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Radicondoli, il borgo che punta su un turismo dedicato alla geotermia

A una quarantina di chilometri da Siena, svetta il delizioso borgo medievale di Radicondoli che, da 50 anni, è il secondo Comune produttore di energia rinnovabile da geotermia (dietro a Pomarance, in provincia di Pisa) grazie alle centrali gestite dall’Enel.

In felice posizione da cui domina le colline metallifere della campagna senese, continua ad attrarre i turisti in maniera costante e ha ormai superato la flessione dovuta alla pandemia con gli arrivi che, rispetto al 2019, sono cresciuti del 42% e le presenze del 32%. E la geotermia non rappresenta un ostacolo, anzi, un’ulteriore opportunità di sviluppo.

Radicondoli e la geotermia: un connubio vincente

La storia di Radicondoli con la geotermia inizia nel 1972 grazie al ritrovamento del “Soffionissimo“, ovvero il Traviale 22, il soffione più potente del mondo che l’allora sindaco Ivo Radi definì “il soffione della speranza” e che la stessa Enel ebbe difficoltà a imbrigliare.

Da allora, il borgo è diventato il secondo produttore di energia geotermoelettrica in Toscana (dopo Pomarance dove tecnologie geotermiche vennero impiegate oltre due secoli fa per la prima volta al mondo) e la comunità crede fortemente a tale risorsa, educando alla sostenibilità le nuove generazioni e vedendola come un’occasione per promuovere un “turismo ambientale” con percorsi della geotermia, sentieri, itinerari storici e naturalistici, e con la riqualificazione dei due centri storici grazie al teleriscaldamento e a una particolare attenzione all’arte nei vicoli, nelle strade e presso il giardino del monastero, dove musica, natura e, appunto, arte daranno vita a un’esperienza unica per il turista.

Il teleriscaldamento cambierà, inoltre, in meglio la vita dei cittadini dimezzando il costo della bolletta e contribuirà a salvaguardare l’ambiente grazie all’azzeramento delle emissioni inquinanti e climalteranti legate all’utilizzo dei combustibili fossili per riscaldare gli edifici.

E la geotermia abbraccia non soltanto Radicondoli ma anche la Toscana, arrivando a soddisfare il 33% del fabbisogno elettrico regionale e a rappresentarne oltre il 70% della produzione da fonte rinnovabile: infatti, oggi la risorsa geotermica produce calore utile per riscaldare 26 ettari di serre e aziende agricole e artigianali nonché all’incirca 13mila utenti, e si pone come base per incrementare la filiera del turismo sostenibile con 60mila visite all’anno agli impianti, ai poli museali e ai percorsi da trekking alla scoperta dei territori interessati.

I turisti attratti dal borgo della geotermia: da dove arrivano

Secondo l’indagine svolta per il 2023 da Terre di Siena Lab, Radicondoli ha accolto 1632 turisti e oltre 8mila presenze in più rispetto al 2019.

Ma da dove provengono i visitatori? Per quanto riguarda l’Italia, il primato è rimasto alla Lombardia, seguita da Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Campania.

Guardando, invece, agli arrivi dall’estero, la principale nazione è stata, ancora una volta, la Germania (con un +12%) e, subito dopo, gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito e la Polonia. In diminuzione del -30%, invece, la presenza dei turisti britannici.

Ancora sulla base dei dati elaborati per l’anno scorso, si nota che i turisti italiani, pur prediligendo le stagioni calde, hanno optato anche per il primo e, soprattutto, l’ultimo trimestre, mentre gli stranieri hanno visitato il borgo della geotermia quasi soltanto nel secondo e terzo trimestre.

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Ottenere il visto per la Repubblica Dominicana: costi edurata

Visitare la Repubblica Dominicana è un’esperienza affascinante, prima di organizzare il viaggio però è fondamentale conoscere tutte le normative sul visto, per evitare spiacevoli inconvenienti. Se stai pensando di partire, devi sapere che ci sono ottime notizie: se viaggi per turismo per una durata minore a 30 giorni non ne hai bisogno, ti sarà sufficiente il passaporto per partire ma se desideri fermarti per più tempo come fare? Ecco una guida step by step su cosa c’è da sapere.

Chi ha bisogno di un visto per visitare la Repubblica Dominicana?

La prima cosa da sapere è se si ha bisogno di un visto per entrare nella Repubblica Dominicana. Molti cittadini di Paesi come gli Stati Uniti e il Canada e la maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea tra cui l’Italia, non hanno bisogno di un visto per soggiorni turistici fino a 30 giorni, ma invece, è richiesta una carta turistica, che si può ottenere all’arrivo o si può richiedere on line, prima di partire. Se un cittadino non gode di esenzione del visto, dovrà richiederne uno presso l’Ambasciata o il Consolato della Repubblica Dominicana nel proprio Paese.

Cosa sapere sul visto per la Repubblica Dominicana

Se ti stai chiedendo quanto costi il visto per la Repubblica Dominicana devi sapere che possono variare a seconda della durata del soggiorno che solitamente deve rientrare tra i 30 e i 90 giorni a seconda della politica vigente per il Paese di provenienza. Sono talvolta concesse proroghe ma devono essere richieste attraverso moduli appositi presso le autorità locali e richiedono, chiaramente, una tassa aggiuntiva.

Accedere alla Repubblica Dominicana senza visto

Come accennato non è obbligatorio avere un visto ma è sufficiente portare con sé un passaporto in stato di validità. Per poter accedere al Paese è necessario però compilare ed inviare online un formulario e ottenere una “targhetta di viaggio”. Per poter essere certi di muoversi agilmente, il consiglio che posso darti è quello di consultare la sezione Requisiti di ingresso disponibili sul sito ufficiale di Viaggiare Sicuri del Ministero per poter avere accesso alle informazioni più aggiornate e attuali.

Per poter viaggiare in Repubblica Dominicana viene in più richiesto di avere un biglietto di andata e ritorno che non superi un soggiorno di oltre 60 giorni. Se si ha un visto per gli Stati Uniti o il Canada, l’accesso è consentito agilmente senza dover richiedere ulteriori documenti.

Procedura per viaggiare in Repubblica Dominicana

Ricapitolando, se desideri organizzare una vacanza in Repubblica Dominicana devi sapere che:

  • Non è necessario un visto, è sufficiente un biglietto andata e ritorno e un passaporto in corso di validità;
  • Serve compilare il modulo digitale di ingresso del paese disponibile online e ottenere un QR Code digitale o da stampare da portare con sé;
  • Se si fa scalo negli Stati Uniti o Canada è necessario documentarsi sulle regole relative a quei Paesi;
  • Se si viaggia con i minori bisogna verificare le procedure corrette aggiornate sul portale Viaggiare Sicuri del Ministero.

Come avrai capito, il visto per la Repubblica Dominicana non è obbligatorio e con il tuo passaporto e la compilazione dei documenti potrai accedere agilmente dall’Italia per soggiorni fino a 30 giorni. Qualora desiderassi fermarti di più, compilando la domanda per tarjeta turistica potrai (previo consenso delle autorità) continuare il tuo soggiorno turistico per periodi più lunghi.

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Curiosità Viaggi

Forest City, la città abbandonata costata 100 miliardi di dollari

Avrebbe dovuto essere un modello per l’urbanistica del futuro, una città “intelligente, ecologica e futurista” in grado di unire in perfetta armonia ambiente e tecnologia all’avanguardia.

Invece, qualcosa è andato storto: oggi, Forest City (in Malesia, non lontano da Singapore) è una delle tante ghost town sparse per il mondo, dall’aspetto misterioso e inquietante.

Forest City, da metropoli ecosostenibile a città fantasma

Nel 2006, Forest City si annunciava come un ambizioso e avveniristico progetto pensato per ospitare oltre 700mila abitanti, di fronte al mare su una superficie di 30 metri quadri, con un complesso di altissime torri residenziali che assomigliano a grattacieli e raggiungono i 35 piani.

Doveva essere il modello per le città di nuova costruzione, a basse emissioni di carbonio, con una forte attenzione sull’efficienza energetica e sulla sostenibilità, in grado di donare ai residenti uno stile di vita gratificante, un ricco patrimonio e gli stimoli della diversità culturale.

Costata 100 miliardi di dollari da parte di Country Garden Holdings (uno dei più importanti costruttori immobiliari cinesi), si è rivelata, invece, un fallimento: a oggi, soltanto il 15% ha visto la luce e poco più dell’1% dell’area totale è occupata. Insomma, tra cantieri mai finiti, strade deserte, appartamenti e negozi vuoti, silenziosi viali e desolazione, si tratta di una vera e propria “città fantasma“.

Ma quali sono stati i motivi del clamoroso flop? La posizione troppo isolata su quattro isole artificiali con terreno bonificato dal mare, i prezzi esorbitanti (circa 1 milione di dollari per casa), la crisi immobiliare, le restrizioni sui visti agli acquirenti cinesi da parte del governo malese e l’impatto del COVID-19.

Così, Forest City era riuscita ad attrarre soltanto 2000 residenti, inclusa una piccola squadra di lavoratori addetti alla manutenzione: adesso si respira “un’atmosfera strana“, la spiaggia è deserta, le automobili arrugginite, il parco giochi per bambini versa in pessime condizioni, e la notte il buio è totale, inframmezzato soltanto dalle luci dei pochissimi appartamenti abitati.

Un futuro incerto

Il futuro della ghost town appare incerto: gli sviluppatori fanno sapere che il progetto proseguirà ma la società Country Garden si trova in serie difficoltà economiche con un debito di 200 miliardi di dollari: a ottobre 2023, infatti, è stata costretta ad abbandonare due progetti in Australia e, per la prima volta, non ha potuto pagare gli interessi su un’obbligazione in dollari.

Anche se il sostegno del governo malese resiste, molti analisti dubitano che Forest City possa tornare a vivere: i ritardi e le restrizioni creditizie per questo tipo di progetti non consentono di stabilire con certezza una data.

Inoltre, ormai è palese una generale situazione di malcontento con un deprezzamento del patrimonio immobiliare per i primi acquirenti e un passaparola negativo (soprattutto sui social network) con testimonianze di ex residenti cui il solo pensiero di tornare fa venire la “pelle d’oca”.

Nonostante le rassicurazioni di Country Garden sulla “solidità e stabilità” del progetto, rimane il dubbio: Forest City sarà finalmente ultimata (almeno entro il 2045) oppure entrerà a far parte stabilmente degli innumerevoli sogni immobiliari incompiuti? Intanto, si è comunque ritagliata uno spazio sul piccolo schermo, facendo da sfondo per documentari, reality show e per l’ultima stagione della serie Netflix “The Mole”.

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Il Telepass ora serve anche per il fast track all’aeroporto: dove funziona già

Un accesso prioritario e gratuito ai controlli di sicurezza del varco Fast Track presso l’aeroporto di Napoli dedicato ai clienti Telepass: è questo il nuovo servizio “Fast Track” che Telepass (società italiana del Gruppo Mundys, leader nella smart mobility e nel telepedaggio in Italia e in Europa, nata nel 2017 con l’obiettivo di creare un sistema integrato di servizi per la mobilità in ambito urbano ed extraurbano) ha lanciato in vista delle partenze estive e messo a disposizione dei propri clienti nei principali aeroporti italiani.

Come in autostrada, dove Telepass ormai dal 1990 permette di transitare senza fermarsi nelle corsie dedicate, e dopo i parcheggi e lo skypass, oggi consente ai clienti di passare i controlli di sicurezza attraverso l’accesso prioritario e gratuito al varco Fast Track, una corsia preferenziale per raggiungere in modo facile e veloce l’area di imbarco, riducendo i tempi di attesa e garantendo un’esperienza di viaggio ancora più semplice: per i clienti Telepass basterà presentarsi al varco mostrando la carta d’imbarco e il QR code del Fast Track di Telepass dalla schermata del proprio telefono.

L’innovativo servizio, gratuito per i clienti Plus e omaggiato per quelli Base fino al 31 dicembre 2024, dà la facoltà di richiedere in App fino a un massimo di 5 Fast Track.
E, nei prossimi giorni, sarà attivato anche in altri aeroporti italiani.

Fast Track in aeroporto: come funziona

I clienti possono richiedere il “Fast Track” in App accedendo alla sezione “Riepilogo”, facendo tap su “Fast Track” e inserendo il codice fiscale e l’indirizzo e-mail collegati a un contratto Telepass attivo.

Una volta inseriti i dati, verrà generato un QR code che sarà inviato al cliente tramite e-mail e che potrà essere utilizzato per accedere alla corsia dedicata in aeroporto.

Ogni cliente ha a disposizione fino a un massimo di 5 Fast Track che potrà utilizzare per sé o per i propri compagni di viaggio.

Il Fast Track non va stampato, ma il QR code va mostrato nel momento in cui si accede alla corsia dedicata. Il servizio è omaggiato fino al 31/12/2024 per i clienti Base mentre sarà gratuito anche successivamente per quelli Plus.

Le parole di soddisfazione

Aldo Agostinelli, Chief Consumer Sales and Marketing Officer, ha dichiarato: “Un nuovo servizio per i nostri clienti che amano viaggiare con semplicità ed efficienza. Vogliamo continuare a tenere fede alla promessa fatta agli automobilisti: farli passare in un “beep” per valorizzare al meglio il loro tempo. Il nuovo servizio si sposa perfettamente con la nostra missione di promuovere una mobilità sempre più fluida, che potenzia le persone in movimento, non solo in autostrada e in città, ma da oggi anche in aeroporto.
Offriamo un’esperienza completa e digitale che può accompagnare le persone in tutte le fasi del viaggio: dall’acquisto del biglietto aereo al pagamento del parcheggio convenzionato in aeroporto, passando per il fast track e, una volta a destinazione, al pagamento dei taxi e dei mezzi di trasporto.
Vogliamo continuare a rafforzare la qualità e la capillarità della nostra offerta e nei prossimi mesi ci saranno ulteriori novità importanti”.

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Isole Laccadive: la spiaggia perfetta

Il Kerala è uno stato della costa sud-occidentale dell’India, noto agli appassionati di viaggi soprattutto per la sua bellezza naturale, i paesaggi lussureggianti, le spiagge incontaminate, i caratteristici corsi d’acqua chiamati backwater, le piantagioni di tè e spezie e la sua ricca cultura e tradizioni.

Ma forse non tutti sanno che questo angolo di Eden in terra, conosciuto anche come “La Terra degli Dèi” per l’incredibile numero di templi, chiese e moschee che rispecchiano l’armoniosa convivenza di diverse comunità religiose, è anche circondato da diverse altre isole. Se amate il turismo eco-friendly e sostenibile, non dovreste perdere per nulla al mondo l’opportunità di scoprire la spiaggia perfetta, quella dei sogni: si trova alle Isole Laccadive.

Le Isole Laccadive, oasi di Madre Natura

Le isole Laccadive, si trovano nell’Oceano Indiano, al largo delle coste del Kerala: si tratta di un gioiello nascosto, un tripudio di bellezza che incanta i viaggiatori con la loro natura incontaminata e la tranquillità che pervade l’atmosfera circostante. Composte da circa una dozzina di atolli corallini, queste isole offrono paesaggi mozzafiato con spiagge di sabbia bianca, a dir poco “perfette”, acque cristalline e una ricca vita marina che attira gli amanti dello snorkeling e del diving da tutto il mondo.

L’arcipelago delle Laccadive è indubbiamente un vero e proprio paradiso per chi cerca pace e relax lontano dal caos della vita quotidiana. Le piccole comunità locali, la cucina deliziosa a base di pesce fresco e cocco, e le tradizioni culturali uniche delle isole contribuiscono a creare un’esperienza autentica e indimenticabile per i viaggiatori che scelgono di prendere un aereo alla ricerca della spiaggia perfetta.

Oltre alle attività acquatiche come lo snorkeling, il diving e il nuoto, le isole Laccadive offrono anche la possibilità di esplorare la ricca flora e fauna terrestre, fare escursioni tra le palme da cocco e le piantagioni di banane, o semplicemente rilassarsi al sole su spiagge deserte.

Con la loro atmosfera rilassata e la bellezza naturale mozzafiato, le isole Laccadive sono un tesoro da scoprire per chi cerca una fuga tropicale autentica e indimenticabile.

La città principale delle isole Laccadive è Kavaratti. Kavaratti è la capitale dell’Unione dei Territori delle Laccadive, Minicoy e Amindivi, che costituiscono l’arcipelago delle isole Laccadive. È un importante centro amministrativo e culturale delle isole, nonché uno dei principali punti di accesso per i visitatori che desiderano esplorare questa splendida regione dell’Oceano Indiano. Con le sue pittoresche spiagge, le acque cristalline e la ricca vita marina, Kavaratti è una destinazione ambita sia dai turisti che dagli amanti del mare e delle attività acquatiche. La città offre anche una serie di attrazioni culturali, tra cui moschee, mercati locali e luoghi storici che riflettono la ricca storia e la tradizione delle isole Laccadive.

Le Isole Laccadive (nel dialetto locale Lakshadweep, che significa ‘centomila isole’) sono conosciute per essere il luogo più esotico e incontaminato del mondo.

Sono talmente sperdute e poco conosciute che quasi si fatica a individuarle sulla mappa. Scoperte da Vasco da Gama, da qui passò anche Marco Polo.

Sono 36 tra isole (12) e isolette coralline al largo del Mare Arabico, a circa 400 km dallo Stato indiano del Kerala, immerse in un mare verde smeraldo. Chi ha avuto la fortuna di andarci le descrive come ‘le Maldive di cent’anni fa’. Con tutti i pro e i contro.

Sono dieci le isole abitate e soltanto cinque aperte al turismo, ma due sole ai non indiani: Bangaram e Agatti.

A Bangaram esiste un unico resort, che può alloggiare 60 persone. Per il resto, l’isola è disabitata ed è il luogo ideale per chi vuole sentirsi fuori dal mondo civile. Chi desidera dimenticare la civiltà troverà qui il luogo dei propri sogni. Un’agenzia che organizza viaggi alle Laccadive avverte: ‘A Bangaram non ci sono televisione, radio, giornali e intrattenimenti serali. L’uso del telefono è previsto solo in caso di emergenza’. Basta saperlo.

Agatti, dove si trova l’aeroporto su cui atterrano i voli provenienti da Cochin, ha un unico resort, ancor più spartano di quello di Bangaram.

Le acque delle Laccadive sono un paradiso per i diver e per chi pratica snorkeling. La vita sotto il mare pullula di pesci e coralli coloratissimi. Le spiagge, ricche di conchiglie e costeggiate da palme, garantiscono frescura anche nei mesi più caldi, così da poter essere raggiungibili in qualunque periodo dell’anno.

Le isole sono un ecosistema molto fragile che deve essere conservato tale e quale. Ecco perché è vietato raccogliere conchiglie, coralli e noci di cocco. I turisti necessitano di un permesso per visitare le isole.

Le piantagioni di tè e spezie del Kerala sono celebri in tutto il mondo per la loro qualità e varietà. Inoltre, il Kerala è noto per le sue pratiche di medicina tradizionale ayurvedica, che attraggono turisti da tutto il mondo in cerca di cure naturali e benessere.

Complessivamente, il Kerala è un luogo unico che offre un’esperienza turistica completa, con una combinazione di bellezze naturali, cultura vibrante e tradizioni millenarie.

Quando andare alle isole Laccadive

Il periodo migliore per visitare le isole Laccadive è durante la stagione secca, che va da novembre a marzo. Durante questi mesi, le condizioni meteorologiche sono generalmente più stabili, con giornate soleggiate e piogge meno frequenti, il che rende l’esperienza complessiva più piacevole per chi desidera godersi le spiagge e le attività acquatiche.

Evitare il periodo tra giugno e settembre, che è la stagione delle piogge monsoniche, quando le isole possono essere soggette a forti piogge e temporali che potrebbero influenzare negativamente il vostro viaggio.

Tuttavia, è sempre consigliabile controllare le previsioni meteorologiche prima di pianificare il viaggio per assicurarsi di scegliere il momento migliore in base alle vostre preferenze e attività previste.

Come arrivare alle isole Laccadive

Per raggiungere le isole Laccadive, è possibile prendere un volo per l’aeroporto più vicino, che solitamente è l’Aeroporto Internazionale di Kochi (Cochin) nel Kerala, in India. Da Kochi, si può prendere un volo nazionale per l’aeroporto di Agatti, l’isola principale delle Laccadive, che è servita da voli regolari operati dalla compagnia aerea nazionale indiana.

Una volta atterrati a Agatti, è possibile spostarsi tra le altre isole dell’arcipelago utilizzando i servizi di traghetti o di piccoli aeroplani che collegano le diverse isole dell’arcipelago.

Si consiglia di verificare la disponibilità dei voli e dei trasporti tra le isole in anticipo, in quanto i servizi potrebbero essere limitati e soggetti a variazioni a seconda delle condizioni meteorologiche e della stagione.

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Consigli lusso piscine Torino vacanze Viaggi

Le 5 piscine all’aperto di Torino

Quando non si ha la possibilità di sfuggire al caldo e all’afa estiva in città, una soluzione per trovare refrigerio e ritagliarsi un momento di relax è quella di optare per una piscina all’aperto. A Torino, ad esempio, ce ne sono diverse: ecco le 5 piscine all’aperto dove andare a Torino in estate.

Dove andare in piscina a Torino

Andare in piscina a Torino durante la stagione estiva è un vero toccasana per chi è costretto a restare in città durante queste giornate torride. Fortunatamente a Torino, come a Roma e Milano, ce ne sono molte di piscine all’aperto, tra comunali e private, per aiutare a combattere il caldo di queste giornate. Soprattutto se avete dei bambini e non avete la possibilità o il tempo di portarli al mare. Vediamo insieme nel dettaglio quali sono e dove sono situate nell’area urbana di Torino, questi luoghi dove passare pomeriggi rilassanti e divertenti allo stesso tempo.

Piscina estiva

Fonte: iStock

Due ragazze nuotano in piscina

La piscina di Colletta

La Piscina di Colletta, in via Ragazzoni 5/7 è una piscina all’aperto molto frequentata, ed è aperta dal 17 giugno di quest’anno. Dal lunedì al giovedì è possibile accedervi dalle ore 13.00 alle ore 18.00, mentre il sabato dalle ore 11.00 alle ore 18.00. Stesso orario vale per le domeniche e i giorni festivi. Il giorno di chiusura è il venerdì.

La piscina Galileo Ferraris

Una delle più belle piscine all’aperto di Torino potete trovarla in via Galileo Ferraris 288. L’omonima piscina è aperta dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 16.00 e il sabato e la domenica, così come i festivi, dalle ore 8.30 alle 10.00. Ideale per chi ha poco tempo dopo il lavoro.

La piscina Lido

Altra bella piscina a Torino è quella del Lido, che si trova in via Villa Glori 21, aperta fino al 28 settembre, sia la mattina che il pomeriggio fino alle ore 19.00. C’è la possibilità di fare sia l’abbonamento settimanale che mensile, in modo da risparmiare qualche euro.

La piscina Pellerina

Tra le altre piscine all’aperto presenti a Torino vi segnaliamo quella di Pellerina in via Appio Claudio 110, aperta tutti i giorni. Dal lunedì al venerdì la piscina apre dalle 10.30 alle 19.30, mentre nel weekend e nei giorni festivi gli orari di apertura sono dalle 10.00 alle 19.00.

La piscina Sisport

Lapiscina scoperta Sisport si trova a Torino in via Olivero 40 ed è aperta fino all’1 settembre 2024. La piscina è aperta tutti i giorni dalle 10.30 alle 19.30, con balneazione dalle 10.30 alle 18.45.

Cosa portare in piscina all’aperto

Quando andate in piscina all’aperto, è importante assicurarsi di portare con voi tutto il necessario per trascorrere una giornata piacevole e confortevole. Prima di partire, assicuratevi di avere con voi un telo da mare per sdraiarvi al sole e asciugarvi dopo il bagno, un costume da bagno adatto e comodo, occhiali da sole per proteggere i vostri occhi dai raggi solari, un cappellino per riparare la testa dal sole, crema solare a protezione della pelle, infradito o ciabatte per camminare comodamente intorno alla piscina e uno zaino o una borsa capiente per contenere tutti i vostri oggetti personali.

Non dimenticate di portare con voi anche dell’acqua o delle bevande fresche per idratarvi durante la giornata e uno snack leggero per uno spuntino veloce. Con questi piccoli accorgimenti, potrete godervi al meglio la vostra giornata in piscina all’aperto. Verificate, però, che possiate effettivamente portare all’interno della struttura del cibo e delle bevande acquistate al di fuori, perché alcune piscine che hanno il bar interno potrebbero non consentirlo. Inoltre, di norma tutte le piscine chiedono l’uso della cuffia, quindi procuratevene una o chiedete in reception se è possibile acquistarla direttamente presso la struttura. La cuffia, infatti, protegge i capelli dal cloro contenuto nell’acqua della piscina, ma soprattutto garantisce maggior igiene per tutti i bagnanti.

 

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L’Italia punta sul turismo nei porti antichi: il progetto Approdi PLUS

Promuovere i porti storici come mete di turismo sostenibile, migliorandone la gestione e stimolando la partecipazione delle comunità locali: è questo l’obiettivo del progetto “From Ancient Maritime Routes to eco-touristic destinations PLUS” (Approdi PLUS).

Il progetto, finanziato con 185.740 euro dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr) 2014-2020, sotto la gestione della Regione Abruzzo, rappresenta un’estensione e una continuazione dell’iniziativa precedente, Approdi, concepita per valorizzare il patrimonio culturale delle zone incluse nel programma Interreg V-B Adriatico-Ionio (Adrion).

Il programma per la coesione e la solidarietà transfrontaliera

Il programma rappresenta uno degli strumenti attraverso i quali l’Unione Europea attua la Politica di coesione, promuovendo la cooperazione e la solidarietà transfrontaliera mediante il finanziamento di progetti in otto paesi della regione adriatico-ionica: Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Montenegro, Serbia e Slovenia.

Sotto la guida dell’Università di Teramo, il progetto Approdi PLUS si avvale di un partenariato che include l’Università Ca’ Foscari di Venezia, il Comune di Durazzo in Albania, l’Agenzia per lo Sviluppo di Dubrovnik (Dubrovnik Development Agency, DURA) in Croazia e l’Università Ionica di Corfù, in Grecia.

I territori coinvolti nel progetto condividono la presenza di antichi porti che, tuttavia, sono stati a lungo considerati marginali per lo sviluppo urbano e, di conseguenza, hanno offerto limitato interesse dal punto di vista turistico.

La sfida di Approdi e Approdi PLUS

La sfida di Approdi e Approdi PLUS è quella di valorizzare il potenziale economico di crescita di questi antichi porti, trasformandoli in destinazioni per l’ecoturismo, particolarmente adatte al turismo fuori stagione, coinvolgendo maggiormente le comunità locali.

Approdi PLUS, come estensione del progetto originario, ha preso le mosse dai risultati già ottenuti, integrandoli con un approccio innovativo che tiene conto delle trasformazioni nel settore turistico indotte dalla pandemia da Covid-19 e che non possono prescindere dalla creazione di mappe di scenario legate alle condizioni complessive di accesso logistico ai luoghi, anche in termini di requisiti sanitari e formali. Questo nuovo approccio si basa sull’uso di strumenti virtuali, sull’intelligenza artificiale (che potrebbe rappresentare un ulteriore vantaggio per nuove forme di sviluppo locale legate al turismo lento) e sulla sinergia tra tradizione e innovazione (Utilities, Servizi, Agricoltura, Alimentazione, Ricreazione, Ricettività), con un focus particolare sull’intersettorialità del turismo.

Le azioni chiave messe in campo

Le azioni chiave di Approdi PLUS si sono articolate in tre direzioni: l’ampliamento della rete dei porti storici inclusi nel progetto, la creazione di una mappa interattiva dei porti dell’Adriatico e il miglioramento della percezione, da parte delle comunità locali, dei porti storici come risorse economiche e culturali del territorio.

Per raggiungere tali obiettivi, sono stati organizzati eventi pubblici e sessioni di formazione online rivolte agli operatori delle amministrazioni dei porti storici, coinvolti nello sviluppo economico e turistico, nonché eventi indirizzati al comparto della filiera turistica come PMI, Enti Locali, università e centri di ricerca, esperti e persone interessate.
I contenuti della formazione includono il ruolo della Cooperazione Territoriale Europea, elementi culturali/storici, economici e finanziari e, durante l’attuazione del progetto, i partner stabiliranno una collaborazione con il proprio Punto di Contatto Nazionale.

Soltanto attraverso un attivo coinvolgimento della cittadinanza, la Politica europea di coesione può effettivamente trasformarsi in uno strumento concreto per rafforzare i territori, promuovendone lo sviluppo sociale ed economico.

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Cosa vedere nel quartiere Cumbaya di Quito

Cumbaya è uno dei quartieri più affascinanti e trendy di Quito la città capitale dell’Ecuador; con il suo clima mite, l’atmosfera rilassata e le infrastrutture moderne è definita una zona alla moda e si distingue regalando le esperienze più evocative che il turista si possa aspettare; combinando la tranquillità della vita suburbana con l’accesso a numerosi servizi e la vivace vita notturna è una vera chicca per chi viaggia in queste zone. Ma perché visitarlo o scegliere di soggiornare proprio qui?

Il quartiere Cumbaya dista circa 20 km da Quito, per raggiungerlo le opzioni sono tre: potete raggiungere Cumbaya da Quito in auto se avete un mezzo di proprietà o a noleggio, oppure scegliere il taxi o il ride-sharing in entrambi i casi raggiungerete la destinazione in una manciata di minuti; l’altra soluzione è il mezzo pubblico, l’autobus si prende in centro a Quito, lungo la Ruta Viva e l’Avenida Interoceánica e il tragitto dura circa 30 minuti, l’ultima alternativa valida solo se siete abili camminatori, è quella di raggiungere Cumbaya da Quito a piedi ma in questo caso calcolate almeno un paio d’ore, nel frattempo potrete godere dello splendido panorama.

Cosa vedere a Cumbaya: le attrazioni più belle

Cumbaya combina la bellezza naturale della valle di Tumbaco con l’energia culturale e urbana di una città in rapida crescita; è una destinazione ideale per chi cerca un equilibrio tra natura, cultura e divertimento. Di seguito vi segnaliamo le attrazioni imperdibili se avete scelto di visitare Cumbaya.

Parque  central de Cumbaya

Il parque central de Cumbaya si può definire il cuore verde di questo luogo, offre ampi spazi per pic nic, giochi all’aperto e attività sportive. Ci sono diversi sentieri pedonali adatti alle passeggiate ma anche sentieri  per chi apprezza ad esempio, la bicicletta. Durante l’anno il parque de Cumbaya ospita vari eventi tra cui mercati artigianali,  festival musicali e celebrazioni culturali.

Chaquiňán

Il chaquiňán è uno dei famosi percorsi ciclopedonali, segue una vecchia linea ferroviaria ed è amatissimo da escursionisti e amanti dei percorsi in bike. Si estende per circa 20 km e attraversa splendidi paesaggi della valle di Tumbaco: boschi, campi e colline inaspettate. Il percorso parte dalla chiesa centrale ed è ben segnalato e sicuro, è adatto a tutte le età e livelli di abilità.

Paseo San Francisco e Scala Shopping

Paseo San Francisco  e Scala Shopping sono i centri commerciali più conosciuti di Cumbaya, entrambi i centri commerciali offrono spazi per lo shopping di lusso, boutique e negozi che spaziano dai marchi internazionali ai nomi locali ma anche ristoranti e caffè che offrono cucina locale e internazionale.

Mercado de Cumbaya

Paese che vai, mercato che trovi! E noi siamo ammiratori dei mercati locali, dove si può trovare un’importante parte della cultura locale. Al mercado de Cumbaya potrete trovare prodotti freschi, artigianato locale tra cui tessuti, ceramiche e gioielli fatti a mano e l’immancabile street food.

Plaza de Cumbaya

Se volete sperimentare la cultura ecuadoriana, la Plaza de Cumbaya è il posto giusto per voi. Conosciuta per l’architettura spagnola, combina elementi tradizionali con tocchi contemporanei e offre durante l’anno una serie infinita di eventi culturali e sociali.

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L’avventura in bicicletta da vivere quest’anno: la Trans Dinarica

Concedersi una vacanza su due ruote offre l’opportunità di godersi splendidi panorami a ritmo lento e di vivere a pieno contatto con il territorio. E, anche se l’Europa pullula già di innumerevoli itinerari per i ciclisti, il 31 luglio 2024 ne è stato inaugurato uno a dir poco spettacolare.

Si tratta della Trans Dinarica, che percorre ben 5.000 chilometri e include circa 100 tappe differenti.

La prima rotta che collega tutti i Paesi dei Balcani occidentali

La Trans Dinarica è la prima e unica rotta che collega tutti e sette i Paesi dei Balcani occidentali, vale a dire Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord, Kosovo, Serbia e Slovenia, e attraversa parchi nazionali, foreste, villaggi dell’entroterra, siti UNESCO, tranquille strade asfaltate, piste ciclabili e la costa adriatica.

Adatta ai cicloturisti di ogni livello, è il top per chi ama davvero andare in bici e, al contempo, conoscere da vicino le tradizioni musicali, culturali, storiche e culinarie dei luoghi visitati.

Inoltre, incoraggia gli operatori di viaggio locali a sviluppare tour e iniziative attorno a essa, diventando così un “motore turistico” a livello regionale e fornendo ai viaggiatori un modo nuovo, responsabile e sostenibile di abbracciare i Balcani occidentali.

Gli itinerari migliori

Per godervi al meglio l’esperienza lungo la Trans Dinarica, ecco alcuni degli itinerari suggeriti.

Da Most na Soči in Slovenia a Rijeka in Croazia

Prendete il treno dalla capitale slovena Lubiana e poi iniziate il percorso dal punto più a nord della Trans Dinarica, nella città di Most na Soči.

Dall’ombra delle Alpi Giulie e alla confluenza dei fiumi Idrijca e Isonzo, pedalerete verso sud attraversando la Slovenia e il suo paesaggio ricoperto di vigneti, la regione del Carso e oltre il confine croato fino alla città adriatica di Rijeka.

Da Most na Soči in Slovenia a Sarajevo in Bosnia ed Erzegovina

Sempre da Most na Soči in Slovenia, potrete iniziare un epico giro di tre Paesi in 19 tappe.

Pedalate dapprima lungo il fiume Isonzo in Slovenia, con vista sull’Adriatico alle pendici dei monti Velebit.

Il percorso attraversa la Croazia oltre il Monte Dinara, prima di entrare in Bosnia ed Erzegovina. Godetevi i villaggi ospitali e i paesaggi montani da fotografare lungo la strada per la capitale Sarajevo.

Da Split in Croazia a Podgorica in Montenegro

Iniziate dalla costa adriatica della Croazia a Spalato e pedalate fino al confine con la Bosnia ed Erzegovina, dove oltrepasserete l’incantevole città di Livno, nota per i cavalli selvaggi e l’ottimo formaggio.

La strada svolta a sud verso Mostar e il suo famoso ponte, Patrimonio UNESCO, e poi prosegue verso il fiume Tara con la seconda gola più profonda del mondo, al confine tra Bosnia-Erzegovina e Montenegro.

La Trans Dinarica conduce i ciclisti al cospetto del Parco Nazionale del Durmitor, anch’esso inserito nella lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, prima di percorrere le Alpi Dinariche fino alla capitale montenegrina di Podgorica.

Da Tirana in Albania a Ohrid in Nord Macedonia

Partite da Tirana e dirigetevi a nord-ovest, attorno al Lago di Scutari e tra le favolose Alpi Albiane, dove maestose cime scoscese fanno da sfondo.

Dopo aver lambito fiumi e villaggi, la Trans Dinarica si dirige verso sud-est lasciando le Alpi Dinariche per raggiungere le pendici dei Monti Sharr, paralleli al confine con la Macedonia del Nord.

Il percorso supera quindi il confine e si snoda lungo la sponda settentrionale del Lago di Ohrid, elencato come meraviglia naturale e culturale nella lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO.

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6 nuovi Cammini Religiosi italiani designati dal Mitur

Il Catalogo dei Cammini religiosi italiani si arricchisce con l’ingresso di sei nuovi itinerari, a conferma del crescente interesse per un turismo lento, consapevole e sostenibile.

Tra le new entry ecco la Via Francesca della Sambuca, che collega Pistoia e Bologna, la Via Micaelica Molisana, il Cammino Montiano nella Provincia di Monza e Brianza, l’Iter Suasanum nelle Marche, il Cammino dei Florensi in Calabria e il Cammino sulle orme di San Giovanni eremita.

Ed è così che il Catalogo digitale del Ministero del Turismo raggiunge un totale di 107 percorsi, un’opportunità unica per esplorare l’Italia da Nord a Sud percorrendo sentieri spirituali che uniscono fede, cultura e natura.

La Via Francesca della Sambuca, da Bologna alla “Piccola Santiago”

La Via Francesca della Sambuca è un suggestivo cammino che unisce Pistoia e Bologna, entrambe legate alla venerazione di San Jacopo, il patrono dei pellegrini: infatti, nel 1144, Pistoia divenne un’importante meta di pellegrinaggio quando il Vescovo Atto ricevette una reliquia dell’Apostolo da Compostela, guadagnandosi il titolo di “Minor Santiago“, ovvero “Piccola Santiago”.

Il percorso rappresentava, quindi, una variante della Via Francigena che, passando per Pistoia, da Bologna arrivava a Fucecchio. Da qui, il nome “francesca“, in quanto parte delle antiche vie francigene che dalla Francia conducevano a Roma. La Via Francesca della Sambuca rappresentava un naturale passaggio a ovest di Bologna e, proseguendo verso Lucca, offriva un agevole accesso al Tirreno e alla meta finale di Santiago de Compostela.

Chi la intraprende oggi, si trova al cospetto dei paesaggi selvaggi e rigogliosi degli Appennini, accompagnati dal costante scorrere dell’acqua dei fiumi Reno e Limentra di Sambuca. Lungo il tragitto, splendide pievi, antichi ospitali per pellegrini e strade lastricate raccontano la millenaria storia di questa via, frequentata sin dall’epoca etrusca e, in tal modo, arricchita da opere architettoniche, borghi d’arte e, soprattutto, dalle indelebili tracce del culto jacopeo, che tutt’ora unisce i popoli d’Europa in un simbolico pellegrinaggio verso Santiago.

Le tappe sono:

  • Bologna – Marzabotto (29 km)
  • Marzabotto – Riola (23,2 km)
  • Riola – Sambuca (18,3 km)
  • Sambuca – Pistoia (25,7 km)

La Via Micaelica Molisana, l’antico cammino

La Via Micaelica, o Via dell’Angelo, è un percorso spirituale che va da Roma al Santuario di Monte Sant’Angelo, nel Gargano, (uno dei più antichi e venerati luoghi di culto cristiano in Europa) e ha rappresentato una fondamentale arteria di collegamento tra il Mediterraneo orientale e Roma fin dall’epoca romana.

Segue principalmente il tracciato della Via Latina (più comunemente nota come Casilina) o della Via Appia fino a Capua, per poi proseguire lungo la Via Appia Traiana. Tali vie consolari erano essenziali per il collegamento tra Roma e il Sud Italia, e nonostante la decadenza seguita alla caduta dell’Impero, continuarono a essere utilizzate per scopi commerciali, civili, bellici e religiosi.

Durante il periodo delle Crociate (XI-XIII secolo), la Via Micaelica acquisì ulteriore importanza come rotta per gli eserciti crociati, volontari, pellegrini e uomini di chiesa che transitavano nell’Italia meridionale diretti verso la Terra Santa. Lungo il percorso, sorsero numerosi ordini cavallereschi e congregazioni ospitaliere.

Il Cammino Montiano, sul percorso del Beato

Il “Cammino Montiano” è l’occasione perfetta per dedicarsi al benessere fisico ma anche alla riflessione spirituale, seguendo le orme di una delle figure più importanti della Chiesa cattolica, il Beato Luigi Monti. Per quasi 16 chilometri, alternando tratti sterrati e asfaltati, parte da Bovisio Masciago, luogo di nascita del religioso, e giunge a Saronno, dove si trova l’istituto che egli fondò, diventato un importante centro di formazione professionale e attività mediche.

Il percorso sarà inaugurato entro luglio 2025, in occasione del bicentenario della nascita di Padre Monti e del Giubileo della Chiesa, e mira a proporre un’esperienza di “cammino lento” che, in circa quattro ore, sorprende i pellegrini con la bellezza del panorama dei parchi Groane e Lura.

Il progetto coinvolge una vasta rete di partner, tra cui la Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione (Cfic), due parchi regionali, e cinque comuni: Bovisio Masciago, Ceriano Laghetto, Cesano Maderno, Cogliate e Saronno, con la Provincia di Monza Brianza e la Provincia di Varese. Non si escludono ulteriori sviluppi, con possibili diramazioni verso altri luoghi significativi della vita del Beato Monti, come Cantù, Erba, Desio e Rho.

L’Iter Suasanum, alle radici del Cristianesimo

L’Iter Suasanum è un cammino pensato per garantire l’accessibilità universale, cosicché tutte le persone, indipendentemente dalle loro condizioni, abbiano la possibilità di fruire appieno di luoghi, infrastrutture e servizi. Il progetto nasce in risposta all’anno giubilare e vede il coinvolgimento dell’intera comunità ecclesiale della Diocesi di Senigallia, delle amministrazioni comunali di Castelleone di Suasa, Corinaldo e Mondolfo, e di vari enti del terzo settore e associazioni imprenditoriali.

L’itinerario segue il corso del fiume Cesano per un viaggio attraverso secoli di storia. Non si tratta soltanto di un percorso di fede, bensì di una full immersion nell’antica storia della regione: l’Iter Suasanum tocca luoghi legati ai Piceni, come la tomba del principe Piceno di Corinaldo e la stele picena di Mondolfo, e ai Galli, con il guerriero gallico di Mondolfo. La tarda romanità bizantina si svela, invece, nel borgo di Mondolfo, che conserva ancora la struttura urbana di Cardo e Decumano.

L’itinerario include inoltre la visita all’antica Città Romana di Suasa, e due importanti siti del VI secolo: l’Abbazia di San Gervasio con la stazione di posta di Ad Pirum Filumeni, e la Chiesa di Santa Maria in Portuno.

Il Cammino dei Florensi, tra spiritualità e natura

Un affascinante itinerario spirituale e storico che si snoda tra i fitti boschi del Parco Nazionale della Sila, ai piedi del Monte Reventino, tra le province di Catanzaro e Cosenza e che permette di seguire le tracce di uno dei filosofi e teologi più influenti del Medioevo, Gioacchino da Fiore, abate e mistico, nato a Celico nel 1130 e morto a Pietrafitta nel 1202.

Il cammino, inaugurato nel 2008 grazie all’Associazione “Cammino di Gioacchino da Fiore”, ne ripercorre i passi collegando simbolicamente il Castello Normanno-Svevo di Lamezia Terme, dove Gioacchino ricevette i possedimenti silani da Costanza d’Altavilla, all’Abbazia di San Giovanni in Fiore, che lui stesso fondò.

Le tappe sono:

  • Dal Bastione di Malta, nei pressi della costa di Sant’Eufemia (CZ), si attraversa la città di Lamezia Terme fino a raggiungere il Passo d’Acquavona, a 1000 metri sul livello del mare;
  • Si scende nelle valli dei fiumi Amato e Corace, passando per Decollatura, fino ai ruderi dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo nel territorio di Carlopoli (CZ), luogo caro a Gioacchino dove visse per molti anni;
  • Dopo i Comuni di Bianchi (CS) e Parenti (CS), si supera il bacino del fiume Savuto e si arriva alle porte del Parco Nazionale della Sila, in località Caporosa;
  • Si raggiunge la sponda sud del Lago Arvo (CS), dove è possibile fermarsi presso il camping omonimo;
  • L’ultima tappa porta da Lorica (CS) all’Abbazia di San Giovanni in Fiore, passando per i resti dell’antico monastero di Iure Vetere, sito di grande importanza per l’ordine florense fondato dall’abate.

Il Cammino sulle orme di San Giovanni eremita,

Infine, il progetto di valorizzazione “Vivi i percorsi di San Giovanni Eremita” si pone come una lodevole iniziativa per lo sviluppo dell’identità culturale e religiosa della Valle del Fortore, con un’attenzione particolare al Comune di Tufara (Campobasso).

L’obiettivo principale è duplice: da un lato, mira a rafforzare il senso di appartenenza e l’identità della comunità locale nei confronti dei propri luoghi; dall’altro, intende promuovere il ricco patrimonio culturale, naturalistico e religioso del territorio, per un turismo sostenibile che sappia far conoscere anche gli aspetti meno noti del Molise.