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AAA Cercasi amanti della natura: l’Irlanda ti offre vitto e alloggio

Conosciuta anche come l’Isola di Smeraldo, l’Irlanda è un concentrato di meraviglie naturalistiche che levano il fiato. Proprio qui, infatti, castelli antichi e medievali, coste frastagliate e leggende e tradizioni antiche si snodano su un paesaggio verde e suggestivo che attira ogni anno migliaia di avventurieri da ogni parte del mondo.

Le cose da fare e da vedere su questo lembo di terra sono tantissime, e tutte sono destinate a incantare. Per questo, organizzare un viaggio qui, è sempre un’ottima idea. Ma se vi dicessimo che, a partire da questa primavera, potrete restare sull’isola molto più di un weekend o di una settimana?

L’Irlanda, infatti, è alla ricerca di viaggiatori amanti della natura disposti a trascorrere i prossimi mesi all’interno di riserve naturali e paesaggi selvaggi. Il Paese offre vitto e alloggio. Voi, invece, dovrete occuparvi della salvaguardia della bellezza di questi ambienti.

Vivere nella natura irlandese per proteggerla: il progetto

Cambiare vita, e lasciarsi alle spalle la città e il traffico per qualche mese, è possibile. L’Irlanda, infatti, sta cercando persone disposte a perdersi e immergersi completamente nella bellezza dei suoi paesaggi, per viverli e preservarli. Un’esperienza di volontariato che prevede uno scambio equo e molto conveniente per chi ha voglia di vivere un’avventura unica per un determinato periodo di tempo.

Questo programma, possibile grazie alle attività locali, ha come obiettivo quello di coinvolgere viaggiatori e persone da tutto il mondo in tutti quei progetti di tutela ambientale che sono diffusi sull’isola. In cambio di vitto e alloggio, le persone dovranno sostenere le realtà ospitanti, immergendosi totalmente nella vita rurale per un determinato periodo di tempo.

Se amate la natura, gli animali e i paesaggi selvaggi e autentici, allora quella offerta dall’Isola di Smeraldo è davvero l’opportunità giusta per cambiare vita e per toccare con mano l’anima più verde del Paese.

Lavorare in Irlanda in cambio di vitto e alloggio

Fonte: Tourism Ireland

Volontariato in Irlanda, Glenshane Country Farm

Vitto e alloggio in cambio di aiuto: ecco come candidarsi

I progetti, per provare a vivere un’esperienza al di fuori dall’ordinario, sono tanti e diversi. Come spiegato dal sito ufficiale dell’ente del turismo irlandese, offerte e proposte variano di giorno in giorno, il consiglio è quello di tenere d’occhio quotidianamente i siti Workaway e WWOOF Ireland. Se avete voglia di partire al più presto, invece, vi segnaliamo quattro offerte davvero imperdibili per cambiare la vostra vita adesso.

Nella contea di Wicklow, definita il Giardino d’Irlanda, una riserva naturale di 20 ettari è attualmente alla ricerca di un amante della natura. Proprio qui, tra bellissimi boschi, laghetti, parchi e animali selvatici, il candidato scelto potrà contribuire alla salvaguardia di questo microcosmo delle meraviglie. A lui verrà assegnata una dépendance autonoma e indipendente dotata di ogni confort in cambio di un impegno di 6 ore al giorno per cinque giorni alla settimana da dedicare alla potatura, alla cura dei giardini, alla raccolta di frutti selvatici e alla manutenzione di sentieri, muretti e fossati.

Un’altra opportunità, per gli amanti della natura, è quella offerta da una piccola fattoria situata all’interno della contea di Roscommon, nella zona più settentrionale delle Ireland’s Hidden Heartlands. L’alloggio, per gli amanti della natura, sarà una stanza all’interno della casa dei proprietari. In cambio di vito e alloggio la persona dovrà prendersi cura delle varie piante e occuparsi della raccolta di frutta e verdura. Potrà, inoltre, imparare le tecniche di semina e i metodi sostenibili per la coltivazione.

Se volete invece vivere a stretto contatto con gli animali, allora quella offerta dalla contea di Donegal, lungo la Wild Atlantic Way, è l’esperienza giusta per voi. In questa area mozzafiato, infatti, esiste un rifugio per cani e gatti che è alla ricerca di una coppia di fidanzati o amici, disposti a prendersi cura dei pelosetti. L’impegno richiesto è di circa 5 ore al giorno per cinque giorni alla settimana in cambio di vitto e alloggio per almeno quattro settimane.

Ultima proposta, ma non per importanza, è quella che ci porta nei pressi delle Mourne Mountains, in Irlanda del Nord. È qui che una fattoria situata nella contea di Down, che ospita tantissimi animali tra i quali anche una mandria di bovini autoctoni, è alla ricerca di persone disposte a lavorare 27 ore settimanali in cambio di vitto e alloggio privato.

Volontariato in Irlanda in cambio di vitto e alloggio

Fonte: Tourism Ireland

Volontariato in Irlanda. Organic Farm, Scarriff
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In treno alla scoperta dei più bei parchi archeologici d’Italia

La Campania vanta uno dei patrimoni archeologici più ricchi d’Italia, ma i collegamenti pubblici non sono sempre così efficienti nel consentire ai visitatori di raggiungere i vari parchi – molti dei quali hanno persino risonanza internazionale. Torna così il servizio di Trenitalia che ha già riscosso molto successo nelle precedenti stagioni: si tratta di Parchi Line, gli itinerari che conducono alla scoperta dei principali siti archeologici regionali, a bordo di treni e altri mezzi pubblici facilmente prenotabili anche online. Ecco di cosa si tratta.

Parchi Line, l’iniziativa di Trenitalia

Raggiungere la città di Napoli in treno è certo molto comodo, ma poi da qui come si può arrivare, ad esempio, al Parco Archeologico di Pompei? E che dire di tutti gli altri siti, a volte meno conosciuti, che però meritano assolutamente una visita? Nasce così Parchi Line, l’iniziativa di Trenitalia che ha già ottenuto grandi consensi in passato: il servizio torna, a partire da sabato 6 aprile 2024, per tutti i weekend e i giorni festivi fino al prossimo 7 ottobre 2024. Ci saranno oltre 3mila posti in più per i tanti turisti che, soprattutto durante la stagione primaverile e quella estiva, affollano i principali siti archeologici della regione.

Regionale di Trenitalia, società capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS Italiane, organizza un nuovo collegamento dalla stazione di Napoli Centrale a quella di Sapri, con numerose fermate intermedie da cui partono altri servizi intermodali (treno+bus) diretti verso le più importanti attrazioni storiche e archeologiche della Campania. Sono previsti, in particolare, due nuovi treni: quello da Napoli Centrale parte alle ore 9:15 e arriva a Sapri alle ore 12:15, mentre il viaggio di ritorno parte da Sapri alle ore 16:40 e arriva a Napoli Centrale alle ore 19:37.

Tutti i viaggi a bordo di Parchi Line, inclusi i collegamenti link (ovvero quelli che prevedono l’uso di treno+bus per raggiungere alcune speciali destinazioni), sono acquistabili sul sito ufficiale di Trenitalia. Si tratta di un modo intelligente di viaggiare, che consente di scoprire diversi luoghi meravigliosi della Campania anche nella stessa giornata, sfruttando i mezzi pubblici presenti sul territorio. Non ci resta ora che vedere nel dettaglio quali sono le tappe effettuate dal treno, per visitare le più belle attrazioni regionali.

Gli itinerari di Parchi Line

Il viaggio parte da Napoli Centrale, e dopo poche fermate è già possibile raggiungere il primo sito di interesse storico: si tratta del Museo Ferroviario di Pietrarsa, allestito all’interno delle ex Officine che si trovano proprio davanti alla spiaggia. Vi sono custoditi numerosi materiali rotabili, ricostruzioni di antichi mezzi storici e tante altre curiosità sul mondo ferroviario del passato. La seconda tappa è invece ad Ercolano, dove si possono visitare le famose rovine della città romana travolta, quasi 2mila anni fa, dall’eruzione del Vesuvio.

C’è poi la possibilità di fare tappa presso gli Scavi di Oplontis e la Villa di Poppea a Torre Annunziata. L’itinerario principale prosegue fino a Pompei, dove parte il primo collegamento link: si tratta di un bus che consente di raggiungere il Parco Archeologico di Pompei, con le rovine sepolte sotto strati di cenere e lapilli. E ancora, ci sono Vesuvio link e Certosa link, rispettivamente per andare a visitare il Parco del Vesuvio e la Certosa di Padula. Un’altra ottima opportunità consiste nello sfruttare il Cilento link, per scoprire il Parco Archeologico di Velia. Infine, con Paestum link si va verso il Parco Archeologico di Paestum e la Riserva Naturale Foce Sele-Tanagro.

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Cosa fare in Sardegna con i bambini, tra mare e divertimento

Vacanze in famiglia? La Sardegna è la meta perfetta: ci sono tantissime località da visitare con i più piccini, tra parchi divertimento e siti archeologici unici al mondo, in grado di catturare la loro attenzione. E poi, naturalmente, c’è un mare strepitoso dalle acque cristalline. L’isola ospita molte spiagge perfette per i bambini, facili da raggiungere e caratterizzate da fondali che digradano dolcemente, per fare il bagno in tutta sicurezza. Scopriamo quali sono le attività migliori da fare in Sardegna con tutta la famiglia.

Le attività da fare in Sardegna con i bambini

Si sa, intrattenere i più piccini in vacanza non è sempre facile: i bambini hanno bisogno di sfogare tutte le loro energie, e un bel prato verde è sempre un’ottima soluzione. Ma è importante anche visitare qualche attrazione locale e scoprire le bellezze dei posti in cui si viaggia. Meglio dunque scegliere qualche divertimento a misura di bimbo. In Sardegna, c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ecco quali sono le attività migliori per chi ha figli piccoli.

Iniziamo dallo storico Trenino Verde, un itinerario turistico apprezzato da grandi e piccini. Il convoglio, una carrozza d’epoca riportata al suo splendore originario, affronta una linea a scartamento ridotto attraversando una gran varietà di paesaggi: dal mare alla montagna, passando per i vigneti e gli ulivi dell’entroterra. Ci sono diversi percorsi tra cui scegliere, per un totale di oltre 600 km di pura emozione e di panorami meravigliosi da sbirciare dal finestrino.

I bimbi amano gli animali, meglio ancora se sono diversi da quelli che hanno sempre visto nella loro vita. Il Parco della Giara, ben 4.500 ettari di superficie verde, ospita oltre 100 specie faunistiche, tra cui i famosi cavallini della Giara: sono gli ultimi equini selvaggi presenti in Europa, e hanno dimensioni piuttosto ridotte, un mantello solitamente scuro e code lunghissime. Spazio poi a tantissime altre creature meravigliose, come i ricci, le lepri, le martore, le volpi e decine di specie diverse di volatili.

E a proposito di animali, la Sardegna offre una possibilità unica: ammirare lo spettacolo dei fenicotteri rosa. Queste graziosissime creature, presenti soprattutto tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, devono la particolare sfumatura del piumaggio al pigmento rosso dei crostacei di cui si cibano. Dove li possiamo trovare? I fenicotteri rosa popolano in particolar modo le aree paludose, e tra i luoghi migliori per avvistarli ci sono lo stagno di Cabras (ad Oristano) e lo stagno di Santa Gilla (a Cagliari).

Fenicotteri rosa nello stagno

Fonte: 123RF

I bellissimi fenicotteri rosa della Sardegna

Un’altra bella attività da fare con i bambini consiste nel visitare Sardegna in Miniatura, un parco divertimenti situato vicino a Barumini. Ci sono tantissime opportunità di scoprire alcuni degli aspetti caratteristici dell’isola, con riproduzioni in miniatura delle attrazioni più belle. Ma c’è molto di più: dal planetario al museo dell’astronomia, passando per il parco dei dinosauri (con miniature di queste gigantesche creature) e per il parco nuragico, che riproduce un vero villaggio dell’antichità.

Volare con la fantasia: è una cosa che ai bimbi riesce benissimo, e qualche volta anche noi adulti possiamo permettercelo. Andiamo allora alla scoperta della suggestiva roccia di Capo d’Orso, un monumento naturale modellato dal vento e dagli agenti atmosferici: si tratta di una vera e propria scultura che ricorda quella di un orso, situata ad oltre 120 metri di altezza nei pressi di Palau. È invece a Castelsardo che si può ammirare la roccia dell’elefante, un masso color rosso al cui interno si trovano delle domus de janas, siti di sepoltura d’epoca nuragica.

Infine, ecco l’acquario di Cala Gonone: è un ambiente ricco di bellezze, dove i più piccoli potranno vedere decine di creature marine e imparare il rispetto per la natura. L’acquario è infatti realizzato con materiali di riciclo e sistemi a basso consumo energetico. Inoltre ospita due animali speciali: si tratta di Ugo, una tartaruga Caretta caretta che ha subito gravi danni dopo aver ingerito dei rifiuti in acqua, e di Rosa Fumetta, una splendida volpe intossicata durante un incendio boschivo tra le foreste dell’oristanese.

Archeologia e divertimento: le attività per i ragazzini

Le esigenze dei più piccolini sono di certo molto diverse da quelle di ragazzini che ormai hanno bisogno di un intrattenimento più interessante. Per fortuna, la Sardegna ha molto da offrire anche in questo campo: ci sono molte opportunità per visitare paesaggi particolari, in grado di imprimersi nella memoria dei giovanissimi turisti, o anche per scoprire “sul campo” ciò che si è studiato a scuola, in storia o in geografia. Insomma, non ci resta che trovare le più belle attrazioni sarde per i ragazzini già in età scolastica.

Nei pressi di Alghero c’è un vero e proprio mondo sotterraneo tutto da scoprire: stiamo parlando della Grotta di Nettuno, un luogo magico in grado di incantare e sorprendere grandi e piccini. Questo cunicolo si apre tra le rocce affacciate sul mare, ed è visitabile sia in barca che a piedi. Al suo interno si possono trovare diverse sale, in un percorso lungo circa 2,5 km: nel primo tratto si può ammirare il Lago La Marmora, dove si stagliano stalattiti e stalagmiti color marmo che si riflettono nelle acque turchesi. Andando avanti il panorama si fa ancora più bello: meglio non perderselo.

Vista della Grotta di Nettuno

Fonte: iStock

Il panorama incredibile della Grotta di Nettuno

La Sardegna ha un ricco passato minerario, sia nell’entroterra che lungo la costa: di quel passato ci sono ancora oggi numerose testimonianze, che sicuramente interesseranno i ragazzini. Sarà come vivere un’avventura sottoterra, un’esplorazione ricca di emozioni. Nella regione del Sulcis-Inglesiente ci sono diverse miniere da visitare. È il caso di quella di Serbariu, a Carbonia, che ospita anche il Museo del Carbone. O di quella di Masua, che custodisce un vero e proprio villaggio minerario sospeso lungo una parete rocciosa.

Anche i siti archeologici sardi offrono tante curiosità per i più giovani. Andiamo, ad esempio, alla scoperta della Necropoli di Anghelu Ruju: siamo di nuovo vicino ad Alghero, dove si snoda il più grande complesso di grotte sepolcrali dell’isola. L’ampia vallata, a circa 10 km dal mare, ospita 38 tombe scavate nell’arenaria, risalenti al 3.200-2.800 a.C. Passeggiare tra le sepolture, chiamate localmente domus de janas, è come fare un viaggio indietro nel tempo.

Un’altra preziosa testimonianza archeologica che non eguali al mondo è Su Nuraxi, nel comune di Barumini. Si tratta di un antico villaggio nuragico, il più grande (e forse anche quello meglio conservato) di tutta la Sardegna. L’insediamento venne costruito attorno ad un nuraghe quadrilobato, caratterizzato cioè da un bastione di quattro torri angolari e una centrale. Si ritiene che quest’ultimo risalga al periodo compreso tra il XVI e il XIV secolo a.C. Considerato Patrimonio dell’UNESCO, siamo sicuri riuscirà a conquistare l’interesse dei ragazzini.

Nei pressi di Olmedo c’è la prima biosfera tropicale della Sardegna: stiamo parlando della Butterfly House, un luogo esotico dove ammirare oltre 400 farfalle, tantissimi insetti e decine di piante tropicali. Ma non solo: al suo interno ci sono due parchi giochi per i più piccini, due piscine per mille tuffi divertenti, due bar, un punto ristoro e una pizzeria. Insomma, c’è proprio tutto quello che serve per intrattenere l’intera famiglia e trascorrere una giornata diversa.

Infine, ecco il suggestivo Parco di Aymerich: è una grande oasi urbana, dove immergersi nella natura a due passi dalla città. Si trova a Laconi, ed è un viaggio tra boschi e cascate che impressiona grandi e piccini. Al suo interno è presente persino un antico castello risalente a più di 1.000 anni fa, l’ideale per far sognare grandi avventure ad ogni bambino. La parte più selvaggia ospita invece alberi esotici e secolari, tra cui un gigantesco cedro dell’Himalaya e il Taxus baccata, chiamato anche “albero della morte”. È l’occasione migliore per fare un po’ di scienza con i figli.

Le spiagge migliori per i più piccini

Ovviamente, non si può andare in Sardegna senza trascorrere qualche giorno al mare, almeno se si sceglie la stagione estiva. Con i più piccoli, tuttavia, non è affatto vero che una spiaggia vale l’altra: l’isola ospita alcune splendide calette rocciose che meritano assolutamente una visita, ma che tuttavia sono difficili da raggiungere e magari hanno fondali molto alti, quindi non sono proprio l’ideale. Per fortuna, non manca una vasta scelta di località perfette per le famiglie. Vediamo quali sono le spiagge migliori (tra cui alcune Bandiere Verdi, certificate per i bambini).

Iniziamo da Santa Teresa di Gallura, una località turistica balneare molto rinomata: il villaggio è frequentato fino a notte fonda, con tantissimi locali dove mangiare prelibatezze e ascoltare buona musica. Tuttavia, le sue spiagge sono l’ideale per i più piccolini, a partire dalla baia Rena Bianca. Una mezzaluna di sabbia candida lambita da acque cristalline, che sono sempre molto tranquille e basse fino al largo: cosa c’è di meglio per far divertire i bambini? Qui sorge anche la cinquecentesca Torre di Longosardo, per immaginare incredibili avventure cavalleresche.

È invece nel sud della Sardegna che si trova Villasimius, una meta balneare molto conosciuta e a pochi passi da Cagliari. La spiaggia migliore per le famiglie è proprio quella cittadina, chiamata Simius: è facilissima da raggiungere, ed è caratterizzata da una lunga lingua di sabbia soffice e ben riparata dal vento, con fondali bassi e tanti servizi a disposizione, per avere tutto a portata di mano. A non molta distanza c’è lo stagno di Notteri, uno dei luoghi più belli dove ammirare i famosi fenicotteri rosa nel loro splendore.

Spostiamoci ora a Cagliari, una città meravigliosa da esplorare anche con i bambini. La sua spiaggia urbana è un vero sogno: il Poetto vanta ben 8 km di litorale molto ampio, dove è impossibile non trovare un posto libero – anche in piena estate. Qui si recano soprattutto i cittadini, quando il sole fa capolino e concede un tuffo nelle acque meravigliose del Golfo degli Angeli. Una delle particolarità di questa spiaggia è il fondale sabbioso e basso, dove i bimbi possono giocare in tutta sicurezza (ma sempre sotto l’occhio vigile di un adulto!).

Vista sulla spiaggia del Poetto

Fonte: iStock

La bellissima spiaggia del Poetto, a Cagliari

Considerata la perla della penisola del Sinis, lungo la costa occidentale della Sardegna, la spiaggia di Is Arutas è un litorale di sassolini di quarzo colorati dove si infrangono le piccole onde di acqua trasparente. In passato è stata elencata tra le spiagge più belle al mondo, proprio per i suoi incredibili colori. Il mare è così meraviglioso da consentire ai turisti di fare snorkeling: per i ragazzini, è un’esperienza assolutamente da provare. Potranno così vedere da vicino cosa si nasconde nell’affascinante mondo sottomarino che popola il Mediterraneo.

L’isola di San Pietro, la principale dell’arcipelago del Sulcis, è un’oasi naturalistica, ma anche il luogo ideale dove trascorrere le vacanze con i bambini. La città di Carloforte (inserito tra i Borghi più belli d’Italia) con le sue casette colorate è davvero molto affascinante: sembra che qui il tempo si sia fermato. Le spiagge che si stendono a due passi dal paese sono tutte meravigliose, nonché perfette per i ragazzini. Caratterizzate da una sabbia finissima e soffice, hanno fondali che digradano dolcemente e sono di solito molto riparate dal vento.

Abbiamo già visto che Alghero è una delle mete preferite per le famiglie, viste le tante attrazioni che ci sono nei dintorni e i numerosi servizi per intrattenere i bambini. Non potevano ovviamente mancare delle spiagge bellissime, dove mamma e papà possono rilassarsi un po’ mentre i più piccoli si divertono. Una delle migliori è la spiaggia delle Bombarde, perla della Riviera del Corallo. La sua sabbia chiara si staglia contro le scogliere rossastre e il verde della macchia mediterranea che la cinge alle spalle. I più avventurosi possono persino fare un po’ di surf: potrebbe essere l’occasione perfetta per far scoprire ai ragazzini questo sport adrenalinico.

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Cinque cammini di pellegrinaggio nel Centro Italia

L’Italia è ricca di itinerari magici, che offrono alla sguardo paesaggi indescrivibili e permettono ai viandanti di oggi di addentrarsi a passo lento nella natura, pronta a svelare testimonianze storiche e tracce fondamentali di coloro che li hanno preceduti nel passaggio, secoli e secoli prima. Per chi desidera ammirare i luoghi più caratteristici del Centro Italia, ecco 5 cammini di pellegrinaggio pronti a svelare meraviglie assolute e imperdibili.

La Via Francigena nel Lazio

Il Lazio è punto di arrivo e di partenza della Via Francigena europea. Il tratto, che svela borghi medievali, paesaggi spettacolari e storie secolari intrecciate tra di loro, ricopre un ruolo chiave per lo sviluppo del Cammino, prima di tutto perché è qui che si trova la meta pellegrinale più ricercata dai viaggiatori, ossia Roma, e in secondo luogo perché indirizza i viaggiatori verso Santa Maria di Leuca, centro spirituale più importante del Salento.

La Via Francigena laziale si sviluppa in ventuno tappe a piedi, dieci a nord della Città Eterna, partendo da Proceno, nel cuore della Tuscia, primo comune dopo il percorso toscano, e undici a sud della Capitale, lungo l’antica Via Appia, fino a Castelforte e al confine con la Campania. Tra i luoghi di interesse, la Basilica del Santo Sepolcro di Acquapendente, il bellissimo lago di Bolsena, la Rocca dei Papi a Montefiascone e il caratteristico Ponte del Diavolo nel borgo medievale di Canino. Attraversare il territorio laziale permette di esplorare una varietà infinita di panorami, epoche e storie, tra scorci sospesi tra  terra e mari, e tradizioni locali da scoprire.

Consigli utili prima di mettersi in cammino

Ecco alcuni consigli utili per percorrere con tranquillità la Via Francigena.

  • Per prima cosa, è bene allenarsi adeguatamente così da arrivare preparati al cammino.
  • Informatevi sull’itinerario da seguire, sulle varie tappe del cammino e sui luoghi che vi piacerebbe visitare.
  • Non sottovalutate la lunghezza del cammino, il tempo di percorrenza, la difficoltà e il dislivello delle diverse tappe. Queste informazioni vi saranno di aiuto per stabilire se il cammino è giusto per voi e per capire quanti giorni vi serviranno per portarlo a termine.
  • È fondamentale consultare le previsioni meteo nella pianificazione del viaggio, avendo al seguito carta escursionistica, bussola e altri strumenti utili.
  • Fate una lista delle cose da mettere nello zaino, attenendovi alle indicazioni sui siti dedicati. In particolare, dovete fare molta attenzione nella scelta delle scarpe per affrontare il lungo percorso.
  • Procuratevi una guida per avere più informazioni sul cammino e per arrivare preparati in caso di imprevisti lungo il tragitto.
  • In base all’itinerario, informatevi sui punti di ristoro, sulle strutture per alloggiare e sui camping, soprattutto qualora non si dovesse raggiungere la tappa stabilita in precedenza.
  • È particolarmente utile tenere informati amici o familiari sul vostro percorso.
Il Santuario della Madonna dell’Ambro, nelle Marche

Fonte: iStock

Il Santuario della Madonna dell’Ambro, tra le attrazioni del Cammino dei Cappuccini, nelle Marche

Cammino dei Cappuccini

Il Cammino dei Cappuccini attraversa da nord a sud la dorsale interna della Marche, con un percorso di quasi 400 km che ripercorre i luoghi delle origini dell’Ordine. Si tratta di un itinerario molto ricco sotto il profilo spirituale, storico, artistico e naturalistico. La prima parte del Cammino – di 220 km suddivisi in 10 tappe – Inizia a Fossombrone, nella provincia di Pesaro e Urbino, dal Colle dei Santi, dove è situato il convento dei Cappuccini, e arriva a Camerino, sede del primo convento dell’Ordine. Tra le tappe, l’incantevole Gola del Furlo, l’antico monastero di Fonte Avellana e Cingoli, il “balcone delle Marche”, da cui si gode un ampio panorama sulla regione.

La seconda parte del Cammino – 160 km in 7 tappe – riprende da Camerino con arrivo ad Ascoli Piceno, passando per attrazioni imperdibili come il Santuario della Madonna dell’Ambro, incastonato nei Monti Sibillini, e il Santuario di San Serafino da Montegranaro, il Santo dei Frati Cappuccini delle Marche, ultima tappa che conclude l’itinerario.

Come prepararsi al Cammino dei Cappuccini

Il Cammino dei Cappuccini è molto impegnativo dal punto di vista fisico, a causa della fisionomia dell’entroterra marchigiano, caratterizzato da un continuo alternarsi di saliscendi, con numerose tappe dai dislivelli importanti. È del tutto sconsigliato, quindi, intraprendere il percorso senza una buona dose di allenamento.

A tal proposito, si consiglia di cominciare con brevi passeggiate su terreni pianeggianti, per poi aumentare progressivamente i chilometri e i dislivelli, variando il tipo di terreno, al fine di abituare il corpo a sentieri di montagna all’aperto o sottobosco, strade di campagna brecciate o sterrate. Il Cammino è percorribile in molti mesi dell’anno, ma è sconsigliato nei mesi invernali, perché diverse tappe sono montuose e potrebbero essere innevate.

La Via di Francesco

La Via di Francesco è un altro cammino di pellegrinaggio nel Centro Italia da fare almeno una volta nella vita. Un itinerario a piedi, in bicicletta e a cavallo, lungo quasi 500 km, che collega alcuni luoghi che testimoniano la vita e la predicazione del Santo di Assisi. Un viaggio senza tempo attraverso eremi, santuari, antiche foreste e borghi medievali che ispirarono Francesco e che si snoda attraverso i luoghi dove ha vissuto.

Il Cammino parte al nord della Rupe della Verna, al centro dell’Appennino toscano, luogo noto per il miracolo delle stigmate di San Francesco che qui fece costruire il santuario ancora oggi visitabile, per poi scendere verso Gubbio e Assisi e proseguire attraverso le colline dell’Umbria e verso i monasteri del reatino in direzione di Roma. Il tratto laziale – che può essere percorso da nord a sud verso la Capitale, oppure in senso inverso se si vuole raggiungere Assisi – inizia sul confine tra Umbria e Lazio, nei pressi di Labro per il percorso principale e nei pressi di Greccio per i percorsi alternativi, che sono: Percorso della Valle Santa Reatina, Direttrice Tiberina, Variante di Farfa.

La Credenziale del pellegrino

Come per tutte le più importanti vie di pellegrinaggio, anche per la Via di Francesco esiste una Credenziale del pellegrino e un attestato di fine percorso ufficiali. La Credenziale viene rilasciata a coloro che intendono effettuare un pellegrinaggio a piedi, in bicicletta o a cavallo e che s’impegnano ad accettarne il senso e lo spirito. Va richiesta almeno 3 settimane prima della partenza per consentirne l’invio per posta. Il servizio d’invio è gratuito e a cura delle famiglie francescane di Assisi, tuttavia è gradita un’offerta per coprire le spese di spedizione.

Abbazia di Montecassino, monastero benedettino nel Lazio

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L’Abbazia di Montecassino, tappa finale del Cammino di San Benedetto

Cammino di San Benedetto

Il Cammino di San Benedetto unisce i tre più importanti luoghi benedettini: Norcia, luogo natale del Santo, Subiaco, dove visse trent’anni e fondò numerosi monasteri, fino all’Abbazia di Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita, e fondò la Regola che porta il suo nome.

Poco più di 300 km, da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo, attraverso il cuore verde dell’Italia, in un itinerario fatto di sentieri, tratturi, carrarecce e strade secondarie, che muove dall’Umbria, entra nel Lazio e lo percorre fino al suo estremo confine meridionale, a pochi passi dalla Campania. Il Cammino non è soltanto un viaggio nel mondo benedettino, ma anche un pellegrinaggio sui luoghi di altri santi popolari, come Rita da Cascia, Francesco d’Assisi e Tommaso d’Aquino, o meno noti.

Consigli per il Cammino di San Benedetto in bicicletta

Nonostante sia ben segnalato, si suggerisce di percorrere il Cammino con l’ausilio dell’omonima guida, che propone una suddivisione in 16 tappe a piedi, o 7 in bicicletta. Chi desidera percorrerlo su due ruote, troverà un percorso ciclistico segnalato, pensato per essere affrontato in mountain-bike, equipaggiata con sacche. È consigliato portare con sé un kit per le riparazioni, composto da un paio di camere d’aria di scorta, pompa, chiavi a brugola, filo del freno e del cambio, smagliacatena e tendiraggi.

Cammino di San Tommaso

Il Cammino di San Tommaso è un itinerario culturale, naturalistico e spirituale che collega la città di Roma, con la Basilica di San Pietro, a Ortona, dove si trova la Cattedrale di San Tommaso, custode delle reliquie dell’apostolo sin dal 1258. Questo percorso, di circa 316 km, attraversa il cuore dell’Abruzzo più autentico, mettendone in luce le eccellenze paesaggistiche e i luoghi della fede quali chiese, eremi e abbazie. L’itinerario è percorribile a piedi, in bici su strada e su sterrato, e a cavallo.

Il Cammino è anche una forma di pellegrinaggio moderno sulle orme di Santa Brigida di Svezia, che tra il 1365 e il 1368 giunse a Ortona a seguito della rivelazione della presenza delle ossa di San Tommaso nella cattedrale della città. Prendendo come punto di riferimento l’antica strada consolare Tiburtina Valeria, che conduceva all’Adriatico, si potrà scoprire il paesaggio abruzzese e il tratto laziale grazie ai sentieri naturalistici più suggestivi, che attraversano il Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani, il Parco Naturale dei Monti Simbruini, il Parco Naturale Sirente-Velino, Parco del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco Nazionale della Majella. Si potranno, inoltre, ammirare i tanti graziosi borghi del Lazio e dell’Abruzzo che si incontrano durante il Cammino.

Le tappe del Cammino di San Tommaso

Il tracciato del Cammino di San Tommaso attraversa gli Appenini, da Roma all’Adriatico, con un percorso che unisce fede e natura, cultura e tradizione. È percorribile a piedi idealmente in 16 giorni. Di seguito, tutte le tappe.

  • Tappa 1: Piazza San Pietro (Roma) – Albano Laziale
  • Tappa 2: Albano Laziale – Artena
  • Tappa 3: Artena – Genazzano
  • Tappa 4: Genazzano – Subiaco
  • Tappa 5: Subiaco – Monte Livata
  • Tappa 6: Monte Livata – Camporotondo
  • Tappa 7: Camporotondo – Tagliacozzo
  • Tappa 8: Tagliacozzo – Massa d’Albe
  • Tappa 9: Massa d’Albe – Rocca di Mezzo
  • Tappa 10: Rocca di Mezzo – Fontecchio
  • Tappa 11: Fontecchio – Capestrano
  • Tappa 12: Capestrano – Pescosansonesco
  • Tappa 13: Pescosansonesco – Manoppello
  • Tappa 14: Manoppello – San Martino sulla Marrucina
  • Tappa 15: Da San Martino sulla Marrucina – Crecchio
  • Tappa 16: Crecchio – Cattedrale di San Tommaso (Ortona)
Il Castello Colonna a Genazzano, partenza del Cammino di San Tommaso

Fonte: iStock – Ph: Stefano_Pellicciari

Il Castello Colonna a Genazzano, punto di partenza del Cammino di San Tommaso
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Svelati i segreti della nuova ammiraglia di MSC Crociere

MSC Crociere ha svelato in anteprima alcune particolarità della nuova ammiraglia MSC America che salperà dal porto di Miami nell’aprile 2025.

Si tratta di una “nave del futuro”, in grado di soddisfare ogni esigenza e desiderio dei viaggiatori durante l’intera permanenza a bordo. Vediamo nel dettaglio le caratteristiche che la rendono unica.

MSC America, sette aree per esperienze personalizzate

La 23esima nave della flotta di MSC Crociere farà il suo debutto il 9 aprile 2025 e salperà da Miami con itinerari di 7 notti verso alcune delle destinazioni più ambite dei Caraibi orientali e occidentali, con tappe a Ocean Cay MSC Marine Reserve, isola privata di MSC Crociere nelle Bahamas.

Disporrà di ben sette aree differenti, ognuna pensata per offrire agli ospiti esperienze personalizzate, andando incontro alle loro esigenze, al mood e ai desideri per rendere la vacanza indimenticabile grazie ad atmosfere originali, uniche e ricercate.

Ecco come saranno suddivise:

FAMILY AVENTURA: è collocata nella parte più alta della nave dove si trova The Harbour, un rivoluzionario parco all’aperto dedicato al divertimento delle famiglie che offre anche un emozionante percorso avventura e un’inedita e straordinaria attrazione (mai vista prima in mare) della quale verranno svelati maggiori dettagli nelle prossime settimane. Non manca un’area giochi ispirata all’iconico faro dell’isola di Ocean Cay.

AQUA DECK:  la destinazione perfetta per connettersi con il mare e l’acqua, dove si trovano le due principali piscine della nave. A seconda dell’ora del giorno, l’Aqua deck cambia mood: al mattino rivitalizzanti proposte benessere e un’atmosfera tranquilla, nel pomeriggio intrattenimento per tutti e, infine, feste spettacolari dopo il tramonto con atmosfere vibranti e scoppiettanti.

ZEN AREA: situata in alto, a poppa nave, rappresenta un’oasi progettata per rilassarsi. E’ il luogo ideale per trascorrere ore in pieno relax sia di giorno che di sera, sorseggiando un cocktail accompagnato da un piacevole sottofondo musicale. L’ambiente perfetto per gli ospiti dove rigenerare mente, corpo e anima, laddove la tranquillità incontra la raffinatezza.

GALLERIA: Il cuore pulsante della nave, un’area vivace e coinvolgente che permette agli ospiti di navigare in un mare di possibilità talmente poliedrico da regalare l’impressione che questa zona “cambi mood ogni secondo”. Sa soddisfare ogni desiderio con opzioni di ristorazione, shopping, giochi entusiasmanti e molto altro ancora.
La giornata dà il suo meglio in uno dei bar, lounge e caffetterie, con musica dal vivo al Dolce Vita Bar, caffè pomeridiano e dolci prelibati al Jean Philippe Chocolat & Café e fino a tarda notte al Luna Park Pizza & Burger.
Qui si potrà fare shopping in una delle tante boutique e fermarsi all’MSC Luna Park Arena, un locale di intrattenimento high-tech che ospita feste a tema e giochi televisivi.
La Galleria è un mondo dalle mille sfaccettature, dove lasciarsi coinvolgere dalla sua energia contagiosa.

LE TERRAZZE: sono dotate di nove ristoranti e bar, quattro negozi e un club comedy, che fungono anche da bar pianobar e karaoke notturno. Un’atmosfera che avvolge un armonioso mix di concept di ristorazione all’avanguardia, intrattenimento sofisticato e invitanti offerte in un’area unica che si estende tra spazi interni ed esterni.

ESPLANADE è il vivace e suggestivo viale semi-coperto con spettacolare vista fino alla cima della nave incorniciata dal capolavoro architettonico centrale a spirale (e dall’emozionante scivolo di 11 piani).

Uno spazio vibrante e dinamico, un parco giochi attivo di giorno e di notte, dove l’intrattenimento regna sovrano. Dal caffè mattutino all’autentico Emporium coffee bar con alcune delle migliori selezioni di chicchi provenienti da tutto il mondo, alle vivaci attività serali, ai deliziosi drink e alle sontuose cene incorniciate dai suoni dell’oceano e dalle incantevoli viste sull’acqua, l’Esplanade offre qualcosa di veramente speciale per tutti.

YACHT CLUB: L’esperienza di “nave nella nave” di MSC Crociere dedicata soltanto agli ospiti che soggiornano in questa zona e off limits per tutti gli altri.

L’MSC Yacht Club si trova nel punto più alto della nave a prua ed è l’ultima area di MSC World America, un concentrato di privacy, esclusività e lusso dall”atmosfera ricercata ed elegante. I viaggiatori più esigenti apprezzeranno il servizio personalizzato del MSC Yacht Club con maggiordomo dedicato 24 ore su 24, imbarco e sbarco prioritario, aree esclusive di lounge e ristorazione e tanto altro.
Gli ospiti del MSC Yacht Club saranno coccolati e potranno godere di un’esperienza unica, una fuga esclusiva dal resto della nave, pur continuando a disporre di tutte le altre comodità che MSC World America ha da offrire.

Una straordinaria gamma di attività e strutture

MSC World America entrerà ufficialmente in servizio con una cerimonia di battesimo nel nuovo terminal di Miami nell’aprile 2025.

Unendo il design europeo al comfort americano, MSC World America donerà agli ospiti un’esperienza di crociera veramente memorabile. Che si tratti di una settimana di relax nell’oasi tropicale dei Caraibi o di un programma ricco di attività, spettacoli e giochi.

Ospitando sette aree tematiche progettate per consentire a ogni ospite di creare una vacanza unica nel suo genere, la nave offrirà una straordinaria gamma di attività e strutture, tra cui:

  • 13 ristoranti
  • 20 bar e lounge
  • Uno scivolo asciutto alto 11 piani
  • Sei piscine e 14 vasche idromassaggio
  • Un ampio parco acquatico con scivoli d’acqua
  • Club per bambini con strutture dedicate per tutte le fasce d’età
  • Tre locali di intrattenimento tra cui il World Theatre con 1.153 posti a sedere
  • Spa dedicata e area termale
  • Cabine e suite eleganti e confortevoli, tra cui innovative cabine con balcone deluxe con vista sul viale e sull’oceano e cabine familiari intercomunicanti
  • MSC Yacht Club, con suite spaziose, lounge e ristorante dedicati, piscina privata e strutture solarium con servizio maître 24 ore su 24

Attenzione anche all’ambiente

Infine, MSC World America è stata attentamente progettata per diminuire il suo impatto sull’ambiente.

La nave è alimentata a GNL, un carburante a basse emissioni e può utilizzare anche fonti di energia rinnovabile. Dotata anche di cold ironing, quando disponibile, può ridurre ulteriormente le proprie emissioni poiché i motori possono essere spenti durante la permanenza in porto.

La tecnologia intelligente è utilizzata in tutta la nave per garantire che gli ospiti possano viaggiare all’insegna del comfort mantenendo bassi il consumo di energia e acqua.

Inoltre, a bordo il livello di riciclo è massimo, e persino le eliche sono progettate per ridurre al minimo il rumore in modo da non disturbare la fauna marina durante la navigazione.

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Ciclovia del Sole, inaugurata la tratta in Lombardia

Una nuova, straordinaria opportunità, va ad arricchire il territorio mantovano: è stata inaugurata la tratta lombarda della Ciclovia nazionale del Sole, con 90 chilometri da percorrere in sella alla bicicletta da Ponti sul Mincio a Moglia.

Un ulteriore significativo tassello dell’infrastruttura d’eccellenza per la mobilità dolce, che connette Verona con Firenze e interessa quattro regioni, ovvero Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana.

Ciclovia del Sole, di cosa si tratta

La Ciclovia del Sole è una pista ciclabile che “non teme confini”: infatti, percorre l’Europa da Nord a Sud, con 7400 chilometri che collegano Capo Nord a Malta, nel “cuore verde” del Continente.

In Italia, rappresenta al meglio il concetto di “Bike Tour” dove i cicloturisti hanno la possibilità di conoscere, grazie a tappe giornaliere, la ricchezza, la storia, le risorse e le tipicità delle città, dei borghi e dei paesaggi che si trovano ad attraversare.

Il progetto arriva a Mantova

Il tratto lombardo della Ciclovia Sole si sviluppa per la maggior parte del tracciato su strade arginali dei fiumi Mincio e Secchia e di canali collegati, mentre alcuni tratti ricadono in aree urbane come a San Benedetto Po e a Mantova.

In particolare, con una lunghezza di circa 90 chilometri, si snoda per tutta la sua interezza nel territorio di Mantova attraversando dieci Comuni: Monzambano, Ponti sul Mincio, Goito, Marmirolo, Porto Mantovano, Mantova, Borgo Virgilio, Bagnolo San Vito, San Benedetto Po, Moglia.

L’opera, che è stata finanziata con un investimento complessivo di 6,3 milioni di euro (di cui circa 4 milioni stanziati da Regione Lombardia e 2,3 milioni dallo Stato) va a unirsi ad altre due Ciclovie nazionali che interessano la Lombardia, la Ciclovia Garda e la Ciclovia Vento. La continuità dei percorsi è un elemento che fa la differenza e favorisce un nuovo modo di intendere la bicicletta e di scoprire le bellezze della zona in modo “lento e sostenibile”, a pieno contatto con l’ambiente.

Le parole di soddisfazione dell’assessore

Al taglio del nastro era presente l’assessore regionale alle Infrastrutture e Opere pubbliche, Claudia Maria Terzi, che ha espresso parole di soddisfazione per il completamento della Ciclovia del Sole anche nella provincia di Mantova.

Per il Mantovano” ha evidenziato Terzi “è un giorno da ricordare: la realizzazione della Ciclovia Sole è una promessa mantenuta a beneficio dei cittadini, un’opportunità di crescita e sviluppo che renderà ancora più attrattivo questo territorio meraviglioso“.

Come Regione Lombardia” ha proseguito “abbiamo messo in campo risorse rilevanti e lavorato intensamente per trasformare un’idea ambiziosa in una realtà concreta. Il lavoro di squadra è stato fondamentale: mi riferisco alla collaborazione col Parco del Mincio e con tutte le istituzioni coinvolte, a cominciare dal sostegno del Governo“.

L’arrivo della Ciclovia rappresenta un importante segnale per la valorizzazione del territorio: “Mantova e la sua provincia possono ora fregiarsi di uno straordinario mezzo di promozione e valorizzazione territoriale con ricadute positive per l’economia locale e il turismo“.

Ma non soltanto: “Le bellezze paesaggistiche, culturali, storiche ed enogastronomiche del Mantovano” ha concluso l’assessore “potranno avere anche una vetrina internazionale, considerando che la Ciclovia Sole si inserisce nell’itinerario EuroVelo n.7 che collega Capo Nord a Malta attraverso una delle principali rotte cicloturistiche europee“.

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Riapre al pubblico l’elegante Villa de Claricini Dornpacher

Con l’arrivo della bella stagione Villa de Claricini Dornpacher di Bottenicco di Moimacco, alle porte di Cividale del Friuli (Udine), si prepara ad accogliere nuovamente il pubblico che avrà così l’opportunità di andare alla scoperta dell’affascinante edificio seicentesco, dell’elegante giardino all’inglese e all’italiana, ricco di piante rare e secolari, ma anche della pregiata produzione vinicola della tenuta.

La prima apertura è infatti prevista per domenica 7 aprile e la Villa sarà visitabile la prima e terza domenica di ogni mese, da aprile a ottobre.

Villa de Claricini Dornpacher, al via le visite alla storica dimora friulana

A partire da domenica 7 aprile sarà possibile scoprire la storia e i tanti segreti della dimora seicentesca, passeggiare nel giardino all’italiana e nel parco adiacente, con le sue preziose essenze secolari nonché partecipare alle degustazioni dei vini prodotti dall’azienda agricola De Claricini.

Incastonata tra vigne e brolo nel piccolo borgo di Bottenicco di Moimacco, Villa de Claricini Dornpacher è stata edificata intorno alla metà del secolo XVII dalla famiglia de Claricini trasferitasi da Bologna in Friuli alla fine del 1200 e dal 1971 è sede della Fondazione omonima, istituita per volere della contessa Giuditta de Claricini, ultima erede del casato, con l’obiettivo di preservarne il patrimonio storico e artistico e promuovere studi e manifestazioni culturali.

Il complesso della Villa include la grande casa dominicale, la chiesa e le annesse dipendenze. L’interno conserva l’arredo originale nonché pregevoli collezioni d’arte: affreschi, dipinti, mobili, arredi, abiti e manufatti tessili, tappeti, stampe, disegni, fotografie, documenti d’archivio, libri, strumenti musicali, oggetti d’arte applicata e suppellettili domestiche raccontano la storia plurisecolare della proprietà, della famiglia cui appartenne per secoli e del territorio.

Dal cortile d’onore si accede alla chiesetta di S. Croce, costruita intorno al 1700 e restaurata con cura nel 2004.

Con la caduta della Serenissima, i de Claricini si trasferirono a Padova e la dimora divenne la residenza estiva della famiglia. Tra il 1908 e il 1909, il conte Nicolò de Claricini fece restaurare la villa e venne costruito il giardino all’italiana sulla base di elementi tradizionali del Seicento e del Settecento: esposto a sud, il giardino è racchiuso da balaustre.
Il grande pavimento centrale di pietra, scandito ai margini da vasi di limoni e fiori, divide simmetriche aree verdi ornate da arbusti di bosso, statue e fontane. Su un lato, la serra realizzata a fine Ottocento accoglie i limoni centenari durante il periodo invernale.

Le visite guidate partono alle ore 10.00 e alle ore 12.00 ed è consigliata la prenotazione.

L’azienda agricola De Claricini, un’oasi biologica di oltre 150 ettari

Oltre alle visite guidate, sarà anche possibile degustare i vini dell’azienda agricola De Claricini, che conta un’oasi biologica di 150 ettari dove sono coltivati cereali e legumi e 12 ettari di vitigno dislocati in gran parte attorno alle mura della villa e in parte sulle colline di Rubignacco.

Il vino prodotto è frutto di un grande lavoro in vigneto finalizzato a portare le piante alle condizioni di natura, affinché possano difendersi da sole trovando nel suolo tutto ciò di cui necessitano per crescere.
In media, ogni anno l’azienda produce, in modo biologico e tutto naturale, 50mila bottiglie fra vini bianchi e rossi, tutti DOC e IGP, per un mercato sia italiano che estero: quantità contenute ma curate con attenzione e cura certosine, dalla vigna alla cantina.

Numerosi i vini premiati a livello internazionale, in particolare friulano, cabernet sauvignon, refosco, rosso Tavagnacco e spumante Villa de Claricini.

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È la Tuscia la regione perfetta per una vacanza con i bambini

La Tuscia viterbese è una zona bellissima del Centro Italia che, come dice il nome, ricopre la provincia di Viterbo. Un’area ideale da visitare con i più piccoli, grazie alla presenza di parchi misteriosi, ville che sembrano uscite da un libro di fiabe, palazzi suggestivi e borghi dove il tempo pare non essere passato mai. Poi ci sono le spiagge di sabbia morbida perfettamente attrezzate, laghi balneabili e persino piscine termali dai numerosi benefici. Sì, la Tuscia può considerarsi una delle zone più belle d’Italia, e ora scopriremo insieme cosa fare con i più piccoli.

Viterbo con i bambini

La Tuscia è una terra antica e che ancora oggi porta segni perfettamente conservati della sua storia etrusca, che ben si mescolano con le tracce del suo passato medievale. Per questo motivo, il viaggio in questa zona non può che iniziare dal suo cuore vero e proprio, che possiamo trovare nella bellissima città di Viterbo: una volta attraversata una delle varie (e maestose) porte che insieme all’imponente cinta muraria proteggono la città, sarà come fare un vero e proprio viaggio nel tempo.

Con i più piccoli dovreste subito raggiungere il suggestivo quartiere medievale di San Pellegrino, fulcro del centro storico e anche uno dei rioni meglio conservati in tutto il nostro Paese. Una serie di vicoletti silenziosi introducono in un mondo dove il tempo pare non esistere, e di cui è praticamente impossibile non rimanere incantati (a qualsiasi età).

Merito certamente delle peculiari caratteristiche architettoniche: ci sono i profferli, scale senza balaustre utilizzate per accedere alle case dall’esterno; poi le case-torri, minute fortezze private, case a ponte, simboli misteriosi (come la “T” dei Templari e la croce patriarcale) che testimoniano la presenza dei cavalieri Templari in città.

San Pellegrino, Viterbo

Fonte: iStock

Una bellissima piazza del quartiere di San Pellegrino

Da non perdere è anche la zona del Duomo cittadino, raccontando la sua curiosa storia: Viterbo, tra il Medioevo e il Rinascimento, ospitò oltre 40 papi e la loro corte, e per questo è conosciuta anche come la  Città dei Papi”. Era un periodo di incertezze e i cardinali non si decidevano ad eleggere il nuovo papa. Fu così che i viterbesi, nel 1270, si stufarono e decisero di chiuderli a chiave nella sala grande del Palazzo Papale, scoperchiandone parte del tetto ed esponendo tutto e tutti alle intemperie.

Oggi il Palazzo dei Papi è il monumento più importante della città, di cui è possibile visitare la bellissima Loggia delle benedizioni (più nota come Loggia dei Papi) piena di archi ogivali trilobati; la maestosa Aula del Conclave – dove si è tenuto il primo e il più lungo conclave della storia della durata di ben 33 mesi -; la Sala Gualterio, interamente affrescata; il Museo Colle del Duomo, particolarmente ricco e interessante; la maestosa Cattedrale di San Lorenzo con la sua monumentale sagrestia nascosta, che corrisponde al Duomo cittadino.

Infine – ma in realtà non è tutto – il consiglio è di organizzare un viaggio con i bambini a Viterbo il 3 settembre, quando la sera la città indossa il suo vestito più bello: è il giorno de trasporto della Macchina di Santa Rosa, una delle feste patronali più belle ed emozionanti del nostro Paese – e non solo -, tanto da essere stata inclusa nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità nell’ambito della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

I borghi della Tuscia con i bambini

I borghi della Tuscia da visitare con i bambini sono tantissimi e sono davvero uno più straordinario dell’altro: come detto in precedenza, parliamo di una delle zone italiane più belle e interessanti dal punto di vista paesaggistico, archeologico e culturale. Ne abbiamo selezionati alcuni da non perdere, soprattuto se si decide di esplorare questo territorio con i più piccoli,

Sant’Angelo, il “paese delle fiabe”

Sì, avete letto bene: il borgo di Sant’Angelo è anche il “paese delle fiabe”. Il motivo è molto semplice: le facciate di ogni via del centro storico sono impreziosite da coloratissimi murales che raccontano fiabe, leggende e tutto ciò che riguarda il mondo del fantastico. Parliamo quindi di un vero e proprio museo a cielo aperto che narra la storia di Alice nel paese delle meraviglie, ma anche della Piccola Fiammiferaia, Il gatto con gli Stivali, Pocahontas, Mary Poppins e molto altro ancora.

Graffiti che sono davvero uno più bello dell’altro: tra le mura del borgo c’è persino un’opera di Vera Bugatti dedicata a Cappuccetto Rosso, che è stata classificata nel 2021 fra le 25 opere più belle del mondo.

Civita di Bagnoregio, la “città che muore”

Un altro borgo della Tuscia da visitare con i bambini è senza ombra di dubbio Civita di Bagnoregio, conosciuto anche come la “città che muore”. Per quale motivo? Il centro storico è posto sulla cima di una rupe costantemente sottoposta all’erosione da parte dell’acqua, tanto da essere a rischio sfaldamento.

Civita di Bagnoregio, Tuscia

Fonte: iStock

La straordinaria Civita di Bagnoregio

Non si hanno certezze su quanto tempo ancora possa rimanere in piedi, e per questo Civita di Bagnoregio è oggi un paesino fantasma ma dalla bellezza senza eguali. Per raggiungerlo occorre attraversare un lungo ponte che piacerà tantissimo ai bambini, per poi entrare in un luogo dove il tempo pare non essere passato mai e pieno di monumenti da scoprire, come il Palazzo Vescovile, la Chiesa di San Donato e il mulino risalente al XVI secolo.

Calcata, il “borgo delle streghe” e degli artisti

Abbiamo visto il “paese delle fiabe”, la “città che muore” e ora è il turno del “borgo delle streghe”, che risiede nella bellissima Calcata. Costruita anch’essa su una rupe tufacea a rischio crollo, secondo la tradizione, nei giorni e nelle notti in cui c’è forte vento tra i vicoli del borgo è possibile udire il canto delle streghe. Ma non è finita qui, perché si narra che in passato sia stato anche luogo di riti magici.

Calcata permette di vivere una vera esperienza “fuori dal mondo”, anche grazie al fatto che a partire dagli anni Settanta è stato ripopolato da una serie di artisti provenienti da tutto il globo, che hanno reso questo bellissimo borgo della Tuscia il proprio ‘buen retiro’ e la propria fonte di ispirazione.

I parchi della Tuscia da visitare con i bambini

La Tuscia si distingue per essere un territorio ancora piuttosto incontaminato e ricco di numerosi ecosistemi che si alternano dal mare all’entroterra. Per questo motivo, qui sono istituite molte aree protette, in cui vengono tutelati molti animali selvatici, orchidee spontanee, arbusti rari e secolari esemplari di querce e faggi. Ma non solo, perché in molti di questi territori c’è anche la storia a fare da padrona, tanto che anche i parchi sono davvero imperdibili se si viaggia nella Tuscia con i bambini.

Il Parco dei Mostri di Bomarzo

Bomarzo è un altro bellissimo borgo della Tuscia dove prende vita un’area davvero speciale: è qui che sorge il Parco dei Mostri, chiamato anche Sacro Bosco. Si tratta di un giardino pieno di “spaventose” creature, realizzato nel 1547 da Pirro Ligorio, cariche di simbolismi, con continui riferimenti alla mitologia e al mondo del fantastico: cosa c’è di meglio per i bambini?

Parco dei Mostri, Tuscia

Fonte: iStock

Una delle “spaventose” opere del Parco dei Mostri

Visitarlo vuol dire scoprire un percorso fatto di grandi statue in basalto, edifici surreali (persino storti), iscrizioni e indovinelli che sorprendono e disorientano. Ci sono sirene, mostri marini, tartarughe giganti, satiri, sfingi, draghi, giochi illusionistici e tutto quello che un bambino potrebbe desiderare.

Il Parco Cinque Sensi, esperienza speciale

A Vitorchiano, un altro splendido borgo medievale dove svetta nei cieli persino un Moai costruito in peperino dalle mani di 19 persone provenienti da Rapa Nui, c’è il bellissimo Parco Cinque Sensi, che permette di vivere esperienze davvero speciali: si può camminare a piedi nudi lungo un sentiero sensoriale fatto di fango e altri materiali naturali, dormire in tende sospese tra gli alberi, e fare attività a tema orienteering o Harry Potter, per esempio.

Un posto perfetto per far sperimentare i bambini, per farli crescere e per lascirgli scoprire la natura in tutte le sue molteplici (ed affascinanti) sfaccettature.

Il Bosco del Sasseto, definito il “Bosco di Biancaneve”

Voliamo ora a Torre Alfina, un altro meraviglioso borgo dominato da un fiabesco castello: solo questo è sufficiente per venire con i bambini da queste parti. Ma non è tutto, perché questo spettacolare luogo è circondato da un Bosco misterioso, chiamato Bosco del Sasseto, che per la sua bellezza e unicità è stato definito dal National Geographic come il “Bosco di Biancaneve”.

Si tratta di un’area ricca di latifoglie secolari che superano anche i 25 metri di altezza, e che a loro volta proteggono particolari massi, rocce e opere incredibili: ci sono ghiacciaie un tempo deputate alla conservazione dei cibi, e persino un fiabesco Mausoleo che conserva le spoglie di uno degli antichi proprietari del Castello di Torre Alfina.

Bosco del Sasseto, Tuscia

Fonte: iStock

Il suggestivo Mausoleo nel bel mezzo del Bosco del Sasseto

Le spiagge della Tuscia con i bambini

Il mare della Tuscia non è certamente il più limpido d’Italia, ma quando le condizioni climatiche sono ottimali le acque sono davvero trasparenti e cristalline. La zona è caratterizzata da spiagge enormi, come quelle di Montalto di Castro – anche se in realtà siamo già nel bel mezzo della Maremma Laziale -, fatte di sabbie morbide e perfettamente attrezzate per i più piccoli che qui trovano il loro paradiso personale (anche gli adolescenti, che hanno molto con cui divertirsi).

Non sono da meno le spiagge di Tarquinia, dove vale la pena visitare anche il centro storico e soprattutto il più grande allevamento di alpaca d’Italia, in cui poter accarezzare, coccolare, passeggiare a dare da mangiare a questi simpaticissimi animali.

Poi ci sono i laghi balneabili, come il magnifico Lago di Bolsena, dove si affacciano borghi da sogno e con due misteriose isole al largo da poter raggiungere e scoprire, e il Lago di Vico, immerso in un contesto naturale di puro pregio e con tante aree a dedicate ai più piccoli.

Lago di Bolsena, Tuscia

Fonte: iStock

Capodimonte, meraviglioso borgo affacciato sul Lago di Bolsena

Le terme della Tuscia con i bambini

La Tuscia è anche una zona termale e, anzi, recentemente la città di Viterbo è entrata a far parte ufficialmente delle grandi città termali d’Europa. Qui c’è davvero l’imbarazzo della scelta, perché sono molte le sorgenti che sgorgano in città e nei suoi dintorni.

È possibile rilassarsi in bellissimi stabilimenti forniti di ogni comfort ma anche in piscine ad accesso libero. Tra i centri termali più interessanti ci sono le Terme dei Papi, con una piscina monumentale esterna e una grotta naturale che funge da bagno turco.

Da non perdere per nessuna ragione al mondo sono anche le Terme di Vulci, da abbinare con una visita al sorprendente parco Parco naturalistico Archeologico che corrisponde a una delle più importanti città-stato dell’Etruria di cui rimangono imponenti ruderi, la cinta muraria, le porte urbane, l’acqedotto romano, l’area del foto, il tempio grande, le terme, la Domus e le necropoli.

Ma non solo, perché a Vulci svettano anche un fiabesco castello e un Ponte del Diavolo che sovrasta un canyon meraviglioso e che lascia senza fiato. Sì, la Tuscia è assolutamente una zona da scoprire da cima a fondo, anche insieme ai nostri bambini.

Vulci, provincia di Viterbo

Fonte: iStock – Ph: ValerioMei

Veduta straordinaria di Vulci
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Sulle tracce di Excalibur, la mitica spada di Re Artù

C’è un mito che resiste al trascorrere delle epoche, una leggenda medievale che continua ad affascinare persone di ogni età: si tratta di Excalibur, la “magica spada nella roccia”, uno degli oggetti senza dubbio più famosi della storia, “forgiata da un dio, annunciata da un mago, trovata da un re“.

Oggi, un team di esperti e ricercatori dichiara di poterla individuare.

La leggenda di Excalibur, la spada di Re Artù

Di proprietà di Re Artù, il leggendario condottiero britannico del V e VI secolo, Excalibur era dotata di poteri “magici” tali da rendere il Re un formidabile guerriero.

Ma quali sono le sue origini? Le versioni della leggenda differiscono. Il primo a narrarne la storia fu Geoffrey di Monmouth quando scrisse, attorno al 1136, l’Historia Regum Britanniae: qui, citata con il nome latinizzato Caliburn, la spada forgiata sull’isola di Avalon non ha particolari virtù ma è Re Artù a possedere doti straordinarie.

Sul finire del XII secolo, il francese Robert de Boron la presenta, per la prima volta, come la “spada nella roccia” (che ispirò il cartone animato Disney del 1963) in un racconto nel quale il futuro re estrae la mitica lama da un’incudine (diventata, nelle successive versioni, un masso).

Ancora, Sir Thomas Malory, nella sua opera pubblicata postuma “La morte di Artù” (fonte tra le più considerate per le rielaborazioni) fa donare la spada al re dalla Dama del Lago.

In ogni caso, quando Re Artù giacque ferito a morte dopo la sua ultima battaglia, ordinò al fedele Sir Bedivere di gettare la spada nel lago: in quel momento, una mano si levò dalle acque, brandì Excalibur e poi scomparve. Tale evento potrebbe essere accaduto nella mitica isola di Avalon, con cui la moderna Glastonbury nel Somerset ha delle analogie.

Artù, infatti, fu portato ad Avalon per riprendersi dopo la battaglia finale di Camlann, che forse si svolse in Cornovaglia, vicino al Vallo di Adriano nel nord dell’Inghilterra, oppure in Galles: un documento gallese (presumibilmente della metà del X secolo) chiamato Annales Cambriae, registra la data della morte di Re Artù a Camlann nel 537-9 d.C.

Alla ricerca della spada perduta

Esistono diverse versioni della storia che confondono le acque per così dire, ma la leggenda persiste dopo molti secoli, quindi potrebbe esserci un fondo di verità“, ha spiegato uno degli esperti impegnati nella ricerca di Excalibur. “Quindi in questo momento, stiamo cercando una spada o qualsiasi cosa che potrebbe essere stata parte di una spada, e se viene trovato qualcosa del genere, allora spetta agli storici, agli archeologi e agli scienziati di laboratorio identificare esattamente cosa abbiamo trovato“.

Sì perché un team di registi, esperti di tecnologia, archeologi e subacquei è partito per localizzare l’oggetto nelle acque britanniche nell’ambito di una nuova serie TV chiamata “Weird Britain” che indaga ed esplora strane leggende, misteri irrisolti, storie bizzarre, tradizioni insolite e personaggi eccentrici.

La prima parte del progetto ha avuto inizio lo scorso anno in una località sconosciuta della Cornovaglia, ma l’obiettivo è quello di scandagliare altri corsi d’acqua: gli esperti ritengono che vi siano diverse località della Gran Bretagna in cui potrebbe celarsi Excalibur .

In Cornovaglia, ad esempio, potrebbe trovarsi a Dozmary Pool, ai margini di Bodmin Moor, o vicino ad Alderley Edge nel Cheshire. Il team spera che il progetto consolidi ulteriormente lo “status mitico” della spada o porti alla luce grandi sorprese: “Identificare il lago in questione è un enigma su cui storici e ricercatori dibattono da secoli, se il lago esista ancora o se la leggenda sia addirittura vera” affermano.

Per la ricerca, gli esperti stanno utilizzando droni sottomarini e veicoli telecomandati (ROV), macchine senza pilota controllate da personale a distanza, collegati o meno a una nave di superficie più grande e gestiti tramite un joystick, quasi come il controller di una console di gioco.

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Castel Trosino e le sue Cascatelle: il binomio perfetto per una gita nelle Marche

Dopo essere nato a quasi duemila metri tra le vette dei Monti della Laga, in Abruzzo, il torrente Castellano scende tortuosamente verso Ascoli Piceno, nelle Marche.

Pochi chilometri fuori dalla città delle cento torri le sue acque turchesi lambiscono un grandioso contrafforte di roccia bianca, sulla cui sommità svetta il campanile di una chiesa e tutt’attorno le case brune, con le facciate costruite con il travertino tipico del luogo. È Castel Trosino, un borgo senza tempo testimone del passato.

A poca distanza, in primavera e in estate, si possono sentire gli schiamazzi dei ragazzi e delle ragazze impegnati fra tuffi e bagni nelle piscine naturali d’acqua dolce scavate dal torrente poco più a monte.

Allo stesso tempo, nei pressi del borgo, il silenzio perenne e affascinante avvolge una grande necropoli longobarda, a sua volta retaggio del momento di massimo splendore di questo angolo d’Italia nel corso della storia.

Il borgo di Castel Trosino

Più che un borgo, Castel Trosino è poco più di un villaggio. Gli abitanti permanenti sono nell’ordine di una decina o due, le sue strade si esauriscono in qualche vicolo e un paio di piazze comunicanti.

In questo piccolissimo angolo ereditato direttamente dal medioevo, incastonato su uno sperone di roccia a strapiombo rispetto alla gola dove scorre il Castellano, si respira una bellissima atmosfera. Merito della conservazione del contesto originale del borgo, con gli edifici interamente fabbricati e mantenuti in pietra di travertino.

Fonte: Lorenzo Calamai

La chiesa di San Lorenzo Martire a Castel Trosino

Vi si entra solamente a piedi o in bicicletta, dopo aver eventualmente lasciato l’auto nel parcheggio della chiesa che sorge di fronte all’ingresso del paese. Si oltrepassa l’arco che apre una breccia nelle possenti mura e si è catapultati in un contesto totalmente medievale.

Se in epoca romana l’area dell’odierno abitato era già conosciuta per le sorgenti di acque termali che si gettano nel torrente Castellano conferendo alle acque il tipico colore turchese, fu nel VI secolo che Castel Trosino si sviluppò come fortificazione utile all’avvistamento vista la sua particolare posizione. Feudo longobardo dipendente dal Duca di Spoleto, rappresentò il baluardo militare nella valle del Castellano.

La porta di accesso e i resti della cinta muraria visibili oggi sono quelli che vennero risparmiati alla fine del Quattrocento dalla presa del castello operata dalle milizie dello Stato della Chiesa, che distrusse invece gran parte delle fortificazioni presenti.

Fonte: Lorenzo Calamai

La leggenda narra che Manfredi di Svevia abbia soggiornato a Castel Trosino

Oltrepassata la Taverna del Longobardo, bar e ristorante punto di riferimento dell’intera cittadina, vi troverete nella piazza principale, con di fronte la chiesa di San Lorenzo Martire, un bel pozzo decorato da archi in ferro battuto e il balcone di una casa bassa, conosciuta come la Casa di Re Manfrì, dove la tradizione narra che abbia soggiornato anche Manfredi di Svevia, figlio di Federico II e Re di Sicilia.

Secondo alcuni interpreti della Divina Commedia, peraltro, le spoglie di Manfredi, morto nella battaglia di Benevento del 1266 e qui sepolto in un primo tempo, giacciono in un imprecisato punto sul greto del Castellano, che scorre sotto la rupe su cui si erge Castel Trosino.

Il tesoro di Castel Trosino

Una mattina di aprile del 1893 un contadino di Castel Trosino, Salvatore Pignoloni, prese carro, aratro e i suoi buoi e si diresse nella vigna che coltivava presso la cosiddetta contrada Santo Stefano, poco fuori dal borgo medievale.

Durante l’aratura, però, i suoi attrezzi finirono in una profonda fossa, rivelando ossa, scheletri e oggetti preziosi. Fu l’accidentale avviò della scoperta di quello che venne allora chiamato il tesoro di Castel Trosino: una grande necropoli longobarda, datata tra il VI e il VII secolo dopo Cristo.

Fonte: Mauro Orsini con licenza CC BY 2.5

Castel Trosino, vista d’insieme

Erano circa 240 i corpi sepolti e le seguenti ricerche archeologico hanno permesso grandi progressi nel determinare le modalità di convivenza sullo stesso territorio delle popolazioni longobarde e di quelle romano-bizantine. All’interno delle fosse era presente una gran quantità di piccoli oggetti come spille, anelli, orecchini, fibule e altri piccoli ornamenti preziosi. La maggior parte di questi si trova oggi al Museo Nazionale dell’Alto Medioevo a Roma, altri sono arrivati fino al MET di New York, mentre molto altro può essere scoperto presso il vicino Museo dell’Alto Medioevo di Ascoli Piceno.

La necropoli vera e propria è ancora oggi visitabile, con ampi pannelli didattici che raccontano la storia del ritrovamento e approfondiscono usi e costumi delle antiche sepolture cerimoniali. Inoltre, una radura nel bosco offre una bella vista d’insieme sul borgo di Castel Trosino.

Per raggiungere la necropoli occorre percorrere la Strada provinciale di Valle Castellana che collega Ascoli e Castel Trosino. Scendendo dal borgo verso la città si lascia l’auto in corrispondenza di una strada in cemento sulla destra e la si percorre a piedi per qualche minuto, addentrandosi nel bosco.

Le Cascatelle di Castel Trosino

Il Castellano è una vera e propria benedizione nei mesi caldi dell’anno. Le sue acque chiare e fresche attraversano tumultuose il territorio montagnoso al confine tra Marche e Abruzzo, per poi offrire il meglio agli appassionati di wild swimming in una serie di piscine naturali d’acqua dolce una più spettacolare dell’altra tra Castel Trosino e Ascoli Piceno.

Arrivando da Ascoli Piceno e superano il borgo di Castel Trosino lungo la Strada provinciale di Valle Castellana, si prosegue per circa 700 metri, fin quando non si trova sulla destra una strada bianca che scende verso il basso con un brusco tornante. È il luogo migliore dove lasciare l’aiuto e percorrere a piedi l’ampia strada sterrata che conduce al letto del Castellano.

Fonte: Lorenzo Calamai

A bagno nelle acque turchesi del Castellano

Qui si può facilmente guadare il fiume e imboccare il sentiero battuto dai frequenti passaggi. In circa 10 minuti di camminata nella vegetazione ripariale, si arriva a un’ampia radura, dove una cascata artificiale genera un’ampia polla d’acqua color turchese e offre il trampolino ideale per un tuffo liberatorio.

Le Cascatelle di Castel Trosino sono una delle mete preferite dai locali per una gita nel fine settimana. Come in un moderno anfiteatro, ci si dispone sulle rocce tutte attorno alla piscina naturale, assistendo in totale relax alle gare di tuffi fra ragazzi e bambini.

Fonte: Lorenzo Calamai

Cascatelle di Castel Trosino

Nell’area di un chilometri quadrato, dunque, Castel Trosino offre un borgo medievale estremamente scenografico dove perdersi in una atmosfera senza tempo, una affascinante necropoli longobarda dove esplorare le vestigia di una storia vecchia di 1500 anni e un contesto naturale accessibile ma selvaggio, dove potersi riconnettere con il verde degli alberi e l’azzurro delle acque: un contesto ideale per una giornata di vacanza diversa dalle altre.