Categorie
Idee di Viaggio spiagge Toscana Viaggi viaggiare

Le spiagge più belle dell’Argentario

Uno dei tratti più suggestivi della costa Toscana è sicuramente quello del Monte Argentario. Sono molte le cose da fare per vivere appieno questo territorio, tra cui nuotare nel suo mare e godersi la bellezza delle sue spiagge. Qui è facile restare ammaliati davanti ai paesaggi offerti da baie, calette e scogliere, ma quali sono quelle assolutamente da non perdere? Ecco la selezione creata da SiViaggia per aiutarvi a pianificare il vostro prossimo viaggio in questa zona.

Cala Mar Morto

Un gioiello nascosto, oltre che una delle spiagge più belle e selvagge dell’Argentario, è sicuramente Cala Mar Morto. Il nome deriva dalla tranquillità garantita dallo scenario in cui è immersa: questa caletta, infatti, è protetta da una barriera di scogli che vanno a creare delle splendide piscine naturali in cui l’acqua è sempre calma. Grazie alla sua trasparenza, inoltre, è la location perfetta per chi ama non solo rilassarsi sulla spiaggia, ma esplorare i fondali marini. La spiaggia può essere raggiunta facilmente a piedi attraverso un sentiero che parte dal parcheggio e, considerando che non ci sono servizi, consigliamo di portare con voi tutto il necessario, compresa una borsa o busta per portare via la spazzatura, nel caso decideste di mangiare qui.

Bagni di Domiziano

Situata vicino a Porto Santo Stefano, questa spiaggia unisce le bellezze naturali con quelle storiche. Il nome, infatti, deriva dalla presenza di rovine romane visibili sia sulla spiaggia che nei fondali marini. Il sito archeologico, risalente all’epoca dell’Imperatore Domiziano, e i resti delle antiche vasche termali, offrono la possibilità di vivere un’esperienza subacquea unica e, allo stesso tempo di rilassarsi in un luogo adatto anche alle famiglie con bambini grazie ai numerosi servizi presenti in loco.

Le spiagge di Porto Ercole

Situata sulla parte orientale dell’Argentario, Porto Ercole rappresenta la location perfetta per chi desidera trascorrere una vacanza nelle spiagge più belle del promontorio. Alcune di queste possono essere raggiunte a piedi percorrendo sentirti talvolta semplici e altre impegnativi, oppure partecipando a un tour in barca o noleggiando un gommone. Tra queste, le più belle sono sicuramente Spiaggia Lunga, il cui sentiero non è adatto a bambini o persone anziane, Spiaggia Libera, accessibile da tutti con facilità, Spiaggia Acqua Dolce e Cala Galera, una delle più frequentate grazie alla sua vicinanza al porto turistico.

Porto Ercole

Fonte: iStock

Vista di Porto Ercole

Spiaggia La Feniglia

Amanti del mare e della natura, spiaggia La Feniglia è per voi. Qui troverete 7 chilometri di sabbia fine, la maggior parte dei quali caratterizzati da spiaggia libera perché gli stabilimenti balneari occupano solo una piccola porzione nelle due estremità. Grazie alle sue acque limpide e basse, rappresenta il luogo ideale soprattutto per le famiglie con i bambini che qui potranno nuotare e divertirsi in totale sicurezza. La particolarità di questa spiaggia è la lunga luna di sabbia circondata dalla Riserva Naturale Duna della Feniglia, che la separa dalla laguna di Orbetello. Potete raggiungerla tranquillamente a piedi o in bicicletta.

Cala Grande

Molto amata soprattutto dalle imbarcazioni perché riparata dal vento, Cala Grande è composta da tre spiagge di ciottoli e vanta un fondale marino perfetto per chi pratica snorkeling, un po’ come in tutta l’area dell’Argentario. La bellezza di Cala Grande può essere ammirata dalla strada panoramica dell’Argentario, dove è possibile intravedere le tre spiagge spuntare dalla macchia mediterranea. Il sentiero per arrivare alla prima delle tre è corto, ma non adatto a tutti, soprattutto ai bambini piccoli. Essendo una spiaggia selvaggia e incontaminata, qui non troverete servizi o stabilimenti balneari.

Cala del Gesso

Impossibile stilare una lista delle spiagge più belle dell’Argentario e non inserire Cala del Gesso. Situata sulla costa ovest e protetto da alte scogliere, rappresenta un piccolo paradiso della Maremma Toscana grazie alle sue acque calme e cristalline. L’arenile è composto soprattutto da ciottoli e il fondale è talmente ricco da rappresentare un parco divertimenti subacqueo per gli amanti dello snorkeling. Cala del Gesso può essere raggiunta solo a piedi e non sono presenti servizi.

Cala del Gesso

Fonte: iStock

Cala del Gesso

La Cacciarella

La Cacciarella è una spiaggia dell’Argentario raggiungibile facilmente a piedi: una volta arrivati vi troverete immersi nella bellezza di una piccola caletta sabbiosa posizionata fra due scogliere. Come la maggior parte delle calette presenti in questo meraviglioso territorio, anche questa è circondata da natura incontaminata e vanta acque cristalline ricche di specie meravigliose, da esplorare rigorosamente con la maschera. Sul lato est della spiaggia de La Cacciarella troverete la Grotta del Turco mentre sul fondale marino, a circa quindici metri dalla costa, è situata la statua del Cristo Redentore.

La Giannella

Come la spiaggia La Feniglia, anche La Giannella è una delle spiagge più facilmente accessibili dell’Argentario. Ideale per le famiglie con bambini piccoli e per chi non sa nuotare, è caratterizzata da sabbia chiara e fine e dall’acqua bassa e limpida. È riparata dai venti che soffiano da sud e offre un’opportunità unica agli amanti non solo del sole e del relax, ma anche delle camminate grazie al bagnasciuga lungo 8 chilometri: dalla  foce del fiume Albegna all’Argentario, con la quale è collegata attraverso il ponte sul canale di S. Liberata.

Categorie
castelli Europa Idee di Viaggio itinerari culturali Madrid Siviglia Spagna Viaggi viaggiare

Cinque motivi per cui l’Estremadura vale un viaggio

Nell’anno dell’overtourism, vi propongo una meta decisamente fuori rotta. L’Estremdura, regione interna della Spagna al confine col Portogallo, è la più bella scoperta che abbia fatto di recente. Ci sono tanti motivi per cui ve la consiglio e, spero, dopo aver letto le mie motivazioni vi faranno innamorare come è accaduto a me.
Premesso che stiamo parlando di una meta vicina, raggiungibile in meno di tre ore dall’Italia (si può volare su Madrid o Siviglia), è un viaggio che si può fare tutto l’anno.

Qui, infatti, ci sono bellissimi paesaggi naturali, con colline ricoperte di filari di ulivi e di vigne, con castelli medievali, come quello di Medellín e l’Alcazaba di Badajoz, ma è soprattutto per la sua cultura che si viene in Estremadura. Anche d’estate, quando le temperature raggiungono tranquillamente i 40°C (io ci sono stata a luglio), in realtà il clima è talmente secco da non essere affatto insopportabile.

Mérida, la Roma di Spagna

Il cuore pulsante e centro di tutto il viaggio nella regione dell’Estremadura è soprattutto la città di Mérida, detta anche la “Roma spagnola”, uno dei tre patrimoni Unesco della regione spagnola. Dopo la nostra Capitale, è la città con più siti archeologici risalenti all’epoca romana del mondo e la più ricca di monumenti romani ancora ben conservati. Colonia di quella regione chiamata Lusitania romana, fondata su un’importantissima direttrice chiamata Via de la Plata – che non c’entra nulla con l’argento – che collegava in Sud al Nord del Paese, era un luogo di relax dove si venivano a ritirarsi gli antichi romani dopo aver trascorso una vita combattendo, una meta per pensionati, insomma. Ed è proprio grazie a loro che sono stati eretti tutti quegli edifici, i servizi e i luoghi di divertimento che ancora oggi possiamo ammirare in tutta la loro imponenza.

merida-acquedotto-romano

Fonte: 123RF

L’acquedotto romano di Mérida

La città è ancora ricca di antichi edifici costruiti tra il I secolo a.C. e il I d.C. legati all’intrattenimento, dal circo per le corse con le quadrighe al teatro – il più antico del mondo a funzionare come teatro – con annesso anfiteatro per le lotte con gli animali feroci (non ci sono tracce di leoni, però), ma non mancano anche tutti quegli edifici utili alla vita di tutti i giorni, dall’acquedotto dei Miracoli ai templi (come quello dedicato a Diana), dalle porte d’ingresso alla città (l’Arco di Traiano) al ponte sul fiume Guadiana – che è più solido di quelli moderni – alle terme.

Ogni estate, il teatro e gli altri siti archeologici ospitano il Festival Internazionale di Teatro Classico di Mérida, il più antico celebrato in Spagna e considerato il più importante nel suo genere, che quest’anno è arrivato alla 70^ edizione, con decine di migliaia di spettatori ogni anno. Visitare Mérida è come fare un salto indietro di duemila anni. Gli scavi archeologici che non finiscono mai sono una continua scoperta e tutto ciò che viene ritrovato viene esposto nel conservato nel Museo nazionale di arte romana che ospita meravigliose sculture, mosaici praticamente intatti e migliaia di reperti tra monili, accessori e monete.

merida-festival

Fonte: Getty Images

Mérida durante il Festival Internazionale di Teatro Classico

Le terme dell’Estremadura

Se i romani avevano costruito le terme è perché questa regione è ricca di fonti termali naturali. In tutta l’Estremadura ci sono ben sei centri e, proprio alle porte di Mérida, si trova il Balneario di Alange, dichiarate Patrimonio dell’umanità nel 1993, con piscine di acqua termale interne ed esterne, trattamenti rilassanti ma anche inalazioni e fanghi. Le acque hanno proprietà terapeutiche antinfiammatorie e curano praticamente tutto, dai problemi respiratori alle infiammazioni reumatiche oltre ad aiutare a prevenire le malattie. Che vogliate fare un bagno di salute o solo rilassarvi a bordo piscina (esterna d’estate, interna d’inverno) questo stabilimento merita una visita.

Balneariio-alange

Fonte: @Balneario de Alange

Le splendide terme del Balneariio de Alange

Romane, naturali o medicali che siano, le terme sono sicuramente un’attrazione turistica della regione spagnola che fan parte della storia e del patrimonio. Molto frequentate sono anche i Baños de Montemayor nella Valle del Ambroz, nel Nord della regione, tra montagne e foreste lussureggianti, anche questi risalenti alla dominazione romana. Queste terme si distinguono non solo per la loro storia, la qualità delle acque e la struttura ma perché, allo scopo di attirare sempre più giovani, sono diventate il primo centro attivo dell’Estremadura.

La città vecchia di Cáceres

Terzo Patrimonio Unesco dell’Estremadura, gli occhi esperti dei cinefili riconosceranno subito in questa città una delle più famose location di “Game of Thrones” ma anche di “House of the Dragon”. La plaza de Santa María e la Cuesta de Aldana sono facilmente riconoscibili nel primo episodio del prequel. A imperitura memoria di ciò, nella Plaza de San Jorge è stata eretta una grande statua dei draghi. La città sorge tra la Sierra de la Mosca e la Serrilla e, per la sua estensione sul territorio (oltre 1.750 chilometri quadrati), è il Comune più grande non solo dell’Estremadura, ma dell’intera Spagna.

caceres-spagna

Fonte: 123RF

L’antica città di Cáceres, set del “Trono di spade”

La città è rinomata per essere la culla dello stile rinascimentale spagnolo che mescola elementi del Rinascimento italiano ad altri di gotico fiorito e di plateresco. La città vecchia (Ciudad Monumental) ha ancora le sue storiche mura ed è puntellata da moltissimi nidi di cicogne che spuntano ovunque. Il tessuto urbano è intervallato dalle maestose piazze come la storica plaza de Santa Maria, su cui si affacciano la Concatedral de Santa Maria la Mayor e numerosi palazzi, tra i quali quello vescovile e il Palacio de los Golfines de Abajo.

La cittadina di Zafra

Nel cuore della Bassa Estremadura, la cittadina di Zafra è un piccolo gioiello che merita assolutamente una visita. Soprannominata “Sevilla la chica” (la piccola Siviglia) e tappa fondamentale lungo la famosa Via de la Plata, era famosa per il mercato del bestiame di San Miguel che si tiene ancora oggi una volta all’anno. Un tempo era circondata da mura, delle quali si conservano solo tre delle otto porte originarie. Resta intatto il fitto reticolo di vicoli di case bianche che sfociano in piazzette alberate. La plaza Grande, con le sue arcate, si trova al centro della cittadina ed è collegata attraverso l’Arquillo del Pan a plaza Chica.

zafra-estremadura

Fonte: @SiViaggia – Ilaria Santi

I vicoli bianchi di Zafra in Estremadura

Da non perdere è sicuramente l’Alcázar o Palazzo Ducale del XV secolo che oggi ospita il parador di Zafra all’interno del quale, come molti paradores spagnoli, oggi c’è un hotel di lusso e un ristorante dove assaggiare il tipico prosciutto dell’Estremadura (esattamente il prosciutto DO Dehesa de Extremadura, per cui può valere la pena fare questo viaggio). Ma lo si può anche visitare, entrando nel chiostro rinascimentale del cortile centrale, nella cappella riccamente decorata in stile moresco e salendo sui camminamenti da dove ammirare tutto il paesaggio collinare che sta intorno.

E poiché al cibo bisogna accompagnare anche del buon vino tinto locale, si può visitare la storica cantina El convento, magari con una degustazione di formaggi del territorio. Questa cantina ha la particolarità di avere una propria fonte d’acqua interna con cui fare il vino. Ma ha anche una peculiarità: sul tetto venivano un tempo allenati i tori per la corrida ed è di fatto una piccola arena (rettangolare).

Zafra-Parador

Fonte: ©Ente Spagnolo del Turismo Turespaña

Il castello o Palazzo Ducale di Zafra

El Capricho de Cotrina

Sembra che Antoni Gaudí sia passato di qua. Invece, questo luogo in mezzo al nulla, circondato dai campi, lungo la strada che porta a Los Santos de Maimona e a Badajoz, che davvero pochi turisti conoscono, è una vera chicca e una specie di cattedrale nel deserto. E c’è chi sostiene che l’artista di El Capricho de Cotrina, Don Francisco González Gragera, un operaio in pensione, non si sia ispirato al noto architetto del modernismo catalano ma che sia accaduto esattamente il contrario.

Fatto sta che una delle figlie disse al padre che desiderava una casa di campagna diversa dalle altre e l’uomo iniziò a realizzare quello che gli era apparso in un sogno e che trascrisse su un foglio di carta. Ci mise trent’anni a costruire questa casa-castello in puro stile Gaudí che ancora oggi appartiene alla famiglia e che può essere visitata su prenotazione.

El-Capricho-de-Cotrina-estremadura

Fonte: @SiViaggia – Ilaria Santi

El Capricho de Cotrina, un edificio stile Gaudí sulla strada per Badajoz
Categorie
Africa Idee di Viaggio Namibia patrimonio dell'umanità Viaggi

Le incisioni rupestri di Twyfelfontein: Patrimonio dell’Umanità in Namibia

Sono molte le attività da fare durante un viaggio in Namibia e, molte di esse, portano con sé anche un pizzico di senso d’avventura. È sicuramente ciò che accade quando si decide di vistare i luoghi dove si trovano le incisioni rupestri di Twyfelfontein. Questi petroglifi – così si chiamano i disegni antichi fatti sulla pietra – saranno pronti a portarti molto indietro nel tempo e riusciranno a raccontarti quanto l’idea che abbiamo della Preistoria e delle popolazioni di quei tempi siano sbagliate.

Che cosa sono le incisioni rupestri di Twyfelfontein

L’essere umano, dalla sua comparsa sulla terra, ha sempre utilizzato qualcosa per comunicare. Sono molti gli studiosi che si occupano di indagare il passato più antico dell’Umanità, cercando di capire proprio come si comunicasse in un’epoca in cui non c’erano fonti scritte. Il modo più semplice è disegnare e questo è ciò che è accaduto anche in Namibia, in un’epoca che viene definita come Età della Pietra o Neolitico.

Siamo portati a pensare agli “uomini delle caverne” come personaggi rudi e spesso incapaci di guardare al bello ma non è così. Visitare i luoghi delle incisioni rupestri di Twyfelfontein, durante il tuo viaggio in Namibia, ti mostrerà quanto la capacità descrittiva e il senso estetico appartenessero anche ai nostri antenati vissuti nel Neolitico. Queste incisioni rupestri sono una testimonianza molto importante del passato lontano dell’Africa e delle civiltà che le popolavo.

Queste incisioni sono dei disegni di varia natura, lasciati sulla roccia raschiando via, probabilmente utilizzando delle rocce affilate, il primo strato di patina che ricopre la roccia. È esattamente la stessa tecnica che usano ora gli artisti che fanno incisioni contemporanee. I petroglifi che si posson ammirare oggi sono oltre 2000 e risalgano a momenti diversi. Alcuni di essi sono di difficile datazione.

Cosa sono le incisioni rupestri di Twyfelfontein in Namibia

Fonte: iStock

Uno sguardo sui petroglifi di Twyfelfontein

La storia delle incisioni rupestri di Twyfelfontein

Come ci si è resi conto che, in quell’area della Namibia, erano presenti simili tesori che ora sono diventati Patrimonio dell’Umanità? Negli Anni ’20, un topografo scoprì l’esistenza di una delle più importanti incisioni rupestri africane: si tratta della Dama Bianca, che si trova sempre in Nambia, sul Massiccio del Bamberg. Successivamente a questo evento, molti paleontologi, archeologi e studiosi di ogni genere iniziarono a dare parecchia attenzione a quest’area della Namibia.

Negli Anni ’50, un immigrato tedesco che si chiamava Ernst Rudolph Scherz portò a conclusione un’indagine che permise di individuare oltre 2000 incisioni ruprestri nell’area di  Twyfelfontein, un territorio molto brullo che, al tempo, era parte di una fattoria di proprietà di un cittadino boero. Da quel momento, l’interesse per l’area fu totale e questo portò a designare la zona di Twyfelfontein come momunento nazionale negli Anni ’80. Nel 2007, entrò nel Patrimonio Universale dell’Umanità dell’UNESCO per il suo valore culturale per la storia umana.

Chi ha fatto le incisioni rupestri di Twyfelfontein? Gli studiosi sono concordi nell’attribuirle a una popolazione chiamata San, meglio conosciuta come Boscimani. Questi antichi abitanti di questa zona della Namibia erano cacciatori e utilizzavano il sistema dei petroglifi per comunicare tra di loro, cercando di dare indicazioni sul tipo di caccia possibile in zona.

Come raggiungere la zona di Twyfelfontein, Namibia

Fonte: iStock

La zona di Twyfelfontein, Namibia

Come raggiungere la zona di Twyfelfontein in Namibia

Un viaggio in Namibia è un qualcosa che mette l’uomo a stretto contatto con la natura e anche con ambienti ancora a dir poco non antropizzati. In questa nazione africana ci sono città come Swakopmund a raccontarci il colonialismo e poi ci sono zone come quella di Twyfelfontein a parlarci di quanto possa essere stato difficile fare il colono in Africa. Il nome Twyfelfontein significa “Fonte incenrta” in Afrikaans: la zona venne denominata così proprio per alcune caratteristiche fisiche del territorio.

Twyfelfontein si trova in Damaraland, una parte di Namibia dove la densità di popolazione umana è davvero bassa. Non ci sono strade asfaltate per arrivare lì ed è necessario avere un fuoristrada ben equipaggiato per poter raggiungere l’area delle incisioni rupestri. Oltre a questo, è fondamentale saper guidare con attenzione anche in condizioni difficili. Raggiungere Twyfelfontein è assolutamente possibile e può essere una tappa da considerare, magari dopo aver visitato la Skeleton Coast.

Informazioni utili per la visita alle incisioni di Twyfelfontein

Ci sono poche ma fondamentali informazioni da sapere per organizzare la propria visita alle incisioni di Twyfelfontein. In primis, è sempre bene considerare di essere in un territorio con poca presenza umana. Benché le incisioni siano Patrimonio UNESCO, l’area presenta pochi alloggi in stile lodge e occorre prenotare con un buon anticipo per essere sicuri di avere un posto dove trascorrere la notte in tutta sicurezze.

L’area delle incisioni si esplora a piedi e solo con la guida. L’importanza e la preziosità di questi petroglifi è ampia quanto la loro fragilità. In loco è presente una cooperativa che si occupa di tutto ciò che riguarda la visita alle incisioni rupestri di Twyfelfontein.

Una volta pagata la persona che ti accompagnerà, ti ritroverai a camminare su dei sentieri sterrati: tienine presente per il tuo abbigliamento e, soprattutto per le scarpe. Ci vogliono calzature robuste: gli scarponi da montagna o qualcosa con una suola consistente sono perfetti. La visita dura circa un’ora, periodo di tempo che potrebbe estendersi anche in base al tuo interesse verso quei disegni così antichi. Nella zona non c’è vegetazione, quindi cerca di ricordarti di avere con te dell’ottima crema solare, un copricapo e degli occhiali da sole.

Il percorso che si segue per ammirare le antiche incisioni è strutturato come un sentiero, con tanto di corrimano e luoghi attrezzati per aiutarsi a percorrerlo. È stato reso accessibile a chi può normalmente camminare, rendendo questi petroglifi più vicini a tutti.

L'importanza delle incisioni di Twyfelfontein, Namibia

Fonte: iStock

La Namibia nei pressi della zona di Twyfelfontein

Cosa si ammira guardando le incisioni rupestri di Twyfelfontein

Comunicare in modo semplice ed efficace è sempre stata un’esigenza umana ed era così anche nel Neolitico. Per questo motivo, le incisioni rupestri di Twyfelfontein mostrano uomini intenti alla caccia, animali di varia specie: si vedono chiaramente giraffe, elefanti, antilopi e molti altri animali.

I petroglifi di Twyfelfontein sono stati molto utili anche per i paleo-biologi, ovvero gli studiosi che si occupano di ricostruire le caratteristiche fisiche e di comportamento di animali preistorici o completamente estinti.

Una delle incisioni più celebri è stata nominata come Löwenplatte perché ritrare un leone con una coda dalla posizione molto particolare. I paleontologi si sono interrogati a lungo su quel leone, chiedendosi anche se si trattasse più di una rappresentazione simbolica che realista.

Ne avevano ben ragione perché molte delle incisioni rupestri di Twyfelfontein hanno anche un significato spirituale e rituale. Si pensa, infatti, che quest’area della Namibia rappresentasse anche un luogo di culto e di riunione sociale. Quello che si ritiene attualmente è che Twyfelfontein fosse addirittura un luogo di cerimonie e riti di iniziazione. La posizione delle incisioni, spesso in luoghi nascosti o difficili da raggiungere, suggerisce che fossero considerate sacre e accessibili solo a coloro che avevano una conoscenza esoterica o un ruolo religioso nella comunità.

Categorie
aeroporti Europa Notizie Viaggi viaggiare

È allarme traffico aereo in Europa: sta aumentando troppo

Ultimamente si sentono numerose notizie riguardanti l’aviazione e il settore del turismo, nonché i voli: abbiamo scoperto di recente che Abu Dhabi presto avrà l’aeroporto più smart di tutti con i passeggeri identificati tramite dati biometrici, che i voli aumenteranno molto nei prossimi anni e che l’aereo si conferma come il mezzo di trasporto più sicuro di tutti.

Eppure, non ci sono solo belle notizie riguardanti gli aerei: come sottolineato dal presidente dell’ENAC, infatti, sembra che il traffico aereo in Europa sia aumentato più del dovuto, causando disagi non indifferenti. Scopriamo il perché più nel dettaglio.

L’ultimo trimestre di voli in Europa

Negli ultimi tre mesi, numerosi voli in Italia e Europa hanno subito ritardi e cancellazioni, causando notevoli disagi ai passeggeri. L’incremento significativo del traffico aereo ha generato caos negli aeroporti, che non erano preparati ad affrontare una tale mole di voli e passeggeri.

Secondo Pierluigi Di Palma, il presidente dell’ENAC, l’aumento del traffico non è stato accompagnato da un adeguato potenziamento delle infrastrutture, che ora si trovano in gravi difficoltà. L’intera infrastruttura aeroportuale europea, compresi aeroporti, compagnie aeree, gestori del traffico aereo e società di servizi, sta faticando a reggere il ritmo dell’incremento del traffico.

In particolare, il traffico è aumentato notevolmente nelle rotte che collegano i paesi dell’Europa meridionale, come Italia, Spagna e Grecia, molto frequentate durante le vacanze estive. I dati di Eurocontrol indicano che a giugno sono partiti più di un milione di voli dagli aeroporti europei, con un aumento del 5,2% rispetto all’anno precedente.

Le compagnie aeree low-cost hanno incrementato il numero di voli giornalieri, con un aumento significativo rispetto all’anno precedente, generando vere e proprie sfide organizzative per gli aeroporti. La mancanza di personale sia delle compagnie aeree, che del settore del controllo del traffico aereo ha contribuito ai ritardi, che hanno registrato un aumento del 28% rispetto all’anno precedente.

Le possibili soluzioni al problema

La carenza di personale è un problema persistente che compromette la capacità di gestire in modo efficiente il traffico aereo. Questa situazione è stata aggravata da un grave guasto informatico che ha colpito aeroporti e aziende in tutto il mondo, causando la cancellazione di migliaia di voli e l’accumulo di ritardi. Il blocco informatico è avvenuto lo scorso venerdì 18 luglio e il problema ha causato la cancellazione di oltre cinquemila voli, con conseguenze devastanti per il traffico aereo e malcontento e disagio per tutti i passeggeri.

Le compagnie aeree hanno cercato di aumentare i voli sfruttando al massimo la capacità degli aerei, causando spesso lo spiacevole inconveniente noto come overbooking, ma ciò ha portato a una maggiore congestione e accumulo di ritardi. Il presidente dell’ENAC Di Palma consiglia di prenotare voli in ore meno affollate e di evitare i giorni di punta per ridurre disagi e code negli aeroporti.

In passato, infatti, il tasso di riempimento di un volo era del 75% mentre oggi è del 90%, un aumento significativo. Il consiglio più opportuno per contenere questi disagi sarebbe quello di scegliere le partenze in aereo la mattina presto ed evitare il venerdì, la domenica e anche il lunedì.

Categorie
Idee di Viaggio Nuova Zelanda Oceania Viaggi Wellington

Il clima e la temperatura di Wellington, la capitale della Nuova Zelanda

Una frase di uso comune afferma che la Nuova Zelanda sia esattamente dall’altro lato del globo terrestre rispetto all’Italia e, in parte, la saggezza popolare ha ragione. Wellington, la capitale di questa nazione dell’Oceania, non è la città più conosciuta dai turisti di mezzo mondo ma è una città interessante, perfetta per essere una base utile per esplorare entrambe le isole che compongono la Nuova Zelanda.

Situata sulla punta meridionale dell’Isola del Nord, la città è affacciata sullo stretto di Cook, luogo che prende il nome proprio dal capitano James Cook. La sua posizione geografica le conferisce un clima molto simile a quello italiano… ma a stagioni capovolte, dato il diverso emisfero. Quali sono le caratteristiche di clima e temperatura di Wellington e quando fare un viaggio da quelle parti?

Il clima e la temperatura a Wellington: che tempo fa agli antipodi dell’Italia?

Il clima di Wellington è caratterizzato da estati fresche e inverni miti, con temperature che raramente raggiungono estremi. L’ambito climatico della capitale della Nuova Zelanda è influenzato dai venti dominanti che soffiano attraverso il canale dello stretto di Cook. Questi venti sono spesso frequenti e molto intensi e hanno valso a Wellington il soprannome di “Windy Wellington“. Del resto, la Nuova Zelanda è proprio il paese dove le barche a vela spopolano.

Durante i mesi estivi (che, per l’emisfero australe vanno da dicembre a febbraio), le temperature medie si posizionano tra i 15°C e i 21°C. Le giornate sono spesso soleggiate a Wellington, proprio perché il vento contribuisce a tenere pulito il cielo. C’è un’altra cosa che le correnti d’aria fanno al clima di Wellington: abbassare, anche nell’arco di poco, le temperature. Può succedere, anche in estate, che ci sia quello che i meteorologi chiamano “drop”, proprio per l’arrivo di aria fresca.

Avere una giacca antivento o un kway sembra essere l’opzione migliore durante un viaggio estivo in Nuova Zelanda. La primavera (da settembre a novembre) e l’autunno (da marzo a maggio) sono due stagioni in cui il clima e la temperatura di Wellington sono molto simili. La differenza sta spesso nella variabilità delle precipitazioni, che si presentano maggiormente nell’autunno australe.

L’inverno (che corrisponde alla nostra estate, ovvero da giugno a inizio settembre) è mite rispetto agli standard di molte città italiane, con temperature medie che variano dai 6°C ai 12°C. Il mare rende la temperatura mite anche in questa stagione ma ci pensa il vento dell’Antartide a far percepire qualche grado in meno. Nevica, in inverno, a Wellington? La neve, in città, è veramente rara. Se, il tuo viaggio in Nuova Zelanda, si spingesse anche alle estremità dell’Isola del Sud, la situazione potrebbe essere davvero molto diversa.

Clima e temperatura di Wellington, la capitale della Nuova Zelanda
Wellington, una capitale agli antipodi

Quando organizzare un viaggio a Wellington

Un viaggio alla scoperta di Wellington e della Nuova Zelanda è un’ottima idea in ogni stagione e la tua scelta dipende dalla tua agenda e dal tuo budget. Tieni sempre presente, leggendo questi consigli, che stiamo indicando le stagioni australi, quindi al contrario rispetto a quelle italiane.

L’estate è il periodo di alta stagione ma non c’è nessun momento dell’anno sbagliato. In questo momento dell’anno, le giornate sono lunghe e la città si mostra al meglio di sé, sia dal punto di vista fisico che da quello degli eventi. Del resto, l’autunno è un gran momento per gli amanti della natura e per chi ama viaggiare con meno folla e con colori molto caldi. Anche primavera e inverno hanno le loro belle sorprese per chi intraprende un viaggio down under.

Categorie
Idee di Viaggio Santiago Del Cile Sud America Viaggi viaggiare

Sicurezza in viaggio: quando è pericolosa Santiago del Cile?

Le grandi città, ovunque si trovino nel mondo, attirano sempre molti viaggiatori e viaggiatrici di ogni genere. Una delle domande che ci si pone più spesso riguarda il livello di sicurezza del luogo che visitiamo. Quando si parla di un viaggio in Cile o, in generale, in un paese del Sud America, arrivano alla mente di molte immagini non proprio rassicuranti.

Per questo motivo, è sempre bene comprendere realmente quanto sia tranquilla e sicura la nostra destinazione. Una città grande e complessa come Santiago del Cile può essere pericolosa? Non esiste una risposta definitiva e certa in ogni momento. Occorre informarsi bene e comportarsi nel modo giusto.

Crimini e pericoli a Santiago del Cile

Come in molte altre grandi città sudamericane, il crimine più comune e frequente a Santiago del Cile è il furto, soprattutto di piccoli oggetti, di denaro contante e di apparecchiature elettroniche. La causa è da ricercarsi nella situazione sociale di un luogo come la capitale del Cile. Stiamo parlando di una città con 6 milioni di abitanti registrati e con un gran numero di “invisibili” che vivono a ridosso del perimetro cittadino. Il divario tra chi è abbiente e chi vive in povertà è enorme.

Piccoli furti garantiscono a chi non ha molto o nulla di poter rivendere la merce e utilizzare il denaro per comperare il necessario. Per questo motivo, il primo suggerimento di comportamento per chi fa un viaggio a Santiago del Cile è non ostentare nulla: meglio lasciare a casa gioielli preziosi e sostituire, nel caso si indossino, anelli e orecchini con qualcosa di poco vistoso o di materiale decisamente basico, come legno di cocco o qualcosa di simile.

Il secondo consiglio è quello di restare nelle migliori zone della città: il divario tra ricchezza e vita difficile si legge anche nella quantità di sorveglianza presente in certi quartieri. Le zone più centrali della città sono spesso le migliori ma non è sempre detto. Per questo motivo è sempre bene informarsi su siti ufficiali come quelli dell’Ambasciata cilena, dell’Ente del Turismo e della Farnesina per comprendere se, nel momento del nostro viaggio, sia necessario evitare certe zone e quale sia la causa.

Giusto per citarne alcune, le aree centrali e turistiche di Santiago del Cile come Providencia, Las Condes, e Vitacura sono generalmente sicure e ben sorvegliate. Al di là della quantità di polizia in giro, è sempre bene tenere un comportamento tranquillo. Le zone dove si trovano alcuni monumenti celebri, come per esempio Plaza de Armas dove c’è il Palacio de la Moneda, sono perfette da vedere di giorno ma meno consigliabili con il buio.

Informarsi bene prima di un viaggio a Santiago del Cile

Fonte: iStock

Santiago del Cile tra edifici nuovi e antichi

Attenzione ai trasporti

Molti viaggiatori utilizzano il trasporto pubblico, specialmente trovandosi in una grande città. Autobus, pullman, taxi e metropolitana sono presenti anche a Santiago del Cile, offrendo un ottimo servizio per spostarsi in città a prezzi contenuti. In molte città del Sud America – come Santiago del Cile – è solitamente più consigliato usare i mezzi pubblici anziché il taxi. Questo a meno che non ci sia un autista di fiducia. Molti hotel e, in alcuni casi, anche ostelli della gioventù, hanno una lista di taxisti e autisti sicuri da poter utilizzare per spostarsi in città.

Il più delle volte, si ordina la corsa alla reception dell’albergo e la si paga direttamente lì, evitando il passaggio di denaro tra cliente e taxista. Utilizzare, invece, i mezzi pubblici garantisce di stare in mezzo a più gente e rende tutto più sicuro. Ovviamente, sui mezzi pubblici vanno sempre tenute d’occhio le borse e gli zaini, in modo che nessuno possa infilare dentro le mani.

Cosa fare in caso di manifestazione

Molte città sudamericane riflettono ancora oggi la propria storia recente, pronta a raccontare un passato travagliato e non troppo lineare. Molti viaggiatori amano il Sud America anche per questo aspetto e potrebbe capitare, anche in viaggio a Santiago del Cile, di assistere a qualche manifestazione, sciopero o protesta. Prima del viaggio, è sempre un bene consultare la stampa locale via internet, in modo da rendersi conto se ci sia già del fermento sociale oppure no.

Come comportarsi in caso di manifestazione? Molti di questi eventi sono pacifici e non portano problemi di ordine pubblico. In generale, però, meglio tenersi in disparte o visitare una zona della città non interessata dal corteo della manifestazione. Nel caso ti sentissi poco sicuro, guarda attorno a te e individua un negozio, un centro commerciale o anche un edificio pubblico o religioso aperto. Ti basterà entrare lì e attendere che il momento di protesta passi.

Molti paesi del Sud America, compreso il Cile, hanno delle leggi molto ferree riguardanti i non cittadini che prendono parte a manifestazioni sociali o politiche di protesta: meglio evitare. Se hai bisogno di maggiori certezze o essere consigliato su cosa fare, la cosa migliore è contattare l’ambasciata italiana e chiedere come comportarti.

Consigli di sicurezza per un viaggio in Cile

Fonte: iStock

Il Palazzo de la Moneda a Santiago del Cile

Sicurezza a Santiago del Cile: qualche consiglio

La cosa più importante da portare con sé in viaggio è – lo si sente dire spesso – il buon senso. Comportarsi in modo corretto, normale e confondersi con la normale popolazione di una città come Santiago del Cile sono quanto di meglio si possa fare per sentirsi sicuri ed evitare pericoli. Se viaggi con amici, cerca sempre di girare in gruppo e, benché la vita notturna attiri sempre molti viaggiatori, cerca di essere particolarmente attento nelle ore buie.

Informati sui siti ufficiali della Farnesina e chiedi consigli alla reception del tuo hotel o del tuo alloggio, di qualsiasi categoria sia. Fidati delle guide ufficiali e tieni sempre sott’occhio i tuoi effetti personali. Infine, cerca di usare sempre la carta di credito e porta con te poco denaro contante. Ricorda di fotocopiare il tuo passaporto e di tenere le copie nel tuo zaino o nella tua borsa. Meglio lasciare l’originale nella cassetta di sicurezza della tua stanza.

Se, invece, ti rendi conto di essere arrivato a Santiago del Cile in un momento di fermento politico o sociale, porta in passaporto con te. Mettilo in una tasca interna sicura e posizionata dove tu possa tenere tutto sott’occhio. In momenti politici particolarmente caldi, dal punto di vista sociale, avere con te il passaporto ti permetterà un riconoscimento veloce, nel caso venissi fermato per controlli di sicurezza.

Categorie
Europa Notizie Viaggi

A novembre verrà lanciato il sistema di ingresso/uscita (Ees) dell’Unione Europea

Dopo vari rinvii, finalmente è stata fissata la data: il prossimo 10 novembre l’Unione Europea inaugurerà il tanto atteso sistema di ingresso/uscita (EES). La conferma è arrivata direttamente dalla Commissaria europea per gli Affari Interni, Ylva Johansson, durante una visita all’agenzia eu-LISA a Tallinn, sede dell’infrastruttura tecnologica che gestisce il nuovo sistema biometrico che utilizzerà fotografie digitali e impronte digitali per registrare i viaggiatori provenienti da paesi extra-UE alle frontiere esterne dell’Unione Europea.

Inizialmente previsto per il 2022, il lancio è slittato più volte a causa di problemi tecnici e ritardi nell’installazione delle barriere automatizzate necessarie per i controlli alle frontiere internazionali dell’area Schengen. Sottolineando l’importanza e la complessità del progetto, Johansson ha dichiarato: “Il momento è finalmente arrivato. Ci sono stati momenti in cui avete creduto che non sarebbe mai successo, ma sta per accadere.

Tutto si sta mettendo a punto. Siamo nella fase finale di test. Ora c’è un vero e proprio slancio. Vettori, operatori, stazioni ferroviarie, aeroporti, tutti si stanno preparando per il grande giorno, quando tutti i posti di frontiera saranno connessi in tempo reale. Diremo addio ai timbri sul passaporto per dare il benvenuto ai controlli digitali per tutti i viaggiatori in arrivo dai paesi extra-UE, facilitando i viaggi e velocizzando i controlli alle frontiere.”

Come funziona il sistema EES

L’EES sarà adottato da tutti gli Stati membri dell’UE, con l’eccezione di Cipro e Irlanda, e sarà attivato anche in Islanda, Lichtenstein, Norvegia e Svizzera, che pur non essendo membri dell’UE fanno parte dell’area Schengen. Una volta operativo, rappresenterà un significativo cambiamento per i circa 700 milioni di viaggiatori extracomunitari che ogni anno attraversano le frontiere europee. Per contro, dovrebbe far sentire più sicuri i 450 milioni di cittadini che vi risiedono.

Al momento del passaggio alle frontiere esterne dell’UE, i viaggiatori dovranno scansionare il proprio passaporto o altro documento di viaggio presso chioschi self-service. L’EES registrerà informazioni dettagliate come nome del viaggiatore, dati biometrici, data e luogo di ingresso e di uscita. Le scansioni facciali e le impronte digitali saranno rilevate ogni tre anni e rimarranno valide per più viaggi durante questo periodo.

Il sistema sarà automatizzato e obbligatorio per coloro che non necessitano di un visto per entrare nell’area Schengen, come per esempio i britannici. Mentre invece non si applicherà ai cittadini o residenti nell’UE, né a chi è in possesso di un visto per soggiorni di lunga durata.

Obiettivo sicurezza

Il principale obiettivo dell’EES è rafforzare la sicurezza delle frontiere dell’area Schengen, permettendo di identificare più facilmente i viaggiatori che superano il periodo di permanenza consentito, che è di 90 giorni su 180. La Commissaria Johansson ha sottolineato l’importanza di questa nuova misura affermando: “Con l’EES sapremo esattamente chi entra nell’area Schengen con un passaporto straniero. Sapremo se le persone rimangono troppo a lungo e potremo contrastare l’immigrazione irregolare. L’EES renderà più difficile per i criminali, i terroristi o le spie russe usare passaporti falsi grazie all’identificazione biometrica, alle foto e alle impronte digitali”.

Il Sistema di Ingresso/Uscita (EES) rappresenta un passo fondamentale negli sforzi dell’Unione Europea per potenziare la sicurezza delle frontiere, mantenendo al contempo l’apertura della regione. Registrando in modo sistematico i dati di ingresso e uscita dei viaggaitori non appartenenti all’UE, l’EES offre un meccanismo più efficace per il controllo delle frontiere e facilita il monitoraggio dei soggiorni irregolari, contribuendo alla lotta contro l’immigrazione irregolare.

Categorie
Friuli Venezia-giulia lago vacanza natura Vacanze natura Viaggi

Friuli: 5 laghi panoramici da non perdere

Acqua cristallina, il verde dei boschi e intorno una corona di montagne. Il contesto ideale per una giornata a contatto con la natura, tra relax e azione, in uno dei tanti, splendidi laghi che punteggiano la cartina geografica del Friuli.

La regione più nordorientale d’Italia è, forse più di ogni altra, un vera e propria terra delle acque. Le sue valli sono solcate da decine di fiumi rilevanti come il Tagliamento, l’Isonzo, il Natisone, il Livenza, il Piave, e da centinaia di torrenti purissimi che gli tributano le loro acque. Per questo, per gli amanti delle spiagge d’acqua dolce e del wild swimming, il Friuli è spesso considerato una specie di paradiso.

A questo impressionante menù di corsi d’acqua si devono aggiungere però un bel numero di laghi, che rappresentano una variante interessante e diversa rispetto a un tuffo in una piscina naturale di un torrente montano. I laghi del Friuli sono tutti di piccole dimensioni e collocati in un ambiente montano: luoghi di bellezza e di natura, dov’è impossibile non rimanere colti dalla grande bellezza di tutto ciò che accoglie il nostro sguardo. La loro natura alpina consente loro di evitare le caratteristiche che spesso rendono negativa un’esperienza balneare di lago, come fastidiosi depositi o un lieve strato melmoso sul fondo.

Lago di Cavazzo, il più grande lago naturale del Friuli

Lago Cavazzo Friuli

Fonte: Lorenzo Calamai

Il panorama dalle sponde del Lago di Cavazzo

Il Lago di Cavazzo è il lago naturale più grande del Friuli-Venezia Giulia: si apre in un bacino al confine tra tre diverse amministrazioni locali e, per questo, è non solo noto come Lago dei Tre Comuni, ma anche con il nome, a turno, di uno dei tre comuni in questione: Trasaghis, Bordano e Cavazzo Carnico.

Il lago è balneabile in un paio di ampie zone, ha un fondale di ghiaia molto fine, acque pure e trasparenti. Le spiagge sono di piccoli e comodi sassi bianchi, ma con un ampio spazio verde, con prati al riparo di frondosi alberi dov’è comodo stendere teli, asciugamani e materiale per il pic-nic. In più, sono presenti aree attrezzate con griglie per il barbecue.

L’acqua del Lago di Cavazzo è piuttosto fredda, ma il suo colore cristallino, che assume un blu più intenso quando la profondità diventa maggiore, attira anche i nuotatori più restii. Splendida la visuale che, dalla spiaggia sul lato sud-orientale, attraversa il bacino e si posa sui profili imponenti del monte Festa, con le rovine del fortino che ne incoronano la cima, e sulle cime circostanti.

Un sentiero pedonale percorre tutto il lato est del lago, regalando splendidi scorci sulla natura circostante, mentre sul lato occidentale il campeggio Lago 3 Comuni noleggia SUP e kayak per un viaggio acquatico che permette di esplorarne davvero ogni angolo.

Il Lago di Cornino e i grifoni

Il Lago di Cornino, con il suo specchio d’acqua talmente azzurro e blu da sembrare irreale, è un piccolo lago originatosi oltre diecimila anni fa.

Oggi ospita una strepitosa riserva naturale, con la più grande colonia italiana di grifoni. Non le creature della mitologia, bensì grossi rapaci della famiglia degli avvoltoi, nome scentifico gyps fulvus. Questa specie si era praticamente estinta in Italia, ne erano rimasti alcuni esemplari solamente in Sardegna. Un progetto di reintroduzione in alcune aree del paese, fra cui in Friuli, ha avuto successo.

Lago Cornino Friuli

Fonte: Lorenzo Calamai

Gli splendidi colori del Lago di Cornino

Nella Riserva naturale del Lago di Cornino la colonia di grifoni ha potuto consolidarsi e crescere negli anni, e oggi si vedono costantemente le sagome di questi grandi volatili volteggiare intorno alle montagne che sovrastano il bacino.

Il piccolo lago smeraldino è circondato da sentieri per una rapida passeggiata immersi nel verde e nella natura. Benché non sia balneabile, una gita in questo piccolo paradiso nella valle del Medio Tagliamento è un toccasana per gli occhi e per l’anima.

La riserva naturale si trova poco fuori dall’omonimo abitato, Cornino.

Laghi di Fusine, un anfiteatro naturale mozzafiato

Nei pressi della località sciistica di Tarvisio, vicino al confine con la Slovenia, il complesso dei piccoli Laghi di Fusine offre uno spettacolo naturale esaltante.

I laghi sono due, entrambi di origine glaciale e collegati tra loro da facili sentieri, con intorno un fitto bosco di abete rosso e una strepitosa visuale sulla catena montuosa del monte Mangart. Un anfiteatro naturale che offre una visione paradisiaca su un contesto alpino meraviglioso.

Laghi Fusine Friuli

Fonte: ph. greenoid via Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 2.0

Lo spettacolare circo di vette alpine attorno al Lago superiore di Fusine

Non sono balneabili, poiché all’interno di una riserva naturale dedicata, ma anche se lo fossero la temperatura dell’acqua placherebbe ogni bollente spirito dello sventurato avventore.

Una rete di sentieri permette di fare il giro attorno ad entrambi i laghi, e dalla zona circostante partono una serie di escursioni verso la catena montuosa circostante. I Laghi di Fusine sono anche una splendida destinazione invernale: quando si posa la neve tutt’intorno e la superficie dei due bacini è congelata, lo spettacolo è assicurato.

Il Lago di Sauris e la sua zip-line

Situato a quasi 1000 metri di quota, il Lago di Sauris è uno specchio d’acqua artificiale. Quando venne costruita la diga che diede origine al lago, nel secondo dopoguerra,  questa era la seconda più alta d’Europa: una vera e propria meraviglia ingegneristica del tempo.

Oggi la diga è ancora apprezzabile, ma quello che più si ammira è la splendida cornice di questo ampio lago, situato vicino alla pittoresca e omonima cittadina di Sauris, patria di alcune speciali prelibatezze locali come lo splendido prosciutto, i formaggi di malga, lo speck e la birra.

Lago Sauris friuli
Le scenario del Lago di Sauris

Il Lago di Sauris è balneabile in un paio di zone, La Maina e la foce del Rio Storto, rispettivamente sulla sponda nord e sud, ma la data la quota e la temperature delle acque la maggior parte delle persone preferisce approfittare delle canoe e dei SUP per avere la propria esperienza acquatica.

Un’altra attrazione di recente realizzazione è una zip-line lunga oltre 2 km che porta a sorvolare il lago legati a un cavo d’acciaio a oltre 100 metri di altezza: un’esperienza adrenalinica e mozzafiato in un contesto unico.

Il Lago del Predil, gioiello verde tra le montagne

Non lontano dai già citati Laghi di Fusine, da Tarvisio e dal confine di Stato, un altro bellissimo lago caratterizza la catena montuosa che separa il Friuli dalla Slovenia.

È il Lago del Predil, un vero e proprio gioiello verde in mezzo alle montagne. Nasce da un’antica conca glaciale ed è il secondo lago del Friuli per grandezza dopo il lago di Cavazzo. Le sue acque sono limpide e fredde, pronte a sfidare anche il nuotatore più testardo, ma il loro colore attrae come il canto di una sirena. Le spiagge sabbiose lasciano ben presto spazio a piccoli prati rigogliosi dov’è semplicemente un toccasana rimanere a prendere il sole.

Lago Predil Friuli

Fonte: Mondogenerator via Unsplash

Lago del Predil, pregiata meta balneare e montana insieme

In mezzo al lago resiste un’isoletta, relitto di un arco morenico in parte distrutto. Al Predil si trova anche un piccolo stabilimento balneare che noleggia attrezzature nautiche durante l’estate. Si tratta, inoltre, di un luogo molto amato dai giovani d’estate, dove si può sempre trovare qualcuno che ama il divertimento in mezzo alla natura.

Lo spettacolo, dalle sue spiagge sabbiose, è veramente stupendo: uno specchio d’acqua piatto che va dal cristallino alle trasparenze smeraldine delle sue zone più profonde, incastonato tra altissime vette che lo circondano, i fianchi delle montagne coperte di fitti boschi.

Categorie
cascate escursioni Idee di Viaggio vacanza natura vacanze avventura Viaggi

Horseshoe Falls, cosa sapere: consigli e guida escursionistica in un luogo mozzafiato

Avete mai sentito parlare delle Horseshoe Falls, una cascata a più livelli che si trova esattamente nel Mount Field National Park in Tasmania, in Australia? Tra le attrazioni turistiche più popolari, lo scenario è mozzafiato e da non perdere, considerando che la cascata scende su banchi orizzontali e le pareti verticali si caratterizzano per strati di arenaria. Un luogo che si trova incastonato in una delle foreste più belle della Tasmania: una tappa obbligata. E ti spieghiamo come visitarla al meglio.

Come raggiungere Horseshoe Falls

Prima di tutto, dove si trovano le Horseshoe Falls? Siamo all’interno del Mount Field National Park a circa 70 km da nord-ovest di Hobart. Per raggiungerle, dobbiamo guidare fino al centro visitatori del parco, a circa un’ora e mezza di auto da Hobart. Il sentiero Horseshoe Falls Hazelbrook è uno dei più apprezzati, poiché consente di fare una bella passeggiata in una posizione anche riparata, persino in piena estate. Da non perdere la Fairy Falls, ovvero la Cascata delle Fate. A un chilometro dall’ingresso di Oaklands Road, invece, si trovano le famosissime cascate a ferro di cavallo.

Il sentiero che porta alle cascate

Per arrivare alle Horseshoe Falls, c’è una sosta alle Russell Falls, a circa 750 metri dal sentiero: una delle attrazioni da non lasciarti sfuggire, considerando il facile accesso e il panorama a dir poco pittoresco. C’è anche un sentiero con scale di legno, che sono ben tenute: la biforcazione ti porta al Circuito delle Tre Cascate. Il sentiero per la cascata, in ogni caso, è asfaltato e sbarrato per tutto il percorso: c’è anche una piattaforma panoramica dove poter scattare delle foto di questo angolo unico della Tasmania. La cascata non è altissima, circa 5 metri, ma è in grado di infondere una serenità senza eguali: l’ampia radura, l’acqua che scorre. Il paesaggio sembra disegnato da un pittore esperto, e invece è la realtà che si staglia davanti ai tuoi occhi.

Cosa vedere alle Horseshoe Falls

La zona è affollata? Sì, talvolta. Dipende anche dall’orario in cui scegli di recarti: nelle ore di punta, è comunque una delle zone più amate della Tasmania da vedere. Segnaliamo per gli escursionisti esperti la possibilità di avventurarsi di notte nelle Horseshoe Falls, quando fa buio, per ammirare le lucciole: qui sono presenti in gran quantità!

A monte delle Horseshoe Falls, invece, puoi osservare le cascate di Glow-Worm Nook: sebbene non sia pittoresca al pari di altre che abbiamo citato, è comunque molto particolare e si accede mediante dei gradini di pietra. Il sentiero che conduce alle Oakland Falls, a circa 2 km dall’ingresso, è invece più tortuoso, quindi, per chi ha dei bambini al seguito, è importante capire come affrontarlo senza stress. Tuttavia, ne vale davvero la pena: un panorama che sembra quasi etereo. Lungo il percorso, infine, ci sono anche le Burgess Falls. Anche in questo caso il sentiero non è facile, considerando che bisognerebbe arrampicarsi lungo un pendio (ma ce n’è uno più semplice). Questo scenario naturale è impressionante: da non perdere in alcun modo se hai in programma un viaggio in Australia.

Categorie
escursioni Fiume Friuli Venezia-giulia itinerari culturali vacanze avventura Vacanze natura Viaggi

Friuli, un’escursione panoramica con vista sul Tagliamento

Il Tagliamento è un fiume unico.

Non per i suoi 170 chilometri di lunghezza, dalle sorgenti sul Passo della Mauria a 1195 metri di altitudine fino a sfociare nell’Adriatico tra Lignano Sabbiadoro e Bibione, che lo rendono il più lungo ed importante del Friuli. Non, o almeno non solo, per gli intrecci della Storia, che lo videro protagonista tanto in epoca napoleonica quanto durante la rovinosa ritirata seguente alla disfatta di Caporetto, o le righe della letteratura, che da Hemingway a Pasolini ne hanno toccato le sponde.

La caratteristica che lo rende singolare è che si tratta di un braided river, un fiume a canali intrecciati. Il solo a scorrere nell’intero arco alpino ad aver mantenuto questa caratteristica morfologica grazie a un limitato intervento dell’uomo sul suo corso.

Quando si attraversa uno dei tanti ponti che in Friuli portano da una parte all’altra del fiume più rilevante della regione si intuisce immediato il significato di braided river: come sinuose trecce dalle volontà indipendenti, molteplici canali portano le cristalline acque del Tagliamento da monte a valle all’interno di un grande, ampio letto di ghiaia, intrecciandosi e separandosi più volte. Sono canali mutevoli, che modificano continuamente il proprio corso, tanto che quando si attraversa il medesimo ponte e si guarda giù, magari dopo un periodo di assenza, si trova un fiume diverso, un panorama cambiato e cangiante.

Fonte: Getty Images

I canali intrecciati del corso del Tagliamento

L’unicità del Tagliamento, che condivide questa caratteristiche con un risicato numero di fiumi in Europa e con una quantità più sostanziosa nel mondo intero, rende altrettanto unico anche il contesto paesaggistico all’interno del quale il fiume si muove.

La valle del medio Tagliamento, quella che orientativamente si trova tra Venzone e Pinzano al Tagliamento, offre una occasione perfetta per scoprirlo: qui il fiume si trova ad attraversare territori con una altitudine piuttosto bassa, contornati di montagne le cui vette non raggiungono grandi sommità, ma che per il forte dislivello rispetto al principale corso d’acqua che le attraversa permettono di bearsi gli occhi con panorami eccezionali.

Un esempio? Dalla cima del Monte Cuar, 1478 metri sopra il paese di Forgaria del Friuli, nel Gemonese, si gode di un panorama sensazionale sul corso del Tagliamento, su alcuni suoi affluenti e sulle montagne circostanti.

Per raggiungere la sommità della montagna esiste un sentiero ad anello, un’escursione semplice e divertente alla portata dei più.

Friuli, escursione al Monte Cuar

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Lago di Cavazzo visto dal Monte Cuar

L’escursione per salire al Monte Cuar prende le mosse dal Cuel di Forchia, una sella da dove passa la strada sterrata che arriva dal vicino paese di Avasinis e che è uno snodo di molti sentieri della zona.

Percorrendo la SP41 con provenienza Trasaghis, si raggiunge la frazione di Avasinis e si svolta a sinistra su via Novedet. La stretta strada asfaltata si impenna quasi subito, trasformandosi in una tortuosa stradella di montagna. La si segue per circa 8 chilometri, fino ad arrivare al Cuel di Forchia, contraddistinto da una vistosa segnaletica del CAI, con tanti cartelli in legno che indicano diverse direzioni per imboccare altrettanti sentieri.

Qui ci si trova di fronte a una scelta, poiché l’anello per la salita al monte Cuar si può percorrere in entrambi i sensi: il sentiero 815 sale per un sentiero comodo e largo, con una pendenza inizialmente molto morbida, che si fa più ostica solamente negli ultimi due chilometri dei sei che si devono percorrere per arrivare alla cima; il sentiero 816, invece, sale da Cuel di Forchia alla cima in un paio di chilometri appena, brusco e ripido, e arriva alla croce sommitale.

Uno lo si percorre in salita, l’altro lo si percorre in discesa, tenendo conto che anche scendere comporta la sua fatica. I tempi di percorrenza sono simili, il dislivello in salita molto simile. Il primo passa dalle rovine di alcune piccole stalle e costruzioni contadine: i fianchi della montagna, oggi meta soprattutto di escursionisti, erano fino agli anni Settanta sfruttati per l’agricoltura e l’allevamento. Rigogliosi cespugli di lamponi costeggiano il sentiero, quasi tutto al riparo di un fitto bosco. Il secondo, dal sapore più impervio e immediatamente montano, corre lungo il costone roccioso più ripido del monte: si chiama cuar, in friulano corno, per via di questa sua forma protrusa, proprio come un balcone panoramico.

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Lorenzo Calamai

I pascoli attorno al Monte Cuar

Lungo il sentiero 815 si trova inoltre una malga, poco sotto la cima del monte, tra pascoli verdeggianti. È aperta al pubblico e ci si può rifocillare assaggiando i prodotti tipici locali. Da qui già si gode di una splendida vista sul versante nord-orientale, con il Monte Festa e il Monte San Simeone che vegliano sul Lago di Cavazzo, le vette della Carnia alle loro spalle.

Il panorama sul corso del Tagliamento

Quando si avvista l’ampia croce che simboleggia la vetta del Monte Cuar, si percorrono con energia gli ultimi passi per arrivare fino in cima. È il momento di far viaggiare lo sguardo lungo le valli del Tagliamento e del torrente Arzino, uno degli affluenti del fiume che scorre in una vallata adiacente, incassato tra tornite colline sul lato destro del panorama, incuneandosi fino alla confluenza nel fratello maggiore.

All’estrema sinistra, incassato tra le montagne circostanti, il Lago di Cavazzo offre bella mostra di sé, con le sue acque cristalline. Accanto fa il suo ingresso sulla scena il Tagliamento, che proviene dalla sua parte più montana: l’ampio letto grigio, sinuosamente tagliato dai canali più grandi e dai rivoli più piccoli, si espande di fronte all’ampia pianura di Gemona del Friuli e di Osoppo.

Monte Cuar Friuli Tagliamento

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Tagliamento scorre verso sud oltre il Monte di Ragogna

Spostando lo sguardo verso destra, lo si osserva lambire il Monte di Ragogna, un colle che ricorda la schiena di un gigantesco dinosauro che emerge dalla pianura circostante. Dietro, le colline intorno a San Daniele del Friuli. La vista si perde verso l’orizzonte mentre il fiume continua la sua intrecciata e vorticosa discesa verso sud, nella pianura udinese.

Lo sguardo spazia a 360 gradi, consentendo di ammirare la corona di montagne nobili che spuntano all’orizzonte e lo circondano, regalando quel tipo di pienezza sensoriale che riescono a dare i panorami che, con un’espressione trita ma assolutamente efficace, chiamiamo mozzafiato.