L’antica spiaggia di Herculaneum, la prima all’interno di un parco archeologico, è stata finalmente riaperta al pubblico. I visitatori potranno passeggiare liberamente sull’intera superficie e immergersi nella magia della città lambita dal mare. Si conclude, così, un percorso pluriennale di attività multidisciplinari di ricerca, scavo archeologico, restauro, ingegneria e architettura, con l’arricchimento dell’esperienza di visita del Parco, puntando nel medio termine alla ricongiunzione dell’area archeologica principale con la Villa dei Papiri.
Come è rinata l’antica spiaggia di Ercolano: il progetto
L’antica Ercolano, città di mare, distrutta dall’eruzione del 79 d.C., rivive con la sistemazione finale, sull’onda di una progettazione donata dal Packard Humanities Institute nell’ambito del partenariato pubblico-privato denominato “Herculaneum Conservation Project” per restituire un’immagine il più possibile vicina a come si presentava prima che quel boato improvviso interrompesse lo scorrere quotidiano della vita alle falde del Vesuvio.
Negli ultimi decenni, l’area dell’antica spiaggia è stata progressivamente interessata da corrosione e decadimento, determinati da un insieme di fattori naturali legati alla veicolazione delle acque piovane e di risalita, che l’avevano trasformata in una zona paludosa con accumuli di acqua e vegetazione infestante e connessi pericoli di allagamento e impatti sulla conservazione del patrimonio.
Proprio a causa della complessità dei problemi da affrontare, è stato adottato un approccio multidisciplinare per restituire la spiaggia alla sua sicurezza e fruibilità, con la realizzazione di un’area percorribile e la valorizzazione del fronte a mare della città antica, offrendo così ai visitatori una percezione completamente rinnovata dell’antica Herculaneum. L’impianto di illuminazione contribuisce a valorizzare ancora di più il fronte mare della città antica durante le visite e gli eventi serali.
L’antica spiaggia di Herculaneum
La documentazione fotografica d’archivio legata ai lavori di scavo degli anni ’90 mostra la presenza, nella zona della spiaggia, di una piattaforma in tufo segnata da lunghe incisioni parallele che furono interpretate come segni lasciati nel tufo dalle chiglie delle barche. Indagini recenti hanno dimostrato che il litorale nel corso dei secoli ha più volte cambiato il proprio livello, alzandosi e abbassandosi almeno dal III secolo a.C. In quel momento il banco di tufo – roccia sedimentaria estratta per essere utilizzata come materiale di costruzione – era parzialmente fuori dal mare. Il progressivo abbassamento del livello del banco, a causa di fenomeni legati al vulcanesimo, insieme all’azione delle onde ha depositato le sabbie che hanno via via creato la spiaggia romana del 79 d.C.
L’antica spiaggia appariva come una distesa di sabbia vulcanica di colore nero da cui, in alcuni punti, emergeva la piattaforma tufacea sottostante. Era leggermente inclinata verso il mare, la cui linea di battigia doveva trovarsi pressappoco dove oggi termina l’area di scavo. Non vi si svolgevano solo attività marinare, ma era usata anche per raggiungere la città e per salire attraverso delle rampe verso le case affacciate direttamente sul mare, oltre che per rifornire di legna le Terme Suburbane.
Nella notte dell’eruzione del 79 d.C., sulla spiaggia c’erano più di 300 fuggiaschi, ma anche molti animali, tra cui muli e cavalli. A fine 2021, l’antica spiaggia ha restituito lo scheletro dell’ultimo fuggiasco di Ercolano, un uomo di circa 40/45 anni di età. Si trovava probabilmente in riva al mare o nelle aree della città soprastante, trascinato dalla forza dell’eruzione insieme ai suoi averi, conservati in una sacca di tessuto. Sulla spiaggia, oltre allo scheletro sono stati ritrovati moltissimi reperti di legno trascinati dal flusso piroclastico. Tutto questo rende gli scavi di Ercolano unici al mondo.