Nel cuore della Basilicata, su una collina da cui domina un bellissimo panorama rurale, sorge un borgo che – almeno a prima vista – sembra davvero grazioso. Pare impossibile che qualcuno ne sia addirittura spaventato, ma leggenda vuole che il suo nome porti sfortuna. Tanto che gli abitanti dei paesi vicini lo chiamano “chille paise” (ovvero “quel paese” in dialetto lucano). Ma di che cosa stiamo parlando? Andiamo alla scoperta del borgo di Colobraro e della sua storia inquietante.
La storia di Colobraro
Il piccolo borgo di Colobraro si trova in Basilicata, e più precisamente nella provincia di Matera: è incastonato nel cuore dell’Appennino Lucano, arroccato su uno sperone roccioso lungo le pendici meridionali del Monte Calvario, a circa 600 metri di altitudine. È un luogo davvero splendido, dove la natura è ancora incontaminata. La sua storia affonda le radici in un lontano passato, quando il paese era ancora legato alla badia di Santa Maria di Cersosimo.
Nel XII secolo, dopo essere appartenuto al conte Bertaimo d’Andria, divenne di proprietà dei conti di Chiaromonte e, in seguito ai Sanseverino di Tricarico. Passando di mano in mano, il borgo di Colobraro continuò a prosperare. In seguito, con l’unità d’Italia, visse periodi difficili a causa del brigantaggio. Mentre in epoca fascista vi vennero confinati alcuni oppositori del regime e dei profughi ebrei. Ma sono alcune vicissitudini ben più recenti ad aver segnato per sempre il paese.
La bizzarra leggenda sul “borgo portasfortuna”
Colobraro è considerato un paese porta iella, tanto che in molti, da quelle parti, si rifiutano di chiamarlo con il suo nome. Come si sia arrivati a tanto è presto detto: pare che tutto sia accaduto negli anni ’40 del secolo scorso, quindi in epoca piuttosto vicina a noi. In quel periodo, venne tenuta una normale riunione di amministratori locali presso Matera. Biagio Virgilio, podestà di Colobraro, tenne un lungo discorso al termine del quale, così si narra, avrebbe detto qualcosa come: “Se non sto dicendo la verità, che possa cadere questo lampadario” – indicando verso l’alto.
Ebbene, leggenda vuole che il lampadario cadde davvero – non si sa se subito dopo le sue parole o nei giorni seguenti. Pare addirittura ci siano state delle vittime a causa dell’incidente. A nulla valsero le obiezioni di Virgilio, il quale si affrettò a smentire che un episodio del genere accadde davvero. La voce si sparse rapidamente, e nei paesi vicini si prese l’abitudine di non pronunciare più il nome di Colobraro, pensando che questo bastasse a portare sfortuna.
Ma non è finita qui: c’è infatti un altro aneddoto legato all’attuale superstizione che circonda Colobraro. Si dice che alcune donne del paese fossero esperte in arti magiche, delle moderne streghe. Tra di esse vi sarebbe anche Maddalena La Rocca, che venne considerata una “masciara” (ovvero una maga) per lungo tempo. In realtà, pare che si trattasse solamente di una contadina e tessitrice, tuttavia la sua notorietà non si è mai spenta. Altri eventi sfortunati avrebbero infine portato a pensare che Colobraro fosse davvero avvolto da una maledizione, ma nulla è mai stato documentato seriamente.
Cosa vedere a Colobraro
Nonostante la brutta reputazione che il borgo si è fatto nel corso dell’ultimo secolo, da qualche anno a questa parte è diventato anche una sempre più frequentata meta turistica. Proprio il suo fascino da “portasfortuna” avrebbe iniziato ad attirare visitatori, i quali poi si sono innamorati di questo luogo incantevole. Insomma, un perfetto caso da manuale di come sfruttare un proprio lato negativo per trarne vantaggio. Ma cosa si può vedere di bello a Colobraro?
Abitato da poco più di mille anime, il paesino vanta un graziosissimo centro storico. Le sue strette viuzze si inerpicano verso la cima dello sperone su cui sorge, e lungo di esse si affacciano alcune architetture particolarmente affascinanti. È il caso, ad esempio, della Cappella di San Rocco o della vicina fontana di piazza Garibaldi. Di grande bellezza è poi la Chiesa Nuova di San Nicola di Bari, situata quasi nel punto più alto di Colobraro: da qui si gode di una vista pazzesca sulla Valle del Sinni.
Anche al suo interno, la chiesa è molto suggestiva. Realizzata negli anni ’70 del secolo scorso dall’architetto Nicola Pagliara, è stata costruita in pietra bianca di Trani e in blocchi di cemento. Nonostante la sua semplicità, è un vero gioiello che si inserisce perfettamente nel tessuto urbano locale, mescolando tradizione e modernità. Infine, salendo sulla vetta del paese, ecco le rovine di un antichissimo castello di origine medievale. Oltre ai preziosi resti, c’è da ammirare un panorama spettacolare che ci permette di spingere lo sguardo sino al vicino paese di Valsinni.
Per immergersi completamente nell’atmosfera ancora ferma indietro nel tempo di questo bellissimo borgo, presso il Palazzo delle Esposizioni si può visitare il Museo della Civiltà Contadina. È il luogo ideale dove respirare le antiche tradizioni rurali di Colobraro, osservando abiti, oggetti e attrezzi da lavoro che venivano utilizzati in passato. Vi sono anche la ricostruzione di un’aula scolastica e di una casa contadina e una mostra fotografica realizzata dall’antropologo Ernesto De Martino, che approfondisce il legame tra queste terre e la leggendaria figura magica delle “masciare”.
I meravigliosi uliveti che cingono Colobraro ci raccontano un’altra storia: quella dell’antica arte olearia del paese. Per chi volesse approfondire questo aspetto, non resta che visitare il Museo dell’Olio, ospitato all’interno di una struttura che funge anche da azienda agricola e da ristorante. Vi è la possibilità di ammirare un antico frantoio dell’800 completamente restaurato, dove si trovano tutti i macchinari che un tempo servivano per produrre l’olio, tra cui delle splendide macine in pietra e un torchio a vite.
Infine, non resta che esplorare un po’ i dintorni di Colobraro, per fare un tuffo nella natura. Ci sono diversi sentieri che si abbarbicano tra gli Appennini Lucani, per gli amanti del trekking. Particolarmente suggestivo è poi il panorama del lago di Monte Cotugno, un bacino artificiale nato dalla costruzione di una grande diga di terra battuta. È il luogo perfetto per fare un pic nic o per rilassarsi un po’, ma anche per un giro in mountain bike o per fare birdwatching.