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In Egitto c’è un tempio, spesso sottovalutato, da vedere

La piana di Giza, in Egitto, è il luogo più visitato del Paese. Qui ci sono le tre piramidi più famose del mondo: Cheope, Chefren e Micerino. Ma c’è anche la famosa Sfinge, il leone dalla testa umana. I turisti sono attratti da questi antichissimi monumenti e arrivano da ogni parte del Pianeta pur di visitarli.

C’è un altro edificio che viene spesso tralasciato e che, al contrario, merita assolutamente di essere visitato. Si tratta del Tempio della Valle di Chefren che si trova a qualche centinaio di metri di distanza dalla piramide.

Il Tempio della Valle di Chefren

Questo faraone, figlio di Cheope e padre di Micerino, appartenuto alla IV dinastia egizia e vissuto, quindi, 2500 anni prima di Cristo, volle superare la grandezza del padre e non si accontentò di farsi erigere una piramide (oggi riconoscibile per la punta più chiara), volle anche la costruzione della Sfinge a sua immagine e somiglianza a guardia della sua piramide e un tempio funerario a valle.

Il Tempio della Valle era rimasto sepolto sotto la sabbia del deserto per centinaia di anni e fu riportato alla luce grazie a una spedizione archeologica organizzata da studiosi egiziani, francesi e tedeschi. I lavori si protrassero a lungo agli inizi del Novecento.

Si è scoperto che c’erano due ingressi sul lato orientale, uno a destra in direzione Nord e l’altro a sinistra in direzione Sud. Quando il faraone fu mummificato e preparato per la sepoltura, tutte le cerimonie rituali si svolsero due volte, la prima a simboleggiare il suo dominio sul Basso Egitto e la seconda a ricordo del suo dominio sull’Alto Egitto.

A cosa serviva il tempio

Il tempio era stato costruito, infatti, proprio per la cerimonia di imbalsamazione. Nel laboratorio sacro che era stato ricavato all’interno del tempio veniva praticata la cerimonia di apertura della bocca al termine del lungo processo di imbalsamazione del faraone.

Durante questo rituale, i sacerdoti aprivano gli occhi e la bocca del re utilizzando strumenti d’oro, per permettere al ka (lo spirito) del faraone di uscire dalla salma e per garantirgli vita eterna.

Originariamente, era collegato al tempio funerario di Chefren tramite una rampa lunga 494 metri e misurava 45 metri per lato e 13 d’altezza interamente realizzato con blocchi di granito rosso di Assuan, privi di decorazioni a eccezione di alcune iscrizioni in caratteri geroglifici incise intorno ai varchi di accesso.

All’interno, c’era una grande sala a forma di “T” rovesciata, con 16 pilastri di granito rosso alti circa 4 metri che sorreggono le imponenti architravi. Dovevano creare uno spettacolare contrasto cromatico con le pareti di calcare rivestite con lastre di granito nero, oggi parzialmente scomparse, e con la pavimentazione fatta di alabastro. Nella sala, si trovavano in origine 23 statue del sovrano seduto, tutte in diorite verde del deserto nubiano, alabastro e grovacca.

Dal centro del tempio, dove avvenivano i rituali funebri, si accedeva ad altre camere, corridoi angusti, vestiboli, atrii e a ulteriori ambienti per contenere le barche solari che, per gli Egizi, erano imbarcazioni concepite per trasportare i faraoni defunti nell’Aldilà.

La scoperta che ha riscritto la storia

Si tratta dell’unico tempio a valle che si sia conservato e che è pervenuto fino ai giorni nostri in buono stato di conservazione, nonostante, come la maggior parte dei siti archeologici, fosse stato violato fin dall’antichità. I primi blocchi di pietra furono asportati già nell’antico Egitto e così fu nei secoli successivi, tanto che non soltanto il tempio ma la stessa piramide di Chefren non era neppure più riconoscibile.

Era l’inizio del 1800, quando l’esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni notò un enorme ammasso di pietre. Dopo averle rimosse, trovò prima un cunicolo inaccessibile, scavato molto probabilmente dai tombaroli, e poi tre grandi blocchi che costituivano l’ingresso principale della piramide. All’interno, a futura memoria, Belzoni lasciò scritto a caratteri cubitali: “Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818”. Fu però l’egittologo britannico John Shae Perring a entrare nella piramide di Cheope nel 1837 e, quasi un secolo dopo, il team internazionale riuscì ad accedere anche al tempio.

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Sono crollati i prezzi dei biglietti aerei: fino al 92% in meno

Che dopo le feste di Natale ci sia un calo generale dei prezzi è una cosa risaputa, ma che i costi potessero arrivare a scendere anche del 92% è una novità un po’ particolare. Non a caso, l’Antitrust ha aperto un’indagine proprio su questo argomento, perché i costi dei biglietti aerei di oggi non sono nemmeno avvicinabili a quelli del mese scorso.

Prezzi a confronto

A informare su questo crollo dei prezzi è un’indagine effettuata dal “Centro di formazione e ricerca sui consumi” e riportata da La Repubblica. Sull’indagine si può leggere, come sottolinea il quotidiano, “Chi il mese scorso si apprestava ad acquistare un volo di sola andata per trascorrere le feste di Natale in famiglia si ritrovava a spendere, partendo il 23 dicembre, un minimo di 379 euro per volare da Venezia a Cagliari, 358 euro da Bologna a Cagliari, 353 euro da Bologna a Palermo. Per arrivare a Catania partendo da Genova la spesa minima era di 340 euro, che scendeva a 335 euro se la destinazione era Palermo; 328 euro il costo del volo Venezia-Palermo”.

Oggi? La situazione attuale è completamente diversa perché alcune tariffe hanno subito un vero e proprio tracollo.

Il crollo dei prezzi

In base ai dati del “Centro di formazione e ricerca sui consumi“, confrontati su Skyscanner, quel che emerge è che per la tratta Bologna-Palermo, partendo sabato 10 febbraio, il biglietto di sola andata costa appena 31 euro. Tutto questo si traduce in un crollo del prezzo del ben 91,2% in meno rispetto al mese scorso.

Per andare da Genova a Palermo bastano adesso 52 euro, con una riduzione delle tariffe del -84,5% su dicembre. Poi ancora la Bologna-Cagliari dove si può volare anche con 62 euro (-82,7%). Non è molto diversa la situazione del prezzo del biglietto sulla Venezia-Palermo, che si riduce del -79,2%, sulla Genova-Catania con un -69,7%, e -62,5% sulla per andare da Venezia a Cagliari.

“I rialzi delle tariffe aeree provocate da algoritmi e sistemi di definizione dei prezzi dinamici hanno ‘dopato’ il settore, con conseguenze dirette sulle tasche dei consumatori”, ha spiegato Furio Truzzi, presidente onorario di Assoutenti e impegnato nel risolvere e fermare il fenomeno del caro-voli, a La Repubblica.

“Nel 2023, infatti, i biglietti dei voli nazionali hanno subito un rincaro medio annuo del +37,8%, aumento che si aggiunge al +20% fatto registrare nel 2022, aggravando la spesa degli italiani per gli spostamenti. Attendiamo fiduciosi i risultati dell’indagine aperta dall’Antitrust sugli algoritmi utilizzati dalle compagnie aeree, per capire se tali strumenti siano legittimi o se, al contrario, rappresentano una pratica scorretta a danno dei consumatori”.

Per fare ancora degli esempi, riportiamo alcune variazioni delle tariffe aeree che sono emerse, tra il 23 dicembre 2023 e il 10 febbraio 2024, tramite questa indagine condotta sul sito di comparazione Skyscanner in data 18 dicembre 2023 e 15 gennaio 2024:

  • Venezia-Cagliari: 379 euro-142 euro -62,5%;
  • Bologna-Cagliari: 358 euro-62 euro -82,7%;
  • Bologna-Palermo: 353 euro-31 euro -91,2%;
  • Genova-Catania: 340 euro-103 euro -69,7%;
  • Genova-Palermo: 335 euro-52 euro -84,5%;
  • Venezia-Palermo: 328 euro-68 euro -79,2%.

La situazione, quindi, ha quasi dell’assurdo e per questo l’Authority si è insospettita e ha aperto un’indagine. Un argomento, quello degli algoritmi utilizzati dalle compagnie aeree, particolarmente complesso e che si cerca di chiarire da tempo ma che, a quanto pare, genera sempre maggiori dubbi e preoccupazione per le tasche degli italiani.

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Dove potremo viaggiare nel 2024: le novità dei maggiori scali italiani

Il 2024 è ormai cominciato e, come ogni nuovo inizio, porta con sé tantissime novità anche per quanto riguarda il mondo dei viaggi. Moltissimi aeroporti del nostro Paese, infatti, hanno in programma per quest’anno diverse nuove e interessanti rotte, viaggi che prima o poi varrà sicuramente la pena fare. Scopriamo insieme le più importanti novità dai maggiori scali italiani.

Le novità dagli aeroporti del Nord

Iniziamo da Milano Malpensa dove quest’anno ci saranno diverse nuove tratte da fare ma anche dei ritorni. Dal 6 marzo, per esempio, Turkmenistan Airlines inizierà un collegamento settimanale (il mercoledì) con la capitale turkmena Ashgabat.

Un’interessante tratta che sarà operata con uno dei tre Boeing 777-200LR (Long Range) di Turkmenistan Airlines, con ben 291 posti, 28 dei quali in una cabina di Business Class. Ma non è finita qui, perché questo volo aprirà più ampie prospettive: sarà una comoda coincidenza con uno dei due voli settimanali operati da Turkmenistan Airlines verso Ho Chi Minh City, in Vietnam.

Dal 5 giugno al 27 settembre, ogni martedì e ogni venerdì, si potranno solcare i cieli per arrivare a Ponta Delgada, nell’arcipelago delle Azzorre, con Azores Airlines.

E ora un grande ritorno: dall’1 luglio, Thai Airways tornerà a collegare Malpensa con il suo hub di Bangkok Suvarnabhumi. I voli saranno da subito giornalieri e a bordo di Boeing 787-9 a due classi.

Il 3 luglio, invece, sarà tempo di volare a Malè, alle Maldive, sempre da Malpensa grazie alla compagnia all-business BeOnd. Due giorni a settimana per volare su un A319 con soli 44 posti all-business che si trasformano in letti.

Le novità dagli aeroporti del Centro

Tante novità anche dagli aeroporti del Centro Italia e in particolare dal pluripremiato Fiumicino, dove ITA Airways ha annunciato collegamenti verso sette nuove destinazioni.

La prima partirà il 7 Aprile e sarà Chicago con ben sei frequenze settimanali, che diventeranno giornaliere da giugno. Il 10 maggio, invece, sarà il giorno del Roma-Toronto, con sei voli a settimana che diventeranno anch’essi giornalieri da giugno. In entrambi i casi, si userà un Airbus A330-200 a tre classi di servizio: Business, Premium Economy ed Economy.

Dalla primavera ITA inizierà a usare i suoi nuovissimi Airbus A321neo anche sulle tratte intercontinentali. Il 5 maggio, si partirà volando verso Riyadh, Capitale dell’Arabia Saudita, che sarà raggiungibile quattro volte a settimana che diventeranno cinque da giugno.

Poi ancora il 5 giugno, con destinazione Accra, in Ghana e Kuwait City. La prima sarà collegata tre volte alla settimana, per la seconda si decollerà ogni lunedì, venerdì e domenica.

Il 5 luglio sarà invece il giorno di Dakar, in Senegal, con ben cinque frequenze settimanali. Infine, dall’1 agosto tutti pronti a volare verso Jeddah, in Arabia Saudita, con tre voli a settimana.

Le novità dagli aeroporti del Sud

Una grandissima novità arriva anche per un importante scalo del Sud Italia, quello di Palermo. Dal prossimo 8 giugno la compagnia aerea Neos collegherà due volte a settimana la bellissima città siciliana e New York JFK, a bordo di un Boeing 787-9 con ben per 355 posti.

Insomma, questo 2024 si preannuncia davvero interessante per i voli in partenza dai maggiori aeroporti italiani. Non resta che organizzarsi e volare verso (almeno) una di queste interessanti mete.

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Apre al pubblico l’altra Versailles, una dimora ricca di storia

Alle porte di Parigi c’è un altro castello oltre alla famosa Reggia di Versailles che merita di essere scoperto. Un luogo storico e meraviglioso che ha una ricca storia da raccontare.

È l’ultimo nato dei Monumenti nazionali di Francia e ora è aperto al pubblico. Si tratta del luogo che per decenni ha celato segreti di Stato, che ha ospitato re, regine, imperatori, presidenti e primi ministri in visita nel Paese.

Un luogo che, proprio per mantenere la privacy dei suoi ospiti, è stato scelto perché immerso in un bosco, forse il più bello di Francia, un tempo luogo di caccia, e completamente isolato dal resto del mondo, pur essendo a solo un’ora da Parigi.

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Fonte: ©Benjamin Gavaudo – Centre des monuments nationaux

L’appartamento di Napoleone nel Castello di Rambouillet

Château de Rambouillet, alle porte di Parigi

Stiamo parlando dello Château de Rambouillet, un bellissimo castello del Trecento con tanto di torri ai quattro lati. Sembra uscito da un libro di fiabe. Talmente bello che già Carlo V, re di Francia, lo volle per sé. Poi passò a Luigi XVI e poi a Napoleone Bonaparte, che lo fece restaurare dopo i disastri della Rivoluzione francese. Da allora, è rimasto nelle mani dello Stato francese fino al 2018, divenendo sede di rappresentanza del Presidente della Repubblica francese, ma anche luogo di villeggiatura della più alta carica politica di Francia.

Fu proprio nel castello di Rambouillet che, nel 1975, l’allora presidente francese Valéry Giscard d’Estaing riunì i Capi di governo dei sei Paesi più industrializzati al mondo, tra cui il presidente degli Stati Uniti Gerald Ford, il primo Ministro inglese Harold Wilson, l’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt e il nostro ex presidente del Consiglio Aldo Moro dando vita a quello che sarebbe diventato il G8.

Da allora sono state ospiti nel castello tantissime personalità più in vista, dalla regina Elisabetta II a Nelson Mandela, tanto da essere soprannominato “l’altra Versailles“.

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Fonte: ©Benjamin Gavaudo – Centre des monuments nationaux

Il bellissimo Salon Médicis nel Castello di Rambouillet

Oggi si possono visitare quelle stanze che hanno ospitato re, imperatori e presidenti, una vetrina del savoir-faire francese in materia di arti decorative, il cui arredamento era stato commissionato ai più importanti arredatori d’interni del Paese e concepito come fosse un transatlantico di lusso.

Appena restaurato e aperto da poco alle visite, l’appartamento dell’imperatore, situato al primo piano del maniero con affaccio sulla corte d’onore, che comprende tre stanze, tra cui la splendida sala da bagno con gli arredi ottocenteschi e gli affreschi alle pareti e che fu prima del conte di Tolosa e poi della regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI.

Ma tra gli splendidi ambienti che si possono visitare c’è la sala dei marmi, anche detta Salon Médicis, luogo d’incontri e della mondanità che frequentava il castello.

Il parco del Castello di Rambouillet

Il castello è immerso in un immenso parco di 150 ettari, con giardino alla francese e un fiume che scorre in mezzo, dove si può passeggiare, ma anche girare in bicicletta, in barca o con le vetture elettriche. Nel parco, all’interno del giardino all’inglese, ci sono due piccoli edifici che meritano una visita: la Laiterie de la Reine e la Chaumière aux coquillages, due piccoli tesori architettonici risalenti al XVIII secolo. La “latteria” fu costruita per la regina Maria Antonietta ed è un tempio del neoclassicismo e incarna la raffinatezza dell’età dei Lumi. Il cottage delle conchiglie, invece, è uno dei luoghi più finemente arredati che esistano in Europa.

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Come visitare Château de Rambouillet

Il castello è aperto tutti i giorni tranne il martedì. Dal 1° ottobre al 31 marzo dalle 10 alle 12 e dalle 13.30 alle 17. dal 1° aprile al 30 settembre dalle 10 alle 12 e dalle 13.30 alle 18. Il parco è gratuito, mentre per visitare il catello, la latteria e il cottage il biglietto costa 11 euro. Gratis per i ragazzi di età inferiore ai 18 anni e la prima domenica dei mesi di gennaio, febbraio, marzo, novembre e dicembre.

Nella visita è compresa la mostra “Rambouillet 1950, dans l’intimité du Président” che si tiene fino al 21 aprile 2024, un’immersione nella più gloriosa epoca presidenziale che il castello abbia conosciuto, quella del dopo guerra. Concepita con nuovi arredi – che saranno completati negli anni a venire -, l’esposizione vuole mostrare il ritorno dei mobili creati espressamente per il Castello di Rambouillet sotto il mandato di Vincent Auriol (1947-1954) dai più grandi decoratori dell’epoca, emergenti o già affermati.

Il castello è raggiungibile in 35 minuti di treno da Parigi partendo dalla Gare de Montparnasse con fermata Rambouillet.

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Fonte: 123rf

Il parco del Castello di Rambouillet
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In Perù esiste la città misteriosa degli Inca e non è Machu Picchu

Immagina un Paese dove la storia antica si fonde con la bellezza selvaggia della natura, creando un mosaico di panorami mozzafiato e misteri affascinanti. Questo è il Perù, un tesoro nascosto disseminato di siti archeologici che narrano storie di una cultura millenaria, ricca di leggende e misteri.

Con la sua maestosità incastonata tra le vette delle Ande, l’attrazione che affascina la maggior parte dei visitatori è senza dubbio Machu Picchu. Ma il Perù nasconde molte altre meraviglie che vale la pena esplorare. Oggi ti porteremo alla scoperta di un luogo straordinario e poco conosciuto: Waqra Pukará, un enorme sito Inca a forma di corno che si erge sopra il Canyon Apurimac, offrendo uno spettacolo che toglie il fiato.

Preparati a lasciarti avvolgere dall’emozione di scoprire questo luogo magico, dove potrai toccare con mano la grandezza di una civiltà perduta nel tempo.

Waqra Pukará: il tesoro nascosto dell’antica civiltà Inca

Rio Apurimac

Fonte: iStock

Rio Apurimac, Perù

Nel cuore del Perù, dove le maestose montagne toccano il cielo e la storia si fonde con la leggenda, sorge Waqra Pukará, un luogo avvolto da un’atmosfera unica e affascinante. Questa antica fortezza Inca, avvolta da un velo di mistero, si trova nascosta nella provincia di Acomayo, emergendo lentamente dalle ombre dell’oblio per svelare al mondo la sua maestosa bellezza.

Il suo nome, che risuona con l’eco delle antiche lingue Quechua, significa “fortezza cornuta“, un omaggio alla sua struttura unica che si erge come un paio di corna sopra il fiume Apurímac.

Raggiungere Waqra Pukará è un’avventura davvero straordinaria, che si rivela solo a coloro che hanno il coraggio di sfidarla. Da Cusco, esistono tour specializzati che offrono emozionanti escursioni: trekking avventurosi lungo sentieri inesplorati, emozionanti cavalcate attraverso terreni selvaggi e incredibili discese sulle rapide bianche del fiume. Ogni passo avvicina i viaggiatori a un mondo magico e affascinante, sospeso nel tempo e nello spazio.

Durante l’epoca Inca, questo sito era un luogo di grande importanza nel contesto della visione del mondo andino. Le sue strutture, ancora intatte, narrano un passato ricco di mistero e spiritualità. Ogni pietra, ogni sentiero, ogni parete della fortezza ci raccontano storie affascinanti di una civiltà che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità, un percorso che risveglia il senso di meraviglia per le innumerevoli bellezze del nostro pianeta.

Waqra Pukará: il sacro santuario degli Inca

Seguendo il sentiero verso Waqra Pukara, ti troverai immerso nella meraviglia della flora e fauna del Perù. I maestosi condor, sovrani dei cieli andini, sorvoleranno sopra di te, con i loro voli eleganti che catturano l’essenza del selvaggio e dell’inesplorato.

Sarai affascinato dalla vastità dei cactus, un mare di verde intenso che si estende all’orizzonte, interrotto solo dalle formazioni rocciose che emergono dal paesaggio, come sculture create dalle mani di Madre Natura.

Quest’antica fortezza, considerata sacra, continua a risuonare con la spiritualità dei popoli Inca. Le maestose porte trapezoidali con tripli stipiti testimoniano l’enorme importanza di questo luogo: dettagli riservati ai luoghi più venerati, dove cerimonie e pellegrinaggi erano molto frequenti.

Ma Waqra Pukará non era solo un luogo di culto. Era anche una tappa fondamentale del Qhapaq Ñan, o Cammino Inca, un sistema di strade che collegava l’intero impero. Questa vasta rete si estendeva dalle terre del nord della Colombia fino alle estreme punte del sud dell’Argentina, attraversando culture e paesaggi differenti. Un punto di incontro cruciale, un luogo dove i viaggiatori potevano trovare rifugio, meditare e connettersi con il divino prima di intraprendere il lungo viaggio attraverso il continente.

donne peruviane

Fonte: iStock

Rio Apurimac, Perù
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Grotte di Aggtelek: il mondo sotterraneo Patrimonio Unesco

In Ungheria, praticamente al confine con la Slovacchia, c’è un mondo sotterraneo che cela moltissime sorprese: si tratta delle grotte di Aggtelek, una lunga serie di cunicoli che si dipanano per km nelle viscere della terra. Tra di esse c’è anche la grotta di stalattiti più lunga d’Europa, un vero capolavoro della natura dove vivere un’esperienza senza eguali. Andiamo alla scoperta di questo Patrimonio Unesco.

Dove si trovano le grotte di Aggtelek

Il parco nazionale di Aggtelek, che racchiude le famose grotte, è un’area naturale protetta fondata nel 1985 a tutela di questo preziosissimo capolavoro naturale. Si trova nell’Ungheria settentrionale, dove – per quanto riguarda alcuni dei suoi cunicoli – si snoda parzialmente anche in Slovacchia. Siamo nella regione del Carso di Aggtelek, caratterizzata da numerose formazioni scavate in un paesaggio calcareo di raro fascino. Il parco si estende per quasi 200 km quadrati, all’interno dei quali si contano ben 280 grotte di diverse dimensioni.

Le grotte di Aggtelek, un luogo magico

Le grotte di Aggtelek fanno parte di un sistema di caverne sotterranee ancora più ampio, che ricadono sotto il nome di grotte del Carso di Aggtelek e del Carso slovacco, dal 1995 diventate uno dei siti protetti dall’Unesco per il loro prezioso valore paesaggistico e geologico. Complessivamente, tutti i cunicoli finora conosciuti si sommano per un totale di oltre 205 km di lunghezza, ma è pur vero che sottoterra potrebbero celarsi ancora molte sorprese. Migliaia di turisti, attratti dalla bellezza della natura ungherese e dal fascino di queste grotte, arrivano ogni anno per una vera e propria avventura speleologica.

Ma quali sono le caverne più famose di questo complesso? Quella più nota in assoluto è la grotta Baradla, lunga ben 26 km – 8 dei quali si trovano in territorio slovacco, dove viene chiamata grotta Domica. È la più grande grotta di stalattiti d’Europa, ma anche un importante sito archeologico e naturalistico: il suo ingresso naturale si trova nel parco di Aggtelek, ai piedi di un’imponente parete bianca. Il cunicolo principale si dirama poi in diverse caverne laterali, ed è qui che si trova la stalagmite più grande conosciuta al mondo (37,2 metri di altezza).

La grotta Baradla è conosciuta sin dall’antichità e vi sono state trovate tracce di occupazione neolitica: viene dunque considerato un prezioso sito archeologico che custodisce testimonianze dell’antica cultura di Bükk, che provano come le caverne fossero abitate fin dal 5.000 a.C. Inoltre, all’interno del complesso sotterraneo vivono oltre 500 animali, tra cui 21 specie di pipistrello. Visitare questa grotta è un’esperienza meravigliosa, il tour ha una lunghezza di circa 1,7 km e permette di dare uno sguardo unico ad un mondo sotterraneo incredibile.

Molto affascinante è poi la grotta di Gombasek, lunga oltre 1,5 km: arricchita da preziosissime decorazioni, si è così guadagnata il nome di grotta delle favole. È particolarmente frequentata non solo per la sua bellezza, ma anche perché qui si pratica, in via sperimentale, la cosiddetta speleoterapia: grazie a particolari condizioni di temperatura e umidità, il luogo sembra essere adatto per il trattamento delle malattie respiratorie. Merita infine una visita anche la grotta di ghiaccio di Dobšina, dove si trova una splendida sala che rimane congelata tutto l’anno. I turisti possono visitarla, scoprendo che qui la temperatura rimane costante tra i -4° e gli 0,5°C in qualsiasi stagione.

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Il Carnevale più insolito d’Europa? Una sfilata di mostri. Ecco dove

Il Carnevale, un festival di maschere, colori e risate, è sempre stato un momento di gioia per grandi e piccini. Questa festa, che si svolge in ogni angolo dell’Italia, è una delle più attese dell’anno, capace di far rivivere le antiche tradizioni e di portare un’ondata di allegria in ogni angolo del Paese.

Ma il Carnevale non è solo una ricorrenza italiana. In tutto il mondo, la gente si riunisce per celebrarla secondo le proprie tradizioni, alcune delle quali forse ancora poco note, a cui vale assolutamente la pena partecipare.

Il nostro viaggio di oggi ci porta in Ungheria, nel pittoresco paese di Mohács, lungo le rive del Danubio. Dal 8 al 13 febbraio, questo tranquillo borgo si trasforma in un’esplosione di colori e suoni, un turbinio di allegria che riempie le strade e i cuori dei suoi abitanti, dando vita alla magia del Carnevale, conosciuto localmente come Busójárás.

Il Carnevale di Mohács, un vortice di colori e tradizioni ungheresi

Carnevale Mohács
Carnevale di Mohács, Ungheria

Le radici del Carnevale di Mohács sono profondamente intrecciate con la storia dell’Ungheria e risalgono al lontano 1783. Questa tradizione centenaria ha saputo resistere al passare del tempo, evolvendosi fino a diventare uno dei carnevali più importanti e amati in tutta Europa.

È un autentico rituale, un momento di condivisione e celebrazione che ti permetterà di immergerti completamente nelle tradizioni locali. Al centro di tutto, ci sono i Busó: figure affascinanti e misteriose che, con le loro tipiche maschere di legno e costumi tradizionali, animano la città.

Create dagli abili artigiani locali, non sono semplici oggetti, ma veri e propri simboli e testimonianze di un’arte millenaria, che si tramanda di generazione in generazione. Quando sfilano per le strade, il loro grido di battaglia bao-bao risuona nell’aria, creando un’atmosfera carica di emozione e fascino.

Farsangtemetés: addio all’Inverno

Il Carnevale di Mohács culmina con un rituale tanto affascinante quanto simbolico: la cerimonia del Farsangtemetés, che assume le forme di un funerale simbolico, rappresentando l’addio all’inverno e il benvenuto alla primavera. È un momento di rinnovamento che coinvolge l’intera comunità in un grande abbraccio festoso. Le strade si animano, i volti si illuminano e l’aria si riempie di risate e allegria, segnando l’arrivo di una nuova stagione e la promessa di giorni più luminosi.

La piazza principale prende vita e si illumina, la danza delle fiamme, la melodia avvolgente della musica e i movimenti ritmici dei balli creano un’atmosfera di gioia contagiosa. È un vero e proprio caleidoscopio di emozioni uniche e imperdibili.

E poi c’è l’accensione del falò serale, uno dei momenti più attesi e popolari del Carnevale. Un enorme fuoco brucia al centro della piazza principale, illuminando i volti dei Busó e degli ospiti con una luce calda e accogliente. Il bagliore delle fiamme danza sulle maschere di legno, mentre la musica ad alto volume fa da colonna sonora a questo spettacolo indimenticabile. Di tanto in tanto, il suono dei cannoni interrompe la melodia, aggiungendo un tocco di suspense e di emozione.

Inoltre, ogni angolo della città si trasforma in un banchetto di sapori, con bancarelle che offrono le più autentiche specialità ungheresi. Sotto tende colorate e tra risate e chiacchiere, i visitatori possono assaporare piatti di carne succulenti, preparati secondo antiche ricette e abilmente conditi con spezie locali. L’aroma invitante delle pietanze si diffonde nell’aria, mescolandosi con l’odore del famoso vino della regione. E infine, nessuna festa sarebbe completa senza i dolci caratteristici. Qui, la ciambella regna sovrana, può essere gustata in versione salata o dolce e ogni morso è un’esplosione di gusto che delizia il palato.

Carnevale Mohács
Carnevale di Mohács, Ungheria
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Salalah, un vero e proprio paradiso dell’Oman

È un fascino irresistibile quello che porta i visitatori alla scoperta dell’Oman, una realtà da “Mille e una notte” ricca di panorami, colori, profumi e suoni unici dove le tradizioni si fondono in armonia con la modernità.

Una delle mete che, da tempo, conquista i cuori è Salalah, la seconda città del Paese, capitale del Governatorato del Dhofar e porto principale: dalla storia millenaria, sorge dinanzi all’Oceano Indiano, in una zona pianeggiante nell’abbraccio delle montagne dipinte di verde e punteggiate da fragorose cascate.

Le cangianti dune del deserto, la favolosa costa, le spiagge bianchissime e le acque trasparenti la rendono un vero e proprio paradiso di cui godere almeno una volta nella vita.

Tutta la magia del deserto

Una delle esperienze più coinvolgenti di una vacanza in Oman e, in particolare, a Salalah è quella di vivere il suggestivo deserto del Rub al Khali, chiamato anche “Quarto Vuoto”: qui, il paesaggio è incredibile, plasmato da dorate dune che si rincorrono a perdita d’occhio e danno vita a un’atmosfera che non sembra di questo pianeta.

Con un po’ di fortuna, è anche possibile avvistare i cammelli selvatici in lontananza. E, per dare un “tocco di magia” in più, scegliete di trascorrere la notte in un campo tendato in posizione panoramica: oltre ad ammirare l’alba e il tramonto che lasciano senza fiato, tra la limpidezza e il silenzio del deserto, ecco il cielo notturno nella sua essenza più pura, al riparo dall’inquinamento luminoso, foriero dell’immensa bellezza surreale dell’universo.

Cosa vedere a Salalah, incanto dell’Oman

Salalah è una “splendida anteprima” di quanto offre l’Oman e racchiude in sé notevoli punti di interesse a partire da una delle moschee più famose del Paese, la Moschea Sultan Qaboos, un tesoro architettonico comodamente raggiungibile dal centro e immerso in un giardino che trasmette serenità: all’esterno, si fa apprezzare con i candidi minareti impreziositi da forme dorate e le due cupole, mentre l’interno è adornato da lanterne e da pareti con motivi eleganti.

Di sicuro impatto sono poi il Palazzo reale del Sultano dell’Oman, visitabile dall’esterno, edificato nel Settecento come torre di avvistamento in pietra marina e corallo, e il Castello di Taqah, uno dei più affascinanti, oggi sede di vari musei con strumenti e armi per conoscere l’antico stile di vita del territorio.

Ma siamo appena all’inizio.

Gli appassionati di storia e archeologia rimarranno estasiati dal sito Patrimonio UNESCO Al Balid, con scavi che ripercorrono all’incirca 800 anni (fino al dominio portoghese nel Cinquecento) con resti di moschee, abitazioni e magazzini, e dalle rovine di Khor Rori, o Sumhuram, città fortificata risalente all’impero Hadramawt nel I secolo d.C., da cui lo sguardo volge alle limpide acque del Mare dell’Oman.

Ancora, il luogo ideale per chi ama la natura è la Grotta Al Marneef che incanta per gli improvvisi geyser naturali: nei pressi si trovano alcune panchine dove fare una piacevole sosta per ascoltare il suono del mare e scorgere le maestose rocce erose dagli agenti atmosferici in un tripudio di colori e contrasti.

Infine, merita una visita il Museo dell’Incenso, ideale per farsi un’idea della storia del Governatorato grazie a moltissimi reperti, manufatti, resti archeologici di 3000 anni fa, ceramiche, modelli di barche, di tombe e di moschee.

Sentirsi ai Caraibi a Salalah

Non si può parlare di Salalah senza nominare le spiagge da sogno e il mare che regalano la sensazione di essere ai Caraibi.

Tra le spiagge più sorprendenti troviamo Fazayah che ammalia con la natura incontaminata e la sabbia bianchissima, Al Mughsail dove i “blow holes” (geyser circondati da scogliere e acque trasparenti) fanno bella mostra di sé, e Dhareez, l’unica spiaggia libera, dalla sabbia soffice e morbida.

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La città nel deserto che “vive” per soli 8 giorni all’anno. Ecco quando visitarla

Nel cuore del deserto del Nevada, tra le dune di sabbia e sotto un cielo stellato, si svolge ogni anno uno degli eventi più affascinanti e unici al mondo: il Burning Man Festival. Sin dal suo esordio nel 1991, questo festival ha saputo catturare l’immaginazione e il cuore di migliaia di persone, diventando un punto di riferimento per artisti, sognatori e avventurieri provenienti da ogni angolo del globo, Italia inclusa.

Molto di più di un semplice festival. È un simbolo, una celebrazione della creatività umana e della libertà di espressione. Un luogo dove l’arte e la vita si fondono, permettendo ad ogni individuo di scoprire nuove emozioni ed esperienze.

Anche quest’anno, dal 25 agosto al 2 settembre, migliaia di persone si ritroveranno in questo angolo di deserto, in questa metropoli temporanea che sorge e svanisce come un miraggio, lasciando dietro di sé solo tracce di arte e ricordi indimenticabili. Il tema del 2024 è la curiosità, un invito alla scoperta, un richiamo all’avventura. Le domande senza risposta, l’irrazionale, l’assurdo, tutti elementi che sembrano sfidare la logica, ma che in realtà sono il motore di ogni grande viaggio. Perché senza quella scintilla di curiosità, senza quel desiderio di andare oltre, di sperimentare, di mettersi in gioco, nessun movimento è possibile.

Burning Man Festival: arte e libertà nel deserto del Nevada

Burining Man

Fonte: Getty Images

Back Rock City, Nevada

Questo evento eclettico e affascinante nasce da un atto di ribellione compiuto nell’estate del 1986. Larry Harvey, insieme ad un gruppo di amici, ha costruito una maestosa scultura di legno a Baker Beach, a San Francisco, per poi darla alle fiamme.

Questo gesto simbolico, una sfida aperta alle norme sociali convenzionali, segnò l’inizio di quello che sarebbe diventato noto come il Burning Man Festival. L’anno successivo, a causa di problemi con le autorità locali, la celebrazione fu spostata a Black Rock City, nel Nevada. Da allora, questo paesaggio desolato e affascinante è diventato la dimora permanente dell’evento, un luogo dove arte, creatività e libertà trovano ogni anno una nuova, effimera incarnazione.

Imperdibili sono le affascinanti installazioni artistiche, opere di grande impatto che sembrano sorgere come miraggi tra le dune, trasformando il paesaggio inerte in un caleidoscopio di colori e forme. Ma l’arte visiva è solo una delle molte espressioni creative che animano questo evento unico. Ogni angolo della città temporanea pulsa al ritmo di musiche diverse, un’armonia polifonica che risuona nelle notti stellate del deserto. E poi ci sono le esibizioni teatrali, i balletti improvvisati, le performance di danza che infondono vita e movimento nell’aria calda e secca.

L’evento è più di un semplice raduno, è un inno alla cultura del “leave no trace” (non lasciare traccia). Un richiamo potente e appassionato che risuona attraverso le dune, un invito al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente che ci accoglie. I partecipanti sono incoraggiati a portare via con sé ogni cosa che hanno portato, non solo oggetti, ma anche ricordi, emozioni, momenti. Perché ogni impronta, ogni segno, ogni piccolo residuo può alterare l’equilibrio delicato del deserto. E così, quando l’ultimo eco dell’evento si spegne, quando le ultime luci si attenuano, il deserto rimane intatto, indomito e selvaggio come sempre.

Burning Man: consigli indispensabili per vivere un’esperienza straordinaria

Se stai pensando di partecipare all’esperienza unica e irripetibile del Burning Man Festival, ci sono alcuni consigli pratici che potrebbero rivelarsi utili. Infatti, la sua natura avventurosa, combinata con le condizioni estreme del deserto, richiede una resistenza fisica e mentale notevole.

Le giornate nel deserto del Nevada possono essere insopportabilmente calde, con temperature che raggiungono facilmente i 40 gradi Celsius. Ma quando il sole tramonta, la temperatura può precipitare rapidamente, rendendo le notti gelide e pungenti. In questo contesto, è fondamentale essere preparati: occhiali protettivi e bandana sono elementi essenziali da inserire in valigia. Questi strumenti di protezione saranno i tuoi alleati nel caso in cui dovessi affrontare una delle tempeste di sabbia tipiche della zona, salvaguardando occhi e polmoni dalle insidie del territorio.

Inoltre, acqua e cibo sono fondamentali per garantire la propria sicurezza in un ambiente così ostile. Nonostante ci siano diversi punti vendita all’interno del festival dove è possibile acquistare questi beni essenziali, è importante tenere presente che, come spesso accade durante grandi eventi, i prezzi possono essere abbastanza alti. Pertanto, portare con sé le proprie provviste è sicuramente una scelta saggia. Per scoprire tutti i dettagli e le informazioni sull’evento, ti consigliamo di visitare il sito ufficiale.

Burining Man

Fonte: Getty Images

Burining Man Festival, Back Rock City, Nevada
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Ripartono le crociere in Lapponia: gli itinerari

La compagnia di navigazione norvegese Hurtigruten ritorna alla programmazione pre-pandemica rispolverando tre gettonati itinerari “tra mare e terra” che percorrono sia il nord della Finlandia che la costa della Norvegia e includono un viaggio per gli appassionati di astronomia.

Si possono definire tranquillamente “viaggi della vita”, esperienze incredibili al cospetto di paesaggi che tolgono il fiato e che svelano appieno tutto il fascino e la magia del “Grande Nord”.

A caccia dell’Aurora Boreale

Il primo tour da sogno si chiama “Segui l’aurora boreale: Land and Sea Tour” e, in quindici giorni, propone un trekking via terra della Finlandia a nord di Helsinki e un viaggio Coastal Express lungo la costa norvegese fino a Bergen, con un percorso via terra da Bergen a Oslo, o viceversa.

Con partenze multiple tra novembre e marzo, gli ospiti possono godersi la Lapponia finlandese nell’incanto delle foreste innevate, sperimentare entusiasmanti safari con husky e renne, approfondire la storia del popolo Sámi, attraversare il circolo polare artico e conoscere da vicino il tradizionale patrimonio di pesca e caccia, con ottime possibilità di assistere al fenomeno sempre emozionante dell’aurora boreale.

La crociera inizia a Kirkenes e punta al di sopra della Norvegia in direzione sud, immergendosi nei maestosi fiordi e prevedendo soste nei tradizionali villaggi di pescatori.
Gli ospiti possono anche godersi musica, escursioni in motoslitta, visitare musei storici e partecipare a tour delle città di Helsinki, Bergen e Oslo.

Follow the Midnight Sun: Land and Sea Tour

Il secondo itinerario porta il nome di “Follow the Midnight Sun: Land and Sea Tour“, ha una durata di quindici giorni ed è programmato per i mesi di giugno e luglio.

Inizia con un viaggio in traghetto da Stoccolma a Helsinki, poi si dirige via terra verso le regioni settentrionali della Finlandia prima di salpare con il viaggio Coastal Express lungo la costa norvegese fino a Bergen: nell’Artico, questo è il periodo del cosiddetto “sole di mezzanotte” con l’astro che non tramonta mai sotto l’orizzonte e offre quasi 24 ore di luce estiva.

Dopo una notte allo Snowhotel, il viaggio per mare riprende il percorso a Kirkenes, dirigendosi verso decine di fiordi norvegesi: gli ospiti rimarranno estasiati dai panorami unici e dalle tipiche comunità di pescatori, visiteranno i pittoreschi arcipelaghi e ammireranno le cime delle montagne e il ghiacciaio più grande d’Europa.

Inoltre, potranno anche partecipare a tour delle città di Stoccolma, Helsinki e Bergen, a gite in slitta con husky e renne, conoscere meglio la cultura Sámi e attraversare il Circolo Polare Artico.

Follow the Stars: Astronomy Voyage

La terza proposta, “Follow the Stars: Astronomy Voyage”, è dedicata in particolare agli amanti dell’astronomia, con partenza e ritorno a Bergen dopo una navigazione della splendida costa norvegese.

Si tratta di un “viaggio astronomico” di 12 giorni, con partenze a gennaio e febbraio, che offre preziose informazioni sul cielo artico notturno: gli astronomi Ian Ridpath, John Mason, Sadie Jones e Tom Kerss terranno coinvolgenti  lezioni e tour guidati dal ponte della nave così che gli ospiti possano scoprire l’aurora boreale, le stelle, i pianeti, le meteore e i miti e le leggende legati alle costellazioni.

L’itinerario prevede anche una visita esclusiva al Planetario dell’aurora boreale a Tromsø.