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L’Italia è spaccata in due a causa dell’overtourism

Mentre il numero di visitatori nel nostro Paese supera i livelli pre-pandemici, continua il dibattito sui problemi legati all’overtourism, che sta mettendo a dura prova città, monumenti e paesaggi più gettonati. Da un’analisi di Ref Ricerche è emersa un’Italia è spaccata in due, perché laddove alcune destinazioni dipendono dalle entrate del turismo, altre preferiscono adottare soluzioni per contenere questo afflusso massiccio di persone che mette sotto pressione infrastrutture e risorse.

Perché l’overtourism divide l’Italia

L’overtourism rappresenta una minaccia sia per la sostenibilità delle destinazioni turistiche per la qualità della vita degli abitanti. Stando al report, nelle città d’arte del Nord e del Centro si sta cercando di arginare questo fenomeno con alcune misure mirate a salvaguardare il patrimonio culturale, architettonico, storico e paesaggistico di inestimabile valore che le caratterizza.

Ne è un esempio Venezia, che ha introdotto in forma sperimentale il ticket d’ingresso di 5 euro (la sperimentazione si è conclusa da poco e già si discute di raddoppiare la tassa a 10 euro), al fine di porre un freno al turismo giornaliero ‘mordi e fuggi’. Nel frattempo, è entrato in vigore il nuovo regolamento riguardante i gruppi turistici accompagnati da guide, che impone il limite di 25 persone per gruppo e il divieto di utilizzo del megafono.

Il discorso però cambia radicalmente al Sud, dove il settore turistico rappresenta un tassello fondamentale nella struttura produttiva locale. Nelle regioni del Mezzogiorno, gli effetti di politiche disincentivanti del turismo di massa rischierebbero di ridurre le opportunità del territorio, spiegano gli esperti. La strada migliore per allentare la pressione dell’affluenza di visitatori sembrerebbe quella che punta sulla destagionalizzazione, che consentirebbe la redistribuzione dei flussi su periodi diversi o più lunghi.

Overtourism: le mete più a rischio in Italia

L’Indice complessivo di sovraffollamento turistico (Icst), ideato in chiave ancora sperimentale da Demoskopika e la cui mappa interattiva è stata pubblicata in esclusiva dall’Ansa, utilizza cinque indicatori – densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, occupazione delle strutture e quota di rifiuti urbani attribuibili al settore turistico – per valutare l’impatto del turismo su diverse città e regioni italiane. La ricerca si è concentrata sulle principali mete turistiche italiane, come Venezia, Firenze, Roma e Milano, dove il sovraffollamento comincia a essere più che preoccupante, sottolineando anche i rischi per altre destinazioni.

Le città sono state classificate in tre livelli di rischio:

  • Livello molto alto: Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona, Napoli.
  • Livello alto: Milano, Savona, Ravenna, Roma, Trieste, Imperia, La Spezia, Grosseto, Firenze, Gorizia, Aosta, Forlì-Cesena.
  • Livello moderato: Siena, Monza della Brianza, Brescia, Padova, Genova, Sassari, Vibo Valentia (inclusa Tropea), Lucca, Pistoia, Como, Bologna, Pisa, Pesaro e Urbino.

A subire meno la massiccia presenza turistica sono, invece, Benevento, Rieti, Reggio Calabria, Isernia e Campobasso, collocate nel livello “Molto-Basso”. Qui, il sovraffollamento turistico è minimo, con impatti limitati su infrastrutture e residenti.

L’indice punta a favorire una maggiore evoluzione del fenomeno sui sistemi turistici locali, aiutando a comprendere come il turismo incida sulla densità di popolazione, sull’uso delle infrastrutture ricettive, sull’intensità dell’interazione turistica rispetto ai residenti e sull’impatto ambientale relativo alla gestione dei rifiuti.

Di Admin

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