Categorie
Basilicata carnevale eventi feste Notizie Viaggi

9 Carnevali storici per una regione: la festa è iniziata

Un mese di eventi che si concluderà il 13 febbraio: stiamo parlando del Carnevale in Basilicata, regione in cui si svolgono ben nove appuntamenti storici che vengono tutelati dalla Rete dei Carnevali con valenza antropologica e culturale.

Sì, perché si tratta di rituali suggestivi che custodiscono antiche tradizioni. Ogni appuntamento ha le sue tipicità e caratteristiche ma, in generale si tratta di momenti capaci di far rivivere la cultura della transumanza e che sono anche un filo diretto con la simbologia antica, con le raffigurazioni di animali e significati della civiltà rurale.

Non solo eventi, quindi, ma anche la rappresentazione del legame che sussiste tra chi vive in Basilicata e le sue risorse paesaggistiche. Sono ben nove i carnevali storici, una sola la regione che li ospita.

I 9 Carnevali storici della Basilicata: quali sono

Scoprire un territorio anche attraverso gli eventi ci permette di arrivare alla sua anima più vera. Ed è quello che si può fare in Basilicata grazie ai Carnevali storici che vengono valorizzati e tutelati dalla Rete dei Carnevali Lucani con valenza antropologica e culturale: al suo interno si trovano i più rappresentativi, nove, che corrispondono ad altrettanti comuni e maschere tradizionali.

Nello specifico si tratta di: Teana l’Orso, Satriano il Rumita, Tricarico (capofila del progetto) l’màshkr, Cirigliano le Stagioni, Aliano le Maschere cornute, San Mauro Forte i Campanacci, Lavello il Domino, Montescaglioso con due Carnevali e la maschera che lo contraddistingue, il Carnevalone, Stigliano il Pagliaccio.

Ogni comune ha le sue tipicità a tradizioni. Partendo dal comune capofila, ovvero quello di Tricarico dove le maschere del luogo rappresentano toro e mucca. Nel dialetto locale si chiamano “l’Mash-kr” e prevedono per la mucca un cappello a falda larga, con foulard e velo entrambi bianchi, impreziosito da nastri colorati fino alle caviglie, per il toro – invece – nero e con nastri rossi.

Un'immagine del Carnevale di Tricarico con il toro la mucca

Fonte: Ufficio Stampa – ATP Basilicata

Il Carnevale di Tricarico con le due maschere del toro e della mucca

Tra i più conosciuti, poi, quello di Teana con l’Orso e il “processo”, che si tiene l’ultimo sabato di festa. La Foresta che cammina, invece, è a Satriano con il Rumita, spirito del bosco, gli uomini che diventano alberi e viceversa.

Una sfilata con Pulcinella e le maschere delle 4 stagioni e i 12 mesi si può ammirare a Cirigliano, dove il corteo prende il via dal cinquecentesco Castello Baronale e percorre il centro storico.

Ad Aliano, invece, vi sono le maschere cornute che sfilano per il borgo, mentre a San Mauro Forte durante il Carnevale si sente il suono dei campanacci.

I “festini” si tengono a Lavello, si tratta di appuntamenti in cui si balla con il Domino, una maschera che indossa una tunica in raso. A Montescaglioso vanno in scena il Carnevalone Tradizionale e il Carnevale Montese, mentre il Pagliaccio è protagonista a Stigliano.

Il progetto dei Carnevali storici

I Carnevali in Basilicata hanno preso il via dal 13 gennaio e si concluderanno il 13 febbraio 2024, quando prenderà il via il periodo della Quaresima. E così, in questi luoghi, miti e leggende mettono al centro della scena la natura e gli animali, le tradizioni del passato e le tipicità. Le varie manifestazioni hanno preso il via a San Mauro Forte e si concluderanno in occasione del Martedì Grasso (il 13 febbraio).

In quasi ogni comune della Basilicata si farà festa con appuntamenti tradizionali. Un’occasione perfetta per scoprire questa terra, bellissima e affascinante. La Rete dei Carnevali è un progetto che ha come obiettivo quello di valorizzare e promuovere le identità lucane sia all’interno che all’esterno della regione.

Categorie
Idee di Viaggio Viaggi viaggiare

La meta più di tendenza dove bisogna andare nel 2024

C’è chi la odia e chi la ama, ma una cosa è certa: l’Arabia Saudita è sempre più sulla bocca di tutti. E sono anche sempre più numerosi i curiosi che hanno inserito nella loro bucket list un viaggio alla scoperta di questo Paese.

Con le sue città avveniristiche, i suoi paesaggi naturali ancora poco sfruttati dal turismo, i suoi siti archeologici non troppo affollati, la sua cultura tutta da scoprire, è una destinazione ancora poco conosciuta e che quindi attira sempre più turisti. Del resto, se ha attirato calciatori, allenatori, sportivi e vip internazionali, (molto) denaro a parte, un motivo ci sarà.

Non a caso sono sempre più numerose le compagnie aeree che hanno inserito nella loro programmazione 2024 almeno un volo per l’Arabia. L’ultima ad avere annunciato ben due rotte è ITA, che volerà da Roma su Riad a partire dal 5 maggio e su Jeddah dal 1° agosto. Da aprile, invece, riprenderanno i voli low cost di Wizz Air inaugurati nel 2023 sia da Milano Malpensa sia da Roma Fiumicino diretti a Riad. Ci sono biglietti a partire da 39,99 euro.

Obiettivo 2030

Entro il 2030, anno in cui Riad ospiterà l’Expo, il Paese è destinato a crescere in modo esponenziale e lo sviluppo è già in atto. Nuovi grattacieli, nuovi quartieri, e anche nuovi itinerari turisti stanno nascendo come funghi. Questa città sembra spuntare come un miraggio in mezzo al deserto, con i suoi enormi grattacieli futuristici, come la Kingdom Tower che, con i suoi 302 metri, è l’edificio più alto, o il Burj Rafal, uno degli hotel più alti al mondo, ma anche le architetture classiche, a partire dalla Fortezza Masmak, costruita con mattoni di fango e argilla e le ben 4.300 moschee.

arabia-saudita-Riad

Fonte: @Saudi Tourism Authority

Il quartiere antico di Riad

Tra i progetti in fase di realizzazione c’è il Mukaab, un edificio a forma di cubo dall’inconfondibile design mediorientale, grande quanto 20 Empire State Building, ispirato all’architettura Najdi, quella delle tribù beduine che vivono nel deserto. Sorgerà nel nuovo quartiere di New Murabba nella downtown cittadina.

Entro quella data, dovrà sorgere addirittura una nuova città. I Giochi asiatici invernali del 2029 si terranno, infatti, in Arabia Saudita, e più precisamente a Trojena, una città che non è stata ancora costruita. Sarà però una smart city a emissioni zero e alimentata esclusivamente da energia rinnovabile.

Il futuro del deserto saudita

Oltre ai grattacieli futuristici di Riad, testimonianza del mix tra passato e futuro su cui sta giocando l’Arabia Saudita è l’avveniristico cubo di specchi che si trova nel bel mezzo del deserto, tra dune di sabbia, rocce scolpite dal tempo e resti dell’antica civiltà: Maraya, un cubo di specchi realizzato nel 2017, il più grande del mondo, tanto da essere entrato nel libro dei Guinness, che riflette il paesaggio e di cui a malapena si scorge la presenza. È in realtà una sala concerti che ospita anche eventi e spettacoli.

Ma resort avveniristici, completamente integrati nel paesaggio desertico stanno sorgendo e sono/saranno dei capolavori di design, molti dei quali progettati da archistar.

L’ultima novità in fatto di turismo è la vacanza in bicicletta che si potrà fare nella regione storica di AlUla, dove si trova la famosa città nabatea di Hegra, primo Patrimonio Unesco del Paese, in quella valle che è stata crocevia di numerose civiltà del passato.

jayco-AlUla-Team-ShootAndrea-AlUla-Moments

Fonte: @Team Jayco AlUla

Ciclisti nel deserto saudita

Il paesaggio di AlUla è l’ambiente ideale dove praticare tante attività sportive, tra cui gli sport estremi, la corsa, il trekking, l’arrampicata, l’escursionismo, le attività equestri e ora anche il ciclismo. Con una varietà di montagne di arenaria, altopiani vulcanici e strade tortuose, ci sono percorsi adatti a tutti i ciclisti.

Tra i siti naturalisti più incredibili che si possano visitare in Arabia Saudita c’è Jebel Fihrayn, meglio conosciuto come The Edge of the World. Il soprannome “confine del mondo” è stato creato per sottolineare l’incredibile paesaggio che si può ammirare e che dà la sensazione di essere davvero su un altro Pianeta.

arabia-saudita-Edge-of-the-world

Fonte: @Saudi Tourism Authority

Edge of the World in Arabia Saudita

Il Mar Rosso saudita

Un viaggio in Arabia Saudita non può di certo prescindere da una sosta al mare tra le Isole di Farasan. Situate a circa 50 chilometri dalla costa, al largo della città di Jizan, si tratta di un arcipelago che comprende oltre un centinaio di isole, accarezzate dalle acque limpide e ricche di coralli del Mar Rosso.

E, proprio lungo la costa saudita, a Nord di Jeddah, sta sorgendo una nuova meta mare che è destinata a diventare la più gettonata dei prossimi anni con 1,5 milioni di turisti all’anno attesi. Il progetto si chiama The Red Sea e ci si potrà andare a breve, grazie a un nuovo aeroporto internazionale che sarà inaugurato nei prossimi mesi. Sarà la più grande destinazione turistica del mondo completamente alimentata da energie rinnovabili ma il cui obiettivo principale sarà anche la rigenerazione ambientale, attraverso un impatto positivo sul territorio, sulla società e sull’economia. I primi resort di lusso stanno già aprendo.

arabia-saudita-mar-rosso

Fonte: @The Red Sea

Uno dei resort che sorgerà sul Mar Rosso saudita

Una volta completata nel 2030, questa nuova destinazione comprenderà 50 resort e più di mille proprietà residenziali su 22 isole e sei siti interni. Ci saranno anche porti turistici di lusso, campi da golf, ristoranti e locali e diverse attività per il tempo libero.

L’Arabia Saudita finora era abituata a ricevere solo un tipo di turismo, quello religioso: sono tre milioni i musulmani stranieri che ogni anno compiono il pellegrinaggio verso la Mecca. Tuttavia, entro il 2030 si è posta l’obiettivo di facilitare l’ingresso nel Paese agli stranieri e di aprire nuovi hotel e resort, anche di lusso, per arrivare a ospitare fino a cento milioni di turisti ogni anno.

Categorie
isole lusso Viaggi viaggiare

Il paradiso sperduto nell’Oceano Indiano è la nuova meta top

Dimenticate tutte le mete che credevate fossero il top del top. Ce n’è una che le supera tutte e che sta per diventare il nuovo place to be. Stiamo parlando di un’isola, sperduta nel bel mezzo dell’Oceano Indiano, lontana dalla folla e dal turismo di massa, non facile da raggiungere – bisogna fare tre scali – ma proprio per tutti questi motivi è il vero paradiso che abbiamo tanto sognato.

L’isola è Rodrigues, al largo di Mauritius di cui fa parte e da cui dista un’ora e mezza di volo, quindi non proprio vicinissima. Sono pochissimi i turisti che ci vanno, ma il suo meraviglioso isolamento non durerà a lungo, visto che stanno aprendo nuovi resort lusso. Il segreto è andarci subito, prima che venga presa d’assalto da coppie in luna di miele, da ricchi e magnati e poi anche dalle famiglie con bambini.

Il turismo a Rodrigues non è ancora l’attività principale. Chi sceglie di trascorrere una vacanza su questa piccola isola si renderà conto che la popolazione vive di pesca, agricoltura e di artigianato. Qui l’atmosfera è quella che si respirava a Mauritius, Seychelles e persino alle Maldive fino a cinquant’anni fa, prima del boom turistico.

rodrigues-mauritius

Fonte: 123rf

Il mare di Rodrigues

Perché fare una vacanza a Rodrigues

Questa gemma che emerge nel bel mezzo dell’oceano è davvero piccola: 18 chilometri per 8 ed è circondata da una laguna cristallina dalle mille sfumature di blu che fa sognare. La costa, piuttosto frastagliata, regala baie e anse minuscole dove sembra di stare in paradiso. Sulla punta Est, tre sono favolose: Anse Bouteille, Pointe Coton Beach e soprattutto Trou d’Argent, considerata una delle più belle di tutto l’arcipelago delle Mascarene. Si dice che su questa piccola spiaggia sia sepolto un tesoro dei pirati. Circondata da scogliere, è raggiungibile solo a piedi, dopo un trekking di 45 minuti lungo il sentiero che parte da Pointe Coton.

Ma di spiagge borotalco, all’ombra della fitta vegetazione tropicale ce ne sono tutt’intorno all’isola e anche oltre. Sì, perché al largo di Rodrigues ci sono diversi isolotti raggiungibili in barca che meritano un’escursione in giornata. La più famosa è l’Île aux Crabes, l’isola dei granchi, nella costa Sud-Est in mezzo alla laguna, ma c’è anche l’Île Frégate, Île aux Cocos, Île aux Sables e, a Nord, l’Ile aux Fous, l’isola dei pazzi. E poi tante piccole terre emerse, alcune senza neppure un nome.

Per cercare un po’ di “vita”, bisogna andare a Port Mathurin, sulla costa settentrionale, con il suo coloratissimo e affollatissimo mercato, è il centro amministrativo e commerciale principale di Rodrigues, una sorta di Capitale insomma.

Natura incontaminata

Per gli amanti dei reef è un vero paradiso sommerso. La sua barriera corallina è incontaminata. Inoltre, c’è un ecosistema unico, con delle specie di coralli, di pesci e di crostacei che esistono solo qui. Anche sulla terraferma esistono delle specie autoctone, come il fody di Rodrigues, la cannaiola di Rodrigues e la volpe volante di Rodrigues. e poi c’è una pianta che si pensava fosse estinta e che, invece, hanno scoperto che su quest’isola cresce ancora: la chiamano “café marron”, nome scientifico “Ramosmania rodriguesi” che ha un meraviglioso fiore bianco. Secondo la popolazione locale avrebbe il potere di curare le malattie veneree e i postumi di una sbornia un po’ come il caffè, da cui prende il nome.

Per ammirare la natura primordiale che esiste ancora sull’isola da non perdere è la riserva naturale François Leguat, dal nome dell’esploratore e naturalista francese del Seicento che venne qui per la prima volta ed ebbe la fortuna di scoprire alcune specie ormai scomparse, come il Dodo. Era scomparsa anche la testuggine gigante, ma nella riserva è stato avviato un progetto di ripopolamento per riuscire a ricreare lo stesso habitat dell’Eden descritto nei giornali di bordo dei primi esploratori. Il progetto ha già dato risultati molto soddisfacenti, tanto che oggi ospita centinaia di testuggini.

All’interno della François Leguat Reserve ci sono anche delle grotte che si possono esplorare, accompagnati da guide specializzate che raccontano la storia dell’isola anche dal punto di vista geologico.

rodrigues-mauritus

Fonte: 123rf

La natura di Rodrigues

Soggiornare a Rodrigues

Nella zona costiera più bella dell’isola sorge anche uno dei resort più lussuosi di Rodrigues, il Constance Tekoma Rodrigues – Lodge che è stato completamente rinnovato di recente in stile creolo. Ci sono solo 32 camere con vista mare, ciascuna con terrazza privata e vasca o doccia all’aperto. All’interno c’è un ristorante panoramico, un bar e, per chi non si accontenta del mare, anche una piscina. Non serve altro in un paradiso come questo, se non, magari, un trattamento spa privato ed esclusivo. E c’è anche questo.

Sulla costa Sud gli alloggi sono un po’ di più, ma sono soprattutto lodge. Appena rinnovato è, invece, il C Rodrigues – Mourouk che ha 65 camere e due ville ed è perfetto per chi ama gli sport acquatici, tanto da offrire un kite club e, per le famiglie con un beach club.

constance-tekoma-rodrigues

Fonte: @jba

Il resort di Lusso Constance Tekoma a Rodrigues

Come arrivare a Rodrigues

Come anticipato, per raggiungere l’isola sperduta di Rodrigues, in mezzo all’Oceano Indiano, partendo dall’Italia è necessario fare tre scali. L’isola, che ha un piccolo aeroporto, quello di Plaine Corail, è collegata all’aeroporto internazionale Sir Seewoosagur Ramgoolam di Mauritius da un volo che dura un’ora e mezza ed è l’unico modo per arrivarci.

Per raggiungere Mauritius si può fare scalo a Dubai. La tratta è più breve ma si atterra nell’Emirato di notte e si attende qualche ora prima del volo per Mauritius. Poi ci sono anche collegamenti da Parigi con orari più “umani”, ma il volo dura un paio d’ore in più.

Quando andare a Rodrigues

Detto che il clima qui è sempre estivo, come in tutti i Paesi tropicali ci sono dei mesi più o meno consigliati per andare a Rodrigues. Tra ottobre e dicembre il clima è ottimale, con belle giornate serene e acque limpide e mare molto calmo con temperature sopra i 28°C. Il periodo è consigliato anche per la possibilità di avvistare le balene. A gennaio e febbraio le condizioni sono simili, ma c’è il rischio che arrivino dei cicloni. Da marzo a settembre, invece, soffiano venti più forti e la temperatura dell’acqua potrebbe scendere fino a 23°C, tra dicembre e aprile, inoltre, il clima è molto più piovoso.

spiaggia-c-rodrigues-mourouk-jba

Fonte: @jba

La spiaggia del C Rodrigues Mourouk
Categorie
Europa Islanda vacanze avventura Viaggi

Askja, tra le mete più suggestive d’Islanda

L’Islanda è una terra dalla natura rigida ma altamente sorprendente. Un Paese che sa emozionare, così pregno di meraviglie che lo stupore che si prova ammirandole fa persino non sentire il freddo che la caratterizza. Un’isola straordinaria e che riserva anche dei luoghi che sono del tutto inospitali, ma ciò non toglie che siano comunque attrazioni turistiche che inevitabilmente si fanno amare. È il caso di Askja, una delle tappe da fare se si vuole davvero conoscere il cuore e l’anima della Terra del Ghiaccio e del Fuoco.

Askja: informazioni utili

Non è un caso che l’Islanda sia chiamata anche la Terra del Ghiaccio e del Fuoco: i suoi immensi ghiacciai si mescolano con mastodontici vulcani, alcuni dei quali ancora attivi. È il caso di Askja, uno stratovulcano che sorge a Nord del ghiacciaio Vatnajökull e che, a causa della sua posizione in corrispondenza della faglia che separa le placche tettoniche del Nordamerica e dell’Eurasia, è uno dei vulcani più attivi di tutto il Paese.

Si tratta di una caldera di ben 50 chilometri quadrati che è venuta al mondo anche in tempi piuttosto recenti: era il 1875, e il vulcano eruttò 2 chilometri cubi di tefrite causando alterazioni all’ecosistema in tutta Europa. A seguito di questo gigantesco evento naturale si verificarono dei crolli, che portarono alla nascita del suo lago color zaffiro, Öskjuvatn, che oggi con i suoi 220 metri è il più profondo di tutta l’Islanda.

Ma non solo, perché questa potente eruzione scatenò anche la formazione del cratere di tefrite Víti, che attualmente è ancora la culla di acqua geotermale, una piscina color turchese in cui fare un bel bagno rigenerante, se il tempo lo permette (attenzione, la temperatura massima è di 30 gradi centigradi).

L’ultima eruzione dell’Askja è avvenuta nel 1961 e ora, pur essendo ancora attivo, l’attività vulcanica è molto limitata. Per questo motivo, al giorno d’oggi è uno dei luoghi più ricercati delle Alte Terre, insieme a Landmannalaugar, nonostante vi si possa accedere solo durante l’estate.

Askja, Islanda

Fonte: iStock

Veduta dell’Askja, meraviglia d’Islanda

Come visitarlo

La caldera dell’Askja è fredda, ventosa e desolatissima, ma nonostante ciò è uno di quei posti che occorre raggiungere almeno una volta nella vita. Non è facile giungervi e, anzi, si tratta di quel tipo di attrazione che ti fa persino pensare: “Ma non si arriva mai!?”. Eppure, una volta che ci si ritrova di fronte ad essa, la fatica e il gelo passano in secondo piano, merito di questo Paese dove nulla è come sembra: sotto a questi placidi laghi si nasconde uno dei vulcani più attivi d’Europa.

Per arrivarci occorre avere una propria auto a noleggio o partecipare un’escursione organizzata. Qualsiasi sia la vostra scelta, sappiate che potrete vivere un’avventura incredibile, perché i paesaggi che attraverserete saranno surreali.

In caso di macchina a noleggio, è fondamentale che questa sia un fuoristrada: il tragitto dura ore ed è molto impegnativo, perché bisogna addirittura attraversare dei fiumi.

Una volta arrivati presso il rifugio di Drekagil, dominato dal profilo di questo imponente vulcano, dovrete intraprendere un sentiero che conduce verso il cratere di Askja. Passo dopo passo, in mezzo a veri e propri campi di lava, percorrerete circa 2,5 chilometri per arrivare al cospetto della caldera del vulcano e dei suoi due laghi principali.

Sarete circondati da rocce laviche di ogni forma, da terra rossa, gialla e nera, scenari che vi faranno pensare di aver intrapreso la strada per un altro pianeta.

Escursioni per l'Askja

Fonte: iStock

Il paesaggio intorno all’Askja

Alcune curiosità

Un posto così particolare, unico ed emozionante non poteva che essere avvolto da una serie di misteri. Uno di questi avvenne nel 1907, anno in cui due ricercatori tedeschi, Max Rudloff e Walther von Knebel, decisero di esplorare il lago con una barca a remi.

Il risultato fu la loro scomparsa improvvisa e misteriosa, tanto che i corpi non furono mai ritrovati. Secondo alcuni, il lago Öskjuvatn possiede delle specifiche caratteristiche morfologiche che portano alla formazione di strane correnti o vortici che risucchiarono i due studiosi.

Tuttavia, è molto più probabile che le cause di questa enigmatica scomparsa siano da imputare alle non ottime condizioni della barchetta utilizzata e all’acqua gelida del lago. In ricordo di questo drammatico evento, sul bordo della caldera è possibile ammirare un cumulo di pietre e un monumento in loro memoria.

Al giorno d’oggi è consuetudine, per tutti coloro che si avventurano in questo luogo, porre un sasso sul monumento e scrivere il proprio nome in un registro custodito in una cassetta metallica alla sua base.

Per quanto riguarda l’attività sismica dell’Askja, è stato registrato un aumento a partire dal 2010, a pochi mesi di distanza dalla spettacolare eruzione dell‘Eyjafjallajökull (il vulcano che paralizzò il traffico aereo di mezza Europa).

Sono in molti a credere che un’eruzione dell’Askja possa avvenire a breve: nel novembre 2019 è stato osservato un forte incremento dell’attività sismica, con oltre 700 terremoti registrati nell’area del vulcano a profondità molto superficiali.

L’area del vulcano Askja è una delle zone più affascinanti e senza tempo di tutto il pianeta. Non sorprende perciò sapere che la NASA stia di nuovo pensando di far esercitare i suoi astronauti in queste zone, in modo da avere un approccio più veritiero con il pianeta Marte, in attesa di una vera e propria missione.

Infatti, alcuni astronauti qui sono già passati, e lo testimonia il Museo dell’Esplorazione presso la località di Húsavík. In più, nel 2015, diversi astronauti sono tornati a far visita a queste zone ed hanno tutti affermato che “è stato bello riassaporare la sensazione di camminare di nuovo sulla Luna”.

Askja, visto dalla spazio, sembra l’occhio di un ciclope.

I nomi dei due laghi principali (in realtà sono tre) hanno un significato specifico: Öskjuvatn vuol dire il “lago dell’Askja”, e Víti, o Helvíti, si traduce in inferno. È molto importante, inoltre, non confondere quest’ultimo con Vìti, un lago che si trova presso il vulcano Krafla, nel Nord del Paese.

Infine un’informazione che è essenziale non dimenticare: l’Askja sorge tra le sperdute highlands islandesi, nel centro dell’isola, per questo motivo è raggiungibile esclusivamente durante la stagione estiva. In altri periodi dell’anno, infatti, le strade per arrivarci chiudono in quanto le condizioni meteo non permettono di percorrerle in sicurezza.

Per il resto, preparatevi ad una delle avventure più sorprendenti della vostra vita.

Askja, cosa sapere

Fonte: iStock

Un’ulteriore e bellissima veduta dell’Askja
Categorie
Europa Grecia Notizie Viaggi viaggiare

Qui si paga la tassa “sulla resilienza climatica” al posto di quella di soggiorno

Considerata una delle più suggestive mete del bacino mediterraneo, la Grecia attira ogni anno milioni di turisti, in particolar modo nel periodo estivo: le sue spiagge sono tra le più belle – e frequentate – d’Europa. Quest’anno, il governo ha deciso di sfruttare il potente motore economico alimentato dal turismo per aiutare tutti coloro che sono rimasti vittima di disastri naturali. È così che nasce la nuova imposta “sulla resilienza climatica”, destinata a sostituire la tassa di soggiorno solitamente richiesta ai viaggiatori.

Cos’è la tassa “sulla resilienza climatica”

Il cambiamento climatico è una realtà, e le sue conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: non solo estati sempre più lunghe e bollenti, ma anche calamità naturali che si abbattono in tutto il mondo, devastando città e mettendo in ginocchio intere popolazioni. La Grecia, negli scorsi mesi, ha dovuto affrontare incendi boschivi disastrosi e pesanti alluvioni, cui hanno fatto seguito inondazioni che hanno distrutto ampie zone abitate. Il governo ha messo in piedi numerose iniziative per finanziare gli sforzi di ricostruzione in tutto il Paese, individuando una nuova fonte di denaro.

Si tratta del turismo: d’altra parte, la Grecia è da sempre una meta tra le più ambite dai viaggiatori provenienti da tutta Europa (e non solo). E dopo il periodo nero del Covid, il settore sta vivendo una grandissima ripresa – si stima che, nel 2024, il Paese supererà il record di 33 milioni di visitatori dell’anno appena passato. Nasce così l’idea di sostituire la tassa di soggiorno con un’imposta “sulla resilienza climatica”, volta ad aiutare la ricostruzione post-disastro. Potrebbe rivelarsi anche un ottimo metodo per arginare gli effetti – spesso devastanti – dell’overtourism, un fenomeno che mette a rischio le risorse naturali delle più affollate destinazioni in tutto il mondo.

Cosa cambia per i turisti

Niente più tassa di soggiorno, dunque, per i viaggiatori che quest’anno si recheranno in Grecia. La nuova imposta sul clima, tuttavia, è un po’ più onerosa rispetto alla precedente. Le tariffe sono individuate in base al periodo dell’anno in cui si va in vacanza e all’alloggio scelto per il proprio soggiorno. In alta stagione, da marzo a ottobre, le fasce di prezzo sono più elevate: per soggiornare in hotel a 1 o 2 stelle si pagherà 1,50 euro a notte, mentre la precedente tassa di soggiorno ammontava appena a 0,50 euro. Si sale nel caso in cui si pernotti in un albergo a 3 stelle (3 euro a notte, contro i precedenti 1,50 euro), in un albergo a 4 stelle (7 euro a notte, contro i precedenti 3 euro) o in un albergo a 5 stelle (10 euro a notte, contro i precedenti 4 euro).

Un’altra novità riguarda gli affitti brevi, che prima erano esclusi dal pagamento della tassa di soggiorno: chi deciderà di prenotare una casa vacanza in Grecia dovrà versare l’imposta sulla resilienza climatica. A quanto ammonta? Se si alloggia in un appartamento, la tariffa sarà di 1,50 euro a notte, mentre per le case unifamiliari e le ville di lusso si salirà a 10 euro a notte. In bassa stagione, ovvero nel periodo compreso tra novembre e febbraio, l’importo dell’imposta sul clima rimarrà uguale a quello della tassa di soggiorno, ovvero tra i 0,50 e i 4 euro a notte (a seconda della sistemazione scelta).

Categorie
Europa Islanda Notizie Viaggi viaggiare

Occasione imperdibile per andare nella terra del ghiaccio e del fuoco

Se avete sempre sognato di ammirare il cielo del Nord illuminato dall’aurora boreale, se siete fan del “Trono di spade” e vi siete immaginati di camminare sulla spiaggia nero pece vista in Tv o se da bambini avete letto tutti i romanzi di Jules Verne e non vi siete mai tolti la voglia di esplorare un vulcano, il momento di esaudire tutti i vostri desideri è arrivato.

Visitare l’Islanda – terra di tutte queste esperienze – non è poi così difficile. Basta prenotare un volo e organizzare il viaggio che avete sempre sognato. Un viaggio in Islanda non è regalato, bisogna dirlo, quindi, se si può approfittare di qualche offerte per risparmiare è un buon punto di partenza.

L’offerta per volare in Islanda a prezzi contenuti

Se volete organizzare un viaggio in Islanda dovete iniziare a pensare al volo il prima possibile. Non ci sono tante compagnie aeree che volano su Reykjavík e, man mano che s’avvicina l’estate, i prezzi lievitano. Ecco perché l’offerta appena lanciata dalla compagnia di bandiera Icelandair è da cogliere al volo. I prezzi con partenza da Roma Fiumicino partono da 199 euro. L’offerta è valida fino al 28 gennaio e il periodo di viaggio deve essere compreso tra il 1° febbraio e il 31 maggio 2024.

Durante l’anno ci vola anche easyJet con partenza da Milano Malpensa e anche la compagnia low costa ha offerte in corso con sconti del 20% sulla tariffa. Man mano che si avvicina la stagione estiva poi vengono aggiornati gli operativi dei vettori, tra cui la low cost islandese Play che vola da Bologna, Venezia e Verona.

Islanda, terra del ghiaccio e del fuoco

I contrasti che si possono ammirare in Islanda non esistono in nessun altro luogo al mondo. In occasione dell’uscita della quarta stagione della serie Tv “True Detective”, che è stata girata proprio in Islanda, la film commission ha tenuto a sottolineare come qualunque tipo di set cinematografico si cerchi per rappresentare un mondo primordiale, futuro o apocalittico, lo si trovi proprio in questa terra, anche detta “del ghiaccio e del fuoco”, due elementi così contrastanti e così terrificanti, ma al contempo così affascinanti, da attirare molti viaggiatori curiosi.

In Islanda, ci sono centinaia di vulcani, alcuni ancora molto attivi – come dimostrano i recenti fatti del vulcano nei pressi della città di Grindavik – che si possono visitare. La loro lava ha dato vita, nel corso di milioni di anni, a incredibili formazioni rocciose, a spiagge di sabbia nera, a grotte di ghiaccio.

I fenomeni che avvengono sotto la superficie terrestre di quest’isola danno vita a geyser, a piscine naturali di acqua calda – che deve essere raffreddata per consentire alle persone di immergervisi – e a eventi estremi.

Il freddo e gelo che d’inverno ghiaccia tutto, nella bella stagione lascia il posto ad altrettanti fenomeni meravigliosi. Nel corso dei secoli ha scavato canyon, dato origine a corsi d’acqua e a imponenti cascate, paesaggi naturali meravigliosi che d’estate sono immersi nella spettacolare fioritura dei lupini che colorano tutti i prati di lilla.

Kirkjufell

Fonte: iStock

L’aurora boreale a Kirkjufell, la montagna più fotografata d’Islanda

Per non parlare, poi, dei fenomeni celesti, che non sono solo tipici dell’Islanda, bensì di tutto il Nord Europa. D’inverno, a queste latitudini, lo spettacolo più emozionante il fenomeno dell’aurora boreale. Poiché il buio arriva presto, la si può ammirare in un qualunque pomeriggio invernale.

L’Islanda ha il vantaggio, rispetto ad altri paesi nordici, di avere pochissimo inquinamento luminoso, essendo un’isola poco popolata. La maggior parte della popolazione vive a Reykjavík, il resto è sparso qua è là nei villaggi costieri. Quindi è molto più facile assistere al fenomeno dell’aurora boreale che c’è praticamente tutti i giorni. E ogni volta è diversa. La “danza degli dei” può essere verde, rossa, gialla e l’emozione è sempre grandissima.

Categorie
Asia Idee di Viaggio India Viaggi

Chennai, la città che è un’esplosione di colori, suoni e profumi

Il Tamil Nadu è uno Stato nel Sud dell’India particolarmente noto per essere la patria di numerosi templi indù in stile dravidiano. La sua Capitale è la città di Chennai, un posto molto caotico ma che riesce a compensare questa peculiare caratteristica con i suoi tantissimi colori, suoni e profumi.

Chennai, info utili

Probabilmente il nome Chennai non vi dice niente e il motivo è molto semplice: fino al 1996 questa città era conosciuta come Madras. Si tratta di un posto davvero particolare, perché con estrema leggiadria riesce a mettere sullo stesso piano le antiche tradizioni e i riti spirituali con atmosfere più occidentali e moderne.

Chennai è una città che brulica di vita e che ha al suo attivo anche un cospicuo patrimonio culturale e artistico. Una vera e propria megalopoli che si affaccia direttamente sul celebre Golfo del Bengala, e che riesce ad essere la custode delle tradizioni artistiche, religiose e culinarie dell’intera regione, ma anche una delle mete più alla moda e cosmopolite del Paese.

Chiamata la “Porta dell’India del Sud”, è in continua crescita anche per quanto riguarda la vita notturna: non è ancora il suo forte, ma si sta sempre più attrezzando per garantire ai suoi visitatori indimenticabili serate di svago e divertimento.

Chennai, India

Fonte: iStock

Veduta di Chennai

Cosa vedere

Come vi abbiamo accennato, Chennai offre diversi punti di interesse. Tra le cose da non perdere c’è senza ombra di dubbio il Fort St. George, ovvero la prima fortezza britannica sorta in territorio indiano. Situato nei pressi della costa, è il cuore pulsante di Chennai, o meglio, l’intera città si è sviluppata attorno ad esso.

Straordinario è anche il Tempio di Kapaleeshwarar, uno uno dei sacri santuari della regione dedicato a Shiva. Ma questo spettacolare luogo di culto ha una marcia in più rispetto a tanti altri: è un esempio unico di stile architettonico dravidico. Il visitatore si ritroverà di fronte a un trionfo di colori e di profondità, grazie alle moltissime statue che lo impreziosiscono. All’interno, invece, la storia si può “toccare con mano” per via delle varie iscrizioni che risalgono al XII secolo.

A forma di piramide, le statue colorate che lo adornano rappresentano divinità, demoni, guerrieri e reali, una serie di dettagli impressionanti che fanno sì che lo sguardo non si sposti mai.

Tempio di Kapaleeshwarar, India

Fonte: iStock

Il coloratissimo Tempio di Kapaleeshwarar

Poi ancora Little Mount e St Thomas Mount. Il primo, oltre a essere un luogo avvolto nelle leggende, ospita una chiesa portoghese risalente al 1551, oltre a un piccolo altare di San Tommaso, sito nell’apertura di una grotta rocciosa, e un’impronta di palma. Il secondo, invece, è la sede della Chiesa di Nostra Signora dell’Aspettativa che si può raggiungere salendo 135 gradini.

Voliamo ora presso l’Edificio Ripon che è stato costruito in stile architettonico indo-saraceno. Si tratta del più antico ente municipale del Commonwealth al di fuori della Gran Bretagna e colpisce per il suo orologio alto quasi tre metri che è posto sulla torre centrale dell’edificio.

Vale la pena fare un salto anche Valluvar Kottam, un santuario edificato in memoria del poeta Thiruvalluvar che visse e scrisse durante il I secolo a.C. Il memoriale si presenta come un enorme carro di 35 metri che conserva al suo interno un auditorium che può ospitare anche 4.000 persone.

La Chiesa di Luz è invece la più antica di Chennai e colpisce per la sua struttura gotica e barocca e per il fatto che è uno dei più antichi monumenti europei in India.

Da visitare è anche l’Alta Corte di Madras che è uno dei più grandi edifici giudiziari del mondo. Costruito nel 1892, ha un peculiare colore rosso, magnifici soffitti dipinti e porte in vetro colorato.

Il quartiere di T-Nagar è invece il posto ideale per chi ama le meraviglie dell’artigianato: ci sono drappi di seta, sari e stole realizzati con cura.

Infine un po’ di romanticismo: il faro di Chennai, da cui godere di una splendida vista sul Golfo del Bengala. Alimentato da un pannello solare, ospita il dipartimento meteorologico locale che può essere visitato da tutti.

Alta Corte di Madras, India

Fonte: iStock

Veduta dell’Alta Corte di Madras

I musei cittadini

Chennai mette a disposizione anche una serie di musei cittadini che sono l’ideale per conoscere la storia di questa caotica (ma super colorata) città. Il primo che vi consigliamo è il Museo del Governo di Chennai che regala delle ampie gallerie che si sviluppano in ben tre edifici diversi.

Una delle più impressionanti è la Bronze Gallery, dove scovare un’emozionante collezione di statue in bronzo risalenti al VII secolo.

In più, ci sono anche Galleria Nazionale d’Arte, la Galleria d’Arte Contemporanea e il Museo dei Bambini.

Il mare e le spiagge

No, Chennai non è un paradiso marino, ma ciò non toglie che offra spiagge di sabbia e anche preziose viste sull’oceano che difficilmente possono essere dimenticate. Marina Beach, per esempio, è il luogo ideale per rilassarsi, nonostante sia spesso presa d’assolto da locali e turisti.

L’atmosfera in ogni caso è vacanziera, anche grazie alle tante famiglie che fanno pic-nic sulla spiaggia o alle persona in sella a dei cavalli che si dedicano a passeggiate in riva al mare. Ci si viene soprattutto per scoprire alcune delle usanze e abitudini degli indiani quando si tratta di tempo libero. Non mancano mercatini, bancarelle e anche particolari tiri al bersaglio e banchetti per i tatuaggi.

A disposizione dei viaggiatori c’è anche Edward Elliot’s beach che è forse una delle spiagge più pulite della città. Conosciuta anche con il nome di Besant Nagar Beach, è il ritrovo di giovani ventenni e famiglie che la preferiscono al caos della più nota Marina Beach.

Si tratta di una striscia di sabbia in cui godersi le giornate con gli odori e i suoni dell’oceano in sottofondo, e dalla quale poter ammirare diversi punti di interesse turistici, come il Tempio di Ashtalakshmi e il Santuario di Velankanni.

Si rivela ottima anche per i buongustai che qui possono trovare una serie di bancarelle ricche di snack e diversi ristoranti con piatti autentici dell’India meridionale. Infine, sappiate che qui sorge anche il Karl Schmidt Memorial edificato in onore di un marinaio olandese che morì mentre salvava un nuotatore dall’annegamento nel 1930.

Se si vola in India, Chennai è una di quelle tappe da inserire nel proprio itinerario.

Categorie
linee aeree Notizie offerte Viaggi viaggiare

L’ultima offerta di Ryanair da prenotare al volo

Ryanair ha lanciato una nuova offerta low cost da prenotare entro la mezzanotte di oggi, per viaggiare a partire da domani stesso e fino al prossimo 30 aprile.

Tante le mete da raggiungere, ufficialmente a partire da 19,99 euro a tratta, ma in realtà a prezzi anche più bassi. Ci sono infatti biglietti aerei che costano 12,99 euro davvero da non farsi sfuggire.

Ecco quali sono le offerte più economiche che secondo noi dovreste prenotare subito.

Barcellona val sempre un viaggio

Sappiate che è tra le mete più prenotate dagli italiani per i prossimi mesi, ma a Barcellona c’è posto per tutti, quindi anche per voi. Barcellona si conferma una delle mete più ambite dai nostri connazionali anche durante l’inverno. Il capoluogo della Catalogna incanta con le sue attrazioni, non solo la Sagrada Familia, ma anche Parc Güell, una delle opere di Gaudì più apprezzate della città, e tutti gli altri edifici da lui progettati.

barcellona

Fonte: iStock

Una vista mozzafiato di Barcellona

Nel 2024, però, si celebra il centenario di un altro artista catalano meno conosciuto, Antoni Tàpies, con tantissimi eventi e mostre. A febbraio si tiene la Barcelona Wine Week, mentre il 23 aprile, in tutta la Catalunya, si festeggia il patrono Sant Jordi, a cui è strettamente connessa anche la festa degli innamorati (che qui non si festeggia il 14 febbraio). Vi abbiamo convinti?

Meta fuori rotta: Bratislava

Se siete alla ricerca di una meta economica dove trascorrere un bellissimo weekend, Bratislava è la scelta migliore che possiate fare. Gli hotel, anche i più belli del centro, costano poco, mangiare al ristorante è molto conveniente e anche i divertimenti hanno costi davvero abbordabili. Con un budget ridotto, avrete modo di visitare una città fuori dalle solite rotte, ricca di storia e di contrasti (ricordiamo che la Slovacchia apparteneva al blocco comunista), di bellezze e di edifici di pregio.

Il centro storico di Bratislava è piccolo, ma delizioso lo si gira tutto a piedi. Sembra una piccola Praga, specie se la si ammira dall’alto e lo sguardo si perde tra i tetti rossi delle case. Oltre al castello e agli antichi edifici, passeggiando tra le stradine del centro è impossibile non imbattersi nelle tante sculture che decorano gli angoli delle strade. Anche andare alla scoperta di queste attrazioni moderne è un’idea di itinerario. E poi, ricordatevi che la città s’affaccia sul Danubio e che con un traghetto si può arrivare fino a Vienna!

Bratislava

Fonte: Caldana Europe Travel

Il centro storico di Bratislava

Voglia di primavera a Tolosa

Ci sono voli in offerta anche per la deliziosa cittadina del Sud della Francia. Tolosa è chiamata “la città rosa” per via dei suoi palazzi di mattoni che, all’ora del tramonto, si colorano di rosa. E, solo per questo, ve la consigliamo come meta più romantica dove dovreste andare, magari organizzandovi per il weekend di San Valentino.

Le vie del centro storico sono sempre piene di vita e ricche di bistrot e boutique, luogo di ritrovo non solo per gli abitanti di Tolosa, ma anche per la vasta comunità di studenti universitari che vive in città, oltre che per i numerosi turisti. Ma la cosa più romantica da fare è senza dubbio una minicrociera lungo il Canal du Midi o una gita in bicicletta sulla ciclabile che corre lungo la riva, magari fermandosi in una delle tante peniches, le chiatte abitate che accolgono ristorantini e negozi. La sua maestosità e le sue dighe hanno valso al Canal du Midi l’iscrizione nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità nel 1996.

Tolosa

Fonte: iStock

Vista di Tolosa, la “città rosa”
Categorie
Borghi itinerari culturali musei Peccioli Toscana Viaggi

Peccioli, il borgo medievale diventato un museo a cielo aperto

Immerso in un territorio prevalentemente rurale, Peccioli vanta una posizione strategica che lo rende facilmente raggiungibile dalle maggiori città toscane, uno dei motivi per cui questo grazioso borgo collinare è così amato dai visitatori italiani e stranieri. Ma non è di certo l’unico. Basi pensare che questo centro a forte vocazione agricola e turistica ha conquistato la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano per la valorizzazione del patrimonio culturale, la conservazione del paesaggio e l’ospitalità.

Ciò che lo rende irresistibile e assolutamente meritevole di una visita è, soprattutto, il particolare connubio tra il fascino della Toscana medievale e la concettualità dell’arte contemporanea. Un tramonto infinito e unico nel suo genere attraversa, infatti, questa splendida località, costellata di installazioni imperdibili.

Peccioli, il borgo sulle dolci colline della Valdera

Domina la Valdera dall’alto della sua collina, Peccioli (si pronuncia Pèccioli), lungo la direttrice che da Volterra conduce a Pisa. Il territorio risulta abitato fin dal Neolitico, ma è soprattutto dal primo millennio a.C. che si registra una fisionomia più definita, con manifestazioni di popolamento etrusche. I ritrovamenti testimoniano che le pendici di queste colline erano luoghi di sepoltura, fatta eccezione per il sito di Ortaglia, che ha restituito anche informazioni di tipo insediativo, attestando la dipendenza di Peccioli da Volterra fino all’età tardoantica.

Le radici di Peccioli affondano profonde in un passato agricolo, ancora oggi visibile in questi luoghi, grazie alla presenza di aziende vinicole e frantoi, fattorie e agriturismi. Negli splendidi paesaggi collinari che rapiscono lo sguardo, sono disseminati monumenti artistici e piccoli borghi antichi e splendidi, come Cedri, Fabbrica, Ghizzano, Montecchio, Libbiano e Legoli.

Cosa a vedere a Peccioli

La prima architettura che rende immediatamente riconoscibile Peccioli è l’eclettica Torre Campanaria realizzata nel 1885 dall’ingegnere e architetto pontederese Luigi Bellincioni, il quale progettò altri sette campanili distribuiti nel territorio della Valdera e della Val di Cecina. Dal campanile, alto 42 metri, si gode una magnifica vista sulla valle. La struttura si trova dietro l’abside della Pieve di San Verano, che occupa una posizione anomala per una pieve medievale, solitamente erette fuori le mura dei paesi. San Verano, invece, se ne sta fiera nel cuore del borgo, come a voler rendere esplicito il proprio potere religioso, affacciandosi fiera sulla campagna.

Edificata tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, è dedicata a Verano di Cavaillon, vescovo provenzale del VI secolo e patrono del paese. Si dice che il santo vescovo, passando da Peccioli nel suo viaggio verso Roma, liberò il borgo dalla peste. È contraddistinta da un prospetto a cinque arcate cieche, una facciata in stile romanico-pisana, e all’interno della Cappella dell’Assunta, costruita a partire dal 1580, ospita il Museo d’Arte Sacra, con le opere più significative del territorio. Sotto la facciata della chiesa, si può invece ammirare l’arte contemporanea di Vittorio Corsini: centinaia di sguardi pecciolesi, fotografati e riprodotti su pannelli rettangolari di varie dimensioni.

Sempre nel centro storico i visitatori possono usufruire di un intero polo museale, composto da quattro diverse aree espositive. Oltre al Museo d’Arte Sacra, si possono visiatre il Museo di Icone Russe “F. Bigazzi”, il Museo Collezione Incisioni e Litografie – Donazione Vito Merlini, nel medievale Palazzo Pretorio, e il Museo Archeologico, che ha sede  nel Palazzo Fondi Rustici.

Una delle attrazioni imperdibili di Peccioli è il Palazzo senza tempo, ristrutturato su disegno dell’architetto Mario Cucinella e caratterizzato da una grande terrazza panoramica che si affaccia sulla vallata. Alcuni documenti datano a metà Quattrocento la nascita della fattoria e del Palazzo di Via Carraia. In epoca recente, nel 2004, parte della tenuta è stata acquistata dal Comune di Peccioli che nel 2019 ha iniziato una importante opera di ristrutturazione e riqualificazione. Inaugurato nel 2021, ospita numerose mostre temporanee e permanenti. Al suo interno vi troverete anche una emeroteca e una caffetteria.

Il Palazzo senza tempo a Peccioli

Fonte: iStock

Il Palazzo senza tempo a Peccioli

Un museo a cielo aperto

Se Peccioli si presenta ai visitatori con una veste unica nel suo genere è soprattutto grazie alle installazioni d’arte che rendono speciale il capoluogo e le sue frazioni. È infatti proprio per l’accostamento tra la tradizione toscana e l’arte contemporanea che, con il passare degli anni, il territorio è diventato un autentico museo a cielo aperto, nel quale classico e moderno convivono in perfetta armonia. Ne sono esempi le sculture “Presenze” posizionate all’Anfiteatro di Fonte Mazzola e nell’Impianto di Trattamento e Smaltimento Rifiuti di Legoli, l’opera Via di Mezzo di Tremlett che riprende i colori delle colline circostanti o ancora la passerella che collega il borgo antico alla parte nuova del paese, elevata a opera d’arte grazie all’“Endless Sunset” di Patrick Tuttofuoco.

L’installazione, come sottolineato dallo stesso artista, è un’operazione di grande importanza e bellezza che derivano dall’elevato grado di complessità del progetto: riuscire a fondere assieme le esigenze di praticità, di funzionalità e di staticità con quelle che sono invece le leggi della forma e dell’estetica. La forma del cerchio ricorda la ciclicità, il passare del tempo, e anche il titolo “Endless Sunset” (Tramonto infinito) rappresenta il concetto di un ciclo che si ripete senza fine, permettendo di spostarsi nello spazio e nel tempo. Si è poi aggiunta l’idea di applicare a questa forma, che diventa complessa nella sua tridimensionalità, un gradiente cromatico che riprenda i 45 minuti nei quali il cielo tramonta.

Il percorso suggerito per godere delle oltre venti opere contemporanee che impreziosiscono il borgo di Peccioli si svolge interamente nel centro storico del paese, è facilmente percorribile a piedi e, per essere completato, necessita di una passeggiata di circa due ore, durante le quali ci si può fermare in uno dei bar e punti di ristoro che animano il cuore del borgo. Se arrivate in auto, il consiglio è di utilizzare il parcheggio multipiano, che con un comodo ascensore vi farà giungere direttamente nel centro storico.

I percorsi nella natura

Per gli amanti  della natura e delle passeggiate all’aria aperta negli splendidi scenari della Toscana, il territorio di Peccioli offre la possibilità di avventurarsi in percorsi che si snodano in un susseguirsi di torrenti, boschi e vaste campagne caratterizzate da una vegetazione varia e incantevole.

Tra gli itinerari imperdibili:

  • Percorso del fiume Era, con le suggestive balze di tufo che costeggiano la strada comunale Peccioli-Fabbrica
  • Percorso del Molino di Ripassaia, che offre un paesaggio variopinto in primavera, impreziosito da diverse culture, come avena e erba medica, mutando in estate, quando si arricchisce di ginestre e campi di grano
  • Percorso delle Colline per Legoli e il Percorso Anelli di Cedri, con un habitat di selvaggia bellezza
  • Percorso Variante Ortaglia, che parte dalla sommità della collina delle Serre e passa attraverso la campagna, ai piedi della boscosa collina di Fratello-Libbiano, da cui si può veder far capolino qualche capriolo
Peccioli

Fonte: iStock

Una splendida veduta di Peccioli, gioiello della Toscana
Categorie
Borghi boschi itinerari culturali luoghi misteriosi panorami vacanza natura Viaggi

Libri, boschi e magnifici panorami: la magia di Montereggio

A pensarci bene, l’Italia è bella per questo: in piccoli luoghi sperduti, nascosti o solo dimenticati, si trovano le tracce di secoli di storia, sia essa con la s maiuscola o minuscola.

Prendete ad esempio il borgo di Montereggio, frazione del comune di Mulazzo, in provincia di Massa Carrara. Meno di cinquanta anime, stando agli ultimi rilevamenti. In pratica: un grumo di case di pietra con un paio di campanili a sormontare i tetti, edifici aggrappati alla sommità di una collina circondata da boschi a perdita d’occhio.

Eppure questo luogo remoto e rurale è la culla di una fetta importante dell’editoria italiana.

Montereggio, il monumento ai librai ambulanti con il campanile dell’antica Chiesa di Sant’Apollinare

Montereggio, il paese dei librai

Nato come insediamento medievale in posizione militare strategica sul passo che congiunge la valle del fiume Magra con la via Francigena, Montereggio è sempre stato un borgo agricolo, sorretto da agricoltura e pastorizia.

All’inizio del XIX secolo il paese era caratterizzato da una forte emigrazione. Buona parte della popolazione, almeno per parte dell’anno, si trasformava da contadino in venditore ambulante, attraversando l’Italia, ma anche altri paesi d’Europa, occupandosi di rifornirsi di merci in un luogo per poi venderle in un altro.

A questo fenomeno contribuì in maniera decisiva l’anno senza estate. Il 1816, infatti, fu caratterizzato da alcune anomalie climatiche che distrussero i raccolti, costringendo la popolazione rurale a trovare altri mezzi di sostentamento. A Montereggio i membri delle famiglie del borgo si risolsero a trasformarsi in venditori ambulanti di un nuovo tipo di merce, molto desiderato negli ambienti borghesi delle città: i libri.

A Montereggio le strade e le piazze sono intitolate ai grandi nomi dell’editoria italiana

Pur essendo analfabeti, i venditori montereggini avevano imparato che il libro era un oggetto facilmente trasportabile (più delle pietre per affilare le falci che di solito portavano), redditizio e richiesto, viste le pesanti censure operate dalla maggior parte degli apparati burocratici degli Stati italiani ed europei, in primis l’Impero austriaco.

Partiti da questo piccolo borgo di pietra della collina lunigianese, i librai montereggini si resero protagonisti di una vera e propria invasione culturale del centro e del nord Italia, contribuendo in maniera fattiva, nel corso dell’Ottocento, alla diffusione delle idee mazziniane tramite il contrabbando di opuscoli e scritti degli intellettuali risorgimentisti. Dapprima muniti solo di una gerla, poi di un carretto e infine caratterizzati dalle loro bancarelle, divennero una consuetudine nelle piazze delle città italiane lungo tutto il Novecento.

Angoli di Montereggio

Alcuni di loro resero permanente la loro emigrazione in Italia e all’estero, trasformandosi da librai in editori e dando vita a piccole e grandi case editrici, come nel caso della Casa Editorial Maucci, che prendeva il nome da una famiglia montereggina e che da Barcellona aprì succursali a Madrid, Città del Messico e Buenos Aires, rendendosi protagonista dell’esportazione dei grandi classici europei del Novecento in Sud America.

Una storia che, in esaurimento nel secondo Dopoguerra, viene celebrata ogni anno dal noto Premio Bancarella, nato nel 1952 a Mulazzo e poi spostato a Pontremoli, a pochi chilometri da Montereggio, proprio per celebrare con un riconoscimento letterario annuale la storia dei librai lunigianesi e del piccolo borgo sulla collina in particolare.

Come arrivare e cosa vedere a Montereggio

La storia e la tradizione dei venditori ambulanti di libri trova robusta testimonianza nelle strade di Montereggio, un paese oggi animato da pagine e scaffali, nei cui vicoli trovano posto piccole biblioteche e le cui strade sono intitolate ai grandi nomi dell’editoria italiana.

Se a questo si unisce il fascino di un borgo medioevale ben conservato e gli splendidi panorami naturali sulle colline circostanti, ricoperte di boschi, una visita a Montereggio diventa un appuntamento da non perdere.

Non poteva mancare una little free library a Montereggio

Il piccolo borgo si trova sul fianco di un colle a oltre 600 metri di altitudine sul livello del mare. Per raggiungerlo occorre recarsi a Pontremoli, il centro più importante della Lunigiana, e percorrere la Strada provinciale 31 che da qui porta alla frazione di Arpiola, correndo lungo il versante in destra orografica del fiume Magra. Seguendo le indicazioni stradali per Mulazzo, la strada inizia ad inerpicarsi sulla collina. Giunti nel capoluogo comunale, si passa sotto l’antico arco in pietra adiacenti i lavatoi e si prosegue seguendo le indicazioni per Montereggio: in circa 15 minuti sarete arrivati a destinazione.

Si può lasciare l’auto negli appositi posteggi all’imbocco del paese, sotto l’antica Chiesa di Sant’Apollinare, caratteristico edificio religioso che accoglie i visitatori. Il suo campanile di pietra svetta, coronato dal verde delle colline che contornano la vista. Costruita nell’undicesimo secolo, con un rosone in arenaria a decorazione della facciata, venne semi-distrutta da una violenta grandinata alla fine dell’Ottocento. Oggi è stata restaurata, ricostruendo il soffitto con le piagne, le tipiche lastre di arenaria con cui sono costruiti molti dei tetti delle costruzioni lunigianesi. Vista la costruzione della nuova chiesa parrocchiale nel centro del paese, intanto, l’antica è stata declassata a oratorio. La posizione e l’aspetto, però, le conferiscono una magia e un carattere unico.

Tex e Zagor sulle panchine di Montereggio, con un panorama speciale sulle colline verdeggianti

Dalla adiacente piazza Angelo Rizzoli, con il suo monumento ai librai di Montereggio che fa bella mostra di sé, inizia la scoperta del borgo di Montereggio. Il libro è il minimo comune denominatore della visita, tra panchine panoramiche realizzate come un fumetto da sfogliare, piccole librerie per lo scambio libero di volumi, testimonianze del passato del paese nelle numerose targhe affisse sui muri in pietra delle abitazioni e un’ampia biblioteca colma di volumi di seconda mano in vendita per sostenere le associazioni locali che mantengono vivo il paese dei librai.

Ogni momento dell’anno è buono per visitare Montereggio, che assume un fascino diverso a seconda della stagione. Il borgo si anima soprattutto nella bella stagione: in primavera arrivano i canti del maggio, un’antica tradizione contadina del centro Italia che vede musici e cantanti attraversare le strade del paese con canti benauguranti per l’arrivo del bel tempo; in estate il Festival del Fumetto e la Festa del Libro rimandano alla grande tradizione dei librai di Montereggio, tra bancarelle e incontri letterari.

Al fascino del paese di pietra e della storia dei librai ambulanti, si abbina il forte richiamo della natura. I dintorni sono caratterizzati da numerosi percorsi per trekking, mountain bike e ippovie per scoprire le piccole meraviglie che si celano tra i boschi, come torrenti, cascate e panorami che possono spingersi da favolose viste appenniniche, come dal vicino Passo dei Casoni, fino al Golfo di La Spezia, visibile dalla vetta del Monte Cornoviglio.