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Valle del Vanoi, il Trentino più verde che c’è

Ha conservato il fascino della montagna più selvaggia e autentica, lontana dall’afflusso turistico di massa, e con il suo paesaggio incontaminato di pascoli, zone verdeggianti, boschi, prati, villaggi alpini, corsi d’acqua, malghe, rifugi e fienili in pietra, è conosciuta come il “cuore verde del Trentino”: si tratta della Valle del Vanoi, 125 chilometri quadri vegliati dal massiccio granitico di Cima d’Asta e dalla catena del Lagorai.

Siamo a oltre 750 metri di altitudine, nel Trentino orientale, a sud dei comuni di Sovramonte e Lamon (Bolzano): la valle si raggiunge attraversando il tunnel al di sotto del Monte Totoga (che collega la Strada Statale 50 del Grappa al Passo Rolle) oppure percorrendo la strada panoramica del Passo Gobbera o la Strada Provinciale 79 del Passo Brocon se si arriva da Castel Tesino.

Un paradiso di quiete e bellezza

Forse meno conosciuta di altre valli trentine ma altrettanto spettacolare, la Valle del Vanoi è la meta perfetta per regalarsi una rigenerante vacanza all’insegna del relax e del benessere, di passeggiate nella natura, di escursioni e percorsi per trekking e mountain bike in un ambiente da favola.

Parte del Parco naturale Paneveggio e Pale di San Martino, si contraddistingue per l’ameno profilo rurale, le tipiche costruzioni del “tabi“, utilizzato sia come fienile che come stalla, e della “ritonda“, antico focolare, nonché per un’area botanica custode di migliaia di specie rare e protette.

Qui, oltre a provare l’esperienza di un piacevole soggiorno presso le baite e i rifugi di montagna, i visitatori possono andare alla scoperta di autentiche perle come, ad esempio, il Lago di Calaita, incorniciato dalle vette delle Dolomiti e facilmente raggiungibile lungo un sentiero che porta a un balcone panoramico che osserva le Pale di San Martino.

Ma non è ancora tutto.

Di sicuro interesse, infatti, è l’Ecomuseo del Vanoi, un museo diffuso che ha l’obiettivo di valorizzare il territorio e la sua storia mostrando le tradizioni, le attività e la vita di un tempo. È composto da:

  • il Sentiero Etnografico con quattro escursioni a tema: “Anello dei Pradi” per la fienagione e la vita stagionale sui prati, “Anello della Val“, per la vita stagionale nei paesi, “Anello della montagna” per l’uso delle zone prative attorno alle malghe, e “Anello del Bosc” per l’utilizzo e la coltivazione del bosco;
  • la Casa dell’Ecomuseo a Canal San Bovo;
  • il Museo delle Arti e Mestieri e il Museo della Guerra a Caoria;
  • il Mulino dei Caineri a Ronco;
  • la Stanza del Sacro a Zortea.

I suggestivi paesi della Valle del Vanoi

Diamo ora uno sguardo agli splendidi paesi di montagna che disegnano la Valle del Vanoi, località ideali per vivere appieno il “Trentino più verde che c’è”.

Ecco, allora, Canal San Bovo, alla confluenza del torrente Lozen, in felice posizione soleggiata tra verdissimi prati punteggiati da fienili e casolari, punto di partenza per entusiasmanti escursioni, e Luasen, importante centro di servizi per tutta la valle.

L’itinerario continua con Caoria, alla confluenza del rio Valsorda da cui è suddiviso in due zone, Caoria di fuori e Caoria di dentro. Qui, merita una sosta la Chiesa di San Giovanni Nepuceno, fulgido esempio di architettura moderna in un contesto alpino.

Baciato dal sole, tranquillo e su di un terrazzo panoramico, si svela Prade, protagonista ogni dieci anni della rappresentazione in piazza del “sacro mistero” di “Godimondo e Fortunato”, mentre Zortea domina la conca di Canale e il Sass Maor.

Ancora, Gobbera si presenta come “anello di congiunzione” tra gli abitati (un tempo uniti) di Canal San Bovo e Imèr e custodisce, a poca distanza, l’importante chiesetta di San Silvestro, e il paesaggio è “severo” ma suggestivo nei due pittoreschi villaggi di Ronco e Cainari, sulla destra del Vanoi, tra i prati che pullulano di baite.

Non mancano numerose e pittoresche frazioni come Battistoni, Berni, Valline, Mureri, e Cicona che vanta un particolare microclima per la coltivazione di piccoli frutti, ortaggi e fiori.

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Cherso, isola da sogno della Croazia

Al largo della costa nord della Croazia, adagiata sul Golfo del Quarnero e separata da un canale con ponte mobile dall’isola di Lussino, si svela l’isola di Cherso (o Cres), la seconda per grandezza dopo Krk, dall’inconfondibile forma allungata e da una bellezza che rimane impressa.

Dal fascino indiscusso e misterioso, vanta un paesaggio plasmato da costa frastagliata, foreste, antichi borghi arroccati e graziosi villaggi: insomma, un paradiso tutto da scoprire e da vivere.

Cherso, le città e i villaggi da non perdere

Un tour alla scoperta dell’isola di Cherso non può non iniziare dall’omonima cittadina di mare, dall’aspetto veneziano, con casette color pastello e un suggestivo porticciolo. Il centro storico medievale è un vero e proprio “labirinto” di stradine e stretti vicoletti, con le alte abitazioni addossate le une alle altre, dove ritrovare, disseminati qua e là, richiami della dominazione di Venezia: stemmi di casate impreziosiscono le facciate dei sontuosi palazzi rinascimentali e fa ancora bella mostra di sé la cinquecentesca loggia da cui venivano letti gli annunci pubblici.

Da non perdere la Chiesa di Santa Maria della Neve, dedicata alla patrona dell’isola, una rilassante passeggiata sul lungomare, il collettivo “la Ruta” dove conoscere la tessitura e feltratura della lana con produzione di borse e cappelli, e il coloratissimo mercato ortofrutticolo di Trg Frane Petrica, cuore cittadino.

Molto apprezzato dai turisti è poi il villaggio di Osor, un tempo disabitato, oggi sede di eventi e punto ideale per immortalare romantici scorci e dedicarsi a rilassanti passeggiate. Inoltre, la sua attrazione principale è il ponte mobile che unisce Cherso con Lussino.

Di altrettanto interesse sono il villaggio più antico dell’isola, Beli, punto di partenza privilegiato per escursioni e trekking nelle foreste della Tramuntana, e Valun, alle pendici di un dirupo scosceso, quasi inaccessibile, che ha così preservato la sua autenticità e amene spiagge lambite da un mare cristallino.

Infine, da vedere sono il borgo medievale di Lubenice, arroccato a 378 metri, e il villaggio di Martinšćica che si apre su un’ampia baia punteggiata da spiagge lambite da acque trasparenti ed è avvolto da colline custodi di un forte preistorico, dei resti di una chiesa romanica, di una chiesa gotica e di una villa antica.

Le altre attrazioni di Cherso: dalle spiagge, al lago fino alla riserva naturale

Una vacanza a Cherso è l’occasione per fare “vita da spiaggia” in una cornice da sogno come, ad esempio, quella della baia di Mali Bok dove, al termine di un ripido sentiero, si cela una deliziosa spiaggia di ciottoli protetta da alte scogliere, o delle due spiagge del villaggio di Valun, abbracciate da una fitta pineta, oppure della favolosa spiaggia di Sv Ivan, una delle più belle in assoluto.

Ma non è tutto.

Tra le attrattive da appuntarsi, spicca il Lago di Vrana, incastonato tra le montagne dell’isola e ammantato di leggende: si narra, infatti, che sotto le sue acque vi siano i resti di un Castello sprofondato per punire una delle due proprietarie che derubò la sorella, e che le grotte tutt’intorno fossero abitate dalle fate…

Infine, va segnalata la riserva naturale nei pressi di Beli, l’Eco-Centre Caput Insulae, centro ecologico che si impegna per tutelare il grifone, uccello tipico della Croazia, ripristinando le condizioni ambientali che ne favoriscono la ripopolazione.

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A 50 chilometri da Lisbona si trovano le spiagge più belle del mondo

Splendide spiagge con sabbia fine e candida, acque cristalline e calme con un paesaggio circostante ricco di vegetazione che si specchia nell’oceano, per poi addentrarsi in una meravigliosa zona collinare.

Esistono luoghi paradisiaci che hanno tutte queste caratteristiche e per raggiungerli non serve attraversare il mondo. Andiamo allora in Portogallo, tra paesaggi incredibili, città dai colori vivi e ricche tradizioni intrecciate con la modernità.

Poco distante dalla vita frenetica della città, a soli 50 chilometri da Lisbona, esiste un’oasi di pace e naturalezza che vanta, oltre ad una vegetazione rigogliosa e verdeggiante, anche alcune delle spiagge più belle del mondo. Stiamo parlando del Parco naturale di Arrábida, un luogo dove poter staccare la spina e prendersi una piacevole pausa durante un viaggio alla scoperta della capitale lusitana, non a caso chiamata anche la “città del mare”.

Le spiagge più belle del mondo

Nonostante ci si trovi sull’Oceano Atlantico, le acque cristalline del Parco di Arrábida, che sembra uscito da una cartolina, sono estremamente calme e riparate dalle correnti ventose grazie alle imponenti falesie che cadono a picco sul mare. Qui le mille sfumature dell’oceano lambiscono bellissimi arenili che meritano sicuramente una visita: un’ottima idea per viversi momenti di pausa dalla vita rumorosa della città, rigenerando corpo e mente.

Tra le più belle spiagge che compongono questo quadro naturale mozzafiato non lontano da Lisbona troviamo la baia di Portinho da Arrábida, dal fascino selvaggio e nella cui area è presente anche una piccola isoletta, Anicha, dove è possibile fare immersioni in acque limpidissime.

Lungo la costa, merita una sosta anche la celebre spiaggia Figueirinha, molto frequentata dai bagnanti e facilmente raggiungibile. Più nascosta, quasi a voler tenere per sé tutta la sua bellezza, è la favolosa Praia dos Coelhos, raggiungibile tramite un sentiero con una camminata di circa 15 minuti.

La spiaggia di Galapos e la sua gemella Galapinhos, inoltre, sono assolutamente da vedere: sabbie bianchissime e acque tranquille dal brillante colore turchese in cui immergersi e godersi autentici momenti di relax.

Portinho da Arrábida

Fonte: iStock

Portinho da Arrábida

Il Parco naturale di Arrábida

Fondato nel 1976, questo è un luogo speciale e dalla bellezza unica che si estende per circa 10.800 ettari la costa sud-ovest della penisola di Sétubal, partendo appunto da Sétubal fino ad arrivare a Sesimbra, e contemplando anche la catena montuosa della Serra da Arrábida.

A fare da padrona sulle splendide pendici che si tuffano nel mare, è una macchia mediterranea estremamente varia e pregiata. Tra piante di lavanda, timo, camomilla, olivi e altri arbusti, la ricca e profumata vegetazione contribuisce a creare uno scenario mozzafiato in cui immergersi.

In quest’area spiccano anche le splendide acque turchesi e limpide che lambiscono diverse spiagge dalla sabbia chiara e finissima. Questi paradisi marini sono la meta perfetta per una giornata di relax lontano dalla città, baciati dal sole e cullati dal suono dolce del mare e della vegetazione circostante.

Fare una passeggiata o un tour in bicicletta lungo i sentieri che si addentrano nella flora dai colori vividi per poi affacciarsi lungo la costa, è un’esperienza da provare. Chi intende farlo deve informarsi su quali percorsi è possibile intraprendere, perché in alcune zone del parco l’accesso è consentito solo se accompagnati da guide autorizzate.

Merita di essere vista anche la Serra do Risco, la falesia più alta del Parco di Arrábida che raggiunge un’altezza di 380 metri per poi tuffarsi a picco nel mare. La vista da quassù ripaga sicuramente lo sforzo per raggiungerla.

Spiaggia di Coelhos

Fonte: iStock

Spiaggia di Coelhos, nel Parco di Arrábida
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Fare un aperitivo all’interno di un palazzo monumentale: succede a Roma

Esistono luoghi dove il tempo si è fermato e tutto lo splendore del passato riecheggia in un’atmosfera magica e suggestiva. Dove arte e storia si incontrano non possono che esserci fascino e bellezza, testimonianze del nostro passato e del genio umano che si uniscono a formare posti dall’inestimabile valore artistico e architettonico.

Uno di questi si trova a Roma, città dallo charme unico al mondo che non ha bisogno di presentazioni. Qui, tra le strade lastricate nel centro storico, spicca una magnifica struttura nobiliare che ospita una vasta e importantissima collezione artistica: il magnifico Palazzo Doria Pamphili.

Nel cortile interno di questa maestosa dimora c’è un luogo suggestivo in cui potersi rilassare, con un drink in mano e lo sguardo rivolto alle bellissime arcate rinascimentali del cortile interno, immersi nell’arte e nella storia della Città Eterna in un equilibrio perfetto tra classico e contemporaneo.

Un aperitivo suggestivo immersi nell’arte

Sorseggiare un aperitivo con vista sull’arte e sui luoghi che hanno scritto una storia lunga 500 anni è un sogno ad occhi aperti. Nel Palazzo Doria Pamphili questo è possibile grazie alla presenza di un suggestivo bistrot e cocktail bar ospitato in quelle che un tempo erano le scuderie del palazzo.

Stiamo parlando del Caffè Doria, all’interno del quale è rimasta ancora intatta l’antica fontana monumentale dove i cavalli dei nobili bevevano. Sotto le arcate affacciate al Chiostro del Bramante, poi, i tavolini del bar accolgono chiunque voglia vivere un momento di tranquillità con un aperitivo o un pasto sfizioso. Una pausa dalla vita rumorosa e movimentata della città in un’oasi di pace e bellezza.

Fontana Palazzo Doria Pamphili

Fonte: Sabina Petrazzuolo

Fontana dell’ex scuderia nel Palazzo Doria Pamphili

Il Palazzo Doria Pamphili: tra storia e arte

Ci troviamo in Via del Corso, una delle arterie principali del centro storico romano che collega Piazza Venezia, con l’imponente Vittoriano (l’Altare della Patria), a Piazza del Popolo con il suo Obelisco Flaminio.

Il Palazzo Doria Pamphili, così come lo conosciamo oggi, è il risultato di secoli di allargamenti strutturali, con miglioramenti ed evoluzioni realizzati per mano di alcuni dei più grandi architetti e scultori d’Italia: Carlo Maderno, Antonio del Grande, Carlo Fontana e Gabriele Valvassori, per citarne alcuni.

Per la città di Roma, senza contare le numerose strutture in cui sono presenti ambasciate e altre istituzioni pubbliche, il Doria Pamphili è il palazzo storico tuttora abitato più grande. Tra queste mura ricche di opere d’arte, infatti, risiede ancora oggi la famiglia nobiliare omonima, i Doria Pamphili.

Nata nei primi anni del Cinquecento, questa sontuosa dimora nobiliare ha visto il susseguirsi di alcune delle famiglie più importanti d’Italia. Tra le più influenti troviamo le famiglie Della Rovere, Aldobrandini, Savoia, Borgese, Pamphilj e Doria, intrecciate tra loro da unioni familiari e politiche che hanno fatto la storia della nobiltà romana per più di cinquecento anni, fino ad oggi.

La Galleria Doria Pamphili

Un connubio tra storia, arte, poteri e nobiltà, che per 500 anni ha raccontato la vita del centro storico della città più bella del mondo, Roma. Il Palazzo Doria Pamphili è questo e molto altro. Nella sua Galleria sono custoditi i capolavori di Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Bernini, Memling e molti altri. E tra tutte le opere contenute spicca la più conosciuta: il magnifico ritratto di Innocenzo X realizzato da Velázquez.

Nei cosiddetti Quattro Bracci della Galleria troviamo il cuore espositivo della collezione, ricco di dipinti, sculture e altri oggetti d’arte dal valore unico. Si tratta dei quattro lati del palazzo che si chiudono in un quadrilatero affacciato nello splendido cortile interno, il Chiostro del Bramante, impreziosito da magnifiche arcate rinascimentali.

Ma il vasto Palazzo Doria Pamphili non finisce qui, perché è arricchito da altre grandi sale (tra queste troviamo la sala Aldobrandini, la Sala dei Velluti e la Sala da Ballo), dagli appartamenti privati dei nobili, dove principi e principesse hanno vissuto fin dal Seicento, da una Cappella di pregio e dall’Archivio storico che custodisce migliaia di documenti dal valore inestimabile.

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Valle d’Itria: un itinerario per scoprire la Puglia più vera

Fra verdi distese di ulivi e mare che dista una ventina di minuti, cuore della Puglia più vera è la Valle d’Itria, caratterizzata dagli inconfondibili trulli, le pittoresche abitazioni in pietra dalla forma di cono, masserie, muretti a secco, panorami da cartolina e borghi che non si dimenticano.

Laddove terminano le Murge e ha inizio il Salento, tra le provincie di Bari, Brindisi e Taranto, la valle si regala per una vacanza autentica, lenta, alla scoperta di preziose meraviglie passo dopo passo.

Cosa vedere in Valle d’Itria: Alberobello, la perla

Non si può non iniziare l’itinerario alla scoperta della stupenda valle pugliese senza citare Alberobello, il borgo dei trulli, il più famoso e inserito nel 1996 dall’UNESCO nella World Heritage List nonché Bandiera Arancione del Touring Club.

È davvero impossibile, infatti, non serbarne un ricordo indelebile: l’atmosfera è “magica e originale“, i rioni uno più affascinante dell’altro (basti pensare al turistico Rione Monti con circa mille trulli e al Rione Aia piccola a uso residenziale), i candidi trulli protagonisti indiscussi.

Da non perdere il trullo sovrano, il più grande, l’unico con due piani e immensa cupola di 14 metri: la casa museo ospita mobili d’epoca originali e un delizioso giardino.

Carovigno, gioiello dalle origini millenarie

Carovigno, in provincia di Brindisi, sorprende con un centro storico dalle origini millenarie che custodisce ancora le due antiche porte d’accesso, Porta Ostuni e Porta Brindisi, le tipiche case in pietra e calce bianca, e il Castello Dentice di Frasso, in posizione panoramica, con tre delle quattro torri originarie tuttora in piedi.

In più, a pochi chilometri dal cuore del borgo, ecco la splendida Riserva Naturale di Torre Guaceto e l’Area Marina Protetta, 1200 ettari plasmati da dune alte anche 15 metri, uliveti secolari e paludi: è il posto ideale per trekking e itinerari in bicicletta al cospetto di natura e storia.

Le Grotte di Castellana, incanto sotterraneo

Castellana Grotte, Puglia

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Castellana Grotte, Puglia – iStock

Il raccolto comune di Castellana Grotte è custode di una delle innumerevoli meraviglie di Puglia, vale a dire le Grotte di Castellana, uno spettacolo di cavità, stanze e corridoi a circa 70 metri di profondità con stalattiti, stalagmiti, fossili e concrezioni dai colori e dalle forme uniche.

La visita guidata, lungo due itinerari a scelta, uno completo e uno parziale, conduce in un mondo che non si può descrivere a parole e, amate dai turisti a livello internazionale, sono a pieno titolo un’occasione imperdibile per scoprire un lato naturistico straordinario della Valle d’Itria.

Lo storico borgo di Ceglie Messapica

Da includere nella lista delle mete da non perdere in Valle d’Itria è lo storico borgo di Ceglie Messapica, uno dei più antichi della Puglia, dal centro storico medievale disegnato da suggestivi vicoletti su cui si affacciano le tipiche casette bianche ed edifici dall’assoluto valore architettonico e storico.

Simboli ne sono Piazza Plebiscito con l’ottocentesca Torre dell’Orologio, la Collegiata di Santa Maria Assunta con facciata in stile proto-classico, cupola maiolicata e pregevoli affreschi all’interno, e poi il Castello Ducale in posizione panoramica, che ospita il MAAC – Museo Archeologico e dell’Arte Contemporanea con Pinacoteca Emilio Notte e Biblioteca Comunale Pietro Gatti.

Cisternino, tra i Borghi Più Belli d’Italia

L’itinerario prosegue con Cisternino, tra i Borghi Più Belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club, antico e candido borgo appollaiato su una collina verdeggiante.

Passeggiare lungo il centro storico dall’atmosfera “intima e raccolta” è un vero piacere: vasi fioriti danno un tocco in più alle basse case di stile orientale, alle scalinate, al dedalo di vicoletti lastricati e ai cortili nascosti.

Dalla piazza centrale Vittorio Emanuele si diramano quattro rioni tutti da percorrere per fare la conoscenza dei “fornelli“, le osterie aperte a ogni ora, dove assaporare il meglio della gastronomia del territorio, vanto indiscusso di Cisternino.

La poliedrica Fasano

Spiagge da favola, uno dei parchi faunistici più grandi d’Italia e un patrimonio storico di sicuro fascino: tutto questo è Fasano, fondata nell’XI secolo.

Qui, da prevedere qualche ora lungo il centro storico dove le stradine sono talmente strette da impedire ai raggi solari di filtrare e sono molte le attrazioni a partire dalla principale Piazza Ciaia su cui svettano antichi palazzi nobiliari nonché la Torre dell’Orologio e Palazzo Balì, sede del Municipio, per arrivare alla Chiesa di San Giovanni Battista dalla facciata tardo-rinascimentale, e al Torrione delle Fogge, superstite del muro di cinta che delimitava Fasano in passato con quattro torri d’avvistamento.

Locorotondo, il bianco borgo di Puglia

Locorotondo, Puglia

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Locorotondo, Puglia – iStock

Quieto borgo della Valle d’Itria dalle candide casette è poi Locorotondo, tra i Più Belli d’Italia, dall’inconfondibile forma circolare e “regno dei balconi fioriti” e delle cummerse, abitazioni dalla forma rettangolare con tetti spioventi realizzati in chiancarelle, lastre in pietra calcarea.

Camminando lungo il labirinto di abbaglianti stradine, lo sguardo si posa su chiese antiche, botteghe artigiane e palazzi barocchi: meritano una menzione la Chiesa di San Giorgio Martire dalla facciata neoclassica, la seicentesca e semplice Chiesa di San Nicola, il barocco Palazzo Morelli, e la Torre dell’Orologio del XVIII secolo.

La “bellissima ed elegante” Martina Franca

La magnifica cittadina di Martina Franca, dal glorioso passato, ha saputo conservare intatto il fascino del suo cuore storico a 400 metri di altezza, facile da scoprire a piedi, e vero e proprio “museo a cielo aperto”.

L’intrico di stretti vicoletti di ciottoli mostra bellezze ineguagliabili come Palazzo Ducale, oggi sede del Municipio dalle sale riccamente affrescate, il signorile Palazzo Nardelli e la Basilica di San Martino, in stile barocco martinese.

Inoltre, da segnalare è il Bosco di Pianelle, riserva naturale regionale ricca di biodiversità con rilassanti itinerari da percorrere a piedi e in bicicletta: sono, infatti, 15 chilometri di sentieri suddivisi in 21 percorsi.

Ostuni, la “città bianca” per eccellenza

Infine, non si può lasciare la Valle d’Itria senza aver fatto tappa a Ostuni, la “città bianca” per eccellenza della Puglia, conosciuta anche come “città presepe” oppure “regina degli ulivi”.

Il suo candido cuore medievale svetta su un’altura abbracciata da verdi uliveti e si fa apprezzare per le case imbiancate a calce, i tortuosi vicoletti, le scalette e otto torrioni aragonesi.

Da ammirare la Cattedrale di Santa Maria Assunta, edificata nel XV secolo nella parte più alta per volontà di Ferdinando d’Aragona e Alfonso II, in stile gotico.

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Tsuzumi-mon: il portale d’accesso a una delle stazioni più belle del mondo

Il Giappone, terra di contrasti e incanto senza fine, è un luogo dove il passato e il futuro si intrecciano in un abbraccio senza tempo, dove le grandi metropoli si ergono come sentinelle del progresso, mentre i giardini secolari sussurrano storie di antichi imperi. Tra le sue innumerevoli meraviglie, c’è un luogo di rara maestosità e bellezza, un’esperienza che afferra l’anima e la porta in un viaggio attraverso secoli di storia e cultura.

Oggi il nostro viaggio ci conduce a Kanazawa, l’epicentro culturale ed economico della regione di Hokuriku. Qui, tra le sue splendide vie, sorge la magnifica Tsuzumi-mon, un’icona di ingegneria architettonica che si erge fieramente come custode dell’ingresso alla stazione ferroviaria cittadina.

Non è solo un punto di transito, ma un portale che invita a esplorare gli angoli di Kanazawa e le zone circostanti della Prefettura di Ishikawa.  È l’inizio di un’avventura che porta con sé il profumo dei fiori di ciliegio, il suono melodioso dei flauti di bambù e la serenità dei giardini zen, per lasciarsi incantare dai tesori che si celano in questa terra straordinaria.

La Stazione di Kanazawa: un’oasi di innovazione e bellezza

Stazione di Kanazawa

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Stazione di Kanazawa, Giappone

Sebbene l’attuale struttura possa brillare di modernità e grandiosità, con la sua architettura futuristica e le comodità all’avanguardia, le sue radici affondano in un passato lontano, nel 1898, quando in quello stesso luogo sorgeva un modesto edificio in legno. Una costruzione semplice, dalle dimensioni ridotte, destinata a servire una comunità che, all’epoca, vedeva nella ferrovia un collegamento essenziale con il resto del Paese.

L’inaugurazione del nuovo edificio avvenne solo nel 2005, grazie al genio creativo di Ryuzo Shirae, che donò alla città un simbolo di progresso e contemporaneità.

Oltre alla sua bellezza intrinseca, la stazione è anche un fulcro di innovazione e sostenibilità. Infatti, grazie all’uso di molteplici pannelli solari posizionati sul tetto, Kanazawa è in grado di generare parte della sua energia in modo pulito e rinnovabile. Questo non solo riduce l’impatto ambientale della struttura, ma dimostra anche l’impegno della città verso la lotta contro il cambiamento climatico e la promozione di pratiche sostenibili.

Tsuzumi-mon: l’icona architettonica di Kanazawa

Al primo sguardo, la maestosa Tsuzumi-mon cattura l’attenzione con la sua grandiosità e la sua grazia senza tempo. Ergendosi con fierezza su una piazzetta accogliente, arricchita da alberi e panchine, invita sia i pendolari sia i turisti di passaggio a fermarsi per un istante di contemplazione. Il suo design, un omaggio al tradizionale torii giapponese reinterpretato in chiave contemporanea, incanta con le sue curve sinuose e i suoi motivi decorativi che si fondono in perfetta armonia con l’ambiente circostante.

Inoltre, crea uno scenario unico e suggestivo con l’edificio moderno che la sovrasta, caratterizzato da un vasto soffitto in vetro che lascia penetrare generosamente la luce del giorno, illuminando gli spazi interni con una luminosità vivace e avvolgente.

Il nome stesso del portale, Tsuzumi, si ispira al ritmo incalzante del tamburo utilizzato nel tradizionale teatro Noh, evocando così la pulsante vivacità della quotidianità locale. Ogni minuzioso dettaglio di questa struttura, dai pilastri alle eleganti decorazioni che adornano la sua superficie, è stato plasmato con maestria e passione, testimoniando l’instancabile amore e la profonda dedizione degli artigiani che hanno dato vita a questa meraviglia architettonica.

Kanazawa

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Skyline di Kanazawa, Giappone
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Le location italiane dove hanno girato la serie Tv “Mr & Mrs Smith”

Ha debuttato a inizio febbraio 2024 la nuova serie di Prime Video “Mr & Mrs Smith“, ispirata al film del 2005 con allora protagonisti Brad Pitt e Angelina Jolie, marito e moglie che lavoravano segretamente per due agenzie rivali: questa volta, invece, con gli attori Donald Glover e Maya Erskine, la trama ruota attorno alla coppia di killer John e Jane Smith che inizia a lavorare per una misteriosa agenzia per compiere delle missioni di spionaggio ad alto rischio. In ogni episodio seguono un nuovo incarico che li spinge a spostarsi in giro per il mondo.

Tra le location della serie internazionale, anche l’Italia. Vediamo subito di quali si tratta.

Il terzo episodio girato in Alta Badia

L’Alta Badia e il Dolomiti Wellness Hotel Fanes, cinque stelle di lusso a San Cassiano dagli ambienti raffinati e ricercati, sono lo scenario della terza puntata della prima stagione della nuova serie Prime Video.

Infatti, per meglio mimetizzarsi nel ruolo della coppia di neosposi, nella terza puntata John e Jane Smith vengono inviati in vacanza presso il cinque stelle Dolomiti Wellness Hotel Fanes, dove le vicende chiave si snodano tra i panorami mozzafiato delle montagne altoatesine mentre le scene cult e più intime nelle Suite Natura Loft e nell’elegante Fanes Spa by Caveau Beauté.

Le riprese sul Lago di Como

Sono circa 280 le persone coinvolte nel territorio del Lago di Como ad aver lavorato, tra produzione, cast e comparse locali, per le riprese di uno degli avvincenti episodi della serie che sta spopolando su Prime.

Coinvolto il comune di Tremezzina, cuore del ramo occidentale del Lago, ricco di arte, cultura e storia, e di panorami che lasciano senza fiato come la vista sul promontorio di Bellagio, il Sacro Monte di Ossuccio, Patrimonio UNESCO, l’Isola Comacina, l’unica isola del Lago di Como, e il promontorio punteggiato da boschi del Dosso del Lavedo, ma anche Lenno, affacciato sull’affascinante Golfo di Venere, impreziosito da innumerevoli ville tra cui spicca la Villa del Balbianello, edificata nel 1787.

Ancora, oltre ad alcuni tratti della Statale Regina per gli inseguimenti, hanno avuto l’onore di ospitare “Mr & Mrs Smith” la località di Azzano, frazione di Tremezzina, nota per la magnifica magnolia che dà vita a uno scorcio unico nella bella piazzetta sul lago, il borgo di Ossuccio, in uno dei luoghi più suggestivi della zona ovvero la Zoca de l’Oli,  una tranquilla insenatura dalle acque calmissime, e l’antico borgo medievale di Argegno, caratterizzato dalle case in pietra, costruite una a fianco all’altra a cavallo del fiume Telo.

Ma non è tutto.

Tra le location scelte sul Lago di Como troviamo anche Villa Molli a Sala Comacina e il “Rudere” a Faggeto Lario. La Villa da sogno di nuova costruzione può accogliere fino a 12 persone, dona una superba vista a 180 gradi sull’Isola Comacina, e dispone di quattro camere padronali con bagni privati, due ambienti autonomi, piscina a sfioro e terrazza vista lago.

“Il Rudere”, invece, è stato in passato il rifugio dei cavatori di pietra, realizzato nell’Ottocento all’interno di una cava di sassi sul Lario: storico rifugio dello scrittore Giuseppe Guin, è oggi una location esclusiva di 120 metri quadri con due camere doppie con bagno, una camera singola, una ricca biblioteca, salotto con antichi arredi e veranda in vetro e legno che guarda il lago.

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Metaverso e realtà aumentata: così puoi raggiungere Tokyo in un istante

Nel vasto universo digitale si nasconde un mondo di meraviglie in continua evoluzione, un luogo magico dove la realtà si fonde con la fantasia, trasformando la nostra percezione di spazio e tempo in qualcosa di magico e senza confini. È il metaverso, un’esperienza coinvolgente e avvincente, capace di catturare l’immaginazione e di portarci in luoghi mai immaginati. Ma cos’è esattamente?

Se lo chiedete ai vostri figli, probabilmente ne sapranno più di voi. È un universo multiforme, costellato da innumerevoli realtà, ognuna con i suoi scopi, mercati e utenti. E mentre il suo affascinante potenziale continua a sedurre diverse industrie, anche il settore del turismo non può resistere al suo richiamo.

In un’iniziativa che unisce l’innovazione digitale con la ricca tradizione giapponese, il Governo Metropolitano di Tokyo e il Tokyo Convention and Visitors Bureau hanno lanciato un progetto rivoluzionario: HELLO! TOKYO FRIENDS. Questa proposta all’avanguardia, presentata ufficialmente il 15 febbraio, è frutto di una stretta collaborazione con la rinomata piattaforma immersiva Roblox. L’obiettivo è creare un portale interattivo che sfrutti appieno le potenzialità del metaverso e della realtà aumentata, con l’ambizione di promuovere Tokyo come una delle mete turistiche più desiderate al mondo.

Grazie a visite virtuali e giochi interattivi, il metaverso di MODERN TOKYO si apre agli occhi dei curiosi e degli appassionati, regalando un emozionante assaggio delle meraviglie che la metropoli giapponese ha da offrire.

MODERN TOKYO: un viaggio virtuale nella metropoli del futuro

HELLO! TOKYO FRIENDS

Fonte: Tokyo Tourism Representative, Italy Office

Sushi Showdown – HELLO! TOKYO FRIENDS

Un’esperienza immersiva che ti porta in un viaggio attraverso i luoghi più iconici e rappresentativi della città, trasportandoti in un mondo incantato fatto di pixel e possibilità infinite. Immersi tra le luci sfavillanti di Odaiba, la maestosità della Tokyo Tower, il Palazzo del governo metropolitano di Tokyo e le meraviglie del Museo nazionale di Tokyo, gli utenti di MODERN TOKYO sono invitati a esplorare ogni angolo della città virtuale, ricca di fascino e storia.

Al centro di questa straordinaria esperienza si trova la Treasure Hunt, una caccia al tesoro didattica che trasforma l’esplorazione della metropoli in un’opportunità educativa interessante. Nel metaverso, infatti, sono disseminate diverse bacheche che raccontano aneddoti e curiosità narrate direttamente dai protagonisti, offrendo preziose informazioni turistiche lungo il cammino.

Ma le sorprese non finiscono qui. I partecipanti possono immergersi in una miriade di minigiochi coinvolgenti, tra cui il famoso Sushi Showdown, mettendo alla prova le proprie abilità e godendosi momenti di puro divertimento in compagnia di altri utenti. Completando le missioni assegnate durante il gioco, è possibile aggiungere un tocco speciale al proprio avatar “hololive friends with u“. Grazie ai peluche virtuali raffiguranti le celebri YouTuber virtuali Sakura Miko, Mori Calliope e Gawr Gura, gli utenti possono non solo personalizzare il proprio personaggio, ma anche contribuire a promuovere Tokyo e le sue meraviglie.

Qui, ogni click è un’opportunità per condividere esperienze, idee e sogni, con la promessa emozionante di un incontro nella vita reale, nelle affollate e vibranti strade della capitale giapponese.

TOKYO HUNT!: un’avventura tra realtà e metaverso

Tokyo continua a sorprendere con il lancio di TOKYO HUNT!, una web app innovativa concepita per trasformare l’esplorazione della città in un’esperienza indimenticabile. Questo progetto entusiasmante fonde abilmente il mondo reale con il metaverso, offrendo agli utenti un’opportunità coinvolgente e unica per avventurarsi nelle strade di Tokyo e scoprire i suoi segreti nascosti.

Frutto di una collaborazione con HELLO! TOKYO FRIENDS, l’app offre agli utenti un’opportunità senza precedenti: rivivere i luoghi incantati già esplorati nel metaverso direttamente nella città reale.

Attraverso una rete di nove checkpoint accuratamente posizionati nei luoghi più iconici della città, gli esploratori avranno l’opportunità di ricevere un “emblema” speciale. Si tratta di un oggetto raro proveniente dalla piattaforma Roblox, che rappresenta un vero e proprio tesoro per gli appassionati del gioco, simboleggiando non solo la loro abilità nella scoperta di Tokyo, ma anche il legame speciale che li unisce al metaverso.

TOKYO HUNT

Fonte: Tokyo Tourism Representative, Italy Office

TOKYO HUNT!
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Monterchi e Citerna, antichi borghi tra Rinascimento e grandi paesaggi

Dopo essere nato dal monte Fumaiolo, nelle propaggini più meridionali dell’Emilia Romagna, il fiume Tevere attraversa una valle stretta tra l’Alpe di Catenaia e l’Alpe della Luna, due rilievi appenninici che si guardano frontalmente.

Qui arte, storia e natura si incontrano nei tanti borghi che caratterizzano la Valtiberina, un vero e proprio scrigno che, come si confà ad ogni scrigno che si rispetti, contiene una miriade di gioielli.

Due dei più piccoli, ma anche dei più brillanti sono i borghi di Monterchi e Citerna, diversi eppure inevitabilmente fratelli. Separati di appena 500 metri in linea d’aria, si trovano l’uno in Toscana e l’altro in Umbria, in provincia di Arezzo e in provincia di Perugia.

Paesi ricchi di storia, malgrado le rispettive dimensioni, e caratterizzati dall’unione di importanti opere d’arte rinascimentali, di paesaggi naturali tipici del centro Italia e del fascino senza tempo dei centri storici medievali di questo pezzo d’Italia.

Fonte: ph. Luca Aless , con licenza CC BY-SA 4.0

Veduta di Monterchi (AR) dal paese di Citerna (PG)

Monterchi, Piero della Francesca e la Madonna del Parto

Una delle attrazioni principali per cui Monterchi merita una fermata è l’affresco di Piero della Francesca, la Madonna del Parto, custodito nell’apposito e omonimo museo poco fuori dal centro storico della cittadina.

Un’opera dalla storia singolare, frutto della mano di uno dei più grandi artisti del Rinascimento. Risale alla metà del Quattrocento, fra il 1455 e il 1465, quando l’autore era già celebre fra i contemporanei. Un soggetto oltretutto impegnativo, quello di Maria incinta, eppure destinato ad un altare laterale di una piccola e tutto sommato insignificante cappella di campagna come quella di Santa Maria di Momentana, poco fuori da Monterchi.

La ragione più probabile individuata dagli studiosi chiama in causa la madre di Piero, nata e cresciuta a Monterchi prima di sposarsi e trasferirsi nella vicina Sansepolcro.

La Madonna del Parto è un soggetto particolare di per sé, ritratto anche da altri artisti toscani del Trecento e del Quattrocento con differenti gradi di notorietà, reso poi eretico dal Concilio di Trento della metà del secolo successivo, ma che nella storia è sempre stato visitato dalle donne incinte a titolo benaugurale.

Fonte: Lorenzo Calamai

La Madonna del Parto di Piero della Francesca

Quella di Piero della Francesca è inoltre una raffigurazione ulteriormente unica e umana. A titolo di esempio, Maria non tiene in mano un libro, simbolo del Verbo che va a incarnarsi, come invece nella maggior parte delle altre raffigurazioni delle Madonne del Parto. È una rappresentazione nobile seppur austera ed estremamente umana, con il gesto tipico di sorreggere il peso della pancia con una mano dietro la schiena.

Il tendaggio che si apre intorno alle tre figure dona un’aura di mistero che si svela alla composizione.

Il Museo della Madonna del Parto si trova in Via della Reglia, è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 19:00 da marzo a ottobre compresi, mentre osserva un orario ridotto negli altri mesi. Il biglietto d’ingresso costa €6,50.

Monterchi, il borgo e i dintorni

Il centro storico di Monterchi è una sorta di acropoli che si avviluppa sui fianchi di una bassa collina, con i campanili delle sue chiese e la torre dell’orologio della Rocca a svettare sui dintorni.

Una breve passeggiata vi porterà verso la piazza principale, nei dintorni della quale si aprono ampi panorami sulla campagna circostante, caratterizzata da ampi pascoli e campi coltivati. L’alberata piazza Umberto I è sormontata dalla Rocca, oggi dotata di una bella terrazza panoramica.

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista dal centro storico di Monterchi verso la campagna circostante

Si può visitare il Museo delle Bilance, che condivide con quello della Madonna del Parto un unico biglietto d’ingresso. Si tratta di una pregevole e affascinante collezione di bilance artigianali, ospitato nel gentilizio Palazzo Massi.

La Chiesa di San Simeone, di origine duecentesca ma completamente ricostruita nel 1830 e restaurata dopo il duro terremoto del 1917, ospita al suo interno un mirabile affresco trecentesco di una Madonna col bambino, scoperto nella cappella di Santa Maria di Momentana sotto la Madonna del Parto di Piero della Francesca.

Non perdete l’occasione di girovagare tra le frazioni e le campagne intorno a Monterchi. Vi troverete splendidi panorami rurali, vedute dove la natura incontra la mano dell’uomo nei piccoli abitati che si distinguono qua e là, e anche piccoli angoli di meraviglia, come nel caso della Chiesa di San Michele Arcangelo a Padonchia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Gioielli nascosti: la Chiesa di San Michele Arcangelo a Padonchia

In questo gruppuscolo di case che oggi conta circa 40 abitanti, in mezzo ad ameni pascoli, si nasconde l’affascinante facciata in pietra del piccolo edificio religioso, risalente addirittura al VII secolo. Il bel campanile a vela che sormonta la facciata è di recente costruzione, mentre all’interno dimorano opere d’arte religiosa di artisti locali risalenti al Rinascimento.

Cosa vedere a Citerna

A poche centinaia di metri di distanza da Monterchi, sulla vetta di un colle leggermente più alto, sorge Citerna. Con i suoi 480 metri di altitudine, la cittadina ha una posizione privilegiata su tutta l’Alta Valle del Tevere, fino all’Alpe della Luna.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il camminamento medievale sulle mura di Citerna

Questa caratteristica la rende speciale, unita alla cura con cui viene conservato il centro storico di chiaro stampo medievale e alle opere che è possibile ammirare in una delle sue principali chiese.

Citerna fa parte del club dei Borghi più belli d’Italia e si sviluppa attorno a Corso Garibaldi, parallelo al quale corre l’affascinante camminamento medievale, un percorso riparato con un meraviglioso soffitto di travi in legno e pareti di mattoni di cotto che si aprono in ampi finestroni dai quali è possibile ammirare il paesaggio che si apre in direzione di Monterchi.

Fonte: Lorenzo Calamai

Panorama da una delle finestre del camminamento

Il centro del paese è piazza Scipione Scipioni, vivace crocevia della vita locale, con qualche osteria dove fare merenda o prendere un aperitivo godendo dello straordinario panorama che la terrazza della piazza, affacciata verso oriente, offre ai passanti.

Nelle immediate vicinanze si trova la Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, la cui principale attrazione è rappresentata dalla Madonna col Bambino di Andrea Della Robbia in terracotta invetriata. Nel transetto destro si trova la Cinquecentesca Crocifissione del Pomarancio.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il curato centro storico di Citerna

Non molto più lontano sorge la Chiesa di San Francesco, dove si trova una terracotta di Donatello raffigurante anche in questo caso una Madonna col Bambino, riscoperta solo nel 2000, ma anche la Madonna col Bambino e Santi di Luca Signorelli, terminata poi dopo la sua morte dal Papacello.

Opere dovute alla signoria dei Vitelli, famiglia nobile amica dei Medici, che reggerà Citerna tra il Cinquecento e il Seicento, donandogli quell’aria che si respira ancora oggi: un luogo dove il tempo permane immobile, da dove osservare il mondo che, nel frattempo, gira.

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Un museo a cielo aperto per scoprire le meraviglie dell’arte ceramista siciliana

Punto di incontro straordinario fra arte e artigianato, le ceramiche sono sinonimo di eccellenza e un fiore all’occhiello del patrimonio culturale della Sicilia, riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo. La produzione di queste meraviglie è presente in quasi tutta l’isola, ma trionfa soprattutto in sei città, che insieme hanno dato vita alle Strade della Ceramica Siciliana, un nuovo modo di vivere il turismo in questa splendida regione, attraverso percorsi fatti di natura, arte, cultura, tradizione e gastronomia, alternativi rispetto alle mete più conosciute.

Le Strade della Ceramica Siciliana

Portate per la prima volta quest’anno alla Bit di Milano, le Strade della Ceramica Siciliana sono un percorso sinergico che idealmente unisce i comuni siciliani noti per la produzione di ceramiche artistiche al fine di sviluppare un nuovo tipo di turismo esperienziale. Sei le città riunite sotto l’egida dell’Associazione Italiana Città della Ceramica: Burgio, Caltagirone, Collesano, Monreale, Santo Stefano di Camastra e Sciacca.

Un’esperienza adatta a chi vuole immergersi nell’identità più intima e profonda della Sicilia, con le esperienze indimenticabili all’interno delle botteghe dei ceramisti locali, che condivideranno con i visitatori l’antichissima e nobile arte della terracotta. Un mondo antico ma ancora vivo e vitale, fatto di luoghi e di persone che si potranno conoscere attraverso il Passaporto delle Strade della Ceramica.

Il Passaporto delle Strade della Ceramica

Il Passaporto delle Strade della Ceramica è un documento che vuole unire idealmente le sei città siciliane che nella lavorazione della ceramica hanno un’antichissima tradizione. Entrerà ufficialmente in funzione domenica 24 marzo 2024, valendo anche come biglietto unico di ingresso nella rete dei musei della città della ceramica e negli altri luoghi di cultura convenzionati.

Si potranno vivere esperienze uniche non solo nelle botteghe dei ceramisti, ma anche nelle altre botteghe artigiane e in quelle dei pasticceri e dei panettieri che, grazie ai loro forni, condividono con i ceramisti la sapiente arte del calore che dà forma e colore ai loro impasti. In una simile esperienza non può di certo mancare la cucina tipica siciliana.

Al completamento del percorso, testimoniato dalle sei timbrature presenti nel passaporto – che dovranno essere effettuate in un periodo non superiore a un anno solare – i viaggiatori potranno ottenere l’attestato di “Amico delle città della Ceramica siciliana” e il premio, che consiste in un prodotto in ceramica da scegliere fra quelli disponibili in catalogo.

I percorsi turistici delle sei città della ceramica siciliana

Iniziamo, dunque, il nostro viaggio sulle Strade della Ceramica Siciliana, alla scoperta di borghi e città custodi di monumenti e opere uniche.

Burgio, dal Castello alla storica bottega di un maestro ceramista

Le origini di Burgio, in provincia di Agrigento, sono legate alle vicende del monumento più antico, il Castello, edificato durante il periodo dell’occupazione araba nella parte più alta dell’attuale paese, accanto al quale sorge la bellissima Chiesa Madre intitolata a Sant’Antonio Abate, fondata nel secolo XII, che custodisce molte opere d’arte. Seconda irrinunciabile tappa è il complesso dei Padri Minori Riformati, oggi sede del Muceb, il museo della ceramica.

Per una esperienza turistica immersiva alla scoperta della ceramica del borgo, una tappa fondamentale è rappresentata dalla storica bottega Caravella. Un posto magnifico dove il tempo si è fermato e dove il maestro ceramista Paolo Caravella, considerato patrimonio vivente della Sicilia, realizza ancora secondo la più antica tradizione le sue splendide creazioni.

Caltagirone, tra straordinarie belle artistiche e architettoniche

Caltagirone, alle porte di Catania, è una splendida città ricca di storia e straordinarie belle artistiche e architettoniche. Impossibile visitare tutto in un giorno. Il modo migliore per farlo è perdersi tra i vicoli e i sali-scendi della cittadina, ricca di botteghe di ceramisti. Assolutamente da non perdere il Museo della Ceramica. Dopo aver ammirato i tesori che custodisce, ci si può spostare nella bellissima e imponente chiesa di San Pietro, con il suo particolare stile gotico che le conferisce un certo fascino misterioso, per poi muoversi verso una ulteriore chiesa, quella dedicata a San Francesco di Paola, custode di numerosi tesori provenienti da altre chiese distrutte o danneggiate dai terremoti.

Nelle vicinanze si può ammirare il famoso ‘Tondo Vecchio’, un punto panoramico che affaccia su una distesa di monti e vallate. Da qui si arriva al Ponte di San Francesco, realizzato per collegare due delle tre colline su cui sorge la città, finemente decorato con delle ceramiche in rilievo, con cinque maestose arcate. L’attrazione più amata è, però, la splendida scalinata di Santa Maria del Monte, che collega la parte antica della città a quella nuova, situata sulla parte alta. È lunga oltre 130 metri, per un totale di 142 gradini decorati con mattonelle di ceramica. A dominare l’opera c’è la chiesa di Santa Maria del Monte, particolarmente cara ai cittadini e custode di una rara immagine sacra.

Collesano, con la ‘via della ceramica’

Visitare Collesano, in provincia di Palermo, è un’esperienza a dir poco affascinante. Attraversare il paese a piedi è il modo migliore per respirare il clima più autentico dell’antico borgo, all’interno del quale si può inoltre percorrere una speciale ‘via della ceramica’. Si comincia nel quartiere Stazzone con le antiche fornaci come punto di partenza, per poi dirigersi in piazza Castello con la visita alla Guglia di Santa Maria la Vecchia e all’antico quartiere dei Moncada, sede delle storiche botteghe di produzione ceramica collesanese, passando all’inferriata di via Roma.

E poi viale Vincenzo Florio, via Isnello, piazza Santa Maria di Gesù con i pannelli in ceramica raffiguranti la storica Targa Florio, via Polizzi con la scalinata interamente realizzata in ceramica, che riprende tutti i colori e decori tipici della tradizione collesanese ceramistica, e viale Vincenzo Florio, con l’insegna di ‘Benvenuto’ interamente realizzata in ceramica. Durante l’intero percorso urbano si potranno ammirare creazioni raffiguranti beni architettonici, artistici e religiosi, ma anche pannelli in ceramica affissi nel percorso religioso della processione della Cerca, che si svolge ogni anno all’alba del Venerdì Santo.

Monreale

Fonte: iStock – Ph: RomanBabakin

Una bottega di ceramiche a Monreale

Monreale, alla scoperta della lavorazione della terracotta

La visita di Monreale non può che partire dal magnifico Duomo, patrimonio dell’UNESCO, con i suoi celebri mosaici che, insieme alla produzione di ceramiche, rappresentano una tradizione artistica forte e persistente, testimoniata dalla preziosa composizione delle tessere musive raffigurante il racconto del Vecchio Testamento e della vita di Cristo all’interno della Basilica e delle tre absidi. Altra tappa da non perdere, il Chiostro dei Benedettini, anch’esso patrimonio dell’umanità, con la sua Fontana del Re, le colonne in cui sono raffigurate scene del Vecchio e del Nuovo Testamento e il giardino, che fungeva da “orto dei semplici”, in cui molto probabilmente venivano coltivate piante medicinali.

Perno fondamentale delle ceramiche di Monreale è l’Istituto D’Arte dove, insieme ad altre scuole di maestri ceramisti, si custodiscono e si tramandano le competenze necessarie per la lavorazione della terracotta, del colaggio, dello stampo, della foggiatura a mano e della pressa. Una passeggiata in centro storico, fra Piazza Vittorio Emanuele, via Dante Alighieri e la storica via Torres darà l’opportunità di vivere l’esperienza di una vera e propria ‘via delle botteghe’. Se ne trovano di bellissime anche nel quartiere Ciambra e lungo la via Circonvallazione.

Santo Stefano di Camastra, un museo a cielo aperto

Santo Stefano di Camastra, in provincia di Messina, è un museo a cielo aperto, famoso per le sue ceramiche. Percorrendo le vie di questo meraviglioso borgo, potrete ammirare le innumerevoli botteghe artigianali dei maestri ceramisti, che da secoli foggiano e dominano la terra e il fuoco, creando opere rigorosamente decorate a mano. Qui, nel 1994 è stato inaugurato il Museo della Ceramica, situato all’interno del Palazzo del Barone Sergio in Piazza Duca di Camastra, che raccoglie vari oggetti preziosi, le mattonelle maiolicate e alcune opere di artisti contemporanei, nazionali e internazionali.

Tra le tante cose da visitare nel borgo, non perdetevi il viale delle Palme e il Cimitero Vecchio, la cui unicità è rappresentata sia dalla struttura architettonica delle 96 tombe presenti, denominata alla “cappuccina”, sia dal rivestimento delle tombe stesse, costituito da mattonelle in ceramica, chiamate “ambrogette”, decorate con motivi ornamentali su fondo bianco.

Sciacca e la ‘Cappella Sistina della maiolica siciliana’

La visita di Sciacca può partire dal luogo di ritrovo della città, piazza Scandaliato, splendida terrazza sul mare impreziosita dalla Chiesa di S. Domenico e dal Collegio dei Gesuiti, oggi sede del municipio. A pochi passi si trova il Duomo, costruito nel 1108 e modificato nel 1656. Percorrendo Corso Vittorio Emanuele ci si imbatte in gran parte delle botteghe dei ceramisti, eredi della tradizione dei grandi maestri del XVI secolo, fra cui Antonio Ramanno, i fratelli Lo Boj e Giuseppe Bonachia, il più noto pittore di mattonelle in Sicilia, detto il Mayharata.

A quest’ultimo si deve la realizzazione dell’imponente fascia maiolicata all’interno della cappella di San Giorgio del Genovesi, costruita nel 1520 e malauguratamente abbattuta nel 1952. Per comporre la fascia e il pavimento della cappella furono prodotte 2175 mattonelle. Pensate che alcuni storici dell’arte sostengono che, se fosse sopravvissuta, avrebbe meritato il nome di Cappella Sistina della maiolica siciliana. Del vasto arazzo, raffigurante scene del Vecchio e Nuovo Testamento, rimangono sei grandi pannelli, conservati all’Istituto d’Arte di Sciacca. Infine, un’altra esperienza da non perdere è quella del Museo dei 5 Sensi, dove sperimentare il percorso del tatto, in cui i turisti, guidati dagli artigiani locali, potranno vivere l’esperienza di realizzare e decorare vasi, anfore, piatti e altri oggetti in ceramica.

Sciacca

Fonte: iStock

Sciacca, una delle sei città della ceramica in Sicilia