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Castelli aperti: quattro dimore storiche aprono per la prima volta al pubblico

Torna il 6 e il 7 aprile 2024 l’imperdibile appuntamento con l’edizione di primavera di “Castelli Aperti FVG“, organizzata dal Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia, un’occasione unica per scoprire la regione attraverso manieri, dimore e parchi privati e pubblici, di solito chiusi ai visitatori.

Saranno 22 le dimore aperte durante il weekend con ben quattro novità assolute che partecipano per la prima volta: Casaforte di Bergum a Remanzacco, Santa Margherita del Gruagno – Borgo Medievale (Moruzzo), il Castello di Gemona e l’ala ovest del Castello di Colloredo di Monte Albano.

Le quattro dimore inedite

Diamo uno sguardo alle novità dell’edizione primaverile 2024.

La Casaforte di Bergum, in aperta campagna tra Remanzacco e Campeglio, è un raro esempio di architettura rurale difensiva friulana, composta da una cinta muraria, dalla domus padronale quattrocentesca, dalla torre di epoca medievale e da alcune pertinenze rustiche.

Santa Margherita del Gruagno è un piccolo borgo medievale che include anche l’omonima Pieve: all’interno del borgo, oltre alla chiesa e alla cripta longobarda, sarà visitabile la Torre recentemente ristrutturata che faceva parte dell’antica cinta muraria e che si divide in due edifici sviluppati entrambi su due piani.

Nell’ala ovest del Castello di Colloredo di Monte Albano, sede della Comunità collinare del Friuli, i visitatori potranno ammirare il salone settecentesco del Guardi, lo studiolo di Giovanni da Udine con gli affreschi restaurati, la cappella di San Sebastiano, il giardino all’italiana, la chiesa dei SS Andrea e Mattia nonché un filmato che narra la storia del maniero.

Infine, il Castello di Gemona svetta sulla cima del colle a dirupo verso la vallata e si raggiunge percorrendo i 150 gradoni dalla Salita dei Longobardi. Con la sua posizione strategica per l’avvistamento, è citato da Paolo Diacono che lo indica come uno dei castelli che i Longobardi fortificarono nel 611 per difendersi dagli Avari.

Gli altri 18 manieri da vedere

Insieme alle quattro new entry, sono in tutto 18 i manieri visitabili in provincia di Udine: Castello di Villalta (Fagagna), Castello di Aiello, Rocca Bernarda (Premariacco), Castello di Strassoldo di Sopra, Castello di Strassoldo di Sotto, Torre San Paolino (Premariacco), Castello di Susans (Majano), Castello di Arcano (Fagagna), Castello di Flambruzzo (Rivignano Teor), Castello Savorgnan di Brazzà (Brazzacco), Palazzo Steffaneo Roncato (Crauglio di S. Vito al Torre), Castello di Ahrensperg (Pulfero), Casaforte La Brunelde (Fagagna), Castello di Tricesimo.

Due sono, invece, in provincia di Pordenone ovvero Palazzo Panigai Ovio (Pravisdomini) e Castello di Cordovado, uno in provincia di Gorizia, il Castello di San Floriano del Collio, e uno in provincia di Trieste, il Castello di Muggia.

Come funzionano le visite

Durante le visite ai castelli, sarà possibile conoscere i dettagli più interessanti della storia di ogni castello accompagnati dagli stessi castellani o da guide turistiche specializzate che condurranno il pubblico in un viaggio all’insegna dell’arte e dell’architettura, arricchito dalle curiosità sulla dimora e sugli aneddoti che si tramandano di generazione in generazione.

Numerosi, inoltre, gli eventi collaterali organizzati in loco: musica dal vivo, mostre d’arte, esposizioni di artigianato locale, presentazioni di libri, rievocazioni storiche, laboratori per bambini.

Sul sito Consorziocastelli.it è possibile consultare il programma completo e tutti gli orari d’apertura. Il prezzo di ingresso varia dai 7 ai 10 euro (3,5 euro per i bambini dai 7 ai 12 anni) a seconda di ogni castello e delle attività proposte ai visitatori.

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La città perfetta per i giovani dove andare in vacanza quest’anno

Ogni anno viene assegnato un Premio speciale alla città italiana che si è contraddistinta per la cura e l’attenzione alle necessità dei giovani: si tratta di un’iniziativa, promossa dal Consiglio Nazionale dei Giovani insieme al Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’Agenzia Italiana per la Gioventù, che ha l’obiettivo di favorire realtà resilienti, inclusive e a misura di giovani.

Per il 2024, la Città Italiana dei Giovani è Potenza, che ha ricevuto il testimone da Napoli, vincitrice della scorsa edizione.

Un trionfo di resilienza e innovazione

L’annuncio è arrivato il 1 marzo a Napoli, Città che si è fregiata del titolo lo scorso anno, dalla Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani Maria Cristina Pisani e dal Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi: il capoluogo lucano ha superato le altre concorrenti finaliste Teramo, Jesolo, Pisa e Catania e ha conquistato il riconoscimento a “Città Italiana dei Giovani 2024”.

Il Premio, di grande rilievo, mira a stimolare l’engagement attivo dei giovani nelle politiche locali e nei processi decisionali a livello territoriale, riconoscendo e valorizzando l’impegno delle città italiane in questo ambito.

E Potenza, nonostante le criticità demografiche (è uno dei capoluoghi più “vecchi” del Paese e ha perso quasi 1500 giovani rispetto a una decina di anni fa) ha raccolto la sfida credendo in questo progetto fin dal primo momento e dimostrandosi un “trionfo di resilienza e innovazione“: infatti, si è distinta per una pronta risposta all’emigrazione giovanile mettendo in atto politiche all’avanguardia che l’hanno resa “un faro di adattabilità e impegno“.

La sua candidatura, inoltre, ha valicato i confini del partenariato tradizionale, ha trasformato la città in un ambiente intergenerazionale e ha dato vita a una rete di collaborazioni senza precedenti: grazie ad accordi tra pubblico e privato, tutti i soggetti coinvolti si sono uniti per assicurare risultati duraturi e hanno coinvolto non soltanto i giovani di Potenza ma anche quelli delle zone vicine, sostenendo la loro crescita personale e professionale.

Le parole di soddisfazione dei protagonisti

Questo riconoscimento rappresenta un impegno per il futuro, un invito a continuare a lavorare per creare opportunità inclusive e stimolanti per i nostri giovani. Potenza ha dimostrato con il suo progetto di avere una visione chiara su come valorizzare le energie e le idee dei giovani, trasformando la città in un laboratorio vivente di innovazione sociale e culturale. Questo è l’esempio di come le città possano diventare protagoniste del cambiamento, promuovendo l’attivismo civico e l’empowerment giovanile” ha dichiarato la Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, Maria Cristina Pisani, che ha aggiunto: “Voglio ringraziare tutte le città che hanno partecipato e mi auguro che possano comunque sfruttare appieno il percorso avviato con questa candidatura, per mostrare come l’engagement giovanile possa effettivamente fare la differenza nella costruzione di comunità più forti, resilienti e inclusive. Il merito di questi progetti, e soprattutto del progetto che ha vinto, è stato quello di avviare percorsi di coprogettazione delle politiche pubbliche”.

Credo” ha poi concluso “che questa giornata debba instillare la consapevolezza che, laddove riusciamo a creare insieme condizioni di opportunità e di apertura, i giovani ci sono. Dobbiamo cercare di rafforzare gli strumenti per includerli in questi processi decisionali attraverso una partecipazione effettiva e formale”.

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5 glamping pet friendly in Italia

Campeggiare, farlo con tutti i comfort del caso e in compagnia dei propri animali? Si può fare, basta selezionare un glamping pet friendly, per vivere una vacanza immersi nella natura, senza doversi preoccupare di cosa fare con il proprio pelosetto.

Un’opzione per trascorrere del tempo insieme ed evitare di dover trovare pensioni per animali o qualcuno che si prenda cura di loro mentre si va in vacanza.  In Italia ci sono alcune strutture tra le quali scegliere, chiaramente è sempre bene informarsi direttamente di volta in volta per capire le varie regole e le taglie di animali accettati, e poi partire con il proprio cane o gatto, per trascorrere una vacanza insieme, all’insegna della serenità in siti spettacolari.

Cinque glamping pet-friendly tra cui scegliere per una vacanza con il proprio pelosetto preferito, senza stress o preoccupazioni e senza dover rinunciare a trascorrere del tempo insieme.

Nord Italia: i glamping per una vacanza con i propri amici a quattro zampe

Chi ha un animale lo sa: separarsi è sempre difficile e la lontananza non fa bene a nessuno dei due. Inoltre, quando si pianifica una vacanza e non si può portare con sé il proprio amico a quattro zampe, si incorre in spese aggiuntive per potergli trovare una pensione in cui stare o una persona che se ne possa prendere cura.

La soluzione migliore, quindi, è portarlo con sé. Se si opta per il glamping è bene sapere che ci sono alcune strutture che permettono la presenza di pelosetti. Come il Glampig Canonici di San Marco che si trova a Mirano – Venezia: un luogo affascinante e che promette di regalare ai propri ospiti un’esperienza indimenticabile. Sul sito segnalano – tra le regole di ospitalità – che è ammesso un solo animale per alloggio se di taglia media o grande. Due, in caso di taglia piccola. È previsto un supplemento di pulizia.

L’agriturismo Crose in Piemonte, invece, affitta tende eco-lodge per un’esperienza glamping confortevole. Se si sceglie l’alloggio specifico per soggiornare con il proprio cane, è bene sapere che è adatto fino a 4 persone, ha due camere, la cucina e un’area vicina dove far giocare il pelosetto in libertà.

Centro Italia, i gamping pet friendly

Anche nel centro Italia vi sono diverse strutture nelle quali è ammessa la presenza degli animali: tra i glamping pet friendly selezionati vi è il Camping Village e Glamping Etruria in Toscana. Si trova, come viene segnalato sul sito, immerso nella natura a Marina di Castagneto Carducci tra pineta e mare: sono ben accetti i cani di taglia piccola e media, sono disponibili tutte le case mobili, bungalow, piazzole, ma anche la tenda glamping Kenya. C’è, inoltre, un’area a loro dedicata perché possano correre in libertà, uno spazio per lavarli e una spiaggia libera dove poterlo portare con sé.

L’International Glamping Lago di Bracciano prevede, secondo quanto riportato sul loro sito, la possibilità di portare con sé gli amici a quattro zampe a fronte di un supplemento giornaliero: la struttura può mettere a disposizione anche il caravan con patio, ma non son ammessi i cani con un peso che supera i 30 chilogrammi.

In Sardegna con il proprio animale da compagnia

Ci sono strutture anche nel sud Italia e nelle isole, dove si può soggiornare facendo glamping in compagnia del proprio animale da compagnia. Nel sud est della Sardegna, a Capo Ferrato, c’è il Tiliguerta, un glamping village pet friendly con tanto di spiaggia per trascorrere tutto il tempo della vacanza insieme.

Queste sono solo cinque delle diverse strutture disseminate lungo la penisola in cui si può andare in vacanza senza lasciare a casa il proprio amico a quattro zampe. Fondamentale, prima di prenotare e partire, capire i regolamenti di ogni struttura e porre ogni domanda del caso: ogni glamping ha le proprie regole, che possono anche variare.

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Animali: le regole per portarli sull’aereo

Stiamo per partire e vogliamo portare i nostri amici a quattro zampe con noi? Se il viaggio prevede l’uso dell’aereo, è bene informarsi e conoscere le regole relative agli animali, prima di procedere con la prenotazione. Ovviamente va ricordato che ogni compagnia aerea ha i propri regolamenti, da consultare con estrema attenzione prima di acquistare i biglietti, ma ci sono alcune norme generali che potrebbero andare bene più o meno per tutte.

Ci sono documenti che potrebbero servire, ma anche richieste che vengono avanzate affinché il volo sia comodo per tutti, compresi gli altri passeggeri.

Se l’idea di viaggiare senza il proprio animali è impensabile, quindi, è bene sapere che ci si deve informare per tempo su tanti aspetti diversi: dalla documentazione prevista, fino a trasportini guinzagli e museruole.

Regole per viaggiare in aereo con i propri animali

Ci sono diverse regole per viaggiare in aereo con i propri animali da compagnia: da quelle sulla documentazione richiesta, al dove verranno ospitati per tutta la durata del viaggio. È bene sottolineare, comunque, che non tutte le compagnie aeree accettano il trasporto di animali e che le richieste possono anche variare da una all’altra.

Ad esempio, Ryanair o Wizz Air non ammettono animali domestici, ma solo quelli che fungono da guida (per Ryanair con l’esclusione di alcune tratte). Lufthansa, invece, lo permette, ma c’è un elenco di regole da seguire. Quindi come prima cosa, quando si decide di volare con il proprio animale, è bene capire se la compagnia lo permette e quali sono le direttive da seguire.

Sul sito Your Europe dell’Unione Europea viene spiegato, ad esempio, che per viaggiare negli stati comunitari serve il microchip, alcune certificazioni sulle vaccinazioni e il passaporto. Anche in questo caso, comunque, leggere con attenzione che cose viene richiesto dalle varie compagnie.

Dove viene collocato l’animale e le altre regole

L’animale, in genere al di sotto degli 8/10 chilogrammi, viaggia in compagnia del proprio padrone in cabina e dentro un trasportino. Se più grande, invece, viaggia in stiva: nessun timore per le condizioni o le temperature, che si allineano con quelle per i passeggeri.

Ci sono alcune limitazioni e anche queste vanno valutate con attenzione leggendo le regole della compagnia aerea con la quale si intende viaggiare. Inoltre, va ricordato che in aeroporto gli animali devono essere condotti con il guinzaglio e potrebbe essere richiesta anche la museruola. La regola di base è informarsi bene prima di partire, per non incappare in brutte sorprese. Gli animali che viaggiano in aereo pagano un biglietto, in genere sono esclusi i cani guida.

I consigli per viaggiare in aereo con i propri animali

Ma come rendere l’esperienza del viaggio il più confortevole possibile per il proprio animale? Innanzitutto, è bene prepararli in anticipo, soprattutto all’uso del trasportino dentro il quale dovranno passare le ore del volo. Quindi, un po’ alla volta, gli si può far prendere confidenza con l’ambiente, aumentando di giorno in giorno il tempo di permanenza al suo interno.

È bene farli bere e mangiare almeno qualche ora prima della partenza, ma anche portare con sé acqua e cibo. Per evitare spiacevoli inconvenienti nel trasportino va inserita una traversina assorbente.

Se restano da soli, poi, bisogna lasciargli un giochino e – proprio come quando erano cuccioli – un capo di abbigliamento o una coperta impregnata del vostro odore. Un trucco per aiutarli a sconfiggere la malinconia.

Proprio come può capitare a noi, anche il nostro animale dopo un lungo volo potrebbe avere il desiderio di muoversi un po’. Quindi, una volta giunti a destinazione, se possibile lasciamo che faccia una passeggiata o che giochi in libertà. E facciamolo anche noi.

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Sta per nascere un nuovo cammino con una spettacolare vista mare

Camminare per 126 chilometri passando per l’entroterra, per poi andare a inebriarsi dei colori e degli odori del mare. Si tratta di un nuovo bellissimo cammino che sta per nascere nel nostro Paese, e che permette di fare un viaggio a passo lento tra panorami mozzafiato e luoghi sacri.

Il “Cammino dei Santuari del Mare”

Si chiama il “Cammino dei Santuari del Mare“, un nome che che evoca meraviglie e spiritualità. Si tratta di un progetto realizzato dall’Associazione Monte Gazzo Outdoor in collaborazione con i Comuni di Genova, Ceranesi, Campo Ligure, Masone, Tiglieto, Arenzano e Mele.

Ci troviamo in Liguria, quindi, e parliamo di un sentiero che consente di visitare alcuni dei più significativi monumenti religiosi del territorio devoti al culto mariano, passando per boschi, antichi insediamenti e panorami che sono in grado di emozionare.

Diviso in sei magnifiche tappe, permette di vivere un’esperienza straordinaria creando ricordi che difficilmente si dimenticano.

Tappa 1: Sestri Ponente – Santuario della Guardia

La prima tappa del “Cammino dei Santuari del Mare” va da Sestri Ponente al Santuario della Guardia. Si parte dall’affascinante Basilica di Santa Maria Assunta a Sestri Ponente, edificio religioso con una facciata che è opera dell’architetto Piero de Barbieri e dello scultore sestrese Luigi Venzano e pregno di affreschi, stucchi e marmi realizzati in tempi diversi.

Si percorrono 13 chilometri scoprendo vie storiche e luoghi di culto, come la Chiesa dei Santi Rocco ed Isidoro e il Santuario di N.S. del Gazzo. Passo dopo passo si arriva sulla cima del Monte Figogna che svetta nei cieli a 890 metri sul livello del mare, e dominato dal maestoso Santuario di Nostra Signora della Guardia, il più importante santuario mariano della Liguria e uno dei più rilevanti di tutto il nostro Paese.

Il cammino continua attraversando boschi e antiche strade che lascino scorgere paesaggi da cartolina sulla città di Genova e la sua pittoresca costa.

Tappa 2: Santuario della Guardia – Campo Ligure / Masone

La seconda tappa parte dal magnifico Santuario della Guardia, che offre persino una cupola alta 40 metri e decorata con affreschi che raffigurano la miracolosa apparizione, ed è di circa 26 chilometri. Abbraccia la bellezza delle alture liguri scovando antiche mulattiere, boschi di castagni e panorami sulla costa che in altri pochi luoghi del mondo si possono ammirare.

Il viaggiatore si ritrova al cospetto della Cappellina di Rocca Maja e dell’Altopiano dei Piani di Praglia, caratterizzato da una sorprendente natura selvaggia e autentica.

La tappa termina nel suggestivo centro di Campo Ligure, incantevole borgo che sorge sulle sponde del torrente Stura e dove storia e artigianato si fondono nel Castello e nel Museo della Filigrana.

Tappa 3: Campo Ligure – Tiglieto

Partendo da Campo Ligure, parte dell’Associazione “I Borghi più Belli d’Italia” e circondato da una natura rigogliosa e pressoché intatta, il viandante scopre paesaggi mozzafiato che rimettono al mondo.

Si cammina per 15,5 chilometri tra salite e discese, sfidando un po’ di più la propria resistenza. Anche in questo caso, si attraversano antiche mulattiere e boschi suggestivi, per poi giungere sulle panoramiche cime del Monte Pavaglione e del Monte Calvo, che permettono di godere di emozionanti scorci sulla Pianura Padana e sulle valli circostanti.

Non mancano luoghi di reale suggestione, come il Passo Fruia e le Vasche di Tiglieto, dei laghetti in parte balneabili che si sono formati fra monti sinuosi, edifici medievali, una ricca vegetazione e limpidi corsi d’acqua.

La tappa si conclude nell’incantevole centro di Tiglieto, dove svetta nei cieli il complesso monumentale architettonico-culturale della Badia di Tiglieto, primo insediamento cistercense costruito in Italia. Questa, tra le altre cose, è una località famosa per i tradizionali taglialegna custodi della cultura del bosco.

Tappa 4: Tiglieto – Arenzano

Quella che inizia da Tiglieto, borgo che fa parte del magnifico Parco naturale regionale del Beigua, è forse la tappa più impegnativa del “Cammino dei Santuari del Mare”, ma offre un’ alternanza e una varietà di ambienti di cui è davvero impossibile non innamorarsi.

Con una lunghezza di 29,5 chilometri e un dislivello che varia da 10 a 1182 metri, permette di scovare magnifici angoli storici come il Ponte Romanico di Tiglieto, monumento di epoca romanica interamente in pietra di serpentino e con una struttura composta da cinque maestose arcate; l’Abbazia di Santa Maria della Croce – conosciuta anche come Badia di Tiglieto -, che costituisce un “unicum” dal punto di vista storico, architettonico e paesaggistico perché sorge al centro di una conca montuosa attraversata dal torrente Orba; la Cappella della Gattazzè, una struttura in pietra su base circolare che si erge tra le foglie.

C’è poi da affrontare la salita al Monte Reixa, che ripaga la fatica vissuta con panorami spettacolari, per poi scendere attraverso il suggestivo Sentiero degli Inglesi per raggiungere il Santuario del Santo Bambino di Praga di Arenzano, che si fa spazio a poca distanza dal centro cittadino e che offre un ampio panorama sulla città e sui monti circostanti.

Tappa 5: Arenzano – Acquasanta

La quinta tappa parte da Arenzano, stupendo borgo abbracciato dal mare e dai monti, e si snoda per circa di 16,5 km com un dislivello di 600 metri in salita e 450 in discesa.

Si attraversa il suggestivo lungomare cittadino per continuare, sempre con un leggiadro passo lento, lungo la costa che permette di ammirare dei panorami che toccano le corde del cuore.

Si arriva alla Madonna dell’Aguggia, graziosa statuetta in cima ad uno scoglio nel mare di Vesima e patrona dei pescatori dell’ormai lontanissimo 1700, per poi entrare nel Comune di Genova e attraversare luoghi storici come il Mulino di Crevari e il Santuario delle Grazie.

La tappa termina ad Acquasanta presso il Santuario omonimo, un mistico luogo di culto con interni magnifici affrescati da Giuseppe Canepa nel XVIII secolo e ripresi, nel 1911, da Rodolfo Gambini.

Tappa 6: Acquasanta – Genova

L’ultima tappa del “Cammino dei Santuari del Mare” parte dal centro di Acqusanta, suggestivo e antico borgo incastonato tra la costa del ponente genovese e le alte cime dell’Appennino ligure, e può essere diviso in due itinerari diversi perché conduce presso le innumerevoli meraviglie del centro storico di Genova.

Il principale, ovvero quello che porta verso Genova Pegli, permette di camminare tra colline, antiche strade romane e mulattiere panoramiche.

Un passo dopo l’altro ci si ritrova al cospetto dell’imponente gruppo montuoso di Punta Martin, da dove si snoda il sentiero delle “Lische Alte” che è pregno natura e avvolto da un costante profumo di piante mediterranee.

Al contempo, la tappa attraversa borghi storici come Prà, quartiere del ponente genovese, e Pegli, che ancora oggi conserva l’antico affaccio sul mare, un vibrante lungomare e una spiaggia perfetta per godersi il limpido mare ligure.

La tappa si divide al Molo Archetti da dove è possibile partire per dirigersi nel cuore di Genova.

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Il “Turismo delle Radici” prende forma: annunciato il progetto

Prende forma il progetto del “Turismo delle Radici”, che entra in una fase più operativa a seguito dello stanziamento di un pacchetto di finanziamenti per i comuni che hanno partecipato al bando. Si tratta di un’offerta turistica rivolta ai discendenti di persone emigrate, che ritornano a visitare i luoghi in cui sono vissuti i propri antenati. Un turismo, quindi, basato sulla ricerca delle proprie radici familiari, sul recupero dei luoghi e delle tradizioni del passato.

Il progetto del “Turismo delle Radici”

Stando a quanto si legge nel progetto PNRR “Il Turismo delle Radici – Una Strategia Integrata per la ripresa del settore del Turismo nell’Italia post Covid-19”, gli italiani residenti all’estero e i discendenti di origini italiane sono un bacino di potenziali viaggiatori che arrivano nel nostro Paese, e sono in grado di generare un forte legame emotivo con i luoghi e di “amplificare l’eco Italia nel mondo”. Secondo i dati diffusi da Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, il 30% del “Turismo delle Radici”, equivalente a circa 3 milioni di viaggiatori, copre sia un target giovane che va dai 25 ai 34 anni (25,7%) sia un target che va dai 55 ai 64 anni (24%). Tali turisti programmano visite a lunga permanenza, con una media di sette giorni a viaggio, generando un indotto economico significativo.

Il “Turismo delle Radici” è, dunque, un’offerta turistica strutturata attraverso appropriate strategie di comunicazione, che coniuga alla proposta di beni e servizi del terzo settore – alloggi, enogastronomia, visite guidate – la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti che si stima sfiorino gli 80 milioni di persone.

“L’esame si è appena concluso e a stretto giro sarà presentata una graduatoria dei comuni che hanno presentato le migliori proposte e che riceveranno finanziamenti dal ministero degli Esteri”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani a Il Sole 24 ore, sottolineando che si sta puntando a comuni più piccoli, con meno di seimila abitanti. Le proposte ricevute su 5.500 piccoli borghi sono sono state 845, quelle ammissibili 822. Il finanziamento che sarà messo a disposizione è di circa 5 milioni di euro. È stato inoltre sottoscritto un primo accordo con Ferrovie dello Stato che riduce i costi dei biglietti dell’alta velocità per i turisti iscritti all’Aire, l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, e si sta pensando a un pacchetto di agevolazioni per chi aderisce all’iniziativa.

Obiettivi e opportunità del “Turismo delle Radici”

Tra gli obiettivi del progetto, c’è quello di lasciare indietro le mete toccate dai flussi turistici tradizionali, valorizzando aree meno conosciute e meno sviluppate dell’Italia, che possono così colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale, in maniera ecosostenibile. La valorizzazione dei piccoli centri e delle campagne consente, da un lato, la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture in disuso, dall’altro favorisce anche i fornitori di servizi e prodotti locali, in primis quelli enogastronomici. Il “turista delle radici” diventa, così, “ambasciatore” dei territori che custodiscono la sua storia familiare, solitamente i piccoli borghi.

Questo tipo di turismo è anche una risposta alla sfida digitale, perché la diffusione capillare delle informazioni e la ricerca dei documenti sulla storia familiare passerà dai siti web. Gli amministratori dei piccoli borghi, i proprietari degli agriturismi, le famiglie attive nell’ospitalità diffusa potranno utilizzare i social network per informare il turista delle radici.

Infine, viene presentato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale come un incentivo all’occupazione giovanile. Per garantire un’offerta turistica di livello, un importante obiettivo è, infatti, quello di promuovere la formazione di operatori del Turismo delle Radici, in coordinamento con le amministrazioni centrali interessate, i centri accademici e di ricerca, gli enti locali, gli operatori economici del settore turistico e le associazioni attive sul territorio. In questo modo, verrebbe stimolata l’occupazione, in particolare quella giovanile, proprio in aree colpite da progressivo spopolamento, che sono quelle scelte dal turista delle radici.

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Castel del Rio e le meraviglie del fiume Santerno

Novantanove lunghi chilometri: sono quelli che il fiume Santerno percorre dalla sua sorgente presso il Passo della Futa, il valico tra Mugello e Romagna toscana che è anche il luogo dirimente fra Appennino tosco-emiliano e Appennino tosco-romagnolo.

Al centesimo chilometro di percorso, si getta nel Reno, il fiume più lungo dell’Emilia-Romagna. Le sue acque finiranno poi nell’Adriatico.

Un territorio variegato, quello che attraversa il Santerno, punteggiato di mulini: ancora nel Novecento si contavano 74 mulini lungo il suo corso, di cui ben 59 dedicati a trasformare in farina le castagne, prodotto simbolo del territorio appenninico.

La maggior parte di questi si trovava nell’alta valle del Santerno, in quel territorio di confine con la Toscana: ben 46 si trovavano infatti nel comune di Firenzuola, in provincia di Firenze ma distante 60 chilometri dal capoluogo, uno dei centri più rilevanti lungo il corso di un fiume che, per la poca antropizzazione dei territori che attraversa nella sua parte iniziale, ha una qualità delle acque molto alta, tra le migliori di tutti gli affluenti del Reno.

Il suo fluire accarezza le sponde di un territorio aspro, con montagne dai fianchi torniti dal secolare scorrere delle acque, spettacolari cascate, vestigia di una civiltà contadina protagonista di questo territorio in tempi non troppo lontani e un borgo medievale che ospita opere dell’ingegno uniche nel suo genere.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le acque azzurre del fiume Santerno, gettonata meta balneare in estate

Castel del Rio

Nella parte montana del versante romagnolo del corso del Santerno, a metà strada tra Firenzuola e Imola, sorge il piccolo borgo di Castel del Rio, in provincia di Bologna.

Poco più di un migliaio di anime presidiano questo angolo della regione, che possiede comunque una storia millenaria: le origini dell’insediamento sono addirittura celtiche, risalgono al V sec a.C.

Tutto il centro storico, invece, è di origine medioevale, periodo di massimo splendore della cittadina.

Castel del Rio nasce originariamente come mercato sulle rive del fiume, al cospetto della prima residenza nobiliare degli Alidosi, famiglia nobile feudataria del territorio. Anticamente la rocca dei signori sorgeva in cima alla collina alle spalle del borgo, dove ancora oggi rimane il rudere ancora visibile conosciuto come Castellaccio, che troneggia sulle case e sui palazzi dei secoli successivi.

Oltre alle tracce più visibili dell’antichità, Castel del Rio porta anche le cicatrici della Seconda Guerra Mondiale: in questa zona si era arroccata la Linea Gotica e l’occupazione nazista fu particolarmente aspra, con omicidi, deportazioni, scontri civili e ingenti distruzioni portate dai bombardamenti aerei. Il 27 settembre 1944 Castel del Rio fu il primo comune della provincia di Bologna liberato dagli Alleati.

I grandi monumenti che contraddistinguono il paese sono comunque cinquecenteschi: oltre i vicoli del ben conservato centro storico, il Palazzo Alidosi e il Ponte Alidosi sono due opere di Rinascimento fiorentino piuttosto ambiziose e quelle che colpiscono l’occhio dei visitatori.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il temerario arco del Ponte Alidosi. All’interno ci sono 5 stanze usate nel medioevo come celle e per la riscossione delle tasse

Il Palazzo non venne mai completato definitivamente. La sua paternità architettonica è oggi oggetto di discussione. Alcuni indicano il Bramante come progettista del castello, altri Antonio da Sangallo il Vecchio o il di lui nipote Francesco da Sangallo. Dei quattro bastioni previsti dal progetto originale ne furono realizzati solo due, ancor’oggi visibili. Al suo interno merita una visita il rinascimentale Cortiletto delle Fontane, con tre fontane e un bel loggiato sorretto da colonne di arenaria. Il Palazzo, completamente restaurato, troneggia imponente al centro della via principale del borgo, ed è oggi sede comunale, biblioteca e sede del Museo della Guerra e della Linea Gotica, del Museo del Castagno e il centro di educazione ambientale Animal Tower. È aperto per visite nei giorni festivi dalle 14 alle 18, su prenotazione nei giorni feriali.

Il Ponte, insignito del titolo di monumento nazionale, è stato recentemente restaurato ed è dotato di un’unica campata, con la classica forma arcuata a schiena d’asino, particolarmente ripida, tipica dei ponti di epoca medievale. È costituito da un’unica arcata di 42 metri e una freccia di 19, che gli conferiscono un aspetto ardito e unico. Al suo interno si trovano ben cinque stanze, utilizzate in epoca medioevale e oggi aperte per la visita dall’amministrazione comunale in poche date predisposte.

Sorge proprio sul corso del Santerno ed è probabilmente il più noto punto di attraversamento del fiume. Gli Alidosi, che avevano perso la signoria di Imola, lo fecero costruire nel 1499 per dar prova della loro persistenze potenza e presa su Castel del Rio, a cui il ponte fruttò discreti vantaggi economici. Oggi il ponte domina una zona ben tenuta sulle rive del fiume, una vera e propria spiaggia urbana dove potersi rilassare in estate, rinfrescarsi all’ombra delle acacie e fare un tuffo nella piscina naturale che si è creata ai piedi di uno strano masso a forma di fungo. Questo tratto del Santerno viene anche utilizzato per allenamenti di kayak.

La Cascata di Moraduccio

A circa 7 chilometri di distanza da Castel del Rio, risalendo il Santerno in direzione del confine con la Toscana lungo la Strada provinciale 610, si trova una delle più straordinarie meraviglie naturali e acquatiche dell’Appennino toscoromagnolo.

Si tratta della Cascata di Moraduccio, un salto di un paio di decine di metri compiuto da uno degli affluenti del fiume per unire le proprie acque a quelle del più imponente corso.

Per raggiungerla occorre parcheggiare l’auto a bordo strada poco dopo il cartello che annuncia la fine dell’abitato di Moraduccio. Scendendo a piedi lungo la strasa asfaltata ma chiusa al traffico che si apre sulla destra si raggiunge prima un ponticello e poi, in poche decine di metri, una spiaggia sassosa al cospetto della cascata.

La Cascata di Moraduccio, a pochi chilometri da Castel del Rio

Qui il piccolo Rio dei Briganti si getta per circa 30 metri nel vuoto prima di unirsi al Santerno in un’ampia piscina che d’estate viene affollata da decine e decine di bagnanti che si godono la frescura e la tranquillità dell’ambiente riparato. Il periodo ideale per visitare la Cascata di Moraduccio è infatti la tarda primavera, quand’è già abbastanza caldo per non disdegnare un tuffo, ma non ancora abbastanza da richiamare una gran folla e la cascata ha ancora molta acqua.

Anche nei giorni più freddi, però, la Cascata di Moraduccio rimane uno spettacolo affascinante e, anzi, quando la portata del modesto Rio dei Briganti è più ampia e i fianchi delle colline si sono appena tinti del timido verde delle nuove foglie primaverili il contesto dà allora il suo meglio.

Il Borgo di Castiglioncello

L’Appennino Tosco-romagnolo è un luogo rimasto fermo nel tempo in molti dei suoi elementi umani, mentre la componente naturale la fa da padrona. È un ambiente che si è andato spopolando nel corso degli anni: dalla metà del Novecento in poi piccoli paesi di contadini, dediti all’agricoltura e all’allevamento, sono lentamente scomparsi.

Uno di questi, Castiglioncello, arroccato su un colle sulle rive del Santerno, porta ancora le vestigia del tempo che fu.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il borgo fantasma di Castiglioncello

Il borgo fantasma di Castiglioncello, infatti, è un vecchio paese di origine medioevale che sorge sulla collina di fronte al corso del fiume, abbandonato oramai dal secondo dopoguerra.

Per raggiungerlo, dovete recarvi alla Cascata di Moraduccio e una volta giunti al ponte pedonale sul Santerno, invece di scendere sulla spiaggia, proseguite dritto lungo il sentiero. In circa 30 min di cammino sarete a destinazione.

Nato nel Trecento come punto di frontiera fra Firenze e Bologna, ebbe il suo massimo sviluppo nel XV secolo e rimase rilevante fino all’Ottocento. Poi un lento declino: già nel 1833 l’abitato contava appena 63 residenti, nel 1931 erano 64.

Castiglioncello morì lentamente e oggi potete passeggiare tra i suoi affascinanti ruderi, tra i quali svetta il campanile della chiesa, in un’atmosfera sospesa, vagamente malinconica, misteriosa.

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In questo aeroporto italiano nascerà un vigneto

Gli aeroporti possono essere tante cose diverse: un punto di partenza, ma anche di arrivo, un luogo dove si rincontrano persone con non si vedono da tempo, o in cui si saluta qualcuno che sta per volare verso lidi lontani e, forse, senza mai tornare indietro. E a breve un bellissimo scalo italiano sarà anche qualcosa in più: vi sta per nascere un vigneto.

Un vigneto all’aeroporto di Firenze

Ci troviamo a Firenze, culla del Rinascimento e Capitale mondiale dell’arte nel Quattrocento, una città che fa innamorare tutti e che si trova in una regione assolutamente speciale: la Toscana. Si tratta di un angolo del centro Italia dove il vino è importantissimo, al punto che in fatto di produzione di questa bevanda è una delle più importanti regioni italiane, famosa nel mondo per le sue celebri etichette.

Non vi sorprenderà sapere, quindi, che è in ballo un nuovo progetto per cui, prossimamente, potrebbe nascere un vigneto di oltre sette ettari sul tetto dell’Aeroporto di Firenze Amerigo Vespucci. Parliamo di un’interessante idea dello studio di progettazione statunitense Rafael Viñoly Architects, che ha presentato i piani per la ristrutturazione del terminal internazionale e sì, sono compresi anche dei vigneti pensati con lo scopo di omaggiare la tradizione vinicola italiana, e in particolare quella della Toscana.

Cosa prevede il progetto

Niente di tutto ciò è ancora certo, anche perché i dettagli devono ancora essere definiti. Tuttavia, stando alle prime informazioni il futuro terminal  fiorentino avrà una superficie di 50.000 metri quadrati e sarà dominato da un enorme tetto spiovente pieno di lucernari e da circa 38 filari di viti.

Come riporta CNN Travel, quello di Firenze potrebbe a breve diventare il primo “vigneto d’aeroporto” d’Europa, con ben 38 vigne di 2,8 metri di larghezza.

E che fine faranno le uve prodotte? Stando a quanto si legge, saranno raccolte dai principali viticoltori della regione, prodotte e invecchiate nelle cantine in loco per poi essere distribuite per la vendita nello stesso aeroporto.

Come è possibile intuire, l’infrastruttura fiorentina subirà degli importanti cambiamenti che richiederanno particolare attenzione alla distribuzione del peso e al sistema di drenaggio. Diverse sfide riguarderanno anche il microclima, che su di un tetto è completamente diverso rispetto a quello di un vigneto classico.

Le altre grandi novità

Sempre secondo lo stesso progetto, lo scalo di Firenze beneficerà di ulteriori e interessanti cambiamenti. Oltre al vigneto, verrà riorientata e allungata la pista per renderla più adatta agli aerei moderni. Ciò permetterà anche di far operare un maggior numero di voli, al punto che il nuovo terminal – di quasi 50.000 metri quadrati – aumenterà anche la capacità dei passeggeri al suo interno: sarà in grado di ospitare più di 5,9 milioni persone.

Inoltre, sono previste nuove aree di arrivo e partenza, la creazione di sette parchi intorno alla struttura, alloggi per studenti, spazi commerciali e collegamenti di trasporto di superficie potenziati.

Lo studio Rafael Viñoly Architects dovrebbe portare a termine quanto appena detto con la collaborazione dei progettisti dell’aeroporto e, allo stesso tempo, ha annunciato che la struttura verrà costruita in due fasi: la prima dovrebbe essere completata nel 2026, mentre per la seconda occorrerà attendete il 2035.

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In Sicilia nasce l’itinerario dell’acqua: i luoghi

Sono ormai molte le persone che scelgono di fare una vacanza attiva alla scoperta di luoghi bellissimi: il trekking è una delle attività preferite, ed è per questo che in tutta Italia continuano a nascere nuovi itinerari, per ampliare un’offerta sempre più ricca. È in questo contesto che, in Sicilia, vede la luce un tour davvero speciale. Si tratta di un’iniziativa volta a far conoscere il patrimonio idrico delle Madonie, attraverso i posti che forniscono acqua alla città di Palermo. Ecco cosa sappiamo.

La nuova associazione per il turismo sostenibile

La Sicilia è una delle mete turistiche per eccellenza, soprattutto durante il periodo estivo. Ma non sono solo le sue spiagge a regalarci sorprese: l’associazione LOTs – Libero Osservatorio Territoriale sud nasce con il proposito di sostenere un turismo più sostenibile e responsabile, focalizzato alla scoperta di luoghi meno conosciuti. L’obiettivo principale consiste non soltanto nel promuovere una soluzione al problema dell’overtourism, ma anche nel recuperare l’identità di borghi e località rurali che meritano di essere valorizzate.

Fondata nel 2020, l’associazione si propone di dare un’alternativa alla narrativa turistica mainstream della Sicilia. E uno dei modi migliori per farlo è a passo d’uomo: nuovi itinerari di trekking offrono la possibilità di esplorare il territorio in una vacanza slow che sempre più spesso fa presa sui turisti. Gli operatori di LOTs hanno così individuato alcuni tour che ci consentiranno di scoprire il volto più autentico dell’isola. Il primo è l’itinerario “Salti d’Acqua”, la cui inaugurazione è prevista per il 16 marzo 2024. Vediamo di cosa si tratta.

L’itinerario “Salti d’Acqua”

Le Madonie rappresentano l’ultimo tratto dell’Appennino Siculo, le cui propaggini arrivano sin quasi alla costa. È qui che si sviluppano numerosi corsi d’acqua, i quali forniscono preziose risorse idriche anche alla città di Palermo. L’itinerario “Salti d’Acqua” è dunque dedicato ad un elemento fondamentale, che sostiene la vita e che dobbiamo proteggere ad ogni costo. Purtroppo, le sorgenti situate nelle Madonie sono oggi a rischio, a causa di incuria e trascuratezza. I siti in cui si trovano sembrano quasi essere stati dimenticati.

Ecco dunque che il tour potrebbe tornare a valorizzare luoghi di importanza vitale, consentendo al tempo stesso ai turisti di immergersi in una natura ricca di suggestioni. “Immersi tra i monti occidentali delle Madonie, risaliremo l’abitato di Scillato alla ricerca delle sorgenti che forniscono acqua alla città di Palermo” – spiegano Francesca Gattello, Zeno Franchini e Martina Motta, fondatori di LOTs. Durante il percorso, ci sarà la possibilità di approfondire alcuni temi di grande rilievo, come lo sfruttamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche.

Ma quali sono le tappe del tour “Salti d’Acqua”? Una volta raggiunto il borgo di Scillato, si salirà verso le pendici del Monte Fanusi dove si trova un importante acquedotto, raggiungendo poi il paesino di Sclafani Bagni. Quest’ultimo racchiude un antico stabilimento termale e delle sorgenti sulfuree, immersi nella natura. “Le acque che ancora scorrono in questi luoghi rendono il paesaggio fortemente vitale, invitando il camminatore all’ascolto naturale da una parte e ad una riflessione critica dall’altra, nei confronti del contesto attuale”.

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È in arrivo una nuova attrazione a Gardaland e sarà spettacolare

Una nuova e misteriosa attrazione per gli amanti del brivido e dell’avventura sta per arrivare in uno dei più famosi paradisi del divertimento in Italia per grandi e piccini. A partire da giugno, i visitatori di Gardaland Resort potranno vivere un’esperienza davvero unica nel suo genere. Un maestoso lupo di oltre 16 metri, colpito da una maledizione che lo ha trasformato in pietra, è pronto a regalare emozioni forti a grandi e piccini.

A Gardaland Resort arriva un lupo di oltre 16 metri

La nuova attrazione, in arrivo questa estate a Gardaland, sarà resa ancora più affascinante da scenografie mozzafiato, luci e suoni accuratamente progettati per adattarsi al tema, e dalla sincronizzazione con gli effetti fumo, per offrire un’esperienza davvero immersiva con una storia avvincente e ricca di mistero, che si svilupperà intorno all’imponente animale.

Come sappiamo, la figura del lupo, elemento chiave di questa new entry, è da sempre associata a molteplici significati e simbolismi. Lo si considera una vera e propria guida spirituale, incarnazione di forza e coraggio, connessione con la natura e simbolo di comunità e famiglia. Cresce, dunque, l’attesa per liberare questa misteriosa creatura dalla maledizione che l’ha pietrificata. Un’esperienza che si preannuncia indimenticabile, rivolta non solo ai visitatori più temerari ma anche alle famiglie.

Le altre novità e le pietre miliari

Il gigantesco lupo non sarà l’unica novità prevista a Gardaland da questa estate. Come vi avevamo già accennato nei mesi scorsi, una pietra viola e grigia con 22 misteriosi simboli e con un messaggio da decifrare, è stata posizionata al centro del cantiere, dove presto vedremo spuntare anche il lupo di oltre 16 metri. La pietra viola, realizzata dal reparto creativo di Gardaland in 100 ore di lavoro, sarà un altro elemento chiave della nuova attrazione, ed è molto probabile che nasconda qualche indizio sul suo nome e sulla sua ambientazione.

Da quando è stata scoperto, questo antico manufatto di origine sconosciuta, ricoperto di simboli misteriosi, ha suscitato grande curiosità. Finalmente, “dopo mesi di ricerche e studi”, “un gruppo di esperti” ne avrebbe svelato il significato. Si tratta di un messaggio sorprendente, che rivelerà una verità straordinaria. Posizionata in un’area di 494 metri quadrati, prenderà il posto di Sequoia Magic Loop, accanto alle attrazioni Shaman e Colorado Boat, e potrà trasportare circa 350 persone all’ora, con un’altezza superiore ai 120 centimetri. Ricca di effetti speciali e con un alto impatto scenografico, saprà assicurare ai visitatori di tutte le età un’avventura immersiva.

Oltre alle nuove attrazioni, il parco offre la possibilità di visitare quelle che sono considerate le pietre miliari del Resort del divertimento. Tra queste, il Gardaland SEA LIFE Aquarium, il primo acquario interamente tematizzato d’Italia, il primo LEGOLAND® Water Park in Europa, un parco acquatico di 15 mila metri quadrati, aperto nel 2021, dove ci si può immergere tra milioni di mattoncini LEGO, in un mare di giochi d’acqua interattivi, giocare sui coloratissimi scivoli e rilassarsi nelle straordinarie aree interamente tematizzate, e “Jumanji the Adventure”, la prima attrazione al mondo a tema Jumanij, una dark ride che accompagna gli ospiti a bordo di alcuni fuoristrada tra pericolosi animali, ostacoli di ogni tipo e un potente gigante di pietra.