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Le ricette tradizionali ucraine: scopri quali provare

Sei alla ricerca di nuove ricette? Prova quelle della cucina ucraina, Paese dalla ricca tradizione gastronomica con sapori forti dove, come puoi facilmente intuire, zuppe, carne e dolci farciti la fanno da padrone. Sia che tu sia alla ricerca di comfort food o di qualcosa invece di più avventuroso, tra le ricette ucraine potrai trovare quella che soddisfa ogni tuo desiderio. Dal classico Borscht e dagli involtini di cavolo allo stufato di maiale, sono tanti i cibi deliziosi che ti aspettano. Quindi, se ti entusiasma l’idea di conoscere nuove ricette, questi sorprendenti sapori sono tutti tuoi.

Borscht, la ricetta ucraina più famosa

Il Borscht ucraino è una delle ricette ucraine più famose. Questa zuppa di barbabietole dal colore rosso vibrante è ricca di ingredienti sani, saporiti e nutrienti. Davvero, non è solo una zuppa, ma un intero pasto in sé. Questa ricetta è molto semplice e viene gustata al meglio servita con un po’ di panna acida, aneto e pane di segale.

Borschr ucraino

Fonte: iStock

Il famoso Borscht, zuppa di barbabietole

Involtini di cavolo

Sono semplicissimi da preparare con ingredienti poco costosi, ma offrono sapori deliziosi. Le foglie di cavolo vengono farcite con carne, verdure e riso e poi cotte a fuoco lento in una gustosa salsa di pomodoro. Prova questi succulenti involtini di cavolo per una cena saziante e salutare.

Pane all’aglio

Un’altra ricetta che ti piacerà è il pane all’aglio ucraino, chiamato popolarmente Pampushky. Si tratta di panini lievitati che vengono cotti fino a diventare dorati e croccanti e poi spalmati di olio all’aglio ed erbe aromatiche.

Vareniki di patate

È il comfort food per eccellenza e diventerà sicuramente uno dei tuoi piatti ucraini. Si tratta di un soffice e cremoso purè di patate farcito all’interno di un impasto molto semplice, bollito e servito con panna acida, cipolla caramellata, pancetta croccante e aneto per renderlo ancora più saporito.

Brasato di maiale ucraino con purè di patate

Prova i sapori autentici dell’Ucraina con il brasato di maiale con purè di patate. La carne viene brasata a fuoco lento in una deliziosa salsa di funghi e carote preparata con ketchup e panna acida. Viene poi abbinata a un cremoso purè di patate.

Halushki

Se ti piacciono gli gnocchi, allora amerai questi ricetta tradizionale ucraina, gli Halushki. Gli gnocchi di farina, burrosi e salati, sono conditi con pancetta e verdure saltate in padella per creare un comfort food di prim’ordine.

Insalata Olivye

L’Olivye è una insalata cremosa e arricchita di patate, carote, carne, uova, sottaceti, cipolle, piselli e maionese come condimento.
Stufato di manzo e patate. Si ottiene brasando manzo e patate in una saporita salsa di pomodoro aromatica, finché la carne non diventa tenera. Nelle famiglie ucraine per preparare questo stufato si utilizzano ingredienti di base della dispensa. Il piatto viene servito con un contorno di pomodori sott’aceto e sottaceti per dare un tocco di sapore in più, il tutto cosparso dall’aneto.

Nalisniki

Un piatto molto popolare in Ucraina. Viene preparato soprattutto in occasione di matrimoni, feste o eventi speciali. Sono delle crêpe dolci, cremose e con una deliziosa farcitura al formaggio di cui diventerai completamente dipendente.

Pollo alla Kiev

La ricetta del pollo alla Kiev prevede che la carne venga farcita con un composto di burro all’aglio ed erbe, poi ricoperto di uova e pangrattato e infine fritto o cotto al forno fino a diventare croccante.

Zuppa di sottaceti all’aneto

I mesi più freddi sono quelli in cui in Ucraina si mangiano le zuppe. Una ricetta classica è quella della zuppa di sottaceti all’aneto. L’elenco degli ingredienti può sembrare un po’ insolito, ma il risultato finale sarà favoloso e super soddisfacente. È fatta con carne di manzo stagionata in un brodo sostanzioso e saporito, con sottaceti, patate, orzo e verdure saltate, il tutto cotto a fuoco lento per un bel po’. È una zuppa unica e gustosa, perfetta per le serate fredde.

Kotlety

Queste semplici e classiche polpette ucraine sono fatte con carne di maiale macinata, pane ammollato, cipolla, maionese, sale e pepe, e semplicemente cotte al forno fino alla perfezione. Ti piaceranno per la leggera croccantezza dell’esterno e la tenerezza dell’interno. Vengono servite con purè di patate e insalata fresca per ottenere un classico e sostanzioso pasto ucraino.

Plov

Questo piatto unico è composto da pollo, cipolla, carote e riso, il tutto condito con pepe e coriandolo. Nella tradizione viene servito con sottaceti e pomodori marinati.

Piroshky

È una ricetta classica dello street food ucraino, una sorta di involtino farcito con verdure brasate e saporite e poi fritto alla perfezione. Vengono serviti caldi, con panna acida, e sono perfetti per uno spuntino.

Insalata Shuba

La Shuba è un’insalata di barbabietole, un piatto festivo popolare dell’Ucraina. La combinazione di ingredienti unici e vivaci rende questa insalata speciale e deliziosa. Si tratta di patate, carote e barbabietole con una maionese leggera, il tutto disposto su filetti di aringa. Provala e capirai perché si tratta di uno dei cibi ucraini più apprezzati.

Peperoni ripieni

Cerchi un piatto super delizioso con nuovi sapori? I peperoni ripieni ucraini hanno tutte le carte in regola per renderti felice. Vengono preparati mescolando il riso con la carne in una salsa di pomodoro super saporita chiamata zagarka, farcitura con cui vegnono riempiti i peperoni.

Kapustnyak

Si tratta di una zuppa sostanziosa zuppa di crauti servita con del pane croccante, perfetta nel periodo invernale.

Kyiv Torte

Questo dolce delizioso è preparato con pan di Spagna inzuppato di liquore alla nocciola, ripieno di ganache al cioccolato e glassa al caramello. Il punto forte della torta è la meringa croccante alla nocciola.

Hash

L’Hash è una ricetta che viene preparata per la colazione. Si tratta di patate, salsicce, verdure, arricchite dall’aneto e aromi vari.

Syrniki

Queste frittelle al formaggio sono forse la miglior scelta per la colazione o il dessert. Sono preparate con formaggio fresco e cremoso, frutta secca e uova, che le rendono perfettamente dolci e umide. Potrai gustarle con un po’ di panna acida e frutti di bosco freschi per una colazione completa.

Syrniki

Fonte: iStock

Un piatto di delizioso Syrniki

Babka al cioccolato

Il Babka al cioccolato è un pane tradizionale dell’Ucraina e della Polonia. Ti innamorerai completamente dei nastri morbidi, soffici e perfettamente ondulati di deliziosa ganache al cioccolato, che rendono questo Babka così coinvolgente. Puoi gustarlo a colazione o come dessert leggero.

Kutia

Un dolce classico e molto popolare in Ucraina è la Kutia, conosciuta anche come budino dolce di bacche di grano. È un piatto tradizionale di Natale.

Che ne dici, proverai la cucina tradizionale ucraina? A volte potrà sembrarti che gli accostamenti siano un po’ azzardati ma la riuscita, al contrario, è ottima. Si tratta naturalmente di una gastronomia ricca di spezie ed erbe aromatiche, simile a quella dei Paesi limitrofi come Polonia e Romania, da scoprire piano piano con curiosità!

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Quartieri di Nicosia: le zone migliori dove soggiornare

L’affascinante capitale di Cipro – Nicosia – è una città unica nel suo genere essendo l’ultima capitale al mondo divisa in due parti. Passeggiando per le sue strade, si può percepire l’incontro tra Oriente e Occidente, con un centro storico ricco di antichi edifici e moschee alternate da chiese bizantine e piazze animate. Scegliere dove soggiornare può essere complesso, i quartieri che variano dal pittoresco e storico al moderno e vivace, sono tutti splendidi. In questo articolo ti guidiamo, quartiere dopo quartiere, per aiutarti a scegliere la zona migliore per il tuo hotel o B&B a Nicosia.

Nicosia: un po’ di storia

Situata nella terza isola per dimensioni del Mar Mediterraneo, la città è così suddivisa:

  • La parte meridionale, controllata dalla Repubblica di Cipro.
  • La parte settentrionale, controllata dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta dalla sola Turchia.

Questa divisione risale al 1974 quando, nell’ex colonia britannica, al colpo di stato della Guardia Nazionale di Cipro – sostenuto dalla Grecia – seguì l’invasione della parte settentrionale dell’isola per mano dell’esercito turco, che portò alla cattura di una significativa porzione del nord dell’isola (inclusa la parte settentrionale di Nicosia). Questa separazione è mantenuta da una zona cuscinetto dell’ONU nota come la Linea Verde. Nel 1983, la parte settentrionale dichiarò unilateralmente l’indipendenza come Repubblica Turca di Cipro del Nord venendo riconosciuta unicamente dalla Turchia. La comunità internazionale infatti considera questo territorio come territorio della Repubblica di Cipro.

Dove dormire a Nicosia: meglio a Nord o Sud?

Dopo aver esplorato brevemente la storia della città e in generale dell’isola di Cipro, necessaria per avere una maggior comprensione del luogo dove andrai a soggiornare, scopriamo insieme quali sono i migliori quartieri di Nicosia per soggiornare per lunghi o brevi periodi. Innanzitutto, è importante specificare che, nonostante la divisione in essere, passare da una parte all’altra della città è relativamente semplice grazie a vari punti di attraversamento, come ad esempio quello di Ledra Street, che permette il passaggio pedonale tra le due zone della città. Non sono necessari visti particolari per la maggior parte dei visitatori, ma è importante portare con sé il passaporto. Le procedure di controllo sono generalmente rapide e senza complicazioni.

In termini di prezzi, soggiornare nella parte settentrionale di Nicosia tende a essere più economico rispetto alla parte meridionale. La Repubblica Turca di Cipro del Nord utilizza la Lira Turca come valuta principale, il che contribuisce a prezzi più bassi per beni e servizi rispetto all’Euro utilizzato nella Repubblica di Cipro. I visitatori possono trovare alloggi, cibo e attività a prezzi più accessibili nella parte nord della città, rendendola una scelta attraente per i viaggiatori che amano le mete low-cost. Tuttavia, è importante segnalare che la parte meridionale offre una gamma più ampia di opzioni di alloggio, comprese strutture di lusso e hotel boutique, che possono giustificare i costi leggermente più alti.

Zona Nord: guida ai quartieri dove prenotare l’hotel a Nicosia

Se nell’organizzare il tuo viaggio a Nicosia, preferiresti soggiornare nella zona meridionale della città, ecco i 4 quartieri migliori per cercare la tua sistemazione:

Centro Storico (Laiki Geitonia)

Il centro storico di Nicosia è caratterizzato da strette stradine pedonali, edifici tradizionali e numerosi negozi, ristoranti e caffè. La zona è particolarmente vivace, con molte attrazioni turistiche, tra cui:

  • Il Museo di Cipro, che ospita una vasta collezione di reperti archeologici per un affascinante viaggio attraverso la storia dell’isola, dall’era preistorica fino all’epoca romana, con esposizioni che includono statue, ceramiche e gioielli antichi.
  • La Cattedrale di San Giovanni, un magnifico esempio di architettura barocca risalente al XVII secolo, famosa per i suoi affreschi che adornano le pareti interne e che raffigurano scene bibliche e momenti salienti della storia religiosa di Cipro, una tappa imperdibile per chi visita la capitale.

Se sei alla ricerca di un’esperienza autentica della vita cipriota e di una comoda vicinanza alle principali attrazioni, questo è probabilmente il quartiere più adatto a te. I costi per gli alloggi in questa zona possono variare, con opzioni che vanno dai piccoli B&B agli hotel di fascia media​.

Agioi Omologites

Situato a ovest del centro storico, Agioi Omologites è un quartiere residenziale calmo e tranquillo, ben collegato con il resto della città. La zona è nota per i suoi parchi come, ad esempio, il Parco di Athalassa; e offre una varietà di opzioni per la ristorazione e lo shopping. È ideale per chi cerca un soggiorno più rilassato, lontano dalla frenesia del centro storico. Gli alloggi qui tendono a essere più economici rispetto al centro storico, con una buona selezione di appartamenti, pensioni​ e hotel.

Engomi

Engomi è una delle aree più moderne e sviluppate di Nicosia, situata anch’essa a ovest del centro città. È sede di numerose ambasciate, l’Università di Cipro, e grandi centri commerciali come il Mall of Cyprus. La zona è perfetta per chi preferisce soggiornare in un ambiente contemporaneo con tutte le comodità del caso. I prezzi degli alloggi possono essere leggermente più alti a causa della sua popolarità e della qualità delle strutture disponibili​.

Lykavitos

Lykavitos, a sud del centro storico, è un quartiere residenziale benestante, noto per le sue belle case e le strade alberate. La zona è tranquilla e si trova a breve distanza dal centro, rendendola un’opzione eccellente per chi desidera un luogo tranquillo e accessibile. Questa opzione può essere perfetta qualora viaggiassi in compagnia della tua famiglia. Gli alloggi qui tendono ad essere di fascia medio-alta, riflettendo la qualità dell’area residenziale​.

Zona Nord: guida ai quartieri dove prenotare l’hotel a Nicosia

Strada di Nicosia

Fonte: iStock

Scorcio pittoresco di una strada del centro di Nicosia

Se, invece, per il tuo soggiorno nella splendida capitale cipriota preferisci alloggiare nella zona settentrionale, ecco i 4 quartieri dove scegliere la tua sistemazione, sulla base delle tue preferenze.

Centro Storico di Nord Nicosia

Il cuore della parte settentrionale di Nicosia è sicuramente il centro storico, caratterizzato da architetture ottomane e gotiche. Tra le principali attrazioni troviamo:

  • Il Büyük Han, antico caravanserraglio, ovvero una specie di albergo primitivo storicamente utilizzato in Oriente per la sosta delle carovane e ora adibito a mercato artigianale.
  • La Moschea Selimiye, originariamente una cattedrale gotica trasformata in moschea.

La zona è ideale per chi desidera immergersi nella storia e nella cultura. Gli alloggi qui sono generalmente più economici rispetto alla parte meridionale, con molte pensioni e hotel di fascia medio-bassa a disposizione​.

Samanbahçe

Samanbahçe è uno dei primi progetti di edilizia popolare a Cipro del Nord, costruito nel XIX secolo. La zona è famosa per le sue tipiche case storiche e il suo ambiente pittoresco. È un luogo affascinante per soggiornare e che offre un’atmosfera tradizionale e tranquilla. I prezzi degli alloggi sono molto accessibili, rendendolo una scelta eccellente per i viaggiatori attenti al budget​.

Arabahmet

Arabahmet è un altro quartiere storico della parte settentrionale di Nicosia. Noto per le sue tradizionali case ottomane e le strade acciottolate, è un’area ricca di storia e offre una varietà di piccoli caffè e ristoranti dove si può gustare la cucina tipica locale. Gli alloggi in questa zona tendono ad essere economici, con molte opzioni di guesthouse e piccoli hotel boutique​.

Kyrenia Gate

Questo quartiere è situato vicino all’antica porta di Kyrenia ed è una delle prime aree che si incontrano entrando nella parte settentrionale della città. Si tratta di una zona vivace anche grazie ai suoi numerosi negozi e mercati, i quali la rendono ideale per gli amanti della movida, soprattutto notturna, che cercano soggiorni in zona animate e ricche di attività. Anche qui, i costi degli alloggi sono generalmente inferiori rispetto alla parte sud, con una buona scelta di sistemazioni economiche.

 

In conclusione, Nicosia offre una vasta gamma di opzioni per il soggiorno adatte alle esigenze di tutti. Che si preferisca l’atmosfera storica e tradizionale del centro della città meridionale, la modernità dei quartieri occidentali, o il centro storico della parte settentrionale, c’è sempre qualcosa che soddisfa le esigenze di ogni viaggiatore. L’accessibilità tra le due parti della città rende possibile esplorare e sperimentare entrambe le culture, offrendo un’esperienza di viaggio ricca, variegata e decisamente unica.

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Itinerario in Camargue tra borghi, cavalli e saline

Uno scenario fiabesco dove cavalli bianchi, fenicotteri e tori incontrano saline misteriose e borghi senza tempo. Stiamo parlando di Camargue, una regione del sud della Francia considerata tra le più magiche e affascinanti. Il perché è molto semplice: qui la bellezza selvaggia del territorio si sposa alla perfezione con le tradizioni di una cultura millenaria che affianca la soavità della Francia al calore e alla vivacità spagnola. Quest’area è formata dal delta del fiume Rodano ed è costituita soprattutto da saline, estendendosi a sud di Arles per oltre 30 chilometri.

Molto diversa dal resto della Provenza, dai campi di lavanda al glamour della Costa Azzurra, Camargue conquista con il suo fascino selvaggio da assaporare in un itinerario di tre giorni alla scoperta dei suoi luoghi più belli. Preparatevi a danzare con i gitani, a lasciarvi ammaliare da animali splendidi e a perdervi tra le strade acciottolate di antichi borghi.

Giorno 1: a spasso tra borghi e saline

Da dove partire per scoprire la regione di Camargue se non dalla sua porta d’accesso? La città di Arles è un luogo ricco di storia che affonda le sue radici nell’epoca del glorioso impero romano testimoniato dai resti di imponenti monumenti come il teatro antico, le terme di Costantino, numerosi templi e obelischi. Patrimonio UNESCO, Arles fu anche la casa di Van Gogh per un anno, dal 1888 al 1889, dove creò oltre 300 opere d’arte tra cui “Terrasse de Cafe La Nuit”. Questo café esiste ancora ed è inutile dirvi che rappresenta uno degli spot più fotografati!

La seconda tappa da non perdere è Aigues Mortes, città fortificata ed ex quartier generale dei cavalieri templari, da dove partì la crociata del XIII secolo. Passeggiare sulle sue mura, alte 10 metri, vi permetterà di godere di una vista mozzafiato sul territorio circostante, mentre il suo centro storico, un labirinto di vicoli acciottolati e casette colorate, brulica di vita. Da qui si raggiungono facilmente le Saline du Midi d’Aigues-Mortesil luogo perfetto dove terminare il vostro primo giorno di viaggio perché le distese sconfinate di vasche di sale si tingono di rosa al tramonto, creando uno spettacolo indimenticabile.

Anfiteatro di Arles

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Anfiteatro romano ad Arles

Giorno 2: parchi naturali e cavalli bianchi

Amanti della natura, il secondo giorno è dedicato interamente a voi. Uno dei luoghi più belli da scoprire nella regione di Camargue è sicuramente il Parco Naturale Regionale, protetto dal 1970, dove distese infinite di paludi salate fanno da casa a fenicotteri rosa, tori neri e cavalli bianchi. In questo ecosistema vive anche una straordinaria varietà di flora e fauna, tra cui oltre 250 specie di uccelli, 40 specie di mammiferi e diverse specie di pesci e rettili. Il parco custodisce anche la cultura e tradizione tramandata dai guardiani dei cavalli, noti come “gardians” che, con le loro mandrie di tori selvatici, sono parte integrante del paesaggio.

Un altro parco da segnare sul vostro itinerario è quello ornitologico di Pont de Gau, perfetto per gli appassionati di birdwatching. Questa piccola area lunga 7 chilometri ospita oltre 200 specie diverse di volatili, tra cui i famosi fenicotteri rosa. Qui potrete passeggiare lungo i sentieri e ammirare da vicino questi eleganti animali nel loro ambiente naturale, oltre che aironi, garzette, ibis, gabbiani, avocette e molti altri uccelli, sia migratori che residenti.

Giorno 3: relax sulle spiagge e feste gitane

Non solo parchi naturali, borghi antichi e saline, la regione di Camargue vanta anche chilometri di spiagge dove le dune di sabbia si alternano ad acque cristalline. L’ultimo giorno del vostro itinerario trascorretelo nel relax della costa, tranquilla e dall’atmosfera incontaminata. Tra le spiagge più belle ci sono la Plage de l’Espiguette, a Le Grau-du-Roi, caratterizzata da sette chilometri di sabbia fine e acque turchesi, perfetta per famiglie e amanti degli sport acquatici, la Plage de Beauduc, immersa nella Riserva Naturale Nazionale della Camargue, e la Plage de Piemanson, la più selvaggia e famosa per i suoi venti, ideali per praticare sport quali il kitesurf e windsurf.

Tra un tuffo e l’altro potete fare sosta nella città costiera di Saintes-Maries-de-la-Mer, famosa non solo per le sue spiagge, ma anche per la festa gitana de Le Pèlegrinage des Gitans, organizzata ogni anno nel mese di maggio. In questa occasione, migliaia di Rom, Sinti e Manouches provenienti da tutta Europa si riuniscono per celebrare la loro santa patrona, Sara la Nera, e per onorare le loro tradizioni ancestrali.

Come arrivare in Camargue

Raggiungere Camargue è molto semplice, soprattutto dal Nord Italia. Chi viaggia in automobile deve considerare una distanza di 580 chilometri da Milano, 430 da Torino e 460 da Genova. Consigliamo di accedere attraverso la Liguria, percorrendo l’autostrada A10 Genova-Ventimiglia che, superato il confine, diventa Autoroute du Soleil A8.

Se invece avete poco tempo e preferite viaggiare con l’aereo, sono molte le compagnie che collegano le principali città italiane con gli aeroporti di Marsiglia e Nizza. Da qui vi basterà noleggiare un’auto, la soluzione ideale per scoprire la regione in autonomia, o utilizzare i mezzi pubblici.

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Quest’anno in Grecia puoi viaggiare su una compagnia di elicotteri

Le isole del Mar Egeo, autentiche perle della Grecia, sono senza dubbio una delle mete più affascinanti e desiderate per una vacanza davvero indimenticabile: il suggestivo arcipelago, composto da oltre 2.000 isole e isolotti, offre infatti una combinazione unica di bellezze naturali, ricchezza storica e culturale, nonché un’ospitalità calorosa che affonda le radici in millenni di tradizione.

Dalle acque cristalline che lambiscono spiagge di sabbia dorata, ai pittoreschi e candidi villaggi arroccati sulle colline, ogni isola vanta caratteristiche inconfondibili, dalle celebri Santorini e Mykonos, famose per la vita notturna e paesaggi mozzafiato, alle meno conosciute ma altrettanto favolose Folegandros e Naxos, così da soddisfare le più svariate esigenze.

Tuttavia, finora visitarle ha richiesto lunghi viaggi in traghetto, orari di volo scomodi, crociere o, per i più fortunati, lo yacht privato.

Ma tutto cambierà quest’estate, grazie all’arrivo di Hoper, la prima compagnia aerea di linea per elicotteri in Grecia: la compagnia, con sede ad Atene, propone posti individuali su voli di linea in elicottero verso undici gettonate destinazioni nell’Egeo, ovvero Atene, Antiparos, Folegandros, Ios, Kea, Mykonos, Patmos, Santorini, Sifnos, Spetses e Tinos.

Hoper sta per trasformare il turismo in Grecia

Fondata dagli imprenditori greci e appassionati di viaggi Demitris Memos, Costas Gerardos e George Papaioannidis, Hoper punta a trasformare il turismo greco rendendo accessibili al turista medio voli in elicottero convenienti, veloci, panoramici e sicuri verso le splendide isole greche.

I voli sono operativi tutto l’anno con una flotta di cinque elicotteri Robinson R44 e R66, ognuno con cabine di pilotaggio in vetro in modo che i viaggiatori possano ammirare il paesaggio lungo il tragitto.

Se avete vissuto un’estate in Grecia, sapete che la vera bellezza della vacanza sta nel viaggio non pianificato“, ha detto a Travel + Leisure Dimitris Kossyfas, direttore commerciale di Hoper. “Con Hoper, vi aiutiamo in modo rapido e senza intoppi“.

Un modo affidabile per sperimentare viaggi flessibili per le Isole Greche

Partire all’ultimo minuto, anche verso isole lontane, non sarà più un problema: i passeggeri hanno la possibilità di prenotare online fino a tre ore prima della partenza. I voli durano 45 minuti o meno, consentendo di risparmiare ore preziose ed evitando tutti quei problemi che possono insorgere con i trasporti “classici” come, ad esempio, mal di mare, emicranie o nausea.

E a differenza degli yatch, il viaggio da un’isola all’altra con Hoper non è riservato all’1% dei turisti: le tariffe di sola andata hanno prezzi ragionevoli da 160 a 350 euro.

Siamo qui per aiutarvi a vedere di più della Grecia in modo economicamente vantaggioso e a godere della libertà che l’estate greca offre a tutti”, ha sottolineato Kossyfas.

Con rotte e orari di partenza fissi, la compagnia aerea offre quindi un modo affidabile per sperimentare viaggi flessibili intorno alle isole greche: “un passo unico senza precedenti” per il turismo greco, secondo il Ministro del Turismo Olga Kefalogianni.

I voli partono dalla base di Hoper a Koropi (15 minuti in auto dall’aeroporto internazionale di Atene), così come da Mykonos e Santorini. La compagnia ha aggiornato tutti gli eliporti esistenti nelle destinazioni che serve attualmente e ha in programma di aggiungerne di nuove sulla terraferma entro la fine dell’anno. Inoltre, effettua voli charter su richiesta.

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Alla scoperta di Smederevo, l’antica capitale serba

Esistono città che sono diventate capitali grazie al loro sviluppo storico, e altre che sono state costruite per esserlo. Smederevo fa parte di questa seconda categoria. Ultima capitale medievale serba, nel corso del tempo le sono stati dati diversi epiteti: è chiamata città dell’acqua, la più grande fortezza di pianura d’Europa e la porta tra l’Oriente e l’Occidente.

Smederevo si trova nella Serbia centrale ed è il centro amministrativo del distretto di Podunavski. Si estende su una superficie di 481,5 km ed è delimitata dal Danubio a nord, dalla Velika Morava a est e dalle colline di Sumadija a sud e a ovest.

Gli antichi insediamenti romani di Mons Aureus e Vincea si trovavano nella zona dell’odierna Smederevo. La città viene menzionata per la prima volta nella Carta del 1019 d.C. dell’imperatore bizantino Basilio II, con il nome di “Sphenteromon”. Il suo clima è moderatamente continentale. Sul territorio di Smederevo vivono 117.134 abitanti, di cui 83.768 all’interno della città e della sua periferia.

La storia della città e della sua celebre fortezza

Uno dei motivi principali per visitare Smederevo è la famosa Fortezza di Djuradj, celebre per le sue finestre e la sua acustica particolare. Le magnifiche vetrare catturano ancora oggi le attenzioni dei visitatori come facevano in passato. Il loro infatti non è un vetro qualsiasi, ma proviene direttamente dall’isola veneziana di Murano. Mentre venivano costruite le torri di pietra a difesa della fortezza (ben 25), il corpo centrale era stato studiato per propagare al meglio la musica per il despota e il suo seguito reale, così come per i nobili di passaggio a Smederevo per affari o per pregare sulle reliquie di San Luca, oggi custodite a Padova. All’interno della fortezza ci sono ancora i resti della chiesa che per un periodo ospitò le memorie di uno dei quattro evangelisti.

La città si è estesa a partire dalla fortezza, a forma di triangolo, custodendo i segni della vita, delle battaglie e delle sofferenze, della sua crescita e del suo sviluppo nel corso della storia. Solo a Smederevo si può vedere un gelso di oltre 300 anni, sotto il quale Karadjordje prese le chiavi della città dal comandante turco nel 1805. Alla folla riunita disse: “Continuiamo dove ci siamo fermati, Smederevo è stata l’ultima capitale serba e sarà la prima capitale della Serbia liberata”. E in effetti, ancora oggi, si può vedere una targa commemorativa a Smederevo, sulla casa dove si trovava il primo governo serbo, dal 1805 al 1807.

Smederevo municipio

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Municipio di Smederevo

Dopo la fine della dominazione ottomana, fu la dinastia reale degli Obrenovic a segnare il volto della città. Vennero costruite chiese, uffici distrettuali, il tribunale, e la piazza della città fu resa più accogliente e moderna, in modo da essere al pari delle più belle capitali europee dell’epoca. La città doveva mostrarsi al meglio per accogliere quanti arrivavano a Smederevo, anche attraverso i collegamenti via nave, per il suo famoso vino. Gli operosi viticoltori e frutticoltori di Smederevo accolsero le navi al porto nel 1888 ed esposero i loro prodotti sul lungofiume del Danubio, senza sapere di aver dato vita a uno dei festival più antichi della Serbia, l’Autunno di Smederevo, quando la città si riempie di bancarelle di frutta, uva, vino e tanti altri prodotti gastronomici della zona. Il momento ideale per assaggiare la Smederevka, varietà autoctona di vino bianco, da cui l’antica capitale prende il suo nome.

Avendo sempre avuto un importante significato strategico, Smederevo fu attaccata due volte dagli eserciti austro-ungarici e tedeschi, sempre respinti, durante la Prima Guerra Mondiale. Fu la Seconda però a portare a Smederevo l’evento più distruttivo della sua storia. La Fortezza comincio ad accogliere gli armamenti delle forze militari del Regno di Jugoslavia. Tonnellate di scatole di munizioni, granate, polvere da sparo, esplosivi, barili di carburante, benzina, olio furono trasportati nella fortezza da ogni parte. Il 5 giugno 1941, alle 14:14, il deposito di esplosivi nella fortezza di Djuradj saltò in aria. In pochi secondi causò la morte di 2.500 persone e ne ferì il doppio, mentre un terzo delle case della città fu demolito. Il monumento commemorativo di quella tragedia si trova nell’area tra il Museo di Smederevo e la Fortezza.

Nel dopoguerra Smederevo si è sviluppata come città industriale, grazie alla ferriera, tuttora in funzione, che ha dato il via all’industria della città e dell’intera Serbia, ma è anche una città di giovani, di sport, di turismo e naturalmente di vino. Smederevo è nota per la sua atmosfera rilassata e per l’eccellente offerta enogastronomica.

Quello dell’acciaieria è un tema complesso perchè, se è vero che ha fornito lavoro e opportunità  di crescita e sviluppo per l’economia e per gli abitanti di Smederevo, non vanno dimenticati i problemi dovuti  all’inquinamento prodotto dall’industria. La qualità dell’aria, ma anche di acqua e suolo, specialmente nei vicini villaggi di Radinac, Vranovo e Ralja, è considerata inaccettabile. Il tema non è nuovo ma persiste fin dal 1960. L’inquinamento però sarebbe aumentato dal 2016 in poi, quando la nuova proprietà dell’acciaieria, l’azienda cinese HBIS, ha aumentato la produzione senza, denunciano gli attivisti locali, fare alcun investimento in tencologie che potessero limitare le emissioni.

Fortezza di Smederevo

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Vista dall’alto della Fortezza di Smederevo

Smederevo, cosa fare e cosa vedere

Smederevo offre molto ai visitatori, indipendentemente dal tempo e dal periodo dell’anno. La città dispone di un numero incredibile di attrazioni, paesaggi pittoreschi e luoghi incantevoli ed è una destinazione perfetta in ogni stagione, facilmente raggiungibile da Belgrado. Se vuoi conoscere meglio la Serbia, il suo patrimonio e la sua storia, Smederevo è destinazione ideale. Qui trovi la nostra Top 10 delle cose da fare a Smederevo: ce n’è per tutti i gusti!

  1. Fai un tour a piedi della città per orientarti al meglio. Puoi partire esplorando la chiesa di San Giorgio, una delle più grandi chiese serbe del XIX secolo, e scoprire la storia generale della città.
  2. Visita la Fortezza di Smederevo, la più grande fortificazione di pianura in Europa. È una fortezza triangolare con 25 torri.
  3. Da non perdere la Chiesa dell’Assunzione della Santa Madre di Dio, risalente al XV secolo. Gli scavi archeologici condotti nel 1982 hanno dimostrato che la chiesa è stata costruita sul sito di una necropoli più antica.
  4. Fai un tour delle regioni vinicole per conoscere l’origine del miglior vino di Smederevo. La Smederevka, che prende il nome dalla città di Smederevo, è il vitigno principale e il simbolo tradizionale della viticoltura della regione.
  5. Visita il Museo della Storia della città con manufatti risalenti all’epoca romana. Il tesoro museale esposto offre ai visitatori l’opportunità di rivivere la storia della regione e di farsi un’idea della sua ricchezza e imprevedibilità.
  6. Fai una crociera: niente di più rilassante di una crociera lungo il fiume Danubio. È un’attività perfetta per le giornate estive, adatta a tutte le età e un ottimo modo per vedere Smederevo da una prospettiva diversa, lontano dalla folla.
  7. Visita la Biblioteca comunale, una delle più antiche istituzioni culturali di Smederevo, fondata nel 1846.
  8. Visita la Villa della Collina d’Oro, un tempo residenza estiva della dinastia reale degli Obrenovic, situata nella parte più bella della città, su una collina rivolta a nord, verso il Danubio e le pianure del Banato.
  9. La Città del Vino è da non perdere. Questo luogo particolare, con le sue botti a forma di casa, ha persino strade che portano i nomi dei vini per cui questa regione era famosa fin dall’antichità.
  10. Goditi il tuo viaggio al massimo visitando Piazza della Repubblica, un luogo di incontro, riposo e divertimento tra i giovani e gli anziani della città. Con la sua continuità storica, la forma urbana triangolare e il patrimonio rappresentativo, mostra l’identità della città stessa e, insieme alla Fortezza, ne esprime il profilo riconoscibile.

Come arrivare a Smederevo

Il comune di Smederevo si trova in una posizione geografica estremamente comoda da raggiungere. Si trova a circa un’ora di distanza da Belgrado, la rinata capitale serba:

  • sull’autostrada internazionale E-75, il Corridoio 10 che collega Budapest, Belgrado, Nis, Salonicco e Atene
  • si trova sulla linea ferroviaria internazionale che collega Budapest e Belgrado con Atene e Sofia
  • sulla parte più attraente della sponda del Danubio in Serbia, con una riva adatta alla costruzione di porti e marine, con aree vicine sviluppate industrialmente, sul Corridoio internazionale 7
  • a 45 km da Belgrado, centro amministrativo, economico e turistico della Serbia
  • l’aeroporto internazionale Nikola Tesla si trova a 60 km da Smederevo

Per raggiungere Smederevo da Belgrado ci sono almeno una decina di autobus al giorno (ogni 30 minuti) dalla stazione degli autobus di Lasta. Alcuni di questi passano dall’autostrada e sono un po’ più costosi, anche se non necessariamente più veloci. La maggior parte prende la strada più panoramica via Grocka, lungo un alto crinale sopra il fiume Danubio. La stazione degli autobus di Smederevo è vicina alla Fortezza, così come la stazione ferroviaria. Esiste anche un servizio di autobus frequente per Vrsac, attraverso le città di Kovin e Bela Crkva a nord del Danubio.

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Scoprire Ada Bojana, l’isola paradiso dell’Adriatico

L’isola di Ada Bojana è una delle più famose del Montenegro. Un gioiello dedicato ai naturisti, abilmente nascosto dagli sguardi dei curiosi, circondata su due lati dal fiume Bojana e sul terzo dall’acqua limpidissima del mare, nota come la migliore destinazione per chi desidera una vacanza estiva in versione adamitica. Vi si trova, infatti, il rinomato campo naturista FKK Ada Bojana.

L’isola si è formata in modo artificiale per via dell’opera di sedimentazione causata dalle alluvioni fluviali del fiume Bojana, che separa Montenegro e Albania, attorno al relitto della nave Merito, arenatasi dove oggi sorge Ada Bojana, nel XIX secolo.

Le coste bagnate dal fiume Bojana sono riconoscibili per le sue case di legno, da cui gli abitanti del luogo, in modo ancora tradizionale, catturano il pesce che si può subito assaggiare nei ristoranti locali. L’isola Ada Bojana è ricca di vegetazione subtropicale e mediterranea. Poiché, nel suo complesso, le strutture ricettive sono state costruite all’inizio degli anni ’70, Ada è conosciuta da molti anni come la destinazione della generazione hippie. L’isola è collegata alla terraferma da un ponte, che sembra davvero mettere in comunicazione due mondi diversi. Da una parte, quello delle regole e del conformismo e dall’altro, un mondo invece più autentico e libero.

Ada Bojana

Fonte: iStock

Le tipiche case sul fiume Ada Bojana

Dove si trova Ada Bojana

Ada Bojana si trova nei pressi di Ulcinj, la città più meridionale della costa montenegrina, protetta dal fiume Bojana, dal lago Sasko e dal massiccio del monte Rumjia. Grazie al suo potenziale naturale, Ulcinj è una città a forte vocazione turistica, in particolare per chi desidera trascorrere un periodo di relax e divertimento al mare, per via della spiaggia più lunga dell’Adriatico, Velika Plaza, di 13 km, di Ada Bojana e di Valdanos – una baia unica con una costa ricoperta di ulivi secolari. Il centro storico ricostruito di Ulcinj, pieno di interessanti ristoranti, caffè, gallerie e hotel che la rendono una città accogliente, è da visitare assolutamente.
Il mare caldo, limpido e trasparente e il clima mite della costa sono un motivo irresistibile per ogni turista. Questo però la rende anche particolarmente affollata e caotica, con molto traffico.

Secondo i dati storici, Ulcinj inoltre risulta essere una delle città più antiche della costa adriatica. Si pensa che abbia più di 2.000 anni. In questa zona si sono scontrate per secoli le culture d’Oriente e d’Occidente, e la ricchezza dell’eredità storica si percepisce a ogni passo. Poiché le tracce dei primi insediamenti a Ulcinj appaiono già prima del V secolo a.C., si ritiene che la città sia stata fondata dagli Illiri, popolo di origine indoeuropea.
Ad Ulcinj vivono circa 10.000 abitanti, compresa la comunità albanese più popolosa del Paese. Una città il cui volto odierno è frutto delle tante contaminazioni e popoli che vi sono passati, tra costruzioni romane, bizantine, ottomane e persino veneziane. Anche i pirati maltesi avevano eletto Ulcinj come loro covo, data la posizione strategica sul fiume Bojana.

Ada Bojana, cosa fare sull’isola

Dedicere di trascorrere le proprie vacanze ad Ada Bojana, significa rimanere affascinati dalla sua lunga spiaggia sabbiosa, che come una linea disegnata con maestria da un pittore si fonde con il mare cristallino. La spiaggia e il fondale sono ricoperti di sabbia fine, dove sono allineati gli ombrelloni fatti di canne. Ada Bojana esprime il suo massimo potenziale al tramonto, quando il sole cala in un incredibile gioco di colori che fonde il mare, la sabbia e il cielo in un’immagine unica. Oltre ai turisti, soprattutto naturisti, ad Ada Bojana nel periodo estivo arrivano tutti coloro che desiderano trascorrere il proprio tempo immersi in una natura intatta e rigogliosa.

Ada Bojana tramonto

Fonte: iStock

Il suggestivo tramonto di Ada Bojana

Ada Bojana è una scelta ideale per garantirsi una privacy completa. I bungalow del villaggio naturista sono situati proprio accanto alla spiaggia, circondati da bellissime composizioni floreali e dalla vegetazione mediterranea, dettagli curati per rendere la vacanza sull’isola una sorta di viaggio in paradiso. Inoltre, si trovano a soli 100 metri dalla spiaggia, e hanno ingressi separati e belle terrazze con vista sul mare. Il mare è poco profondo, quindi è una soluzione eccellente anche per i bambini. La spiaggia può ospitare fino a 13.000 persone.

Nelle vicinanze si trovano ristoranti, campi sportivi e parcheggi. L’ingresso ad Ada Bojana è a pagamento:

  • 5 euro con l’auto + 1 euro a persona
  • 2 euro a persona per chi entra a piedi

Di Ada Bojana si dice che sia una località capace di scacciare i pensieri negativi. Dato che l’intera area è insolitamente silenziosa, dopo alcuni giorni di permanenza qui sarà chiaro come il silenzio sia in grado di tranquillizzare le persone, di restituire loro la serenità e l’energia vitale. Chi volesse aggiungere alla propria vacanza sull’isola un po’ di sport e di adrenalina potrà dedicarsi all’equitazione, alla vela, al parapendio, al kite e al windsurf.

Per quest’ultima disciplina in particolare, ad Ada Bojana esiste una scuola di alto livello. Inoltre, le possibilità offerte dall’ambiente soddisfano sia i dilettanti sia i professionisti. L’acqua calma del lago, su cui si imparano i primi passi del windsurf, è perfetta per i principianti mentre i venti che soffiano sulle spiagge di Ada creano onde eccellenti, ideali per chi è già più avvezzo alla tavola.

Informazioni utili su Montenegro

Il Montenegro è un piccolo Paese montuoso nel Sud-Est dell’Europa, con dense foreste abitate da lupi e orsi, affacciato sul Mar Adriatico e con meravigliose coste sabbiose. Indipendente dal 2006, sta velocemente scalando la classifica delle destinazioni turistiche mondiali più ricercate.
È facilmente raggiungibile, si trova infatti a circa un’ora di aereo da Roma, a meno di due da Parigi o Istanbul, o a cinque da Dubai. È il settimo Paese più piccolo d’Europa, con meno di un milione di abitanti ma, nonostante le piccole dimensioni, è vanta diversi record: ha il canyon più profondo del continente, il lago più grande dei Balcani e il fiume sotterraneo più lungo, è la terra della baia più meridionale di origine glaciale, del fiume più pulito e di una delle ultime foreste pluviali d’Europa. Non stupisce dunque che stia diventando, sempre di più, una meta molto popolare.

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Cosa vedere a Stobi, antico sito archeologico macedone

Un viaggio in Macedonia non può dirsi completo se non si visita Stobi, uno dei siti archeologici più importanti del Paese. Nel momento del suo massimo splendore, Stobi era la più influente ed estesa città del tardo Impero Romano nella provincia della Macedonia Salutaris. Fu poi abbandonata nel VI secolo d.C a causa delle invasioni barbariche.

Dal 2008, a prendersi cura della conservazione del sito e della sua valorizzazione, è l’Istituto Nazionale di Stobi, creato appositamente dal governo macedone. Grazie all’Istituto sono riprese le nuove attività di scavo, interrotte da tempo. Ritenuta in pericolo per via del fiume che le scorre sotto, nel 2012 l’antica città è stata inserita nella lista del World Monument Watch dell’Unesco, una lista di siti di interesse culturale considerati a rischio a causa di guerre, fenomeni naturali o di altri tipi di eventi.

La storia altalenante dell’antica Stobi

Sono stati i documenti storiografici e gli scavi archeologici a dare l’opportunità agli studiosi di ricostruire la storia e le vicende dell’antica città. La prima testimonianza scritta di Stobi si trova nell’opera di Livio, Ab Urbe Condita. L’autore si riferisce al trionfo di Filippo V contro i Dardani scrivendo che la battaglia avvenne nei pressi di Stobi nel 197 a.C.. La riga successiva informa che il fiume Erigon (Crna) sfocia nell’Axios (Vardar) vicino alla “città vecchia” di Stobi. La terza informazione su Stobi ci porta all’occupazione romana della Macedonia e all’anno 167 a.C., quando Stobi divenne il principale centro commerciale per il commercio del sale. Gli scavi archeologici hanno rivelato dati sufficienti sull’insediamento ellenistico e sulla sua necropoli, permettendo agli studiosi di seguire l’ulteriore sviluppo della città.
Il commercio e la posizione di Stobi furono l’impulso principale per un costante sviluppo durante il dominio romano. Trovandosi all’incrocio tra la strada lungo il fiume Axios (Vardar) e la strada che collegava la Via Egnatia e la Via Militaris, Stobi divenne una delle città più importanti della Macedonia. Dal I al III secolo, durante la Pax Romana, Stobi subì cambiamenti nell’urbanizzazione e una forte espansione demografica. Fu quello il momento di massimo splendore della sua storia. Nel periodo del regno di Augusto, Stobi divenne Civium Opiddum Romanorum e successivamente raggiunse lo status di Municipium. Sebbene la popolazione dominante fosse autoctona, vi erano molti cittadini che avevano lo Ius Italicum (un diritto che concedeva alle città fuori dal suolo italico lo status che avevano i centri della penisola). Durante il governo dell’imperatore Vespasiano (69-79 d.C.), Stobi coniò le proprie monete che furono utilizzate nel commercio locale fino al regno dell’imperatore Elagabalo (218-222 d.C.).
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce diversi edifici di questo periodo, come il teatro, le mura difensive, il sistema di approvvigionamento idrico, la sinagoga, la cosiddetta Casa Romana, parti di strade, un edificio sottostante la Basilica Civile e l’edificio pubblico ad arcate noto con il nome di “Foro Romano”. Le esplorazioni indicano che la città fu distrutta nella seconda metà del III secolo. Anche se non si esclude un terremoto, la ragione di questa devastazione viene solitamente attribuita ai Goti e agli Heruli che devastarono i Balcani nel 267/9 d.C. Dopo la catastrofe, la città fu ricostruita e nel corso del IV e del V secolo. La maggior parte degli edifici visibili oggi, appartengono a questo periodo.

Stobi mosaici

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Al lavoro sui mosaici di Stobi

Stobi e il cristianesimo

Uno degli eventi più significativi nella storia di Stobi è la comparsa del cristianesimo. Il nome del primo vescovo Budius è ricordato nel primo concilio ecumenico di Nicea del 325 d.C.. L’antica basilica episcopale di Stobi fu costruita nel IV secolo ed è considerata la più antica chiesa cristiana dell’odierna Repubblica della Macedonia del Nord. Nel 388 d.C. l’imperatore Teodosio I visitò Stobi e pubblicò due editti che vietavano le riunioni di eretici e le discussioni pubbliche sulla religione. L’architettura sacra scoperta durante gli scavi, in particolare la Basilica episcopale del Vescovo Filippo del V secolo, evidenzia come Stobi fosse un importante centro cristiano con tradizioni consolidate.
Il cittadino più famoso di Stobi visse nel V secolo: il suo nome è Ioannes Stobaeus ed è conosciuto come uno studioso che compilò un’antologia di quattro libri che raccoglieva la letteratura da Omero al V secolo. Il suo lavoro è molto utile perché ha conservato numerosi estratti di opere antiche perdute.
Nel 447 d.C. Stobi fu distrutta dagli Unni come molte altre città dei Balcani. L’evento, riportato dalle fonti, segnò l’inizio di un periodo turbolento e il graduale abbandono di Stobi che, secondo gli studi, dal VI secolo non venne più abitata. Rimase inerte, sconosciuta e praticamente intatta fino a metà del XIX secolo, quando la scoprì lo storico francese Leon Heuzey. Oggi Stobi è uno dei siti archeologici più popolari e visitati del paese.

Il ricco patrimonio archeologico di Stobi: cosa vedere

Una delle attrazioni principali di Stobi è il Teatro Romano del III secolo d.C., davvero ben conservato. Poteva ospitare oltre 7.000 persone ed è stato il primo reperto ad essere ritrovato durante gli scavi degli archeologi che ispezionarono l’area dal 1924 in poi. È uno degli edifici più imponenti mai costruiti in città. Si trova alla periferia sud di Stobi. Il consueto programma di spettacoli prevedeva combattimenti tra gladiatori, cacce agli animali, mimi e danze. Gli spettatori entravano nell’edificio attraverso gli ingressi esterni che conducevano alle sale sottostanti l’auditorium. Da queste sale si raggiungevano i posti a sedere raggruppati in 33-35 file e divisi in due zone da un percorso centrale. Oggi la parte superiore è identificata solo dai resti della costruzione di sostegno. I nomi delle famiglie e delle persone che visitavano il teatro sono incisi sui sedili di marmo. Gli spettatori delle prime file erano protetti da una barriera di rete, come si può dedurre dai fori dei pali sul podio e su alcuni sedili. L’edificio scenico era alto circa 13 metri e la sua facciata era decorata con colonne di marmo rosa su due livelli. Alla fine del III secolo, un forte terremoto danneggiò la struttura del teatro, abbandondato alla fine del IV secolo, divenendo al contempo una discarica e una cava. La maggior parte dei blocchi di materiale fu utilizzata per la costruzione del nuovo muro di fortificazione sul lato orientale della città e per alcune basiliche realizzate nei secoli successivi. Nel VI secolo, l’area del teatro era solo un tumulo di macerie su cui erano state costruite modeste case. Rimase nell’oblio fino agli anni 1924-1934, quando furono intrapresi i primi scavi.

Stobi anfiteatro

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Rovine storiche di Stobi

La Basilica Episcopale

Ad Ovest del teatro si trova l’edificio cristiano più significativo di Stobi, la Basilica Episcopale. Gli scavi l’hanno riguardata per la prima volta nel 1918, e da allora ci sono state diverse campagne: nel 1924-25, 1927, 1934, 1970-78, negli anni ’80 e ’90. Si ritiene che sia stata fatta costruire dal Vescovo Budius, che partecipò al primo concilio ecumenico di Nicea nel 325 d.C.. La basilica quindi dovrebbe essere stata eretta nella metà del IV secolo, dato che la rende la chiesa più antica della Macedonia. Ha una concezione a tre navate, in cui quella centrale è divisa dalle navate laterali da un colonnato. Più tardi la basilica fu ampliata verso Est, mentre le pareti Sud e Nord furono ricostruite. Il pavimento era decorato da un mosaico diviso in tre zone, con un’iscrizione che menziona il vescovo Eustazio come committente della ricostruzione.

La Domus Fulonica

Chiamata anche Officina Tessile, si trova sulla via principale di Stobi. Il suo nome deriva dal ritrovamento, durante gli scavi de 1934, di alcune conchiglie. Gli studiosi ritennero che fossero utilizzate per la produzione di tintura viola, motivo per cui l’edificio fu considerato come un’officina tessile.

La Basilica Civile

Era il fulcro della vita amministrativa e commerciale della città. La Basilica Civile ha un impianto architettonico a tre navate, senza elementi cristiani. I primi scavi furono effettuati nel 1937 e successivamente nel 1956 e 1957. Sono state determinate sette fasi costruttive ed è stato definito il carattere non sacro della basilica a partire dall’ultima fase. Durante questi scavi, sotto l’abside dell’edificio sono stati scoperti oggetti in bronzo del V secolo a.C.. Nell’area sottostante la navata centrale è stato rinvenuto invece il muro di un edificio più antico, sui cui è stato ritrovato il dipinto di un’anatra selvatica, risalente al I secolo d.C., mentre gli scavi effettuati all’inizio degli anni ‘70 hanno rivelato strati ellenistici del III e del II secolo a.C.. Nel 2001, 2004 e 2005 sono stati effettuati nuovi scavi e interventi di conservazione della basilica. Durante le campagne sono state portate alla luce ben 18 tombe, datate tra l’XI e il XIII secolo.

Le altre strutture più importanti del sito si trovano tutte lungo la strada principale dell’antica città: le Thermae Minore, il Battistero e il Palazzo di Teodosio, la via Sacra e il cosiddetto Foro Romano o Edificio con gli Archi, particolarmente importante per i mosaici e le statue dorate ritrovate durante i recenti scavi, effettuati nei primi anni 2000. Quest’ultima struttura non è ancora stata ancora completamente scoperta e nel tempo potrà sicuramente restituire preziose informazioni agli studiosi.

La Basilica Sinagoga

È una basilica paleocristiana situata a sud della Basilica Civile, costruita alla fine del IV o all’inizio del V secolo d.C.. Il nome dell’edificio deriva dal fatto che sotto la Basilica si trovino i resti di due sinagoghe più antiche. Gli scavi del complesso sono stati effettuati nel 1931 e nel 1970-74. Ha tre navate separate da colonnati e un pavimento fatto di piastrelle e lastre di arenaria. Nell’altare si trovava un reliquiario con una bocca a forma di croce. A Est dell’atrio si trova un nartece e a Sud un paio di altri ambienti che comunicano con la Casa del Policarmo, da cui si può accedere direttamente alla basilica.

La Casa del Policarmo

La Casa di Policarmo è stata scoperta attraverso gli scavi effettuati nel 1931-1933 e successivamente, durante quelli del 1965 e del 1970. Il nome deriva dai rapporti con la sinagoga, ossia la possibilità che il peristilio e il triclinio fosserp le stanze che Policarmo costruì per sé, come ci informa un’iscrizione nell’atrio della Basilica. L’edificio è particolarmente apprezzato per i suoi mosaici di grande pregio.

Il Palazzo di Teodosio

L’edificio residenziale più rappresentativo di Stobi si trova nel centro della città, tra le vie Principalis Inferior e Principalis Superior. Il nome è stato attribuito all’ipotesi che l’imperatore Teodosio I abbia alloggiato qui durante la sua visita a Stobi nel 388 d.C.. Il palazzo è diviso in due parti non collegate da ingressi comuni. La parte nord è l’area più attraente del palazzo. Le stanze con pavimenti a mosaico sono disposte intorno alla corte aperta circondata da colonne. Anche il pavimento della corte e quello dei corridoi intorno ad essa sono decorati da mosaici. All’estremità orientale del peristilio è stata ritrovata una piscina recintata con blocchi di marmo rosa. Sopra la vasca si trovano nicchie e basi di marmo un tempo decorate con sculture. I famosi satiri in bronzo di Stobi sono esposti al Museo Nazionale di Belgrado, così come le sculture in bronzo di Apollo, Afrodite e Lar e la testa in marmo di Serapide. Questi manufatti sono stati rinvenuti all’interno della piscina. È interessante sottolineare che alcuni di essi, come i satiri, siano stati realizzati durante il periodo ellenistico (II secolo a.C.) e che il palazzo invece fu costruito nel IV secolo d.C. A sud-est del palazzo sono state scoperte due camere con dei resti umani al loro interno, motivo per cui si ritiene fossero delle prigioni.

Visitare Stobi: informazioni utili

Stobi si trova a meno di 100 km da Skopje, la capitale della Repubblica della Macedonia del Nord, ed è comodamente raggiungibile in treno o autobus dalla capitale macedone. Il treno locale ti porterà proprio a Stobi mentre l’autobus e il treno veloce si fermano a Negotino – 13 km a sud di Stobi, e a Gradsko – 5 km a nord del sito. Di solito però, gli autisti dell’autobus, se gli si chiede, fanno uno strappo alla regola e lasciano scendere i passeggeri nei pressi degli scavi.

Il sito archeologico è aperto ai visitatori tutti i giorni dalle ore 8.00 alle 18.00 e per prenotare la visita puoi fare affidamento sul sito ufficiale o chiamare i numeri +389 43 251 088 o +389 75 210 752

Prezzo del biglietto:

  • Adulti 180 MKD (3 €)
  • Alunni, studenti e anziani  60 MKD (1 €)
  • Gratis per bambini sotto i 6 anni
  • Ingresso per gruppi: Adulti – gruppi di oltre 10 persone – 150 MKD (2,5 € a persona)
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Ateshgah, il Tempio del Fuoco di Baku

Il tempio del fuoco più noto dell’Azerbaigian è l’ateshgah di Surakhani, una popolare destinazione turistica a 21 km ad Est di Baku, alimentato – in origine – dal gas naturale permanente che scorreva fino alla superficie da sotto il terreno. La struttura, i cui quattro archi si aprono su un altare sormontato da una cupola, risale al XVII secolo, quando i commercianti del subcontinente indiano raggiunsero l’Azerbaigian attraverso la Via della Seta e si fermarono qui durante il loro viaggio. L’Ateshgah (letteralmente: “casa del fuoco” in farsi) di Baku assomiglia a una piccola fortezza. Ci sono celle all’interno del cortile recintato di pietre, mentre il lustro si trova al centro. Gli zoroastriani conducevano qui uno stile di vita del tutto ascetico. Non aspettandosi nulla dal mondo materiale, questi credenti si confinavano nelle celle.

Oggi, non è un caso che la maggior parte dei suoi visitatori arrivi dall’India. Con la diffusione dell’Islam nel VII secolo, gli zoroastriani in Iran e Azerbaigian furono sempre più emarginati, costringendo molti a fuggire dalla loro patria e a stabilirsi in comunità dell’Asia centrale e meridionale. Mumbai e il vicino stato indiano del Gujarat ospitarono una vasta popolazione zoroastriana. Oggi, questi discendenti indiani fuggiti dall’Impero persiano dopo aver rifiutato di convertirsi all’Islam si identificano come Parsi e formano il più grande gruppo di zoroastriani al mondo, con una stima di 60.000 aderenti – quasi la metà della comunità zoroastriana globale.

Il Tempio del Fuoco di Baku ha sempre attirato viaggiatori e scrittori. Il resoconto più dettagliato è quello contenuto nel libro di Alexander Duma “Viaggio nel Caucaso”, scritto nel 1858. Duma scrisse che “tutto il mondo conosce l’Atashgah di Baku. I miei compatrioti che vogliono vedere gli adoratori del fuoco [un termine dispregiativo tra gli zoroastriani] devono fare in fretta, perché sono già rimasti in pochi nel tempio, solo un vecchio e due giovani di circa 30-35 anni”.

Tempio del Fuoco Baku

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Vista del cortile dell’antico Tempio del Fuoco di Baku

Tempio del Fuoco a Baku, tutte le informazioni

L’Ateshgah di Baku è composto da un tempio, da celle monastiche indiane e da aree per i visitatori. Il muro bianco esterno che abbraccia tutte le celle e le case del tempio gli conferisce un aspetto da antico caravanserraglio persiano. Surakhani sembra essere stato costruito da maestri locali su progetto degli indiani che ne hanno finanziato la realizzazione.

Il camino è situato al centro con una ventilazione a gas naturale, che dava vita a un fuoco massiccio al centro e quattro fuochi più piccoli agli angoli del tetto del padiglione. Una serie di piccole celle che circondavano il Tempio del Fuoco contenevano fedeli asceti e pellegrini.

Gli elementi architettonici zoroastriani qui si fondono con incisioni sanscrite dedicate a Shiva e Ganesha. Ci si chiede quindi se il tempio debba essere considerato zoroastriano, induista o il risultato dell’intreccio storico di diversi credi al crocevia tra Asia ed Europa, perché la struttura combina caratteristiche architettoniche di entrambe le religioni, senza che nessuna delle due vi aderisca completamente. L’ipotesi più diffusa porta il tempio ad essere in stile zoroastriano, ma che nel tempo si sia trasformato in un edificio religioso prevalentemente indù.

Il fuoco all’interno dell’ateshgah di Surakhani ha smesso di bruciare alla fine degli anni ’60, poiché la sua fonte di vita – il metano – è stata indirizzata altrove. Nel 1975, il sito è stato riaperto come museo e le sue fiamme si sono riaccese ancora una volta, grazie al gas convogliato da Baku. Da quando l’Azerbaigian ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, dopo la caduta dell’URSS, il Paese ha cercato di recuperare la propria identità e di riconoscere le sue complesse radici zoroastriane.  Il 30 settembre 1998, il tempio del fuoco di Ateshgah è stato inserito nell’elenco ufficiale dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO da salvaguardare urgentemente. Nel 2007 infine, con atto del Presidente dell’Azerbaigian, il tempio è stato proclamato riserva storico-architettonica statale.

Oggi, nessun turista lascia la capitale dell’Azerbaigian senza aver visitato questo luogo.

Tempio del Fuoco di Baku

Fonte: iStock

Vista dell’interno del Tempio del Fuoco di Baku

Il culto del fuoco in Azerbaigian

Per capire l’Azerbaigian, bisogna comprendere il rapporto sacro della nazione con il fuoco che deriva dalle sue antiche radici zoroastriane. L’Azerbaigian è conosciuto come “la terra del fuoco”, grazie alle sue vaste riserve di petrolio e gas naturale. Ne parlò anche Marco Polo, quando visitò il Caucaso orientale nel XIII secolo, nelle sue memorie. Le abbondanti riserve di gas naturale hanno svolto un ruolo cruciale nello sviluppo economico della nazione negli ultimi 150 anni. Tuttavia, il fuoco è profondamente radicato nella cultura e nella mitologia azera da quando lo zoroastrismo, una delle religioni monoteiste più antiche del mondo, ha messo radici nella zona più di 3.000 anni fa.

Il fuoco è un elemento centrale dello zoroastrismo e rappresenta la luce, la saggezza e la verità dell’unico Dio che ha creato il mondo:
Ahura Mazda (Signore Saggio). Per gli zoroastriani, il fuoco è un ponte tra lo spirituale e il fisico: un canale sacro attraverso il quale i credenti mortali possono connettersi a Dio e ottenere protezione contro le forze demoniache che vivono nell’oscurità. Nessun rituale si svolge senza la presenza del fuoco e i templi come Ateshgah sono costruiti per mantenere queste fiamme sacre accese per le comunità fedeli. In effetti, alcuni studiosi ritengono che il nome dell’Azerbaigian possa essere una combinazione delle parole azar (“fuoco”, in farsi) e baygan (“protettore”) – o, piuttosto:”colui che custodisce il fuoco”.

Secondo lo storico e studioso di religioni azero Kazim Azimov, ci sono diverse ragioni per cui lo zoroastrismo si è radicato qui. La posizione strategica dell’Azerbaigian lungo la Via della Seta ha facilitato il contatto tra i commercianti zoroastriani e la popolazione locale. Inoltre, come l’Iran, dove lo zoroastrismo ha avuto origine, l’Azerbaigian è dotato di abbondanti riserve di gas naturale, il che rende facile mantenere vive le fiamme sacre della religione. Anche dopo l’arrivo dell’Islam in Azerbaigian, la maggior parte della popolazione del Caucaso rimase legata al culto del fuoco.

Secondo Azimov, gli indigeni Talysh che vivono nel sud dell’Azerbaigian, lungo il confine con l’Iran, hanno oggi i legami più stretti con lo zoroastrismo. “Il fuoco è particolarmente importante come simbolo sacro nel sud dell’Azerbaigian, dove i Talysh di lingua iraniana costituiscono la maggioranza della popolazione. In questa regione, gli elementi della natura (fuoco, acqua, riso, piante) sono venerati più che altrove. In epoca sovietica, tutte le religioni erano proibite, [quindi] dovremmo rendere omaggio al popolo talysh che, nonostante il divieto di religione, ha continuato a celebrare la festività sacra di Nowruz in clandestinità, mantenendo vivi i canti e le canzoni zoroastriane”.

Come raggiungere il Tempio del Fuoco di Baku

È possibile raggiungere l’Ateshgah con i minibus in partenza da varie zone di Baku o con una corsa in taxi. Il costo del taxi dal centro città è di circa 10-15 AZN. Se si preferisce andare in autobus, si può prendere:

  • Autobus n. 191, 113, 213 dalla stazione della metropolitana di Gara Garayev;
  • Autobus n. 184 dalla stazione della metropolitana di Koroglu;
  • Autobus n. 104 dalla stazione della metropolitana Hazi Aslanov;

Biglietti d’ingresso: 4 AZN per adulti, gratuito per bambini fino ai 7 anni.
Orari di apertura: Tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00

 

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Alla scoperta dei sapori della Polonia: cosa mangiare a Varsavia

Varsavia è una città dalla storia corposa, capace di essersi rinnovata negli ultimi vent’anni, da quando è entrata nell’Unione Europea. I viaggi in Polonia sono diventati più facili e sono molti i viaggiatori che decidono di partire alla scoperta di Varsavia, per cogliere al meglio tutto quello che questa vibrante capitale offre, non solo in termini di un ricco patrimonio storico e culturale.

I piatti tipici da provare a Varsavia sono molti e la sorprendente scena culinaria è nettamente variegata, offrendo pietanze legate alla tradizione amate da molti ma rendendosi moderna con qualcosa di speciale anche per vegani e vegetariani. Decidere cosa mangiare a Varsavia per esplorare il lato gustoso della Polonia costituisce un viaggio nel viaggio: potrai fare una vera e propria avventura gastronomica, pronta a soddisfare il tuo palato.

Varsavia a colazione: proposte dolci e salate per tutti

La colazione, si sa, è il pasto più importante della giornata e lo è a maggior ragione quando si viaggia. Cosa mangiare a Varsavia a colazione durante il tuo viaggio in Polonia? Paese che vai, colazione che trovi. Le abitudini alimentari della Mittleuropa sono molto diverse da quelle della zona mediterranea ma questo non significa che siano meno buone. Anzi. A Varsavia, puoi trovare molte opzioni deliziose per la prima colazione.

Di norma, la tipica colazione polacca è salata e prevede pane, burro e spesso delle verdure crude. Come, per esempio, i peperoni tagliati sottili o dei pomodori. Si tratta di una scelta che si distacca molto da quello che si pensa si mangi di solito in Polonia. Le opzioni salate continuano con qualcosa di più sostanzioso come la Jajecznica: si tratta della versione polacca delle uova strapazzate, spesso servite con pancetta o salsiccia e accompagnando il tutto con dell’ottimo pane fresco. Una scelta sicuramente energetica per tutti quei viaggiatori che amano alzarsi presto e fare tanti chilometri a piedi in giro per Varsavia.

Pączki; piatti tradizionali di Varsavia

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I gustosi Pączki

Un altro piatto tipico della capitale polacca da assaggiare a colazione sono i Pączki: sono dei soffici dolci fritti simili ai doughnut o, se vogliamo, a quelli che in Italia chiamiamo krapfen. Sono ripieni di marmellata, crema o cioccolato e sono un qualcosa di perfetto da mangiare a Varsavia, per iniziare la giornata in modo dolce. Si trovano ovunque, nelle panetterie e nelle pasticcerie, ma il loro momento top il Giovedì Grasso (Tłusty Czwartek). Un’altra proposta interessante è un qualcosa di simle a un sandwich aperto: si chiama Kanapki ed è guarnito con ingredienti freschi come prosciutto, formaggio, cetrioli e pomodori, perfette per una colazione più leggera ma sempre sostanziosa.

Varsavia a pranzo: delizie tradizionali in luoghi speciali

Per scoprire cosa mangiare a Varsavia per pranzo non devi fare altro che dirigerti verso una delle molte Bar Mleczny, dove immergerti nella tradizione culinaria polacca con alcune specialità da non perdere. In primis, devi sapere che per Bar Mleczny si intende una “latteria: un tempo erano delle vere e proprie rivendite di latte, aperte per il popolo, dove a pranzo si poteva mangiare dei piatti semplici, un po’ come se si fosse in una mensa. Questi luoghi sono il posto perfetto dove mangiare e per scoprire cosa mangiare a Varsavia in modo autentico e ancora molto popolare.

Cosa mangiare a Varsavia: i Pierogi

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Un piatto di Pierogi polacchi

Non c’è viaggio gastronomico a Varsavia senza un buon piatto di Pierogi. Se dovessimo trovare un piatto tradizionale della Polonia che rappresentasse questa nazione su di una tavola con diverse nazionalità, questo sarebbe senza dubbio un piatto di pierogi. Questi ravioli ripieni sono probabilmente il piatto più iconico della cucina polacca. Possono essere ripieni di carne, formaggio, patate o cavoli e vengono serviti con panna acida o burro fuso. Puoi trovarli sia fritti che bolliti e ogni variante offre una deliziosa esperienza. Sappi che esistono anche delle varianti dolci: a Varsavia puoi mangiare pierogi dall’antipasto al dolce! Benché ora siano l’emblema dei piatti tipici da provare a Varsavia e in Polonia, i pierogi sono frutto di un’importazione gastronomica. La loro storia li vede nascere a Kiev ed essere portati in polonia da un religioso, durante un viaggio avvenuto nel Medioevo. Al tempo, il loro ripieno era diverso da quello proposto attualmente, perché le patate ancora non si conoscevano in Europa.

Cosa mangiare a Varsavia: lo Żurek

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Lo Żurek

Se hai voglia di scaldarti dopo una giornata di viaggio a Varsavia, la tua scelta potrebbe essere lo Żurek: una zuppa a base di con farina di segale fermentata, spesso servita con salsiccia e uova. Solitamente, lo Żurek viene servito dentro una forma di pane. Le zuppe, in questa parte d’Europa, non spesso un insieme di carne, verdure e brodo. Se sei vegano o vegetariano, informati sugli ingredienti di base. I piatti tradizionali di Varsavia offrono anche delle versioni vegetariane interessanti, soprattutto quando parliamo di zuppe. Lo Żurek è perfetto nei giorni freddi e rappresenta un vero comfort food polacco. C’è una leggenda molto interessante che racconta la nascita dello Żurek: gli abitanti di un villaggio, in un passato lontano, sfidarono un oste che amava ingannare i suoi vicini. Decisero di presentargli una zuppa immmangiabile, opera di un cuoco locale che si mise ben d’impegno nel mettere assieme gli ingredienti più assurdi che potesse reperire. Il risultato fu, però, una zuppa buonissima. Così tanto da diventare uno dei piatti tradizionali da assaggiare in viaggio in Polonia.

Kopytka è, invece, la parola polacca per dire “gnocchi”. In un paese dove le patate sono alla base della dieta da quando vennero importate in Europa, come poteva mancare un piatto di ottimi gnocchi tra le opzioni delle cose da mangiare a Varsavia? In Polonia, generalmente si fanno saltare in padella con un po’ di pancetta o della salsiccia e si considerano pronti solo quando il loro aspetto esterno sembra un po’ abbrustolito. Questo li rende leggermente croccanti fuori e teneri dentro: una vera e propria delizia che spicca tra i piatti tipici da provare a Varsavia o, generalmente, durante un viaggio in Polonia.

Il tuo viaggio in Polonia si svolge in estate e a te non va di mangiare qualcosa di asciutto? Bene, tra le cose da mangiare a Varsavia troverai anche una zuppa fredda davvero deliziosa: si chiama Chlodnik ed è a base di bietole e barbabietole. Rape e barbabietole sono ingredienti molto in uso nella cucina polacca. Questa zuppa è servita con un accompagnamento di panna acida o di kefir.

Varsavia a merenda: pause golose per viaggiatori buongustai

Quando si viaggia in giro per Varsavia o per la Polonia, è probabile che venga fame anche nel pomeriggio. Si sa: camminare tanto ed esplorare sono azioni che fanno consumare forza ed energia. Se sentirai bisogno di una pausa durante il pomeriggio, Varsavia offre molte opzioni gustose.

Puoi iniziare a sederti in un bar o ai tavoli di una birreria locale e chiedere una Zapiekanka. Si tratta di una sorta di bruschetta lunga e stretta, coperta di funghi, formaggio e talvolta altri ingredienti come prosciutto o salsicce, il tutto grigliato fino a diventare croccante e filante. È uno spuntino popolare tra sia tra gli abitanti di Varsavia che tra i molti turisti. A tratti, può ricordare una tipica bruschetta italiana ma i sapori sono tipicamente tipici della Polonia. Gustosa, fragrante e capace di conquistare anche i palati più difficili.

Piatti tradizionali di Varsavia: Zapiekanka

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La Zapiekanka

Se sei più in tipo da merenda dolce, la tua risposta alla domanda cosa mangiare a Varsavia sarà la Kremówka: una torta alla crema, resa famosa da Papa Giovanni Paolo II, che ne era un grande estimatore. Questo delizioso prodotto di pasticceria è composto da strati di pasta sfoglia ripieni di crema pasticcera, spesso spolverata con zucchero a velo. Un dolce sicuramente perfetto per tutti i viaggiatori golosi intenti a fare il proprio viaggio in Polonia.

I Rachuchy sono delle frittelle dolci che entrano di prepotenza tra i piatti tipici da provare a Varsavia, magari proprio a merenda. Si mangiano soprattutto in autunno ma, essendo a base di mele, è facile trovarli disponibili tutto l’anno, dato che questo frutto si conserva anche in mesi diversi da quelli della stagione del foliage. Non esiste una vera e propria ricetta ufficiale dei Rachuchy: si tratta di uno di quei piatti tradizionali, di cui ogni famiglia custodisce gelosamente la propria versione. Questo potrebbe autorizzarti ad assaggiarne il più possibile, per determinare i migliori solo alla fine del tuo viaggio a Varsavia.

Cosa mangiare a Varsavia: la Babka

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La Babka tipica del periodo di Pasqua

Ci sono anche dei dolci tipicamente festivi tra le cose da mangiare a Varsavia e in giro per la Polonia. Se il tuo viaggio avviene nelle vicinanze di Pasqua, è molto probabile che tu possa essere catturato dai sapori e dai profumi della Babka. Si tratta di un dolce molto ricco: questa torta simboleggia il periodo di rinascita e ricchezza dopo il lungo digiuno. La Babka è un dolce lievitato, profumato alla vaniglia, pronto a conquistare tutti. Se, invece, la tua scoperta di cosa mangiare a Varsavia ti porterà in città per Natale, tieniti pronto ad assaggiare il Makowiec, un dolce nato per augurare fortuna, salute e prosperità. Si tratta di una sorta di rotolo, simile per forma a uno strudel. Al suo interno, però, non ci sono le mele ma un impasto con dei semi di papavero. Questi semi guarniscono anche la superficie del Makowiec. Profumanto e ricco, è proprio un qualcosa da assaggiare e gustare quando fuori fa freddo e la magia del Natale avvolge tutto.

Dulcis in fundo – è proprio il caso di dirlo – non puoi scoprire degnamente cosa mangiare a Varsavia e portare con te un ottimo ricordo dei piatti tradizionali da provare in viaggio in Polonia senza aver assaggiato il re dei dolci polacchi: il Sernik. Si tratta di uno dei dolci più celebri, diffusi, venduti e preparati in Polonia ed è paragonabile a una cheesecake. Per dirla tutta, la cheesecake è tradizionalmente originaria proprio della zona centrale dell’Europa, di cui la Polonia è sempre stata parte fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. È tipico di città come Varsavia e nazioni come la Polonia mangiare il Quark, un formaggio di latte vaccino molto fresco che è la base storica della ricetta della cheesecake. In polacco, questo formaggio si chiama twaróg ed è la base della ricetta del Sernik. Se manca il twaróg, si può usare la ricotta.

 Varsavia a cena: qualcosa di gustoso dopo un giorno in viaggio

Tra i piatti tipici da provare a Varsavia c’è anche il Bigos. Conosciuto anche come stufato del cacciatore, il Bigos è un piatto a base di crauti, carne di maiale, manzo e talvolta selvaggina, cucinato lentamente per ottenere un sapore ricco e complesso. Viene spesso servito con pane di segale e accompagnato con delle verdure di stagione, tra le quali troverai sempre rape e patate. La ricetta del Bigos affonda le sue radici nella storia polacca del XV Secolo. Si diche che questo stufato sia nato come “svuotafrigo”, anche se al tempo il frigorifero non era ancora stato inventato. Si misero insieme vari tipi di carne rimasti dopo una cena luculliana, per poterli cucinare in modo che non andassero a male. La ricetta, nei secoli, si è evoluta ma resta sempre una perfetta espressione dei piatti tradizionali da provare in Polonia.

Piatti tradizionali della Polonia: il BIgos

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Il Bigos

Le patate sono anche la base di una vera delizia da mangiare a Varsavia: si tratta dei Placzki Ziemniaczane, spesso riportati sui menù solo come Placzki. Sono delle frittelline di patate davvero gustose, servite spesso come companatico e in buona compagnia di una buona dose di panna acida, a volte aromatizzata anche all’erba cipollina.

In Polonia, così come in molti piatti tipici della Polonia e di altre nazioni dell’Europa orientale, la panna acida è utilizzata di frequente. La ritroviamo anche in un’insalata di cetrioli chiamata Mizeria. Al suo interno troviamo, per l’appunto, i cetrioli tagliati a fettine molto sottili e delle patate lesse, il tutto condito con panna acida, pepe e un bel po’ di aceto o limone. Dicono che questa pietanza sia creata appositamente per sgrassare altri piatti tipici da provare in Polonia.

Cosa mangiare a Varsavia: Mizeria

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Mizeria, insalata di cetrioli e patate

I viaggiatori amanti della carne sapranno deliziarsi con i piatti tradizionali da gustare a Varsavia. La Polonia non manca di proporre la propria versione della cotoletta, chiamata Kotlet Schabowy: si usa la carne di maiale, impanata e fritta, servita con patate e cavolo rosso. È un piatto sostanzioso che rappresenta perfettamente la cucina casalinga polacca.

Quando osserverai i menù per decidere cosa mangiare a Varsavia, ti renderai conto di quante influenze diverse abbia subito la cucina tradizionale della Polonia. Ci sono piatti che ricordano Germania o Austria e piatti che richiamano altri mondi, come quello ottimano. È il caso dei Gołąbki: involtini di cavolo ripieni di carne macinata e riso, cotti in una salsa di pomodoro. Questo piatto è confortante e saporito, un vero classico dei piatti tipici da provare in Polonia.

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Da Corfù a Zante, la Grecia dei poeti

“Nè più mai toccherò le sacre sponde…” Vi ricorda qualcosa?

Tra il mare cristallino e i profumi del Mediterraneo, la Grecia si rivela agli occhi dei visitatori come una terra incantata, celebrata da poeti e scrittori di ogni epoca. Al centro di questa poesia greca troviamo l’arcipelago delle Isole Ionie, un gioiello dell’Egeo che ha ispirato generazioni di artisti.

Le sette principali isole che compongono l’arcipelago – Corfù, Paxi, Leucade, Itaca, Cefalonia, Zante e Citera – hanno un fascino unico, caratterizzato da spiagge bianche, acque turchesi e borghi pittoreschi arroccati sulle scogliere. È qui che si sono ambientate alcune delle più celebri opere della letteratura mondiale.

Le Isole Ionie, sono chiamate dai greci Eptanissa (o Eptaneso), poiché si tratta di sette isole, affacciate sul Mar Ionio. Sono isole dai paesaggi verdeggianti, punteggiate di vigneti, uliveti e cedri, hanno spiagge di sabbia bianca, un mare trasparente, monasteri arroccati ma anche campanili in stile veneziano.

Itaca

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L’isola di Itaca

La Itaca di Omero

Sull’isola di Itaca, ad esempio, si svolge gran parte dell’Odissea di Omero, il poema epico che racconta il leggendario viaggio di ritorno di Ulisse alla sua patria dopo la guerra di Troia. I paesaggi aspri e affascinanti dell’isola hanno fatto da sfondo alle avventure del valoroso eroe, divenendo simbolo di perseveranza e desiderio di casa. L’isola di Itaca riporta alla storia e al mito e per visitare l’isola un’idea originale potrebbe essere quella di mettere in valigia l’Odissea di Omero e seguire i luoghi descritti, come se la sua opera fosse una guida turistica. I paesaggi idilliaci non sono, infatti, un’invenzione poetica. La costa occidentale dell’isola, scoscesa e quasi nuda, crea un contrasto con la verdeggiante parte orientale, che scende dolcemente verso il mare greco.

L’isola di Cefalonia

Allo stesso modo, l’isola di Cefalonia ha ispirato il romanzo “Captain Corelli’s Mandolin” di Louis de Bernières, una commovente storia d’amore ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Le spiagge dorate e i villaggi pittoreschi dell’isola fanno da cornice a una vicenda che esplora i temi della guerra, dell’identità e dell’umanità. Cefalonia è anche detta l’isola dei contrasti: lunghe spiagge sabbiose, baie pittoresche dalle acque azzurre, boschi, ma anche grotte imperdibili. Da non perdere la grotta Drogarati, impressionante per la sua acustica e per le stalagmiti e le stalattiti di colore rosso e la grotta di Melissani che, se illuminata dai raggi del sole sulle pareti interne e sulle stalattiti, produce uno spettacolo di colori indescrivibile. Ma Melissani è conosciuta soprattutto per il fenomeno naturale chiamato delle foibe: l’acqua di mare assorbita dalla roccia calcarea vicino al capoluogo Argostoli, dopo un percorso sotterraneo, emerge nella zona di Sami, originando il lago di Melissani.

Cefalonia

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L’isola di Cefalonia

Corfù che ispirò Byron

Questa isola verdeggiante, con le sue spiagge sabbiose e i suoi borghi veneziani, ha incantato poeti come Lord Byron, che la definì “l’isola dei feaci”. La sua bellezza e la sua atmosfera romantica l’hanno resa protagonista di numerose opere, come il poema di Omero “Odissea”.Corfù è sicuramente l’isola più conosciuta e anche più turistica dell’arcipelago: accoglie ogni anno centinaia di viaggiatori e, anche se le spiagge affollate e i bar alla moda possono avere il loro fascino, per chi cerca un po’ più di relax la cosa migliore è dirigersi verso le zone nord-orientali, a Nisaki e Agni. Sicuramente da visitare Il parco di Mon Repo, abitazione estiva dell’ex famiglia Reale della Grecia, e Achilleion, un palazzo reale costruito dall’imperatrice d’Austria Sissi vicino a Gastouri.

Capo Drastis, Corfù

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Vista di Capo Drastis a Corfù

La paradisiaca Paxi

Più piccola e intima di Corfù, l’isola di Paxi ha affascinato scrittori come Edward Lear, che la descrisse come “un piccolo paradiso”. I suoi paesaggi lussureggianti e la sua tranquillità la rendono una destinazione ideale per chi cerca ispirazione poetica. Un piccolo mondo fantastico, un rifugio ricoperto di ulivi e boschi, ideale per chi desidera abbandonarsi al relax e alla natura: il paesino di Gaios, il vecchio mulino a vento, la fortezza veneziana e la grotta marina di Ypapanti sono le attrattive principali di quest’isola di appena 25 chilometri quadrati, la più piccola delle isole principali delle Ionie.

La Leucade di Saffo

Leucade (Lefkada) è l’isola collegata alla terraferma tramite un ponte lungo 500 metri: questa isola è associata alla leggenda della poetessa Saffo, che si narra si sia suicidata gettandosi dalle scogliere bianche. Le sue coste scoscese e i suoi villaggi pittoreschi hanno ispirato numerosi poeti, tra cui lo stesso Byron.

Le spiagge più scenografiche dell’isola si trovano sulla costa occidentale: la sabbia bianchissima di Porto Katsiki, spesso molto affollata; Kalamitsi, più tranquilla; e Aghios Nikitas, con la spiaggia di ciottoli e le antiche case di legno e lamiera ondulata. Da non perdere la scogliera del Salto di Saffo, dal quale l’antica poetessa trovò la morte, si dice, precipitando dalle rocce a picco sul mare, e Milos Beach e Vassiliki rispettivamente per gli amanti del kite e del windsurf. Nelle vicinanze di Lefkada ci sono diverse isolette: Skorpios e Madhouri sono di proprietà privata e non visitabili (la prima appartiene alla famiglia Onassis). Meganisi, invece, è raggiungibile in barca da Nidri e ha due cittadine principali: il porticciolo di Vathi e la più interna Katomeri. Meganisi è visitabile tranquillamente a piedi e offre ai turisti spiagge dalle acque cristalline e incontaminate, oltre che quasi deserte.

La Zacinto di Foscolo

L’isola più meridionale dello Ionio è Zante (Zacinto). Soprannominata anche “l’isola dei fiori”, Zante è famosa per aver dato i natali a Ugo Foscolo che le dedicò il famoso sonetto A Zacinto. Ogni anno, a partire da giugno, le tartarughe Caretta Caretta vengono di notte nelle spiagge meridionali di quest’isola e depongono le loro uova nella sabbia. Quella di Zacinto è un’area protetta già dal 1990, ma, per garantire la conservazione dell’habitat naturale di questa razza in via di estinzione, nel 1994 il WWF greco ha acquistato 320 mila metri quadrati della spiaggia di Sekania per tutelare l’ambiente in cui le tartarughe marine nidificano e si riproducono.

Isola di Zante

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Veduta dell’isola di Zante

La Citera di Botticelli

Infine Citera (Cerigo) il cui isolamento oggi è il principale motivo del suo fascino. Questa isola, considerata sacra alla dea Afrodite, è stata immortalata in numerose opere d’arte e poesie, tra cui il dipinto de “La nascita di Venere” di Botticelli. I suoi paesaggi mozzafiato e la sua atmosfera di pace e spiritualità l’hanno resa una destinazione amata da poeti e artisti di ogni epoca. Secondo la mitologia classica è infatti questa l’isola su cui nacque Afrodite, dea della bellezza e dell’amore. I suoi paesaggi ricordano le Cicladi piuttosto che le verdi isole Ioniche e la sua posizione la rende un po’ scomoda da raggiungere, per questo il turismo di massa non l’ha intaccata. Citera è contornata da spiagge estese e da acque trasparenti e offre un entroterra ricco di borghi tradizionali, castelli, monasteri e chiese.