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Ryanair riparte verso Israele: la data e i nuovi voli

È un timido accenno di riapertura verso un Paese che ospita luoghi meravigliosi, ma attualmente coinvolto in un pesante conflitto: Ryanair, dopo il recente passo indietro, ha deciso di riprendere le proprie operazioni da/per Israele, con alcuni nuovi collegamenti che verranno presto ripristinati. Si parla naturalmente dei voli che riguardano l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, che unisce la capitale israeliana ad una fitta rete di città in tutto il mondo. Scopriamo qualcosa in più.

Ryanair, la decisione su Israele

Il conflitto israelo-palestinese, scoppiato lo scorso autunno, ha messo in grande difficoltà il settore turistico. Molte compagnie aeree hanno infatti deciso di sospendere i propri voli da/per l’aeroporto internazionale Ben Gurion, che serve la capitale Tel Aviv. Tra queste, anche Ryanair: il vettore low cost irlandese ha interrotto le operazioni sin dal 7 ottobre 2023, data in cui è scoppiata la crisi di Gaza. Ora però la situazione potrebbe cambiare, anche se il clima internazionale è ancora abbastanza rovente. La compagnia aerea vuole riprendere i propri collegamenti con Israele, incentivata dalla decisione dello scalo di riaprire il Terminal 1.

Ryanair, dunque, ricomincerà a volare da/per Tel Aviv a partire da lunedì 3 giugno 2024: le prenotazioni sono già aperte sul sito ufficiale del vettore. “È una grande notizia che l’aeroporto Ben Gurion stia riaprendo il Terminal 1: ciò ha permesso a Ryanair di riprendere le operazioni su Tel Aviv da lunedì 3 giugno” – ha affermato un portavoce della compagnia, in una nota diramata proprio da Ryanair. Al momento, sono previsti 40 voli settimanali da/per Atene, Bari, Berlino, Budapest, Malta, Milano e Paphos (Cipro).

Le recenti vicissitudini dell’aeroporto Ben Gurion

La decisione di riprendere i collegamenti con Tel Aviv ha alle spalle una lunga storia piuttosto complessa. Lo scorso 7 ottobre, come abbiamo visto, l’inizio del conflitto aveva spinto molte compagnie aeree a sospendere i voli verso la capitale israeliana. Ai passeggeri diretti da/verso il Paese non è rimasta che pochissima scelta, grazie soprattutto ai vettori nazionali El Al, Arkia e Israir, che hanno continuato ad operare dall’aeroporto internazionale Ben Gurion accanto ad una manciata di altre compagnie straniere.

La situazione è leggermente migliorata lo scorso 8 gennaio 2024, quando Lufthansa (assieme alle compagnie da essa controllate) ha ripreso i suoi voli con 20 collegamenti settimanali. Una scelta importante, come ha spiegato il Globes: “È la quarta compagnia aerea al mondo e il secondo vettore più grande in Europa, comprendente Austrian e Swiss Airlines”. Il 1° febbraio anche Ryanair ha dato nuovamente il via alle operazioni presso il Ben Gurion. Tuttavia, l’aeroporto ha deciso di tenere aperto solamente il Terminal 3, quello destinato alle compagnie ad alto costo, rinunciando momentaneamente al Terminal 1, più economico.

Il vettore irlandese ha provato a tenere duro, ma le spese sono diventate insostenibili. Usufruire infatti del più caro Terminal 3 ha fatto sì che i costi per la compagnia siano aumentati, e con essi anche le tariffe proposte ai passeggeri. Il 27 febbraio, dunque, Ryanair ha interrotto nuovamente i voli da/per Tel Aviv – soprattutto dopo il rifiuto dell’aeroporto israeliano di applicare provvisoriamente i prezzi concordati per i passeggeri del Terminal 1. Ora che quest’ultimo ha però annunciato la riapertura, anche la compagnia low cost ha intenzione di riprendere i suoi voli.

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Le meraviglie del Cervino, tra grotte, laghi e percorsi di trekking

Lo splendore delle imponenti montagne alpine è in grado di ipnotizzare chiunque, tra vette, grotte di ghiaccio, natura incontaminata, laghetti glaciali e percorsi di trekking con viste spettacolari che esplorano ogni angolo di questo meraviglioso paesaggio.

Ci troviamo in Valle d’Aosta, l’incantevole regione italiana costellata da alcune delle vette più alte e imponenti d’Italia e d’Europa, che non ha bisogno di presentazioni. Sul confine tra questa splendida regione e la Svizzera (Canton Vallese) sorge imponente il Monte Cervino, conosciuto anche con il nome tedesco Matterhorn. La sua forma piramidale distintiva, con le sue quattro facce rocciose ripidamente inclinate, e la sua maestosità lo rendono una delle montagne più simboliche delle Alpi, conosciuta in tutto il mondo e meta di escursioni suggestive.

Andiamo alla scoperta delle meraviglie del Cervino, tra grotte, laghetti, viste panoramiche e tanto altro: un paesaggio da cartolina perfetto per una vacanza immersa totalmente nella natura più selvaggia, lontano dai rumori delle città e ad un passo dal cielo.

Grotta di ghiaccio: perla delle Alpi

La grotta del Piccolo Cervino è uno dei luoghi più intriganti che le Alpi abbiano da offrire. Si tratta della grotta di ghiaccio più alta in Europa, essendo posta a ben quattromila metri. Avventurarsi fin qui è un’esperienza incredibile, che molti decidono di intraprendere per poi restare assolutamente appagati alla vista di questa particolare creazione naturale, incastonata nel ghiacciaio del Klein Mattherhorn.

Ogni anno migliaia di turisti si avventurano nella grotta, raggiungibile grazie alla funivia, giungendo al Piccolo Cervino. Allo stesso modo è possibile arrivare fin qui dalla stazione, sfruttando una magnifica galleria di 50 metri scavata interamente nel ghiaccio vivo. Fantastici i giochi di luce che è possibile apprezzare nella grotta, posta a 15 metri di profondità, per una visita allietata da dolci musiche che conferiscono all’avventura uno stato quasi magico.

Il suggestivo percorso lungo la Grotta di Ghiaccio, Monte Cervino

Fonte: iStock

Percorso della Grotta di Ghiaccio

Il Lago Blu, lo specchio d’acqua incantano

Adagiato ai piedi del Monte Cervino, tra prati e boschi rigogliosi vicino a Breuil-Cervinia, troviamo il Lago Blu. La sua origine è glaciale e il suo nome non è di certo stato scelto casualmente. Si tratta di un suggestivo specchio d’acqua dalle intense sfumature di blu che sono uno spettacolo per gli occhi di chi coloro che hanno l’occasione di visitarlo.

Situato a 2395 metri di altitudine, vicino alla stazione di arrivo della funivia del Plateau Rosa, uno dei punti panoramici più spettacolari sopra Cervinia, il Lago Blu è uno spettacolo naturale mozzafiato: nelle sue acque si specchia il Cervino e le altre maestose montagne innevate che lo circondano in un abbraccio.

Non lontano da un altro lago suggestivo creato da una diga, ossia il Lago Goillet, il Lago Blu è una meta popolare soprattutto in estate e coperto da una coltre di neve in inverno, il lago è raggiungibile facilmente a piedi lungo i sentieri ben segnalati.

Conca di Cheneil: magia fuori dal tempo

Tanti i percorsi dedicati al trekking sul Cervino. Uno di questi, a pochi chilometri da Cervinia, conduce direttamente alla conca di Cheneil, raggiungibile unicamente a piedi, mettendo alla prova la propria resistenza. Si tratta della terrazza più nota tra quelle presenti sul crinale tra la Val d’Ayas e Valtournenche.

La conca è circondata da splendidi panorami montani, con prati verdi, fitti boschi di conifere e viste spettacolari sulle vette circostanti, tra cui il Cervino. È il luogo ideale in cui rilassarsi, passeggiare e godere della tranquillità della natura più incontaminata.

Ai turisti e ai locali è offerto un servizio gratuito, aperto 24 ore su 24. Si tratta dell’ascensore di arroccamento che parte da La Barma, dove poter comodamente parcheggiare la propria vettura, per poi giungere all’imbocco di Cheneil. Inutile dire che avventurarsi a piedi in questo paesaggio è qualcosa di caldamente consigliato, per dare vita a ricordi indelebili.

Dalla Conca di Cheneil partono diversi sentieri che esplorano il territorio circostante, tra laghetti, pascoli e rifugi montani in cui rifocillarsi. Quando la neve ricopre il terreno, poi, si possono fare divertenti ciaspolate e cimentarsi nello sci alpinismo.

La splendida vetta del Monte Cervino, la famosa "piramide" della Valle d'Aosta

Fonte: iStock

Monte Cervino

Trekking sul Cervino immersi nella natura

Il paesaggio del Cervino si presta per ottime escursioni, a piedi o in bici, e scalate con percorsi di trekking caratterizzati da diversi gradi di difficoltà, perfetti per ogni esigenza e livello di preparazione.

La salita fino alla cima del monte (a circa 4.478 metri sul livello del mare), che segue la Cresta del Leone (dal versante svizzero) e la Cresta del Leone Italiana (nel versante italiano), è molto impegnativa e richiede un’ottima preparazione tecnica e fisica. Meta molto ambita tra gli alpinisti esperti, a ricordarne la difficoltà e la pericolosità è quella che fu la prima ascensione al Cervino, avvenuta il 14 luglio 1865, che venne segnata dalla tragica morte di quattro membri della cordata, un evento ricordato come la “tragedia del Cervino”. Per questo è consigliato solo agli escursionisti più esperti e con il supporto di una guida alpina.

Tra i percorsi di trekking più adatti anche ai meno esperti troviamo la Gran Balconata del Cervino: un percorso mozzafiato ad anello lungo 70 chilometri, posto al cospetto del Cervino. Fascino e timore s’intrecciano dinnanzi al gigante di roccia, meta ideale per ogni appassionato di alpinismo. Percorribile interamente in 5/6 giorni, il cammino inizia ad Antey Saint André e finisce a Chatillon/Saint Vincent. Coloro che non vogliono completare l’intero anello, possono percorrere anche solo una parte di questo tragitto facile e adatto a tutti.

Un altro lungo itinerario, invece, conduce i viaggiatori attraverso la valle alpina della Valtournenche, che ha goduto negli ultimi anni di un particolare sviluppo. È un percorso particolarmente faticoso, questo, che non presenta però difficoltà tecniche. Ciò vuol dire che non è riservato ai soli esploratori esperti ma quasi a chiunque: non ci sono scuse, dunque, questo è uno spettacolo da non perdere.

Non solo trekking nel territorio del Cervino. Queste sono montagne molto conosciute per lo sci, soprattutto nelle vicine località di Zermatt in Svizzera (che merita una visita) o di Breuil-Cervinia in Italia. Proprio da Breuil-Cervinia si può raggiungere uno dei paradisi per gli sport sulla neve, ossia il panoramico Plateau Rosa. Questo territorio dalle molteplici risorse è perfetto anche per escursioni in mountain bike, per arrampicate sulle pareti rocciose dei monti, per il golf estivo a 2050 metri di altitudine, mentre i più impavidi possono vivere l’esperienza adrenalinica del parapendio.

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Cammino di Santiago: a ogni viaggiatore il suo percorso

Sono 300.000, e anche di più, i viaggiatori e gli esploratori che ogni anno scelgono di affrontare il mistico e intenso Cammino di Santiago. Questa epica peregrinazione è tra le più antiche e rinomate d’Europa, un’odissea che richiama individui da ogni angolo del globo desiderosi di esplorare il suggestivo sentiero che conduce alla tomba dell’apostolo Giacomo, sulla quale è stata costruita la celebre Cattedrale di Santiago de Compostela.

I percorsi disponibili per affrontare questa sfida sono molteplici, abbracciando diverse modalità di viaggio, che vanno dal cammino a piedi alla bicicletta fino al cavallo. Ognuno di questi si adatta alle esigenze individuali dei pellegrini, offrendo varietà e flessibilità.

Esistono itinerari lunghi e impegnativi, che richiedono una preparazione fisica e mentale significativa, e altri più brevi e accessibili. Alcuni di essi sono celebri per la loro bellezza e notorietà, mentre altri, meno conosciuti, custodiscono un fascino tutto loro, pronto ad essere svelato agli occhi degli avventurieri.

Ecco 5 percorsi del Cammino di Santiago perfetti per ogni esigenza.

Camino Francés: il più celebre e frequentato

Tra i percorsi più celebri e battuti del Cammino di Santiago, troviamo il Camino Francés che si estende per circa 770 chilometri: dal versante francese dei Pirenei, si estende lungo il nord della Spagna e arriva a Santiago de Compostela. Solitamente si completa in circa 33 giorni (5 settimane) a piedi e in circa 14 giorni se si sceglie di percorrerlo in bici. Si tratta, in assoluto, di uno dei percorsi più ardui e intensi dal punto di vista fisico e mentale, ma anche uno dei più appaganti e completi.

La partenza è a St-Jean-Pied-de-Port, una pittoresca cittadina situata ai piedi dei maestosi Pirenei. Da qui il percorso si addentra nel territorio della comunità autonoma di Aragona, tra paesaggi montuosi, boschi rigogliosi e le architetture religiose dei piccoli villaggi disseminati lungo il cammino. Fino a qui, alcuni dei più affascinanti punti di interesse lungo il Cammino Francese sono Pamplona, Logroño e San Domingo de la Calzada.

Si passa poi per le regioni di Navarra e La Rioja, con i loro vigneti e gli splendidi paesaggi tra valli, fiumi e centri abitati nei quali il tempo sembra essersi fermato e le tradizioni sono ancora vive nella popolazione locale. Si entra poi in Castiglia e León, con città e villaggi medievali dal fascino unico, come Burgos e León, ricchi di testimonianze dei “caminos” come ponti antichi e cattedrali medievali.

Si giunge infine in Galizia, con il suo paesaggio rurale verdeggiante e collinare: è famosa la suggestiva salita di O Cebreiro, alta quasi 1300 metri. In questa ambientazione, i pellegrini affrontano gli ultimi chilometri fino a Santiago di Compostela.

Lungo l’intero tragitto a tappe del Camino Francés, i pellegrini incontrano diverse opzioni di alloggio e di servizi per soddisfare i bisogni primari: ostelli pubblici, alloggi privati, osterie e ristoranti. Essendo il percorso più frequentato e affollato, soprattutto d’estate, può risultare più difficile vivere in tranquillità il viaggio spirituale lungo il Cammino Francés, in particolare nel tragitto da Sarria a Santiago (circa 144 chilometri) che è scelto da molti pellegrini che non vogliono percorrere l’intero cammino da St-Jean-Pied-de-Port.

Il simbolo segnaletico del Cammino di Santiago

Fonte: iStock

Cammino di Santiago

Camino Portugués: il percorso adatto a tutti

Il Camino Portugués è altrettanto famoso e significativo, ma sicuramente meno impegnativo rispetto al precedente (il Cammino Francese) e per questo più adatto a tutti, anche ai meno allenati. Le salite collinari sono dolci e comunque poche, tuttavia la maggior parte del percorso si snoda su superfici asfaltate. Per affrontare i 620 chilometri che separano Lisbona da Santiago occorre quindi munirsi di scarpe molto comode.

Questo cammino permette di scoprire i paesaggi costieri e rurali del Portogallo e della Spagna, scoprirne la cultura e le tradizioni locali e culinarie, i villaggi pittoreschi e le città storiche, vivendo un’esperienza autentica e variegata.

Percorribile in circa 25 giorni a piedi e in 10 giorni in bicicletta, il Cammino Portoghese parte da Lisbona, ma ci sono anche altre varianti come quella che parte da Porto (più breve con i suol 240 chilometri) o quella del Camino Portugués de la Costa (il cammino che segue la costa atlantica).

Lasciata Lisbona, si attraversano le splendide cittadine di Santarém, Coimbra, Porto e Pontevedra, nelle quale sostare per una visita. Una volta superato il fiume Miño, si ammira il paesaggio spagnolo percorrendo l’ultimo tragitto fino alla Cattedrale di Santiago de Compostela.

Meno affollato rispetto a quello francese, anche il Cammino Portoghese presenta diverse opzioni di alloggio lungo la strada, tra cui rifugi per pellegrini, ostelli, alberghi e case private che offrono sistemazioni ai viandanti. Come per qualsiasi altro percorso del Cammino di Santiago, è consigliabile pianificare con cura le tappe da percorrere e prepararsi adeguatamente prima di partire, nonostante in questo caso non serva una particolare preparazione atletica.

Camino del Norte: lungo la costa settentrionale spagnola

Il Camino del Norte è paragonabile, per intensità e lunghezza, a quello francese, tuttavia è molto meno conosciuto e quindi più tranquillo. L’intero percorso si snoda parallelamente alla costa settentrionale della Spagna, peculiarità, questa, che consente di ammirare alcune delle più belle costiere a picco della regione, anche se l’itinerario percorre principalmente l’entroterra attraversando San Sebastián, Bilbao, Santander e Gijón.

Sono 824 i chilometri che dividono Irún, il punto di partenza sul confine francese (nei Paesi Baschi), da Santiago de Compostela, percorribili in circa 32 giorni a piedi (20 in bici). Un percorso suggestivo immerso nei paesaggi che caratterizzano il nord della Spagna: territori boscosi alternati a scogliere a picco sul mare e spiagge, con piccoli villaggi di pescatori e importanti città storiche come San Sebastian e Oviedo.

Proprio a partire da Oviedo, si abbandona la costa settentrionale per scendere verso sud, attraverso il territorio galiziano, per raggiungere infine Santiago de Compostela.

Scelto sempre più spesso come alternativa meno affollata rispetto al Cammino Francese, il Camino del Norte è un viaggio spirituale appagante e tranquillo, seppur impegnativo, lungo il quale si trovano molte strutture di accoglienza per i pellegrini, tra alberghi, ostelli e rifugi, luoghi nei quali confrontarsi e conoscere culture diverse e persone provenienti da ogni parte del mondo.

Il paesaggio mozzafiato sulle coste di Santander

Fonte: iStock

Santander e le sue coste

Camino Primitivo: tra i percorsi più impegnativi

Nonostante i suoi soli 320 chilometri da percorrere, il Camino Primitivo è considerato uno dei più difficili da intraprendere a causa dei dislivelli che si incontrano nelle prime tappe del tragitto. Percorribile in circa 11/13 giorni a piedi (6/8 in bicicletta), il Cammino Primitivo è uno dei più antichi e tradizionali percorsi che collegano a Santiago di Compostela. Ripercorre, infatti, il tragitto compiuto dal re Alfonso II delle Asturie, il primo ad aver raggiunto a piedi la tomba di San Giacomo.

Il suo nome non è scelto a caso. Il percorso, infatti, si snoda attraverso un paesaggio duro e aspro, ma decisamente autentico e incredibile. Si parte da Oviedo, nella regione delle Asturie, e si attraversano paesaggi mozzafiato tra montagne, boschi, colline verdeggianti punteggiate da villaggi e cittadine ricche di fascino e storia, come la città di Lugo, circondata da antiche mura romane. Per gli ultimi 55 chilometri, poi, il percorso confluisce nel Cammino Francese.

Oltre che per il suo intenso legame storico e spirituale con Santiago, questo percorso a tappe è noto per la sua bellezza e tranquillità, essendo meno frequentato rispetto ad altre rotte più popolari, una su tutte quella del Cammino Francese.

Camino Inglés: il percorso più breve

Il Camino Inglés è il più breve e più praticabile tra i cammini indicati fino a questo momento, ideale quindi per i viaggiatori meno allenati, ma anche per quelli con meno tempo a disposizione.

Questo percorso, che parte da Ferròl, si snoda per circa 115 chilometri con tappe che corrispondono a 5/6 giorni di viaggio. L’alternativa partenza da La Coruña, sempre in Galizia, rende l’itinerario ancora più breve (con soli 73 chilometri).

Percorrendo il tragitto, si attraversano paesaggi rurali, coste caratterizzate dalle celebri rìas, foreste alternate a piccoli villaggi e città medievali come Pontedeume e Betanzos, offrendo ai pellegrini un’esperienza di viaggio a passo lento ancor più autentica e tranquilla rispetto ai cammini più battuti (soprattutto il Francese e quello del Nord).

Chiamato così perché storicamente attraversato dagli antichi pellegrini provenienti da Irlanda, Inghilterra e Scandinavia con le navi, il Cammino Inglese è adatto a tutti, anche a coloro che sono meno allenati, sia per la sua lunghezza limitata, sia per la relativa facilità del percorso.

Il paesaggio suggestivo de La Coruña, in Spagna

Fonte: iStock

La Coruña

Gli altri percorsi del Cammino di Santiago

I 5 cammini indicati sono quelli più frequentati e celebri, ma è bene sapere che i percorsi che compongono la rete del Cammino di Santiago, in realtà, sono numerosi e diversi tra loro. Ogni cammino offre un’esperienza unica e indimenticabile per tutti quei pellegrini in cerca di avventura, riflessione e spiritualità, e che decidono di intraprendere con impegno questa antica via di pellegrinaggio.

Un altro itinerario sempre più battuto dai pellegrini che giungono a Santiago de Compostela è il Cammino di Cabo Fisterra, che congiunge il capoluogo Galiziano al mare, ovvero a Finisterre. Ma sono tanti altri i cammini che attraversano Spagna, Portogallo e Francia verso la tomba di San Giacomo: il Camino del Ebro, quello del Sureste, il Camino de la Lana, la Ruta del Argar, la Via Augusta e il Camino del Sur, sono solo alcuni dei molteplici itinerari esistenti.

Spicca anche il Camino de la Plata, un percorso di 1000 chilometri meno frequentato rispetto alle più celebri, ma altrettanto suggestivo. Un viaggio che parte da Siviglia, nel sud della Spagna, e attraversa i suggestivi paesaggi dell’entroterra fino a raggiungere il Camino Francés.

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La leggenda del Lago delle Fate: ecco perché si chiama così 

Ci sono luoghi intrisi di fascino e magia. La loro ricetta è davvero speciale e ha come ingredienti la bellezza che regala l’ambiente, ma anche le leggende che cela.

Il posto perfetto per far vivere ai bambini (ma anche agli adulti) un’esperienza davvero indimenticabile si trova sulla cartina del Piemonte e, più precisamente, in Val Quarazza.

Circondato dalle montagne, ricoperte di boschi, è un vero e proprio sogno ad occhi aperti. Il contrasto di colori è impareggiabile e regala emozioni indelebili a chi lo visita. Si chiama Lago delle fate e anche ciò che cela il suo nome contribuisce a renderlo un posto speciale, oltre al fatto che, se a fare scenografia c’è la natura, lo specchio d’acqua invece è nato dalla mano dell’uomo.

Si tratta, infatti, di un bacino artificiale realizzato nel 1948. Si raggiunge tramite diversi sentieri, non si può fare il bagno, ma è perfetto per una sosta e per riposare o giocare lasciando che gli occhi si colmino di bellezza. E la mente di fantasia. La leggenda che gli ha dato il nome, infatti, è davvero speciale e intrisa di magia.

Lago delle fate un luogo magico, la leggenda

Immaginatevi un lago con le acque brillanti, di un verde smeraldo intenso. Tutto intorno si stagliano le montagne, ripide e ricoperte di boschi e vegetazione. Un luogo speciale, che esiste e che cela una leggenda. Siamo dal Lago delle fate, dove si possono ammirare anche ospiti speciali. Si tratta di statue che raffigurano degli gnomi e che sono lì per una ragione ben precisa.

Si dice, infatti, che questo luogo sia abitato da creature magiche, perché lì vicino si trova una miniera da dove pare che gli gnomi estraggano ancora il metallo prezioso che serve come merce di scambio con le fatine: i primi consegnano oro e loro in cambio restituiscono dolci.

Ma a cosa serve l’oro alle fate? A creare la polvere che permette loro di volare. Ma non solo, pare infatti che sia anche nei loro abiti e che l’oro serva anche a far brillare le acque del lago illuminate dalla luce.

Una leggenda intrisa di magia, che senza dubbio sarà divertente per i visitatori più piccini, ma anche per i grandi che non rinunciano alla bellezza dei sogni e della fantasia.

Come arrivare al Lago delle fate

Adatta per tutta la famiglia, è l’escursione che porta fino al Lago delle Fate. Il tracciato è lo stesso, cambia solamente il punto di partenza: da Macugnaga o dalla frazione di Isella. Da lì si cammina lungo un percorso sterrato che si chiama Sentiero delle Slitte. Comodo, abbastanza ampio, è ombroso per cui non si rischia di avere caldo durante la camminata.

Chiaramente non è l’unico sentiero che si può percorrere, ma senza dubbio è molto comodo e fattibile sia per gli adulti, sia per i bambini anche in passeggino. Per fare tutto il percorso si impiega circa un’ora, che si dimezza se si parte dalla frazione

Il Lago delle fate è in Piemonte, in Val Quarazza e si trova a circa 1330 metri di altitudine, nei dintorni vi sono dei ristoranti, oppure è possibile fare un pranzo al sacco godendosi il paesaggio. Ma anche la magia che la leggenda di questo posto regala: magari la fantasia vi farà scorgere le creature che si narra popolino questi luoghi.

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Railay, con le spiagge che sorgono tra maestose scogliere calcaree

La voglia di mare, di caldo e di acque cristalline è sempre fortissima in molti di noi. Non c’è da sorprendersi, perché il sole rimette al mondo e perché in luoghi con queste caratteristiche è facile trovare la pace dei sensi. Tra le mete più gettonate per chi è in cerca di quanto appena detto ch’è la Thailandia, che di tesori naturali ne nasconde davvero tantissimi, come la sua affascinante Railay Beach.

Railay Beach, informazioni utili

Iniziamo questo viaggio con una dovuta premessa: questo angolo della Thailandia è comunemente chiamato Railay Beach – o Rai Leh -, come a farci pensare che sia una spiaggia unica. Nei fatti non è propriamente così: è un gruppo di spiagge che si sviluppa su una piccola (ma affascinante) penisola che si chiama Railay, e che comprende Railay West, Railay East, Phra Nang Beach e Ton Sai.

Ci troviamo nel Sud della Thailandia, un vero e proprio paradiso tropicale dove svettano nei cieli immense falesie calcaree che racchiudono spiagge che sono un sogno a occhi aperti. Per la precisione, Railay sorge nella Provincia di Krabi, parte del distretto di Mueang Krabi.

Quando il visitatore arriva si innamora della bellezza della zona, così perfetta che pare quasi impossibile che sia stata la natura a fare tutto da sola. Poi ci sono i colori brillanti che si alterano a quelli candidi, che con la luce del sole vanno a creare dei contrasti che risultano poi difficili da dimenticare.

Railay, Thailandia

Fonte: iStock

Passeggiando lungo le spiagge della magnifica penisola di Railay

No, non si può raggiungere in auto perché la penisola di Railay è accessibile solo in barca a causa delle alte falesie che tagliano l’accesso continentale. Una volta arrivati però ci si può muovere anche a piedi, grazie a dei “vicoli” che attraversano la natura e che conducono nei vari lati di questa affascinante penisola baciata dal caldo Mare delle Andamane e incorniciata da giungla lussureggiante e da rocce imponenti. Per fortuna, ci sono diversi tour in partenza (che prevedono anche escursioni di un giorno intero) da varie località del Paese.

Le spiagge di Railay

Anche in questo caso dobbiamo fare una doverosa promessa: le spiagge di Railay sono, in alcuni momenti dell’anno, particolarmente incontaminate e lambite da acqua cristallina, tendente al verde, al punto che è possibile osservarne i fondali. Nonostante questo, non si possono escludere giornate con il mare torbido, a causa delle numerose barche che portano i turisti a scoprire questa zona thailandese e delle condizioni atmosferiche.

Railay West, a tutto relax

Se si arriva da Ao Nang si attracca con la barca a Railay West, una spiaggia che si presenta ampissima e con una sabbia particolarmente bianca e morbida. Non mancano maestose scogliere calcaree a rendere il paesaggio surreale, e diversi servizi in grado di allietare il soggiorno dei visitatori: ci sono hotel, bar e ristoranti.

In sostanza, se ci si vuole fermare qualche giorno da queste parti siete arrivati nella zona della penisola più ideale per farlo. Ciò non toglie che sia possibile rilassarsi, prendere il sole e fare bagni in un contesto paesaggistico di vero pregio.

Railay West, Thailandia

Fonte: iStock – Ph: David_Bokuchava

La bellissima spiaggia di Railay West

Railay Est, natura allo stato puro

Railay Est è quasi completamente diversa da Railay West: qui il relax è pressoché impossibile perché la natura è allo stato puro. Quest’area della penisola, infatti, si caratterizza per la presenza di una mangrovia fangosa fiancheggiata da uno stretto sentiero di cemento.

Non mancano gli hotel, bar, ristoranti e negozi, ma sicuramente l’assenza della sabbia non permette di vivere una classica giornata di tintarella. Tuttavia, la distanza da qui agli altri spot della baia con spiagge dove poter stendere il proprio asciugamano da mare è davvero minima.

Phra Nang Beach, spettacolo vero

Probabilmente Phra Nang Beach è lo spettacolo più bello per chi arriva a Railay ed è in cerca di mare: pur essendo una spiaggia dalle dimensioni contenute, offre una vista panoramica speciale perché un’immensa roccia calcarea si erge fiera in mezzo al suo limpido mare.

Da queste parti, inoltre, sorge anche la grotta di Phra Nang che è molto famosa perché contiene centinaia di manufatti fallici in legno che vengono portati qui dai pescatori, ma anche perché permette di nuotare all’ombra di straordinarie scogliere carsiche per poi rilassarsi su una mezzaluna di soffice sabbia bianca.

A differenza della altre zone di Railay, qui non ci sono negozi, bar o ristoranti esclusivi, ma solo un grande resort.

Phra Nang Beach, Thailandia

Fonte: iStock

Phra Nang Beach e la sua incredibile grotta al tramonto

Cos’altro fare a Railay

Sarebbe un peccato arrivare a Railay e fare esclusivamente dei bagni nel suo caldo mare, perché questa zona si presta perfettamente a fare tantissime diverse attività: arrampicate su roccia, kayak, immersioni, snorkeling, trekking nella giungla, rafting e molto altro ancora.

Merito delle sue impressionanti scogliere che attirano scalatori da tutto il mondo che vengono qui per scoprire l’altra particolare zona della penisola, Ton Sai, dallo stile più rustico e in cui gli avventurieri sfidano loro stessi sulle sue famose rocce carsiche.

Vi basti sapere che da queste parti ci sono oltre 150 sentieri ferrati, con numerosi strapiombi e pareti rocciose lisce.

Come arrivare e cosa sapere

Come accennato sopra, la favolosa penisola Railay è accessibile solo in barca. Da Krabi ci vogliono circa 90 minuti, mentre da Ao Nang solo 15. Tutti i punti di interesse in zona sono raggiungibili a piedi, ma si consiglia vivamente di venire da queste parti tra aprile a novembre perché, anche se le temperature rimangono alte e costanti durante tutto l’anno, le precipitazioni sono piuttosto comuni durante gli altri mesi.

In sostanza, Railay è una zona particolarmente amata e frequentata dai viaggiatori, al punto da rischiare di perdere un po’ di autenticità. Ma la verità è che basta attendere che i gruppi di turisti se ne vadano per scoprire una bellezza autentica, e in cui possono trovare pane per il loro denti sia i viaggiatori in cerca di relax, sia coloro che vogliono vivere un po’ di pura avventura.

Penisola di Railay

Fonte: iStock

Un magnifico angolo della penisola di Railay
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Dove si possono fare corsi di sopravvivenza in Italia

Non tutti amano passare le vacanze o le giornate libere all’insegna del riposo e del relax. C’è chi, al contrario, cerca nel viaggio e nel tempo da dedicare a se stessi l’occasione perfetta per mettersi alla prova e sfidare i propri limiti.

In una società in cui troppo spesso si è dipendenti dalla tecnologia, sempre più persone vanno alla ricerca di quelle avventure che le portano a disconnettersi, per riallacciare un rapporto autentico con la natura, alla ricerca del proprio benessere psico-fisico ideale. In tale contesto, l’interesse per le abilità di sopravvivenza e la capacità di affrontare situazioni di emergenza in ambiente naturale sta vivendo una rinascita. I corsi di sopravvivenza, infatti, una volta considerati un’abilità di nicchia per gli appassionati di outdoor e per gli esploratori, stanno attirando un pubblico sempre più ampio e rappresentano ottime occasioni per sviluppare competenze utili per la sicurezza personale.

Per gli spiriti più impavidi, l’Italia è piena di luoghi dove vivere un’esperienza all’insegna dell’avventura, con corsi di sopravvivenza ad hoc che insegnano tutte le tecniche per vivere nella natura senza tecnologia e aiuti, contando solo sulle proprie abilità. Chi sa come accendere un fuoco senza la classica attrezzatura? Oppure chi è in grado di orientarsi in un bosco senza il supporto di una mappa, o chi sa leggere le tracce del passaggio di animali? I corsi di sopravvivenza insegnano questo e molto altro. Da Nord a Sud, ecco cinque destinazioni ideali per vivere esperienze ricche di emozioni forti immersi in paesaggi mozzafiato.

Wolfpack Survival, Bienno

Un gruppo di istruttori esperti organizza in diversi luoghi del Nord Italia corsi di sopravvivenza studiati per spogliarsi dai comfort quotidiani e riscoprire se stessi attraverso il contatto con la natura. A Bienno, in provincia di Brescia, si può sperimentare il “Corso di Sopravvivenza Woodman”, studiato per portare facilmente chiunque ad affrontare nel modo corretto una situazione di emergenza. Durante il corso si imparerà ad accendere il fuoco per riscaldarsi, a prepararsi un giaciglio naturale dove passare la notte e a orientarsi osservando le stelle. Ma non solo, perché si apprenderanno anche nozioni di botanica e mimetismo naturale, oltre alle tecniche di depurazione dell’acqua e di costruzione delle trappole.

Questo corso di sopravvivenza è aperto a chi ha più di 18 anni compiuti e richiede una minima preparazione fisica. I partecipanti riceveranno anche un attestato di partecipazione riconosciuto dalla Federazione Italiana Survival Sportivo e sperimentale.

Veneto Survival, vari livelli di esperienza

Immersi in una zona boschiva in provincia di Padova, vengono proposti diversi corsi che fanno parte del Veneto Survival. Sono tre i livelli di difficoltà in base all’esperienza e al superamento graduale dei vari corsi: il livello base, l’intermedio e l’avanzato. Il corso di sopravvivenza base, chiamato “Terra”, si svolge in un bosco e porta gli avventurieri a intraprendere diverse attività per due giorni. Si ha l’occasione di apprendere una varietà di trucchi di sopravvivenza nella natura, tra i quali la costruzione di ripari d’emergenza, l’accensione del fuoco e la ricerca di acqua potabile.

Coloro che superano questo livello possono accedere al corso intermedio, chiamato “Acqua”, nel quale si approfondiscono le tecniche di sopravvivenza in un’ambientazione specifica, ossia vicino a un fiume, che ha caratteristiche e fauna differenti. Il terzo livello è il “Fuoco”: ambientato in ambiente montano, i partecipanti non lavoreranno più in gruppo, ma per due giorni saranno in totale autonomia, affrontando varie difficoltà e contando soltanto su se stessi e sulle proprie capacità.

Bosco Pro, corso di sopravvivenza in Emilia Romagna

A Dovadola (FC), sulle splendide colline dell’Emilia Romagna, spicca il Bio-agriturismo Bosco Pro. Qui vengono organizzati corsi di sopravvivenza immersi nel bosco, alla scoperta delle tecniche per gestire le emergenze e per vivere nella natura con pochi attrezzi a disposizione. Tra le cose che si apprendono nel corso di sopravvivenza base troviamo: accendere il fuoco in natura, potabilizzare l’acqua, orientarsi, riconoscere le piante commestibili e molte altre attività. Per chi ha già un minimo di esperienza e ha già affrontato il corso base, viene elargita anche la versione di 2° livello, ancor più intensiva.

Natural Survival nei boschi dell’Umbria

Tra le province di Rieti e Terni, in Umbria, vengono proposti corsi di sopravvivenza immersi completamente nella natura, tra misteriosi e affascinanti boschi e ambientazioni montane. Stiamo parlando del Volpe Rossa Camp, a Orvieto, e il Redfox Base Camp, a Leonessa (Rieti). La prima è la location in cui si svolge il corso base, il “Natural Survival #1”: una full immersion di 7 giorni nella quale vengono toccati molteplici aspetti che fanno parte del “bushcraft”, ossia quell’insieme di conoscenze e tecniche che vengono messe in pratica per poter vivere in un ambiente naturale, sfruttando le risorse a disposizione per procacciare cibo e rifugio.

Ma non solo, perché si tratta anche di un’ottima occasione per sconnettersi totalmente dalla vita quotidiana, dallo stress della vita moderna, per ritrovare il piacere del contatto con la natura e il proprio equilibrio interiore. Si apprenderanno molteplici tattiche di sopravvivenza nel bosco: accensione del fuoco, ricerca di cibo commestibile, cottura primitiva, ricerca di tracce di animali, orientamento e interpretazione del territorio (anche attraverso l’osservazione delle rocce). Si dorme nelle tende del Campo, che offre anche i vari pasti durante la giornata.

Coloro che hanno già affrontato il corso base, possono decidere di addentrarsi ancor più nell’avventura adrenalinica di questa esperienza, partecipando al “Natural Survival #2” e al “Natural Survival #3”, i livelli successivi di questo corso di sopravvivenza intensivo che si svolgono al Redfox Base Camp, in provincia di Rieti. In questi corsi saranno i partecipanti a costruire da sé i ripari in cui dormire e apprenderanno, man mano, a vivere sempre più consapevolmente nella natura selvaggia, lontano da tutti quegli aiuti tecnologici che siamo abituati a usare quotidianamente.

Sopravvivere nel Parco Nazionale del Cilento

In Campania, tra lo splendido Parco Nazionale del Cilento, Valle Diano e Alburni e il Parco Regionale Monti Picentini, in provincia di Salerno, gli istruttori della “Survival school” di Campobase insegnano ai visitatori avventurosi le tecniche di adattamento nei boschi, tra i fiumi e le foreste.

Si apprendono così le  varie tecniche per adattarsi e saper vivere nella natura, con pochi mezzi a disposizione, attraverso molteplici attività. Tra queste troviamo la costruzione di un riparo con materiale reperito nei boschi, l’orientamento con il sole e le stelle, la realizzazione e l’uso di nodi e corde, l’alimentazione, la costruzione di trappole e molto altro.

Questo corso si svolge nei boschi rigogliosi del monte Carmelo, che circondano il rifugio Prudenza, a Sant’Arsenio (provincia di Salerno). La “Survival school” è altamente consigliata anche a quelle aziende che vogliono realizzare attività di team building con i propri collaboratori.

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Le meravigliose location di “Mary & George”

Un dramma storico, un cast d’eccezione e tantissime location da sogno: “Mary & George” è la nuova serie tv britannica in costume, che ci riporta indietro sino all’Inghilterra del ‘500, con grandi protagonisti che riescono a coinvolgere il pubblico. Tutti gli episodi sono stati girati tra Londra, il Kent e altri spettacolari luoghi del Regno Unito. Scopriamo quali sono quelli più suggestivi.

“Mary & George”: tutti i dettagli

La nuova serie tv “Mary & George” è tratta dal saggio “The King’s Assassin” di Benjamin Woolley: scritta e ideata da D.C. Moore, vanta un cast davvero speciale. Protagonista è Mary Villiers, interpretata da un’eccezionale Julianne Moore: la donna, seppur di umili origini, ha progetti particolarmente ambiziosi per il suo secondogenito George (Nicholas Galitzine). Mary vorrebbe infatti che il ragazzo riuscisse a sedurre Re Giacomo I d’Inghilterra (Tony Curran). E il suo impegno sarà tale che la famiglia Villiers diventerà una delle più potenti del Regno Unito.

Prodotta da Hera Pictures in associazione con Sky Studios, “Mary & George” conta 7 episodi in onda dal 7 aprile in esclusiva su Sky e in streaming su NOW. Abbiamo già visto che le riprese sono state girate in Inghilterra: le bellissime location utilizzate, ad esempio, per le scene in interno nei palazzi del Re sono meravigliosi edifici veramente esistenti, alcuni dei quali persino visitabili. Scopriamo quali sono.

Le location di “Mary & George”

Non è facile ricostruire ambientazioni storiche, ma con “Mary & George” è stato fatto un lavoro eccezionale. Parte delle riprese hanno come sfondo la città di Londra: è il caso ad esempio della Charterhouse, celebre istituzione scolastica privata fondata dal ricco uomo d’affari Thomas Sutton. Aperto al pubblico, il palazzo ospita anche un museo. Sia i suoi interni che gli esterni, compreso il bellissimo parco, sono stati usati come location.

È invece la Chiesa Priorale di San Bartolomeo il Grande ad aver accolto le scene in cui Re Giacomo I e George si rivolgono al Parlamento e quelle dell’incoronazione. La York House on the Strand, meravigliosa villa affacciata sul Tamigi e a due passi da Westminster, non esiste davvero: si tratta in realtà di Ham House, nel quartiere di Richmond. Oggi appartiene al National Trust ed è dunque visitabile liberamente, sia tra le sue ampie sale riccamente decorate che nel bellissimo giardino che la circonda.

Spostiamoci adesso nel Kent, dove si trova Knole House: storica residenza in stile Tudor, risale al XV secolo ed è considerata la più grande casa di campagna dell’Inghilterra. Vi sono state ambientate le scene degli interni del palazzo di Re Giacomo I, ricordando un po’ il suo vero passato. In effetti, fu la residenza reale ai tempi di Enrico VIII. La location in cui sono state girate le riprese in quella che avrebbe dovuto essere la Torre di Londra, invece, è il suggestivo Castello di Dover.

Tra le altre bellissime località in cui il set ha girato c’è anche Hatfield House, nell’Hertfordshire: i suoi interni hanno dato vita al Palazzo di Londra di Re Giacomo I. Nel Lincolnshire, infine, c’è il Castello di Grimsthorpe che fu davvero visitato dal sovrano. Nella serie tv, vi sono state ambientate le riprese presso la dimora dell’aristocratico Jean, che nella finzione si troverebbe in Francia.

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Le bellissime location del film “Fabbricante di lacrime”

Si chiama “Fabbricante di lacrime” ed è un bellissimo film disponibile su Netflix ideato da Alessandro Genovesi e prodotto da Colorado. Una pellicola amatissima fin dal giorno del suo esordio, e che si ispira all’omonimo libro edito da Salani Editore della scrittrice emiliana Erin Doom. Scopriamo insieme dove è stato girato questo nuovo grandissimo successo che è possibile vedere sulla piattaforma streaming.

“Fabbircante di lacrime”, la trama

Il film “Fabbricante di lacrime” vanta un cast di tutto rispetto: Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni sono i due giovani protagonisti, accompagnati da altri bravissimi attori italiani, come Alessandro Bedetti, Nicky Passarella, Roberta Rovelli, Orlando Cinque, Sabrina Paravicini, Eco Andriolo e Sveva Romana Candelletta.

Un successo straordinario, poiché poco dopo essere uscito si è guadagnato subito il primo posto tra i film più popolari al mondo su Netflix: è la prima volta nella storia che un film italiano è il più visto a livello globale sulla piattaforma.

Il lungometraggio racconta la la storia di Nica, una ragazza di 17 anni che vive in un orfanotrofio chiamato Grave (che, tradotto nella nostra lingua, vuol dire “tomba”), su cui circolano diverse storie. Un giorno la giovane viene adottata insieme a un altro orfano, Rigel, un ragazzo misterioso che la odia senza che lei ne sappia il motivo, l’ultima persona al mondo che lei vorrebbe come fratello adottivo.

Prima di iniziare a vederlo è importante conoscere un piccolo-grande dettaglio: tra le mura del Grave si è sempre raccontata una leggenda secondo cui un “fabbricante di lacrime”, un misterioso artigiano, era il colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano il cuore degli uomini. 

Le location del film

Il “Fabbricante di lacrime” è ambientato in diversi luoghi degli Stati Uniti, ma nei fatti le riprese, effettuate durante la primavera e l’estate del 2023, sono avvenute in Italia e, in particolare, a Roma.

Ne è un esempio l’orfanotrofio protagonista del racconto che è stato ricostruito presso il complesso del Buon Pastore, in via di Bravetta. Si tratta di un maestoso insieme di edifici che si trova all’interno della Riserva naturale della Valle dei Casali e costruito a partire dal 1929, inaugurato nel 1933, e completato nel 1943.

Molti paragonano il suo impianto a una vera e propria cittadella santa, una Gerusalemme Celeste, che racchiude ampi cortili con portici, una chiesa e molto altro ancora.

Tra le altre location romane spiccano anche il Museo Lasalle, dove è possibile scoprire spazi e pezzi di alto valore artistico e devozionale, e la Casa Generalizia dei Fratelli delle Scuole Cristiane, un luogo suggestivo e che trasmette un vero e proprio senso di spiritualità.

A comparire nel film è anche il Ponte di Ferro di Pescara, storica costruzione risalente all’800, oggi utilizzato da pedoni e ciclisti. Infine, alcune scene sono state girate anche a Ravenna, soprattuto nella frazione del Lido di Dante. Si tratta di un vero e proprio paradiso per chi desidera vivere una vacanza all’insegna della tranquillità e della natura: sorge all’interno dell’area protetta del Parco del Delta del Po – con la sua emozionante biodiversità -, e offre una gigantesca e imperdibile spiaggia libera.

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Stone Town, cosa vedere nella città vecchia Patrimonio Unesco

Una delle destinazioni da inserire nel proprio itinerario quando si fa un viaggio a Zanzibar è Stone Town, la parte vecchia della colorata Capitale dell’arcipelago, che vanta una grande storia e un particolare passato da cui deriva il suo nome. Non serve trascorrerci molto tempo, ma sicuramente questo è un luogo in grado di colpire i visitatori, che qui arrivano prima di dirigersi a scoprire la natura straordinaria di questa zona del mondo.

Stone Town, informazioni utili

La Stone Town di Zanzibar è conosciuta anche come Mji Mkongwe, che tradotto vuol dire “città vecchia”. Il suo nome deriva dal fatto che i suoi edifici antichi sono costruiti in pietra, pur presentando un’architettura che riflette la molteplicità di influenze che definiscono la cultura swahili in generale: ci sono elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei.

Non è quindi difficile immaginare perché la città sia stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco: merito della sua importanza storica e della sua architettura.

Una graziosa località che accoglie il visitatore con un labirinto di vicoli ricchi di case, negozi, bazar e moschee. Tuttavia (e purtroppo) la situazione non è delle più rosee: il patrimonio architettonico di Stone Town è in gran parte in declino, anche a causa della friabilità della pietra locale, tanto che dei suoi circa 1600 edifici solo un 10% riceve manutenzione. Nonostante questo – che ci auguriamo possa trovare presto una soluzione -, una visita a Stone Town vale certamente la pena farla.

Stone Town, Zanzibar

Fonte: iStock – Ph: cinoby

Tra i vicoli di Stone Town

Cosa vedere a Stone Town

Una delle attrazioni principali di Stone Town è senza ombra di dubbio il suo Forte Arabo, una struttura in pietra che nel corso della sua storia è stata utilizzata in diverse maniere: è servita per difendere la città dagli attacchi degli incursori, ma ha ricoperto anche i ruoli di prigione, caserma e deposito di materiale.

Al giorno d’oggi è uno dei cuori pulsanti della cittadina, in cui si riuniscono abitanti e turisti che qui possono partecipare a diversi eventi. Inoltre, al suo interno è possibile passeggiare tra diversi negozi e in un ampio giardino, attualmente adibito a teatro.

A non troppa distanza da questo edificio sorge la struttura più importante di Stone Town: il Palazzo delle Meraviglie. Si tratta della più grande opera architettonica di Zanzibar, che colpisce perché si specchia sul mare. Tra le sue pareti è possibile visitare un modernissimo museo, e al contempo sentirsi catapultati indietro nel tempo grazie alle sue mura merlate. Una piccola curiosità: il suo importante nome deriva dal fatto che fu il primo palazzo della città ad avere la corrente elettrica ed anche il primo edificio dotato di ascensore di tutta l’Africa Orientale.

Voliamo ora presso la Cattedrale anglicana chiesa di Cristo, che al suo interno conserva un altare in cui riposano le spoglie del terzo vescovo di Zanzibar, che è stato anche colui che l’ha voluta far costruire. Ma non è tutto, perché questa struttura possiede una peculiare volta a botte e una croce di legno costruita con l’albero ai cui piedi venne seppellito il cuore di Livingston, nei pressi di lago Bangweulu in Zambia.

Poi ancora il Vecchio Dispensario, edificato per commemorare il giubileo d’oro (cinquantenario dell’incoronazione) della Regina Vittoria, che è forse il palazzo più decorato della città, tanto da presentarsi ai suoi visitatori con balconi intagliati, stucchi e mosaici alle finestre.

Vecchio Dispensario, Stone Town

Fonte: iStock

Veduta del Vecchio Dispensario di Stone Town

Molto interessante è anche la casa di David Livingston che si distingue per essere una elegante residenza in cui soggiornò anche l’esploratore britannico, che scelse questa città come sua musa per pianificare il suo ultimo viaggio nell’entroterra della Tanzania, alla ricerca delle sorgenti del Nilo.

Infine la casa di Freddie Mercury, perché è proprio a Stone Town che questo indimenticabile artista è venuto al mondo. Per questo motivo, si ha la possibilità di scoprire la casa dove questa icona musicale è nata, anche se purtroppo non è valorizzata come dovrebbe.

Un tuffo nella cultura di Stone Town: musei e molto altro ancora

Per capire più a fondo la storia e la cultura di Stone Town vale la pena fare una visita al piccolo museo dedicato agli schiavi che sorge accanto alla Cattedrale anglicana chiesa di Cristo: grazie al supporto di una guida locale, si può conoscere gran parte del sistema di condotti sotterranei e delle celle in cui venivano rinchiusi questi poveri uomini.

Di fronte al Forte Arabo ci sono i preziosi Giardini di Forhodani che, soprattutto al calar della sera, permettono di fare una vera e propria immersione in parte della cultura locale: qui prende vita un mercatino pieno di bancarelle tipiche che vendono pietanze della cultura culinaria zanzibarina.

Di notevole interesse è anche il Museo del Memoriale della Pace che si fa spazio all’interno di un edificio storico e che espone molti reperti della storia di Zanzibar, tra cui l’attrezzatura medica di David Livingston, alcuni elementi dell’antica ferrovia, monete, francobolli ed esempi di artigianato locale. I giardini del museo sono invece la dimora di alcune tartarughe giganti di Aldabra.

Il Museo del Palazzo si trova tra il Palazzo delle Meraviglie e il Vecchio Dispensario, e si distingue per essere un grande edificio a tre piani dedicato al sultano Khalifa bin Haroub e alle sue due mogli.

All’interno del Vecchi Dispensario, invece, vale la pena scoprire il piccolo museo sulla storia di Zanzibar, che raccoglie foto d’epoca del lungomare.

Infine, il mercato di Darajani che è il cuore pulsante della città e che è pieno di bancarelle che vendono spezie, frutta, verdura, pesce, carne e ogni genere di piccola attrezzatura. Come è possibile immaginare, da queste parti è obbligatorio trattare.

Mercato di Darajani, Stone Town

Fonte: iStock

A spasso per il mercato di Darajani
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Ciclovia del Livenza: su due ruote fra natura e storia

Si snoda lungo tanti chilometri e attraverso due regioni, stiamo parlando della Ciclovia del Livenza nota anche con la sigla FVG – 7 nel tratto del Friuli-Venezia Giulia. La sua particolarità è quella di transitare vicino all’omonimo fiume e si divide in una parte su territorio friulano e una in quello del veneto, fino a Carole.

Il punto di partenza è Sacile, un luogo da sogno e che ricorda molto Venezia, e si può decidere di arrivare fino al confine con il Veneto oppure proseguire. La sua bellezza sta nel fatto che grazie a questa ciclovia si attraversano più territori e si rimane affascinanti dalla bellezza della natura intorno a sé, ma non solo: ci sono anche siti storici, naturalistici e culturali da scoprire.

La Ciclovia del Livenza: il tratto friulano

Ammonta a circa 30 chilometri il tratto friulano della Ciclovia del Livenza. Il punto di inizio è a Sacile, un borgo davvero pittoresco caratterizzato da un centro storico talmente particolare da farle meritare l’appellativo di piccola Venezia, oppure di Giardino della Serenissima: infatti il suo nucleo centrale si è sviluppato su due isole lungo il Livenza su cui si affacciano interessanti palazzi che ricordano proprio quelli di Venezia.

Una cittadina da visitare e da ammirare in tutta la sua bellezza. Poi in sella alla propria bicicletta, si attraversa la natura, ammirando bellissime distese di prati si passa da San Giovanni di Livenza e, poi, da Brugnera. Anche questo piccolo borgo merita una sosta: la sua storia è davvero molto antica e pare iniziare nel Medioevo, oltre a questo è una meta da visitare anche per altre ragioni come il grande parco di Villa Varda di San Cassiano di Brugnera. La struttura risale al XV secolo mentre il parco è caratterizzato da un bellissimo bosco.

Tra le ultime tappe della ciclovia in Friuli vi è Portobuffolè, che fa parte dei Borgi più belli d’Italia dove ammirare la Casa Gaia da Camino e le sue mostre, oppure l’Oratorio di Santa Teresa datato XVIII secolo al cui interno ammirare le opere d’arte che custodisce. Ultimo comune che si incontra in questo tratto di Ciclovia è quello di San Stino di Livenza, che si trova già in Veneto.

La Ciclovia lungo il territorio del Veneto

Per chi desidera proseguire vi è ancora un bel tratto di strada fare in Veneto, anche qui alla scoperta di luoghi davvero da favola. L’Italia è una terra tutta da scoprire, che cela bellezze a ogni angolo e percorsi come questi non solo permettono di immergersi nella bellezza della natura, ma anche di scoprire tesori inestimabili.

Questo tratto misura circa 25 chilometri, attraversa diversi paesi e la campagna, arrivando fino a Caorle, una cittadina meta perfetta e preferita dai vacanzieri. Dotata di un suggestivo centro storico, ha spiagge sabbiose molto grandi perfette per una giornata (o più) di mare. Qui si ferma il percorso in bici, ma la cittadina vale la pena una visita. O, perché no, anche una sosta di qualche giorno.

Caorle, ultima tappa della Ciclovia del Livenza

Fonte: iStock Photo

Tappa finale della Ciclovia del Livenza è Caorle

Cosa vedere a Caorle

Tante le cose da vedere e da fare a Caorle, una delle perle del litorale veneto. Per chi ama la storia e scoprire le ricchezze del passato, ad esempio, c’è il duomo databile intorno al 1038 con un particolare campanile cilindrico e che, al suo interno, ospita opere pregiate.

Oltre agli edifici religiosi vi è la bellezza dell’ambiente. Qui ci sono spiagge molto ampie, una scogliera che è letteralmente un’opera d’arte (vi sono tantissime opere da vedere) e tantissimi servizi.