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La “Venezia d’Africa” è una città che sorge sulle palafitte

Una città sull’acqua, in cui le strade si percorrono con le imbarcazioni e abitazioni si ergono su palafitte: è la Venezia d’Africa, un luogo affascinante, in cui il tempo sembra essersi un po’ fermato e la vita è scandita da ritmi più lenti.

Ganvié si trova in Africa occidentale nel Benin meridionale, si tratta di un villaggio lacustre che è stato costruito sul lago Nokoué, un luogo antico, le cui origini sono da ricercare nel XVIII secolo. Questo villaggio, che vive soprattutto di pesca, è anche sempre di più una meta turistica apprezzata, ciò non stupisce dal momento che sembra di ritrovarsi in un luogo senza tempo e dove la mano degli uomini emerge a ogni costruzione.

 Ganvié, benvenuti nella Venezia d’Africa

Le case sono costruite su palafitte, i pali di bambù emergono dalle acque del lago e sorreggono le abitazioni. Le barche si muovono su queste strade liquide. Qui il tempo sembra non esistere, perché gli abitanti di Ganvié – la Venezia d’Africa –  vivono di pesca e si sono adattati ad abitare questo luogo. Dormono in case in legno, con tetti di paglia (ma si vedono anche in lamiera), si spostano con imbarcazioni lungo questi percorsi d’acqua: piroghe con remi e alcune anche con motori. Sono il vero mezzo di trasporto che si utilizza per ogni spostamento tra un edificio e l’altro.

Il villaggio ha circa 20mila abitanti e dal 1996 è iscritto alla lista indicativa Unesco, non ancora nei siti Patrimonio dell’Umanità. Il lago su cui sorge è poco profondo, può raggiungere un’altezza di circa due metri e la sua acqua – essendo collegato al mare – è salmastra per questa ragione non è potabile. L’approvvigionamento per bere avviene tramite fontanelle alle quali ci si reca per riempire i contenitori. Viene anche allevato del bestiame su alcune isolette.

Ma gli abitanti vivono soprattutto di pesca e di turismo; infatti, la Venezia d’Africa è una delle mete più raggiunte se si visita questa zona del Benin ed è un luogo particolarissimo.

Per risalire alla sua nascita si deve tornare al XVIII secolo quando la popolazione si è recata in questa zona per sfuggire alla tratta degli schiavi.

Ganvié: la Venezia d'Africa

Fonte: iStock Photo

Ganvié è la Venezia d’Africa

Come raggiungere e quanto fermarsi alla Venezia d’Africa

Si può dedicare alla visita della Venezia d’Africa una giornata, per raggiungerla si deve salire su un’imbarcazione, un breve percorso che permette già da solo di immergersi nell’atmosfera particolarissima di questo luogo.

Nel villaggio, che si sviluppa su un territorio abbastanza esteso, inoltre si trovano un hotel e un negozio dove acquistare dei ricordi della visita. Il lago si estende su circa 16mila ettari ed è il posto ideale per chi apprezza osservare gli uccelli; infatti, ci si può imbattere nell’anastomo africano e nell’airone tigrato crestabianca. Se si decide di inserire la Venezia d’Africa fra le proprie tappe di viaggio è bene sapere che è necessario visitarla con una guida.

Inoltre, non è molto distante dalla capitale economica del paese: Cotonou, che si trova a circa mezzora di distanza e anche questa città è una meta imperdibile con le sue tante attrazioni. Tra queste impossibile non citare il Grand Marché du Dantokpa dove si trovano le merci più disparate: si tratta di un grandissimo mercato a cielo aperto, forse tra i più vasti che si trovano in questa zona del continente africano. Un luogo in cui trattare e lasciarsi affascinare dalla cacofonia di suoni e dai tanti profumi.

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In Italia c’è un nuovo e bellissimo giardino da visitare

Nel circuito dei Grandi Giardini Italiani c’è una grande novità: per la prima volta, si è appena aggiunto un nuovo e meraviglioso giardino che si trova in Puglia. Si tratta del Giardini Mileto che si trova a Pozzo Faceto di Fasano, nel cuore della Valle d’Itria.

Come nascono i Giardini Mileto

I Giardini Mileto nascono dal desiderio di rivalorizzare un’antica cava e i terreni circostanti presenti in un lembo di terra di circa 14 ettari appartenenti alla famiglia Zizzi, proprietaria anche di un vivaio per la vendita di piante ornamentali e la progettazione e la realizzazione di giardini, distante soli 3 chilometri.

L’idea della famiglia era di convertire un’area agraria in un parco naturalistico caratterizzato da un’elevata biodiversità di piante, provenienti dalle diverse zone del Mediterraneo, ma anche di altre zone del mondo. L’obiettivo era quindi quello di creare un giardino composto da cinque diverse aree tematiche collegate tra loro.

Le cinque aree tematiche

Il Cammino: si estende lungo un percorso alberato costeggiato da specie con diversi periodi di fioritura, in modo da offrire un’alternanza di colori tra le diverse stagioni dell’anno.

Il Teatro: sulle alte pareti rocciose predominano arbusti come il Biancospino, il Mirto e il Pistacia lentisco che, insieme al rosso della terra, danno vita a un palcoscenico senza eguali.

Il Palmeto: è il luogo in cui arte e poesia si intersecano tra loro, stimolando l’immaginazione del visitatore. Il fruscìo delle canne da zucchero, il gorgoglìo dell’acqua e l’ondeggiare delle Pampas sono fonte di quiete per la mente.

Il Deserto: è composta da piante succulente (comunemente dette piante grasse), destinate a riprodurre un ambiente tipico di quelle zone prive d’acqua per dimostrare che, anche in zone aride e rocciose, è possibile realizzare un giardino ecosostenibile.

Il Frutteto: qui si può degustare e acquistare l’olio extravergine di oliva di produzione dei Giardini Mileto, ma anche le diverse colture stagionali, raccolte dall’orto biologico e preparate a chilometro zero.

I Giardini Mileto aprono al pubblico dal 30 aprile al 31 ottobre 2024.

I Grandi Giardini Italiani

Nati per promuovere e valorizzare i più bei giardini d’Italia, il circuito dei Grandi Giardini Italiani è nato nel 1997 da un’idea di Judith Wade, la “signora dei giardini”, australiana di nascita, ma cresciuta in Inghilterra, e approdata nel nostro Paese alla fine degli Anni ’90, oggi CEO di Grandi Giardini Italiani.

Comprende 150 tra i giardini più famosi nella storia dell’arte del nostro Paese e comprende luoghi iconici come i giardini di Villa d’Este a Cernobbio, sul Lago di Como, quelli di Tivoli appena fuori Roma, i Giardini Vaticani, quelli di Castel Gandolfo, la Reggia di Caserta e la Reggia di Venaria.

Sono giardini di proprietà dello Stato italiano, ma anche privati, come Villa Bell’Aspetto a Nettuno, entrata nel circuito nel 2022 insieme ad altri quattro, Villa di Montruglio, vicino a Vicenza, Villa Rezzola a Lerici, in Liguria, il Giardino dell’Impossibile sull’isola di Favignana, e la Biblioteca degli Alberi, il più recente giardino sorto a Milano, e ora i Giardini Mileto in Puglia.

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isole Liguria lusso Notizie piscine Savona Viaggi

In quest’isola italiana sta per nascere una piscina naturale

Nasce un nuovo tipo di turismo esperienziale, strettamente legato al mare: la prossima estate verrà infatti realizzata una piscina naturale tra l’isola Gallinara e la costa di Albenga, lungo la Riviera Ligure di Ponente, con l’obiettivo di sfruttare questo spazio per attività outdoor e per archeologia subacquea. L’iniziativa rientra all’interno del più ampio progetto Liguria Tourism, volto a rivalorizzare il patrimonio paesaggistico e culturale di questa regione. Scopriamo qualcosa in più.

La piscina naturale attorno all’isola Gallinara

Grazie al finanziamento ottenuto dalla Commissione Europea, il nuovo progetto Liguria Tourism potrà dare il via al suo primo passo verso la valorizzazione di un’area finora decisamente poco sfruttata a livello turistico. L’idea è quella di realizzare una piscina naturale nel tratto di mare chiuso dalla costa albenganese e dall’isola Gallinara, offrendo così ai bagnanti l’opportunità di praticare sport d’acqua, ma anche di scoprire più da vicino l’incredibile patrimonio paesaggistico, culturale e archeologico della zona.

“Oggi prende il via il progetto di valorizzazione dell’isola Gallinara e della costa del ponente savonese antistante, che è un sito straordinario, sia dal punto di vista culturale che naturale e non solo della Liguria, ma dell’intero bacino del Mediterraneo. Il nostro obiettivo è sviluppare il potenziale di quest’isola, condividendo con tutti gli stakeholder pubblici e privati nuove forme di turismo esperienziale e sostenibile legate al mare, nel pieno rispetto della natura, risorsa unica che costituisce uno dei fattori di attrattività più rilevanti per l’intera Liguria” – ha affermato Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria.

La prima fase del progetto prevede la realizzazione di alcuni studi, da parte degli esperti dell’Università di Genova, per approfondire la conoscenza dell’area e delle sue potenzialità da sfruttare, in armonia con l’obiettivo di preservarne il valore naturalistico. Solo in un secondo momento verranno effettuati dei test e poi sistemate le boe che circonderanno la nuova piscina naturale attorno all’isola, un’area che verrà dedicata alle attività sportive e all’archeologia subacquea. Perché, e non molti lo sanno, questi fondali sono davvero di una ricchezza incredibile.

L’isola Gallinara, una perla ligure

L’isola Gallinara si trova ad appena 1,5 km dalla costa della Riviera di Ponente, di fronte al comune di Albenga. Su di essa insiste la Riserva Naturale Regionale dell’isola Gallinara, per via della sua importanza faunistica, inoltre è quasi interamente di proprietà privata – ad eccezione di Villa Diana, recentemente acquistata dallo Stato italiano. Questo significa non solamente che l’area è totalmente inedificabile, ma anche inaccessibile al pubblico e abitata solamente da un guardiano. Un vero peccato non poter ammirare più da vicino questo gioiello.

Presto, grazie alla nuova piscina naturale, sarà almeno possibile avvicinarsi all’isola Gallinara e, soprattutto, andare alla scoperta – in tutta sicurezza – di ciò che si trova sui fondali circostanti. In antichità, infatti, l’isola era approdo di numerose imbarcazioni: alcuni relitti si trovano ancora inabissati a poca profondità, e tra di essi c’è anche quello più grande del Mediterraneo, studiato da vicino nel 1950. All’interno e nei pressi di questi relitti, è possibile avvistare numerosi reperti di epoca romana, soprattutto anfore: erano infatti trasportate dalle navi sfortunatamente naufragate.

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San Valentino: la caccia nel labirinto più grande del mondo ha inizio

È il dedalo più grande al mondo, in cui perdersi e ritrovarsi, in mezzo a oltre 300mila piante di bambù di 20 specie diverse: si tratta del Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci che riapre i battenti al pubblico a partire dal 10 febbraio 2024. Sono previsti tanti eventi, tra questi ben due cacce al tesoro, una di queste proprio in occasione di San Valentino.

Un modo speciale e alternativo di trascorrere del tempo con chi si ama, ma anche con gli amici e la famiglia, per divertirsi e immergersi in uno scenario uscito dalla mente geniale di colui che lo ha realizzato.

Si trova in provincia di Parma ed è un luogo affasciante che ora riapre i battenti per una nuova stagione ricca di eventi e appuntamenti imperdibili.

San Valentino, la caccia nel Labirinto della Masone

Otto ettari di fascino, bellezza e cultura: il Labirinto della Masone è un luogo in cui rigenerare il corpo e la mente, ma è anche il posto adatto per nutrire la propria voglia di conoscenza. Oltre al dedalo, infatti, si può visitare il Museo al cui interno si trova la raccolta artistica di Franco Maria Ricci, un vero e proprio tesoro composto da circa quattrocento opere come pitture, sculture e oggetti non solo italiani ma internazionali. Oltre a questo, si possono ammirare anche numerosi libri.
Ma non mancano gli eventi: tra i tanti che animeranno la nuova stagione di apertura, sono previste due cacce al tesoro dedicate sia ai visitatori più grandi sia a quelli più piccoli.

Per chi desidera trascorrere un romantico San Valentino facendo qualcosa di speciale è prevista Nel giardino di Venere, che si terrà il 10 – 11 e il 17 – 18 febbraio: chi partecipa deve cercare la corona di fiori che verrà celata tra i bambù del percorso. Per chi la trova è prevista una sorpresa romantica.

In occasione di Pasqua e Pasquetta, invece, si terrà il tradizionale appuntamento in collaborazione con la rete dei Grandi Giardini Italiani. la Caccia al Tesoro.

E poi le mostre: la prima verrà ospitata fino al 17 marzo e si tratta di Orhan Pamuk. Parole e immagini, a cura di Edoardo Pepino in cui si possono ammirare 12 taccuini scritti e disegnati dal Premio Nobel per la letteratura turco. Dal 6 aprile e fino al 30 giugno, invece Musca depicta a cura di Sylvia Ferino e Elisa Rizzardi, una mostra dedicata alla mosca. Dal 5 al 7 luglio 2024, infine, si terrà il festival immersivo LOST dedicato alla musica elettronica e all’arte. È promosso dalla fondazione Franco Maria Ricci.

La storia del Labirinto della Masone

Il Labirinto della Masone è un parco culturale vicono a Parma, frutto della mente dell’editore, bibliofilo, designer e collezionista Franco Maria Ricci. L’apertura di questo luogo è datata 2015 e da allora ha accolto tantissimi visitatori.

Il seme che ha portato alla nascita di questo spazio multiforme, invece, è datato 1977 quando Ricci ha fatto una promessa allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, quella che un giorno in quei campi avrebbe realizzato il labirinto più grande al mondo.

Così è stato e ora è uno spazio in cui immergersi nella natura e respirare cultura, qui si trova anche il ristorante Il Labirinto by 12 Monaci, il Bistrò e due suite perfette per chi ama lusso e comfort. Fino al 31 marzo l’apertura è dalle 9,30 alle 18, ultimo ingresso alle 16,30.

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Borghi itinerari culturali montagna musei Prealpi Viaggi

Visitare il borgo dipinto di Arcumeggia, un museo a cielo aperto

Nascosto sulle Prealpi lombarde, c’è un piccolo borgo di pietra famoso per essere uno dei più bei paesi dipinti d’Italia. È il borgo di Arcumeggia, in provincia di Varese, sulle cui case si possono ammirare diversi dipinti eseguiti con la tecnica dell’affresco proprio come fosse un museo a cielo aperto.

L’itinerario che vi consigliamo si snoda tra gli antichi vicoli del paesino, situato nel cuore della montagna a quasi 800 metri d’altezza, camminando sull’antico ciottolato, tanto da sentirsi fuori dal tempo.

Quasi 150 dipinti, uno diverso dall’altro e realizzati da artisti differenti, da Sassu a Montanari, da Migneco a Salvini, da Usellini a Brindis, ciascuno con un soggetto proprio, ma legato comunque alla storia, alle tradizioni, alla natura e persino ai miti del territorio, raccontano la storia di Arcumeggia e costituiscono un patrimonio pittorico unico.

È il paese dipinto più importante d’Italia, se si contano le dimensioni del borgo rispetto al calibro degli artisti presenti e l’inizio dei lavori.

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Fonte: @Varese Turismo

Escursionisti in visita al borgo di Arcumeggia

Da paese rurale a borgo d’artista

Il paese di origine medievale – anche se è stata individuata una fortificazione di epoca romana chiamata “arx media”, fortezza di mezzo ovvero in mezzo a due valli, la Valcuvia e la Valtravaglia, da cui il nome del luogo – è sempre stato a vocazione rurale, con un’architettura tipica della zona: stretti vicoli attraversano un abitato compatto, disposto secondo la direzione delle curve naturali del terreno, orientato in modo da sfruttare al massimo l’esposizione solare. In origine, le abitazioni erano composte da poche stanze, stalle e cascine.

Il paese, molto popolato fino ai primi decenni del Novecento, conobbe il progressivo abbandono negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, quando l’industrializzazione e diversi stili di vita indussero le famiglie a trasferirsi altrove.

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Fonte: @IPA

Uno degli affreschi sulle case di Arcumeggia, in provincia di Varese

Negli Anni ’50, però, nel borgo accade qualcosa di incredibile che cambiò completamente le sue sorti e, oggi, queste case sono state in gran parte ristrutturate a uso residenziale (sono circa 60 gli abitanti fissi) e, spesso, si aprono su cortili interni, di grande fascino e suggestione.

Era il 1956, quando venne indetta la manifestazione “Pittori in vacanza“: alcuni tra i maggiori artisti italiani contemporanei si recarono a dipingere sulle pareti esterne delle case del piccolo borgo contadino. Il successo della manifestazione fu tale da trasformare l’intero paese in una mostra capace di documentare una tecnica mai abbandonata della pittura italiana, offrendo ai pittori un colloquio aperto e diretto con il pubblico e favorendone la partecipazione.

Arcumeggia divenne non soltanto un borgo dipinto, ma un borgo di pittori e artisti. Quelli che si possono ammirare sugli edifici all’aperto non sono semplici affreschi realizzati direttamente sui muri, bensì veri e propri quadri dipinti dentro i telai da murare in nicchie appositamente preparate sulle facciate delle case.

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Fonte: @Getty Images

Il borgo dipinto di Arcumeggia in provincia di Varese

Una galleria a cielo aperto

L’idea fu molto probabilmente dell’architetto varesino Bruno Ravasi, che creò questa prima galleria all’aperto dell’affresco in Italia alla fine degli Anni ’50. Il primo fu realizzato dall’affrescatore locale Ferruccio Ferrazzi. E fu sempre a Ravasi che fu commissionata la realizzazione della Casa del Pittore, un edificio che il Comitato Organizzativo desiderava mettere a disposizione di tutti quegli artisti che, da allora in poi, avrebbero collaborato all’ampliamento della galleria all’aperto dell’affresco, venendo di persona a lavorare nel borgo. Gli artisti venivano così ospitati nel borgo per un mese, il tempo di creare la loro opera en plein air.

Vennero chiamati artisti di fama nazionale e internazionale a realizzare affreschi sulle facciate delle case rurali e furono attivati corsi estivi di tecnica dell’affresco, concorsi e mostre d’arte, cosa che avviene ancora oggi.

Artisti ad Arcumeggia

Ma gli affreschi sui muri delle case non sono le uniche opere d’arte che si possono ammirare nel borgo. Arcumeggia è di fatto un vero re proprio borgo d’artista. E nella Casa del Pittore si conservano i bozzetti e le prove degli affreschi e vengono ospitati corsi estivi di pittura organizzati dall’Accademia di Belle arti di Brera.

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Fonte: @IPA

Uno degli affreschi di Arcumeggia

Negli oltre cinquant’anni di esperienza, gli incontri artistici sono divenuti una consuetudine che si è puntualmente rinnovata nel tempo.

C’è una via di Arcumeggia, detta “Via degli Allievi“, dove sono esposte le opere degli allievi delle Accademie di Belle Arti. Accanto alla chiesa, vi è una Via Crucis, con le stazioni affrescate da undici artisti diversi. Chi esce da qui oggi, insomma, potrebbe diventare il Picasso di domani.

Fin dall’inizio, i cortili delle vecchie case hanno ospitato gli studi degli allievi durante i corsi estivi e, spesso, le opere realizzate dagli allievi sono rimaste per i posteri. Visitando il paese, è ancora oggi possibile entrare in alcuni cortili, dove arte e tradizione contadina, cultura rurale e vita quotidiana s’incontrano.

Visitando il paese è ancora possibile entrare in alcuni cortili, che – sia pure con nuove destinazioni d’uso dei locali – raccontano questa storia. Ogni cortile rappresenta un vero e proprio “condominio”, in cui sono presenti più unità immobiliari, a volte anche molto piccole: per il loro carattere raccolto, per gli spazi limitati e protetti, i cortili d’Arcumeggia sono delle piccole gallerie d’arte che meritano una visita.

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Fonte: @Varese Turismo

I cortili del borgo di Arcumeggia, gallerie a cielo aperto

Inoltre, Arcumeggia è il paese natale dello scultore Giuseppe Vittorio Cerini, nominato da Vittorio Emanuele III Cavaliere della Corona d’Italia, di cui si conservano numerose opere in Italia e all’estero. Nel borgo si possono ammirare una piccola gipsoteca nel cortile della casa natale dell’artista e due opere in marmo nel cimitero locale.

Una gita ad Arcumeggia, una tavolozza colorata nel verde della Valcuvia, è come tuffarsi in un mondo incantato, fatto di arte e di storie, tutte da scoprire.

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La Valle del Silencio, il segreto meglio custodito della Spagna

Ci sono dei posti remoti, totalmente fuori dai radar dei turisti, dai profili fiabeschi e che nascondono segreti naturali e gioielli architettonici davvero unici nel loro genere. No, per trovarli non occorre andare dall’altra parte del mondo, perché sono più vicino di quanto si creda. Uno di questi si trova in Spagna, e prende il nome di Valle del Silencio.

Dove si trova la Valle del Silencio

La straordinaria Valle del Silencio (e tra poco scopriremo che non si chiama così a caso) sorge a Sud della regione spagnola soprannominata El Bierzo, un angolo del Paese dove la natura regna indiscussa e che si trova a ovest della Provincia di León, nella comunità autonoma di Castiglia e León.

Sotto lo sguardo dei Monti Aquilianos, per accedervi occorre attraversare una strada pregna di piccoli paesini da sogno e che in sottofondo regala un costante mormorio di ruscelli e sinuose cascate.

Perché si chiama così

Un nome molto particolare, quello della Valle del Silencio, su cui però non c’è un parare universale: nessuno sa con precisione perché si chiami così. Ciò non toglie che ci siano un paio di storie curiose che provano a raccontarlo.

La prima narra che non si potrebbe chiamare in altro modo, perché quando i viaggiatori attraversano la tortuosa strada che la collega con il resto del mondo rimangono muti. Non è chiaro però se la mancanza di parole derivi dalle tante curve da superare o a causa degli straordinari, e pressoché infiniti, paesaggi che fanno impallidire.

Secondo un’altra storia, invece, questo curioso nome è dovuto alle rigide regole imposte dalle piccole comunità di monaci che vagavano da queste parti, tra l’VIII e il X secolo, e che qui trovarono il luogo che cercavano, nonché grotte dove rifugiarsi incastonate tra montagne che già i Celti consideravano sacre.

Cosa visitare

La prima tappa da fare nelle vicinanze della Valle del Silencio è Ponferrada, capoluogo di El Bierzo e anche una delle soste principali del famosissimo (e bellissimo) Cammino di Santiago. Una località dai profili magici: si sviluppa ai piedi di un imponente castello fondato dai templari.

Chiamato il Castillo del Temple, è stato costruito nell’XI secolo e poi modificato, ampliato, riformato e restaurato. Molto interessante è anche la Torre dell’orologio che un tempo era un’antica porta della città. C’è poi il Real Carcel (Carcere reale), un edificio a due piani che ospita oggi il Museo del Bierzo.

Un’altra attrazione da non perdere è la Basilica della Madonna della Quercia dove è custodita La Morenita, una delle antiche Madonne nere della Spagna.

Da qui inizia il vero e proprio percorso che porta ad immergersi nella Valle del Silencio. Bisogna andare in direzione San Clemente de Valdueza, Montes de Valdueza e Peñalba de Santiago lungo una strada impreziosita da una fitta e fresca foresta che permette di lasciarsi alle spalle la frenesia del mondo: non sorprende, quindi, che fosse meta degli eremiti.

Con una piccola deviazione si raggiunge Montes de Valdueza, un paese dall’atmosfera rustica e autentica che si trova in una posizione particolarmente isolata, al centro dei Monti Aquilianos, tanto che i monaci anacoreti qui costruirono monasteri ed eremi, come il monastero di San Pedro de Montes, attorno al quale nacque l’attuale borgo.

Subito dopo occorre andare in direzione Peñalba de Santiago che colpisce per essere un borgo incontaminato. Da queste parti sorge la Chiesa del X secolo che è stata descritta da Sandoval come “la cosa più curiosa e degna di nota che la Spagna abbia tra le antichità”.

Dai vicoli labirintici, è un posto che è rimasto ancorato nel tempo, come del resto la Valle del Silencio che è uno di quei luoghi meno conosciuti ma più sorprendenti della Spagna.

Infine San Clemente de Valdueza, pieno di edifici dalla tipica architettura berciana. Da qui inizia anche il percorso che porta al belvedere e all’altalena Valdecarrizo dove si può godere di straordinarie viste panoramiche e scattare alcune foto da una delle altalene più suggestive del Bierzo.

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Dormire in un faro, su un’isola selvaggia e solitaria, con la tua dolce metà

Le coppie che amano vivere e condividere esperienze uniche e straordinarie sanno bene che c’è sempre un buon motivo per organizzare un nuovo viaggio, sia che si tratti di un’avventura adrenalinica o di una vacanza da Mille e una notte. Certo è che con la primavera alle porte, una fuga d’amore è proprio quello che serve a tutti quelli che viaggiano in coppia.

Se siete alla ricerca di una nuova avventura da vivere con la vostra dolce metà, magari proprio in occasione della bella stagione, l’avete trovata. Si tratta di un alloggio unico, e uguale a nessun altro, che vi permetterà di realizzare un sogno, quello di dormire in un faro su un’isola selvaggia e solitaria.

Vi farà piacere sapere che, per vivere questa esperienza, non dovrete volare dall’altra parte del mondo perché questa struttura si trova in Italia e più precisamente al largo delle coste toscane. È qui, che in coppia, potrete vivere la vostra favola italiana.

Fuga romantica sull’isola di Formica Grande

Il nostro viaggio di oggi ci porta su un’isola selvaggia e solitaria, un lembo di terra di soli 6 ettari che si configura come la destinazione perfetta per chi sogna una fuga romantica lontano da tutto e da tutti. Uno spazio ideale che consente di vivere un sogno a occhi aperti per pochi giorni o per una settimana intera.

Ci troviamo sull’Isola di Formica Grande, uno dei tre isolotti rocciosi situati al largo del Parco Naturale della Maremma, dove la natura è assoluta protagonista. L’unico edificio qui, infatti, è un faro bianco che si erge solitario e si staglia contro l’azzurro del cielo e del mare. Un edificio inaugurato agli inizi del ‘900 dalla Marina Militare e restaurato ultimamente per consentire ai viaggiatori di vivere un’avventura unica nel suo genere.

Il faro, infatti, si è trasformato in una struttura ricettiva esclusiva che permette a tutti di accedere al lusso più ambito di sempre: quello di trascorrere del tempo a contatto con la natura più autentica e selvaggia.

L'iIsola delle Formiche col suo faro

Fonte: iStock

L’iIsola delle Formiche col suo faro

Dormire in un faro: l’esperienza da sogno in Italia

Un’isola solitaria e disabitata con un faro a propria disposizione e con uno staff invisibile che prepara pasti, aperitivi al tramonto e organizza gite in barca: se questo è il vostro sogno, allora, è arrivato il momento di realizzarlo, e di farlo in Italia.

Il Faro delle Formiche, che prende il nome dall’isola che lo ospita, dispone soltanto di due suite che possono accogliere fino a 4 ospiti. Ideale, quindi, per coppie che vogliono lasciarsi alle spalle il caos della città e gli impegni quotidiani per immergersi nel relax e nella grande bellezza.

L’edificio, infatti, ospita una terrazza dalla quale è possibile ammirare il mare che si perde a vista d’occhio e che si fonde con l’orizzonte. Meravigliosi, poi, sono le albe, i tramonti e i cieli stellati tutti da osservare da questa posizione privilegiata. Relax, ma anche benessere: chi alloggia qui può godere della presenza di una fonte termale d’acqua calda che sgorga dalla roccia e che si raccoglie in una piscina naturale nella quale immergersi a ogni ora del giorno e della notte.

Se volete realizzare questo sogno, vi basterà raggiungere la provincia di Grosseto e da lì raggiungere l’isola in soli 40 minuti. Il periodo ideale, per organizzare una vacanza o anche solo un weekend al Faro delle Formiche, è quello che va da aprile a ottobre, condizioni meteo permettendo. Quale occasione migliore, se non quella della primavera, per organizzare una fuga d’amore in questo paradiso selvaggio italiano?

Faro delle Formiche

Fonte: Ufficio Stampa/Ph Lucio Rossi

Faro delle Formiche

 

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Il treno Roma-Cortina viaggerà anche in estate

I viaggi notturni sono il futuro del turismo su binari: l’esperimento, ad onor del vero iniziato da poco, del treno Espresso Cadore che collega Roma e Cortina d’Ampezzo si è rivelato un vero successo e proseguirà anche nei prossimi mesi, per consolidare quello che è un nuovo segmento del settore ferroviario. Anzi, l’obiettivo è quello di espandere ulteriormente la rete, raggiungendo nuove località in Italia. Scopriamo qualcosa in più.

Il treno notturno Roma-Cortina

Verso la fine del 2023, l’Espresso Cadore ha debuttato sulla rotta Roma-Cortina: si tratta di uno dei primissimi esperimenti rientranti nel progetto FS Treni Turistici Italiani, che mira ad incentivare il viaggio su rotaia nel nostro Paese. È infatti ormai chiaro che sempre più persone scelgono il treno come mezzo di trasporto per le loro vacanze, per i più svariati motivi: è più sostenibile dell’auto (per le brevi percorrenze) e dell’aereo (per le medie percorrenze), rientra appieno nell’idea di turismo slow che è uno dei nuovi trend di viaggio ed è esso stesso parte dell’esperienza – basti pensare alla bellezza dei panorami da ammirare dal finestrino.

Ma torniamo dunque all’Espresso Cadore: il treno notturno collega la capitale alla perla delle Dolomiti, la città di Cortina d’Ampezzo. Il viaggio inizia presso la stazione di Roma Termini e ha come tappe Orte, Orvieto, Treviso, Ponte nelle Alpi e Longarone-Zoldo. L’ultima fermata è a Calalzo (Belluno), da cui è previsto un servizio di autobus per raggiungere il centro di Cortina in appena 50 minuti. Si tratta di un itinerario lanciato da poco, ma già di grande successo: permette infatti di essere sulle Dolomiti in poche ore, l’ideale per chi ama la settimana bianca. Inoltre, viaggiando in notturna non si perde neanche un minuto di divertimento.

Attualmente, l’Espresso Cadore viaggia il venerdì/sabato notte da Roma a Cortina, mentre il rientro è previsto nella notte tra domenica e lunedì. La bella novità è che l’esperimento invernale, avendo riscosso il favore dei passeggeri, si protrarrà anche in estate. Dunque sarà possibile partire dalla capitale la sera ed essere, la mattina dopo (ben riposati grazie alle cuccette disponibili a bordo), immersi nel paesaggio incantevole delle Dolomiti, per fare un po’ di trekking o semplicemente per fuggire alla calura estiva della città. I dettagli non sono stati ancora resi noti, quindi dovremo attendere un po’ per scoprire quando il treno viaggerà nel periodo caldo.

I treni notturni per la Sicilia

Ma il prolungamento del servizio dell’Espresso Cadore è solo una delle novità di questo 2024. I treni notturni si stanno infatti rivelando una strategia vincente, tanto da aver registrato un aumento del 25% in termini di passeggeri. L’obiettivo è quindi puntare ancora su questo tipo di viaggi, per andare incontro alle esigenze dei turisti che non vogliono perdere tempo prezioso delle loro vacanze. L’intenzione primaria è, ovviamente, quella di mantenere la tratta Roma-Cortina il più a lungo possibile, nel caso in cui dovesse funzionare anche in estate.

E poi si parla già di introdurre nuove rotte, da operare sempre a bordo di treni notturni. In particolare, secondo quanto affermato da Luigi Corradi, amministratore delegato di Trenitalia, l’azienda starebbe rinnovando 70 carrozze notte (grazie ai fondi del Pnrr) con l’obiettivo di aprire itinerari che conducano in Sicilia. L’isola, una delle mete turistiche estive più apprezzate tra gli italiani – e non solo – ha bisogno di nuovi collegamenti e questa potrebbe essere l’opportunità tanto attesa.

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Benvenuti nella migliore destinazione per viaggi on the road: gli Stati Uniti del Sud

Qual è il viaggio on the road per eccellenza? In molti potrebbero rispondere gli Stati Uniti, e noi non potremmo che dire di essere d’accordo. Ma qual è il più originale, quello in grado di sorprendere e di condurre alla scoperta di immense piantagioni di cotone, grandi dimore storiche, luoghi che raccontano le battaglie per i Diritti Civili, luoghi che ospitano le radici di moltissimi generi musicali e molto altro ancora? La risposta è sempre Stati Uniti, ma in particolare la regione del Sud che riesce a far innamorare per i suoi paesaggi e le sue numerose attrazioni.

Guidare negli Stati Uniti del Sud è fare un viaggio nella natura più autentica

Il Sud degli Stati Uniti è una sorta di mondo a parte rispetto al resto del Paese: non c’è il trambusto delle grandi metropoli, la vita scorre a ritmi più lenti, calmi e rilassati e ovunque si avverte un forte legame con un passato recente, ma con uno sguardo rivolto al futuro.

E poi ci sono i profumi, le tradizioni e la musica che regalano un’esperienza di viaggio unica e completamente diversa dalle altre che si possono fare in America.

Per non parlare della lussureggiante natura fatta di pascoli idilliaci, di montagne ricoperte di boschi e di coste lunghissime che si tuffano nell’oceano infinito, di spiagge che sembrano paradisi e molto altro ancora.

Sì, gli Stati Uniti del Sud possono regalare viaggi in automobile davvero spettacolari, di quelli che emozionano e che vorreste che non finissero più.

Per questo motivo, abbiamo deciso di raccontarvi alcuni straordinari itinerari che è possibile prenotare tramite Gattinoni Travel, proposte uniche che vi permetteranno di scoprire anche la calda ospitalità e la deliziosa cucina di questa zona d’America.

La natura selvaggia degli Outer Banks

Gli Outer Banks sono ormai noti anche nel nostro Paese grazie a una recentissima serie televisiva. Un paradiso nel vero senso della parola, caratterizzato infatti da una sottile striscia di sabbia che si estende per 160 km disegnando la costa del North Carolina.

Viaggio negli Outer Banks

Fonte: Visit North Carolina

Guidare nei paradisi degli Outer Banks

A bordo della propria auto si possono scoprire le meraviglie della costa attraverso il Chesapeake Bridge Tunnel, grazie a cui ammirare città pittoresche e tranquille, villaggi di pescatori, placide spiagge sabbiose e tutta la natura che domina incontrastata questa straordinaria regione. Un itinerario in un territorio ricco di erba che si muove al ritmo del vento, di fiori che colorano i campi, di uccelli marini che si librano in volo, cavalli selvaggi e surfisti di tutte le età.

Poi ancora i meravigliosi fari che illuminano le acque turbolente dell’oceano e che dirigono verso isole da sogno come Ocracoke, sede del faro più antico del mondo e più basso di tutta la costa, e Cedar Island, lembo di terra in cui l’atmosfera è assolutamente speciale.

Il viaggio proposto conduce anche oltre gli Outer Banks, fino a raggiungere il South Carolina, con tappe come Myrtle Beach, una vivace e colorata città balneare; Georgetown, una meravigliosa dimora storica di epoca coloniale; Charleston, località ricca di storia e nota per la sua particolare architettura; e il Parco Nazionale Congaree, che ospita la più vasta foresta vergine di latifoglie di pianura rimasta negli Stati Uniti.

La musica prima di tutto: il viaggio on the road più ritmato che c’è

La musica americana, quella che tutti abbiamo ascoltato e sempre ascolteremo, affonda le sue radici proprio in alcune fantastiche zone degli Stati Uniti del Sud. In particolare, qui sono nati e sono diventati il patrimonio di cui godiamo oggi il Jazz, il Blues e il Bluegrass.

Merito soprattutto dei grandi nomi del panorama della musica che da queste parti hanno vissuto, e dei quali è possibile visitare luoghi, musei e molto altro ancora. Ma un viaggio on the road negli Stati Uniti del Sud permette anche di immergersi nel presente della musica, grazie ai mitici studi di registrazione in Alabama, ai vibranti locali di musica dal vivo del French Quarter di New Orleans, in Louisiana, ai Tonk Bar della Lower Broadway di Nashville, in Tennessee e non solo!

French Quarter, New Orleans

Fonte: Louisiana Office of Tourism

Il famosissimo e bellissimo French Quarter

Itinerari al ritmo di musica e attraverso paesaggi iconici, arrivando in località mozzafiato dove poter ascoltare il soul blues del Delta nel Mississippi, oppure danzare con un compagno di ballo in uno zydeco bar a Lafayette, in Louisiana, o magari imbattersi in una banda di ottoni a New Orleans.

Solo qui potrete vivere di persona i luoghi che Elvis Presley frequentava abitualmente, per esempio visitando la famosa Graceland a Memphis, nel Tennessee, o andando a spasso per la sua città natale, Tupelo, nel Mississippi. E se non è abbastanza, sappiate che potrete conoscere anche i posti in cui le superstar registravano i loro brani: il Muscle Shoals Sound Studio e i Fame Recording Studios, in Alabama, mentre i fan del country, e in particolare della leggenda Dolly Parton, potranno fermarsi nel suo parco a tema, Dollywood, a Pigeon Forge, nel Tennessee.

Gli incredibili sapori degli Stati Uniti del Sud

Cos’è un viaggio senza aver sperimentato la cucina locale? Di certo non è completo, perché nell’enogastronomia sono racchiusi segreti e tradizioni di ogni Paese. In più, i sapori della cucina del Sud degli Stati Uniti sono una vera sorpresa, perché racchiudono più anime differenti in quanto figlie del suo affascinante melting pot: da quella Nativa Americana a quella Africana, da quella spagnola a quella francese, e di certo non mancano anche gli influssi italiani.

Tra un incantevole paesaggio e l’altro potrete assaggiare la cucina locale a base di barbecue, pomodori verdi fritti, torte al burro, gamberi, che vengono serviti ovunque dai ristoranti più raffinati ai punti di ristoro delle highways.

Viaggiare nel Sud permette di assaggiare piatti di grande personalità, dal maiale arrosto con salsa agrodolce del North Carolina, ai frutti di mare freschi del Sud Carolina, dal tipico pollo fritto di Alabama e Mississippi, al soul food del Tennessee, senza dimenticare le ricette della cultura creola in Louisiana, con i suoi piatti a base di gamberi, gamberetti, alligatore e Andouille, tutti conditi con la famosa salsa Tabasco®, prodotta proprio ad Avery Island.

Le bevande locali completano un ottimo pasto del Sud: il whisky nativo dell’America, il Bourbon, o il rum delle distillerie a conduzione familiare, nonché tantissimi cocktail e birre artigianali, tutte alla spina.

Gli Stati Uniti del Sud offrono viaggi su strada davvero unici nel loro genere, un mix di montagne, coste, fiumi infiniti come il Mississippi e tutto condito da una cucina interessante e un’ospitalità che ti fa sentire a casa.

Per maggiori informazioni sui tour disponibili, e molto altro ancora, vi invitiamo a visitare il sito di Travel South USA dove troverete anche tutti i tour on the road ideati in collaborazione con Gattinoni Travel.

Cosa mangiare negli Stati Uniti del Sud

Fonte: Travel South USA

Uno dei gustosissimi piatti degli Stati Uniti del Sud
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Tra i grattacieli di Tokyo si nasconde un palazzo da fiaba

Organizzare un viaggio a Tokyo, in qualsiasi periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Lo è perché la popolosa capitale del Giappone è un concentrato di meraviglie che incantano e sorprendono a ogni passo compiuto.

Da una parte i templi storici che conservano e proteggono la storia e le tradizioni del territorio, dall’altra i grattacieli ultramoderni e futuristici che disegnano lo skyline e brillano sotto le luci al neon di una città che non dorme mai.

Ed è proprio tra gli edifici moderni che svettano verso il cielo che oggi vogliamo perderci e immergerci insieme a voi. Per scoprire un luogo dalle forme oniriche e dalle fattezze incantate, proprio lì dove nessuno guarda mai. Un palazzo da fiaba, dal fascino unico, che si nasconde tra i grattacieli di Tokyo.

Il segreto più bello del quartiere Shinjuku

Il nostro viaggio di oggi ci conduce al cospetto di una grande metropoli, di una città che da sempre capeggia le travel wish list degli avventurieri di tutto il mondo. Ci troviamo a Tokyo, e più precisamente nel quartiere di Shinjuku, meta prediletta dei giovanissimi e degli universitari.

Conosciuto per il suo distretto dei grattacieli, che ospita al suo interno bar, ristoranti e un hotel di lusso, Shinjuku è un punto di riferimento per la movida cittadina. Qui, infatti, è possibile trovare numerosi locali notturni e vivaci nightclub, ma non solo. Il quartiere ospita l’osservatorio panoramico del Tokyo Metropolitan Government Building, il polmone verde del Monte Hakone, teatri, gallerie e librerie. Ci sono poi i campus universitari che attirano studenti provenienti da ogni dove che popolano la zona a ogni ora del giorno e della sera.

Ed è proprio uno di questi campus la destinazione di oggi. Un edificio unico e uguale a nessun altro che per forme, lineamenti e colori, sembra trasportare in un altro mondo. Si tratta di un edificio situato nei pressi dell’Università di Waseda, una delle più importanti università private di tutto il Paese. Un piccolo gioiello architettonico sorprendere ispirato all’opera di Antoni Gaudí e che sembra uscito da un libro di fiabe.

Waseda El Dorado: il palazzo fiabesco tra i grattacieli di Tokyo

Fonte: Masayuki Yamashita / Alamy / IPA

Waseda El Dorado: il palazzo fiabesco tra i grattacieli di Tokyo

Waseda El Dorado: il palazzo fiabesco tra i grattacieli di Tokyo

A pochi minuti a piedi dalla stazione metropolitana di Waseda, e a due passi dal cancello principale dell’Università, è impossibile non notare quell’edificio stravagante e sinuoso che cattura l’attenzione di ogni passante. Si tratta di El Dorado, un palazzo di 5 piani costruito nel 1983 dall’architetto visionario Toshirō Tanaka, conosciuto anche con il nome di Von Jour Caux.

Cos’ha di speciale questo edificio è evidente dalle foto che lo ritraggono. Il disegno architettonico, infatti, esalta e celebra la cultura giapponese con uno stile chiaramente ispirato all’opera del grande Antoni Gaudí. Balconi curvi in ferro battuto che restituiscono le immagini di ninfee, eleganti finestre decorate in ogni dettaglio, orpelli e ornamenti realizzati in ceramica che riproducono ornamenti e disegni di vario genere.

Waseda El Dorado è un piccolo gioiello architettonico che pochi turisti conoscono, ma che vale davvero la pena di raggiungere anche solo per i suoi esterni stravaganti. Anche gli interni sono visitabili parzialmente. L’ingresso ospita un mosaico grandioso e suggestivo che riproduce fedelmente l’antico Gorgoneion, mentre le pareti del corridoio sono caratterizzate da murales astratti e da vetrate colorate che sembrano trasportare i viaggiatori in un mondo onirico e incantato. Nell’atrio, invece, soggiorno una grande ed enigmatica scultura che raffigura una mano rivolta verso il basso.

L’edificio, considerato una sorta di galleria d’arte, ospita anche un negozio di antiquariato e un salone di bellezza. I piani superiori, invece, non sono visitabili perché riservati ai residenti.

Waseda El Dorado

Fonte: Masayuki Yamashita / Alamy / IPA

Waseda El Dorado, l’edificio da fiaba a Tokyo