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Rocca di Manerba: panorami e spiagge selvagge sul Lago di Garda

È il più grande lago italiano, e pertanto non poteva mancargli un lato wild: il Lago di Garda regala una zona di natura incontaminata, grandi panorami e l’eredità di un passato importante nella Riserva della Rocca di Manerba, un ampio parco naturalistico e archeologico sulle rive dello specchio d’acqua più noto del Belpaese.

Una zona del lago abitata fin dalla preistoria, che regala al visitatore la possibilità di conoscere le vestigia di questo passato remoto, che offre escursioni e passeggiate in una flora rigogliosa e inaspettata per queste latitudini, tra le quali spicca la salita all’antica fortezza seduta su uno sperone di roccia che domina tutta l’area circostante e dalla quale si gode di uno dei panorami più spettacolari sul lago e sulle sue isole.

Il parco si trova sul lato lombardo del bacino, nel comune di Manerba del Garda, abitato suddiviso nelle sette frazioni di Solarolo, Montinelle, Balbiana, Pieve, Trevisago, Campagnola e Gardoncino. Da Montinelle si può arrivare in auto fino al Museo Civico Archeologico della Valtenesi, da cui poi parte la breve salita fino alla Rocca e si può accedere a tutti i sentieri del Parco.

Storia e cultura: la Rocca di Manerba e il Museo Archeologico

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Guido Adler via Wikimedia Commons con licenza CC-BY SA 3.0

La Rocca di Manerba, l’Isola di San Biagio e lo Scoglio dell’Altare

Il Museo Civico Archeologico della Valtenesi, che è anche centro di accoglienza e di prima informazione per i visitatori della Riserva della Rocca di Manerba, sono presenti i resti degli insediamenti preistorici di cui sono state trovate tracce nella zona del fortilizio.

Se infatti la leggenda narra che il nome di Manerba derivi dalla fondazione in omaggio alla dea romana Minerva, le origini di un insediamento sono ben precedenti. Questa zona costiera del lago fu abitata fin dal tardo Neolitico, con le prime tracce che si fanno risalire a una datazione intorno al 4000 a.C.

Prima di entrare all’interno dei domini romani qualche millennio più tardi, l’area di Manerba fu occupata dalla popolazione dei Galli cenomani, una delle popolazioni di ceppo celtico presenti in Italia settentrionale. Secondo alcuni studiosi si dovrebbe a loro, piuttosto che a Minerva, il toponimo della zona: Manerba deriverebbe dalle parole mon ed erb, la cui unione starebbe a significare un luogo fortificato dimora di un sovrano. Una rocca, insomma.

La Rocca vera e propria, però, quella odierna, risale al XII secolo. Fu costruita su un precedente fortilizio altomedievale e divenne un baluardo contro le numerose turbolenze dei secoli successivi, dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini fino a quelle tra le signorie locali degli Scaligeri e dei Visconti. Le sue mura vennero distrutte nel 1576, quando la Repubblica di Venezia, entrata in controllo del territorio valtenese, decise di porre fine ai traffici illeciti di banditi e fuorilegge che trovavano rifugio nel castello.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Vista sul Monte Baldo

La Rocca di Manerba dista appena una decina di minuti di cammino dal Museo, percorrendo un agile sentiero in salita che porta al punto più alto del parco. Dalla vetta si gode di una straordinaria vista panoramica a 360 gradi sul Lago di Garda e sulle sue sponde: verso nord ovest si scorge immediatamente l’Isola di San Biagio, nota come Isola dei Conigli, riconoscibile dall’inconfondibile sagoma dei cipressi che la punteggiano; poco più avanti lo Scoglio dell’Altare, dove una volta si celebrava il giorno di San Pietro con una messa annuale che attirava tutte le comunità di pescatori del lago; a nord est si staglia la sagoma del massiccio del Monte Baldo, in territorio veronese; nelle giornate con maggiore visibilità si può scorgere a sud est anche la penisola di Sirmione; infine, tutt’intorno, il verde delle coltivazioni rurali della Riserva e il territorio di Manerba del Garda.

Le bellezze di Punta Sasso

Dalla Rocca di Manerba si può proseguire lungo il sentiero in discesa verso Punta Sasso. Per raggiungere lo scenografico punto panoramico a strapiombo sul Lago di Garda ci vogliono all’incirca 15 minuti. Si tratta di un percorso a tratti impervio, non difficile ma da affrontare con un minimo di prudenza e con il giusto equipaggiamento.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Getty Images

Le scogliere di Punta Sasso

Punta Sasso offre una vista del lago diversa: si tratta di una scogliera a strapiombo per circa 90 metri sulle acque del lago, immersa in un contesto più selvaggio. Il sentiero in discesa dalla Rocca incrocia qui il sentiero CAI che percorre tutta la costa del lago all’interno della Riserva, un emozionante percorso in saliscendi fra punti panoramici e tratti di folta boscaglia, per poi passare più all’interno tra vigne e ulivi, caratteristiche coltivazioni delle colline intorno al Garda.

Wild swimming al Lago di Garda

Le ampie scogliere nei dintorni di Punta Sasso sembrano impedire di trovare alcuni angoli dove fare il bagno su queste sponde del Lago di Garda, ma non è così.

Nei pressi della punta le calette di scogli, piccoli tesori incontaminati, sono raggiungibili solamente con delle imbarcazione che tassativamente non siano a motore. Si tratta di veri e propri paradisi naturali dove godere delle acque cristalline del lago e del silenzio totale che vi regna.

Non è però strettamente necessaria una barca a remi o a vela per poter raggiungere le spiagge d’acqua dolce della Riserva della Rocca di Manerba.

Lago di Garda Rocca Manerba

Fonte: Filippo Tuccimei

Le spiaggette nascoste della Riserva della Rocca di Manerba

Nella parte meridionale del parco, infatti, tra il parcheggio di Via Agello e il Casella del Reparto di Alta Velocità, che nella prima parte del novecento serviva per calcolare la velocità degli idrovolanti che competevano sullo specchio d’acqua, si trova un impervio sentiero nel bosco dal quale si dipartono alcune tracce per scendere in piccole e nascoste calette di sassi sulle rive del lago.

Spiagge rocciose, con un ingresso in acqua non sempre facile, ma che lasciano presto il passo a grandi profondità, regalando una splendida esperienza di wild swimming.

Per chi invece ama maggiormente le comodità, al limitare settentrionale della Riserva si può accedere con facilità alla spiaggia di Pisenze, una lunga e stretta spiaggia di sassolini dove si adagia la risacca delle onde del lago. Un posto più antropizzato, ma molto rilassante e scenografico: alla destra dell’ingresso in acqua, le pareti rocciose del promontorio di Punta Sasso, ricoperte di vegetazione, di fronte l’Isola di San Biagio e la suggestiva sponda opposta del lago, con i suoi colli e le sue montagne.

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Val Mastallone: le piscine naturali caraibiche del Piemonte

Sembra di stare in spiaggia ai Caraibi, e invece alzando lo sguardo ci si accorge di essere in un ambiente alpino, tra boschi rigogliosi e vette impervie.

È la splendida contraddizione della Val Mastallone, valle laterale della Valsesia percorsa dall’omonimo torrente Mastallone, riconosciuta come sito di importanza comunitaria per il suo elevato valore ambientale. Una valle stretta, poco abitata, dove i flutti cristallini del corso d’acqua che la caratterizza hanno scavato la roccia per millenni, dando origine a un vero e proprio paradiso per il wild swimming, tra i migliori in Piemonte.

Nel raggio di pochi chilometri, infatti, si succedono una serie di spiagge d’acqua dolce le cui piscine naturali regalano spiagge bianche e acqua cristallina, le cui trasparenze e i cui riflessi fanno pensare a latitudini ben più esotiche.

Varallo, la porta della Val Mastallone

La Val Mastallone si apre per circa 25 chilometri verso nord a partire dal paese di Varallo, abitato di poco più di 6mila abitanti in provincia di Vercelli. Qui il torrente Mastallone si getta nel Sesia e le sue acque proseguono il percorso fino a mescolarsi con quelle del Po.

Varallo è uno dei centri più rilevanti di questa porzione di territorio piemontese. Principale ragione di tale notorietà è il Sacro Monte, un santuario cattolico che fa parte del sito UNESCO Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia.

La costruzione, avviata al termine del XV secolo, si protrasse fino al 1713, dando vita a un complesso religioso piuttosto esteso, con una basilica, che costituisce la stazione finale di un percorso di pellegrinaggio che si snoda tra vie e piazzette che salgono dal paese al santuario, e quarantaquattro cappelle affrescate. Circa ottocento statue in terracotta policroma o in legno, a grandezza naturale, corredano il contesto.

Oggi c’è anche una funicolare che permette di raggiungere il santuario dalla base del colle su cui è seduto.

Anche la cittadina di Varallo è punteggiata di chiese e campanili, alcune delle quali di pregevole fattura architettonica e con un certo numero di opere d’arte a corredo. Particolarmente notevole quella di Gaudenzio Ferrari nella Chiesa della Madonna delle Grazie, i cui interni sono affrescati con La Vita e la Passione di Cristo, uno dei capolavori della pittura rinascimentale piemontese.

Le Storie di Cristo di Gaudenzio Ferrari nella Chiesa della Madonna delle Grazie di Varallo

Da Varallo prende le mosse la scoperta della Val Mastallone, che racchiude al suo interno altri e diversi tesori, prevalentemente naturalistici ma non solo.

Val Mastallone, come arrivare alle piscine naturali

Varallo, la porta della Val Mastallone, si trova in provincia di Vercelli, in Valsesia, valle alpina caratterizzata da fitti boschi che coprono i fianchi delle alte montagne che la circondano.

Per recarsi in Val Mastallone si deve giocoforza percorrere la Strada provinciale 9, che prende le mosse da Varallo e si dirige verso nord, lungo il corso del torrente che dà il nome alla valle.

La zona più bella per fare il bagno tra le cristalline acque del corso d’acqua, dove si trovano le piscine naturali caraibiche, si trova a circa 4 chilometri dal centro del paese. Superato il bivio per Arboerio, si prosegue fino al ponte per Cervarolo, piccolo borgo sul lato orografico sinistro del Mastallone.

Fonte: Getty Images

Le alture della Val Mastallone

Rimanendo sulla provinciale, è da questo punto che incomincia il tratto più bello del fiume, all’incirca fino al successivo ponte sul torrente, quello antico e affascinante della Gula, antico ponte in pietra. Bisogna proprio raggiungere quest’ultimo attraversamento per poter lasciare l’auto e proseguire a piedi, scendendo nel bosco lungo un breve sentiero che porterà sul letto del corso d’acqua, con diversi accessi a due o tre zone di spiaggia d’acqua dolce.

Le piscine naturali della Val Mastallone

Le piscine naturali della Val Mastallone sono davvero una meraviglia della natura: pareti rocciose cadono a picco sul torrente sul lato opposto rispetto a quello di arrivo, praticamente verticale; il contesto è corredato da una vegetazione verdissima tutt’intorno. La spiaggia principale è esposta al sole dalla tarda mattinata e per tutto il giorno, ma può contare su spazi sovrastanti, curiosamente disposti ad anfiteatro, sempre all’ombra, per trovare riparo anche nelle giornate più calde.

Val Mastallone Piemonte

Fonte: Filippo Tuccimei

Le piscine naturali del Mastallone

La comodità delle diverse spiaggette che popolano le sponde del Mastallone è la fine sabbia bianca accumulata durante l’inverno dallo scorrere del torrente. Il contrasto fra questa e il colore verde-azzurro dell’acqua regala quell’impressione di trovarsi in una spiaggia caraibica da cartolina. Poi, però, si alza lo sguardo e le cose vanno ancora meglio: un verdissimo anfiteatro montano corona il panorama fino al cielo blu: non è raro osservare, centinaia di metri più in alto, rapaci che planano disegnando cerchi concentrici.

Non perdete l’occasione per una bella avventura di light canyoning, camminare all’interno del letto del torrente, risalendolo per esplorarne ogni nicchia: passando lungo il corso del Mastallone è possibile raggiungere un’alta, strettissima gola, percorsa la quale il torrente crea una piscina naturale profonda, verdissima e dalle trasparenza caraibiche. Si può arrivare fino ad ammirare il ponte della Gula da sotto, vedendolo abbarbicato alle pareti della forra scavata dalle acque.

Fonte: ph. Drikyz con licenza CC BY-SA 3.0

Il ponte della Gula

Leggende locali raccontano che un santo eremita, in un tempo imprecisato, avrebbe condannato il diavolo a costruire il ponte se non voleva essere ricacciato all’inferno. Il diavolo eseguì la condanna e costruì il ponte in una sola notte, con la rabbiosa intenzione di restarsene inosservato nelle tenebre, e ignorato nella vergognosa sconfitta patita dal santo eremita. Una delle tante leggende legate alle costruzioni di ponti in luoghi impervi e al diavolo, spesso protagonista di queste storie.

Durante un recente restauro, è stata scoperta una pietra recante la data del 721 d.C., cioè di epoca longobarda, ma potrebbe trattarsi di residuo di altro ponte precedente, perché l’ipotesi storica più accreditata è che il ponte sia stato edificato nel XV secolo.

La zona balneare tra il ponte della Gula e il ponte di Cervarolo è abbastanza frequentata in estate, anche se non è mai affollata. È la destinazione ideale per una gita lunga tutto il giorno, di quelle in cui arrivare al mattino presto con tutto l’equipaggiamento necessario a una giornata in riva al fiume, dal pranzo alla merenda, senza dimenticare l’attrezzatura per risalire il torrente: scarpe adatte e, magari, uno zaino impermeabile che consenta di portare con sé il minimo indispensabile per l’esplorazione del corso d’acqua.

La Val Mastallone, comunque, offre molto altro rispetto alla singola gita giornaliera. I piccoli borghi arroccati sui fianchi delle montagne costituiscono una delle principali attrazioni del luogo, tra cui si distinguono le comunità walser, con la loro distintiva architettura in legno. I walser sono una popolazione germanica che abita da tempo immemore le regioni attorno al massiccio del monte Rosa e che ha mantenuto alcune caratteristiche identitarie uniche malgrado il passare dei secoli, come la tipica lingua titzschu, una sorta di svizzero tedesco arcaico.

A Rimella, nella parte superiore della valle, si trova il Museo Etnografico Walser, dove si può apprendere di più sulla cultura, la storia, gli usi e i costumi di questa popolazione presente in un numero limitato di luoghi a cavallo degli odierni confini di Italia, Svizzera, Austria, Francia (e pure Liechtenstein, a dir la verità).

La posizione scenografica di Cervatto e del suo castello, le belle case di Cravagliana, i particolari musei di Fobello (paese natale di Vincenzo Lancia, fondatore dell’omonima casa automobilistica) sono altre delle attrazioni culturali della Val Mastallone, alle quali abbinare ovviamente l’esplorazione dei tanti sentieri montani tracciati sulle splendide montagne che fanno da corona a questo piccolo paradiso alpino.

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Friuli: le più belle piscine naturali delle Valli del Natisone

Il Friuli-Venezia Giulia ha tre propaggini orientali, tre lembi di terra che si spingono verso la Slovenia: a nord c’è Tarvisio, crocevia verso l’Austria e gli impianti sciistici di Kranjska Gora; a sud Gorizia e Nova Gorica, divise soltanto da una linea di confine; e a far da baricentro fra queste due zone c’è una regione poco conosciuta, che dalla pianura udinese muove verso nord-est seguendo il placido scorrere di un fiume: sono le Valli del Natisone.

Ma perché se il fiume è uno le valli sono al plurale? Perché a far parte di questo insieme geografico non è solo la vallata principale del fiume Natisone, che entra in Italia dalla Slovenia nei pressi della minuscola cittadina di Stupizza per scorrere fino a Cividale del Friuli e oltre, fino a perdersi nelle acque del Torre prima e dell’Isonzo poi. Sono anche le piccole, nascoste e misconosciute valli laterali dei suoi affluenti principali: i torrenti Erbezzo, Cosizza e Alberone.

Le Valli del Natisone coniugano la bellezza incontaminata della natura alla facilità nel raggiungere tutti i luoghi di interesse, siano essi i piccoli borghi che punteggiano il territorio, i verdi boschi nei quali affrontare una delle tante escursioni verso le montagne che circondano la valle o le spiagge d’acqua dolce sulle rive smeraldine del corso d’acqua, frequentate da locali e visitatori durante l’estate.

È l’ideale per chi ama un tuffo rinfrescante senza lunghe sfacchinate, ma al tempo stesso ritrovandosi in pochi minuti nel mezzo della natura, senza niente di artificiale che inquini il contesto. Vi ritroverete in spiagge d’acqua dolce da sogno, senza nessuna traccia umana se non la presenza di qualche altro bagnante, a poche centinaia di metri da dove avrete lasciato il vostro mezzo, sia esso a quattro o a due ruote, a motore o a pedali.

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Il fiume Natisone nei pressi del confine fra Italia e Slovenia

Le acque del Natisone sono particolarmente tendenti al verde, ma sempre limpide e pure, come uno smeraldo, una pietra preziosa incastonata in un territorio dove la natura la fa da padrona. In più, è un corso d’acqua particolarmente temperato: rinfrescante d’estate, ma raramente freddo come lo sono tanti altri torrenti e fiumi montani che caratterizzano il territorio friulano.

Le Valli del Natisone sono inoltre ideali per chi ama il turismo in sella a una bicicletta: l’altitudine limitata e un terreno sostanzialmente pianeggiante rendono il territorio ideale ad essere attraversato dalle due ruote, come testimonia anche la presenza della Ciclovia della pianura e del Natisone, che da Cividale del Friuli risale fino a Stupizza.

È una zona che si adatta perfettamente ad essere scoperta a ritmo lento come lo scorrere del fiume, perlustrando ogni angolo, perché anche il più remoto ha una piccola storia da raccontare, il suo piatto tipico da assaggiare, l’impronta del passaggio della Storia e delle storie delle persone che queste valli hanno popolato nel corso del tempo: negli ultimi 60 anni le Valli del Natisone hanno perso circa il 30% degli abitanti, rimanendo un luogo ancorato al passato e immerso nel verde.

Valli del Natisone: le più belle piscine naturali

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Un’altalena improvvisata per tuffarsi nelle splendide acque del Natisone

Lungo i 15 chilometri d’asfalto della Strada statale 54 che collegano Cividale del Friuli, bella cittadina che rappresenta il portale d’ingresso alle Valli del Natisone, a Stupizza, ultimo avamposto italiano prima del confine con la Slovenia, il fiume Natisone regala alcune delle più belle piscine naturali di tutto il Friuli.

Nelle immediate vicinanze di Cividale si trova subito uno dei luoghi magici lungo il corso del fiume. Basta uscire dalla città da Borgo Brossana, l’antica porta d’accesso alla città per chi proveniva da oriente,  e seguire la strada tra i campi fino ad arrivare al primo incrocio dopo la fine dell’abitato. Qui si può vedere una traccia attraversare il campo e inoltrarsi verso il letto del torrente.

Si ha così accesso a una bella e comoda spiaggia di sassi bianchi con un’ampia piscina naturale dove si può fare il bagno in completo relax. Poco più a monte un’ampia ansa del Natisone dà vita a una polla molto profonda, dove ci si può tuffare dalle rocce sovrastanti. Sono due zone piuttosto conosciute e frequentate, tanto che i locali preferiscono a volte risalire ancora un po’ più a monte, dove si trova una spiaggia molto ampia di piccoli sassi bianchi con una zona dove il letto del fiume presenta diverse profondità, adatte a tutti i gusti.

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Le acque smeraldine del fiume Natisone

Uscendo da Cividale sulla sponda opposta del Natisone, invece, si può raggiungere la frazione di Purgessimo. Qui, poche centinaia di metri dopo l’insegna stradale che annuncia l’inizio dell’abitato, si trova un sentiero sulla sinistra che porta a una lunghissima lingua di sassi bianchi in fondo alla quale una rapida forma una bella piscina naturale profonda.

A Vernasso, piccola frazione di San Pietro al Natisone, si trova una delle spiagge d’acqua dolce più gettonate, in particolare per la sua comodità: a fianco della classica spiaggia di sassi si trova un bel prato verde dove sistemare l’asciugamano. È un luogo ideale per le famiglie con i bambini grazie alla sua ampia piscina naturale con acqua piuttosto bassa e corrente pressoché inesistente.

Il titolo di più bella piscina naturale sul corso del Natisone se la contendono però due luoghi vicini: il mulino di Biarzo e i massi nei pressi del ponte di Tiglio, entrambe piccole frazioni raggiungibili da strade che si diramano dalla solita Strada statale 54 succitata.

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Scorci di Natisone nei pressi del ponte di Tiglio

A Biarzo il Natisone è costretto a compiere una brusca curva da un promontorio roccioso che diventa l’ideale trampolino per rinfrescanti tuffi nella profonda piscina naturale sottostante. Un luogo animato da un’atmosfera vivace, ma con tanto spazio a disposizione per tutti.

A valle del ponte di Tiglio una spiaggetta oltre una radura alberata, in concomitanza di una cascatella, delimita l’inizio di un tratto altamente spettacolare del fiume. Grosse conformazioni rocciose, come scogli decorati da una sparuta vegetazione, sorgono dal letto del fiume in un tratto dove raggiunge elevate profondità. La corrente è dolce e c’è tanto spazio per nuotare fra i riflessi e le trasparenze smeraldine dell’acqua.

Valli del Natisone: da vedere

Le Valli del Natisone, territorio nascosto e dimenticato, sono punteggiate non solo da prodigi della natura, ma anche da sottovalutate bellezze artificiali.

Una visita non può prescindere da un giro per Cividale del Friuli, centro più importante lungo il corso del fiume. Il Natisone scorre in una gola diversi metri sotto il Ponte del Diavolo, mirabile opera ingegneristica e architettonica dal quale si accede al centro storico del borgo. Qui, di fronte al Palazzo comunale, veglia lo sguardo di Giulio Cesare, reso permanente da una statua che ritrae il condottiero romano, fondatore della città. La chiamò Forum Iulii, toponimo a cui risale l’origine del nome Friuli, mentre la denominazione di Cividale risale ad epoca medievale.

A quest’ultimo periodo deve le sue origini il Tempietto longobardo, una delle opere architettoniche più rilevanti del borgo. Un giro per il curatissimo centro storico, fra eleganti bar e osterie con la cucina tipica locale, non può prescindere dalla visita al Duomo e all’antistante piazza.

Valli del Natisone Friuli

Fonte: ph. Aconcagua via Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 3.0

San Giovanni D’antro

Non perdetevi un assaggio di gubana e strucchi, i dolci tipici delle Valli: la prima è una torta di pasta lievitata ripiena di uvetta, frutta secca e scorza di limone che viene tipicamente servita bagnandola con della grappa per ammorbidirla; i secondi sono piccoli pasticcini ripieni di un ripieno simile a quello della gubana, spesso arricchito dai profumi della cannella, del miele e del burro fuso.

Altro luogo sensazionale delle valli è la Grotta di San Giovanni d’Antro. Antro è una frazione del comune di Pulfero, dove si trova una chiesa ipogea costruita all’interno di una montagna. Un luogo unico, al quale si ha accesso salendo gli 114 scalini che portano al maestoso ingresso. All’interno della grotta, tra cunicoli e stalattiti, si trova una vera e propria pieve. Un sito dall’enorme valore sia speleologico che storico.

La leggenda vuole che la chiesa e la grotta siano stati rifugio per le popolazioni delle Valli durante le scorrerie degli Unni. In realtà sin dal IX secolo d.C. si hanno testimonianze dell’utilizzo delle grotte di Antro come luogo di preghiera, ascesi e contemplazione.

A Polava, minuscola frazione di una delle valli laterali dove scorrono gli affluenti del Natisone, resiste un incredibile tempio buddista. Fondato negli anni Novanta dal maestro Yeshe Tobden, il piccolo santuario prosegue le sue attività in un luogo di pace piuttosto sperduto: a Polava sono rimasti solamente 3 abitanti stabili, mentre sono un migliaio le statue di Buddha presenti al tempio.

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Friuli, dal Natisone all’Isonzo: lungo il fiume in bicicletta

Non c’è, in Italia, altra regione così brulicante di torrenti e fiumi balneabili e brillanti come il Friuli. La regione all’estremo nord-est del nostro paese è un vero e proprio regno delle acque, capace di conquistare i più indefessi amanti del turismo fluviale e di stupire al contempo anche i novizi del wild swimming.

Ad aumentare esponenzialmente l’attrattiva delle sponde di alcuni dei fiumi e dei torrenti friulani c’è la possibilità, non così frequente, di poterle esplorare in sella a una bicicletta, sfruttando magari alcuni dei percorsi ciclabili pensati per i visitatori della regione.

Pensate a quando andate in bicicletta nella vostra città: piste ciclabili intermittenti, automobilisti imprudenti, l’inquinamento che neutralizza il piacere del movimento a due ruote. Niente a che vedere con l’esperienza di pedalare tranquilli a stretto contatto con la natura che regala la ciclovia che collega Cividale del Friuli a Tolmin, in Slovenia, e che collega le rive del fiume Natisone a quelle dell’Isonzo.

Due corsi d’acqua straordinari. Il Natisone attraversa una valle stretta, dall’altitudine assai limitata, con usi, costumi e cultura separati da quelli del resto del Friuli. Le sue acque tendono allo smeraldino, sempre limpide e pure, raramente fredde (una rarità per certi corsi montani). L’Isonzo ha metà del suo corso in territorio italiano, ma le sue spiagge più belle, caratterizzate da piscine naturali con acque turchesi e cristalline su un fondale di sassolini bianchissimi, si trovano in Slovenia, nella zona compresa tra Kranjska Gora e Tolmin.

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Il Natisone poco fuori da Cividale

Le due vallate, di qua e di là dal confine di Stato, hanno il vantaggio di mantenersi su un’altitudine media relativamente bassa, mentre i fianchi delle montagne si impennano ai loro lati. Così, anche per il ciclo-amatore alle prime armi non è impresa impossibile percorrere i 45 chilometri che compongono il percorso: il dislivello totale dell’intero percorso è di appena 350 metri, alla portata della maggior parte delle persone, e pertanto adatto a intere famiglie.

Cividale del Friuli, la partenza

La partenza del percorso ciclistico è a Cividale del Friuli, piccolo gioiello delle Valli del Natisone, di cui è anche il centro decisamente più rilevante.

Nata in epoca romana con il nome di Forum Iulii, dalla cui contrazione nasce il toponimo Friuli che andrà ad indicare l’intera regione, Cividale è un borgo storico, con un centro che merita una prolungata visita.

Vi si entra attraversando il Ponte del Diavolo, che permette di attraversare una vertiginosa gola dove scorre il fiume Natisone. Si accede quindi a Piazza del Duomo, con il duomo cinquecentesco che si trova di fronte al bel Palazzo comunale, ornato a sua volta dalla statua di Giulio Cesare, fondatore della città.

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Fonte: Lorenzo Calamai

Cividale del Friuli vista dalle sponde del Natisone

In fondo alla piazza, sul lato opposto, si trova il Museo archeologico nazionale di Cividale del Friuli, ospitato in quello che fu il Palazzo dei Provveditori veneti, elegante edificio di impronta palladiana. Il Museo ospita soprattutto reperti del passato longobardo della città, che fu capoluogo del ducato stabilito in Friuli dopo la caduta dell’impero romano.

Altra mirabile testimonianza del passato di Cividale è il Tempietto longobardo, piccolo gioiello di architettura e scultura facente parte del complesso religioso di Santa Maria in Valle, all’estremità orientale del centro storico.

Il Museo archeologico nazionale e il Tempietto longobardo sono i due luoghi che fanno parte del sito seriale dell’UNESCO I Longobardi in Italia: i luoghi del potere, che raggruppa le tracce del passaggio storicamente, architettonicamente e artisticamente importante della popolazione longobarda nella Penisola, al fianco di luoghi come Benevento, Brescia, Campello sul Clitunno, Spoleto.

Partendo dal centro storico di Cividale prende quindi le mosse la pedalata lungo il corso del Natisone per giungere nella valle dell’Isonzo. Si risale il corso d’acqua sulla sponda in sinistra orografica sfruttando la pista ciclabile in sterrato ben tenuto fino alla vicina frazione di Ponte San Quirino, quindi si passa sull’altro lato e si attraversano tutte quelle piccole frazioni di San Pietro al Natisone che ospitano alcuni dei più bei luoghi dedicati al wild swimming lungo il fiume, soste ideali per una pedalata col giusto ritmo.

Le piscine naturali del Natisone lungo il percorso

Fin dalle prime battute, il percorso ciclistico affronta piste ciclabili dedicate o strade secondarie molto poco trafficate. In più, ci sono diversi spot dov’è possibile abbandonare la bicicletta per qualche decina di minuti, rinfrescandosi nelle più belle spiagge d’acqua dolce del fiume Natisone.

Poco dopo l’attraversamento del Natisone in località Ponte San Quirino, ad esempio, si arriva a Vernasso.

Qui l’area predisposta alla nota, chiassosa sagra locale, si trasforma in un gioiellino di pace e tranquillità durante la settimana. Vi si trova una larga spiaggia per metà costituita da sassi e per metà da un bel prato d’erba. Il fiume si allarga tranquillo in un’ampia piscina naturali dove rinfrescarsi in totale relax.

Non lontano, in località Oculis, è possibile una piccola deviazione: percorrendo una stradina tra i campi sulla destra si arriva a un piccolo ponte pedonale. A fianco del ponte un sentierino porta al letto del torrente e a una bella spiaggia riparata dalle fronde degli alberi. Le acque del Natisone scorrono placide all’ombra delle chiome: un luogo ideale per i giorni più caldi d’estate.

Superata la località di Cras si giunge all’incrocio con il ponte che attraversa il fiume. Mentre il percorso ciclabile continua seguendo le indicazioni per Antro e imbocca la strada sterrata sulla destra a pochi metri dall’incrocio, gli appassionati di wild swimming possono imboccare, anche in bici, il sentiero che scende a pochi metri dal ponte. Conduce a un’ampia radura boschiva a stretto contatto con una spiaggia in uno dei punti più belli del Natisone: una cascatella delimita l’inizio di un tratto molto spettacolare, con grosse conformazioni rocciose decorate da una timida vegetazione che sorgono dal letto del fiume, che sotto di loro raggiunge una elevata profondità.

Trampolini ideali per un acrobatico tuffo nelle temperate acque del Natisone, mentre l’ampia piscina naturale garantisce anche lo spazio per qualche rilassante bracciata.

Un’altra piccola piscina naturale si trova dietro al campo sportivo di Pulfero, che viene fiancheggiato dal percorso ciclistico che, infine, si sposta lungo la Strada statale 54 fino a Stupizza e poi al confine con la Slovenia.

A Stupizza l’ultima possibile deviazione per un bagno nel Natisone: in concomitanza della fermata dell’autobus del paesino, si seguono le indicazioni per il percorso tematico il Villaggio degli Orsi e la strada bianca che porta al ponte sul fiume. Da qui si accede alla lunga spiaggia di sassolini bianchi, con tanto spazio per sistemarsi (e anche per appoggiare le bici, se serve). La piscina naturale migliore si trova risalendo di un centinaio di metri a monte del ponte.

La Valle dell’Isonzo e lo sconfinamento in Slovenia

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L’Isonzo scorre in terra slovena

Oltrepassato il confine nei pressi di Stupizza, si prosegue per qualche chilometro lungo il corso del Natisone sloveno, quindi si piega a oriente in direzione Tolmin, piegando verso la valle dell’Isonzo.

È qui che le cose si fanno un po’ più avventurose: il percorso lascia l’asfalto per uno sterrato comunque non impegnativo, tagliando per le campagne fino a Kobarid, quella che fu Caporetto, nota per la battaglia della Prima guerra mondiale.

Proprio in questo luogo carico di storia e di fascino, nel quale merita fermarsi a riprendere fiato, si incontra l’altro grande fiume di questo splendido viaggio a due ruote: da qui in poi si costeggia l’Isonzo fino a Tolmin, scendendo verso sud con lo sguardo rapito dagli scorci sulle sue acque turchesi e incredibilmente attraenti.

friuli ciclabile natisone isonzo
Una delle meravigliose spiagge sull’Isonzo

Poco a sud di Kobarid, in località Ladra, si trovano un paio di tratti di fiume splendidi, con ampie spiagge di sabbia sulle sponde delle acque turchesi del fiume.

Infine anche a Tolmin, termine ultimo della splendida pedalata, l’Isonzo regala un paio di splendidi spot per il wild swimming proprio a margine della città: dove il torrente Tolminka si getta nell’Isonzo formando un’enorme piscina naturale.

Così, anche una volta scesi dal sellino, ci sarà spazio per un ultimo tuffo prima del ritorno a casa.

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Weekend a Ioannina, bellissima perla della Grecia

Non molto distante dal confine con l’Albania e sulle rive del lago Pamvotida si trova la città di Ioannina, una località greca che sorprende grazie alle sue bellezze storiche, ma anche naturali. Una bellissima città tutta da scoprire ed incastonata tra le montagne del Pindo ed i Monti Tessalici.

È una meta sicuramente poco conosciuta delle Grecia, ma che una volta scoperta, saprà entrare nel cuore dei suoi visitatori, che qui potranno immergersi nella cultura locale e godere di panorami mozzafiato.

Cosa vedere a Ioannina?

Questa storica città greca, che venne fondata nel lontano Cinquecento d.C, ha una storia davvero ricca e variegata. Durante i secoli ha vissuto momenti di grande splendore, che hanno lasciato segni indelebili nel suo patrimonio architettonico e culturale. Passeggiando, ad esempio, per le vie del Kastro, il centro storico cittadino, si percepisce la presenza di diverse civiltà che l’hanno abitato.

Il Kastro è un vero e proprio museo a cielo aperto. Qui, una delle prime tappe da non perdere in un weekend di visita in città, è la Moschea di Aslan Pascià, con una caratteristica architettura in stile ottomano. Venne costruita nel 1619 sui resti di una chiesa cristiana ed oggi è la sede del Museo Etnografico di Ioannina, all’interno del quale è possibile ammirare diversi reperti storici e costumi tradizionali locali.

C’è poi il Fetiye Cami, la moschea della Vittoria, realizzata durante la stessa epoca della precedente, ma anche diversi musei, come il Museo Archeologico, nel quale poter ammirare reperti che vanno dal Paleolitico fino all’età romana, ed il Museo Bizantino, dove trovare oggetti che raccontano la storia religiosa di questa città.

Simbolo di Ioannina è sicuramente la torre dell’orologio, situata nella piazza centrale della città antica, punto di riferimento per gli abitanti locali ed i visitatori, ma anche per gli appassionati di fotografia, che al tramonto potranno ammirare questa torre illuminata dal sole, per uno scatto unico.

Il lago Pamvotida

Dopo aver esplorato il Kastro, è il momento di immergersi nella natura di Ioannina e dei bellissimi paesaggi che la circondano. Queste bellezze naturali sono rappresentate soprattutto dal lago Pamvotida, il più grande della regione dell’Epiro e dove i visitatori, ma anche i cittadini locali, possono trovare pace e tranquillità. Il luogo ideale per una pausa rigenerante dopo la visita della città e per finire il weekend in bellezza.

Al centro del lago è presente una piccola isoletta, raggiungibile con un battello che parte direttamente dal proto di Ioannina, e dove è presente un piccolo borgo composto da case dallo stile tradizionale greco, colorato da fiori e piante.

La tradizione antica di Ioannina

Ioannina non è solo luogo di storia, ma anche di cultura e tradizioni vive. Uno dei luoghi migliore dove poter immergersi a pieno nella cultura e nelle tradizioni locali è sicuramente il bazar cittadino, un mercato in stile orientale, dove poter trovare prodotti locali artigianali, tessuti, molteplici spezie e soprattutto gioielli. Infatti, la città è famosa per la sua tradizione orafa, che ha radici antichissime. Gli artigiani di Ioannina sono rinomati per la loro abilità nella lavorazione dell’argento e nella creazione di pezzi unici, che è possibile acquistare nelle botteghe.

Attività ed escursioni

Un weekend fuori porta, alla scoperta di Ioannina, può dirsi completo se si ha la possibilità di immergersi nella natura di questa regione greca attraverso escursioni e trekking, attività molto amata dai visitatori, grazie anche alla possibilità di seguire diversi sentieri che si snodano tra foreste, gole e paesaggi naturali incredibili.

Una delle escursioni più spettacolari da Ioannina è sicuramente quella che porta alle gole di Vikos, poco distanti dalla città. Si tratta delle gole più profonde al mondo, che si vanno ad aggiungere a bellezze naturali in giro per l’Europa, come le gole del Verdon in Francia o le numerose gole italiane. Una volta arrivati a destinazione, la vista lascerà senza fiato tutti i camminatori.

Un’altra escursione da fare durante un weekend a Ioannina è anche quella che porta al sito archeologico di Dodoni, uno dei più antichi ed importanti oracoli della Grecia, dedicato alla divinità greca Zeus.

Visitare Ioannina è la giusta occasione per scoprire una parte della Grecia ancora poco conosciuta alla maggior parte dei viaggiatori, una chance per immergersi nella regione greca dell’Epiro e scoprire le sue spiagge e le sue bellezze naturali.

Gola di Vikos, in Grecia e nei pressi Ioannina, con il fiume Vikos che scorre tra la vegetazione verde

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Gole di Vikos, le gole più profonde del mondo
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Viaggio nella Grande Moschea del sultano Qaboos

Le moschee, luoghi spirituali di grande fascino architettonico, così come le chiese, le sinagoghe e tutti gli altri luoghi di culto, sono veri e propri libri di storia, capaci di raccontare moltissimo dell’identità di un luogo e degli abitanti che lo popolano. Se stai programmando un viaggio in Oman e hai intenzione di fare un passaggio nella capitale omanita, Muscat, allora non puoi assolutamente perderti la Grande Moschea del Sultano Qaboos, un edificio dalla bellezza disarmante e inserito tra gli edifici più maestosi di tutto il Medio Oriente. In questa piccola guida troverai tutte le informazioni utili – dalla sua storia alle indicazioni su come visitarla – per programmare al meglio questa immancabile tappa del tuo viaggio in Oman. Ecco tutto quello che devi sapere sulla Grande Moschea del sultano Qaboos.

Storia e origini della Grande Moschea del sultano Qaboos in Oman

Moschea principale del Sultanato dell’Oman, questa splendida costruzione trova le sue origini nel 1992 quando Qābūs bin Saʿīd Āl Saʿīd, sultano dell’Oman, decise di regalare alla sua Nazione una Grande Moschea che potesse fare da faro a tutti i fedeli del suo Paese e non. I lavori di costruzione della Moschea iniziarono nel 1994 e terminarono nel 2001, il progetto era così ambizioso da richiedere l’arrivo di forza lavoro da tutto il mondo; servirono, infatti, migliaia di artigiani e braccianti per portare e distribuire le oltre 300.000 tonnellate di arenaria importate dall’India necessarie per la costruzione della Grande Moschea del sultano Qaboos.

La bellezza architettonica della Moschea

Sala principale della Grande Moschea del Sultano Qaboos a Muscat

Fonte: iStock

La sfarzosa sala di preghiera della Grande Moschea del Sultano Qaboos a Muscat, Oman

La peculiarità di questa moschea – magnifico esempio di architettura islamica – è la sua straordinaria bellezza architettonica, sia per quanto riguarda l’esterno dell’edificio sia per i suoi interni. L’intero complesso copre un’area di circa 416 mila metri quadri ed è in grado di ospitare oltre 20.000 fedeli.

  • L’architettura esterna: un’enorme cupola centrale dorata di oltre 50 metri dal pavimento si staglia al centro della Moschea ed è troneggiata a sua volta da 5 magnifici minareti che, come in quasi tutte le grandi moschee, rappresentano i cinque pilastri dell’Islam. La facciata della Grande Moschea del Sultano Qaboos è un mix tra pietra arenaria e marmo italiano ed è arricchita da dettagli decorativi con motivi geometrici di gusto islamico.
  • L’architettura interna: la zona più importante della Moschea è la sala preghiera principale, il musalla. La sala, che può ospitare fino a 6.500 fedeli, è caratterizzata da decorazioni sontuose e piccoli dettagli curatissimi. All’occhio salta immediatamente il tappeto persiano che ricopre tutta la superficie della musalla principale. Composto da 1,7 miliardi di nodi, pesa 21 tonnellate e ci sono voluti 27 mesi per completarlo. La sua tessitura in 28 nuance diverse, ottenute da prodotti naturali, lo rendono una vera e propria opera d’arte. Anche le pareti interne della sala principale trasudano meraviglia, completamente rivestite di marmo bianco e grigio scuro sono impreziosite da motivi fitoformi e disegni geometrici. A completare la bellezza di questa stanza, un lampadario italiano in cristallo lungo 14 metri e pesante 8,5 tonnellate. Per anni, sia il tappeto che il lampadario hanno ottenuto il primato di più grandi al mondo prima di essere entrambi superati da quelli che si trovano nella Gran Moschea dello Sceicco Zayed.
  • Il cortile e i giardini interni: all’interno della Grande Moschea del Sultano Qaboos sono presenti un grande giardino e altre piccole aree verdi di passaggio ben curate e che rappresentano una vera oasi di pace.

Visitare la Grande Moschea del sultano Qaboos: tutto quello che devi sapere

Visitare La Grande Moschea del Sultano Qaboos è una vera e propria occasione per scoprire la cultura islamica e toccare con mano la bellezza mozzafiato delle sue architetture religiose. Tuttavia, essendo un luogo spirituale, è bene tenere a mente alcune nozioni importanti e norme di comportamento. Ecco le informazioni necessarie da ricordare per organizzare in modo efficace la tua visita.

  • Accesso e orari: la Grande Moschea del Sultano Qaboos è aperta a tutti i visitatori di tutte le religioni. Tuttavia, ai non musulmani è permesso visitare la moschea ogni giorno, dal sabato al giovedì, dalle 8:30 alle 11:00. Il venerdì è riservato alle funzioni religiose musulmane.
  • Abbigliamento: come in tutte le moschee, è richiesto un abbigliamento sobrio e appropriato. Le donne devono coprire i capelli, le braccia e le gambe, mentre gli uomini devono indossare pantaloni lunghi e magliette con maniche lunghe.
  • Costi: l’ingresso è gratuito.
  • Visite guidate: è possibile, su prenotazione, accedere a visite guidate per scoprire la storia e le caratteristiche del luogo. Per prenotarle, consigliamo di metterti in contatto direttamente con la struttura.
  • Altre norme comportamentali: è possibile scattare fotografie all’interno della Grande Moschea del Sultano Qaboos ma si richiede silenzio e discrezione, specialmente durante le funzioni religiose.
  • Come raggiungerla: la moschea si trova a circa 5 chilometri dal centro città, utilizzare i mezzi pubblici come l’autobus può risultare scomodo poiché la fermata più vicina è a circa 20 minuti a piedi dall’edificio. Un’opzione più comoda è il taxi o, eventualmente, partecipare a un tour guidato che include il trasporto in navetta.

Con questa piccola guida hai tutte le informazioni necessarie per visitare la Grande Moschea del Sultano Qaboos e vivere un’esperienza indimenticabile che ti permetterà di scoprire un pezzo fondamentale della cultura omanita e di lasciarti incantare dalle bellezze di un vero e proprio capolavoro architettonico. Una tappa imperdibile per chiunque si trovi a Muscat grazie alla sua maestosità e alla sua atmosfera di pace e spiritualità, capace di sorprendere chiunque.

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Festival Franciacorta in Cantina 2024, con visite, degustazioni ed eventi esclusivi

Torna anche quest’anno l’attesissimo Festival Franciacorta in Cantina. Un programma ricco di visite guidate, degustazioni ed eventi esclusivi immersi nei panorami unici del territorio franciacortino, adagiato sulle colline moreniche ai piedi delle Alpi e affacciato allo splendido lago d’Iseo, nella provincia occidentale di Brescia. Un insieme di appuntamenti che richiamano appassionati di enologia, amanti del buon cibo e chiunque voglia trascorrere piacevoli momenti in un ambiente suggestivo tra colline ricoperte da vigneti, boschi rigogliosi, antichi borghi medievali, castelli e abbazie.

Anche nel 2024 c’è l’imbarazzo della scelta suoi luoghi e sugli eventi ai quali partecipare, per non mancare all’ormai celebre festival, giunto alla sua quattordicesima edizione. L’appuntamento è per il 13, 14 e 15 settembre, quando la vendemmia giunge al termine e si festeggiano i frutti di quel duro lavoro che darà vita a pregevoli bottiglie di vino realizzate con il metodo Franciacorta. Noi di SiViaggia abbiamo selezionato alcuni degli appuntamenti da non perdere quest’anno.

Cantine aperte in Franciacorta: degustazioni e visite guidate

Quello che va dal 13 al 15 settembre 2024 promette di essere un interessante weekend alla scoperta delle cantine lungo la Strada del Franciacorta, visitabili durante tutto l’anno, ma che per l’occasione indossano il loro vestito migliore.

Una costellazione di eventi animano i borghi e alcune delle cantine più rinomate d’Italia. A partire dalle più celebri Bellavista e Cà del Bosco (a Erbusco), che non rappresentano soltanto luoghi di produzione di eccellenze tra le “bollicine”, ma anche veri e propri musei ricchi di opere d’arte ispirate al mondo vitivinicolo e non solo. Ne sono un esempio, tra le varie installazioni, il “Cancello solare” di Arnaldo Pomodoro e l’opera “Il Peso del Tempo Sospeso” di Stefano Bombardieri: un rinoceronte a grandezza naturale appeso al soffitto dell’area vinificazione di Cà del Bosco. E così la visita in cantina si trasforma in un viaggio che unisce sapori, tradizioni e maestria all’arte e all’innovazione.

E l’arte è il perno anche della visita con degustazione della cantina Majolini (a Ome), che per l’occasione ospiterà giovani artisti che utilizzeranno le bottiglie di vino in formato magnum come tele per creare le loro opere d’arte, mentre si sorseggiano i vini più pregiati. Anche la cantina Montina (a Monticelli Brusati) propone visite guidate che si snodano tra i luoghi di vinificazione e la collezione d’arte contemporanea aziendale e pic-nic in vigna.

Non mancano le visite in cantina con degustazione di altre grandi protagoniste come Contadi Castaldi (ad Adro), che propone, tra i vari appuntamenti, l’evento “Wine it cool” per assaporare i suoi vini migliori tra le antiche gallerie che contengono il prezioso nettare degli dei.

Gli eventi imperdibili tra le vigne

Non sarebbe un festival tanto amato, quello che si svolge a settembre in Franciacorta, senza gli appuntamenti più particolari, che richiamano gli amanti della convivialità, degli aperitivi in musica e delle location più suggestive. Ecco allora che diverse cantine propongono party, pranzi e cene immersi in ambientazioni suggestive e panoramiche. Ne è un esempio la cantina Bersi Serlini (a Provaglio d’Iseo), che organizza un pic-nic tra le vigne che dalla collina guardano verso il panorama unico sull’incantevole Riserva Naturale Torbiere del Sebino, assaporando prodotti tipici abbinati a calici di bollicine. Anche Ferghettina (ad Adro) propone pic-nic tra i filari con menu completo e degustazione di vini Franciacorta dopo un’interessante visita in cantina.

Per un coinvolgimento ancor più profondo sono molti anche gli eventi in cui la musica fa da padrona, insieme al vino. La cantina Abrami Elisabetta (a Provaglio d’Iseo) propone una degustazione di vini e prodotti tipici accompagnata da piacevole musica jazz nella splendida cornice del suo vigneto, mentre tra gli eventi più attesi ci sono quelli di Contadi Castaldi, con il suo “Drink it cool” in terrazza con dj (in tutte e tre le date del Festival), e di San Cristoforo con la sua festa di apertura della tre giorni franciacortina con dj set, vino e buon cibo, il 13 settembre.

Una novità è l’evento “Corte dei Sapori & Silent aperichic”: un aperitivo negli spazi all’aperto di Bersi Serlini che si trasforma dalle 18:00 in un suggestivo silent party accompagnato da brindisi dei migliori vini della cantina e sfiziosità culinarie acquistabili dai vari operatori lì presenti.

Le esperienze più originali da non perdere

Immaginate di trovarvi senza Maps sul telefono immersi nelle verdeggianti colline tappezzate di filari e di dovervi orientare affidandovi esclusivamente al vostro intuito (o all’amica che non si perde mai nemmeno in auto). È ciò che prevede la “Caccia al Tesoro-Orienteering” organizzata per il 14 settembre dall’agriturismo e cantina La Fiorita (a Ome). Un gioco alla ricerca di lanterne nascoste tra i vigneti, muniti soltanto di una mappa cartacea, e guidati da indovinelli e simpatiche domande. I più ingegnosi e astuti riceveranno una sorpresa finale.

Ma gli eventi più originali ed esclusivi non finiscono qui. Bersi Serlini organizza appuntamenti nei quali i partecipanti potranno improvvisarsi mixologist per un giorno, provando a creare con le proprie mani un personale cocktail a base di Franciacorta, muniti di tutto il necessario e guidati da un esperto. Chi riuscirà a creare il cocktail più sorprendente?

C’è anche chi ha pensato ai bambini, in questa edizione del Festival Franciacorta: la cantina La Torre (a Torbiato) è pronta per il 14 e 15 settembre con il “Franciacorta Baby Festival”: uno spazio interamente dedicato ai bambini dai 5 ai 10 anni ideato per far vivere anche ai più piccoli le emozioni del Festival.

E chi vorrebbe trascorrere del tempo all’aria aperta con il proprio amico a quattro zampe, può partecipare alle passeggiate nei vigneti insieme agli educatori cinofili di Cani&Persone, che sapranno dare importanti suggerimenti sulla gestione quotidiana dei cani, per poi fare una visita alla cantina Turra (a Cologne) con una squisita degustazione finale.

Infine, chi vorrebbe provare l’emozione di salire su una mongolfiera e ammirare la Franciacorta dall’alto, il 14 e 15 settembre Aeronord mette a disposizione voli di circa 1 ora (a pagamento e da prenotare in anticipo) per un massimo di 4 persone, a bordo di colorati palloni aerostatici. Si parte all’alba e una volta rientrati vi aspetta una ricca colazione con prodotti tipici locali.

Come prenotare le visite in cantina e gli eventi

Sul sito ufficiale del Consorzio Franciacorta è presente l’elenco completo degli appuntamenti della prossima edizione 2024 del Festival. Per ciascun evento sono indicati i costi e le indicazioni da seguire per la prenotazione, che nella maggior parte dei casi andrà fatta contattando direttamente la struttura. In altre occasioni, invece, non sarà necessario prenotare e si potrà quindi accedere liberamente agli spazi comuni della cantina per sorseggiare un calice di bollicine in compagnia.

Come arrivare in Franciacorta

È possibile raggiungere la Franciacorta in auto, in treno oppure in aereo. Il mezzo migliore per esplorare il territorio è l’auto, poiché l’intera zona copre 20 comuni e un’area di quasi 300 km², partendo dalla città di Brescia e toccando la costa sud del lago d’Iseo, fino al confine con la provincia di Bergamo tracciata dal fiume Oglio. In auto si arriva quindi percorrendo l’autostrada A4 Milano-Venezia, uscendo ai caselli di Palazzolo, Rovato oppure Ospitaletto (in base alle località scelte per il vostro tour franciacortino). In alternativa, è possibile arrivare ai caselli di Chiari, Rovato o Travagliato, percorrendo la A35 Bre.Be.Mi.

In treno, si può salire su uno dei regionali appartenenti alla tratta Milano-Venezia o Milano-Bergamo-Venezia di Trenitalia, per scendere poi alle stazioni di Rovato, Coccaglio, Cologne oppure Palazzolo. In alternativa, si può viaggiare sulla linea Trenord Brescia-Rovato-Iseo-Edolo, scendendo alle stazioni di Bornato-Calino oppure di Iseo. Consigliamo di optare per il treno solo nel caso in cui l’evento a cui vorreste partecipare sia facilmente raggiungibile a piedi o in autobus partendo dalla stazione (tratte e orari sono consultabili sul sito ufficiale di Arriva Italia, cercando la zona Sebino-Franciacorta).

In aereo, il più vicino scalo è l’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio (a circa 35 km). Gli altri sono gli aeroporti di Verona (75 k), di Milano-Linate (80 km) e di Milano-Malpensa (110 km). In ogni aeroporto potrete quindi noleggiare un’auto per raggiungere le colline franciacortine e muoversi liberamente tra i borghi e le cantine scelte per il vostro tour all’insegna del buon vino e della convivialità.

Colline con vigneti in Franciacorta, provincia di Brescia

Fonte: iStock

Vigneti in Franciacorta, Brescia
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I diritti dei passeggeri con disabilità in aereo

Viaggiare in aereo è un diritto che deve essere garantito a tutti, compresi passeggeri con disabilità o a mobilità ridotta, ai quali la compagnia aerea deve consentire anche che un eventuale accompagnatore possa sedere accanto senza costi extra, se non quello del semplice biglietto aereo. Lo stabilisce la normativa europea, e l’ha ribadito in questi giorni una sentenza del Consiglio di Stato che vieta alle compagnie aeree di richiedere costi addizionali per la prenotazione del posto accanto agli accompagnatori di passeggeri minori di 12 anni e disabili, per motivi di sicurezza.

No a costi extra per accompagnatori di disabili

Nei giorni scorsi, è stato quindi respinto l’appello presentato da Ryanair contro una precedente sentenza del TAR del Lazio, che sosteneva che la normativa comunitaria non prevedesse l’obbligo di offrire gratuitamente la vicinanza tra minore e accompagnatore. Mentre invece è stata accolta la posizione dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac), che ritiene che la sicurezza garantita dalla vicinanza dell’accompagnatore non possa essere considerata un servizio extra soggetto a pagamento. La sentenza sottolinea inoltre che la necessità di posti contigui tra minore e accompagnatore sia strettamente legata agli obblighi di sicurezza, che ricadono sulla compagnia aerea e non possono essere subordinati al pagamento di un supplemento.

Esprimendo soddisfazione per la pronuncia del Consiglio di Stato, il Presidente Enac Pierluigi Di Palma, ha commentato che questa senteza “conferma un provvedimento fortemente voluto da me e dal Direttore Generale Alessio Quaranta nel luglio del 2021, con cui abbiamo imposto alle compagnie aeree l’assegnazione gratuita dei posti a sedere a minori e a persone a mobilità ridotta vicino ai loro genitori e/o accompagnatori. Un ulteriore riconoscimento della Mission dell’Enac a favore della centralità del passeggero nel sistema dell’aviazione civile e dell’interesse pubblico: il diritto alla mobilità deve essere garantito a tutti, nessuno escluso”.

I diritti dei passeggeri con disabilità o a mobilità ridotta

L’Enac è infatti l’organismo responsabile dell’applicazione del Regolamento (CE) n. 1107/2006, che stabilisce l’obbligo, a bordo di tutti i voli, di fornire assistenza gratuita a tutte le persone con mobilità ridotta in partenza o in transito da un aeroporto comunitario, oppure in partenza da un aeroporto non comunitario con destinazione un aeroporto comunitario.

In particolare, un passeggero disabile che viaggia in aereo ha diritto a ricevere assistenza gratuita, che può includere l’aiuto con il bagaglio, l’assistenza per salire e scendere dall’aereo, supporto durante il volo e negli aeroporti, sia prima che dopo il volo, servizi di assistenza a terra per chi viaggia con un cane guida. A chi viaggia accompagnato, la compagnia aerea e il suo personale dovrebbero inoltre facilitare l’assistenza fornita dall’accompagnatore e, se possibile, assegnare un posto a questa persona accanto al passeggero disabile.

Per usufruire della migliore assistenza possibile, è consigliabile contattare la compagnia aerea, il rivenditore dei biglietti o il tour operator che organizza il viaggio, almeno 48 ore prima del volo, specificando il tipo di aiuto richiesto e se si è accompagnati. È anche importante informare nel caso in cui si viaggi con un cane guida. In questo modo si possono anche ricevere indicazioni e consigli utili riguardo alla sedia a rotelle o al proprio dispositivo per la mobilità, comprese eventuali informazioni sul trasporto a bordo delle batterie.

Le compagnie aeree non sono tenute a fornire assistenza durante il consumo di pasti o l’assunzione di medicinali durante il volo. Tuttavia, nel caso in cui questo tipo di assistenza fosse necessario, ad esempio durante un viaggio lungo, potrebbe essere richiesta la presenza di un accompagnatore.

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Antibes, la città sul mare della Costa Azzurra

La Costa Azzurra è in grado di evocare immagini di spiagge assolate ed acque turchesi, ma soprattutto scene di vita lussuosa a due passi dal Mar Mediterraneo. Esistono diverse destinazioni che compongono questo tratto della costa francese e tra queste, che meritano assolutamente una visita, rientra la città di Antibes.

Questa città riesce a rubare il cuore dei viaggiatori che la visitano, una città che racchiude in sé il fascino della storia, ma anche la vivacità della cultura e la serenità che contraddistingue e caratterizza l’atmosfera cittadina. Ma cosa rende Antibes una tappa imperdibile per i visitatori alla scoperta della Costa Azzurra e della riviera francese?

Un viaggio nel tempo

Antibes ha una storia millenaria, in quanto venne fondata addirittura dagli antici greci nel Quinto secolo a.C. Passeggiare per il centro storico permette di viaggiare nel tempo, scoprendo angoli e strutture che ancora oggi conservano i segni del passato.

Una delle attrazioni culturali più significative della città è sicuramente Château Grimaldi, una struttura all’interno della quale è ospitato il museo Picasso. L’artista, infatti, nel 1946 utilizzò questo castello come studio e donò molte sue opere alla città francese.

Un altro luogo di interesse è il Forte Carré, una maestosa ed imponente fortificazione del sedicesimo secolo che si trova su una collina, dalla quale domina la città ed il porto e da dove poter godere di una vista panoramica unica sulla città e sul mare turchese che ne bagna le coste. Oltre al forte, anche il Mercato Provenzale è un luogo di assoluto valore storico e culturale per la città di Antibes, posto nel quale i visitatori possono immergersi nei profumi e nei sapori mediterraneo, in un’esplosione di colori e di vita della vera essenza provenzale.

Le paradisiache spiagge di Antibes

Menzionare Antibes vuol dire anche parlare delle sue splendide spiagge, tra le più belle e consigliate di tutta la Costa Azzurra e della riviera francese. Per oltre 25 chilometri è possibile trovare una varietà di spiagge per tutti i gusti, da piccole baie nascoste a lunghe distese di sabbia.

Plage de la Gravette, ad esempio, è la spiaggia più centrale di Antibes, situata proprio sotto le mura del centro storico. È una baia sabbiosa, adatta alle famiglie e per chi desidera fare un bagno nelle acque tranquille e protette della città. Per chi, invece, è alla ricerca di un’atmosfera più sofisticata si consiglia di visitare Plage de la Salis, vicina al centro e dalla quale è possibile godere della vista sulla Baia degli Angeli, una delle mete preferite sia dai cittadini locali, che dai turisti. Infine, per colore che amano esplorare spiagge e calette nascoste, ad Antibes è possibile trovare piccole insenature rocciose sul mare, per allontanarsi dal trambusto cittadino e dalla folla di turisti.

Panorama del mare di capo di Antibes, in Francia, con acqua cristallina in primo piano e barche sullo sfondo

Fonte: iStock

Mare di capo di Antibes, Francia

Capo di Antibes, un promontorio naturale di lusso

Antibes è separata da Juan-les-Pins, un’altra località balneare molto rinomata della riviera francese, dal capo di Antibes. Questo promontorio naturale è molto conosciuto, anche a livello internazionale, per essere una delle zone più esclusive di tutta la Costa Azzurra. Qui si trovano ville di lusso immerse in giardini verdi e rigogliosi che si affacciano sul mare. Fra le tante è presente la famosa Villa Eilenroc, una maestosa e sfarzosa residenza con ben undici ettari di giardino che la circondano, aperta anche al pubblico.

È possibile trovare anche diversi sentieri per godersi una passeggiata a stretto contatto con la natura. Il sentiero del litorale, ad esempio, offre una vista panoramica lungo la costa, sulle acque azzurre del Mediterraneo e sulle scogliere. Questo cammino parte dalla Plage de la Garoupe e permette di vivere momenti di vero relax.

Sentiero in pietra che si snoda lungo la costa di Antibes e prosegue in mezzo alla natura

Fonte: iStock

Sentiero lungo la costa di Antibes

Vita notturna e divertimento: Antibes oltre la spiaggia

Antibes, come appena detto, è il luogo ideale per passare giornate di relax e godersi il mare francese. Tuttavia, nei pressi della città e precisamente nella località Juan-les-Pins, è possibile trovare il lato più vivace della città. Questa zona è l’ideale per chi vuole divertirsi e per chi vuole trovare locali alla moda, bar e ristoranti di lusso.

Soprattutto durante il periodo estivo, questa località diventa un centro di attrazione per i giovani francesi e per i turisti proveniente da tutto il mondo. Un evento imperdibile ed ormai storico in città è uno dei festival musicali più antichi e prestigiosi d’Europa: il Jazz. L’evento si tiene a luglio e grandi nomi del mondo musicale internazionale si esibiscono in concerti memorabili qui nella città di Antibes. Insomma, la località ideale per gli appassionati di musica.

Ma oltre al jazz, a Juan-les-Pins a farla da padrona è anche la vita notturna. I giovani in cerca di divertimento avranno la possibilità di scegliere fra diversi locali, con DJ set e musica dal vivo, dove passare la serata e creare ricordi indelebili di una vacanza sicuramente unica nel cuore della Costa Azzurra.

Come muoversi ad Antibes? E dove alloggiare?

Per programmare una vacanza nel migliore dei modi, è bene pensare a come muoversi e dove alloggiare in città, qualsiasi sia la prossima destinazione.

La città di Antibes è facilmente raggiungibile da diverse località europee, grazie anche alla vicinanza con l’aeroporto di Nizza, che si trova a circa 20 chilometri di distanza. Una volta arrivati a destinazione, la scelta migliore per esplorare la città, e soprattutto il centro storico, è camminare. Infatti il centro Antibes è un vero e proprio labirinto di stradine ed angoli pittoreschi. Mentre, per visitare le vicinanze, come il capo di Antibes o Juan-les-Pins è consigliabile noleggiare una bicicletta.

Per quanto riguarda l’alloggio, invece, sono presenti diverse opzioni per ogni budget: si passa dagli hotel di lusso, dove poter usufruire di tutti i comfort e servizi possibili, ai numerosi boutique hotel e bed & breakfast del centro storico, per un’atmosfera più accogliente ed autentica.

La città francese di Antibes riesce a coniugare in sé sia le grandi bellezze naturali che caratterizzano la Costa Azzurra, sia le ricchezze culturali e storiche che caratterizzano le vie del centro e le sue bellissime costruzioni. È una destinazione che ha molto da offrire. La riviera francese saprà sicuramente regalare momenti di relax e divertimento.

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Viaggio a Roma alla scoperta delle sue ville più belle e da visitare assolutamente

Roma, la nostra affascinante Capitale, è un vero e proprio museo a cielo aperto che attraversa diverse epoche storiche. Molte sono le attrazioni da visitare tra le sue pressoché infinite vie e piazze, spesso prese d’assalto dai turisti che non possono fare a meno di ammirare estasiati l’eternità di questa città. Ed è proprio tra il caos che il più delle volte si nascondo luoghi di pura pace e bellezza, fatti di pinete, laghi, fiumi, giardini e sentieri che lasciano senza fiato. Parliamo delle ville storiche romane, che sono dei veri e propri gioielli tutti da scoprire.

Scopri tutte le attività che puoi fare a Roma

Villa Doria Pamphilj, tra le meglio conservate in città

Iniziamo questo viaggio dalla suggestiva Villa Doria Pamphilj, residenza storica dell’omonima famiglia nobile romana, che sorge in Via di San Pancrazio, appena fuori dalle mura nel quartiere Gianicolense. Si tratta di un luogo di puro incanto e che può essere davvero definito un’oasi di pace, poiché comprende il terzo più grande parco pubblico di Roma (184 ettari) e il Casino del Bel Respiro, sede di rappresentanza ufficiale del governo italiano e una delle opere architettoniche esteticamente più pregevoli di tutta la struttura.

Progettata da Alessandro Algardi e Giovanni Francesco Grimaldi nel Seicento, è considerata una delle più importanti ville romane (oltre che un capolavoro perfettamente conservato), poiché mantiene ancora dopo secoli la sistemazione seicentesca e le principali caratteristiche del 700 e dell’800.

Villa Doria Pamphilj, Roma

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L’Arco dei Quattro Venti nel parco di Villa Doria Pamphilj

Da ammirare assolutamente sono il Giardino del Teatro, dove si svolgevano manifestazioni teatrali; la Cappella Doria Pamphilj, ultimo degli edifici costruiti nella villa; la Fontana del Giglio, con giochi d’acqua che vanno a confluire nel Laghetto del Belvedere; la Villa Vecchia, l’edificio più antico del Parco; i resti archeologici che comprendono anche una necropoli romana nella quale furono trovate due tombe di età Augustea; piante da frutto come cedri, limoni, aranci e molto altro ancora.

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Villa Medici, sul punto più alto di Roma

In posizione panoramica sulla collina del Pincio (punto più alto della città), accanto all’altrettanto affascinante Trinità dei Monti, sorge la maestosa Villa Medici che dal 1803 ospita l’Accademia di Francia a Roma. Si tratta di un pregevole edificio che risale alla metà del XVI secolo realizzato su progetto dell’architetto Giovanni Lippi, detto Nanni di Baccio Bigio.

La struttura è altamente sorprendente perché offre una facciata esterna dallo stile sobrio, che crea poi un netto contrasto con la facciata interna impreziosita da ghirlande, maschere, statue e bassorilievi antichi. Non mancano magnifici giardini popolati da sculture e fontane, ma anche siepi e pini che si estendono per oltre 7 ettari.

Villa Medici, Roma

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Tutta la bellezza di Villa Medici

Non sono di certo da meno gli interni, che custodiscono gelosamente pregevoli opere d’arte collezionate nei secoli e anche una delle più grandi biblioteche di arti decorative di Roma: possiede circa 37.000 volumi in lingua francese, dedicati alle arti plastiche, architettura e storia dell’arte.

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Villa Borghese, meraviglioso parco cittadino

È molto difficile descrivere con poche parole Villa Borghese, perché è un grande parco cittadino che può vantare sistemazioni a verde di diverso tipo, dal giardino all’italiana alle ampie aree di stile inglese, edifici, piccoli fabbricati, fontane e laghetti. Non a caso, è il quinto più grande parco pubblico a Roma (circa 80 ettari), un capolavoro che impreziosce il Municipio II, quartiere Pinciano.

Come accennato, gli edifici che si trovano al suo interno sono davvero numerosi: il Casino del Graziano, il Casino Giustiniani, l’Uccelliera e la Meridiana con i giardini segreti, il Casino dell’Orologio, la Fortezzuola, l’ampio Giardino del Lago con un romantico isolotto artificiale su cui domina il Tempietto di Esculapio e molto altro ancora.

Al suo interno vi è persino il Museo Canonica, casa-studio dall’artista Pietro Canonica, il Casino di Raffaello con una ludoteca per bimbi, la Casina delle Rose con la Casa del Cinema, il giardino zoologico recentemente convertito in Bioparco e chi più ne ha più ne metta.

Villa Borghese, orologio

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Il pittoresco orologio ad acqua di Villa Borghese

Straordinario è anche lo stesso Parco di Villa Borghese, che si estende tra il tratto delle Mura Aureliane che unisce Porta Pinciana a Piazzale Flaminio, ed i nuovi quartieri Salario e Pinciano. Ma non è ancora tutto, perché questa è anche una delle ville romane più ricche di testimonianze artistiche e paesaggistiche della città (e non solo): per la sua incredibile concentrazione di musei e istituti culturali è definita “Parco dei Musei”.

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Villa Torlonia, dalla storia complessa ma affascinante

Villa Torlonia ha una storia piuttosto complessa, un passato che contribuisce a renderla estremamente affascinate: situata nel quartiere Nomentano, è stata dapprima proprietà agricola della famiglia Pamphilj, per poi essere acquistata dal banchiere Giovanni Torlonia che la fece trasformare in propria residenza, fino a diventare residenza di Mussolini, poi struttura e in stato di abbandono e infine meraviglioso parco pubblico a partire dal 1978.

Oggi, infatti, è un affascinante parco con un complesso di edifici tra cui il bunker per Mussolini e due rifugi antiaereo che è possibile visitare insieme al giardino e ai preziosi musei.

Tra i luoghi di interesse da non perdere ci sono certamente il Casino Nobile, magistrale esempio di architettura neoclassica; la Casina delle Civette, trasformata ad opera dell’architetto Enrico Gennari in un “Villaggio Medievale” caratterizzato da porticati, torrette e loggette, decorato da maioliche e vetrate; il Complesso della Serra moresca, in stile neomoresco e con annessi anche altri elementi architettonici come la torre e la grotta; obelischi e molto altro ancora.

Villa Torlonia, Roma

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Casina delle Civette presso Villa Torlonia

Senza dimenticare che l’area naturalistica urbana di Villa Torlonia presenta una notevole biodiversità vegetale tutta da scoprire.

Villa del Priorato di Malta, dove c’è il “buco” più bello di Roma

Infine la Villa del Priorato di Malta che sorge in tutto il suo splendore sul Colle Aventino. Si tratta della sede storica del Gran Priorato di Roma dei Cavalieri di Malta, oggi Sovrano Militare Ordine di Malta.

È un affascinante complesso di edifici che si affacciano su un meraviglioso giardino all’italiana e che si presenta con una straordinaria piazzetta settecentesca decorata con trofei di guerra che narrano delle imprese dei cavalieri di Malta. Ma non è tutto, perché essa è nota anche perché il famoso buco della serratura del portone d’ingresso, dal quale sbirciando è possibile scorgere la maestosità della cupola di San Pietro.

Villa del Priorato di Malta, Roma

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La vista dal buco della serratura della Villa del Priorato di Malta

Oggi l’area gode del diritto di extraterritorialità e il suo centro ideale è la Chiesa di Santa Maria del Priorato, interna al giardino, che evoca il modello architettonico di un tempio romano, mentre l’interno riesce ad integrare la fantasia barocca e controriformista con le memorie classiche.

Roma è pura magia in ogni suo angolo, ma anche la culla di oasi di pace dove meno te lo aspetti.