dove l’acqua scorre placida, a profonde piscine naturali al cospetto di contrafforti rocciosi, e ancora a tratti più impetuosi in strette forre. La sua natura montana gli regala la sua caratteristica più bella: una trasparenza totale che regale un colore cristallino all’acqua, che poi si intensifica sempre più verso il turchese laddove aumenta la profondità del fondale.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Esplorando il corso dell’Arzino

Gli ampi tratti placidi, con una corrente tranquilla, e le temperature calde in estate, pur trattandosi di una valle montana, lo rendono una destinazione fantastica per i pomeriggi di luglio, agosto e settembre.

Inoltre, per ampi tratti il corso dell’Arzino può essere esplorato semplicemente percorrendo il suo letto a piedi. Un’escursione divertente che permette di scoprire ogni angolo del torrente e di trovare la piscina naturale più adatta ai propri gusti. Qui di seguito, alcune delle più belle spiagge d’acqua dolce che si possono trovare in Val d’Arzino.

Sequalins, pace e relax in Val d’Arzino

Sequalins è una piccola borgata poco distante da Casiacco, risalendo il corso dell’Arzino verso monte. Qui, imboccando la via omonima all’abitato, si trova una strada sterrata che costeggia il torrente. Sulla destra, una traccia consente di scendere sulla spiaggia di sassi bianchi.

Grandi massi dove sistemarsi, pace e silenzio popolano questa tranquilla spiaggia d’acqua dolce. Un luogo riservato per godersi un torrente dal colore unico. Una piccola piscina naturale si trova ai piedi di un solitario masso bianco, mentre poco più a monte, dietro un’ansa del torrente, c’è un altro bello spot per fare il bagno.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

L’imbattibile colore dei flutti dell’Arzino

La briglia distrutta

Proseguendo lungo la strada sterrata succitata e percorrendola fino al termine, si trova un argine in cemento del torrente. Lo si percorre a piedi e si scende sul greto del torrente, trovandosi di fronte uno spettacolo che ricorda la devastante potenza della natura: in questa stretta gola la furia dell’Arzino in piena ha distrutto completamente la briglia di cemento costruita proprio per rallentare l’impeto quando il torrente si ingrossa e una massa consistente d’acqua scende verso i paesi a valle.

D’estate, però si trasforma in un luogo di divertimento e relax: una profonda piscina naturale è sorta tra i massi e le macerie, profonda abbastanza da consentire di tuffarcisi in mezzo.

Qui, spesso, i ragazzi del luogo che frequentano questa spiaggia d’acqua dolce abbelliscono il luogo con qualche elemento in più, come qualche panchina intagliata sul lato del fiume opposto a quello di arrivo, o corde da equilibrista sospese in mezzo alla polla d’acqua.

Pert, l’Arzino per tutti i gusti

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Un tuffo dal lungo masso piatto

Pert, qualche chilometro più a monte di Sequalins, è uno dei luoghi più gettonati dalle famiglie in cerca di un bel posto dove fare una rilassante gita giornaliera al fiume, magari con un bel picnic.

Qui l’Arzino offre divertimento per tutti i gusti in un tratto dove il torrente scorre tranquillo e offre diversi tipi di piscina naturale. Si parcheggia da un lato e dall’altro del ponte sul torrente e, scendendo sulla grande spiaggia di ghiaia e sabbia sottostante, troverete una lunga e placida piscina naturale mediamente poco profonda che si sviluppa tra due docili rapide.

Le famiglie amano rinfrescare cocomeri, meloni e bevande nelle fredde acque dell’Arzino, mentre imbandiscono la tavola tra gli alberi al margine del corso d’acqua. L’area è attrezzata con tavoli in legno e barbecue in muratura per grigliare. I bambini, intanto, giocano senza pericoli nell’acqua bassa.

Per chi ama maggiormente la quiete e ha voglia di un tuffo dove l’acqua è più profonda, scendendo leggermente a valle, via fiume o tramite i sentieri che lo costeggiano, si raggiunge un comodo e ombroso masso piatto, ai piedi del quale un’ampia e profonda polla permette di fare qualche bracciata.

La cascatella laterale

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo spettacolo delle spiagge d’acqua dolce dell’Arzino

Risalendo ancora leggermente a monte rispetto a Pert, nei pressi della piccolissima frazione di Chiamp, si trova un altro bellissimo tratto del torrente Arzino. Un ripido sentiero scende nel bosco che nasconde alla vista le anse più affascinanti porta direttamente sul letto del corso d’acqua.

In meno di 5 minuti si raggiunge una spiaggia di sassi bianchi sul lato orografico destro del torrente e ci si trova di fronte uno scenario semplicemente spettacolare: l’Arzino assume tutte le sfumature del blu, dalle tonalità più cristalline alle tinte del cobalto dove l’acqua si fa particolarmente profonda, contrastando con il verde degli abeti e la roccia scura sull’altra sponda.

Un piccolo affluente del torrente balza giù dal fianco della montagna, con una cascatella bucolica che si apre la strada tra le rocce.

Per fare il bagno ci sono due possibilità: la prima è la lunga e profonda piscina a valle del punto nel quale siete scesi, che ha di fronte una piccola, deliziosa e comoda spiaggetta di sabbia; la seconda si trova risalendo un po’ più monte, fin dove l’Arzino si stringe in una corte e stretta, spettacolare gola: qui l’acqua è davvero profonda, ci si può arrampicare sulle pareti rocciose attorno alla piscina naturale e concedersi il più azzurro dei tuffi.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Lorenzo Calamai

È sempre possibile vedere il fondale, ma in realtà l’acqua è molto profonda

Cerdevol

Cerdevol, luogo che prende il nome dalla vicina borgata del paese di Pielungo, è una delle spiagge d’acqua dolce più gettonate della Val d’Arzino.

Friuli Val d'Arzino

Fonte: Filippo Tuccimei

Cerdevol, uno dei luoghi più belli della Val d’Arzino

Un luogo davvero sensazionale, dove grandi faraglioni di roccia bianca fanno da contorno a diverse, profonde piscine naturali di acqua azzurrissima. Tra tuffi, grandi nuotate e spiagge di sassi bianchi, si può passare una giornata di divertimento a contatto con la natura. Il luogo è racchiuso tra due forre: quella a monte, da dove arriva il torrente, è corta e, malgrado la forte corrente, la si può riuscire a risalire; quella a valle è ben più lunga ed è meglio non avventurarvisi.

Per arrivarci si deve percorrere la Strada provinciale 1, che costeggia tutto il corso dell’Arzino, fino al bivio per Pielungo. Lasciatosi questo sulla sinistra, si prosegue per poche centinaia di metri fino a trovare alcuni spiazzi dove parcheggiare. Da qui un comodo sentiero porta sul greto del torrente in circa 5 minuti.

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L’allarme Unesco sull’overtourism: un equilibrio difficile

Nell’ultimo anno, soprattutto con l’avvento dell’estate, si è parlato molto di overtourism. A esprimere la sua opinione e sottolinearne la gravità c’è l’Unesco che, tra i suoi obiettivi, ha anche quello di tutelare e proteggere a livello internazionale patrimoni culturali e naturali unici. Patrimoni che il turismo di massa degli ultimi 50 anni (perché l’overtourism non è un problema solo attuale) sta mettendo a rischio. Già nel 1975 si paragonavano gli effetti dei gruppi turistici alla “devastazione culturale lasciata sulla scia delle grandi migrazioni barbariche“.

Il turismo modella il nostro mondo, nel bene e nel male, alterando le nostre economie e culture, così come i nostri ambienti fisici. Quando il turismo diventa overtourism, questi elementi si amplificano alla massima potenza coinvolgendo fattori che influenzano negativamente i residenti, intaccano l’essenza e l’autenticità dei luoghi e contribuiscono al deterioramento sociale, culturale e ambientale che li circonda.

Il parere dell’Unesco sull’overtourism

Overtourism è il termine che viene utilizzato per definire un numero eccessivo di visitatori in un luogo che porta al sovraffollamento e costringe i residenti a subire le conseguenze dei picchi turistici temporanei e stagionali, i quali si ripercuotono nei loro stili di vita. Il turismo di massa non risparmia nessuno e sono molte le destinazioni interessate dal fenomeno: l’Unesco, nell’articolo pubblicato sul suo sito, ha messo in evidenza alcuni dei casi più famosi come Bali, in Indonesia. Qui, l’overtourism ha provocato un aumento nel costo della vita e scontri culturali quando i turisti non si comportano in modo rispettoso e violano i luoghi sacri.

Stessa cosa a Kyoto, in Giappone, dove il ricco patrimonio culturale è considerato una calamita per il turismo di massa e ha portato all’emergere del kankō kōgai o “inquinamento turistico“, dove la città è impegnata a cercare di controllare i flussi di visitatori e gestire adeguatamente il turismo. In questi casi, le conseguenze sono da ricercare anche nell’incapacità delle infrastrutture pubbliche di tenere il passo con l’aumento della domanda e di creare soluzioni efficaci per evitare situazioni come i congestionamenti del traffico nelle zone turistiche.

E se da una parte il turismo fornisce un potente incentivo economico per proteggere le meraviglie del mondo, dall’altra minaccia la loro stessa esistenza. Questo avviene, come ha sottolineato l’Unesco, specialmente nelle piccole isole dove l’ambiente sociale ed ecologico viene rapidamente sopraffatto. Basti pensare all’isola di Boracay nelle Filippine, l’isola di Komodo in Indonesia e Maya Bay in Tailandia.

Maya Bay Thailandia

Fonte: iStock

La spiaggia di Maya Bay in Thailandia

Un equilibrio difficile, ma possibile

Per cercare di limitare le conseguenze del turismo, paesi, comuni e regioni hanno iniziato a prendere provvedimenti: c’è chi ha introdotto un ticket d’ingresso com’è avvenuto a Venezia e chi, invece, ha spostato l’arrivo delle navi da crociera lontano dal centro, come Amsterdam. Il successo di queste e altre politiche si vedrà nel tempo, ma una cosa, per l’Unesco, è certa: bisogna trovare un equilibrio, perché l’overtourism non scomparirà.

L’obiettivo e la sfida è trovare il giusto compromesso e, per farlo, le misure pensate per ridurre i visitatori devono essere considerate con attenzione, altrimenti possono essere catastrofiche per le comunità dove il turismo sostiene i mezzi di sussistenza locali. Trovare l’equilibrio è un delicato compromesso tra una regolamentazione e una pianificazione efficaci, garantendo al tempo stesso il benessere della comunità, senza comunque perdere di vista il contributo positivo del turismo.

Cosa possiamo fare noi per contribuire

Oggi, molti di noi possiedono un privilegio: possiamo viaggiare con molta più facilità rispetto al passato. Viaggiare è diventato un atto semplice e quotidiano e, nei nostri viaggi, anche noi possiamo contribuire a trovare il giusto equilibrio facendo scelte responsabili. Queste possono aiutare a limitare l’impatto negativo che il turismo ha sul mondo trasformando ogni avventura in un’opportunità. In ogni viaggio che facciamo possiamo dare una risposta sostenibile, in base alle possibilità di ognuno, alle domande “dove andare”, “quando andare” e “come farlo”.

Se possiamo, potremo scegliere di viaggiare durante la bassa stagione, un periodo in cui molte località letteralmente si svuotano; se a causa del lavoro che facciamo, magari statale, non possiamo scegliere i mesi meno affollati, optiamo per le mete meno popolari; tra il treno e l’aereo, quando possibile, scegliamo il treno e, una volta arrivati a destinazione, optiamo per spostarci a piedi o in bici.

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Bari Curiosità itinerari culturali Mar Adriatico Viaggi

Bari inedita: i posti segreti della città

La città di Bari, capoluogo pugliese che si affaccia sulle acque del Mar Adriatico, è una città dal fascino assolutamente irresistibile e caratterizzata da una storia millenaria, che si mescola con la vivacità e l’allegria che caratterizzano le vie del centro storico.

Bari è nota per il suo lungomare, ma anche per il maestoso Castello Svevo Normano, la Basilica di San Nicola, patrono della città, ed il tanto amato e per l’intreccio di viuzze strette che compone Bari Vecchia. Esiste, però, una Bari meno conosciuta, ricca di angoli nascosti e luoghi segreti che sono in grado di raccontare storie affascinanti ed inedite ai più. Ecco quali sono i posti più suggestivi e misteriosi della città pugliese.

La Chiesa Russa, alla scoperta di un angolo di Russia nel cuore di Bari

Si tratta di una perla nascosta, che si trova fuori dai normali circuiti turistici principali: la Chiesa Russa. Questa costruzione si trova nel quartiere Carrassi, su Corso Benedetto Croce, ed è una chiesa ortodossa intitolata proprio al patrono della città di Bari, ovvero San Nicola, che viene venerato anche in Russia.

Venne costruita nei primi anni del Novecento ed è un esempio straordinario dello stile architettonico ortodosso, con una caratteristica cupola verde che sembra richiamare le chiese del Cremlino di Mosca. Inoltre, la chiesa è circondata da un bellissimo giardino di alberi di limoni, nel quale è presente anche un albergo per pellegrini ed una piccola chiesa intitolata a San Spiridione.

Il fatto che sia lontano dal centro storico, fa sì che la chiesa sia ancora poco conosciuta, conservando un’atmosfera più intima e riservata.

Piazza del Buonconsiglio

Spostandosi verso il cuore storico di Bari, ovvero il quartiere di Bari Vecchia, è possibile incontrare un altro angolo affascinante e quasi nascosto della città. Si tratta di Piazza del Buonconsiglio, uno degli scorci più pittoreschi del capoluogo pugliese, dove i visitatori possono osservare antichi resti di una chiesa di epoca bizantina, che sembra quasi fondersi con l’architettura medievale che caratterizza gli edifici circostanti.

Questa chiesa, dedicata a Santa Maria del Buonconsiglio, e che risale all’incirca al nono secolo, venne demolita negli anni Trenta, ma solo nel 1983 venne riportata alla luce parte della sua struttura antica, oltre che magnifici mosaici del pavimento. Questa piazza è il luogo ideale per scoprire la storia millenaria di Bari, lontano dalle folle dei turisti.

Scorcio di un vicolo di Bari Vecchia, centro storico della città, con piante lungo la via e piccole case tradizionali

Fonte: iStock

Vicolo del centro storico di Bari Vecchia

A difesa della città: il fortino di Sant’Antonio Abate

Fra le cose da visitare a Bari rientra sicuramente una passeggiata sul bellissimo lungomare cittadino, tanto amato anche dalle migliaia di turisti stranieri che ogni anno visitano la città. Proprio qui si erge il fortino di Sant’Antonio Abate, una struttura che venne costruita in passato per proteggere la città dalle frequenti incursioni dei pirati saraceni.

All’interno di questa struttura, inoltre, si trova una piccola cappella dedicata proprio a Sant’Antonio Abate e che è accessibile al pubblico solo in occasione della festa del santo: il 17 Gennaio. Qui viene conservata una statua in legno del santo, oggetto di venerazione dei diversi fedeli nel giorno di celebrazione.

Dalla struttura, inoltre, è possibile godere di una vista panoramica sul Mar Adriatico e sul centro storico di Bari, il luogo ideale per scattare scatti memorabili di una vacanza alla scoperta di questa meravigliosa città pugliese.

La Chiesa di Ognissanti di Cuti

Poco lontano dal centro di Bari, nella tranquilla campagna di Valenzano, si trova un altro luogo poco conosciuto, ma dotato di grande fascino. Si tratta della chiesa di Ognissanti di Cuti, struttura risalente al dodicesimo secolo, un esempio di architettura romanica ancora perfettamente conservata, che con le sue tre cupole spicca tra le grandi distese di ulivi che la circondano.

Questa chiesa è poco frequentata dai turisti, nonostante abbia una grande importanza dal punto di vista storico ed artistico per la città di Bari. Questo la rende un luogo di pace e preghiera, dove i visitatori possono ammirare bellissimi affreschi e diverse decorazioni degli artigiani locali in epoca medievale. È il luogo perfetto per chi desidera scoprire l’autenticità della campagna pugliese ed immergersi in un’epoca lontana.

I palazzi nobiliari di Bari

Bari è anche una città ricca di splendidi ed antichi palazzi nobiliari. Tra questi, forse il più misterioso è Palazzo Simi, che si trova nel cuore di Bari Vecchia, in uno dei suoi affascinanti vicoli Il palazzo ospita al suo interno un museo che conserva diverse testimonianze della storia barese, come mosaici, ceramiche e vari oggetti che facevano parte della vita quotidiani degli abitanti pugliesi. Il vero segreto di questo palazzo, però, è il fatto che siano stati rinvenuti nei suoi sotterranei i resti di una chiesa paleocristiana.

Un altro palazzo da non perdere sicuramente è Palazzo Fizzarotti, che si trova in Corso Vittorio Emanuele II, un’importante via di Bari che conduce sul lungomare, nel quale è possibile osservare elementi architettonici gotici, rinascimentali e veneziani, oltre alla sua splendida facciata decorata finemente.

Lungomare di Bari, Puglia, con campanile della Cattedrale di San Nicola sullo sfondo

Fonte: iStock

Lungomare di Bari, Puglia

Nei sotterranei della Cattedrale di San Sabino

Sotto la grande e maestosa Cattedrale di San Sabino si nasconde un segreto che pochi turisti conoscono: la cripta di San Sabino. Un luogo così suggestivo, ricco di storia e spiritualità, dove sono conservate le reliquie del santo e che è in grado di offrire un’atmosfera di raccoglimento, lontano dal caos cittadino. Inoltre, sono presenti diversi affreschi e mosaici risalenti a diverse epoche, che testimoniano la lunga storia proprio di San Sabino.

Bari è una città che non smette mai di sorprendere, una di quelle città che oltre alle sue attrazioni più conosciute ha molto da offrire. Si tratta di luoghi nascosti e storici, come i resti di chiese bizantine, fortini del Cinquecento, musei sotterranei e palazzi nobiliari. È un patrimonio unico nel suo genere, che merita di essere visitato almeno una volta nella vita.

Bari è la destinazione ideale, inoltre, per scoprire il “tacco d’Italia”, la fantastica regione pugliese, punto di partenza per andare a visitare la splendida regione del Salento, ad esempio, con le sue spiagge bellissime, oppure affascinanti città come Otranto, Trani e molte altre. Una vacanza in Puglia può regalare tantissime emozioni e sorprese, perché farsi scappare questa opportunità?

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Lituania, un paradiso per gli uccelli

Dal canapino acquatico alla beccaccia, fino all’aquila reale: in Lituania, dovunque guarderete, soprattutto in determinate stagioni, vedrete tantissimi magnifici esemplari di uccelli. Uno dei più piccoli gioielli d’Europa è infatti il paradiso dei birdwatcher perché possiede una ricca varietà di habitat, tra cui paludi, foreste e due dei paesaggi più mozzafiato dei Baltici: il delta del Nemunas e la penisola di Curonian, cosparsa di dune di sabbia.

La Lituania è il luogo ideale dal quale osservare la fauna ornitologica soprattutto perché è situata lungo la rotta migratoria dell’Est Baltico ed è in grado di offrire esperienze uniche e indimenticabili durante le intense migrazioni primaverili e autunnali. Dotato di un clima mite e di paesaggi diversificati, il paese è come una calamita per innumerevoli specie di uccelli, molte delle quali figurano in alto nelle liste dei desideri stilate dagli appassionati di birdwatching. Inoltre, molte specie presenti, che proprio in Lituania si riproducono regolarmente, sono considerate a rischio di estinzione come l’aquila di mare, il re di quaglie, la moretta tabaccata e il pagliarolo.

Dove fare birdwatching in Lituania

Ad attirare l’attenzione dei birdwatcher provenienti da ogni parte del mondo sono soprattutto i flussi migratori autunnali, quando milioni di uccelli lasciano i loro luoghi di riproduzione nell’emisfero settentrionale per svernare nell’Europa occidentale e meridionale, in Africa e in Asia. Questa tratta, conosciuta come Baltic Flyway, ha in Lituania una delle sue terrazze privilegiate dal quale ammirarla, ancora meglio se in compagnia di guide esperte che vi accompagneranno in questa esperienza unica.

In particolare, sono tre i luoghi privilegiati da tenere a mente per avvistare gli uccelli durante la migrazione: il Parco Nazionale di Curonian Spit, Capo Ventė e il Lago Žuvinas, non a caso conosciuto anche come il lago degli uccelli.

Parco Nazionale di Curonian Spit

Un paradiso rilassato e accessibile, oltre che uno dei più belli in cui fare birdwatching in Lituania, è il Parco Nazionale di Curonian Spit. Patrimonio UNESCO, famoso per le sue dune di sabbia, è anche il luogo perfetto dove osservare le diverse specie di uccelli interessate dal flusso migratorio grazie alle sue torri di avvistamento. Anche i non professionisti potranno divertirsi grazie alla presenza di postazioni informative ricche di informazioni e curiosità. Qui, la location ideale è soprattutto la Riserva Naturale di Nagliai, considerata la rotta più trafficata d’Europa e dove sarà possibile avvistare anche specie rare come i falchi pellegrini, i falchi dalle gambe rosse, le aquile marziali e gli storni rosei.

Parco Nazionale di Curonian Spit

Fonte: iStock

Vista aerea del Parco Nazionale di Curonian Spit

Capo Ventė

Capo Ventė conquista i professionisti e gli appassionati per il numero vertiginoso di uccelli che si possono avvistare nella sua area: ben mezzo milione ogni giorno durante l’alta stagione migratoria, che va da settembre a ottobre. Un luogo storico per gli appassionati di birdwatching: fu qui che, nel 1929, lo zoologo e biologo lituano Tadas Ivanauskas inaugurò la prima stazione di inanellamento per uccelli d’Europa. In questa zona avrete l’opportunità di avvistare diverse specie provenienti dalla Siberia e dirette a sud, come le poiane dalle zampe ruvide, e di regalarvi anche altre esperienze, come il tour in barca sul fiume Minija.

Lago Žuvinas

In fermento durante i flussi migratori è anche il Lago Žuvinas, situato all’interno di una riserva naturale. Questo è considerato soprattutto il paradiso degli uccelli acquatici e, grazie alla sua natura paludosa, rappresenta il luogo ideale dove, se si è fortunati, è possibile avvistare anche il rarissimo canapino acquatico.

Le cicogne, simbolo della Lituania

Di uccelli, in Lituania, se ne possono avvistare tantissimi, ma solo uno è considerato il vero simbolo del paese: l’elegante cicogna. Non una cicogna qualunque, bensì quella bianca, in quanto questo territorio ospita la più alta densità conosciuta al mondo, a dispetto di un drastico calo registrato nelle altre aree d’Europa. Secondo una ricerca, sono presenti 13.000 coppie nidificanti nelle aree agricole e in prossimità delle zone umide.

La Lituania offre l’habitat perfetto alla cicogna perché vanta foreste umide e terreni agricoli perfetti per le sue necessità. Il periodo ideale per avvistarla è sicuramente la primavera, in concomitanza con il ritorno di questa specie dalla migrazione invernale in Africa, dove ripartono intorno alla metà di agosto seguendo la rotta che dall’Est Europa e la Turchia porta fino alla Penisola araba. L’inverno della Lituania, infatti, è troppo rigido per la cicogna che oltre a preferire i luoghi caldi, non vola mai sopra il mare: in virtù della sua conformazione fisica e all’ampiezza delle ali, durante la rotta migratoria seguirà un percorso che la conduce sopra diversi paesi come Israele, la Siria e il Libano.

Nei mesi compresi tra maggio e agosto, invece, gli appassionati potranno ammirare questi animali nella loro quotidianità. Oltre ai corsi dei fiumi principali, i punti privilegiati per osservare le cicogne sono la foresta di Uzulenis (a pochi chilometri da Vilnius) e la foresta di Punia, a sud di Kaunas.

Cicogna bianca

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Un esemplare di cicogna bianca
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La funicolare Como-Brunate, il balcone delle Alpi

Se siete in cerca di un’esperienza memorabile da fare anche solo in giornata in occasione di una gita fuori porta, questa è perfetta per chi ha l’occasione di vistare il Lago di Como e desidera stare lontano dalla folla senza contribuire al cosiddetto overtourism. È il viaggio – breve – a bordo della funicolare che collega Como a Brunate, uno dei gioielli della Lombardia, un balcone panoramico con vista sulle Alpi.

La funicolare Como-Brunate

Inaugurata nel 1894, la funicolare Como-Brunate da subito diventò una delle attrazioni turistiche più frequentate, oltre a fungere da mezzo di trasporto per i residenti. Fu il simbolo dello sviluppo dei trasporti pubblici di quel periodo. Era anche il periodo del boom industriale e dell’inizio di quello che sarebbe diventato il turismo di massa, che proprio sul Lago di Como è letteralmente esploso negli ultimi anni. Inizialmente funzionava a vapore. Fu solo nel 1911 che la trazione divenne elettrica. Fu di nuovo ammodernata nel 1934-5 e nel 1951 furono sostituiti i vagoni con quelli più moderni.

In soli 7 minuti di ripido tragitto si attraversa un tunnel e i boschi intorno al lago. A metà del tragitto, s’incontra il cosiddetto “Cannone di Mezzogiorno“, installato all’inizio del ‘900 e che, tutti i giorni, a mezzogiorno spara un colpo a salve.

Escursioni in partenza dalla funicolare di Brunate

Ma non è solo per l’esperienza di salire a bordo di questa storica funicolare e neppure per ammirare il panorama del Lago di Como dall’alto che vale la pena salire. Dalla stazione d’arrivo di Brunate, infatti, partono diverse escursioni. In pochi minuti si arriva alla fonte del Pissarottino, punto panoramico dal quale si possono ammirare il primo bacino del lago, Villa d’Este, Villa Erba e il Monte Rosa.

Un’altra escursione consigliata è quella per il Monte Piatto, che coniuga la bellezza dei luoghi con la scoperta archeologica degli avelli e della Pietra Pendula. Questa escursione può proseguire verso Torno, noto per essere il borgo delle streghe, dove è possibile ammirare la splendida chiesa di San Giovanni e prendere il battello per tornare a Como. La durata dell’intera passeggiata è di circa due ore e mezza. È consigliata in tutto il periodo dell’anno in assenza di neve.

Molto bella è, per chi se la sente, la discesa a piedi verso Como che si può fare seguendo due sentieri: quello che costeggia la funicolare e quello, molto suggestivo, che passa per l’Eremo di San Donato, un ex convento del XV secolo. Una volta tornati a Como, si può fare un tour guidato della città con una crocierea in barca sul lago più famoso del mondo.

Cosa vedere a Brunate?

Brunate è un piccolo Comune che si trova a 715 metri sul livello del mare e vanta una storia antichissima. Da vedere c’è il Faro Voltiano, una torre ottagonale costruita nel 1927 come omaggio della città di Como al suo cittadino Alessandro Volta. Con un’altezza di 29 metri, domina la vallata e, di notte, illumina Como e i dintorni con fasci di luce verde, bianca e rossa. Poi c’è la Fontana Campari che si trova proprio nel centro di Brunat, un’opera in stile déco dell’artista fiorentino Giuseppe Gronchi. La fontana, che fa parte di una serie di circa 30 opere delle quali solo tre sono rimaste in Italia, fu commissionata dalla nota azienda produttrice di bevande per pubblicizzare il prodotto.

Faro Voltiano Brunate

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Vista del Lago di Como dal Faro Voltiano a Brunate

Infinite, c’è la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, originaria del 300, una volta annessa a un monastero, è stata arricchita nel XVII secolo, ricostruita nel XIX secolo e ampliata nel 1900. Ospita un organo a canne costruito dai fratelli Prestinari nel 1827. Proprio di recente il New York Times ha elogiato e consigliato i monti nei dintorni di Como, tra cui Brunate, “il balcone delle Alpi”, in un articolo sugli scenari unici d’Italia dove trascorrere giornate all’insegna della natura.

Funicolare Como-Brunate: date e orari

La funicolare è in servizio tutti i giorni dalle ore 6 alle ore 22.30. Il sabato dalle ore 6 alle ore 24.00. Durante il periodo estivo, il servizio viene prolungato fino alle ore 24.00. Il 25 dicembre il servizio è effettuato dalle 8 alle 12 con corse ogni 30 minuti. Il tempo di percorrenza è di soli 7 minuti. Tutte le corse fermano, a richiesta, a Carescione. Il biglietto ordinario costa 3,60 euro, andata e ritorno costa 6,60 euro.

I ragazzi fino ai 12 anni compiuti pagano 2,40 euro, 3,90 euro anta e ritorno, mentre i bambini fino ai 4 anni di età viaggiano gratis. Sono previste tariffe promozionali per comitive e per gli abbonamenti mensili, annuali o per 7 giorni. A bordo della funicolare si possono portare biciclette, animali, carrozzine o altri colli al costo di 3,50 euro a tratta. I cani per i non vedenti viaggiano gratuitamente e devono essere muniti di museruola.

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Bob Marley Museum a Kingston: il santuario della musica reggae in Giamaica

Fare un viaggio in Giamaica significa potersi tuffare in un mare incredibile, ammirare meraviglie naturali degne di un paradiso e godere anche di luoghi diventati ormai dei veri e propri santuari, eletti a tale carica dagli amanti della musica in generale. Se, infatti, per gli appassionati di musica reggae è quasi obbligatorio andare una volta nella vita a visitare il Bob Marley Museum di Kingston, per tutti gli altri amanti delle 7 note è un ottimo modo per rendere omaggio a chi – che piaccia o meno – abbia fatto la differenza.

Un viaggio in Giamaica porta spesso la voglia di stare in spiaggia e non c’è nulla di male in tutto questo. “Sacrificare” un giorno per ammirare il Bob Marley Museum regala un’esperienza altrettanto densa, positiva e capace di generare grandi ricordi.

Dove si trova il Bob Marley Museum in Giamaica

Kingston è la capitale della Giamaica ed è una città che, talvolta, può essere anche socialmente problematica. Lo sapeva bene Bob Marley, dato che viveva proprio lì, al nr.56 di Hope Road. A quell’indirizzo, infatti, si trova quella che fu la sua abitazione dal 1975 al 1981, anno della sua morte. Dal 1970 era usata dal gruppo di Bob Marley – The Wailers – come sede della loro casa discografica. Il musicista giamaicano la acquistò anni più tardi per continuare a mantenerla sede della propria attività lavorativa ma facendola diventare anche una residenza.

Appartiene ancora oggi alla famiglia Marley: fu, infatti, la vedova di Bob – Rita – a volerla trasformare in un museo, poco dopo la morte del marito. La casa al 56 di Hope Road a Kingston fu il luogo in cui alcune persone cercarono di assassinare Bob Marley. Oltre a questo, l’indirizzo è diventato il titolo di una canzone del gruppo americano Sugar Ray, pubblicata nel 2003.

Per la Giamaica, il Bob Marley Museum è molto più di un’attrazione turistica. È un simbolo che racconta quanto sia importante la capacità di unire le persone nel nome della musica. Come ben raccontato nel recente film (One Love), splendida biopic alla sceneggiatura della quale ha partecipato anche la famiglia Marley stessa, Bob ha usato la sua arte per combattere l’oppressione e promuovere la giustizia sociale. La sua musica, intrisa di messaggi di resistenza e speranza, continua a ispirare generazioni in tutto il mondo.

Organizzare la visita al Bob Marley Museum a Kingston in Giamaica

Fonte: Gerry Images

Bob Marley Museum: un luogo per chi ama la musica

Come organizzare una visita al Bob Marley Museum

Questo importante luogo di riferimento per la musica reggae si può visitare solamente prenotando un tour, tra quelli proposti direttamente dalla fondazione che lo gestisce. Il tour più semplice, che prevede la visita alla casa e tutte le spiegazioni possibili sul luogo e sulla vita di Bob Marley, costa 25$ per un adulto e 12$ per bimbi e ragazzi, dai 4 ai 12 anni. Sopra quell’età, i ragazzi pagano come un adulto e sotto i bimbi sotto i 4 anni entrano gratuitamente.

Perché il Bob Marley Museum di Kingston si visita con la guida e un tour prefissato? Semplice: la casa è piena di oggetti e memorabilia appartenuti a Bob e alla sua famiglia. È praticamente stata lasciata così com’era, nel momento il cui il musicista è morto. Al suo interno c’è davvero molto della vita di tutta la famiglia Marley, così come di tutti i loro collaboratori professionali e amici di ogni genere.  Oltre a questo, all’interno della casa c’è ancora molta attrezzatura tecnica legata alla produzione stessa della musica.

Sono previsti anche dei tour che offrono anche la sola esperienza dentro gli studi musicali, che si trovano a circa un quarto d’ora d’auto dal Bob Marley Museum, sempre a Kingston. La fondazione che gestisce il Bob Marley Museum offre anche una proposta di visita combinata, che porterà i visitatori sia nella casa che negli studi di registrazione, chiamati Tuff Gong. Un’occasione davvero grande per chi ama la musica di ogni genere. Quest’ultimo tipo di tour dura un’ora e mezza e costa 40$ per un adulto (il prezzo per bimbi e ragazzi è di 24$).

I biglietti si possono comprare online ed è meglio prenotare in anticipo la propria visita. Molti tour operator locali, ai quali si affidano anche i principali resort presenti sull’isola, organizzano tour sicuri e ben strutturati che portano i turisti a Kingston, dalle principali località della costa come Montego Bay o Negril, luoghi che spesso sono la base perfetta per chi sceglie di trascorrere una vacanza in Giamaica.

La durata di un viaggio verso Kingston, da queste località, si aggira attorno intorno alle 4 ore di bus. Molti di questi tour prevedono un solo costo che comprende bus di andata e ritorno, visita guidata al museo e pranzo alla caffetteria del museo. Si tratta di soluzioni molto pratiche e decisamente molto sicure per tutti i tipi di viaggiatori.

La statua di Bob Marley a Kingston, Giamaica

Fonte: Getty Images

La statua di Bob Marley a Kingston, Giamaica

One Love Café: un’occasione ghiotta per conoscere la Giamaica

Parlando di Bob Marley non si può non citare il rastafarianesimo, la religione di ispirazione cristiano-copta etiope, che è stata alla base della vita del cantante, fin dai primi incontri con sua moglie Rita, quando erano poco più che due ragazzini dei sobborghi di Kingston. Chi segue questa religione abbraccia un vero e proprio stile di vita che si riflette in molti ambiti, uno dei quali è la cucina. Visitare il Bob Marley Museum a Kingston offre anche la possibilità di incontrare questo lato della Giamaica.

La caffetteria del museo, infatti, è un luogo perfetto per conoscere alcuni piatti tipici e per comprendere un po’ di più l’aspetto gastronomico del rastafarianesimo. Il luogo in questione si chiama – guarda caso – One Love Café e accoglie i visitatori che esplorano questo museo di Kingston, dal lunedì al sabato, dal mattino fino alle 16.30.

Gli eventi del Bob Marley Museum a Kingston

Un luogo come questo museo non può essere anche un collettore di eventi significativi e culturalmente molto importanti. L’area, infatti, prevede anche una zona per concerti intimi e contenuti e sono molto i musicisti, di ogni nazionalità, che cercano di ottenere la possibilità di un concerto in quel luogo così potente e ancora carico di ispirazione. Assistere a un concerto presso il Bob Marley Museum di Kingston è un qualcosa che vale il viaggio in Giamaica.

Gli eventi organizzati al Bob Marley Museum si tengono in giardino, dove si trova una statua in bronzo di Bob Marley, realizzata da Alvin Marriott per rendere omaggio alla memoria del musicista giamaicano.

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Siviglia è la città delle arance: il modo in cui si usano ti stupirà

Quell’inebriante profumo di zagara che avvolge e stordisce tutti i sensi, caratterizza in maniera univoca una delle città più belle del mondo, stiamo parlando di Siviglia. La capitale della regione dell’Andalusia, infatti, ospita oltre 40.000 alberi di arance che colorano di gioia strade, quartieri e ogni angolo della città.

Sì, Siviglia è la capitale delle arance e passeggiare per le sue strade restituisce la sensazione di essere all’interno di un gigantesco aranceto. Un primato che la città spagnola ha fatto suo da sempre, come è evidente la presenza degli aranci in ogni angolo della città e persino nel celebre e suggestivo Patio de los Naranjos.

La storia sulle origini degli aranci di Siviglia

Quella tra gli aranci e la città di Siviglia è una storia d’amore che affonda le sue radici in tempi lontani. La loro presenza risale infatti all’XI secolo, quando i marinai genovesi diffusero l’idea che il fiore d’arancio fosse collegato alla felicità: fu così che la popolazione, man mano, prese l’usanza di piantare questi splendidi alberi nei cortili e lungo le strade della città.

Furono gli arabi, poi, a proseguire la tradizione degli aranci e a darle impulso. Affascinati da questi alberi originari della Cina e dell’India, iniziarono infatti a coltivarli in tutto il territorio dell’Andalusia. Non solo per la loro bellezza, per le proprietà medicinali dei frutti e per la tradizione secondo la quale piantare un arancio era di buon auspicio: i musulmani che abitavano questa terra volevano rendere Siviglia la capitale mondiale della profumeria, poiché l’arancio viene utilizzato per la produzione di profumi e oli.

Infine, a dare ulteriore impulso alla coltivazione di così tanti aranci, furono i marinai scozzesi che qui passavano durante le loro campagne di esplorazione in Africa. Le arance di Siviglia erano per loro un toccasana, poiché essendo frutti molto ricchi di vitamina C aiutavano a combattere lo scorbuto. Inoltre, erano abituati a preparare ricche e golose marmellate.

Fu così che nelle case, nei giardini privati e in quelli pubblici, e in ogni spazio urbano e religioso della città, gli aranci si moltiplicarono, fino a caratterizzare ancora oggi lo splendido paesaggio di Siviglia.

Aranci nel centro di Siviglia

Fonte: iStock

Alberi di arancio tra i palazzi di Siviglia

Come vengono usate le arance di Siviglia

Le arance degli alberi che puntellano Siviglia vengono poi raccolte e utilizzate in tantissimi modi, ma mai mangiate direttamente perché il loro sapore è molto amaro. Queste vengono utilizzate però per la realizzazione di marmellate, composte, liquori caratteristici e, ancora, oli essenziali e profumati. Numerosi locali in città, inoltre, deliziano viaggiatori e cittadini con tapas e piatti elaborati proprio con le arance della città, ed è stata anche istituita la Giornata Gastronomica dell’Arancia di Siviglia.

Forse in pochi lo sanno, ma tutt’oggi le arance di Siviglia hanno un legame speciale con la casa reale britannica (pare che la Regina Elisabetta ne andasse molto ghiotta), che durante le esplorazioni africane del XX secolo scoprì le tante proprietà di questi agrumi profumati. Nel Regno Unito, infatti, viene tradizionalmente prodotta la marmellata di arance amare che vengono direttamente da Siviglia.

Arance e sostenibilità: a Siviglia è possibile

Eppure non è tutto, perché oltre agli usi culinari le arance vengono utilizzate anche per una causa nobile e sostenibile. Un progetto pilota della città della Spagna meridionale, infatti, prevede l’impiego del succo delle arance maturate per l’alimentazione di bus e case.

Basti pensare che solo in città sono censiti ben 47.776 alberi di arancia amara e la loro caduta e abbandono comporterebbe problemi di igiene. Ecco allora che tanti dei frutti che non vengono utilizzati per la produzione di marmellate, oli e altri articoli, vengono raccolte e impiegate per creare energia. Ma come? In parole semplici, utilizzando una tecnologia che sfrutta la fermentazione della biomassa, purificando il biometano generato grazie al lavoro dei batteri, per poi alimentare una piccola turbina.

Già dal 2020, con 35 tonnellate di arance e il loro succo, in media sono stati prodotti annualmente 1500 KW di energia elettrica per alimentare case e autobus della rete cittadina. In questo modo, quindi, uno dei beni più caratteristici e preziosi della città diventerà un’eco-risorsa e un importante esempio di sostenibilità.

Giralda, la Torre della Cattedrale di Siviglia, incorniciata dagli aranci

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Torre della Cattedrale di Siviglia incorniciata dagli aranci