Quando si viaggia si deve fare continuamente i conti con i cambi di fuso: paese che vai – infatti – orario che trovi. Più le vacanze vengono fatte vicino a casa, ad esempio all’Italia, meno grande sarà la differenza, ma appena ci si allontana un po’ le ore di scarto possono essere davvero tante e influire anche sulla sensazione di riposo e sul ritmo sonno-veglia.
Nulla di preoccupante e che un po’ di preparazione pre viaggio non possa sistemare, ovviamente, ma comunque s tratta di aspetti a cui fare attenzione per agevolarsi prima della partenza.
Ci sono tante sigle diverse che indicano il fuso orario: da quello usato in Italia (e in tante altre parti di Europa), a quello che è stato adottato in zone lontane nel mondo: la guida per conoscerle e per capirle.
Il tempo coordinato universale: la sigla UTC
È quello da cui partono tutti gli altri fusi orari, stiamo parlando del tempo coordinato universale noto anche con la sigla UTC e corrisponde a quello di Greenwich, dove è stato posto il meridiano 0. Noto anche con la sigla GMT, ovvero tempo medio di Greenwich, l’UTC ha una differenza molto importante con quest’ultima.
Infatti, se il tempo coordinato universale si basa sugli orologi atomici, il GTM sui fenomeni celesti. Il secondo, quindi, ritarda sempre di pochissimo rispetto al primo. Qual è il fuso orario dell’Italia? UTC +1.
Il fuso orario in Italia e non solo: la sigla CET
Abbiamo detto che in Italia il fuso orario, rispetto a quello preso come riferimento per tutto il mondo, è UTC + 1, ma questa zona (come accade per le altre) ha una propria sigla specifica: CET, ovvero Central European Time. Viene usato per Francia, Danimarca, Germania, ma anche per Marocco, Repubblica del Congo e molti altri paesi. Va ricordato che questo scarto di un’ora rispetto a Greenwich avviene solo con l’ora solare: quando scatta quella legale (nei paesi che la osservano) le ore passano a due.
Un dettaglio interessante, che poi fa parte di una delle diverse curiosità sul fuso orario: la Spagna, come il Portogallo, dovrebbe essere sul meridiano 0, ma a causa di una decisione di Franco presa nel 1942, oggi osserva lo stesso fuso orario italiano. Ecco perché i loro pasti avvengono circa un’ora dopo rispetto ai nostri.
Le altre sigle che si usano nel mondo
I fusi orari nel mondo sono 24, le differenze rispetto al tempo coordinato universale sono molto più numerose e segnano che le lancette possono andare avanti non solo di ore ma anche di mezz’ora o 45 minuti. Chiaramente ci sono stati che hanno più orari: maggiore è la loro estensione, infatti, più è facile che da una parte all’altra ci siano differenze (anche) importanti. Era il caso della Russia, che aveva 11 zone diverse, poi ridotte a nove. O gli Stati Uniti che ne hanno – anche loro – nove.
Ma quali sono le sigle? EET (East European Time), si colloca a UTC + 2 e comprende – tra i tanti – Egitto, Bulgaria, Finlandia, Grecia, Mozambico, Ucraina, e una parte della Russia. MSK, Moscow Time, invece è a UTC+3 e include Mosca e San Pietroburgo, Arabia Saudita, Iraq e Somalia solo per citare qualche paese. L’Iran, invece, si colloca a UTC +3,30. L’India, che è uno Stato molto esteso, adotta un unico fuso orario: la sua sigla è IST, che si traduce in India Standard Time. Viene utilizzata anche dallo Sri Lanka.
A UTC+8, poi, si trova il AWST, l’Australian Western Standard Time che viene utilizzato dall’Australia (zona occidentale), dalla Cina, una zona della Russia e molti altri. UTC +9,30, invece, è la sigla del ACST – Australian Central Standard Time, UTC + 10 corrisponde a AEST – Australian Eastern Standard Time.
Le altre sigle sono: BEST, Bering Standard Time, che si pone – rispetto al tempo coordinato universale a -11 – ed è adottato da Isola Jarvis, Isole Midway, Samoa Americane e alcune altre zone.
A UTC – 10 vi è il HST, Hawaii-Aleutian Standard Time, adottato da parte della Polinesia Francese e degli Stati Uniti, segue AKST – Alaska Standard Time a UTC-9, PST – Pacific Standard Time a UTC-8 che copre parte del Canada, degli Stati Uniti, del Messico così come lo fa il MST – Mountain Standard Time, che si colloca a -7 rispetto al tempo coordinato universale. A -6, invece, vi è il CST – Central Standard Time che corrisponde a zone del Messico, degli USA e alcuni Stati del centro e sud America. Il EST – Eastern Standard Time, viene utilizzato sulla costa orientale degli Stati Uniti, ma anche in parte del Canada e in alcuni Paesi del centro e su America: si colloca a -5 rispetto al meridiano zero.
AST – Atlantic Standard Time è a UTC -4 e corrisponde all’orario che si trova in Anguilla, Antigua e Barbuda, Bermuda, Bolivia, Brasile e molti altri posti. In Canada, a Terranova, infine vi è UTC -3,30 ovvero il NST – Newfoundland Standard Time.
Fuso orario e ora legale
Esistono, poi, zone con fusi orari diversi, con scarti di mezzora o 45 minuti. In generale tutti i fusi orari possono essere modificati quando viene adottata l’ora legale che, va ricordato, non viene utilizzata in tutti i Paesi del mondo dando vita a un mosaico abbastanza vario di orari.
Per questo, prima di partire, è bene sapere quanto grande sarà la differenza rispetto all’Italia (o l’altro Stato da cui si parte) e – se ci si trova nel periodo dell’ora legale – se questa viene adottata oppure no.
Ma non solo: è importante anche capire in quale momento dell’anno viene applicata. Prendiamo come esempio gli Stati Uniti: qui l’ora legale non viene utilizzata in tutti i paesi e dal 2007 è stato stabilito che prenda il via la seconda domenica di marzo e finisca la prima domenica di novembre, un’estensione che si traduce – rispetto al passato – in quattro settimane in più. In Europa le cose stanno diversamente, infatti viene adottata in maniera abbastanza uniforme lo stesso calendario, che prevede che l’ora legale prenda il via l’ultima domenica di marzo, mentre la fine è prevista l’ultima domenica di ottobre.
Insomma: paese che vai orario (e regole) che trovi: quindi prima di partire è bene fare il punto e capire quale sarà quello o quelli a cui fare riferimento durante il nostro viaggio.