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Questo è il ristorante più antico della Francia. Ha ispirato Ratatouille

Parigi, la città dell’amore e della bellezza per eccellenza, è un sogno a occhi aperti che cattura l’anima di chiunque abbia il privilegio di perdersi tra le sue strade lastricate di fascino e storia. Qui, oltre lo splendore iconico della Torre Eiffel e il maestoso profilo di Notre-Dame, nel quinto arrondissement, la Ville Lumière custodisce un locale secolare, amato dai palati raffinati di tutto il mondo: la Tour d’Argent.

Un vero e proprio tempio della gastronomia francese, dove ogni pietanza è una poesia e ogni boccone un viaggio nell’arte dei sapori. Qui, tra le sue mura raffinate, hanno passeggiato Re e Regine, artisti e intellettuali, tutti avvolti dall’irresistibile promessa di un’esperienza culinaria senza eguali.

Dopo una recente ristrutturazione, la Tour d’Argent ha recentemento riaperto le sue porte al mondo con una visione audace e più contemporanea, conservando al contempo la sua storia e il suo spirito più autentico. Un equilibrio delicato tra conservazione e innovazione, dove l’eredità del passato si fonde con la creatività del presente.

La Tour d’Argent: eterna icona della gastronomia francese

Tour d'Argent

Fonte: Getty Images

Tour d’Argent, Parigi

La sua storia risale al lontano 1582, quando sorse come modesta locanda che presto conquistò il cuore dell’aristocrazia parigina. Fin dai suoi primi giorni, la Tour d’Argent ha accolto ospiti illustri, tra cui persino Enrico IV, il Re in persona, il cui amore per la buona cucina era tanto leggendario quanto il suo regno. Da quel momento, il destino del ristorante si intrecciò con quello della Francia stessa, diventando una silenziosa testimone di momenti cruciali della storia del Paese.

Dalle tumultuose giornate della Rivoluzione francese fino agli anni folli degli artisti e dei bohémien di Pigalle, questo monumento gastronomico ha visto passare epoche di cambiamento e trasformazione. Da Marcel Proust a Salvador Dalì, da Ernest Hemingway a Sacha Guitry, generazioni di raffinati intellettuali hanno varcato le sue soglie, lasciando un’impronta indelebile nella sua storia.

Oggi, la Tour d’Argent continua a brillare nel panorama culinario parigino, mantenendo viva la sua tradizione. Ancora oggi il piatto storico per eccellenza è il canard au sang, una creazione magistrale che incarna l’essenza stessa della cucina francese. Realizzato con anatre provenienti dagli allevamenti della famiglia Burgaud a Challans, questo piatto è un omaggio alla tradizione e all’eccellenza, un’esperienza gustativa che lascia un’impronta indelebile nella memoria di chiunque abbia il privilegio di assaggiarlo. Assolutamente sublime è anche il Foie gras del Trois Empereurs, creato per celebrare uno dei più sontuosi pranzi ospitati al 15 di Quai de Tournelle, questo piatto ha una storia altrettanto illustre. Nel lontano 1867, al tavolo della Tour d’Argent, sedevano nientemeno che Alessandro II, Zar di tutte le Russie, Guglielmo I re di Prussia e il Principe di Bismark. In un momento di straordinaria convivialità e raffinatezza, questi tre imperatori condivisero una prelibatezza culinaria che è diventata leggendaria nel corso dei secoli.

La sua fama ha ispirato anche un capolavoro cinematografico d’animazione del 2007, Ratatouille, che ha incantato il pubblico di tutto il mondo con la sua magia. Nel locale è appesa una piccola illustrazione del celebre topolino firmata dal regista Brad Bird.

Un nuovo splendore per la Tour d’Argent

La ristrutturazione della Tour d’Argent è stata affidata a un genio dell’architettura contemporanea: Franklin Azzi. Ogni dettaglio è stato pensato con cura e passione: dalle linee pulite e moderne che rispecchiano lo spirito dinamico della città di Parigi, ai tocchi di lusso e raffinatezza che omaggiano la lunga storia di questo luogo magico.

La terrazza panoramica, ora situata al settimo piano, è un rifugio perfetto per gli innamorati che promette di regalare momenti di assoluta bellezza e romanticismo. Un nuovo soffitto con effetti cinetici cattura lo sguardo e l’immaginazione, danzando leggero come un’illusione ottica nel cielo notturno di Parigi. E sotto i nostri piedi, un prezioso tappeto ondula come le acque della Senna, portando con sé il movimento fluido e incantevole del fiume che attraversa la città.

Ma non è solo l’ambiente che si rinnova. Anche la cucina, guidata dalla maestria e dalla creatività dello chef Yannick Franques, presenta nuove ricette e reinterpretazioni, portando un tocco di freschezza e innovazione alla tavola. Infine, al piano terra, si trova il nuovo Bar des Maillets d’Argent ispirato agli anni ’30, un’oasi di raffinatezza e stile nel cuore di Parigi.

Tour d'Argent

Fonte: Getty Images

Tour d’Argent, Cantina dei vini, Parigi
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Basilicata Borghi itinerari culturali Viaggi

Cosa fare a Castelsaraceno, in Basilicata

Con il suo nucleo più antico abbarbicato su uno sperone roccioso, il borgo di Castelsaraceno è un vero gioiello: conserva ancora intatto il suo aspetto medievale, oltre a custodire preziose testimonianze artistiche e architettoniche del passato. Tutt’intorno, inoltre, è cinto da una natura incontaminata che offre molte possibilità agli amanti delle attività outdoor – tra cui un’esperienza davvero da brivido. Scopriamo cosa fare a Castelsaraceno.

Castelsaraceno, tra storia e natura

Situato in provincia di Potenza, il borgo di Castelsaraceno gode di una vista mozzafiato per via della sua posizione, abbarbicato tra le alture ad una quota di oltre 900 metri. La sua storia affonda le radici indietro nei secoli: l’insediamento venne fondato nel 1031 dai Saraceni, e fu un importante nucleo fortificato a difesa dei territori circostanti. Oggi il paesino si snoda su un promontorio roccioso che gli abitanti chiamano La Tempa, in un dedalo di strette viuzze su cui si affacciano piccole case in pietra, strette l’una all’altra in maniera inestricabile.

Il borgo si trova in mezzo alla natura, ed è dunque il punto di partenza ideale per tante escursioni e attività all’aria aperta. Nei dintorni ci sono diversi sentieri di trekking che attraversano i due parchi da cui il paesino è cinto: il Parco Nazionale del Pollino e il Parco dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. A poca distanza dal centro, svetta imponente il Monte Alpi che offre davvero numerose esperienze. Oltre a camminate e itinerari da fare in mountain bike, qui si può praticare l’arrampicata e il climbing. Mentre lungo il corso dei fiumi del Pollino si può provare l’emozione del rafting.

Ma l’avventura più incredibile di Castelsaraceno è il ponte tibetano: inaugurato nell’estate del 2021, viene chiamato il “Ponte tra i due parchi”, perché collega il Parco del Pollino e quello dell’Appennino Lucano. Con i suoi 586 metri di lunghezza, è uno dei ponti tibetani più lunghi al mondo, un’esperienza davvero affascinante. È sospeso a circa 80 metri d’altezza, e regala una visione mozzafiato sulla natura circostante. Certo, ci vuole un pizzico di coraggio per affrontarlo, ma lo si può fare in tutta sicurezza per godere di un’emozione unica al mondo.

Cosa vedere a Castelsaraceno

Il centro storico di Castelsaraceno, con le sue origini antichissime, ci riporta indietro di molti secoli ad un passato di dominazioni straniere e in seguito di rinascita. Tra i suoi monumenti più suggestivi c’è sicuramente la Chiesa di Santo Spirito: realizzata tra il XVI e il XVII secolo, al suo interno ospita alcune preziose opere d’arte come un trittico del pittore D’Amato, appartenente alla scuola di Raffaello. Molto affascinante anche il Palazzo baronale del XV secolo, che conserva tutti gli stemmi gentilizi delle famiglie nobili che lo hanno abitato.

Un’attività sicuramente da non perdere è il tour guidato presso il Museo della Pastorizia di Castelsaraceno, che ha aperto i battenti nel 2017: l’itinerario espositivo, che fa uso delle più moderne tecnologie, permette di scoprire un patrimonio culturale etnologico davvero prezioso in quattro temi, che vengono dispiegati in altrettante sale (la sala del Tempo, dello Spazio, dei Saperi e della Memoria). Infine, a poca distanza dal paese si può fare visita presso i ruderi di un antico mulino ad acqua, anch’esso testimonianza di un tempo lontanissimo.

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Dormire in una stalla in Germania: la bizzarra esperienza che puoi provare anche tu

Un’esperienza bizzarra e, senza alcun dubbio, indimenticabile: è quella che si può vivere in Germania, dove esiste un hotel che offre ai suoi ospiti la possibilità di dormire in una stalla sul fieno.

Una ex stalla, riconvertita, dove non solo provare l’emozione di riposare a stretto contatto con la natura, ma anche un luogo privilegiato per osservare la magia del cielo notturno. Siamo nel piccolo comune di Göhrde nella Bassa Sassonia, qui esiste questa struttura antica, l’Heuhotel Gut Kollase, dove sperimentare un modo differente di dormire, che rimarrà impresso per lungo tempo. Perché in fondo viaggiare è anche provare esperienze nuove, vivere momenti speciali, che resteranno per sempre tra i ricordi più belli.

Quindi se si ha in programma di viaggiare in direzione Germania, perché non valutare la possibilità di dormire in una stalla tra il fieno profumato?

Heuhotel Gut Kollase, dove vivere un’esperienza indimenticabile

Siamo nel mezzo della natura, in un luogo in cui si intreccia il passato, in cui osservare le stelle e assaporare la magia di un alloggio unico nel suo genere. Si chiama Heuhotel Gut Kollase e si trova nei pressi della foresta del piccolo centro abitato di Göhrde nel distretto Lüchow-Dannenberg, in Germania. Si tratta di una struttura davvero speciale, perché qui gli ospiti possono dormire su un letto di fieno. Si tratta di un heuhotel, fondato 20 anni fa dove si può vivere un’esperienza indimenticabile, armati di sacco a pelo e con il fieno a fare da giaciglio.

Dispone di un totale di 20 posti per dormire, di questi 15 sono sul fieno. Inoltre, vi è un bagno con una doccia e una cucina autonoma. E, oltre all’alloggio da favola, che porta subito indietro nel tempo, l’altro aspetto interessante è dato dalla ricchezza di cose da vedere nella zona, oltre alla peculiarità di essere il posto ideale per godere di una vista indimenticabile del cielo stellato.

Ammirare il cielo stellato, ma non solo: cosa fare in una vacanza nella zona

“Siamo in uno dei luoghi più bui della Bassa Sassonia, per questo alcuni vengono a osservare le stelle“, aveva raccontato Andreas von Hörsten, titolare della fattoria che gestisce l’hotel per hobby, in un articolo su Suddeutsche Zeitung. In quella occasione era stato spiegato che i villeggianti, soprattutto in arrivo dai Paesi Bassi, apprezzano i quattro box aperti rivestiti di fieno nell’ex stalla.

Un luogo privilegiato, dunque, per ammirare le stelle e per osservare la meraviglia del cielo stellato. Ma non solo perché la zona di Göhrde è ricca di cose da fare come suggestive escursioni nella natura, che qui è incontaminata e regala un senso di pace e tranquillità. Che siano a piedi, a cavallo o in bicicletta, questa è la meta ideale per chi vuole vivere una vacanza rigenerante nella natura.

Cosa sono gli heuhotel

Gli heuhotel sono strutture molto speciali e uniche nel loro genere: questa parola indica infatti gli hotel del fieno, alloggi che offrono ai propri ospiti la possibilità di dormire in letti realizzati con questo materiale e che in genere si trovano in stanze che si condividono con altri.

Si tratta di una tradizione antica, che ha ripreso piede da diversi anni. E che, senza dubbio, rende la vacanza memorabile.

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Luoghi da film Viaggi

Dove è stato girato “Mameli. Il ragazzo che sognò l’Italia”

Goffredo Mameli è stato un poeta e patriota italiano, ma anche una delle figure più famose del Risorgimento. Tutti lo conosciamo come l’autore del testo del “Canto degli Italiani”, inno nazionale della Repubblica italiana, meglio noto come “Inno di Mameli”. Oltre a ciò, Mameli era anche un giovane ragazzo, morto per una ferita infetta all’età di soli 21 anni, dal cuore antico e con lo sguardo rivolto al futuro. Di questo e molto altro si occupa “Mameli. Il ragazzo che sognò l’Italia”, una nuova miniserie che è stata girata in luoghi da sogno del nostro Paese.

Cosa aspettarsi

“Mameli. Il ragazzo che sognò l’Italia” parla di guerra, politica, poesia, sotterfugi, tradimenti e amore durante la Prima Guerra di Indipendenza e della difesa della Repubblica Romana. Allo stesso tempo, ci fa conoscere meglio l’autore del nostro inno nazionale che tanto ci fa vibrare il cuore, un ragazzo che nonostante la sua brevissima vita è stato capace di lasciare un segno indelebile nella storia (e nel presente) del nostro Paese.

È il racconto di un giovane rivoluzionario che lascia Genova, sua città natale, per prendere parte ai moti, dalle Cinque giornate di Milano fino ad arrivare a Roma. Un vero e proprio soffio di vita, la sua, ma che per sua fortuna gli ha permesso di incontrare uomini del calibro di Giuseppe Mazzini, Nino Bixio e Giuseppe Garibaldi.

Ad interpretare Goffredo Mameli è il giovanissimo Riccardo De Rinaldis, accompagnato da grandi nomi del cinema italiano come Neri Marcorè, Ricky Memphis, Sebastiano Somma e Luca Ward, sotto la regia di Luca Lucini e Ago Panini.

Le location

Come è possibile intuire, “Mameli. Il ragazzo che sognò l’Italia” è stato girato nel nostro fantastico Paese. Le riprese sono state effettuate la scorsa estate e in parte a Genova, che come vi abbiamo accennato è stata la sua città di nascita, Torino, città sabauda per eccellenza, e Roma, il luogo in cui purtroppo Mameli è venuto a mancare.

Si tratta di un progetto che mira soprattutto ad omaggiare il nostro eroe nazionale ma anche la regione Piemonte, teatro di molti momenti chiave del periodo del Risorgimento.

Per questo motivo, oltre alla città di Torino, nella miniserie vedremo apparire anche zone limitrofe, tra cui il Castello di Agliè e il Castello di Strambino.

Il Castello Ducale di Agliè sorge nel comune di Agliè, parte della città metropolitana di Torino. Si tratta di un maniero che vanta una storia lunga sette secoli e dal nobile passato, che oggi si può ammirare grazie alla varietà degli allestimenti che ancora caratterizzano appartamenti e giardini.

Immerso in uno scenario da sogno perché circondato da alberi secolari e grandi serre, possiede oltre 300 stanze impreziosite e abbellite da arredi e collezioni davvero unici nel loro genere.

Il Castello di Strambino, dal canto suo, è in realtà un complesso: il Castello Vecchio, che corrisponde alla parte medievale a monte di due altri grandi corpi di fabbrica o “ville residenziali” del secolo XVII, e il Castello Nuovo, che vanta una decorazione interna praticamente intatta da fine 700 e attribuita a Carlo Cogrossi.

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Borghi Puglia Viaggi

Sant’Agata di Puglia, un vero e proprio balcone panoramico

L’entroterra della Puglia non ha nulla da invidiare a tante altre località turistiche ben più famose: ci sono dei piccoli borghi graziosi che hanno conservato intatto il loro aspetto medievale, paesini dove il tempo sembra essersi fermato ad alcuni secoli fa. Uno di questi è Sant’Agata di Puglia, che vanta una vista panoramica di tutto rispetto, tanto da essere considerato un vero e proprio “balcone”. Scopriamolo insieme.

Sant’Agata di Puglia, una vista mozzafiato

Un coacervo di strette viuzze che si inerpica sul versante di un’altura: questo è Sant’Agata di Puglia, in provincia di Foggia, un piccolo borgo dall’aspetto suggestivo. Incastonato a quasi 800 metri di quota tra i Monti Dauni, è un vero e proprio “balcone” panoramico che si affaccia sul tavoliere delle Puglie, spingendosi fino al golfo di Manfredonia, e sul Vulture (in Basilicata). La vista è dunque davvero mozzafiato, tanto che il paese è noto anche con il soprannome di “loggia della Puglia”. Qui la natura è ancora incontaminata e rigogliosa, un luogo ideale dove rigenerarsi e fare qualche bella camminata.

Sant’Agata di Puglia sorge infatti in una cornice molto affascinante, circondato da campi coltivati e da uliveti – dai quali si produce un buonissimo olio extravergine d’oliva, considerato un’eccellenza locale. Nel corso degli anni, il borgo ha saputo sfruttare la sua attrattiva trasformandosi in una località ad alto richiamo turistico, soprattutto per via del suo centro storico così ben conservato e per gli eventi folkloristici che vi vengono organizzati. Proprio per il modo in cui ha saputo valorizzare le sue risorse, il paese ha conquistato la prestigiosa Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

Cosa vedere a Sant’Agata di Puglia

Quali sono le bellezze di Sant’Agata di Puglia? Il borgo conserva ancora la sua struttura medievale: l’impianto urbanistico si è sviluppato a forma di spirale, con il centro storico abbarbicato lungo il versante di un’altura, ai piedi di un suggestivo castello di epoca longobarda. E allora partiamo proprio da qui, da questa affascinante fortezza che ha resistito intatta al passare dei secoli. La roccaforte, divenuta simbolo del paese, venne costruita per motivi difensivi, in una posizione strategica sulla valle del torrente Calaggio. Passata di mano in mano, nel ‘500 venne trasformata in residenza nobiliare dalla famiglia Orsini.

Nei primi anni 2000, il castello divenne di proprietà del comune ed ebbero inizio i lavori di restauro che permisero all’edificio di tornare al suo splendore originario. La fortezza non è l’unica opera difensiva di cui resta traccia a Sant’Agata di Puglia: il borgo è infatti circondato da due cinte murarie, la prima a protezione del castello e la seconda di quella che era l’antica cittadella. Su quest’ultima si apre l’Arco della Porta Nuova, l’ingresso principale al paese. Molto suggestive, inoltre, sono le chiese che si possono ammirare nel centro storico, come quella di Sant’Andrea e quella di San Michele Arcangelo.

Spiccano anche alcuni palazzi nobiliari, che presentano decorazioni pregiate: uno di essi è Palazzo de Marinis, costruito alla fine del ‘500. Più recente è invece Palazzo Vinciguerra, che risale al ‘700 ed è stato edificato su vecchie abitazioni ricavate dalla roccia. Un altro luogo assolutamente da scoprire, infine, è il convento delle Vergini, un tempo importante luogo di culto e spiritualità, oggi convertito parzialmente in albergo e in museo.

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Prima era la carrozza di un treno, ora è un alloggio “disconnesso” dal mondo

Un intenso gioco di colori: le colline con le sue tante sfumature di verde, il cielo blu che cattura lo sguardo, la natura nella quale immergersi per staccare dalla vita quotidiana, dagli impegni, da tabelle di marcia ben delineate. Il luogo perfetto per disconnettersi dal mondo si trova in Galles ed è davvero peculiare: prima, infatti, era la carrozza di un treno, mentre oggi è un alloggio in cui godere della bellezza di ciò che ci circonda, prendendo le distanze dalle incombenze quotidiane, per staccare davvero da tutto il resto.

Llanthony Castaway si trova in mezzo alla natura, in un grande terreno agricolo nelle Black Moutains, vicino ai resti del Priorato di Llanthony, che può essere datato intorno al XII secolo. Siamo all’interno de Parco nazionale di Brecon Beacons, a stretto contatto con la bellezza della natura.

Dormire nella carrozza di un treno, immersi nella natura

A Llanthony Castaway gli ospiti possono vivere un’esperienza unica e indimenticabile: quella di dormire all’interno di quella che un tempo era la carrozza di un treno. Ma non solo: perché qui si stacca dal resto del mondo, si dimenticano cellulari e internet, per immergersi nella bellezza di ciò che ci circonda. Una tenuta agricola nel Galles, dove si possono vedere ben 500 pecore Welsh Cross e, nel periodo giusto, anche i loro agnelli.

Una vacanza per colmare gli occhi di bellezza, ma anche per dimenticarsi per qualche giorno degli impegni quotidiani grazie a un luogo che sembra essere senza tempo. Le carrozze sono dotate di ogni comfort: vi è una stufa a legna per tenere caldo, una cucina con lo spazio per mangiare, un grande e comodo letto e poi un bagno privato.

Agli ospiti viene offerto tutto il necessario per stare bene: dalla legna da ardere, a tutto il necessario per cucinare, ma anche prodotti come uova di gallina, pane, burro e latte.

E se durante il giorno si può ammirare la natura intorno a sé, ma non solo, la notte si può osservare il cielo stellato e lasciarsi conquistare dalla sua meraviglia, magari cenando con il barbecue e consumando prodotti dell’azienda agricola.

Parola d’ordine: disconnessione. Questo, infatti, è il luogo perfetto per metterla in pratica.

Galles: era la carrozza di un treno ora è un alloggio

Fonte: IPA – Jam Press/LLANTHONY CASTAWAY

Era la carrozza di un treno ora è un alloggio

Una vacanza nella campagna gallese

Le carrozze del treno riconvertite ad alloggio sono la soluzione perfetta per chi cerca un’avventura speciale e per coloro che vogliono programmare una vacanza nella campagna gallese. Sono tantissime le cose che si possono fare in questo luogo, per vivere un’esperienza davvero indimenticabile.

Per chi ama la storia e il passato, questo luogo regala la possibilità di visitare facilmente siti che portano subito indietro nel tempo, come il Priorato di Llanthony, le cui rovine sono datate XII secolo, oppure il suggestivo Castello di Raglan. Vi sono delle bellissime chiese da visitare nei dintorni e poi sentieri da percorrere sia a piedi sia in bicicletta. A breve distanza si trova anche la cittadina di Abergavenny, dove gustare piatti eccellenti e meta interessante anche dal punto di vista storico.

Due notti in questo sito meraviglioso (se si prova – ad esempio – a prenotare per il mese di agosto) hanno un costo che si aggira sulle 280 sterline, al momento quasi 329 euro. Gli alloggi sono per due persone.

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L’attrazione di Milano che nessuno conosce e che merita una tappa

Il centro di Milano è anche il luogo dove sono concentrate le attrazioni turistiche più famose. Dal Duomo con la sua Madonnina, al Castello Sforzesco, la Galleria Vittorio Emanuele II, Palazzo Reale che ospita alcune delle più importanti mostre d’Italia, corso Vittorio Emanuele e il Quadrilatero della moda con via Montenapoleone, via della Spiga e via Gesù.

E sono colo alcuni dei punti più frequentati dai turisti.

Cosa vedere in piazza della Scala

Solo in piazza della Scala ci si può soffermare per ore ad ammirare ogni singolo edificio o monumento che ha una storia tutta sua da raccontare. Da un lato, il Teatro alla Scala, il più famoso del mondo, dove si sono esibiti tutti i più grandi musicisti, direttori d’orchestra e tenori internazionali. Dall’altro, Palazzo Marino, un edificio altrettanto sontuoso che speso viene confuso con l’opera, ospita il Municipio.

E poi, l’accesso alla galleria, il salotto di Milano, con il Leonardo3 Museum, un innovativo museo interattivo con modelli funzionanti delle sue macchine e il restauro digitale dei suoi dipinti, e le gallerie d’Italia, l’altro museo che ha una collezione permanente di opere e che ospita sempre grandi esposizioni.

Al centro, domina il monumento dedicato a Leonardo da Vinci, ritratto in atteggiamento pensoso con le mani sul petto, un’opera realizzato da Pietro Magni e inaugurata nel 1872. Tutt’intorno, un’aiuola con panchine meta prediletta dai turisti in sosta. Pochi, però, sono a conoscenza di una vera chicca che si trova in questa famosa piazza milanese, preziosa testimonianza della città e dei suoi abitanti, ma che il più delle volte passa inosservata.

La fontana che nessuno conosce

A due passi dalla statua di Leonardo (da non confondere con quella dedicata a Giulio Ricordi, compositore ma soprattutto editore musicale, che si trova sull’altro lato della piazza) c’è una fontana, una cosiddetta “vedovella”, come la chiamano i milanesi, non una delle tante che si possono trovare in giro per la città perché questa detiene non un primato ma ben due. Infatti, si tratta delle più antica della città – ha appena compiuto 90 anni – ed è anche l’unica di bronzo.

In giro per Milano se ne contano altri 640 esemplari, nelle piazze e nei parchi, ma le altre fontanelle, tutte di acqua potabile, hanno il corpo principale fatto di ghisa.

Quella di piazza della Scala fu realizzata intorno agli Anni ’20 del Novecento dall’architetto Luca Beltrami, autore del restauro del Castello Sforzesco, incaricato dal Comune di Milano di progettare gli ornamenti per la piazza.

Le caratteristiche fontanelle milanesi sono alte un metro e 55 centimetri, hanno il corpo principale ftto di ghisa e il bocchello in ottone, ma solo quella in piazza Scala è di bronzo.

Perché le fontanelle di Milano si chiamano “vedovelle”

Secondo la leggenda, il nome “vedovella” dato alle fontanelle verdi che ci sono in giro per Milano risale alla Prima guerra mondiale e si riferisce al pianto delle vedove di guerra che persero i loro mariti durante il conflitto. Dal rubinetto, infatti, sgorga ininterrottamente un rivolo d’acqua, proprio come le lacrime.

Le fontanelle milanesi sono anche chiamate “draghetti verdi” in quanto l’erogatore dell’acqua ha proprio la forma di un drago, ispirato ai gargoyle del Duomo a loro volta ispirato dal biscione simbolo dei Visconti e stemma della città di Milano.

Le “vedovelle” o “draghetti verdi” sono ancora oggi prodotti e installati nelle nuove vie e piazze della città e sono realizzate dalle Fonderie Lamperti di Castellanza per conto del Comune di Milano. La prossima volta che visitate la città e vi trovate in centro, fate tappa anche alla fontanella di piazza della Scala. Sulla app “la tua acqua” si trova la mappa dei luoghi dove sono state posizionate tutte le “vedovelle” milanesi.

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Mahmood a Trieste con la sua ‘Tuta Gold’: ecco dove è stato girato il video

Due imponenti strutture a forma di L che coprono una superficie di 89 mila metri quadrati, 648 appartamenti che misurano dai 45 ai 100 metri quadrati e circa 2500 abitanti. Sono numeri impressionanti e non stiamo parlando di un hotel, ma della location suggestiva in cui Mahmood ha scelto di girare il video della sua canzone “Tuta gold” presentata al Festival di Sanremo 2024.

Ci troviamo a Trieste, e più precisamente nel quartiere di Rozzol Melara, a soli 4 chilometri dal centro cittadino. Qui spicca un complesso di edifici imponenti nati negli anni ’80 e che esprimono pienamente l’idea di un passato fiorente che si mescola con la vita odierna della periferia e con tutti i suoi contrasti.

Il quadrilatero di Melara a Trieste: la location perfetta

Escluso per un soffio dalla top five dei finalisti di Sanremo 2024, Mahmood si è classificato sesto con la canzone “Tuta gold”. Alla sua terza partecipazione alla kermesse canora il cantante ha presentato un brano che racchiude le immagini della sua vita tra presente e passato, con le difficoltà del bullismo, il complicato rapporto con il padre e la vita non sempre semplice di periferia.

Ma quando si parla di musica non ci si riferisce solamente a voci e suoni. Anche l’estetica vuole la sua parte e lo possiamo constatare negli abiti e look dei cantanti e nelle immagini dei video di ciascun brano. Proprio per raccontare al meglio le suggestioni musicali, Mahmood ha scelto una location davvero particolare per realizzare la clip ufficiale del suo ultimo capolavoro, diretta da Attilio Cusani.

Stiamo parlando del comprensorio Ater di Melara, meglio conosciuto come il Quadrilatero, nella città di Trieste (che spesso è stata ambientazione di serie tv e film). Costruito tra il 1969 e il 1982 da un team composto da 29 affermati architetti e ingegneri triestini, l’imponente complesso in stile brutalista è nato secondo le teorie socio-architettoniche di Le Corbusier, uno dei padri dell’urbanistica contemporanea.

I numeri della struttura sono impressionanti e rendono l’idea dell’imponenza e anche dell’importanza che ha avuto negli anni ’80 e ’90 per la popolazione triestina. Il colpo d’occhio iniziale della clip di “Tuta gold” mostra i corpi cementizi a forma di L composti da un numero di piani che vanno da 7 a 15, con 648 appartamenti di varie dimensioni che ospitano ben 2500 persone. Ma non ci sono solo abitazioni, perché il complesso era stato pensato per risultare molto simile a un vero e proprio quartiere, con stradine coperte che collegavano le varie aree, unite da una piazza centrale che fungeva da luogo di incontro, negozi, bar, ristoranti e anche scuole. Un ambizioso progetto architettonico e sociale che voleva essere un esempio di villaggio autosufficiente.

Non solo Mahmood: chi ha scelto il Quadrilatero per i video musicali

I primi appartamenti del Quadrilatero furono consegnati tra il 1979 e il 1981 principalmente a coppie giovani, segno della volontà di creare qualcosa di nuovo e  fresco sia da un punto di vista architettonico che socio-culturale.

L’ambientazione è diventata con gli anni un set musicale, non solo per la riuscita del videoclip di Mahmood. Infatti, altri artisti prima di lui si sono recati al Quadrilatero per le riprese dei propri video ufficiali, proprio per il suo stile eclettico e senza tempo. Parliamo di Piero Pelù con il suo brano “Dea Musica” e Tiziano Ferro con il suo capolavoro “Sere Nere”.

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Longobucco, il borgo pieno di tortuose “vinedde”

A 784 metri di quota sul livello del mare, e più precisamente alle pendici del monte che è conosciuto con il nome di Castello, sorge un borgo pieno di tortuose “vinedde”, ma anche noto per essere il paese dell’argento, dei briganti e della tessitura. Ricco di preziosi punti d’interesse, si trova immerso in un paesaggio naturale che toglie al fiato e che conferisce alla sua bellezza antica un’atmosfera davvero unica nel suo genere: benvenuti a Longobucco.

Longobucco, informazioni utili

Longobucco è un grazioso borgo della provincia di Cosenza che si fa spazio in una vallata della Sila Greca, percorsa dal fiume Trionto. Di spazio se ne fa parecchio, perché è il quarto comune più esteso della Calabria.

Di origini medievali, oltre alle “vinedde”, all’argento e ai briganti deve la sua prestigiosa fama alla lavorazione e produzione di tappeti e coperte realizzate nel rispetto delle antiche tecniche di lavorazione.

Cosa aspettarsi

Questo paesino di montagna della Calabria vede svilupparsi gran parte del suo territorio all’interno del Parco Nazionale della Sila, che custodisce uno dei più significativi patrimoni di biodiversità che abbiamo in Italia (e non solo).

Un minuto borgo immerso tra monti, fiumi e laghi che lasciano senza fiato, ma dove sono evidenti anche le tracce del suo passato grazie ai tanti edifici di pregio presenti.

E poi ci sono le “vinedde”, ovvero anguste viuzze che si intersecano e sovrappongono disordinatamente e spesso abbellite da curiose scale di accesso.

Longobucco, Calabria

Fonte: iStock

Veduta di Longobucco

Cosa vedere

Il borgo di Longobucco pullula di interessanti punti di interesse. Il centro storico è una gemma, dove svettano fieri nei cieli edifici di estremo valore storico.

Un esempio di tutto questo è la Chiesa Matrice risalente al XII secolo e dedicata a Santa Maria Assunta. Oggi Santuario, offre una facciata in pietra pregna di decorazioni e un interno in stile barocco settecentesco in cui è custodito un sontuoso altare maggiore in marmi policromi. Non mancano le opere, molte datate Settecento, in legno e pittoriche. L’opera più importante di questo maestoso edificio religioso è la Fonte Battesimale, a forma di calice e con la base composta da tre leoni che sorreggono una coppa ottagonale.

Non passa di certo inosservata la Torre Campanaria di Santa Maria Assunta che si trova a poca distanza dalla chiesa suddetta. Sfoggia un base quadrata realizzata su tre livelli e un tamburo ottagonale terminante a cuspide. Chiamata dalle persone del posto con l’affettuoso nome di U Pupulu eru Campanaru, è alta circa 32 metri.

Molto bella è anche la Chiesa di San Domenico, ovvero quella dedicata al santo patrono del borgo. Dalla facciata sobria, offre un interessante portone in bronzo e un altare in stile barocco del XVIII secolo.

C’è poi la Chiesa di Santa Maria Maddalena che regala una facciata a capanna abbellita da un pregevole portale. Tra le sue mura sono custoditi un pulpito e un confessionale in legno intarsiato, un crocifisso ligneo e quadretti del Redentore dell’artista Francesco Spina.

Decisamente notevole è anche il Museo dell’Artigianato Silano e della Difesa del Suolo che sorge nell’affascinante cornice dell’ex Convento dei Frati Francescani minori. Concepito come un “ecomuseo”, vanta un’esposizione suddivisa in più aree tematiche che vanno dalla Mostra delle Tradizioni, le Arti e gli Antichi Mestieri, fino alla sezione dedicata alla Cinematografia.

Infine, ci sono diversi monumenti da poter ammirare, come quelli costruiti in onore di Bruno da Longobucco, San Domenico di Guzmán, della Madonna Immacolata a Longobucco e San Pio, maschere antropomorfe e interessanti fontane.

La Via delle Miniere e la tessitura

Il paese di Longobucco sorge in un’area geografica e ambientale di particolare interesse e che nel corso degli anni ha attirato l’attenzione della comunità scientifica, italiana ed europea. In passato l’attività di estrazione mineraria è stata molto fiorente, tanto che attualmente è attivo un sentiero storico-naturalistico chiamato la Via delle Miniere.

Si tratta di un tragitto perfettamente attrezzato e illustrato con pannelli in cui scoprire le cave delle miniere di argento e l’antica lavorazione. I manufatti in argento sono lavorati anche oggi e i più preziosi sono esposti in vari musei di Napoli.

Un’altra vera e propria arte di Longobucco è la tessitura: qui si continua ancora a lavorare i tessuti su antichi telai a mano. I risultati sono pregiatissimi copriletti ed arazzi, tanto che questa tradizione è molto apprezzata da studiosi e viaggiatori perché è una forma d’artigianato tessile davvero particolare, unica in tutta Italia.

Longobucco, borgo della Calabria

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I tetti di Longobucco

Lognobucco e i briganti

Abbiamo capito cosa sono le “vinedde” e anche perché Longobucco è conosciuto come il paese dell’argento e della tessitura, ma c’è anche altro che contraddistingue la fama di questo grazioso borgo montano, ovvero i briganti.

Il motivo è da ritrovare nelle caratteristiche del territorio che si sono rivelate ideali per la crescita del fenomeno del brigantaggio. È proprio qui, infatti, che sono venuti al mondo numerosi (e famigerati) briganti, come Antonio Santoro, detto “Re Curemme” e Domenico Strafaci, chiamato anche “Palma”.

Cosa vedere nelle vicinanze

Una delle cose da vedere assolutamente nei pressi del territorio di Longobucco è il Lago di Cecita, situato a 1150 metri sul livello del mare. È il più vasto bacino artificiale presente in questa zona ed è oggi il custode di un importantissimo patrimonio archeologico venuto alla luce in diverse occasioni.

Uno di questi piuttosto recentemente: nel mese di settembre del 2017, quando a causa della siccità sono stati ritrovati resti mandibolari, dentari e l’omero di un rarissimo esemplare di mammut che ha abitato l’Europa circa 700 mila anni fa.

Molto interessanti sono anche i Giganti di Pietra di Campana, due sculture in pietra situate in località Incavallicata, nel Comune di Campana. Un di queste si chiama l’Elefante proprio perché ritrae un gigantesco pachiderma. La parte destra è ancora ben definita e con alcune decorazioni (seppur poco visibili), mentre quella sinistra è stata logorata dal tempo e delle intemperie. L’altra, invece, prende il nome di Colosso ed è una figura indefinita di cui resta solo parte della costruzione originale.

La questione particolarmente interessante è che poco si sa sulle loro origini: c’è chi sostiene che siano state realizzate al tempo della venuta in Italia di Pirro (280 – 279 a.C.), il primo a portare 20 elefanti nel nostro Paese, ma anche chi è convinto che siano stati i Cartaginesi di Annibale a farle durante la sua venuta in Italia, tra il 218 – 202 a.C.

Infine, c’è chi pensa che entrambe siano state create in epoca preistorica e che la scultura del pachiderma ritragga un Elefante dalle Zanne Dritte.

Lago di Cecita, Calabria

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Paesaggio montano nel Parco Naturale della Sila vicino a Longobucco
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San Valentino: regali last minute per gli amanti dei viaggi

Per chi ama viaggiare, ogni occasione è buona per regalarsi un viaggio. Per i ritardatati che non hanno prenotato una vacanza romantica o un’esperienza di coppia, c’è ancora tempo per un cadeau last minute e non presentarsi all’appuntamento del 14 febbraio a mani vuote.

I cofanetti di viaggio sono sempre una buona idea, un regalo intramontabile che fa felici tutti coloro che amano organizzare un weekend fuoriporta o un’esperienza anche solo di qualche ora da trascorrere con la dolce metà. Il vantaggio dei cofanetti è che hanno lunghe scadenze e non devono essere utilizzati nell’immediato. C’è quindi tutto il tempo di studiare le strutture e le attività preferite e prenotare.

I cofanetti Smartbox per San Valentino

Per celebrare al meglio il giorno degli innamorati, Smartbox ha pensato ad attività di diversa natura, perfette per romantici tête-à-tête e avventure speciali. Da un’esclusiva parentesi gourmet, passando per un soggiorno da favola nella natura fino a un adrenalinico e insolito volo in mongolfiera.

Per San Valentino, il cofanetto consigliato è “Con amore”, che prevede ben 12.000 esperienze tra cui scegliere, dalla fuga per due lontana dalla routine a una romantica cena a una splendida pausa benessere o anche attività sportive per gli amanti del brivido e dello sport.

Per chi ha voglia di trascorrere una o due notti fuori casa all’insegna del romanticismo, i sei cofanetti “Mille e una notte” sono perfetti per andare alla scoperta di affascinanti mete italiane ed europee, per un soggiorno all’insegna del benessere, del gusto e del divertimento. Di questi sei, “Mille e una notte di charme”, in particolare, prevede soggiorni in location incantevoli che vanno dagli agriturismi ai bead and breakfast, a ricercati hotel 3 o 4 stelle, residenze e relais, con colazione inclusa e possibilità di cena o pausa benessere.

Per chi non ha tempo di organizzare un viaggio, ma vuole regalarsi una cena romantica indimenticabile – anche per la sera di San Valentino – c’è anche il cofanetto “Sapori Gourmet – Michelin” con 70 ristoranti rinomati a disposizione, selezionati dalla celebre Guida Michelin.

Infine, l’esperienza più romantica è un volo in mongolfiera per ammirare i più bei paesaggi dall’alto. Il cofanetto “Fuga tra le nuvole” comprende un romantico soggiorno di una notte nei b&b più belli e caratteristici d’Italia e un volo in mongolfiera sopra i pittoreschi paesaggi del Veneto o sulle dolci colline del Friuli-Venezia Giulia oppure sui colori straordinari dell’Appennino reggiano o sopra le cime più famose della Valle d’Aosta.

I cofanetti Boscolo per San Valentino

Tante anche le idee proposte dai cofanetti Boscolo Gift, tra visite nelle città più suggestive, esperienze create appositamente per due e location straordinarie. La novità di quest’anno è il cofanetto “Un tè nel deserto”, che comprende un weekend di due notti per due persone nel deserto di Agafay, alle porte di Marrakech. Seduti su comodi cuscini tra tende berbere, si assapora una tazza di tè alla menta preparato dai maestri del tè locali. La cerimonia del tè è un antico rituale marocchino che merita di essere provato dai veri viaggiatori.

Ma perfetto per San Valentino è anche il cofanetto “Luoghi d’amore” che prevede due notti per due persone alla scoperta delle città più romantiche d’Italia e d’Europa. Si può scegliere tra i trulli di Alberobello o tra la dolcissima Modica, ma anche Parigi, Praga, Siviglia, Vienna e molte altre mete.

Per un weekend super romantico consigliatissimo è “Camere con vista”, per trascorrere una o due notti con il proprio partner in alcuni dei resort più suggestivi che esistano con le viste più spettacolari sul blu infinito del mare o sulle maestose cime innevate, affacciati sui laghi sullo skyline di una moderna città.

Infine, per chi ama le coccole, il regalo più indicato è “Spa da sogno”, che comprende un weekend per due persone nelle spa più esclusive e lussuose d’Italia. L’ideale per le coppie che non solo amano il relax, ma anche essere circondati dal lusso, in strutture storiche o super moderne, con trattamenti wellness di altissimo livello.

I cofanetti Wonderbox per San Valentino

Altre idee super romantiche si trovano tra i cofanetti di Wonderbox. Quello più indicato per San valentino è “Io & te”, che propone 5300 esperienze per due persone tra cui scegliere e che spaziano tra soggiorni con colazione, cene gourmet, attività sportive, momenti di svago o di relax.

Ma ce n’è un altro perfetto per la festa degli innamorati che si chiama “Love”. Questo cofanetto, che esiste in due versioni, permette di scegliere tra 3.530 o 5.300 esperienze super romantiche per due persone.

Il cofanetto “Infinite emozioni per due” prevede 5.300 attività da fare in coppia, da una notte in un hotel romantico a pranzi o cene indimenticabili, dalla gita a cavallo nella natura agli ingressi nei parchi di divertimenti.