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Stroncone, il borgo arroccato su di un colle olivato

L’Umbria si distingue per gli innumerevoli borghi medievali che sono autentici gioielli, immersi in un dolce e verdeggiante paesaggio collinare: uno di questi è Stroncone, nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia, arroccato a 450 metri su un colle adorno di ulivi in provincia di Terni.

Borgo fortificato dalla storia e dall’aspetto millenari, è uno di quei luoghi “fuori dal tempo” che invita a passeggiare senza fretta vicolo dopo vicolo e a godere di preziosi scorci tra salite e discese, strette stradine, case in pietra, botteghe artigiane e piazzette raccolte.

Una visita al borgo medievale

Su di uno sperone roccioso dei Monti Sabini, Stroncone affascina con la sua bellezza eterna che si svela già fuori le mura con Piazza della Libertà che si affaccia sulla Conca Ternana e offre subito l’occasione di ammirare la cinquecentesca Fontana delle Tre Tazze e la Porta Principale (o Maggiore) che, sovrastata dallo stemma comunale, segna l’ingresso al borgo.

E la meraviglia ha inizio: ecco Piazza San Giovanni (un tempo Piazza Maggiore) con il caratteristico pozzo medievale e la quattrocentesca Chiesa di San Giovanni Decollato, una gemma artistica e architettonica custode di pregevoli affreschi dedicati alla vita del Santo, stucchi a opera di artisti locali e altari barocchi.

Proseguendo nel cammino, tra tortuose viuzze che rendono appieno l’anima antica di Stroncone, ecco la Chiesa di San Nicolò, dalla facciata impreziosita dal portone con bassorilievi bizantini e interno ricco di opere degne di una sosta. Ancora, sorprende il Palazzo Comunale, nato dall’unione del Palazzo dei Priori del XIII secolo e del Palazzo Apostolico del Cinquecento: da vedere svariate opere d’arte, tra cui i Codici di Stroncone, nove codici miniati su pergamena del XIV secolo, e la Sala del Consiglio.

Nel punto più alto del borgo, Piazza della Torre, è il momento di scoprire l’Oratorio della Madonna del Gonfalone, con interno finemente decorato con stucchi dorati e dipinti, per poi arrivare in Via Vici con il Palazzo omonimo e la cappella di Santa Maria della Neve (o della Porta di Sotto) con altare del primo periodo barocco.

Il ritorno in Piazza della Libertà consente di apprezzare il monumento ai caduti della Grande Guerra e di spostarsi, fuori dal centro storico, verso il Convento di San Francesco, la cui chiesa conserva affreschi del Quattrocento. In più, il convento vanta una ricca biblioteca con molteplici documenti francescani.

I musei da non perdere

Avendo tempo a disposizione, è interessante prevedere una sosta al Museo dei Coralli, al Museo di Storia Naturale e al Sacrario delle Armi.

Il primo, trova posto presso la chiesa della Madonna del Gonfalone in Piazza della Torre, ed espone periodicamente i già citati “Coralli di Stroncone” nove preziosi codici liturgico musicali di grande formato che uno schermo interattivo rende possibile sfogliare in maniera digitale.

Il secondo, visitabile su richiesta, si trova in Piazza della Libertà, e propone una vasta collezione di reperti che vanno dal Giurassico fino al Pleistocene e raccontano le caratteristiche paesaggistiche e ambientali del territorio. Non mancano spazi per la didattica.

In Via Contessa, all’interno della Chiesa del Santissimo Sacramento, ecco poi il Sacrario delle Armi, dove sono raccolti cimeli storici, armi da fuoco e loro parti, congegni, munizioni, armi bianche e anche la riproduzione fotografica della lettera che un prigioniero degli Austriaci, ufficiale di Stroncone, riuscì a inviare al padre grazie a un altro prigioniero, in cui racconta la sorte dei soldati catturati.

Una menzione va infine all’Antica Bottega Artigiana di Falegnameria, in Via Delfini 36, fedele ricostruzione di un’antica bottega dove scoprire gli “arnesi” del falegname, alcuni risalenti all’Ottocento.

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Uno straordinario capolavoro archeologico è emerso dalle profondità degli abissi

Nelle profondità misteriose degli abissi, dove si cela il mistero e la storia millenaria della nostra umanità, a volte emergono veri capolavori che raccontano antiche leggende e svelano segreti sepolti dal tempo.

È accaduto a San Leone, una pittoresca frazione balneare di Agrigento, dove solo i veri amanti delle immersioni subacquee potevano fare una scoperta straordinaria. Tra le alghe marine e i segreti del mare, giaceva un tesoro sommerso, un imponente decoro in pietra, che pare provenire direttamente dal magnifico tempio di Zeus.

Questo antico frontone è molto più di un semplice blocco di pietra. È un autentico frammento di storia, un messaggero del passato che ci offre un’emozionante finestra su epoche antiche e divinità epiche.

Il tesoro sommerso di San Leone

Nel cuore delle acque cristalline di San Leone, un gruppo di sommozzatori del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale Carabinieri ha compiuto un gesto straordinario, alla presenza della Soprintendenza del Mare e di numerosi curiosi. Il loro coraggio e la loro dedizione hanno portato alla luce un reperto lapideo, un tesoro nascosto che potrebbe rivelare segreti secolari.

A una prima occhiata, sembrerebbe ritrarre la figura maestosa di un cavallo o di un leone. Tuttavia, il masso coperto da concrezioni marine quasi certamente scolpito in marmo proconnesio, presenta dimensioni imponenti, misurando ben due metri per uno, con uno spessore di 35 centimetri. Questa meraviglia dell’arte antica era rimasta nascosta per lungo tempo a circa 300 metri dalla costa, a una profondità di 9 metri.

Ciò che rende ancora più sorprendente questa scoperta è il fatto che, nelle carte archeologiche, era stata etichettata come una semplice e anonima “vasca”. Questa attribuzione, però, non aveva mai convinto il Gruppo Subacqueo di BCsicilia che ha iniziato, così, una straordinaria avventura alla scoperta del mistero celato sotto le onde. Nell’ottobre del 2022, insieme al sub volontario Salvatore Ferrara e con il prezioso contributo di Francesco Urso, è stato effettuato un rilievo in 3D.

Il ritrovamento archeologico nei fondali di San Leone

Dall’elaborazione dei dati, è emersa un’immagine eccezionale che tocca il cuore e l’anima, poiché sembra raffigurare un dettaglio prezioso di un fregio del timpano di un tempio millenario. Questa rivelazione ci riporta indietro nel tempo, alle epoche d’oro dell’antichità, quando le maestose opere d’arte adornavano i templi e narravano storie di divinità e eroi.

La straordinaria scoperta ha immediatamente catturato l’attenzione della Soprintendenza del Mare, con l’obiettivo di recuperare questo eccezionale reperto. Finalmente, il capolavoro di epoca antica è stato riportato a riva, recando con sé un pezzo di storia che ci emoziona profondamente. Questo ritrovamento ci ricorda quanto sia ancora sconosciuto il mondo sommerso, ancora in gran parte inesplorato, custode di segreti inestimabili e meraviglie nascoste.

È un promemoria potente che ci invita a considerare quanto ancora sia sconosciuta la profondità del mare e quanto resti da scoprire sotto le loro placide superfici. Queste scoperte non fanno solo rivivere antiche leggende e storie dimenticate, ma stimolano la nostra curiosità e la nostra connessione con le generazioni che ci hanno preceduto. Ci ricordano che l’avventura dell’esplorazione marina è infinita e che ogni tuffo sotto il mare può rivelare un pezzo prezioso del nostro patrimonio culturale.

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Lago di Cavazzo, dalle acque particolarmente turchesi

È una delle mete perfette per godersi una giornata all’aria aperta in uno scenario idilliaco, nel cuore delle Alpi Carniche: si tratta del Lago di Cavazzo, conosciuto anche come Lago dei 3 comuni poiché con i suoi 174 ettari bagna Cavazzo Carnico, Bordano e Trasaghis, il bacino naturale più grande del Friuli Venezia Giulia, in provincia di Udine.

Di origine glaciale, alimentato da sorgenti sotterranee e da una condotta artificiale, incanta a 195 metri s.l.m, vegliato dal Monte San Simeone, dal Monte Festa e dal Naruvint, un dipinto a cielo aperto che dà vita a un ambiente ricco di fauna e flora: le sue rive, adornate da canneti, offrono rifugio a svariate specie di uccelli (quali folaghe, martin pescatori, tarabusi, germani reali e oche granaiole) mentre le acque incredibilmente turchesi sono la casa di 14 specie ittiche tra cui carpe, anguille, trote, lucci, persici e alborelle.

Cosa fare al Lago di Cavazzo

Una gita fuori porta a 40 minuti da Udine (soprattutto in primavera e in estate quando il clima è più mite) conduce alla scoperta di un territorio da favola dove il Lago di Cavazzo è protagonista indiscusso, ideale per momenti di puro relax sulle verdi sponde (magari allestendo un picnic), per piacevoli e facili escursioni e percorsi da trekking, per il birdwatching e per gli amanti degli sport acquatici.

Infatti, lungo i comodi sentieri, offre numerosi itinerari da percorrere a piedi oppure in sella alla mountain bike, ammirando panorami che scaldano il cuore e la fauna locale nel suo habitat prediletto mentre il lago stesso è punto di riferimento per le attività di canoa, windsurf, kayak, SUP (stand-up paddle) e per la pratica della vela: a disposizione, il circolo nautico “Nautilago”, noleggio giornaliero di SUP e kayak presso il camping “Lago 3 Comuni”, rent bike per noleggiare sia MTB che e-bike, nonché aree attrezzate per picnic e parchi giochi per i più piccoli.

Ma non è tutto.

Da non perdere è la passeggiata di 8,20 chilometri che costeggia il lago, un percorso ad anello adatto a tutti che dona scorci invidiabili sulle acque trasparenti e sulle montagne che vi si specchiano, sul fitto canneto e sullo stagno della zona sud dove nidificano o sono di passaggio anatre e altri volatili. Non manca l’Ecomuseo che, grazie ai dettagliati pannelli illustrativi, consente di approfondire la conoscenza con il Lago di Cavazzo, la sua storia e i suoi abitanti.

In più, dall’Ecomuseo, un sentiero in salita (che ripaga di tutta la fatica) conduce a una straordinaria terrazza panoramica da cui la vista sul lago dall’alto è qualcosa da vedere assolutamente con i propri occhi! Qui si trova anche il Monumento al Terremoto, con area informativa sull’isolatore sismico, installata nel 33esimo anniversario del sisma del 1976 con epicentro il Monte San Simeone.

Un angolo di natura tropicale a soli dieci minuti dal lago

Per godersi appieno la meraviglia del Lago di Cavazzo, vale la pena visitare, a soli dieci minuti di auto, la Casa delle Farfalle di Bordano, la più ampia esposizione in Italia di farfalle e insetti viventi, un paradiso tropicale che riproduce fedelmente gli habitat originari delle oltre 400 specie di farfalle provenienti da tutto il mondo.

Un’attrazione turistica che sa emozionare, con 1000 metri quadri di serre riscaldate e altrettanti dedicati a laboratori, aule video, esposizioni e attività educative dedicate ai bambini e ai ragazzi.

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A piedi tra le Ande: è questo il trekking più bello del mondo

Camminare nella natura e ammirare splendidi paesaggi è sempre un’avventura meravigliosa, un’esperienza che ci riavvicina alle radici della terra e ci permette di connetterci con la bellezza selvaggia del nostro pianeta.

Ma c’è un viaggio che va fatto almeno una volta nella vita, un percorso che tocca il cuore e l’anima con la sua grandiosità e la sua purezza. È il circuito della Cordillera Huayhuash, un gioiello nascosto nelle imponenti Ande del Perù.

In questo paradiso terrestre, ci troviamo immersi in scenari andini di straordinaria bellezza, in cui le vette delle montagne si ergono maestose, vigilando silenziose sulle meraviglie che si svelano ad ogni passo. Le cime, coperte di neve e ghiaccio, risplendono sotto la luce del sole, mentre i laghi di montagna riflettono la loro limpida e cristallina bellezza. Ciò che conferisce a questo trekking un carattere veramente unico è la sensazione di essere completamente immersi in uno scenario eccezionale, in cui il passare del tempo sembra essersi fermato e la modernità è solo un lontano ricordo.

Un’avventura epica tra le vette delle Ande peruviane

Cordillera Huayhuash

Fonte: iStock

Cordillera Huayhuash, Ande Peruviane

Nella zona centro-occidentale del Perù, poco a sud della più famosa Cordillera Blanca, si estende un regno di meraviglia e mistero: la Cordillera Huayhuash. Questa catena montuosa, spesso trascurata dal turismo di massa, è un gioiello nascosto che attende di essere scoperto da coloro che vogliono vivere un’avventura unica e indimenticabile.

Una zona selvaggia e remota, priva di punti di appoggio lungo il percorso. Le tappe all’interno di questa catena montuosa possono risultare lunghe e impegnative ma, lo assicuriamo, la ricompensa è straordinaria. Mentre ci si avventura in queste terre incontaminate, ci si trova circondati da paesaggi spettacolari, caratterizzati da dislivelli moderati che permettono di apprezzare appieno la bellezza naturale di questa regione.

A oltre 6000 metri sul livello del mare, ci si sente veramente in cima al mondo. Le sei vette principali della Cordillera Huayhuash sembrano letteralmente toccare le nuvole, e camminare tra di esse è un’esperienza che rimane impressa nell’anima. In particolare, la montagna Yerupajá rappresenta la sfida più ardua, e al contempo avvincente, per ogni scalatore. Un’autentica epopea che mette alla prova la determinazione e la forza di chi si avventura sulle sue spettacolari pendici. Con la sua mole imponente e le condizioni climatiche imprevedibili, questa montagna sfida i limiti umani, trasformando ogni salita in una vera e propria battaglia contro la natura stessa. Ma non è l’unico gioiello di questa regione.

La Siula Grande e il Rondoy, con le loro pareti maestose e il loro magnetismo selvaggio, non sono da meno. Queste vette, infatti, sfidano letteralmente il cielo, un richiamo irresistibile per gli animi più impavidi e avventurosi.

Cordillera Huayhuash: alla scoperta delle meraviglie andine

Questi percorso ad anello, che dura circa 10 giorni, ti porterà in un viaggio attraverso panorami mozzafiato, mettendo alla prova la tua resistenza e il tuo coraggio. L’itinerario si snoda per circa 115/120 chilometri attraverso montagne imponenti, valli remote e laghi cristallini. Ogni giorno ti attende una camminata di 6-8 ore, un impegno fisico notevole ma incredibilmente gratificante.

Le temperature, in questo angolo remoto delle Ande, possono raggiungere persino i -15 gradi durante le notti più fredde. Questo significa che dovrai essere ben preparato, indossare un abbigliamento adatto ed essere equipaggiato con un sacco a pelo che ti protegga dal gelo. Eppure, la sensazione di dover affrontare la natura selvaggia e indomabile delle Ande ti farà sentire vivo come mai prima d’ora. Ogni passo ti condurrà alla scoperta di valli remote, dove potrai fare incontri unici con la fauna selvatica locale. Sarai testimone di tramonti che dipingono il cielo con colori indescrivibili e di notti stellate così luminose da lasciarti senza parole.

Cordillera Huayhuash

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Cordillera Huayhuash, Ande Peruviane
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Ross Island: l’isola perduta e abbandonata che nessuno conosce

Gli eventi che portano all’abbandono di un’isola sono variegati e complessi, spesso collegati tra loro in un intricato mosaico di circostanze. Isole un tempo animate dalla vita e dalla cultura dei loro abitanti, possono cadere nell’oblio per molte ragioni, alcune delle quali svelano storie spettrali e misteriose. Questi luoghi sono spesso avvolti in un’atmosfera inquietante, dove le leggende si mescolano con la realtà in un mix di fascino e terrore.

Il viaggio di oggi ci conduce nel cuore dell’Oceano Indiano, su un frammento di terra che porta con sé una storia inquietante e dolorosa: Ross Island. Questo luogo fu un tempo il palcoscenico di uno dei capitoli più oscuri della storia coloniale britannica. Qui, migliaia di detenuti e prigionieri politici subirono orrori indicibili all’interno di un lussuoso insediamento coloniale. Oggi, ci si trova di fronte a un paesaggio desolato e inquietante. Giganteschi nodi di radici di alberi di Ficus sembrano quasi aver preso vita propria, inghiottendo gli edifici e creando una surreale fusione tra la natura e la storia oscura dell’isola.

E mentre la natura, con la sua bellezza rigogliosa, ha riconquistato implacabilmente il suo territorio, l’isola continua a sussurrare con voce sommessa la triste storia impressa nella sua vegetazione selvaggia e negli edifici decadenti, un richiamo silenzioso alla memoria delle sofferenze passate.

Ross Island: la tragica eredità di un paradiso perduto

Ross Island

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Ross Island, Arcipelago delle Andamane

Nel turbolento periodo che seguì all’Ammutinamento Indiano del 1857, il mondo assistette a uno dei momenti più significativi della storia dell’India, la nascita della prima grande lotta per l’indipendenza. Questo evento, noto anche come “l’ammuntinamento dei Sepoy”, segnò l’inizio di una sfida coraggiosa contro il dominio coloniale britannico che avrebbe plasmato per sempre il futuro del Paese.

I coloni britannici furono colti di sorpresa dalla violenza della ribellione e risposero con una brutalità spietata. Fu un periodo di sofferenza e sacrificio, ma anche un momento di determinazione e unità. Gli indiani provenienti da diverse regioni e culture si unirono per combattere un nemico comune, con la speranza di riconquistare l’autonomia e la libertà.

L’arcipelago diventò un luogo di esilio per i prigionieri politici, dove la dura disciplina e le condizioni di vita disumane erano all’ordine del giorno. I detenuti furono inviati sull’isola in massa e, per diversi decenni, Ross Island fu il palcoscenico di indicibili atrocità. La sua famigerata prigione, situata nelle vicinanze di Port Blair, è tristemente nota per essere stata uno dei luoghi più spaventosi in cui i prigionieri politici e ribelli venivano rinchiusi.

Questo luogo del terrore ha continuato a operare fino alla sua chiusura definitiva nel 1937. Mentre il resto delle Isole Andamane e Nicobare fu rioccupato nei decenni successivi, la comunità di Ross Island si dissolse lentamente. L’isola rimase così un luogo desolato, dove la memoria degli orrori subiti resta l’unica custode del passato.

L’inquietante bellezza di Ross Island

Oggi, Ross Island è diventata una popolare attrazione turistica. Qui, i visitatori possono esplorare il passato oscuro dell’isola mentre camminano tra le rovine degli antichi edifici coloniali, immaginando le storie di coloro che vi hanno sofferto. La giungla lussureggiante offre una cornice surreale a questa esperienza, creando un contrasto unico tra la bellezza naturale e la storia travagliata del luogo.

Uno dei luoghi più emozionanti da esplorare è senza dubbio il Ross Island Museum, un vero e proprio scrigno di storia e cultura. Entrando, ci si trova immersi in un mondo di emozioni, mentre fotografie d’epoca, manufatti e reperti raccontano vicende e avventure di un’epoca lontana.

Le rovine e gli antichi edifici, invece, come la Casa del Commissario Capo, la Casa del Governo e la Chiesa Presbiteriana, offrono una visione affascinante della vita coloniale, con i loro dettagli architettonici e il fascino decadente che, ancora oggi, permea l’atmosfera dell’isola.

Ross Island

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Ross Island, Arcipelago delle Andamane
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Asia Israele itinerari culturali Notizie Viaggi

Una scoperta sensazionale riscrive la storia

Ha ben 2.550 anni il tesoro antico che è appena stato rinvenuto, un oggetto non di grandi dimensioni ma che in qualche maniera ci racconta molto delle nostre origini, di come facevamo cose che adesso diamo per scontato.

La scoperta avvenuta in Israele

Ci troviamo in Israele e più precisamente in un sito situato sulle colline della Giudea. Proprio qui è stata recentemente scoperta, grazie a uno scavo condotto dall’Autorità israeliana per le antichità, una moneta d’argento estremamente rara e che risale al periodo persiano (VI-V secolo a.C.).

Potrebbe sembrare una banalità, ma nei fatti questo oggetto è una rara prova del primo utilizzo di monete nel Paese. In più, sono emerse anche altre ricchezze: lo scavo, effettuato nel corso dei lavori infrastrutturali intrapresi dalla Netivei, la Israel National Transport Infrastructure Company, ha messo in luce anche un edificio del periodo del Primo Tempio, con prove ancora più antiche di commercio nella forma del valore di uno shekel.

La rara moneta è stata riportata alla luce da Semyon Gendler, archeologo ad interim del distretto della Giudea dell’Autorità israeliana per le antichità. La moneta, che è stata trovata volutamente rotta, era coniata con timbro quadrato incastonato su una faccia; successivamente, tecniche più sofisticate produssero monete con stampe sporgenti anziché infossati.

L’importanza di questa scoperta

Robert Kool, capo del dipartimento numismatico dell’Autorità israeliana per le antichità, ha fatto sapere che “La moneta è estremamente rara e si unisce solo a una mezza dozzina di monete dello stesso tipo che sono state trovate negli scavi archeologici nel Paese. La moneta venne coniata in un periodo in cui l’uso della moneta era appena iniziato. Il raro ritrovamento fornisce informazioni sul modo in cui veniva svolto il commercio e sul processo attraverso il quale il commercio globale passò dal pagamento mediante pesatura di pezzi d’argento all’uso di monete. La moneta appartiene ad un gruppo di monete molto antiche coniate al di fuori di Israele, nelle regioni dell’antica Grecia, Cipro e Turchia. Nel VI-V secolo BCE tali monete iniziarono ad apparire in siti nella Terra d’Israele“.

Un ulteriore indizio del processo graduale è il fatto che la moneta sia stata ritrovata tagliata intenzionalmente in due: è il simbolo che nel IV secolo a.C. veniva utilizzata come pezzo d’argento pesato, piuttosto che come moneta, anche se le monete erano già usate in questo periodo.

Secondo Michal Mermelstein e Danny Benayoun, direttori degli scavi per conto della Israel Antiquities Authority, “Il sito era situato nella zona rurale del Regno di Giuda, la cui capitale era Gerusalemme. Fu colonizzato per la prima volta nel periodo del Primo Tempio, nel VII secolo BCE. (2.700 anni fa), durante i regni dei re di Giuda, Ezechia, Manasse, Amon e Giosia, un periodo di insediamento di punta nel regno di Giuda. Di questo periodo è stata scoperta una caratteristica “casa di quattro stanze” e il peso dello sheqel, trovato sul pavimento di una delle stanze della casa, fornisce le prime prove del commercio”.

Il peso di pietra a forma di cupola sarebbe stato utilizzato per pesare metalli, spezie e altri prodotti costosi. Il segno sul peso era un’abbreviazione (ieratica) dell’antico Egitto per la parola sheqel, e il singolo tratto inciso rappresenta uno sheqel. Il peso era di 11,07 g. “Questo era in effetti un peso standard nella regione del regno di Giuda, a dimostrazione che le merci venivano attentamente pesate sui mercati”, hanno sottolineato gli archeologi.

Secondo Eli Escusido, direttore dell’Autorità israeliana per le antichità, “È sempre sorprendente quanto importanti reperti vengano scoperti in luoghi inaspettati. Le minuscole monete sono una fonte cruciale di informazioni in archeologia. Ci forniscono dettagli visivi, iscrizioni e date. Attraverso un oggetto minuscolo come una moneta diventa possibile tracciare i processi del pensiero umano e osservare che le nostre abitudini economiche sono rimaste sostanzialmente immutate per migliaia di anni, è cambiata solo la tecnologia. In questo contesto è interessante considerare le future ricerche archeologiche in un mondo che ha adottato il commercio elettronico”.

Rara moneta in Israele

Fonte: Emil Aladjem, Israel Antiquities Authority

La moneta rinvenuta in Israele
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Questi vecchi magazzini sono stati trasformati in un villaggio dei sogni

C’era una volta un’affollata raffineria di zucchero, immersa nella storia e nell’effervescenza industriale degli inizi del XX secolo. Questo luogo, che un tempo echeggiava dei suoni frenetici delle macchine e della fatica degli operai, è stato trasformato in qualcosa di straordinario. Oggi ti accompagneremo in un viaggio speciale attraverso il tempo, alla scoperta di un antico edificio che è risorto, trasformandosi in un vivace centro di apprendimento e un importante hub artistico e culturale.

Ci troviamo a Tainan, il cuore pulsante dell’isola di Taiwan, un vero e proprio scrigno di siti storici di importanza nazionale, arricchito da un patrimonio di templi secolari che abbracciano la città con la loro maestosa presenza. Tra tutte queste meraviglie, c’è un luogo che risplende di una luce particolare: il Ten Drum Village, che un tempo era la fabbrica di zucchero di Rende. Questo luogo è un vero e proprio miracolo, il più grande, il più intatto e il più innovativo esempio di recupero di un sito industriale.

Qui, le antiche macchine hanno lasciato spazio a una comunità vivace e all’incredibile creatività artistica. È un tuffo emozionante nel cuore della cultura taiwanese, dove le tradizioni del passato si mescolano con l’arte contemporanea, creando un ambiente unico e coinvolgente.

Ten Drum Village: un rifugio per l’arte e la tradizione

Ten Drum Village

Fonte: IPA

Ten Drum Village, Tainan, Taiwan

Questo luogo magico è stato rilevato dal Ten Drum Percussion Group nel 2005 e, da allora, si è trasformato in una comunità in cui tutti possono immergersi nella ricca tradizione dei tamburi.

L’intero complesso è stato sapientemente ridisegnato dal famoso designer Liu Guocang, che ha reso ogni angolo di questo villaggio un vero capolavoro. Dietro questo splendore, c’è un obiettivo molto chiaro: promuovere l’arte tradizionale del tamburo a livello globale. E così, in soli sette anni, il nome del Ten Drum Village ha conquistato il mondo con artisti internazionali che si esibiscono nella sua magica atmosfera musicale.

Qui, avrai la possibilità di toccare, sentire e suonare la batteria accompagnato dalla guida esperta di un professionista, oppure in completa autonomia. È un momento emozionante in cui ci si sente parte integrante della tradizione locale, un’opportunità unica per immergersi completamente nell’energia travolgente dei tamburi e sperimentare la loro potente bellezza.

Ten Drum Village: ritmo e cultura nel cuore di Tainan

Il Ten Drum Village non si limita a essere un semplice museo, ma rappresenta un autentico luogo in cui la cultura prende vita attraverso esibizioni di tamburi tradizionali taiwanesi e spettacoli musicali innovativi.

Quando il sole scende all’orizzonte, poi, gli enormi ingranaggi della vecchia raffineria si trasformano in un palcoscenico per spettacoli notturni mozzafiato. L’illuminazione scintillante e le performance degli artisti creano un’atmosfera avvolgente che ti trasporterà in un mondo completamente diverso.

Se, invece, sei in cerca di un momento di relax, o desideri assaporare un delizioso caffè, c’è un luogo speciale che non puoi assolutamente perdere. Una volta utilizzata per la lavorazione della melassa, un’enorme vasca d’acciaio è stata trasformata in una vera oasi di pace. Qui, potrai sederti lontano dal caos e goderti una bevanda calda mentre ammiri l’arte che ti circonda.

E se desideri sperimentare l’eccitante brivido dell’adrenalina, il Ten Drum Village ti riserva una sorpresa che farà battere forte il cuore: uno scivolo estremo alto ben cinque piani, un’ardua sfida per gli animi più coraggiosi in cerca di un’esperienza davvero indimenticabile.

Ten Drum Village

Fonte: IPA

Ten Drum Village, Tainan, Taiwan
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Il centro termale più grande d’Europa è un viaggio nel tempo e nella bellezza

Budapest, la “perla del Danubio“, è una delle città più affascinanti e visitate d’Europa, un luogo che abbraccia la sua storia secolare con un’architettura maestosa che richiama l’epoca dell’impero austro-ungarico e la Belle Époque. Questa città è un incantevole scrigno di bellezza, dove gli edifici in stile Art Nouveau richiamano i fasti di un’epoca passata.

Ma c’è un’altra ragione per cui Budapest è ammirata in tutto il mondo. Conosciuta anche come la “Città delle terme“, le sue fondamenta calcaree nascondono un tesoro sotterraneo di ben 118 sorgenti termali naturali, che sgorgano generosamente con una quantità impressionante di 70 milioni di litri di acque terapeutiche ogni giorno. Un luogo unico nel suo genere, che invita le persone a rilassarsi e rigenerarsi immersi nelle sue acque curative, rendendola una delle destinazioni termali più suggestive del pianeta.

Molti dei bagni termali di Budapest racchiudono un passato affascinante ma, al contempo, testimoniano la capacità di questa città di rinnovarsi nel corso dei secoli. Il complesso più popolare è il Széchenyi che, nonostante sia stato inaugurato solo alla fine del XIX secolo, ha rapidamente guadagnato un posto speciale nei cuori dei visitatori. La sua imponente struttura in stile neobarocco e le sue acque calde e terapeutiche attirano ogni anno generazioni di bagnanti in cerca di relax e benessere. È un luogo in cui il fascino del passato si mescola con il presente, creando un’esperienza emozionante e indimenticabile.

Szechenyi: l’oasi termale di Budapest

Bagni Széchenyi

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Bagni Termali Széchenyi, Budapest

Budapest nasconde tesori termali in ogni angolo, ma nessun altro luogo incarna la sua importanza storica come i Bagni Széchenyi. Questo complesso termale, situato in un imponente edificio in stile neogotico, ha aperto le sue porte al pubblico nel 1913 e da allora è diventato una delle attrazioni più iconiche della città.

Le sorgenti prendono il loro nome da István Széchenyi, uno dei più importanti statisti ungheresi del XIX secolo. Progettati dall’architetto Gyozo Czigle verso il 1881, questi bagni hanno visto una continua evoluzione. Nel corso dei decenni, infatti, sono stati oggetto di costanti lavori di espansione e miglioramento, diventando un punto di riferimento per il benessere fisico e mentale. Composti da ben 12 piscine interne e 3 esterne, si ergono come una meraviglia architettonica in mezzo alla splendida cornice della città ungherese.

Ma è l’atmosfera che circonda questo luogo che incanta e affascina al primo sguardo. Lo stile neobarocco che caratterizza le piscine interne è un omaggio all’arte e alla bellezza. Statue, mosaici e volte affrescate decorano con maestria ogni angolo, trasportandoti nella raffinatezza e nel lusso del passato. Un autentico viaggio nel tempo, avvolti dall’arte e dalla storia.

L’apice assoluto di questa esperienza è senza dubbio la piscina esterna, regina indiscussa dei Bagni Széchenyi. Qui, il contrasto tra il calore delle acque termali e la maestosità dell’antico edificio che la circonda è semplicemente magico. È come immergersi in un dipinto vivente, dove la storia si fonde con la contemporaneità in una sinfonia di relax e bellezza. Ma c’è un elemento che la rende diversa dalle altre: i tavoli da scacchi galleggianti. Posizionati al centro della piscina, ti permetteranno di sfidare i tuoi avversari all’insegna del più completo relax. Un’esperienza senza paragoni, una sfida avvincente che si svolge in uno scenario unico al mondo.

Le acque termali di Széchenyi: un elisir di bellezza e benessere

I Bagni Széchenyi a Budapest sono un luogo di incanto e bellezza, ma la loro vera magia risiede nelle acque termali che li alimentano. Queste rappresentano una delle risorse più preziose della città e sgorgano da due sorgenti d’acqua di fonte artesiana situate a una profondità di circa 1000 metri sottoterra.

Una delle caratteristiche più sorprendenti è la loro temperatura alla fonte, che si aggira intorno ai 76 gradi Celsius. Questo calore naturale è parte integrante del loro potere curativo, ma per garantire il massimo beneficio e comfort, le vasche contengono anche acque a temperature molto più miti, che oscillano tra i 20 e i 38 gradi Celsius. Quest’alternanza tra caldo e freddo stimola la circolazione sanguigna, tonifica il corpo e apporta una sensazione rigenerante.

In sintesi, sono un vero tesoro della natura, ricche di minerali e nutrienti essenziali per la nostra salute. La loro composizione comprende calcio, fluoruro, acido metaborico e solfato, elementi che svolgono un ruolo fondamentale nel trattamento di vari disturbi. Infatti, i minerali presenti nelle acque termali di Széchenyi agiscono come antinfiammatori e alleviano il dolore articolare, permettendo ai visitatori di trovare sollievo e una maggiore mobilità. Inoltre, le loro proprietà terapeutiche si sono dimostrate efficaci anche nel trattamento di numerose malattie degenerative.

Bagni Széchenyi

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Bagni Termali Széchenyi, Budapest
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Fantasanremo e viaggia: la lega per vincere biglietti aerei

Una notizia che farà felici gli appassionati di musica e viaggi: Wizz Air, la compagnia aerea low cost “più verde in Europa”, quest’anno è sponsor di FantaSanremo e, per l’occasione, ha lanciato una propria lega premium con cui è possibile registrarsi e giocare per provare a vincere uno dei tre voucher da 300 euro ciascuno messi a disposizione.

Ecco i dettagli e come partecipare.

Cos’è FantaSanremo, uno degli eventi clou legati al Festival

Innanzitutto, ripassiamo cos’è FantaSanremo, uno degli eventi clou legati al celebre Festival della Canzone Italiana che, quest’anno, ha raggiunto la 74esima edizione.

Si tratta di un popolare (basti pensare che nel 2023 ha attratto più di 4 milioni di squadre e 278mila leghe iscritte) “fantasy game” basato sul famoso festival a cui giocare è facile e divertente: infatti, è sufficiente iscriversi sulla pagina ufficiale entro il 5 febbraio 2024 e creare la propria squadra virtuale composta da cinque artisti o gruppi in gara (è possibile crearne fino a cinque diverse).

A questo punto, occorre decidere con chi giocare: sono disponibili leghe pubbliche oppure leghe private o ancora “segrete”, i “campionati” in cui ogni squadra combatterà per arrivare alla vittoria.

Cuore del gioco è l’assegnazione dei punti che varia in base ai cantanti scelti con bonus (azioni “particolari” da loro compiute che fanno guadagnare punti) e malus (azioni che fanno perdere punteggio).

La lega di Wizz Air e i premi in palio

Come accennato, per questa edizione del FantaSanremo Wizz Air ha creato la propria lega, WIZZ.

Gli iscritti alla lega premium della compagnia area avranno così l’opportunità di partecipare al concorso gratis “WIZZ Prize Draw of FantaSanremo” compilando un breve modulo dove va indicato lo stesso indirizzo mail usato per registrarsi.

I tre vincitori (che verranno estratti entro e non oltre il 29 febbraio 2024 indipendentemente dal piazzamento raggiunto nella classifica della Lega) otterranno ciascuno un voucher Wizz Air del valore di 300 euro valido fino al 28 febbraio 2025 per prenotazioni effettuate tramite il sito ufficiale o l’app del vettore su voli operati da Wizz Air Group e dalle sue filiali: ricordiamo che sono oltre 220 le rotte proposte per quasi un centinaio di destinazioni dall’Italia verso l’Europa, il Medio Oriente e non soltanto.

Se non utilizzato entro la scadenza, il voucher diventa inutilizzabile e non dà diritto al rimborso del credito residuo (neppure in maniera parziale) né è convertibile in denaro.

Le parole di soddisfazione di Wizz Air per la lega targata FantaSanremo

Sono parole di soddisfazione ed entusiasmo quelle che ha condiviso Tamara Nikiforova, Corporate Communication Manager di Wizz Air, in merito alla collaborazione con FantaSanremo 2024.

“Siamo entusiasti di presentare la lega FantaSanremo targata WIZZ, riunendo appassionati di viaggi e musica da tutta Italia e non solo.
Per noi di Wizz Air è importante avere un legame autentico con i nostri passeggeri, condividendo le loro passioni e incoraggiandoli a partire per esplorare il mondo.
L’anno scorso abbiamo portato gli italiani in due viaggi verso l’ignoto, abbiamo assistito insieme alla vittoria della squadra nazionale alle qualificazioni per Euro 2024, abbiamo vissuto un’indimenticabile corsa alla Wizz Air Venicemarathon e, cosa più importante, abbiamo fatto “viaggiare” milioni di italiani verso le loro agognate destinazioni.
Non vediamo l’ora di creare ancora più momenti memorabili insieme nel 2024!”

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La strada dei limoni a Mentone, un itinerario tra colori e profumi

Mentone è la città dei limoni. Qui c’è una varietà unica che si trova solo nella cittadina del Sud della Francia. I limoni di Mentone hanno una denominazione IGP (Indicazione Geografica Protetta) e hanno una forma allungata, hanno un profumo e un sapore aromatico e inoltre sono famosi perché non sono solo gialli, ma cambiano colore a seconda della stagione passando dal giallo chiaro a una tonalità molto più scura quando è pronto per essere raccolto.

A Mentone, tutto gira intorno ai suoi iconici frutti dorati. Il Carnevale qui è la Fête du citron, la festa del limone, dove i carri che sfilano per la città sono decorati con limoni e altri agrumi e i centralissimi giardini Biovès vengono allestiti con sculture di agrumi che vanno dal giallo all’arancio.

Nella città dei limoni, quindi, non poteva mancare un itinerario tematico: la Route du citron, la strada dei limoni, che tocca i luoghi più rappresentativi della città color pastello legati al suo prodotto più tipico, tra angoli che profumano di agrumi, artigiani e produttori locali.

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Fonte: 123rf

Fête du citron, il Carnevale di Mentone

La Route du citron

La strada dei limoni attraversa il centro storico di Mentone, una delle più pittoresche cittadine della Costa Azzurra molto amata dagli italiani, e tocca i luoghi più importanti legati alla storia e alla tradizione di questo agrume così iconico per la città. L’itinerario può essere esplorato a proprio piacimento, a piedi, specie nella prima parte, in bicicletta, in autobus o anche in auto per chi desidera proseguire nelle tappe appena fuori dal centro storico.

Il tour – più che altro gastronomica – parte dall’Ufficio del Turismo che si trova in avenue Boyer che costeggia i giardini Biovès. Le prime sei tappe si fanno a piedi o al massimo in bicicletta perché sono tutte vicine e si addentrano nella zona pedonale.

Le tappe del tour a piedi

La prima tappa è in un pastificio italiano, Pasta Piemonte, che ha inventato i ravioli al limone.

La seconda tappa è anch’essa all’insegna del gusto ed è presso uno dei più antichi produttori di confetture di mentone: Maison Herbin, che produce naturalmente marmellate al limone di Mentone, ma anche al mandarino, alle cipolle e persino al Nero d’Avola.

La terza tappa è anch’essa gastronomica ed è presso la Maison Gannac di proprietà di una famiglia locale di agrumicultori con una proprietà sulle alture della città, nel quartiere di Menton Garavan, che si può andare a visitare su prenotazione. Qui, oltre alle confetture, si trova frutta candita, chips al limone, olio di oliva, aceto, ma anche birre e alcoolici aromatizzati al limone.

La quarta tappa è lungo la rue pietonne, la strada pedonale parallela al lungomare di Mentone, Au pays du citron, dove i proprietari, nel loro negozio-laboratorio, trasformano il limone di Mentone in creazioni golose a partire da ricette ancestrali tenute segrete.

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Fonte: 123rf

La strada pedonale nel centro storico di Mentone

La quarta tappa è nel vicino Menton côté citron, dove trovare liquori, aperitivi, marmellate, olio d’oliva, aceto agli agrumi e limoni e molti altri prodotti.

La quinta tappa è presso un produttore di olio sin dalla fine dell’Ottocento, l’Huilerie Saint-Michel. Tra i suoi clienti c’è il ristorante Mirazur dello chef Mauro Colagreco tre stelle Michelin.

La sesta tappa è in uno dei luoghi più famosi di mentone, il Marché des Halles, il mercato coperto cittadino  che si trova tra il porto dei pescatori e la città barocca, ai piedi del campanile detto ‘Campanin’. Un luogo sempre animato e coloratissimo, centro di aggregazione sociale e della gastronomia di Mentone, da visitare per scoprire l’anima della città costiera. Aperto tutti i giorni fino all’ora di pranzo, si spazia tra una quarantina di produttori.

Le tappe sulle alture di Mentone

La Route du citron prosegue sulle alture intorno a Mentone. Per raggiungere le tappe successive – che sono assolutamente facoltative – bisogna o prendere un autobus o l’auto. Una tappa obbligata è dal produttore di ceramiche Les Faïences Mentonnaises dove si trovano piatti, brocche e quant’altro con decori tipici provenzali e gli immancabili limoni di Mentone.

Con una splendida vista mare, la tappa successiva è a La ferme des citrons, una tenuta di tre ettari sulla collina coltivata a limoni e altri agrumi e delimitata da ulivi secolari e da una foresta di avocado giganti. Si tratta di uno dei più grandi produttori dei limoni di Mentone IGP.

Andando in direzione del paese di Sospel, s’incontra una brasserie – o brassarìa, in nizzardo – specializzata in prodotti a base di limoni, La Mentounasc, una tappa imperdibile.

Infine, tornando verso il lungomare, tappa irrinunciabile al Giardino degli agrumi di Palazzo Carnolès, un altro quartiere di Mentone raggiungibile con una fermata di treno.

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Fonte: 123rf

Le alture di Mentone