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“Borghi della Salute e del Benessere”, il nuovo progetto della Campania

La Campania è una rinomata meta turistica per le sue spiagge da sogno e per le città d’arte come Napoli e Caserta, ricche dal punto di vista artistico e architettonico. Ma il suo entroterra vanta tantissimi borghi splendidi, dei piccoli paesini spesso dimenticati che custodiscono però antiche tradizioni, buon cibo e bellezze di ogni tipo. È per questo che nasce il progetto “Borghi della Salute e del Benessere”, per valorizzare questo incredibile patrimonio culturale e paesaggistico. Scopriamo qualcosa in più.

Le bellezze della Campania meno conosciuta

Oltre al lato più popolare della Campania, fatto di luoghi da sogno come la Costiera Amalfitana e la città di Napoli, c’è un ricco patrimonio di piccoli borghi spesso quasi sconosciuti, che tuttavia hanno molto da offrire ai turisti. Quasi sempre situati nell’entroterra e soggetti a quel fenomeno conosciuto come spopolamento, per cui sempre meno giovani decidono di abitare in luoghi così remoti, questi paesini vantano ancora architetture meravigliose, una prelibata enogastronomia e paesaggi che nulla hanno da invidiare a quelli più rinomati.

L’idea, dunque, è quella di promuovere un’iniziativa che valorizzi tutta questa ricchezza, in ottica di un turismo lento e sostenibile. Ecco allora che si punta soprattutto alla scoperta delle cucine locali, della natura e degli spazi aperti, delle culture tradizionali, del benessere e dei paesaggi da sogno, attraverso esperienze di “vita lenta” e di mobilità alternativa. I borghi locali torneranno così ad essere di nuovo ripopolati, permettendo di salvaguardare le loro bellezze quasi dimenticate che, invece, meritano assolutamente di essere riscoperte.

Il progetto “Borghi della Salute e del Benessere”

Sono questi gli obiettivi del progetto “Borghi della Salute e del Benessere”, la nuova iniziativa promossa dalla Regione Campania. Verrà presentato dal 12 al 14 giugno 2024 nell’ambito degli Stati Generali sull’Ambiente, nella storica cornice della Mostra d’Oltremare di Napoli. Tante sono le novità “green” che verranno proposte in quest’occasione, per rendere la Campania e il suo territorio sempre più sostenibili anche a livello turistico. Il programma volto a valorizzare i borghi dell’entroterra campano vuole costituire reti territoriali comprendenti oltre 300 comuni.

Al progetto hanno già presentato la candidatura ben 48 reti di borghi, alle quali è stato richiesto di sviluppare iniziative che tengano in considerazione la rilevanza storica, paesaggistica e culturale dei paesi coinvolti. Sarà incentivata la formazione di associazioni locali per la gestione della rete, della sua offerta e del suo sviluppo sostenibile. Insomma, l’obiettivo è quello di coinvolgere non solamente le autorità locali e le associazioni culturali, ma anche i residenti, gli imprenditori e gli artisti, nonché le agenzie di turismo e le aziende private.

Per promuovere il progetto “Borghi della Salute e del Benessere”, verrà lanciato un portale web dedicato al marchio attraverso il quale i turisti potranno trovare tutte le informazione necessarie. Una vera e propria vetrina in quattro lingue (almeno per iniziare), con tutte le attività e le attrazioni, i ristoranti, gli hotel e le bellezze da scoprire in loco. Sarà un modo diverso per scoprire la Campania e il suo entroterra, tornando ad ammirare paesaggi magnifici e quasi sempre rimasti intatti nel tempo, ignorati finora dal turismo.

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Che cos’è il silent travel, il nuovo trend di viaggio

Il mondo in cui viviamo è sempre più rumoroso e lascia poche possibilità per rilassarsi e vagare con la mente. Nell’era digitale, in cui si è bombardati da stimoli continui, le persone sono sempre meno abituate al silenzio, con ripercussioni anche sulla propria salute mentale e fisica. Una soluzione? Arriva dal mondo dei viaggi, dove si sta diffondendo una nuova tendenza, quella del “silent travel”. Scopriamo di cosa si tratta.

Silent travel, la nuova tendenza di viaggio

Il silent travel, o viaggio del silenzio, aiuta a disconnettersi dalla frenesia del mondo per riconnettersi con la natura, con le proprie vere priorità e con se stessi. Rappresenta una forma di viaggio più consapevole, che non richiede una vacanza per “riprendersi dalle vacanze”. Secondo Condé Nast Traveller, sarà proprio questo il trend dell’anno. Il motivo è presto detto: la nostra vita quotidiana è piena di rumori e distrazioni, così un numero sempre maggiore di viaggiatori sceglie vacanze in cui può veramente staccare la spina e allontanarsi dal caos delle città.

Aumentano, quindi, le prenotazioni nei ritiri del benessere immersi nel silenzio, oppure si sceglie di aggiungere agli itinerari della vacanza passeggiate silenziose nella natura o nei boschi, sempre più popolari su TikTok. C’è anche per chi opta per soggiorni all-inclusive in cui è necessario privarsi dei propri dispositivi, per assicurarsi un vero soggiorno ‘digital detox’. I silent travel, inoltre, hanno spesso una componente ambientale, in cui ci si concentra sull’ambiente circostante per valutare e apprezzare il proprio legame con il pianeta.

Questa forma di viaggio del silenzio ha radici antiche nella pratica buddista della Vipassana, che si traduce in “vedere le cose come sono realmente”. Uno dei riferimenti più famosi a questa forma di meditazione contemplativa nella cultura pop è il libro di Elizabeth Gilbert “Mangia, prega, ama” (da cui è stato tratto il film del 2010 con Julia Roberts).

Quali sono i vantaggi del silent travel

Studi dimostrano che il rumore ambientale costituisce un grave problema per la salute e il benessere di milioni di persone. L’esposizione a lungo termine al rumore può provocare una serie di effetti nocivi, tra cui irritabilità, disturbi del sonno, conseguenze deleterie a carico del sistema cardiovascolare e metabolico, nonché compromissione delle facoltà cognitive nei bambini. L’inquinamento acustico è difficile da ridurre anche in casa, fra le voci dei familiari, elettrodomestici, tv e dispositivi elettronici, animali e così via.

Al contrario, sono numerosi i benefici del silenzio. Diverse ricerche hanno, infatti, dimostrato che, tra le altre cose, può aiutare ad abbassare la pressione sanguigna, a migliorare la concentrazione e l’attenzione, a stimolare la creatività, a migliorare l’insonnia, a incoraggiare la consapevolezza generale e persino a stimolare la neurogenesi, ossia il processo che porta alla nascita e alla crescita dei neuroni. Chi non vorrebbe dunque partire per una vacanza che potenzialmente possa offrire tutti questi fantastici vantaggi?

E poi, il silent travel non offre solo un prezioso contributo al nostro benessere psicofisico, ma anche al pianeta, rappresentando una forma di viaggio più sostenibile. La quiete è, infatti, una qualità essenziale di cui hanno bisogno sia gli esseri umani che la fauna selvatica. Dal forest bathing alle cerimonie del tè, dai ritiri di meditazione alle vacanze digital detox, alle ‘silent walk’: non resta che scegliere la propria esperienza silenziosa, per fare il pieno di pace e relax.

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Cinque Terre, non solo borghi. Cosa fare in questo angolo di Liguria

L’incanto delle Cinque Terre non ha bisogno di presentazioni: amati e apprezzati a livello internazionale, i pittoreschi borghi che le disegnano (Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso) lungo una costa selvaggia attraggono da sempre milioni di visitatori.

Certo, il fascino delle casette colorate e delle piazzette a picco sul blu è innegabile ma le Cinque Terre non sono “soltanto i borghi”. Questo magico angolo di Liguria, infatti, è custode di un favoloso Parco che è il paradiso dei trekker e degli escursionisti, nonché di tradizioni secolari, storia e cultura tutte da scoprire.

Turismo attivo nel Parco delle Cinque Terre

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre e l’Area Marina Protetta sono uno dei fiori all’occhiello del favoloso territorio ligure in provincia di La Spezia, fulcro di un turismo attivo a pieno contatto con la natura.

E, dal 1° maggio al 31 ottobre, torna “Cinque Terre Walking Park 2024″, un fitto calendario di appuntamenti con trekking in natura, pedalate, snorkeling, visite in cantina: da est a ovest, dalla costa al crinale, i visitatori hanno così un’opportunità unica per conoscere un lato inedito delle Cinque Terre al ritmo delle stagioni, andando alla scoperta del Parco e della sua biodiversità grazie agli innumerevoli sentieri e alle attività nell’area marina protetta insieme a guide esperte e al Centro di Educazione Ambientale del Parco.

Tra gli appuntamenti clou troviamo trekking lungo la ricca rete sentieristica del Parco, attraverso habitat naturali, insediamenti antichi, santuari e paesaggi terrazzati, e ancora, snorkeling, pedalate al tramonto e visite in cantina e nei borghi.

Novità del 2024 il foraging alla scoperta degli “erbi” ovvero le erbe spontanee come le chiamavo le nonne, ancora oggi utilizzate nella cucina tradizionale, e da non perdere anche il plogging, attività che abbina la raccolta dei rifiuti allo sport in natura, offrendo un’occasione di riflessione sulle abitudini quotidiane che impattano maggiormente sull’ambiente.

Le iniziative tutte da vivere

Le iniziative del Cinque Terre Walking Park sono comprese tra i servizi offerti dalla Carta servizi Cinque Terre Card (sia treno che trekking), salvo diversa indicazione (sono previsti anche appuntamenti gratuiti).

La partenza è sempre presso uno dei Centri Accoglienza del Parco situati nelle stazioni ferroviarie dei borghi delle Cinque Terre, a eccezione delle escursioni previste nella zona di Tramonti (a est dell’area protetta).

Tra gli appuntamenti da segnare in agenda ecco, ad esempio, “Tra Mito e Storia“, un tour di Vernazza e Monterosso della durata di circa tre ore con guida che spiegherà l’origine e le caratteristiche dei due borghi per comprenderne i punti di contatto, “Foraging (andar per erbi), un trekking tra Monterosso, Soviore, Monterosso per imparare a riconoscere le erbe spontanee adatte all’utilizzo in cucina, e “Tour al Tramonto – Tradizioni secolari, storia e cultura“, per apprezzare le bellezze storico, artistico e culturali del borgo “meno noto” di Corniglia.

Ma non è certo tutto.

Pedalando al tramonto nel Parco” è un entusiasmante e-bike tour andata e ritorno tra Levanto, Legnaro e Monterosso, “Sulle orme dei pittori” conduce nei luoghi (Manarola e Riomaggiore) che ispirarono Telemaco Signorini, mentre “Dal vigneto alla cantina” è l’occasione per visitare la Cantina Sociale della Cooperativa Agricoltura Cinque Terre in località Groppo (sopra l’abitato di Manarola).

Ancora, “Trekking nel paesaggio terrazzato” è l’ideale per ammirare gli arditi terrazzamenti della zona camminando tra Manarola, Volastra e Corniglia, “I Luoghi dell’Anima – Santuario di Soviore” è un trekking escursionistico per vedere il duecentesco complesso religioso in posizione scenografica, e “Gli Alberi Monumentali – Lecci e Cipressi” è il trekking tra Vernazza e Reggio che porta a uno dei sentieri verticali più belli delle Cinque Terre.

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In bicicletta lungo la Route 45 del Monferrato

Ogni appassionato di cicloturismo dovrebbe regalarsi l’opportunità di percorrere la Route 45 del Monferrato, un suggestivo percorso ad anello che esplora la bellezza sconfinata di questo territorio Patrimonio UNESCO, disegnato da dolci colline ricoperte da vigneti, ciliegi, noccioleti e lavanda.

Con uno sguardo verso la valle del Po, da un lato, e le Alpi Marittime d’altro, è l’ideale per pedalare in totale armonia con l’ambiente, in una campagna ordinata con panorami che si aprono tra casali, campi coltivati, solitarie torri d’avvistamento e piccoli borghi.

La Route 45, un omaggio al 45° parallelo nord

La chiamano Route 45 del Monferrato come omaggio al 45° parallelo Nord che attraversa in ben sei punti il prestigioso territorio collinare della zona, portando il cicloturista a trovarsi a metà strada tra l’Equatore e il Polo Nord.

Si tratta di un itinerario di difficoltà media, lungo 24 chilometri con rapidi saliscendi, immerso nel fascino indiscusso delle basse colline del Monferrato, patria di vini DOC quali il nebbiolo, il barbera e il dolcetto, ma anche tavolozza di colori in estate con la fioritura della lavanda ed eco di un passato di scontri e incroci con gli antichi borghi e le torri solitarie.

Luoghi natii di leggendari ciclisti come Fausto Coppi e Costante Girardengo, invitano a pedalare e a riscoprire un ritmo lento e autentico.

L’emozionante percorso ad anello della Route 45 del Monferrato

Il punto di partenza (e di arrivo) è San Salvatore Monferrato (a una decina di chilometri a nord da Alessandria) con uno dei suoi palazzi più antichi, il Palazzo Carmagnola, che svetta nella piazza omonima: dopo un breve tratto in salita su Via Prevignano, ecco la Chiesa di San Martino del XV secolo e, in seguito sulla destra, la Chiesa di San Siro del XVI secolo.

Percorsi 700 metri, occorre svoltare a sinistra su Via Camurati e, nei pressi di Villa Lingua (l’ex quartier generale dello Stato Maggiore durante la Seconda Guerra d’Indipendenza), ha inizio una discesa in ghiaia che conduce lungo la strada secondaria che unisce San Salvatore con Alessandria, il punto più basso della Route 45.

Sono pochi minuti di pedalata ma il paesaggio si trasforma di colpo: dal contesto urbano, infatti, ci si ritrova al cospetto di stradine ghiaiate, pioppeti e verdeggianti colline. Subito dietro l’angolo, torna la salita tipica del paesaggio collinare del Monferrato.

Si percorrono, quindi, quasi due chilometri di sentieri ghiaiati di collina nel cuore della natura per poi tornare (per un breve tratto) in paese e imboccare la strada che porta al Santuario della Madonna del Pozzo, oasi di pace dove fare una piacevole sosta ammirando le dolci colline che scendono verso il Parco del Po.

Ripresa la bicicletta, il percorso in salita arriva alla frazione di Frescondino (uno dei punti più alti della Route da cui scorgere il Parco del Po) e, svoltando a sinistra, alla frazione di Valparolo dove si attraversa il primo dei sei punti lambiti dal 45° parallelo Nord. In questo tratto, le stradine sono fiancheggiate da vigneti e cascine, a testimonianza della forte vocazione agricola del Monferrato.

Seguendo una lunga discesa asfaltata nell’abbraccio della campagna, arrivati alla provinciale di Valenza si svolta dapprima a destra e dopo 200 metri a sinistra, verso la frazione di Frosseto: dopo 400 metri in salita ecco una strada ghiaiata, tra campi e vigneti, e al chilometro 9,900 il secondo punto del parallelo. Al termine della strada ghiaiata, ecco di nuovo la strada asfaltata che torna in Piazza Carmagnola a San Salvatore per rifocillarsi e prepararsi alla seconda metà della Route 45.

Infatti, dal centro si prosegue lungo Via Panza in direzione Casale Monferrato per poi svoltare a sinistra in Via Suanno. Lasciata la via alle spalle, si percorre la salita che termina in Via Frascarolo: allo stop (dove si trova una cappella votiva) si va in direzione Lu, sul crinale della collina, spartiacque tra la pianura alessandrina a sinistra e le colline del Monferrato casalese a destra dietro le quali, in giornate limpide, si apre il favoloso scenario delle Alpi Marittime.

È un idilliaco tratto di aperta campagna, dove il paese di Lu Monferrato fa da cornice, tra vigneti e noccioleti a perdita d’occhio: dopo 1100 metri, ecco per la terza volta il 45° parallelo, in un panorama verso le colline e le Alpi che davvero non ha eguali e ripaga di ogni eventuale fatica. Arrivati alla frazione di Barzattini, si svolta a destra per incontrare la frazione rurale di Valdolenga: da qui, si prende la ripida discesa a destra e, dopo il sottopasso autostradale, si svolta a destra per percorrere tutta la strada fino alla sua conclusione in salita. Al chilometro 15,400, si incrocia di nuovo il Parallelo Nord.
Ed è tempo di tornare a San Salvatore: al primo stop, degno di nota è il vecchio Ospedale di Santa Croce del XV secolo e, deviando dapprima a sinistra verso Casale e poi a destra verso via Sottotorre, fa bella mostra di sé il Parco della nota Torre Paleologa risalente al XV secolo, contraddistinta da un buco a forma di pera.
Il parco è attrezzato ed è perfetto per un’altra piacevole pausa per riempire le borracce, riprendere le forze e prepararsi all’ultimo meraviglioso tratto.

Raggiunta la sommità della collina dove si staglia la storica torre, ecco l’unica strada asfaltata che inizia sul retro per tornare, dopo circa 400 metri, sul tracciato originale e, al termine della discesa, svoltare a sinistra verso un tratto di ghiaia, in Strada Molinara.
L’itinerario continua dritto e, a 300 metri dall’inizio di Strada Molinara, incrocia il 45° parallelo per la quinta volta: fiancheggiando sulla sinistra un agriturismo, la strada ghiaiata (e poi sterrata) scende verso destra e propone un ultimo tratto a pieno contatto con la natura che finisce dopo quasi due chilometri in un altro punto basso del percorso. Raggiunta nuovamente la strada asfaltata, è il momento di svoltare a destra verso la frazione di Fosseto.

Con un’ulteriore svolta a sinistra e 600 metri di percorso, la normale segnaletica stradale indica San Salvatore Monferrato, il paese punto di partenza e di arrivo, che si raggiunge dopo quasi 2,5 chilometri per la sosta finale: ma prima, vi è l’incontro, per la sesta e ultima volta, con il Parallelo Nord al chilometro 24,200.

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Cascata di Tret, nel cuore della Val di Non

La Val di Non, perfetta per chi desidera una vacanza rigenerante e rilassante lontano dallo stress in un suggestivo paesaggio naturale disegnato da boschi, villaggi montani, laghi e prati, custodisce autentiche meraviglie mozzafiato tra cui è doveroso annoverare la Cascata di Tret, fragoroso salto d’acqua di 70 metri che conquista grandi e piccoli.

Raggiungibile a piedi, emoziona con la passeggiata tra le rocce e gli alberi, in un ambiente dove si respira pace assoluta, le scalette e i ponticelli di legno.

Il fascino speciale della Cascata di Tret

Trovarsi al cospetto di una cascata è sempre un’esperienza magica ma la Cascata di Tret ha qualcosa di speciale: in Alta Val di Non, tra i paesi di San Felice e Tret, si rivela uno spettacolo della natura reso ancora più grandioso dal panorama in cui è immersa. L’acqua che scorre dai verdissimi prati si trasforma in un possente salto che si lancia a picco lungo le pareti rocciose superando un dislivello totale di ben 105 metri e raccogliendosi nel canyon plasmato dal Rio Novella.

Dopo aver attraversato il bosco e formato un primo piccolo salto, l’acqua cade nel vuoto dando vita alla vera e propria cascata di una settantina di metri, nella stretta gola incastonata tra le nude e ripide pareti di roccia: e poi, il torrente prosegue per un breve tratto tra le fronde per unirsi al Novella, il fiume che, dal canyon omonimo, funge da confine naturale tra le provincie di Trento e Bolzano.

Come godersi la magia della Cascata di Tret

Sono due i modi per arrivare a godersi la magia della Cascata di Tret, con itinerari piacevoli da percorrere soprattutto in primavera e in estate, sia con bambini che con amici a quattro zampe al seguito.

Per avere un primo impatto con la cascata da sotto e scendere nella gola in modo da “sentirsi piccoli” al suo cospetto (con una vista che lascia senza parole!) la partenza è da Tret poco dopo la chiesa a destra verso l’albergo Aurora: la strada a un certo punto da asfaltata diventa sterrata e, nelle vicinanze dell’ultima casa, ecco il bivio che indica le due possibilità, ovvero per “la cascata alta” e per la “cascata bassa”.

In questo caso, occorre seguire la stradina a sinistra per giungere alla base della cascata. Si tratta di un gradevole sentiero di campagna, tra i prati e un muro di pietra, che comodo e largo, inizia a scendere inoltrandosi nel bosco: dopo aver camminato all’ombra di maestosi abeti, ecco una radura con ringhiera di legno da cui hanno inizio gli scalini che portano alla cascata.

Il primo tratto della discesa appare ripido ma la protezione della ringhiera viene in aiuto: sono due tornanti di scalinata, a ridosso della parte rocciosa che accompagna fino al salto d’acqua.

Si cammina in piano per poi salire alcuni gradini, seguire il sentiero e arrivare al ponticello che attraversa il torrente: qui fa bella mostra di sé la Cascata di Tret, da ammirare, fotografare e godersi senza alcuna distrazione.

Volendo, invece, scorgere la cascata da sopra, al bivio già menzionato, occorre proseguire dritto lungo la strada sterrata, passeggiando in un paesaggio sublime fiancheggiato da alberi e verdi prati. Il percorso, pianeggiante, si inoltra poi nel bosco e, superato un ponte in legno, sulla sinistra si apre il sentiero (costeggiato da una ringhiera di legno) che va alla parte alta della Cascata di Tret.
Ancora un breve tratto nel bosco e, poi, l’atmosfera da favola del rio che sfocia nella cascata!

Entrambi gli itinerari si percorrono agevolmente con una decina (al massimo un quarto d’ora) a piedi.

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Dove è stato girato “Io capitano”, il vincitore del David di Donatello

Il David di Donatello 2024 per il miglior film e la miglior regia è andato a Matteo Garrone per “Io capitano“, film drammatico del 2023 che racconta l’avventuroso viaggio di Moussa e Seydou, due giovani che lasciano il villaggio natio di Dakar in Senegal per raggiungere l’Europa e fuggire, così, dalla miseria in cui vivono.

Una storia che, presentata anche in anteprima alla 80esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ha ottenuto un successo a livello mondiale, conquistando sia il pubblico sia la critica.

Ma dove è stato girato “Io capitano”? Scopriamo le location che hanno fatto da sfondo all’emozionante vicenda di coraggio e speranza.

Dakar, Senegal

È stata la prima volta in cui Garrone ha girato all’estero e lo ha fatto per le riprese iniziali di “Io capitano”, in Senegal, precisamente nella capitale Dakar.

Proprio qui, infatti, è ricaduta la scelta per ambientare il villaggio dei due protagonisti (interpretati dagli attori Moustaphan Fall e Sedour Sarr), in cui sono nati e cresciuti. Gli abitanti di Dakar sono subito entrati in sintonia con la troupe e hanno messo a disposizione le loro umili case in modo che la scenografia fosse assolutamente veritiera.

Porto sull’Atlantico della Penisola di Capo Verde, Dakar, oltre alla città moderna con palazzi, maestose moschee e viali alberati, custodisce il tradizionale quartiere della Medina, dove si ritrova la tipica architettura dei villaggi tradizionali con le case che hanno le stanze disposte attorno ad ampi cortili al cui centro spicca un baobab oppure un “albero sacro”.

Inoltre, i vivaci e chiassosi mercati di Sandaga e Tilene trasportano all’istante in un “mondo antico”, disegnato da colori e profumi. Nei dintorni, le spiagge più belle sono quelle di Yoff, Bel-Air e N’Gor mentre la natura si fa spettacolo presso la riserva naturale e lo zoo di Park Hann.

Casablanca, Marocco

La location scelta per ricreare l’ambientazione della città libica di Tripoli è stata Casablanca in Marocco, dove il paesaggio si tinge di colori grigiastri e più tenui rispetto a quelli del Senegal: un panorama che rispecchia la situazione dei due ragazzi che, durante il viaggio, diviene via via più difficoltosa.

L’atmosfera di Casablanca è europea, moderna, frenetica e cosmopolita: al di fuori delle mura della Medina (labirinto di stradine tra case in pietra), infatti, spicca la città costruita dai francesi, la Nouvelle Ville, disegnata da centri commerciali, viali, negozi, banche e grandi alberghi. A ovest si sviluppano i quartieri residenziali mentre sui giardini del Parc de la Ligue Arabe si affaccia la candida Cattedrale del Sacro Cuore.

Affascina poi l’architettura Art Déco e neo moresca, il vasto porto, la Piazza Mohammed V su cui svettano palazzi del 1930, e la strada costiera Aïn-Diab.

Costa di Bue Marino, Isola di Favignana

Il commovente momento dello sbarco in Europa avviene sulla magnifica spiaggia di Bue Marino, sull’incantevole Favignana, la principale isola dell’arcipelago delle Isole Egadi, a circa 7 chilometri dalla costa occidentale della Sicilia, tra Marsala e Trapani.

Bue Marino è una delle spiagge più incantevoli dell’intera isola, plasmata da cave di tufo, bianche e color ocra, che danno vita a un piacevole contrasto con il limpido blu del mare a chiazze azzurre.

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Venaria Reale, la città della grande partenza del Giro d’Italia 2024

È l’elegante Venaria Reale, vero gioiello nel cuore del Piemonte, la protagonista della grande partenza della 107° edizione del Giro d’Italia 2024 il 4 maggio alle 13,50 dai giardini della Reggia.

La città, che nel 2025 sarà anche Capitale europea dello sport, offre una combinazione unica di patrimonio culturale e natura, da scoprire in occasione del grande evento sportivo (ma non solo) con itinerari da percorrere a piedi o in bici. Grandi parchi, viali alberati, eleganti piazze, specialità enoganostromiche… È tempo di conoscere meglio Venaria Reale, a una decina di chilometri da Torino.

La Reggia di Venaria, Patrimonio UNESCO

Il punto di partenza privilegiato per iniziare a esplorare la città è, senza dubbio, la Reggia di Venaria Reale, grandioso complesso che con i suoi 80mila metri quadrati di edificio monumentale e 60 ettari di giardini, rappresenta uno dei luoghi iconici del Belpaese.

Dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1997, è aperta al pubblico dal 2007 dopo essere stata il cantiere di restauro più rilevante d’Europa per i beni culturali e vanta alcune delle più alte espressioni del barocco universale: l’incantevole scenario della Sala di Diana progettato da Amedeo di Castellamonte, la solennità della Galleria Grande e della Cappella di Sant’Uberto con l’immenso complesso delle Scuderie, opere settecentesche di Filippo Juvarra, le fastose decorazioni, il celebre Bucintoro e la spettacolare Fontana del Cervo nella Corte d’onore rappresentano la cornice ideale del Teatro di Storia e Magnificenza, il percorso espositivo dedicato ai Savoia che accompagna il visitatore lungo quasi 2.000 metri, tra piano interrato e piano nobile della Reggia.

Una passeggiata lungo l’affascinante centro storico

La visita prosegue nel centro storico: uscendo dalla Torre dell’orologio della Reggia, si attraversa Piazza a Esedra (oggi Piazza della Repubblica) e ci si incammina lungo via Mensa, animata da locali e caffè dove sostare per uno spuntino o assaggiare i prodotti enogastronomici del territorio.

Piazza della SS. Annunziata a Venaria Reale, Torino

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Piazza della SS. Annunziata, Venaria Reale

Da qui si giunge in Piazza della SS. Annunziata, raffinata piazza e cuore del seicentesco borgo di Venaria Reale: il primo architetto di corte Amedeo di Castellamonte aveva concepito questo spazio come un’area relativamente ampia, che interrompesse il lungo rettilineo di via Mensa (all’epoca Via Maestra) dividendolo in due tratti, con l’obiettivo di creare una tappa scenografica lungo la via che conduceva alla Reggia. La sua forma particolare ricorda il Collare dell’Annunziata, simbolo del più antico e prestigioso ordine cavalleresco sabaudo.

La piazza è dedicata all’Annunciazione di Maria, rappresentata dalle due statue, opera di Giuseppe Maria e Giovanni Domenico Carlone (1678), scultori luganesi, autori anche delle statue dei quattro Evangelisti collocate sempre sulla piazza: tra i suoi frequentatori il poeta Guido Gozzano, che amava molto Venaria e la sua piazza, tanto da inserirla nel suo racconto Garibaldina.

Sulla piazza un tempo si affacciavano due locali, Nuova Cernaia (ancora in attività) e Vecchia Cernaia (ora scomparso), denominati così in ricordo della guerra di Crimea (poiché l’artiglieria impegnata nel conflitto era partita proprio da Venaria) e si fa sempre apprezzare la Chiesa della Natività di Maria Vergine, anch’essa opera del Castellamonte, ricostruita nella parte centrale da Benedetto Alfieri: sopra il portale si trova l’iscrizione che indica le origini e lo scopo della costruzione (Nell’anno 1662 Carlo Emanuele II inaugurò i natali della nuova città sotto la protezione della natività della Vergine).

Castellamonte aveva previsto anche la realizzazione di una chiesa gemella sulla parte opposta della piazza di cui però fu compiuta la sola facciata. L’edificio ospitava fino a qualche anno fa l’Ospedale della città.

Incantevoli scorci autentici nei dintorni di Venaria Reale

Dopo aver ammirato il cuore del borgo, altre sorprese le riservano le vie che si snodano dal centro, con i molti scorci ancora autentici della cittadina.

In particolare Via Boglione, che era la sede di alcune attività artigianali come il maniscalco, la tipografia e l’erboristeria, e Via Pavesio, dove ci si immerge ancora una volta nel tempo passato camminando lungo l’edificio della Corte Pagliere, le scuderie e la Cavallerizza Lamarmora. Questo imponente isolato, della metà del Settecento, dapprima ospitava il magazzino della biada e del fieno, poi l’ospedale per i cavalli e successivamente nell’Ottocento divenne sede della Scuola d’Equitazione d’Artiglieria.

In alternativa, chi ama passeggiare nel verde urbano può percorrere i sentieri lungo la Ceronda, l’ampio torrente affluente della Stura che bagna Venaria.

Castello della Mandria, Venaria Reale, Torino

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La bella facciata del Castello della Mandria a Venaria Reale

Un’esperienza totally green è il Parco della Mandria, un vasto parco naturale che offre splendide opportunità per escursioni e osservazione della fauna selvatica e rappresenta il principale polmone verde dell’area torinese: si tratta del più antico e conservato esempio di bosco planiziale (cioè in pianura) del Piemonte, con 6556,80 ettari racchiusi in 30 chilometri di mura, 40 chilometri di sentieri aperti al pubblico (da percorrere a piedi o in bici), 20 edifici tutelati tra cui numerose cascine, i resti di un ricetto medievale, due reposoir di caccia e il complesso del Borgo Castello, riconosciuto Patrimonio UNESCO.

Qui, dove vissero la loro storia d’amore Re Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin (divenuta poi moglie morganatica) si sente ancora il bramito dei cervi, il grugnito dei cinghiali e lo zigare dei conigli selvatici che vivono liberi nel parco.

Lungo una delle strade che conduce a Torino sorge poi la Cappella campestre dedicata a San Marchese, ricostruita nel 1751, in sostituzione di quella antica. Quest’ultima aveva custodito fino al 1604 le spoglie del Santo, patrono di Altessano (oggi quartiere di Venaria Reale), soldato della Legione Tebea, martirizzato intorno al 300 d.C., a causa della sua opera di evangelizzazione della popolazione locale. Oggi, dopo alcuni fatti miracolosi e vari spostamenti (tra cui uno all’interno della cassa che aveva custodito la Sindone), le ossa sono conservate nella Chiesa parrocchiale.

Anche per trascorrere la serata non mancano le proposte, tra cui va citato il Teatro della Concordia, cuore culturale dell’intero territorio nord ovest di Torino che compie venti anni di attività proprio nel 2024. Il suo cartellone spazia dalla stand up comedy alla grande prosa, dagli spettacoli per famiglie ai concerti.

Un dolce assaggio

Infine, è impossibile partire da Venaria Reale senza aver assaggiato il Canestrello di Altessano, dolce povero ma saporito che già un secolo fa faceva parlare di sé politici e letterati come Michele Lessona, venariese doc e senatore del Regno.

Realizzato con farina doppio zero, zucchero, burro, uova freschissime, scorza di agrumi, latte, vaniglia e aromi naturali, deve il suo gusto particolare alla cottura per pochi secondi negli stampi “il ferro a pinza” e la cottura sul putagé, la cucina a legna tipica piemontese.

Prodotto della tradizione locale, il Canestrello è tutelato dal Paniere dei Prodotti tipici provinciali, dalla DE.C.O. (Denominazione Comunale di Origine di Venaria), dalla Pro Loco Altessano Venaria e dall’Associazione dei produttori di Canestrelli, che ne garantiscono origine e qualità.

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Le origini e il successo del Bed & Breakfast

Dormire in un Bed and Breakfast è oggi una forma di pernottamento ben consolidata: essere accolti in case e strutture che riportano a una dimensione familiare e autentica è il concetto che sta alla base della nascita di questa forma di accoglienza.

Sempre più turisti, nel corso degli anni, scelgono i B&B per le proprie vacanze, che siano giovani viaggiatori o famiglie con bambini. Ma vi siete mai chiesti da dove arrivino queste alternative ai classici hotel? Andiamo alla scoperta della storia dei Bed & Breakfast, che ha origine in tempi antichi.

Storia del grande successo dei B&B: le origini

Le origini dei Bed & Breakfast risalgono ai primi decenni del Novecento nelle campagne inglesi e irlandesi d’Europa. In realtà, già prima del XX secolo, nel Vecchio Continente, i viaggiatori erano soliti pernottare in locande e monasteri, che offrivano un posti letto e pasti caldi agli avventori: una formula embrionale di quelli che sarebbero poi diventati i Bed & Breakfast che conosciamo noi oggi.

È a partire dagli anni ’20 del Novecento che si diffondono nel Regno Unito e in Irlanda luoghi di accoglienza a basso costo e in ambienti conviviali. All’epoca, molti giovani partivano per andare alla ricerca di lavoro verso le città. Così, le famiglie iniziavano a rendere le loro stanze da letto vuote disponibili per i viaggiatori che cercavano un caldo riparo e qualcosa da mangiare. Lo stesso fenomeno iniziava a prendere piede anche in America, dove le famiglie aprivano la porta delle proprie case alle persone di passaggio anche per poter guadagnare qualche somma di denaro nel difficile periodo della Grande Depressione.

Nei decenni successivi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il fenomeno dei B&B si diffonde maggiormente: in Inghilterra e in Irlanda molte famiglie ospitavano i soldati americani che attendevano di rientrare in patria e, successivamente, offrivano riparo e colazione ai turisti che visitavano queste terre. Erano soprattutto le donne a intraprendere questa attività di accoglienza, con un’attenzione particolare nella decorazione delle stanze offerte e nella preparazione di ricche e gustose colazioni per i propri ospiti.

Bed and Breakfast, Two and Six” era l’insegna tipica appesa alle porte o alle finestre delle case che accoglievano i viaggiatori: un cartello che comunicava l’offerta di letto e colazione a 2,6 scellini (il significato di “Two and Six”).

A partire dagli anni Cinquanta in fenomeno dei Bed & Breakfast si è allargato notevolmente in tutto il Nord Europa, in America e in Australia, nonostante in certe zone venissero nominati diversamente. Si chiamavano paradores, minskukus, pousados, gasthaus o pensioni, ma il concetto di fondo era sempre lo stesso: offrire agli ospiti una stanza in cui dormire all’interno di una casa, con una ricca colazione ad attenderli al mattino, il tutto in un ambiente familiare e a prezzi economici.

La diffusione dei B&B in Italia

In Italia, invece, è soltanto dagli anni ’90 che si sono affermati come valida alternativa ai classici hotel. La formula di accoglienza dei B&B, inizialmente casuale e poco organizzata, si è consolidata con il passare del tempo anche nello Stivale, dimostrando di poter essere una formula vincente e apprezzata da moltissimi viaggiatori di tutte le età.

In tempi più recenti, questo concept si è evoluto notevolmente tanto che oggi esistono anche B&B di design che fanno invidia a molti alberghi e boutique hotel, dimostrando che eleganza e autenticità possono essere la combinazione perfetta per una vacanza diversa, a contatto con le persone del luogo visitato e in ambienti che ci fanno sentire come a casa, ben accolti e trattati come ospiti speciali.

Bed & Breakfast oggi: l’offerta competitiva

Il segreto del loro successo duraturo è quello di promulgare un’ideale di accoglienza autentico, in cui il viaggiatore ha la possibilità di essere accolto quasi come fosse un amico di vecchia data o un ospite speciale.

Dal semplice letto con colazione, i servizi offerti dai Bed & Breakfast si sono evoluti e sono aumentati in numero e qualità, così come i canali di promozione. Di conseguenza, anche i prezzi delle stanze offerte sono aumentati rispetto all’economicità delle prime soluzioni.

Il B&B è diventato così un punto di riferimento nel mercato turistico, proponendo ai propri clienti un’offerta all’avanguardia e attenta ad ogni minimo dettaglio ed esigenza. Vivere il luogo che si intende visitare attraverso il contatto diretto con gli abitanti locali e le loro tradizioni, permette di stabilire un legame speciale tra persone e un impatto positivo sull’esperienza di viaggio.

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Gli Stretti di Giaredo: alla scoperta dell’affascinante canyon della Toscana

Goccia dopo goccia, l’acqua scava.

Talvolta erode la roccia in modo singolare, dando vita a luoghi unici come gli Stretti di Giaredo, un canyon lungo circa un chilometro attraversato dal torrente Gordana, non molto lontano da Pontremoli, in provincia di Massa.

Si trova in Lunigiana, la terra dei fiumi della Toscana. In questo angolo meno conosciuto della regione, un lembo di terra stretto tra montagne e mare all’estremo nordoccidentale del suo territorio, decine di corsi d’acqua scendono dagli Appennini per riversarsi verso il mar Tirreno.

Il torrente Gordana è uno di questi. Nasce dal monte Tecchione, nell’amena valle di Zeri, e ha un corso di appena 15 chilometri prima di gettarsi nelle acque del fiume Magra non lontano da Pontremoli, uno dei centri più rilevanti della Lunigiana.

Malgrado il breve tragitto percorso dai suoi flutti, il Gordana dà vita a un luogo peculiare come gli Stretti di Giaredo, dove l’acqua attraversa due giganteschi blocchi rocciosi, scavandoli verticalmente e dando vita a un profondo e affascinante canyon. Attraversarlo significa entrare in una sorta di mondo parallelo, dove il sole filtra a tratti, dando vitalità, colori e forme sorprendenti alla roccia e alla peculiare vegetazione.

Per attraversarlo non servono competenze particolari, tranne saper nuotare. Rispetto ad altre forre di questo tipo, infatti, gli Stretti di Giaredo possono essere esplorati e attraversati senza fare ricorso a corde, imbragature o chiodi. Basta una buona organizzazione e la necessaria prudenza per affrontare il percorso in sicurezza, camminando nel letto del torrente e immergendosi per alcuni brevi tratti.

Fonte: Lorenzo Calamai

Stretti di Giaredo, un universo parallelo da esplorare

Stretti di Giaredo, come arrivare

La cittadina di Pontremoli, in provincia di Massa, è il capoluogo della Lunigiana. Situata in posizione centrale lungo la valle scavata dal fiume Magra, ha un centro storico medioevale elegante e una discreta vitalità, in particolare nei mesi estivi.

Si tratta inoltre di un ottimo quartier generale per le tante proposte di attività outdoor del territorio lunigianese, come per l’appunto la scoperta degli Stretti di Giaredo, che si trovano non lontano.

Per raggiungerli, si imbocca la Strada provinciale 37 seguendo le indicazioni per Zeri. Dopo essere passati sotto un alto cavalcavia dell’autostrada, si incomincia a salire. Nei pressi di un tornante verso destra, un’indicazione verso sinistra indica l’imbocco della strada per gli Stretti.

Tenete la destra al primo bivio e dopo circa un chilometro, su una brusca curva verso sinistra, il cartello con le indicazioni per gli Stretti indicherà una strada sterrata che prosegue nel bosco. Lasciate pure il vostro mezzo di trasporto nello spazio a bordo strada e proseguite da qui a piedi.

Fonte: Lorenzo Calamai

L’eccezionale stratificazione delle rocce scavate dalle acque del torrente Gordana

Per arrivare all’imbocco del canyon si impiega poco meno di mezz’ora, ma una parte del percorso consiste nel risalire il letto del torrente. La corrente è debole e l’acqua non arriva mai oltre il polpaccio, tuttavia servirà mettere i piedi in acqua.

Si prosegue per la strada sterrata fino a un largo spiazzo, dove si esce dal bosco e si piega verso sinistra, entrando nel letto del torrente. Da qui, in meno di mezzo chilometro, sarete giunti agli Stretti.

Avventura nel canyon

Risalire e ridiscendere il Gordana all’interno del canyon è un’avventura magnifica per il microuniverso in cui vi troverete a vivere per un’ora e mezzo circa: rocce di colori fantastici e brillanti, una natura straripante e rigogliosa, l’acqua azzurra del torrente.

Alzando lo sguardo potete osservare le fronde degli ontani neri e dei frassini che si protendono a invadere lo spazio aereo al di sopra della forra, popolando i boschi che crescono sui due fianchi al di sopra del canyon.

La fauna degli Stretti è caratterizzata da anfibi come rane e rospi, ma anche uccelli meno comuni come la ballerina gialla, il merlo acquaiolo e l’airone.

La parte più emozionante però è quella geologica. La peculiare morfologia rocciosa e l’opera di erosione compiuta dall’acqua portano alla luce rocce di forme e colori straordinari. Il lavoro del torrente Gordana consente a chi attraversa gli Stretti di osservare tutta la stratificazione compiutasi nel corso dei millenni, come guardandone una sezione del pianeta dal Mesozoico a oggi.

Fonte: Lorenzo Calamai

Uno dei passaggi più suggestivi del percorso nella forra degli Stretti di Giaredo

Il percorso si snoda nelle anse del Gordana, fra attraversamenti a nuoto di piscine profonde e tratti di camminata sulle rocce o su piccole spiagge, e finisce quando incontrate un grosso masso che divide il corso del torrente in due cascatelle laterali.

Il canyon vero e proprio finisce lì, ma se vi sentite abbastanza audaci e capaci di risalire (e ridiscendere) oltre le cascate, andrete incontro a un allargamento del letto del fiume e ad uno scenario ancora diverso ed affascinante. Se avete uno zaino impermeabile, impacchettate il vostro picnic per venirlo a consumare qui, lontano dalla civiltà.

Fonte: Lorenzo Calamai

Dopo circa un chilometro, superando la cascatella finale, il letto del torrente si allarga

Lo stop ultimo del percorso è nei pressi della diga di Giaredo, che sbarra il corso del torrente e che è sostanzialmente invalicabile.

Tornando, è possibile riposare al sole nella piccola spiaggia all’ingresso del canyon o nelle varie zone asciutte del torrente poco più a valle.

Stretti di Giaredo, l’attrezzatura necessaria

Il percorso che attraversa gli Stretti di Giaredo è alla portata di chiunque sappia nuotare, ma bisogna essere previdenti e ben attrezzati.

Se siete principianti, viaggiate con bambini o semplicemente volete godervi tutto in massima sicurezza e magari apprendere anche qualche cosa di più, la cooperativa Sigeric offre visite guidate su prenotazione. Nel costo è compreso servizio guida, attrezzatura composta da muta, caschetto e giubbotto salvagente, assicurazione.

Fonte: Lorenzo Calamai

Alcuni tratti degli Stretti devono essere necessariamente attraversati a nuoto e l’acqua è piuttosto fredda, occorre essere appropriatamente attrezzati con una muta

Se vi ritenete abbastanza esperti da poter affrontare il canyon da soli, non dimenticate di attrezzarvi di conseguenza: sandali tecnici chiusi sul tallone o, ancor meglio, scarpe da ginnastica con una suola che faccia un minimo di presa; una maglia termica o una muta tipo surf, visto che dentro il canyon non batte quasi il sole, e l’acqua è molto fredda.

Buona norma portarvi un caschetto, date le caratteristiche morfologiche del canyon. Visitate il canyon possibilmente in compagnia e sempre con il bel tempo: la pioggia può portare al pericolosissimo fenomeno del flash flooding e rendere la visita agli Stretti un’esperienza terribile e pericolosa.

Prese le dovute precauzioni, tuffatevi nel mondo parallelo che vi aspetta all’interno del canyon.

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Le incantevoli location della fiction “Viola come il mare 2”

Il perfetto mix tra serie tv poliziesca e storia d’amore ricca di colpi di scena: stiamo parlando, ovviamente, di “Viola come il mare”, una delle fiction più attese dell’anno. Siamo giunti alla seconda stagione, per riallacciare i tanti fili lasciati in sospeso ormai diversi mesi fa. Ancora una volta con un cast d’eccezione e diverse new entry molto amate dal pubblico, la serie si prospetta un vero successo. Scopriamo quali sono le location più belle in cui sono stati girati gli episodi.

“Viola come il mare 2”: i dettagli

Dopo una prima stagione che ha riscosso grandissimo successo, tornano i nuovi episodi di “Viola come il mare 2”, la fiction targata Mediaset. Si parte venerdì 3 maggio 2024, in prima serata su Canale 5, mentre le puntate successive sono in onda ogni giovedì. Ancora una volta troviamo la splendida Francesca Chillemi nei panni di Viola, intraprendente giornalista con un passato difficile alle spalle, e Can Yaman nei panni di Francesco, affascinante ispettore capo di polizia sempre alle prese con casi misteriosi.

Il cast vede tantissimi altri grandi protagonisti, da Simona Cavallari a David Coco, e alcune new entry molto promettenti, come Ninni Bruschetta e Giovanni Scifoni – che interpreta il nuovo PM Matteo Ferrara, uomo ricco di fascino e di sorprese. I 12 episodi che compongono questa seconda stagione sono stati girati nella seconda metà del 2023, a cavallo tra l’estate e l’autunno, in alcune location spettacolari. Ancora una volta, la vera “protagonista” non può che essere la città di Palermo, dove si svolge la maggior parte delle riprese. Ecco quali sono i luoghi in cui ci catapulterà la fiction.

Le location di “Viola come il mare 2”

Come abbiamo visto, la meravigliosa città di Palermo fa da sfondo a gran parte delle scene di “Viola come il mare 2” – come già accaduto nel corso della prima stagione. Tra le riprese più belle, ci sono quelle effettuate sulla grande terrazza in condivisione tra gli appartamenti di Viola e Francesco, che si affaccia sul centro storico della città. La visuale è quella della splendida Basilica Cattedrale della Santa Vergine Maria Assunta, altresì conosciuta come il Duomo di Palermo. Considerata Patrimonio UNESCO nell’ambito della Palermo arabo-normanna, è un capolavoro risalente al 1.100 e rimaneggiato più volte, secondo i vari dettami delle epoche che ha attraversato.

Altre riprese sono state poi girate presso la fantomatica sede di Sicilia WebNews, la redazione presso cui lavora Viola: lo stabile si trova nel quartiere dell’Arenella, situato lungo la costa nord della città, ai piedi del promontorio roccioso del Monte Pellegrino. Qui si possono vedere una bella spiaggia dorata e due porticcioli che ricordano l’antica vocazione del villaggio, nato come insediamento di pescatori. Naturalmente, molte altre scene sono state girate in giro per Palermo. Particolarmente suggestive sono le location di Palazzo Artale Tumminello, edificio risalente al XVII secolo oggi utilizzato per ricevimenti ed eventi privati.

La fiction ha inoltre, tra le sue location, anche la città di Roma e i suoi dintorni. Già nella prima stagione erano apparse località come Civita Castellana, graziosissimo borgo viterbese che racchiude preziose testimonianze archeologiche, Formello e Ostia. Anche stavolta ci sono scene che ritraggono la capitale, dove il cast e la troupe di “Viola come il mare 2” si sono diretti all’inizio dei lavori, prima di volare a Palermo.