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Vulcano Poas, tra i più grandi crateri attivi al mondo: cosa vedere

Il suo colore, per un attimo, potrebbe trarre in inganno: eppure, siamo di fronte a uno dei crateri più attivi al mondo. Il Vulcano Poas, che si trova poco distante da San José, la Capitale della Costa Rica, è tra i siti naturalistici più belli al mondo, da vedere assolutamente se stai programmando un viaggio proprio qui. Aperto tutti i giorni, il tuo itinerario può includere anche sentieri escursionistici e non solo: ti sveliamo tutto.

Come visitare il Vulcano Poas

Non mancano naturalmente i tour da prenotare (con largo anticipo) che ti portano alla scoperta delle bellezze del Vulcano Poas a San José in Costa Rica: passeggiare in un cratere vulcanico? Sì, è possibile, e questo è profondo ben 300 metri. Si trova esattamente a 2.708 metri di altitudine, e dal 1989 sono in aumento le emissioni di gas e la zona è interessata dal fenomeno delle piogge acide. Ben due i crateri che si trovano sulla cima: quello principale è di 1.5 km di diametro e 300 metri di profondità, mentre il secondo è conosciuto con il nome di Laguna Botos, ed è di acqua fredda.

Non è un territorio ovviamente inesplorato, ma ben servito: aperto, come dicevamo, tutti i giorni dalle 8 fino alle 3:30 del pomeriggio, sono presenti tutti i servizi indispensabili, tra cui un ufficio informazioni, un negozio di souvenir, acqua potabile, bar. E, ovviamente, belvedere naturali che ti attendono per mostrarti la potenza della natura.

Cosa vedere al Vulcano Poas: i nostri consigli 

Il Poas è tra i Parchi Nazionali più amati e visitati della Costa Rica. A 65 km dalla Capitale, il Vulcano è una delle attrazioni naturalistiche da non perdere, che ha una lunga storia di eruzioni alle spalle (e risale a ben undici milioni di anni fa). Questa tappa escursionistica è incredibilmente bella, ma va programmata con attenzione: organizzati durante la stagione secca, quindi da gennaio ad aprile, e prevedi di rimanere per non più di 20 minuti, poiché le esalazioni non consentono una visita prolungata.

L’ora migliore per vedere il Vulcano Poas è al mattino, nelle ore meno nebbiose in ogni caso: con un pizzico di fortuna, tempo permettendo, potresti persino scorgere ambedue i mari che bagnano la Costa Rica, ovvero il Mar dei Caraibi e l’Oceano Pacifico. Il sentiero che parte dal cratere principale porta alla Laguna Botos, che si caratterizza per le sue acque cangianti: un mix di verde e blu che lascia senza fiato. Il percorso dura circa 10 minuti (è anche il tempo “massimo” in cui è consigliabile rimanere nel punto panoramico del cratere attivo) e le guide accompagnano i gruppi.

Vale la pena di ritagliarti del tempo anche per visitare i dintorni del vulcano: circondato dalle foreste, diverse sono le specie di animali che abitano nella natura, tra cui scoiattoli, marmotte, rane e uccelli (ben 79 specie, alcune molto rare). Sconsigliata la visita durante il weekend, quando è affollato da turisti: questo luogo merita di essere scoperto con un po’ di tranquillità. Naturalmente, in base all’attività del vulcano, può essere chiuso in qualsiasi momento: questa è, del resto, tutta la potenza e la meraviglia della natura.

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Bielorussia Europa Idee di Viaggio itinerari culturali Minsk Viaggi

Oktyabrskaya, cosa vedere: una zona colorata e polo culturale da scoprire

Hai in programma di visitare Minsk, la Capitale della Bielorussia? Devi assolutamente inserire nel tuo itinerario una zona che negli ultimi anni ha subito una profonda rivoluzione: dall’architettura di stampo sovietico a via della street art, in cui vengono organizzate persino delle masterclass per gli appassionati di graffiti. Un angolo colorato, che è passato da tipica strada ai margini di Minsk, della zona periferica, con edifici semi-abbandonati, in un luogo di speranza. Ti portiamo alla scoperta del polo culturale di Oktyabrskaya.

Oktyabrskaya, da zona semi-abbandonata a via della street art

Come ogni storia, c’è un punto di rottura, un momento in cui le cose cambiano (e in meglio): potremmo descrivere così la storia di Oktyabrskaya, la via della street art a Minsk, Capitale della Bielorussia. Forse per chi la visita oggi è quasi difficile da credere, ma il passato di Oktyabrskaya è tutto da scoprire e inizia nel 2014, quando alcuni artisti brasiliani hanno iniziato a “colorare” la zona insieme agli artisti bielorussi.

Un incrocio di culture che ha portato Oktyabrskaya a ciò che è oggi: un polo culturale, con graffiti giganti sui muri, un’esplosione di colori in quella che è, di fatto, un’architettura di tipo sovietico. Via Oktyabrskaya, tipica strada periferica, è diventata un luogo che ispira, tanto che molti artisti vengono qui per trovare la propria musa. Le modifiche apportate alla strada sono state tanto sostanziali da rivoluzionare, in effetti, lo “stile di vita” di questo angolo di Minsk, con caffè e locali alla moda in cui puoi fermarti per bere e mangiare.

Oktyabrskaya, cosa fare e cosa vedere

Il centro culturale di Minsk. Un modello di cambiamento più che positivo per la città, un modo per scoprire la cultura del posto. Prima del 1961, via Oktyabrskaya era intitolata a Voroshilov e prima ancora si chiamava Nizhne-Lyakhovskaya e Lyakhovskaya. La zona industriale, in cui ci sono numerose fabbriche, è solo il “fantasma” di un tempo (sebbene in parte sia ancora attiva), perché ha fatto spazio ai colori, ai graffiti da vedere, ai localini che attendono i turisti per offrire le specialità del posto.

Prima di prenotare il tuo viaggio a Minsk, controlla il clima e la temperatura in base alle stagioni, così da poterti godere questo angolo culturale e artistico al meglio. Turisti e giovani sono inevitabilmente attratti e affascinati dalla bellezza del posto, e tra l’altro ci sono numerosi hotel nei dintorni dove puoi alloggiare.

L’anno in cui sono ulteriormente cambiate le cose, in ogni caso, è il 2010: nel corso del tempo, molte aziende e attività si sono trasferite proprio qui, come studi fotografici, studi di design, spazi creativi. Una volta aperti i locali, tra cui cafe, bar, pub (ce ne sono persino italiani!), molti investitori hanno scelto di aprire qui anche gli hotel. Così, nel giro di un decennio, via Oktyabrskaya è diventata una delle più popolari e in voga nell’Europa orientale. Numerosi i murales da non perdere, tra cui quello nell’edificio 19/5 in via Oktyabrskaya, dell’artista brasiliano Ramon Martins, o ancora il collage degli animali in via di estinzione in Bielorussia, tra cui cervi e bisonti.

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Abruzzo Idee di Viaggio itinerari culturali vacanza natura Viaggi

Alla scoperta della Marsica, dove vivere l’Abruzzo più vero

Incastonata tra la costa adriatica e Roma, la Marsica è una gemma nascosta nel cuore dell’Abruzzo, dove la natura incontaminata e la storia millenaria si fondono in un paesaggio unico: ricca di verdi pianure e maestose montagne rocciose, dona un affascinante viaggio attraverso antichi borghi, ognuno con la propria storia da raccontare.

Tra cultura, arte, fede e una natura che toglie il fiato, l’Abruzzo più vero è un invito irresistibile a esplorare le sue meraviglie. Partiamo, allora, per un’avventura che svelerà la bellezza autentica di uno dei luoghi più affascinanti di sempre.

La magia del Parco Nazionale d’Abruzzo

Iniziamo con lo spettacolare Parco Nazionale d’Abruzzo, 50.000 ettari di patrimonio naturalistico mozzafiato distribuito tra Abruzzo, Lazio e Molise.

Fondato l’11 gennaio 1923, è uno dei parchi più antichi d’Italia e rappresenta una meta irresistibile per gli amanti della natura in ogni stagione dell’anno. Con la sua ricca vegetazione, il clima favorevole e i pittoreschi borghi che ne punteggiano il territorio, sa incantare i visitatori con una bellezza selvaggia.

Il Parco offre un’ampia gamma di attività: dall’escursionismo all’equitazione, dal cicloturismo al birdwatching, fino agli sport invernali come lo sci di fondo e alpino, grazie alle stazioni sciistiche presenti in zona. Ancora, con oltre 150 itinerari che si estendono per più di 750 chilometri, vanta una rete di sentieri adatta a ogni livello di difficoltà, che consente di esplorare a fondo il suo magnifico territorio.

Tra quelli da provare, il sentiero che parte dal centro di Barrea e conduce a Lago Vivo, a 1591 metri di altitudine, propone una camminata al cospetto delle imponenti vette del Tartaro, dell’Altare e del Petroso. Un altro itinerario imperdibile è quello che parte da Civitella Alfedena e si snoda attraverso la fiabesca Val di Rose, fino al Rifugio di Forca Resuni, a 1952 metri. Nei mesi di luglio e agosto, l’accesso è a numero chiuso, per cui è necessario prenotare in anticipo contattando gli Uffici dell’Ente Parco a Civitella Alfedena o a Pescasseroli.

Dando uno sguardo, invece, ai pittoreschi borghi del Parco, non si può non nominare Pescasseroli, sede del Parco Faunistico, Civitella Alfedena, scrigno di storia e natura, Villavallelonga, che a oltre 1000 metri di altezza conserva tuttora intatto l’impianto medievale, e Barrea, che prende il nome dall’omonimo lago, balneabile e amato da residenti e turisti.

Il Parco Nazionale della Majella, montagna madre d’Abruzzo

Eremo di San Bartolomeo, Abruzzo

Fonte: iStock

L’Eremo di Eremo di San Bartolomeo in Abruzzo

Il Parco Nazionale della Maiella, a sua volta, si svela come un vero e proprio santuario naturale che abbraccia un’incredibile varietà di flora e fauna. Istituito nel 1991, si snoda su un vasto territorio che include il massiccio della Maiella, le montagne del Morrone, i monti Pizi e il gruppo del Monte Porrara. Più della metà del parco si trova oltre i 2000 metri di altitudine, con la vetta più alta, il Monte Amaro, che svetta a ben 2793 metri.

Paradiso per gli amanti dell’escursionismo, del ciclismo e delle passeggiate a cavallo, ospita sette riserve naturali statali e conta più di 2100 specie vegetali, alcune delle quali sono state scoperte proprio qui. Tra le sue montagne e le sue valli, spiccano ecosistemi variegati che fungono da dimora per più di 150 specie animali, tra cui il lupo appenninico, il camoscio d’Abruzzo, l’aquila reale, il cervo, l’orso bruno marsicano e il raro piviere tortolino.

Oltre alla sua straordinaria ricchezza naturale, il Parco Nazionale della Maiella è un luogo di grande valore storico e culturale, impreziosito da borghi arroccati, piccoli paesi, abbazie ed eremi solitari, che raccontano storie antiche e affascinanti.

Qualche esempio? Caramanico Terme, noto centro termale, Pescocostanzo, l’Eremo di San Giovanni all’Orfento, l’Eremo di Santo Spirito a Majella e l’Eremo di San Bartolomeo in Legio.

Il Parco Regionale Naturale del Sirente – Velino, incantevole scenario naturale

L’Abruzzo, è facile capirlo, è una splendida regione di aree protette e di parchi, ed ecco anche il Parco regionale del Sirente Velino, 54.361 ettari tra canyon scolpiti dal tempo, grotte misteriose, massicci montuosi e borghi incantati, l’habitat di specie rare come l’orso marsicano e il gatto selvatico, mentre la flora rigogliosa colora ogni angolo con una bellezza senza pari.

Le eccezionali catene montuose, insieme all’Altopiano di Campo Felice, ai Prati del Sirente, al Piano di Pezza e all’Altopiano delle Rocche, dipingono scenari perfetti per escursioni indimenticabili, ma non è tutto. Ogni stagione regala al parco una magia: l’inverno è il top per gli sport sulla neve, l’estate invita a esplorare a piedi, a cavallo o in bicicletta, la primavera segna il “risveglio della natura”, e l’autunno trasforma il paesaggio in un tripudio di colori.

Il Parco del Sirente Velino accoglie i turisti con 8 punti di informazione, pronti a organizzare visite guidate, eventi e manifestazioni culturali. Non mancano 4 centri visita: a Rocca di Mezzo, un centro dedicato al camoscio; a Fontecchio, uno per il capriolo; ad Aielli, un affascinante Museo del Cielo per osservare le stelle dalla rocca medievale; e infine a Magliano dei Marsi, un centro visita con orto botanico, sentieri nella natura, palestra di orienteering e un museo naturalistico, tutti progettati per approfondire la conoscenza e l’amore per questo angolo straordinario d’Abruzzo.

Alba Fucens, gioiello archeologico da scoprire

A quasi mille metri di altezza nel cuore dell’Abruzzo, ai piedi del Monte Velino in provincia dell’Aquila, sorprende l’importante area archeologica di Alba Fucens, antica città romana da non perdere durante un tour della Marsica.

Disposta su tre vie principali, ha il suo fiore all’occhiello nell’anfiteatro inglobato nella collina, e da vedere sono la Chiesa di San Pietro, in antichità tempio dedicato ad Apollo, la possente cinta muraria, il Foro, il Portico, il Comizio, la Domus, il settore residenziale e delle tabernae, il Santuario di Ercole, le terme, il Macellum.

Celano e lo splendido Castello Piccolomini

Celano, Abruzzo

Fonte: iStock

Panorama del borgo abruzzese di Celano

Alle pendici del Monte Tino, a 860 metri sul livello del mare, Celano domina dall’alto la vasta piana del Fucino e parte del suo territorio è inserito all’interno del Parco regionale naturale del Sirente-Velino: strade acciottolate si snodano tra antiche case in pietra, chiese suggestive e palazzi signorili, e portano infine al Colle San Flaviano, dove troneggia il maestoso Castello Piccolomini, cuore storico e culturale del borgo.

Edificato nel 1392 dal Conte Pietro Berardi, probabilmente sui resti di una precedente fortificazione voluta da Federico II di Svevia, il Castello è un perfetto esempio di architettura che mescola elementi medievali e rinascimentali. Costruito come struttura difensiva, venne in seguito trasformato in una residenza nobiliare, e oggi si presenta in tutta la sua magnificenza con mura di cinta possenti, undici torri a scudo e cinque torrette semicircolari.

Con pianta rettangolare e le quattro torri quadrate agli angoli, si sviluppa su tre livelli e si affaccia su un bel cortile interno, dove un antico pozzo testimonia l’ingegnosità dei suoi costruttori nel raccogliere le acque piovane. Un ponte levatoio permette di superare il fossato e accedere a secoli di storia.

Passeggiando senza fretta, lo sguardo si sofferma poi sulla Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, sulla cinquecentesca Chiesa di Santa Maria in Valleverde, e sulla Chiesa Madonna delle Grazie, risalente al XI secolo.

Tagliacozzo, antica capitale della Marsica

Tagliacozzo affascina per il connubio di storia e natura, adagiata alle pendici del Monte Civita, con il centro che culmina nelle rovine dell’antica rocca medievale, un tempo fulcro di difesa e oggi testimone silenzioso di un passato glorioso. Non a caso, Tagliacozzo fa parte del circuito de “I Borghi più belli d’Italia”.

Il cuore pulsante del borgo è Piazza dell’Obelisco, ombreggiata da palazzi storici e da un elegante loggiato caratterizzato da archi a tutto sesto e finestre rinascimentali. In origine ornata da portici, ha subito modifiche durante l’Ottocento per volere di Gioacchino Murat, re di Napoli, che chiuse i portici per conferirle l’aspetto attuale. Al centro, un tempo sede del “pilozzo”, dove i debitori insolventi erano esposti al pubblico, spicca oggi una graziosa fontana, simbolo di rinascita.
L’ingresso avviene tramite due porte storiche: Porta San Rocco a nord e Porta dei Marsi a est.

Tra i monumenti più rappresentativi, ecco il Palazzo Ducale, voluto dalla potente famiglia Orsini che per secoli dominò queste terre. L’edificio, che ha subito vari interventi di restauro, presenta due piani con stili architettonici distinti: il primo piano con tratti tardo gotici, e il secondo con influenze rinascimentali. All’interno, custodisce eleganti sale decorate, preziosi dipinti e una cappella adornata da affreschi tardo-gotici che narrano la vita di Cristo.

Oltre al Palazzo, Tagliacozzo è ricca di luoghi sacri e storici che rimangono impressi, come il Santuario della Madonna dell’Oriente, con un’icona della Madonna con Bambino risalente al XIII secolo e proveniente dall’Oriente, la Chiesa di San Francesco, costruita nel tardo XIII secolo, e il sontuoso Castello, edificato tra il X e il XII secolo. Non da meno sono la Chiesa e il monastero dei Santi Cosma e Damiano, che completano un quadro storico e spirituale di grande rilievo.

San Benedetto dei Marsi, ideale per gli amanti della storia

San Benedetto dei Marsi è una destinazione affascinante per chi ama immergersi nella storia, nell’arte e nell’archeologia. Il borgo, un tempo cuore pulsante del popolo dei Marsi, conserva testimonianze di un significativo passato che affonda le radici in epoche lontane. Tra i siti di maggior interesse, troviamo la Domus Romana, un antico complesso termale che stupisce con i suoi straordinari mosaici pavimentali che raffigurano scene di vita quotidiana dell’antica Marruvium, la capitale dei Marsi, e sono arricchiti da imponenti colonne che recano iscrizioni latine, segno della ricca cultura che qui fiorì.

Fino al 1580, il borgo fu sede vescovile, un ruolo che ne evidenziava l’importanza religiosa e culturale. Durante il regno di Carlo d’Angiò, tra il 1250 e il 1300, godeva di un potere considerevole, tanto che divenne un centro di influenza politica e sociale. Tuttavia, per ragioni ancora misteriose, la vicina Pescina riuscì a sottrarle questo primato, alterando il corso della storia locale.

Dopo un lungo periodo di evoluzione e cambiamenti, San Benedetto dei Marsi ottenne lo status di comune autonomo soltanto alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Siti di notevole interesse sono altresì i resti dell’anfiteatro e i Morroni, due imponenti blocchi di origine romana.

Avezzano, tra storia e natura

Concludiamo il nostro viaggio ad Avezzano, a un’altitudine di circa 670 metri e a breve distanza dai principali Parchi Abruzzesi, accesso privilegiato a paesaggi da favola e a una ricca tradizione culturale.

Uno dei principali simboli è la magnifica Cattedrale dei Marsi, in Piazza Risorgimento, la piazza principale della città. La cattedrale, con il suo stile neo-rinascimentale, è contraddistinta da un imponente campanile a base quadrata che domina l’intera zona.

Altro luogo di grande interesse è il Castello Orsini-Colonna, conosciuto anche come il Castello di Avezzano. Le sue origini risalgono alla fine del XII secolo, quando Gentile di Palearia, signore di queste terre, fece erigere una torre di avvistamento a base quadrata. Nel 1363, il castello venne conquistato da Francesco I del Balzo, che lo trasformò in una fortificazione essenziale, con un mastio interno circondato da una cinta muraria quadrata.

La storia del maniero si arricchisce verso la fine del XV secolo, quando passò nelle mani della famiglia Orsini. Fu Gentile Virginio Orsini a ordinare i lavori di ristrutturazione e ampliamento, conferendo alla struttura un raffinato stile rinascimentale. Nel 1546, sotto la guida di Marcantonio Colonna, il castello venne ulteriormente ampliato fino a diventare un palazzo fortificato.

Oggi, il Castello Orsini-Colonna conserva ancora il suo carattere difensivo, con una pianta quadrangolare e quattro torrioni circolari agli angoli, ciascuno dotato di bocche da fuoco, ed è sede della Pinacoteca di Arte Moderna nonché vivace centro culturale, dove si tengono numerosi eventi e manifestazioni.

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Croazia Dalmazia Europa Idee di Viaggio Mar Adriatico mete storiche Viaggi

Cosa fare a Biograd, splendida località balneare in Croazia

Una perla che si affaccia sul Mar Adriatico e che fa parte della regione Dalmazia, ecco, questa è Biograd na Moru, anche conosciuta come Zaravecchia, città che si trova nella parte centrale della Croazia, di fronte all’isola di Pašman.
Biograd è un insieme di spiagge meravigliose che si incrociano con un ricco patrimonio storico ed una vivace vita estiva, che rendono questa città una delle località balneari più apprezzate del Paese.

Ricco patrimonio storico perché Biograd ha molto da raccontare, con una storia che risale ai tempi dell’Impero Bizantino e che, nel corso dei secoli, si è trasformata in un importante centro politico e religioso, tanto da essere riconosciuta come la capitale del Regno Medievale Croato nell’undicesimo secolo. Oggi è possibile ammirare i resti del glorioso passato cittadino anche passeggiando nelle vie del centro storico, dove strutture antiche si mescolano alla modernità.

Le bellissime spiagge di Biograd

Le spiagge di Biograd sono senza dubbio uno dei principali motivi per cui questa città è conosciuta a livello turistico. Infatti, oltre che per la sua antica ed importante storia, questa località balneare ha davvero molto da offrire e nulla da invidiare alle più famose isole croate.

Tra le spiagge più importanti e belle di Biograd si trova la baia di Soline, che si trova a sud della città ed è un’eccezione nella costa prevalentemente rocciosa della Croazia. Grazie alla sua lunga distesa di sabbia, questa baia è l’ideale per i visitatori con bambini, grazie anche ai suoi fondali bassi e la vicinanza con una pineta, un ottimo riparo dal sole nelle giornate più calde. Nei pressi di questa baia si trovano anche numerosi campeggi, che hanno reso questa spiaggia un’ottima scelta per una giornata al mare in completo relax.

A nord della città si trova, invece, la spiaggia di Bošana, che è sicuramente meno frequentata rispetto la precedente, ma allo stesso tempo offre un’atmosfera di pace e tranquillità, che rendono questo luogo adatto ad una fuga dal caos cittadino. Qui il mare è ideale anche per chi ama fare snorkeling a causa della presenza di acque decisamente limpide ed una ricca vita marina.

Infine, a pochi chilometri di distanza da Biograd, si trova quella che da molti turisti e locali viene considerata una delle spiagge più belle dell’intera regione della Dalmazia e non solo: Crvena Luka. Si tratta di una spiaggia di sabbia e ciottoli, il che la rende una superficie ideale per tutti coloro che sono alla ricerca di una superficie più morbida su cui stendersi. Inoltre, il mare di Crvena Luka è incredibilmente limpido, con sfumature di colore uniche, che variano a seconda della profondità dei fondali. Questa località balneare, data la sua vicinanza con la città di Biograd, è facilmente raggiungibile anche in bicicletta.

Vista dall'alto della bellissima e naturale spiaggia di Crvena Luka in Croazia, con mare turchese e ricca vegetazione

Fonte: iStock

Spiaggia di Crvena Luka dall’alto, Biograd

Il parco naturale del lago di Vrana e le isole vicine

Un’ottima alternativa al bellissimo mare di Biograd è sicuramente il parco naturale del lago di Vrana, il più grande lago naturale della Croazia, famosa riserva ornitologica, che ospita alcune tra le specie di uccelli più rare ed in via di estinzione. Questo lago, che è separato dal mare solamente da un sottile lembo di terra, è il luogo perfetto per chi vuole passare una giornata a diretto contatto con la natura, grazie ai suoi sentieri e percorsi che si snodano lungo tutto il perimetro del lago.

Facilmente raggiungibile attraverso un trekking è il Kamenjak, un punto panoramico dal quale ammirare non solo il lago, ma anche il Mar Adriatico e le isole croate vicine. Proprio queste ultime sono facilmente raggiungibili dal porto di Biograd. La principale è l’isola di Pašman, che si trova proprio di fronte alla città, e che è facilmente raggiungibile con un breve viaggio in traghetto.

Su quest’isola è possibile visitare le sue spiagge tranquille, ma anche scoprire i piccoli villaggi storici che la popolano. Ad esempio, Tkon, che conserva ancora il suo fascino autentico di villaggio di pescatori, oppure Neviđane, tappa culturale molto interessante e conosciuta per i suoi resti archeologici di epoca romana.

Da Biograd è anche molto semplice organizzare escursioni in barca verso il parco nazionale delle Kornati, un vero e proprio arcipelago di isole disabitate, dove i visitatori potranno ammirare gli scenari marini probabilmente più belli ed incontaminati del Mar Adriatico. Le Kornati sono un vero e proprio paradiso per tutti coloro che amano fare attività in acqua, come le immersioni e lo snorkeling.

Panorama del lago di Vrana in Croazia, con isole croate e mar Adriatico sullo sfondo

Fonte: iStock

Lago di Vrana nei pressi di Biograd, Croazia

Cosa fare nei dintorni di Biograd?

Per tutti coloro, invece, che vogliono scoprire di più su questa fantastica regione croata e vogliono esplorare i dintorni di Biograd, ci sono due destinazioni imperdibili, che devono assolutamente essere inserite nell’itinerario di viaggio.

La prima è il parco nazionale di Krka, che si trova a circa un’ora di auto da Biograd, ed è famoso per le sue bellissime cascate, tra cui la celebre Skradinski Buk, una delle più belle di tutta Europa. Esplorando questo parco, inoltre, si ha la possibilità di visitare il monastero francescano sull’isola di Visovac, che si trova in mezzo ad un lago ed è circondato dalla fitta vegetazione croata.

Infine, a circa trenta chilometri a nord della città di Biograd, è presente un’altra destinazione molto apprezzata dal turismo nazionale ed internazionale. Si tratta della bellissima città di Zara, conosciuta con il nome di Zadar, caratterizzata dall’atmosfera unica del suo magnifico centro storico e dalle strutture storiche che lo compongono. Ad esempio, è famosa la chiesa di San Donato, ma anche il famoso organo marino, un’installazione artistica unica al mondo, che produce musica sfruttando le onde del mare e dove poter scattare fotografie uniche, soprattutto al tramonto. Zara, anche per questo motivo, è famosa per l’installazione artistica “Saluto al Sole”, che offre uno spettacolo estremamente suggestivo al calare del sole.

Biograd, o Zaravecchia, è una di quelle destinazioni in grado di racchiudere in sé tutta la bellezza coinvolgente di questo fantastico Paese. La Croazia ha molto da offrire e la città di Biograd ne è un esempio, con spiagge da sogno, ma anche un ricco patrimonio artistico e storico, circondato da paesaggi unici ed una natura incontaminata senza eguali. Non resta che partire alla scoperta di questo tesoro del Mar Adriatico e della Croazia.

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Colombia Consigli itinerari culturali Sud America Viaggi viaggiare

Visto per la Colombia: quando serve e come ottenerlo

Un viaggio in Colombia è una vera esperienza da provare almeno una volta nella vita. Esplorare l’ampia offerta culturale di città come Bogotá, Medellín, o Barranquilla o scoprire le bellezze naturali di questa splendida terra del Sud America arricchisce corpo e anima. Ma, per organizzare al meglio il tuo viaggio, è fondamentale conoscere a fondo tutte le procedure burocratiche necessarie per entrare nel Paese. In questa guida troverai le informazioni sui requisiti d’ingresso come visti, documenti e regole varie.

Visto turistico per la Colombia: è necessario?

La prima domanda che ti starai sicuramente ponendo è se serve un visto particolare per visitare la Colombia. Per i cittadini italiani che vogliono visitare la Colombia per motivi turistici non è necessario ottenere un visto purché il soggiorno non duri più di 90 giorni. Nel caso tu voglia soffermarti di più è possibile, ma fino a un massimo di 180 giorni, richiedendo all’Ufficio Immigrazione “Migración Colombia” una proroga specifica per la quale ti verrà richiesto di effettuare un pagamento.

Quali documenti servono per visitare la Colombia per motivi turistici?

Come hai visto, i cittadini del nostro Paese sono esenti dal richiedere un visto per la Colombia. Tuttavia, sono necessari due documenti per potervi accedere:

  • Il passaporto: per i cittadini italiani è possibile entrare in Colombia solo se si è in possesso di passaporto valido da almeno 6 mesi prima del viaggio e per tutta la durata prevista del soggiorno. Il documento deve essere in buone condizioni e senza alcun tipo di alterazione, il rischio è che ti venga respinto dalle autorità colombiane.
  • Il modello Check-mig: per poter fare ingresso in Colombia viene richiesto ai viaggiatori di compilare il modello Check-Mig entro e non oltre le 72 ore prima del viaggio. Il modello è completamente gratuito e si può compilare nella pagina ufficiale di Migración Colombia. Onde evitare di incappare in situazioni spiacevoli è fondamentale compilarlo solo ed esclusivamente tramite questo portale. Fai attenzione: se non compili questo modulo, alcune compagnie aeree potrebbero rifiutarsi di farti imbarcare sul tuo volo.

Altre tipologie di visto per la Colombia

Oltre al visto turistico esistono altre tipologie di visto che variano in base alla motivazione che ti porta a compiere il tuo viaggio in Colombia. Abbiamo raccolto alcune informazioni su come ottenere i due principali: quello di studio o lavoro e quello per i nomadi digitali.

Studio o lavoro

Chi vuole entrare in Colombia con fini diversi da quelli turistici, come studio o lavoro, consigliamo di visitare il sito ufficiale della Colombia o dell’ambasciata italiana per capire quale tipologia di visto ti verrà richiesto, poiché le pratiche burocratiche possono variare anche di mese in mese.

Sei un nomade digitale?

Se la risposta è sì, allora sappi che la Colombia ha dedicato un visto particolare solo per te e per tutti quelli che vogliono utilizzare questo luogo come ufficio per un po’ di tempo. Ecco le caratteristiche principale di questo particolare visto:

  • Il visto è stato principalmente progettato per figure professionali libere come imprenditori, freelance o lavoratori che hanno la libertà di lavorare da remoto.
  • La permanenza nel Paese non può superare i 2 anni.
  • Durante questo periodo, chi fa richiesta per questo visto, non può lavorare per alcuna azienda colombiana, né pubblica né privata. Altrimenti bisogna fare richiesta per il visto per motivi di lavoro.
  • Il candidato che fa domanda deve dimostrare un reddito di almeno 3 salari minimi percepiti negli ultimi tre mesi.
  • È necessario avere una polizza di assicurazione sanitaria completa.

Viaggiare in Colombia: alcuni suggerimenti

Non succede sempre ma, oltre al passaporto e al modello Check-mig, potrebbero richiederti di dimostrare la tua intenzione di lasciare il Paese alla fine del tuo soggiorno. Per farlo, ti basterà tenere sempre a portata di mano la carta d’imbarco di ritorno o, nel caso proseguissi il viaggio spostandoti verso altri Paesi, una prova di questa condizione. Inoltre, ai controlli alla dogana può capitare che ti chiedano di dichiarare di avere a disposizione una capacità finanziaria sufficiente per la gestione della tua permanenza in Colombia. Infine, per visitare il Paese non sono necessarie vaccinazioni obbligatorie. Tuttavia, qualora il tuo viaggio prevedesse un’esplorazione delle zone rurali o amazzoniche, è consigliata la vaccinazione per la febbre gialla, un virus trasmesso dalle zanzare che può creare grossi disagi alla salute dell’uomo. Importante: i viaggiatori che arrivano da – o che vi abbiano trascorso più di 24 in transito – Angola, Brasile, Repubblica Democratica del Congo o Uganda – devono fornire obbligatoriamente la prova della vaccinazione
contro la febbre gialla, al momento dell’ingresso.

Viaggiare in Colombia per motivi turistici: un vademecum

Ecco uno specchietto riassuntivo con tutte le informazioni utili per il tuo ingresso nella meravigliosa Colombia:

  • Visto turistico: non necessario fino a 90 giorni (prorogabili a 180 su richiesta)
  • Documenti: fondamentale il passaporto valido e il modello Check-mig compilato entro le 72 ore antecedenti il viaggio.
  • Vaccinazioni: consigliata quella per la febbre gialla (obbligatoria qualora, prima di entrare in Colombia, tu abbia transitato per più di 24 ore in Angola, Brasile, Repubblica Democratica del Congo o Uganda.

Ora che hai tutte le informazioni necessarie per il tuo ingresso nel Paese, puoi iniziare a organizzare il tuo itinerario in Colombia con la massima tranquillità. Preparati a scoprire una terra dove modernità e tradizione si uniscono dando un carattere unico a città vibranti come Bogotá e Medellín, e dove una natura incontaminata ti accoglierà con un’abbondanza di foreste pluviali, meravigliose spiagge caraibiche e zone montuose mozzafiato come quelle delle Ande. La Colombia è una destinazione fatta di avventure, cultura e umanità, e saprà regalarti ricordi indimenticabili. Buon viaggio!

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Ecuador Idee di Viaggio Sud America Viaggi viaggiare vulcani

Guida completa alla scoperta del vulcano Cotopaxi in Ecuador

Una meta davvero originale per un viaggio fuori dall’Europa? L’Ecuador: sono molti i viaggiatori che lo scelgono per il mix naturale caratterizzato da foreste amazzoniche e gli iconici vulcani. Se stai pensando di farti questo inestimabile regalo, oltre ad un itinerario completo della località, tra le tappe imperdibili c’è proprio il vulcano Cotopaxi: il più imponente e ricco di storia, con molto da far scoprire ai turisti.

Alla scoperta del vulcano Cotopaxi

Se pensi all’Ecuador, le prime immagini che ti vengono in mente sono quelle lussureggianti e verdi delle foreste ma non mancano l’ospitalità e i mercati vivaci. Tra tutti però, a fare da cartolina ci pensa il vulcano Cotopaxi, il più maestoso e di interesse dal punto di vista naturalistico. L’imponente colosso naturale incarna pienamente storia e cultura ecuadoriana, tanto che sono molti i coraggiosi che scelgono di salire fino alle pendici attraverso trekking ed escursioni organizzate per scoprire da vicino la sua autentica anima selvaggia.

Simbolo culturale, è considerato una montagna sacra da molte popolazioni indigene che ancora oggi la scelgono come località per cerimonie religiose e spirituali che vengono celebrate alle sue pendici. Il nome è altrettanto interessanti: deriva infatti dalla lingua quechua e significa “collo della luna”, rimando chiaro alla forma che lo contraddistingue. Conquista il titolo di secondo vulcano più alto dell’Ecuador e tra i più alti al mondo con i suoi 5.897 metri di altezza. La cima è perennemente innevata e svetta creando un contrasto netto con quello che è il paesaggio verdeggiante nelle zone circostanti.

Non solo l’altezza, la sua forma conica perfetta è altrettanto interessante ed è dovuta alla tipologia di formazione. Tra le curiosità, c’è da sapere che è tra i vulcani più attivi: sono state registrate diverse eruzioni nei secoli, l’ultima di grande rilevanza è del 2015. Gli studiosi monitorano costantemente la vita del vulcano per motivi di ricerca e sicurezza.

Il parco nazionale Cotopaxi

Il vulcano Cotopaxi si trova all’interno del parco nazionale omonimo, un’area protetta che si distingue per una biodiversità ricca e variegata. Mentre ti avventuri tra i sentieri, potresti incontrare diversi animali che popolano la zona; tra i più comuni ci sono il condor andino, il cervo delle Ande, o la volpe andina. La flora è altrettanto affascinante, con piante adattate all’altitudine e al clima rigido delle Ande. Tra queste, il pajonal, una tipologia particolare di erba alta che domina il paesaggio, e gli immancabili licheni che crescono sulle rocce vulcaniche, testimoniando la resilienza della natura in un ambiente così estremo.

Che tipo di vulcano è il Cotopaxi?

Il vulcano Cotopaxi dell’Ecuador rientra nella categoria degli stratovulcani, si caratterizza per l’iconica forma a cono perfetto e attira turisti per trekking ed esplorazioni per la sua altezza che supera i 3000 metri di altezza dalla base. Il nome “straovulcano” indica una tipologia specifica di vulcani, nati dalle sovrapposizioni di strati di lava solidificata, pomice e ceneri vulcaniche che nel tempo hanno consolidato la struttura. Rispetto ai vulcani a scudo, hanno pendii molto più ripidi che raggiungono i 45 gradi.

Cosa sapere sul vulcano Cotopaxi

Fonte: iStock

vulcano Cotopaxi, tra i più interessanti al mondo

Conquista la vetta

Per i più avventurosi e sportivi, la scalata alla cima del Cotopaxi rappresenta il culmine di un viaggio già di per sé straordinario; devi però sapere che non si tratta di un’impresa leggera e facile, soprattutto meglio farla in gruppo con escursionisti esperti alla guida.

Durante la tua super escursione fermati al rifugio José Rivas: si trova a quasi 4.800 metri di altitudine ed è il punto di partenza per la maggior parte delle scalate alla cima del vulcano. Anche se non pensi di raggiungere la vetta, fermarti qui per godere di un panorama straordinario e di vivere l’emozione di trovarsi così vicino al cielo.

Per poter affrontare l’escursione bisogna essere allenati e in ottime condizioni fisiche ma è soprattutto importante avere l’attrezzatura idonea; ribadiamo ancora una volta l’importanza di affidarsi ad una guida e non affrontare mai questa tipologia di impresa in solitaria. Il consiglio in più? Programma il viaggio tra dicembre e gennaio o tra agosto e settembre, sono questi i migliori periodi climatici per l’experience.

Raggiungere la sommità è una vera impresa: il primo europeo a tentare l’avventura è stato Alexander von Humboldt nel 1802 che però si è fermato a 4500 metri. Il primato del raggiungimento è del 1872 per il geologo tedesco Wilhelm Reiss in compagnia di Angelo Escobar. Tra gli esploratori noti c’è anche Hans Mayer che dopo aver raggiunto la cima nel 1903 ha rappresentato la meraviglia in diversi suoi dipinti.

Esplora il parco

Considerato il parco nazionale più importante e grande dell’Ecuador, conquista il primato per numero di visitatori risultando secondo solamente a quello delle Galapagos. Si trova a meno di 2 ore da Quito e ha una superficie di 33.400 ettari, un territorio ampissimo dominato dall’omonimo vulcano tra i più belli delle Americhe.

Nella parte più bassa del parco si trovano foreste montane mentre tra i 4000 e i 4500 metri la zona è coperta da páramo, un ambiente andino davvero unico nel suo genere. La biodiversità del parco è preziosa, ti basti sapere che sono oltre 90 le specie di uccelli e mammiferi che ci abitano. Cervi, puma e orsi dagli occhiali sono solo alcuni degli esemplari più interessanti.

All’interno del parco del vulcano, oltre alla vetta stessa, consigliamo la visita al centro Mariscal Sucre che racconta la geologia, la flora e la fauna del parco e custodisce addirittura alcuni pezzi della fortezza inca Pucará de Salitre.

Salendo, a circa 3800 metri di quota e con un cammino di circa 5 km, si raggiunge la laguna Limpiopungo: si tratta della meta ideale per osservare da vicino diverse specie di uccelli ed è anche possibile percorrere un sentiero di circa 3 km che costeggia il perimetro.

Raggiungibile a circa 50 km da Quito o a 33 da Latacunga, la seconda montagna più alta dell’Ecuador dopo il Chimborazo è tra le destinazioni più interessanti per chi organizza un viaggio in Ecuador. Il terzo vulcano più alto al mondo dalla forma conica straordinaria ha registrato diverse eruzioni di rilievo, tra cui l’imbattibile del 1534 documentata dai conquistadores spagnoli durante una battaglia con gli indigeni.

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Israele, scoperta una delle fortificazioni che proteggevano Gerusalemme

La città più antica del mondo non smette mai di riservare sorprese. Migliaia di anni, di storia, di popoli hanno lasciato quantità infinite di testimonianze che spuntano come funghi non appena si fa un buco nel terreno. L’ultima scoperta, fatta proprio per caso durante i lavori in un parcheggio, ha del sensazionale e riscrive una parte di storia di questa terra crocevia di culture.

Nel Parco nazionale delle mura di Gerusalemme, gli archeologi dell’Autorità israeliana per le antichità e dell’Università di Tel Aviv hanno appena scoperto un enorme fossato, profondo almeno nove metri e largo almeno 30 metri. La scoperta è stata presentata in occasione della conferenza “Jerusalem Studies Experience” che si è svolta a Gerusalemme.

La nuova scoperta in Israele

Un tempo Gerualemme era divisa in due da un fossato. Nessuno, però, era mai riuscito a trovarlo. Nel corso degli ultimi 150 anni sono stati fatti molti tentativi di scavi per riuscire a trovare questo fossato, e ora finalmente è stato rivelato per la prima volta. Il fossato serviva probabilmente a separare la città alta, dove si trovavano il tempio e il palazzo, dalla città bassa e a proteggerla. Creato mediante estese attività estrattive, il fossato formava un enorme canale che separava la città di Davide dal Monte del Tempio e dall’area dell’Ofel. Le scogliere perpendicolari su entrambi i lati del fossato lo rendevano impraticabile.

gerusalemmeLa fortificazione settentrionale di Gerusalemme-fossato-scoperta

Fonte: @Eric Marmur, Città di David

La fortificazione settentrionale di Gerusalemme

Inizialmente, lo scopo dell’incisione rupestre che era stata rinvenuta non era chiaro, ma ulteriori scavi e il collegamento con alcune scoperte avvenute in passato hanno aiutato a rivelare che si trattava di una linea di fortificazione a Nord della città bassa.

Secondo i direttori dello scavo, il professor Yuval Gadot del Dipartimento di archeologia e culture del vicino Oriente antico dell’Università di Tel Aviv e il Dottor Yiftah Shalev dell’Autorità israeliana per le antichità “non si sa quando il fossato fu originariamente tagliato, ma le prove suggeriscono che fu utilizzato durante i secoli in cui Gerusalemme era la Capitale del Regno di Giuda, quasi 3.000 anni fa, a cominciare dal re Josiah. In quegli anni, il fossato separava la parte residenziale meridionale della città dall’acropoli dominante nella parte superiore città dove si trovavano il palazzo e il tempio”.ocper

Questa scoperta ribalta completamente la teoria secondo cui il fossato si sarebbe trovato in un altro punto della città. Gadot ha infatti dichiarato: “Abbiamo riesaminato i rapporti degli scavi precedenti scritti dall’archeologa britannica Kathleen Kenyon, che ha scavato nella città di David negli Anni ’60, in una zona situata leggermente ad Est dell’odierna Givati. Ci è apparso chiaro che la Kenyon aveva notato che la roccia naturale degrada verso Nord, in un luogo dove avrebbe dovuto naturalmente sollevarsi. Pensava che fosse una valle naturale, ma ora si scopre che aveva scoperto la continuazione del fossato, scavato a Ovest. Il collegamento dei due tratti scoperti crea un fossato profondo e ampio che si estende per almeno 70 metri, da Ovest a Est”. E aggiunge che “si tratta di una scoperta eccezionale che apre una rinnovata discussione sui termini della letteratura biblica che si riferiscono alla topografia di Gerusalemme, come l’Ofel e il Millo”.

Il dottor Shalev sottolinea che “la data in cui fu tagliato il fossato è sconosciuta. Tali importanti piani di costruzione e di estrazione a Gerusalemme sono solitamente datati all’età del bronzo medio – circa 3.800 anni fa (all’inizio del II millennio a.C.). Se il fossato fu tagliato durante questo periodo, allora aveva lo scopo di proteggere la città da Nord, l’unico punto debole del pendio della Città di Davide. In ogni caso, siamo sicuri che fosse utilizzato all’epoca del Primo Tempio e del Regno di Giuda (IX secolo a.C.), creando così un chiaro cuscinetto tra la città residenziale a Sud e la città alta a Nord”.

L’antica Gerusalemme era costruita in cima a un crinale stretto e ripido, espandendosi su colline e valli che la dividevano in parti distinte, rendendo difficile lo spostamento da un’unità all’altra. Pertanto, non sorprende che molte delle imprese edili di Gerusalemme fossero legate alla necessità di rimodellare la topografia.

Secondo Eli Escusido, direttore dell’Autorità israeliana per le antichità “Gli scavi nella Città di Davide non smettono mai di stupire; ancora una volta vengono rivelate scoperte che gettano una luce nuova e vivida sulla letteratura biblica. Quando ti trovi in fondo a questo gigantesco scavo, circondato da enormi mura sbozzate, è impossibile non essere pieni di meraviglia e di apprezzamento per quegli antichi popoli che, circa 3.800 anni fa, spostarono letteralmente montagne e colline”.

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Cosa vedere a Volos, incantevole porto della Tessaglia

Volos è una splendida cittadina situata nella regione greca della Tessaglia. Si tratta di una delle località più affascinanti ed interessati della Grecia grazie alla sua ricca storia, i paesaggi naturali mozzafiato e la posizione sul golfo di Pagaseo, che consente collegamenti verso alcune isole dell’arcipelago ellenico. La città, che conta oltre 140.000 abitanti, è uno dei principali porti e centri commerciali del Paese, che nonostante ciò riesce a mantenere un’atmosfera tranquilla e rilassata, lontana dai grandi flussi turistici, soprattutto internazionali.

La destinazione ideale per gli appassionati di storia antica

Volos ha radici molto antiche. La città, che si trova alle pendici del monte Pelios, è legata al mito del centauro Chirone, che nella leggenda fu maestro di eroi come Achille e Giasone.

Uno dei punti di riferimento principali per gli appassionati di storia e cultura greca è l’Athanassakeion Archaeological Museum, che venne fondato nel lontano 1909 e che ospita una grande collezione di reperti storici, come ornamenti ed utensili che risalgono anche al periodo del neolitico, che raccontano la storia antica della regione Tessaglia.

La regione intorno a Volos è ricca di siti archeologici, in grado di testimoniare l’importanza storica di quest’area. Ad esempio, a soli 15 chilometri dal centro cittadino, si trova il sito di Dimini, che conserva i resti dell’antica città micenea di Iolkos, che diede i natali a Giasone, l’eroe che guidò in antichità gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, oggetto che nella mitologia greca era considerato in grado di curare ogni ferita o malattia.

Un altro sito archeologico di grande interesse è quello di Sesklo, poco più lontano da Volos e che risale all’Ottavo secolo a.C. Si tratta di uno dei più antichi insediamenti umani d’Europa e dov’è possibile visitare i resti di edifici e tombe antiche, che fungono da testimonianza impressionante della vita preistorica nella regione greca e che rendono Sesklo una meta imperdibile per gli appassionati di storia greca ed archeologia.

Infine, un altro sito che merita una visita, è sicuramente il sito di Anhialos, situato a circa due ore e dove è possibile visitare e scoprire una vasta collezione di rovine romane ben conservate, tra cui edifici, mosaici e resti di ville, che offrono un’affascinante visuale sull’epoca romana.

Alla scoperta del litorale di Volos

Volos si trova alle pendici del monte Pelios, che per i greci non è solo un luogo di leggende, ma anche una destinazione popolare per gli amanti della natura e delle attività all’aperto. In inverno diventa una meta per gli appassionati di sci e snowboard, mentre in estate è perfetto per escursioni attraverso sentieri che passano tra foreste di castagni, villaggi tradizionali, come Makrinitsa e Portaria, e panorami mozzafiato sul mare Egeo. Il primo di questi villaggi, Makrinitsa, è conosciuto come il “balcone del Pelios”, in quanto offre una vista panoramica unica sulla città di Volos ed il bellissimo golfo di Pagaseo.

Oltre al monte Pelios, nei dintorni della città sono presenti diverse splendide spiagge. Una fra le più conosciute ed amate da residenti e visitatori è la spiaggia di Alikes, premiata con la bandiera blu per la pulizia delle acque e luogo ideale dove potersi rilassare al sole e godersi il mare cristallino. Questa spiaggia è l’ideale per una giornata di relax e riposo dopo le visite alla città di Volos ed alle sue bellezze storiche.

Porto verso le bellezze della Grecia

Il porto di Volos è un importante punto commerciale per la regione e per la Grecia stessa. Oltre a questo, è anche punto di partenza ideale per partire alla scoperta di alcune delle isole più belle del Paese ellenico. Da qui, infatti, è possibile raggiungere le isole Sporadi, tra cui anche la famosa Skiathos, con le sue spiagge considerate tra le più affascinanti della Grecia, come, ad esempio, la spiaggia di Koukounaries. Queste isole sono perfette per una fuga dal caos cittadino di Volos e per chi, zaino in spalla, è in viaggio fra le bellezze naturali e storiche di questo Paese, perla del Mediterraneo.

Volos è una destinazione da tenere sicuramente in considerazione se si vuole partire alla scoperta della Grecia e della sua storia antica e godere di tutte le sue bellezze naturali, per una vacanza indimenticabile.

Lungomare di Volos, in Grecia, con costruzioni sullo sfondo ed un ponticello in primo piano

Fonte: iStock

Lungomare di Volos, Grecia
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Parte l’Espresso Langhe-Monferrato, le informazioni sul treno turistico

Le Langhe e il Monferrato sono rinomate in tutto il mondo per la loro bellezza paesaggistica, i loro vigneti che si perdono a vista d’occhio verso l’orizzonte delle colline, gli antichi e affascinanti borghi medievali e la gastronomia di alta qualità, da leccarsi i baffi.

Insomma, questa regione dell’Italia nord-occidentale, nel cuore del Piemonte, è celebre internazionalmente e lo è soprattutto per i suoi vini pregiati, in particolare i rinomati Barolo e Barbaresco, prodotti dalle uve Nebbiolo. Oltre ai vini, però, qui si possono gustare specialità culinarie come il tartufo, i formaggi artigianali e i salumi tipici.

Il territorio di Langhe e Monferrato, inoltre, offre anche numerose attività da fare se si è in viaggio da queste parti, tra cui degustazioni in cantine prestigiose, corsi di cucina tradizionale e visite ai mercati locali. Per gli amanti della natura, la regione è ideale anche per escursioni a piedi o in bicicletta tra le colline, i vigneti e i frutteti, regalando panorami mozzafiato e un’atmosfera unica. Inoltre, i borghi medievali che punteggiano il territorio permettono di fare un vero e proprio viaggio nel tempo, con le loro stradine acciottolate, le torri storiche e le antiche chiese, creando un’esperienza autentica e affascinante per chiunque decida di visitare queste terre.

Se vi abbiamo già convinto a visitare questo territorio, vi diamo un motivo in più per farlo: in autunno avrà il via il progetto di Ferrovie dello Stato che porterà in attivo un treno express con partenza da Roma Termini per le Langhe e il Monferrato. Ecco i dettagli.

L’espresso Langhe-Monferrato da Roma Termini

Una novità del periodo autunnale è il lancio dell’Espresso Langhe-Monferrato: un treno notturno che collega Roma ad Alba con tappe a Nizza Monferrato e Asti. Le partenze da Roma Termini sono programmate ogni venerdì di ottobre e sabato 31 ottobre alle 19.57 con arrivo alle 10.35.

Il ritorno a Roma è previsto ogni domenica dal 6 al 27 ottobre e il 3 novembre alle 18.55 con arrivo alle 6.33. A bordo, il viaggiatore troverà un servizio bar/ristorante e carrozze letto con personale dedicato. Su tutti i treni Espressi di FS TTI c’è una carrozza bagagliaio per bagagli e attrezzatura sportiva. Con la tariffa “TTI Special” si può ottenere uno sconto del 50% sui biglietti acquistati entro 48 ore dalla partenza. I biglietti per l’Espresso Langhe-Monferrato sono disponibili sul sito web fstrenituristici.it e sui canali di vendita di Trenitalia.

Quali città visitare nelle Langhe e nel Monferrato

Il territorio delle Langhe e del Monferrato include diverse città e paesi di rilievo storico e culturale: Alba è famosa per il tartufo bianco e i suoi vini, mentre Asti è conosciuta per il vino spumante Asti e per il Palio, una manifestazione storica biennale. Barolo è celebre per il suo omonimo vino e il suggestivo paesaggio di vigneti circostanti. Bra è la città natale del movimento gastronomico Slow Food, nota per la sua gustosa salsiccia tipica. Nizza Monferrato è rinomata per i suoi vigneti e le colline che la circondano. Infine, Canelli è famosa per le sue cantine sotterranee, molte delle quali sono Patrimonio dell’Umanità Unesco.

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Farma, Iesa e San Galgano: itinerario nella Toscana nascosta

Come la spina dorsale di un gigantesco fossile di dinosauro, le rocce emergono dal terreno in lunghe barre diagonali. Il torrente Farma scorre ai loro piedi, compiendo una doppia ansa in uscita dalla quale, in corrisponde di due spiaggette di piccoli sassi bianchi, l’acqua si accumula in una profonda, smeraldina piscina naturale.

La maggior parte degli amanti dell’acqua dolce conosce il Farma per i celebri Canaloni, una zona del torrente dove il corso d’acqua è chiuso tra grandi massi lisci e levigati, dando forma a cascatelle e profonde polle dove fare il bagno. Non molti, invece, conoscono le piscine naturali nascoste tra i boschi di Iesa, borgo di poco più di 200 abitanti nel cuore della Toscana, fra Siena e Grosseto.

È una terra fantastica, a vocazione prevalentemente agricola, con grandi spazi aperti interrotti dai profili sinuosi di morbide, basse colline su cui sorgono casali circondati da cipressi, in una sorta di stereotipo di toscanità che diventa reale. È una destinazione ideale per una gita fuori porta, seguendo un itinerario che permette di scoprire le meraviglie del territorio a 360 gradi: un tuffo nelle fresche acque del torrente, la scoperta di un borgo rimasto fermo nel tempo, la visita di una celebre abbazia in rovina, che porta con sé il fascino della decadenza.

La piscina naturale nascosta del torrente Farma

Per raggiungere la bella spiaggia del torrente Farma, bisogna recarsi a Iesa, frazione del comune di Monticiano, in provincia di Siena.

Qui, raggiunta la piazza del paese, si seguono le indicazioni per Quarciglione. La strada asfaltata scende rapidamente per qualche tornante, con qualche cartello che indica la direzione per il torrente Farma. Quando si entra in un tratto di strada dentro al bosco e una ampia strada sterrata si apre sulla sinistra in occasione di un’ampia curva è il momento di parcheggiare a bordo della carreggiata.

La strada sterrata è infatti la prima parte del sentiero che si deve percorrere per scendere al torrente. In circa 20 minuti di cammino in discesa si raggiungono le rive del Farma. Il giusto viottolo per scendere sul greto lo si individua tenendo la destra quando si incrocia il sentiero che costeggia il torrente.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

Le acque del Farma sono temperate, nuotarvi è un’esperienza rigenerante

Qui dove il Farma compie un’ampia curva si trovano due spiaggette sulle diverse sponde del torrente. Sul lato d’arrivo c’è una comoda zona sabbiosa, mentre sull’altro lato alcuni alberelli offrono un po’ d’ombra per ripararsi dal sole battente. In mezzo, le trasparentissime acque prendono un colore più intenso, smeraldino, in corrisponde della profonda piscina naturale al centro del letto del torrente, dove una roccia spunta dal pelo dell’acqua offrendo un trampolino ideale per un tuffo rinfrescante.

A monte, dove il Farma spunta da un’altra ansa, fa bella mostra di sé una conformazione geologica affascinante, la cui formazione è tra le più vecchie dell’intera Toscana. Un po’ più a valle, dopo un tratto rettilineo in cui il torrente scorre placido e basso, un enorme masso cubico sull’ansa successiva domina la scena su una ulteriore piscina naturale.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

La spiaggia sul torrente Farma

Il tutto è immerso nella Riserva naturale del Farma, un’ampia area protetta all’interno della quale scorre il torrente lungo una direttrice ovest-est, prima di gettarsi nella Merse. Le colline all’interno della Riserva sono quasi interamente coperte di boschi con una varietà floristica notevole e una fauna che comprende specie come la lontra, la martora, il gatto selvatico.

Iesa e i suoi rioni

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Tra i vicoli di Lama, uno dei rioni di Iesa

Merita una sosta il paese di Iesa, antico borgo che popola da tempo immemore le boscose colline di questa propaggine meridionale delle Colline Metallifere, al limitare della Maremma.

Il paese, che già di per sé è una piccola frazione di Monticiano, è per la verità suddiviso in cinque rioni separati tra loro. Lama è il centro del borgo, con la sua piazza con il monumento ai caduti, un bar, un circolo, un ristorante, una biblioteca e una chiesa, tutti racchiusi in poche centinaia di metri. Le pareti in pietra a vista delle belle case di Lama, molte delle quali chiuse in modo semi-permanente, sono decorate con gigantografie di vecchie foto che raccontano la vita contadina nel borgo e da qualche murales.

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Le foto sui muri di Iesa raccontano la vita contadina nel paese

Il rione di Contra è separato da Lama da una fonte d’acqua potabile, ed è arroccato su un colle di fronte. Poco oltre si scorge un gruppo di altre case, Cerbaia, mentre sono più distaccate le borgate di Solaia e Quarciglioni, piccolissimi agglomerati di qualche abitazione.

A Iesa si respira l’aria dei tempi andati, come se fosse un paese eternamente fermo nel secondo dopoguerra italiano. Ha un’atmosfera sonnacchiosa in estate, i vecchi si radunano in piazza e guardano incuriositi ogni forestiero che passa, il bar anima i pomeriggi con i suoi tavolini che si affollano, intorno domina il rosso delle abitazioni e il verde degli alberi che dominano il territorio.

L’Abbazia di San Galgano

Pochi chilometri separano Iesa e le piscine naturali del Farma dall’Abbazia di San Galgano, che diventa una deviazione complementare all’itinerario fin qui descritto.

Si tratta di un’abbazia cistercense in rovina, della quale sono rimaste in piedi soltanto le mura esterne, mentre il soffitto è crollato. Questo dona un aspetto decadente e misterico al luogo, isolato tra i campi della campagna circostante e decisamente scenografico.

Qui nel 1983 il celebre regista russo Andrej Tarkovskij ha girato alcune scene di Nostalghia, forse il suo lungometraggio più noto, ma la chiesa è stata ritratta in diversi film tra gli Anni Sessanta e i Novanta.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista sull’Abbazia di San Galgano

L’abbazia venne completata e consacrata nel 1288, al termine di una campagna di costruzione durata più di 60 anni. Nel secolo precedente nello stesso luogo sorgeva una piccola cappella, mentre era già attivo il vicino Eremo di Montesiepi, sulla collina adiacente. L’abbazia divenne in breve tempo un centro non solo religioso, ma di importante potere economico nella valle della Merse, tanto da influenzare la vita politica di Siena.

Si dice infatti che fu un frate di San Galgano a stipulare con il grande scultore Nicola Pisano il contratto per la realizzazione del pulpito del duomo della città, e che i primi operai della cattedrale furono gli stessi monaci dell’abbazia.

Fu la peste, nel 1348, a dare un duro colpo alla fiorente congregazione. Le compagnie di ventura razziarono poi l’Abbazia di San Galgano più volte, e già alla fine del Trecento solo un pugno di monaci era rimasto a presidiare il luogo. Fu un lento ma costante declino: nel 1576 il monastero era ridotto a un solo frate ormai, e la costruzione andò sempre in maggiore rovina. Nel Settecento crollarono definitivamente le volte e il campanile, nel 1789 la chiesa venne sconsacrata, mentre il monastero divenne una fattoria.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Il corridoio alberato che porta all’ingresso della chiesa di San Galgano

Solo nel primo Novecento si ebbero i primi restauri e la chiesa assunse le sembianze che ha oggi: una rovina imperitura, il cui declino è stato arrestato, ma senza procedere a una ricostruzione arbitraria, che ne tradirebbe l’originalità.

Molto vicino è possibile visitare anche l’Eremo di Montesiepi, luogo della morte di Galgano Guidotti, cavaliere divenuto eremita che aveva conficcato la sua spada in una roccia a Montesiepi al momento dell’avvio del cammino monastico che lo avrebbe poi portato alla canonizzazione. Nell’eremo si trova, oltre alla spada di San Galgano, una cappella trecentesca affrescata da Ambrogio Lorenzetti.