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Il suggestivo villaggio sommerso che riemerge solo quando c’è siccità

Sperduto tra i monti Gerês e Amarela, nella regione portoghese del Minho, emerge ancora dalle acque durante i periodi particolarmente secchi, un suggestivo villaggio le cui mura, ormai in rovina, raccontano una storia di ben 2000 anni.

Si tratta di Vilarinho da Furna (o Vilarinho das Furnas), frazione del comune di Terras de Bouro nel distretto di Braga in Portogallo. Oggi, viene definito come “villaggio comunitario estinto“, sommerso dalle acque dell’omonimo bacino idrico, ma non è proprio così: infatti, i resti che tuttora si conservano, porte, finestre e antiche mura, ne mantengono viva la memoria.

La storia del villaggio portoghese oggi sott’acqua

Non esistono elementi certi per datare la fondazione di Vilarinho da Furna, tuttavia, fonti orali riportano che il villaggio venne fondato dai Romani nel I secolo d.C. e che prosperò nel corso dei secoli vantando una grande ricchezza etnografica.

Poi, nel 1967, quando contava quasi 300 abitanti distribuiti su 80 case, iniziò la costruzione di una diga per fornire energia idroelettrica a tutta la regione. Fu in quel momento che il destino di Vilarinho da Furna cambiò radicalmente: tra le proteste, la Compagna elettrica pagò i residenti per abbandonare le loro case, poiché il nuovo bacino avrebbe sommerso completamente l’antico villaggio allagando le aree del fiume Homen.

Nel 1971, l’ultimo abitante lasciò la propria abitazione e l’anno successivo Vilarinho fu inghiottito dall’acqua scomparendo alla vista ma non per sempre.

Di tanto in tanto, quando la diga viene svuotata per pulizia e manutenzione oppure la stagione è molto secca, i muri spogli, i sentieri e le mura del vecchio borgo tornano alla luce mostrandosi in tutto il loro fascino decadente e attraendo l’attenzione di moltissimi visitatori incuriositi.

Le famiglie che hanno dovuto trasferirsi sono ora sparse nelle varie terre dei distretti di Braga e le proprietà di Vilarinho da Furna appartengono ancora ai loro discendenti, ma l’uso della diga è esclusivo dello stato portoghese.

Il museo che ne tutela il patrimonio etnografico

Insieme al villaggio, nel 1972 è stato sommerso anche un cospicuo patrimonio etnografico che oggi è però tutelato e rappresentato nel percorso espositivo del museo dedicato, con particolare riguardo alle attività agro-pastorali, alle esperienze, alle case, allo spirito comunitario della sua gente e alle innumerevoli storie del passato.

Il museo, costruito vicino a São João do Campo impiegando le pietre di due case di Vilarinho e inaugurato dal primo ministro Cavaco Silva il 14 maggio 1989, custodisce un’interessante collezione di abiti, attrezzi agricoli e dipinti raffiguranti la vita quotidiana del villaggio.

Informazioni utili

La storia di Vilarinho da Furna, seppur seppellita sott’acqua, non è scomparsa.

Oltre al museo, durante tutti questi anni sono state molteplici le iniziative di commemorazione e, come accennato, quando il livello dell’invaso scende, il “paese fantasma” o “Atlantide portoghese” si mostra ancora per la gioia e la sorpresa degli abitanti e dei turisti.

Le persone del posto, con barche dal fondo trasparente, offrono l’occasione di arrivare nei pressi del villaggio per cercare di scorgere le rovine: tuttavia, poiché i livelli dell’acqua fluttuano, risulta pericoloso avvicinarsi troppo ed è meglio attendere un periodo di siccità.

La zona, inoltre, è perfetta per passeggiate e trekking lungo sentieri a dir poco sorprendenti.

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Mete non convenzionali e set jetting: così viaggeremo nel 2024

Un altro anno è quasi finito e ci stiamo per affacciare sul 2024: come sempre accade, è tempo di fare qualche previsione su ciò che ci aspetta nella prossima stagione. Quali saranno i trend di viaggio che ci accompagneranno? A rivelarcelo è lo studio condotto da Expedia Group, grazie ai dati raccolti sulla propria piattaforma e al sondaggio che ha visto la collaborazione di ben 20 mila turisti in tutto il mondo. Scopriamo cosa è emerso di nuovo.

Le destinazioni ideali per il 2024

Iniziamo dalle destinazioni più scelte per il prossimo anno. Sulla scia del 2023, molti viaggiatori continueranno a visitare i luoghi già visti in film, serie tv e show di successo: cinema e televisione si rivelano essere dunque una forte spinta per il turismo, un fenomeno in crescita ormai da diversi anni. Il nostro Paese lo sa molto bene, tanto che nei mesi scorsi è nato persino il bollino “Viaggio in Italia”, un riconoscimento per tutti quei prodotti che hanno permesso di esportare le bellezze italiane in giro per il mondo attraverso la pellicola.

“I viaggiatori continuano a trarre ispirazione dagli show televisivi e dai film più popolari per la scelta delle mete, e il set jetting non mostra segni di arresto nel 2024″ – ha affermato Marco Sprizzi, direttore per l’Italia di Expedia Group. Il sondaggio condotto dall’azienda evidenzia ancora una volta questo trend: il 53% dei viaggiatori ha infatti dichiarato di aver prenotato (o quantomeno di aver già cercato online) una vacanza presso una particolare destinazione dopo averla vista in tv o al cinema. Naturalmente, il set jetting non è l’unico trend per il prossimo anno.

I nuovi trend di viaggio

Sta diventando sempre più sentito il fenomeno delle destination dupes, ma di cosa si tratta? Sono quelle mete alternative e meno affollate, la scelta ideale per chi non ama stare in mezzo alla gente e dover sgomitare per ammirare le bellezze locali. Negli ultimi tempi, l’overtourism è diventato un vero problema: ci sono destinazioni (un esempio su tutte è Venezia) che vengono letteralmente prese d’assalto dai turisti. Ciò si rivela drammatico su più fronti, soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità – queste località soffrono moltissimo per una presenza così massiccia di visitatori.

Per fortuna, il sondaggio dimostra che si sta diffondendo sempre più una sensibilità inerente a questo problema. Molti viaggiatori scelgono dunque destinazioni alternative e meno convenzionali per le loro vacanze, spesso per motivi personali (il 45% ha ammesso di farlo per convenienza economica, dal momento che sono solitamente località dove i prezzi sono nettamente più bassi). Il 36% invece ama poter interagire maggiormente con la cultura locale e il 24%, infine, lo fa per supportare un turismo più sostenibile.

L’ultimo trend che è già emerso per il 2024 è quello del dry tripping: significa letteralmente viaggio a secco, dove per “a secco” si intende senza bere alcol. Negli ultimi anni, molte persone hanno deciso di adottare uno stile di vita più salutare e alcol-free, mentre altre rinunciano alle bevande almeno in vacanza per potersi godere meglio l’esperienza. Il 41% degli intervistati ha ammesso di voler prenotare un viaggio detox nei prossimi mesi. Ma quali sono le offerte più interessanti in questo settore? Le strutture si adeguano con un minibar che permetta una più vasta scelta di bibite analcoliche, mentre vanno per la maggiore esperienze come la preparazione di cocktail – analcolici, ovviamente.

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Viaggio a Salisburgo sulle tracce di Mozart

Manca poco più di un mese a uno degli eventi più attesi di Salisburgo, la Settimana Mozartiana, che si svolge ogni anno in occasione dell’anniversario della nascita del celebre compositore.

Il legame tra la città (e, più in generale l’Austria) e la musica in ogni sua forma ha una forte e radicata tradizione e sono innumerevoli gli appuntamenti da non perdere tra cui, appunto, si ritagliano un posto d’onore i sette giorni dedicati a Wolfang Amedeus Mozart.

La Settimana Mozartiana, il festival che rende omaggio al genio della musica di Mozart

La suggestiva e coinvolgente Settimana Mozartiana nasce nel 1956 per volere della Fondazione Mozarteum di Salisburgo, l’istituzione più importante a livello mondiale per la conservazione e la diffusione del grande patrimonio culturale di Mozart e, da allora, invita puntualmente cittadini e turisti a rendere omaggio al noto compositore che ha fatto la storia della musica a livello internazionale.

Così, durante l’ultima settimana di Gennaio, in vista dell’anniversario della sua nascita il giorno 27, la Fondazione dà vita a una serie di concerti di alto livello, visite guidate, conferenze e molti altri eventi che si svolgono in vari teatri e spazi prestigiosi di Salisburgo, la città che gli ha dato i natali.

E per il 2024, l’entusiasmante evento dal 24 gennaio al 4 febbraio, ospita una grande novità: la Fondazione, infatti, desidera “rompere” il ciclo di appuntamenti dedicati interamente a Mozart al fine di ampliarne la conoscenza da parte dei turisti e offrire loro la possibilità di scoprire, oltre alle sue opere, anche altri notevoli compositori e interpreti mozartiani di tutto il mondo.

In particolare, per l’anno ormai prossimo ad arrivare, salirà sul palco come co-protagonista Antonio Salieri, altrettanto importante compositore considerato da molti come l’avversario leggendario di Mozart. In realtà, non si sa bene quale tipo di rapporto intercorresse tra i due, ma sicuramente anche Salieri fu una figura di spessore nel panorama musicale del XVIII secolo: infatti, insegnò a grandissimi compositori quali Beethoven, Schubert e Haydn.

Ma non soltanto.

Chi sarà in visita a Salisburgo durate la Settimana Mozartiana, potrà ammirare un ritratto molto importante del compositore ovvero Mozart a Verona, un dipinto di fama mondiale che, dopo anni, ritorna finalmente in città tra le mura della Fondazione e va ad aggiungersi alle altre opere di inestimabile valore custodite gelosamente.

Il ritratto raffigura un giovane uomo elegante, con indosso una giacca: nel ritratto, Mozart aveva appena compiuto quattordici anni e si era già affermato come musicista professionista di successo. Fu, infatti, in Italia che firmò i contratti per le sue prime grandi opere e ovunque andasse era acclamato come un genio e come un musicista eccezionale.

Il dipinto andrà a far parte della mostra Mozart: che bello! A genius in Italy, che comprende cinquanta pezzi dal valore inestimabile: lettere, appunti di viaggio, spartiti, schizzi di composizioni, contratti, diplomi, strumenti musicali e altro ancora, tutti oggetti che mettono in luce una delle fasi più importanti nel processo creativo del genius loci salisburghese, ovvero la prima visita di Mozart in Italia.

I luoghi mozartiani da non perdere a Salisburgo

Passeggiando tra le pittoresche vie di Salisburgo alla ricerca del prossimo concerto a cui assistere, non si può non fare una sosta ad ammirare alcune delle bellezze cittadine legate indissolubilmente alla storia di Mozart.
Punto di partenza del tour non può che essere la sua casa natale: chiamata “Casa Hagenauer“, si trova nella Getreidegasse 9 ed è uno dei musei più visitati di tutta l’Austria, dove egli visse dal 1756, anno della sua nascita, fino al 1773 quando i genitori decisero di trasferirsi e andarono ad abitare a Makartplatz.
La Hagenauer è diventata una vera e propria “meta di pellegrinaggio”: qui i visitatori potranno apprezzare gli spazi in cui visse Mozart, l’arredamento tipico di quel tempo e il suo violino.

Anche la seconda casa non è da meno e ospita al suo interno un museo dove scoprire altri strumenti musicali utilizzati dal famoso compositore, come il pianoforte a martelli, ritratti e documenti originali.

Oltre alle attrazioni strettamente legate alla storia di Mozart, tutta la città è un autentico museo a cielo aperto: lasciano senza fiato il centro storico Patrimonio UNESCO dal 1997, il Palazzo Mirabell, anch’esso Patrimonio UNESCO che, con il suo parco popolato da statue e fontane, incanta grandi e piccoli, e il settecentesco Caffè Tomaselli, il più antico di tutta l’Austria, il luogo perfetto per concedersi una dolce pausa tra una visita e l’altra.

Ancora, da non perdere vi è senza dubbio la maestosa fortezza di Hohensalzburg, raggiungibile sia con la funivia sia a piedi: una volta a destinazione, si gode di una veduta superlativa a 360° su Salisburgo e i borghi tutt’attorno.

Ultimo, ma non per importanza, è poi il DomQuartier, un percorso che, in un unico tour, permette di scoprire i Saloni di gala della Residenza, la Residenzgalerie, il Museo del Duomo e il Museo di San Pietro, ovvero musei, gallerie e importanti saloni che celano al loro interno opere d’arte, dipinti e terrazze che regalano una vista panoramica sulla città vecchia.

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Tonga: 170 isole che sono un sogno a occhi aperti

Avete mai sentito parlare di Tonga? O meglio, del Regno di Tonga? Ve lo chiediamo perché è un Paese lontanissimo, spesso al di fuori del radar dei viaggiatori italiani per i costi necessari per raggiungerlo e per il tempo che ci vuole, ma che in realtà è un posto da fiaba, uno di quelli da visitare almeno una volta nella vita: è composto da 170 isole che sono una più bella dell’altra.

Dove si trova Tonga

Il Regno di Tonga è uno straordinario Stato insulare che sorge in Oceania, più precisamente in Polinesia. Lambito dall’Oceano Pacifico meridionale, prende vita a sud delle Samoa e a est delle Fiji.

Solo 36 delle sue bellissime 170 isole sono abitate, incredibili fazzoletti di terra che a loro volta sono divisi in tre gruppi principali, ovvero Vava’u, Ha’apai e Tongatapu. Ciò non toglie che anche le altre siano dei paradisi in terra fatti di spiagge bianche, barriere coralline e poi ancora foreste tropicali.

Nel 2022 sono state, purtroppo, colpite da una violenta eruzione vulcanica sottomarina che ha generato uno spaventoso tsunami che a sua volta ha comportato diversi danni. Per fortuna, ormai tutto questo è solo un lontano ricordo e Tonga è tornata ad essere l’Eden che è sempre stato, come anche le “isole degli amici”, un soprannome che questo Regno si è profondamente guadagnato per via del vibrante e accogliente carattere dei suoi abitanti.

Tongatapu, l’isola principale

Tongatapu è l’isola principale di questo meraviglioso angolo di mondo ed anche il bellissimo fazzoletto di terra in cui sorge la Capitale, Nuku’alofa, che offre un affascinante palazzo reale che illumina il lungomare. Tale edificio venne costruito nel 1867 in Nuova Zelanda in puro stile vittoriano, per poi venire trasportato sull’isola. Purtroppo non è visitabile all’interno, ma ciò non toglie che si possa facilmente ammirare l’esterno.

Nuku’alofa, Tonga

Fonte: iStock

Il lungomare di Nuku’alofa

La struttura è affiancata da un parco pubblico, il Pangao, in cui può capitare persino di assistere a cerimonie ufficiali e feste colorate. Ma le gioie sono anche per gli sportivi: qui il sabato mattina si può partecipare con entusiasmo e tifo ad una partita di calcio o di rugby. Quest’ultimo, tra l’altro, è anche lo sport nazionale.

Molto interessanti sono le tombe reali e le varie chiese della città, come la Basilica di Sant’Antonio da Padova, al cui interno le stazioni della croce sono state create con il legno della palma da cocco e impreziosite da intarsi in madreperla.

Chi vuole conoscere più a fondo la cultura del luogo deve invece dirigersi presso il mercato di Talamahu, pieno di prodotti agricoli locali, o il mercato delle pulci per gli oggetti d’artigianato.

L’isola di Tongatapu ha una forma che ricorda un triangolo e lungo la sua superficie regala numerosi punti panoramici, di interesse storico e anche spiagge che sembrano cadute direttamente dal paradiso.

Il posto ideale per scappare dalla routine, per dedicarsi alle vacanze di mare e agli sport acquatici, perché qui è davvero possibile passare le proprie giornate in spiaggia, godendo del sole e delle acque cristalline dell’oceano. E poi si può fare snorkeling e ammirare la diverssissima vita, rispetto alla nostra, degli abitanti della zona.

Le meravigliosa Vava’u

Non è di certo da meno Vava’u, un arcipelago che in molti potrebbero definire come uno dei luoghi più belli che si possano visitare al mondo. Formato da un’isola principale e una cinquantina di isole minori separate da tantissimi canali, trova uno dei suoi luoghi più eccezionale nella baia principale di Neiafu, Port of Refuge, ovvero uno dei più caratteristici golfi di approdo del sud Pacifico.

Vava'u, Tonga

Fonte: iStock

Una veduta della meravigliosa Vava’u

Uno posto davvero peculiare perché è una sorta di lungo porto circondato da numerose isole che sono disposte intorno e che lo proteggono dai venti. Si tratta anche di un luogo ideale per alloggiare, così come per fare snorkelling e diving grazie ai suoi fondali scintillati. Non mancano le possibilità di effettuare attività come kajak o crociere di più giorni su splendidi yacht.

L’Arcipelago di Ha’apai

Anche Ha’apai è un magnifico arcipelago del Regno di Tonga, come anche il luogo che rappresenta il centro geologico e geografico del Paese.

Circa 50 delle sue isole si distinguono per essere dei piatti atolli corallini e poi così, d’improvviso, ecco svettare nei cieli i vulcani Tofoa e Kao che permettono di fare un’immersione nella natura più ruvida e primordiale.

Gli abitati sono particolarmente cordiali e genuini, un popolo ospitale che vive in isole idilliache fatte di eccezionali lagune e chilometri di sabbia bianca accarezzate da un oceano limpido.

Per il resto, da non perdere sono anche le grotte del Regno di Tonga, così come vale assolutamente le pena fare un’escursione a piedi nella foresta pluviale per arrivare al cospetto di laghi vulcanici e bocche eruttive.

Infine, sappiate che è possibile scendere sulle pareti delle scogliere marine, aggrappandosi a delle corde che vi sono state appositamente posizionate.

Insomma, il Regno di Tonga è uno di quei posti che occorre visitare almeno una volta nella vita.

Ha'apai, Tonga

Fonte: iStock

Una bellissima veduta di Ha’apai
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Dubai è ancora la città dei record: il nuovo primato raggiunto

È il luogo dei record, una città affascinante in cui la mano dell’uomo ha dato vita a posti incredibili. Siamo nella municipalità di Dubai, che ha ottenuto un nuovo Guinness World Record per aver realizzato il corrimano in braille più lungo del mondo. Si trova nel Dubai Frame, uno dei luoghi più iconici da visitare.

Ma questa città non è nuova ai record, all’attivo ne ha diversi, del resto è il luogo dove tutto è esagerato con alberghi a sette stelle, grattacieli imponenti e centri commerciali pazzeschi. Il tutto che convive accanto cultura e tradizioni.

Dubai, il nuovo Guinness dei Primati che ha ottenuto la città

Ormai non dovrebbe più stupire, eppure non è così perché l’ingegno e le idee sono sempre elementi che lasciano il segno.  E, quindi, Dubai ha ottenuto un nuovo record, questa volta per il corrimano in braille più lungo del mondo: che si estende per ben 319 metri (il telaio, invece, è di 11 centimetri). L’obiettivo che si voleva perseguire, con questa opera, era quello di progettare servizi e strutture che possano migliorare la vita delle persone. Il corrimano si trova nel Dubai Frame, un monumento che ha la forma di una cornice e da cui si gode di una vista impareggiabile sulla città.

Il progetto si inserisce in una serie di opere che mirano a offrire strutture e servizi per le persone diversamente abili, piani che sono stati portati avanti a partire dal 2019 per attrezzare gli edifici e i centri servizi e che nel corso dell’ultimo anno si sono tradotti con interventi sulle spiagge pubbliche. Ad esempio con la realizzazione di una piattaforma marina per il nuoto di 73 metri.

Ma, dicevamo, Dubai non è nuova ai record: la città ne ha tantissimi e molti di loro corrispondono a luoghi che vengono visitati e apprezzati dai turisti.

La città dei record, cosa vedere a Dubai

Dubai è una città incredibile, che lascia senza fiato per le sue tante attrazioni. Molte di queste coincidono con dei record come il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo: basti pensare che la sua vertiginosa altezza raggiunge – quasi – gli 830 metri. Oppure il Dubai Mall, il centro commerciale più imponente, che si estende su una superficie di 1.124.000 metri quadri. Non bastassero i negozi, che sono circa mille, al suo interno si trova molto altro come un acquario con 33mila animali, uno zoo acquatico, una pista di pattinaggio su ghiaccio e molto altro. Molto di più, quindi, di un luogo per fare shopping.

Poi vi è il già citato Dubai Frame, una cornice enorme, alta 150 metri e larga 93: da lì si possono ammirare la città vecchia e quella nuova.

Loghi davvero incredibili e da record a cui ora si è aggiunto anche il corrimano in braille più lungo del mondo. Oltre ai record è anche un luogo dai tanti simboli, uno dei più celebri è la Vela, ovvero il Burj Al Arab Hotel che raggiunge un’altezza di 300 metri ed è uno degli alberghi più lussuosi. È stato realizzato su un’isola artificiale collegata alla terra con un ponte lungo 280 metri.

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La città di ghiaccio più grande del mondo è stata inaugurata

Per chi ama l’inverno e la neve c’è un luogo che è un vero e proprio paradiso: si tratta della città di ghiaccio più grande del mondo, che è stata inaugurata di recente.

Per raggiungerla bisogna volare ad Harbin, in Cina, per l’Harbin Ice Festival un appuntamento imperdibile che accoglierà turisti e spettatori da dicembre e fino a marzo 2024.

Un vero e proprio scenario fiabesco, in cui a dominare sono la neve e il ghiaccio, un luogo in cui vivere esperienze indimenticabili e dove poter ammirare vere e proprie opere d’arte intagliate. Un posto in cui il sogno si tramuta in realtà e in cui provare la sensazione di vivere un qualcosa di magico.

Harbin Ice Festival, tutto quello che c’è da sapere

L’apertura è avvenuta il 20 dicembre 2023, ma l’inaugurazione ufficiale è prevista per il 5 gennaio 2024: l’Harbin Ice Festival, poi, rimarrà aperto per visitatori e turisti circa fino a marzo 2024, per vivere tante esperienze indimenticabili. Chi si ritroverà a visitarlo potrà immergersi in un mondo fatto di ghiaccio e di neve, popolato da affascinanti sculture, un mondo fatto di colori e meraviglia, ma anche di attività sportive, slitte, e animali artici da ammirare.

L’esperienza di viaggio si può organizzare sulla base delle proprie esigenze, sono infatti previsti diversi pacchetti per accedere a tour di ogni tipo. Da quello privato della durata di un giorno, a opzioni più lunghe. In un giorno si può ammirare l’Harbin Ice and snow world, che si estende per circa 750mila metri quadrati fatti di stupore e dove ammirare sculture di ghiaccio colorate, quelle di neve illuminate, ma nel pacchetto sono previsti anche il Sun island international snow sculpture art expo e il Siberian tiger park, dove è possibile vedere la tigre siberiana: il percorso si suddivide in cinque sezioni e vi sono più di 600 animali.

Ma ci sono anche altre opzioni, come il tour di tre giorni, quello avventuroso della durata di cinque giorni, oppure quello dedicato alle famiglie che ha una durata di tre giorni. Nel tour di quattro giorni, invece, è prevista anche una giornata di sci sulle piste.

I parchi a tema sono diversi e possono regalare grandi emozioni a ogni tipologia di visitatore: basta non temere il freddo, con le temperature che scendono anche meno 38 gradi circa, la media – invece – è di meno 16. Fondamentale, quindi, partire attrezzati e ben coperti.

Harbin, dove si trova e la storia del festival

L’apertura di una delle aree più apprezzate del Festival, ovvero l’Harbin Ice and snow world, avviene intorno al 20 di dicembre: questo mondo fatato, fatto di ghiaccio e neve, è stato realizzato per salutare il nuovo millennio e – da allora si rinnova ogni anno – attirando tantissimi turisti. L’accesso è possibile dalle 9,30 e fino alle 21, quest’area si trova nella parte occidentale dell’Isola del Sole.

L’ Harbin Ice Festival, il più grande del mondo, è nato nel 1963, per poi essere interrotto fino al 1985. La cerimonia ufficiale di apertura di tiene il 5 gennaio e segna l’inizio formale dell’appuntamento, che è ricco di eventi e di attività da provare come scivoli, spettacolo delle lanterne di ghiaccio, ma anche attività come vela e calcio su ghiaccio.

Questo appuntamento, come riporta il sito ufficiale, è stato inserto nei quattro migliori festival di ghiaccio e neve del mondo. E a guardare le immagini si comprende il perché: oltre alla vasta scelta di attività, sembra di entrare in un mondo fatto di magia e meraviglia.

Harbin è la capitale della provincia di Heilongjiang e si trova nel nord-est della Cina, si tratta di un luogo ricco di tappe che meritano di essere inserite in un tour di viaggio per immergersi nella sua cultura.

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Rovaniemi: il Villaggio di Babbo Natale diventa sostenibile

Oggi come non mai l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità è un elemento da cui non si può prescindere, in qualsiasi ambito: e anche il Villaggio di Babbo Natale, a Rovaniemi, mira a uno sviluppo sostenibile e si impegna seriamente nella lotta al cambiamento climatico.

Lo afferma Antti Nikander, coordinatore della cooperativa del Villaggio che rappresenta circa 50 aziende del settore turistico ed esperienziale situate nel Circolo Polare Artico e nelle immediate vicinanze: anche se soltanto negli ultimi anni sono stati compiuti passi significativi verso l’obiettivo ed è molto il lavoro che resta ancora da compiere, la direzione è quella giusta e la volontà delle aziende per perseguire un turismo sostenibile è concreta.

Un turismo amico dell’ambiente è una vittoria per tutti

Gli operatori del Villaggio di Babbo Natale e dei suoi dintorni hanno ben chiaro che tutti (la natura, i consumatori, gli imprenditori e la comunità locale) possono trarre vantaggio dal turismo condotto secondo i principi dello sviluppo sostenibile. Ed è un lavoro che non hai mai fine, poiché sono sempre moltissime le opportunità per migliorare la situazione per quanto riguarda l’ambiente, chi vive il territorio e il benessere degli animali.

La cooperativa ritiene, infatti, che il Circolo Polare Artico continuerà a vedere nuovi e sempre più interessanti esempi di turismo amico del pianeta.

Gli esempi virtuosi del Villaggio di Babbo Natale a Rovaniemi

Vediamo subito alcuni esempi di come la cooperativa e le aziende associate operano nel rispetto dell’ambiente.

Innanzitutto, numerose aziende del Villaggio di Babbo Natale hanno investito in certificazioni con standard di settore: Bearhill Husky a Rovaniemi è stata la prima a ricevere il prestigioso marchio Sustainable Travel Finland.

Inoltre, nel 2021 anche l’Arctic Snowhotel & Glass Igloos ha ottenuto il riconoscimento e, nel prossimo futuro, altre aziende in settori differenti otterranno la certificazione.

A proposito, invece, di riscaldamento, quasi tutti gli alloggi del Villaggio sono stati costruiti intorno al 2010 e le loro emissioni di carbonio sono basse.

Il Glass Resort, che offre sistemazioni in suggestivi igloo di vetro, utilizza pompe di calore ad aria che fanno uso della cosiddetta “elettricità verde” per il riscaldamento, i nuovi cottage Premium del Santa Claus Holiday Village vengono riscaldati con energia geotermica ecologica sempre a elettricità verde, mentre i cottage più vecchi in Lapponia usufruiscono del teleriscaldamento ecologico in svariati modi.

Ma non è tutto.

L’”elettricità verde”, prodotta da fonti energetiche rinnovabili, gioca un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni di CO2 e sempre più aziende della cooperativa del Villaggio di Babbo Natale se ne servono: oltre alle pompe di calore, i numerosi vagoni di servizio del Santa Claus Holiday Village e Santatelevision impiegano l’elettricità ecologica e vi è l’intenzione di sviluppare un’infrastruttura di ricarica per le auto elettriche che fornirebbe energia a basse emissioni per i veicoli turistici.

Il manuale per il turismo sostenibile per le aziende del Villaggio di Babbo Natale

Infine, la cooperativa del Villaggio organizza anche corsi di formazione sullo sviluppo sostenibile per le aziende del territorio e ha appena ultimato il “Manuale del turismo sostenibile del Villaggio di Babbo Natale”.

Il sogno, infatti, è quello che il “regno di Santa Claus” diventi, nel tempo, una delle principali destinazioni turistiche finlandesi a zero emissioni di carbonio e che ottenga, nel suo complesso, la rinomata certificazione Sustainable Travel Finland.

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Tolve: una delle mete più spirituali d’Italia

A una trentina di chilometri da Potenza spicca una delle mete più spirituali d’Italia: è il borgo di Tolve, arroccato a 560 metri su di un colle di arenaria abbracciato da alti monti fitti di boschi, dal tipico aspetto di paese-fortezza risalente al XI secolo con cinta muraria, castello e torri.

Qui, infatti, è forte la devozione per San Rocco, venerato in particolare il 16 agosto e il 16 settembre e considerato “protettore dal flagello della peste”: la festa patronale culmina con la solenne processione della cinquecentesca statua del santo portata a spalla dai fedeli, vestita con un abito d’oro realizzato a mano con oro votivo donato dai pellegrini e accompagnata dai canti della tradizione.

La figura di San Rocco di Tolve: il santuario diocesano, la simbologia e i “Percorsi Rocchiani”

Il santo taumaturgo di Monteppelier è il volto della spiritualità del borgo lucano, meta di pellegrinaggi e fede.

L’incontro con Tolve non può, quindi, non passare dalla figura di San Rocco e dai luoghi simbolo, a partire dalla Chiesa Madre di San Nicola, oggi santuario diocesano, custode della statua: in pieno centro, edificata con ogni probabilità nel XII secolo, si presenta in stile gotico e pianta a tre navate.

Di particolare interesse è la navata laterale di sinistra, con tre altari: il centrale dedicato a San Rocco, uno a San Biagio e l’altro al Sacro Cuore, dove è conservato un bellissimo polittico ligneo del Quattrocento, a opera della scuola napoletana fondata da Giotto nel 1330.

E poi, ovviamente, la statua in legno di olivo di San Rocco, dallo sguardo intenso e sorriso rassicurante, ritrovata nel XVI nei pressi del paese.

La fervente venerazione al santo si svela anche negli innumerevoli ex voto della Casa del pellegrino, ai piedi del santuario: sono oggetti, parole, immagini e tavolette dipinte, testimonianza di ringraziamento e di un legame profondo.

Infine, da non perdere il punto più elevato di Tolve, dove una volta sorgeva il castello e oggi una statua in bronzo di San Rocco (il panorama è a dir poco incantevole) e i “Percorsi Rocchiani“, una serie di coinvolgenti itinerari per trekking che convergono al santuario e conducono alla scoperta delle campagne e delle colline attorno al borgo nonché dei paesi e delle regioni limitrofe.
Attraversati dai pellegrini, soprattutto in occasione delle due date della festa patronale, sono l’occasione perfetta per una rigenerante passeggiata immersi nella tranquillità della natura.

Le bellezze del borgo antico

Chi arriva a Tolve per onorare la figura di San Rocco, trova ad attenderlo anche molte altre meraviglie, disseminate lungo il borgo antico che si raggiunge oltrepassando l’Arco delle Torri del XVII-XVIII secolo, parte della cinta muraria medievale: camminando lungo via Marsala, ecco subito un arco in pietra bugnata e poi la Chiesa di San Pietro con, adiacente, l’ex Palazzo Governativo risalente al XVI secolo con portale in pietra lavorata, custode di svariati ex voto dedicati al santo patrono.

Da notare anche Palazzo Ruzzi, a due piani, con facciata impreziosita da lesene, Palazzo D’Erario, con portale d’ingresso in pietra bugnata a punta di diamante e arco a tutto sesto, l’Arco dell’Orologio con torre che svetta sulla piazzetta omonima e l’Arco del Portello, unico superstite del castello longobardo.

Inoltre, sulle pendici del Monte Moltone, si fanno ammirare i resti di una villa ellenistica, con cortile centrale, ambienti residenziali e locali adibiti ai lavori agricoli e al ricovero degli animali.

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Panettone, re della tavola. L’Italia a Natale è un trionfo di sapori

Quando la magia del Natale entra nelle nostre case, ogni angolo si riempie di un’energia speciale. Le luci scintillanti dell’albero brillano, illuminando i volti di chi amiamo e infondendo un senso di attesa e meraviglia. Le decorazioni natalizie, accuratamente selezionate, trasformano gli spazi quotidiani in luoghi incantati, dove ogni oggetto racconta una storia di amore e tradizione.

Ma al di là degli addobbi, dei regali e delle canzoni natalizie, c’è un elemento che rende questa festività ancora più indimenticabile: i dolci tipici, con le loro forme familiari e i profumi avvolgenti, sono un vero e proprio viaggio nel tempo. Ci riportano alle cucine delle nostre nonne, in cui ogni ingrediente era scelto con cura e ogni ricetta era un’eredità da custodire gelosamente. Sono i protagonisti indiscussi delle feste, capaci di riscaldare i cuori e di riunire le famiglie intorno a un unico, dolce sapore.

E così, mentre l’inverno avanza e il Natale si avvicina, c’è una domanda che divide l’Italia: team pandoro o panettone?

Panettone: il capolavoro della pasticceria natalizia italiana

Nel cuore di ogni italiano, c’è un posto speciale riservato al panettone. Questo dolce tradizionale, con le sue morbide fette piene di canditi e uvetta, è più di un semplice dessert natalizio. È un simbolo di convivialità, di festa, di casa. E secondo un recente studio condotto da Redmarketing, non solo regna sovrano sulla tavola natalizia, ma domina anche le ricerche sul web.

L’analisi ha scrutato le abitudini online degli utenti, rivelando una verità sorprendente: il panettone è il dolce natalizio più ricercato su internet. Questo dato rivela non solo la sua popolarità indiscussa, ma anche la passione e la curiosità degli italiani per le varianti e le reinterpretazioni della ricetta originale.

Lo studio ha evidenziato, infatti, come le ricerche relative a “panettone artigianale” siano in costante aumento. Questo dato riflette una preferenza per i prodotti che sono percepiti come più autentici e legati alla tradizione, oltre a una ricerca di qualità superiore rispetto alla produzione industriale. Il panettone artigianale rappresenta un ritorno alle radici, una scelta che privilegia la cura dei dettagli, l’attenzione per gli ingredienti e la passione per l’arte pasticcera.

Gli italiani non si limitano a comprare il panettone, ma vogliono provare a farlo in casa, a mettere le mani in pasta, a sentirne l’aroma che si diffonde nelle stanze, a vivere l’emozione di vedere il proprio dolce che lievita e si colora nel forno. Insomma, con la sua ricca storia, la sua capacità di innovarsi senza mai tradire la sua anima, il panettone sembra destinato a rimanere una stella luminosa nel firmamento delle delizie gastronomiche italiane.

Non solo panettone: alla scoperta delle tradizioni dolciarie Italiane

In Italia, la tradizione dei dolci natalizi è un affascinante viaggio culinario che varia da regione a regione, offrendo una straordinaria varietà di sapori e profumi.

Mentre all’estero questo dolce è spesso considerato l’icona del Natale italiano, qui da noi la realtà è ben più variegata. Infatti, da nord a sud, passando per le isole, il nostro Bel Paese offre una tavolozza di dolci natalizi che deliziano il palato e riscaldano il cuore.

Il nostro viaggio inizia in Lombardia, dove l’inverno si veste di dolcezza con la Bisciola Valtellinese. Questo pane dolce è un vero trionfo di sapori: la morbidezza dell’impasto si unisce all’uvetta, alle noci e ai fichi, creando un’armonia di gusti che danza sul palato. Ogni morso è un invito a rallentare e godersi il momento, a lasciarsi avvolgere dall’atmosfera natalizia. Proseguiamo il nostro viaggio andando a nord-est, nel cuore delle montagne del Trentino-Alto Adige. Qui, tra le cime innevate e i paesini addobbati, fa da protagonista lo Zelten, un pane dolce speziato, omaggio alla tradizione e alla semplicità: la frutta secca e candita si unisce a spezie calde e avvolgenti, in un abbraccio unico di sapori.

La prossima tappa è la Capitale, Roma, dove il Pangiallo trionfa sulle tavole natalizie. Questo dolce antico, ricco di frutta secca e miele, è un omaggio alla storia e alla tradizione. Il suo gusto particolare e avvolgente ci riporta indietro nel tempo, in un viaggio tra i sapori e i profumi del passato. Infine, arriviamo in Toscana, dove il Panforte regna sovrano. Questo dolce speziato, denso di frutta secca, è un must per il Natale. La sua consistenza compatta e il suo sapore intenso sono un’esplosione di gioia, un abbraccio caloroso che ci avvolge e delizia i sensi.

Il sud Italia, invece, con la sua anima calorosa e accogliente, ci regala dolci che sono un vero inno alla felicità. A Napoli, i piccoli e dorati Struffoli sono un’esplosione di dolcezza, mentre in Puglia le Cartellate, immancabili durante le feste, sono annodate a mano e immerse nel vin cotto.

Questo viaggio tra i dolci di Natale italiani è un vero e proprio omaggio alla ricchezza e alla diversità della nostra bellissima penisola. Un itinerario che ci riporta alle nostre radici, che ci fa sentire a casa e ci avvolge con il suo calore. Perché in fondo, il Natale è questo: un momento di felicità da gustare insieme, un pezzo di dolce da condividere, un sorriso da scambiare. E noi italiani, sappiamo bene come farlo.

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L’iconica pellicola “A Christmas Story” ha preso vita in questa città

L’Oklahoma, con la sua rara bellezza e ricca storia, è un luogo che continua a stupire e affascinare. Tra le sue molteplici meraviglie, una in particolare cattura l’attenzione per la sua insolita originalità: un omaggio caloroso e nostalgico al classico film “A Christmas Story“.

Ci troviamo in particolare nel cuore pulsante di Chickasha, dove emerge un monumento impressionante che non passa certo inosservato. Non si tratta di una statua comune, ma di una gigantesca lampada a forma di gamba femminile, che si erge maestosa ad un’altezza di 50 piedi.

Questo vivace tributo all’iconico film non è solo un simbolo della creatività e dell’originalità di questa terra, ma anche un ricordo affettuoso di un pezzo di cultura cinematografica che ha segnato intere generazioni.

Una lampada per celebrare il 40° anniversario di “A Christmas Story”

Immagina di passeggiare per le strade di Chickasha, in Oklahoma, quando all’improvviso ti trovi di fronte a un monumento che sprigiona un fascino irresistibile. In occasione del 40° anniversario del celebre film ” A Christmas Story “, una nuova lampada illumina la città, rallegrando il cuore dei residenti e dei visitatori con la sua magia.

Nata dall’ingegno dell’insegnante di arti visive dell’Oklahoma University, Noland James, esalta la creatività e l’innovazione che caratterizzano l’intero Stato. Con il suo audace tacco alto nero e un paralume in fibra di vetro con frange ornate, troneggia maestosamente su una cassa alta 10 piedi, marcata con la parola “fragile“.

La storia inizia nel 2020, quando la città decide di omaggiare il film installando una versione gonfiabile della famosa lampada. Purtroppo, i forti venti che spesso soffiano attraverso le pianure dell’Oklahoma la abbatterono, privando la città del suo amato monumento.

Così, nel 2022, è stata eretta nel parco del centro cittadino una nuova statua, solida e permanente. Grazie al suo design audace e al suo fascino nostalgico, si è rapidamente trasformata in un’affascinante attrazione che attrae turisti e appassionati del film da tutto il Paese.

La storia della celebre lampada di “A Christmas Story”

Per trent’anni, Noland James ha dedicato la sua vita all’insegnamento presso la prestigiosa School of Visual Arts dell’Oklahoma University. Qui, ha conosciuto menti creative e ha permesso a molte storie artistiche di sbocciare. Ma una delle sue storie più affascinanti e durature riguarda l’insolito pezzo d’arte che ha creato: una lampada.

L’opera, che ha occupato un posto d’onore nel suo ufficio fino alla pensione, era un manichino da donna adornato con tubi neri e pompe, mentre il busto era un cestino dei rifiuti. L’intera figura era abbigliata con un abito di pizzo bianco e nero, conferendo un tocco di eleganza alla creazione.

Un giorno, questa insolita realizzazione artistica attirò l’attenzione di un uomo alla ricerca di lavoro all’università. Egli fu così affascinato dalla lampada che tornò molte volte nell’ufficio di Noland, innamorandosi sempre più della sua unicità. Chiese come fosse stata assemblata, esaminando quasi ogni dettaglio per capire come fosse stata realizzata.

Qualche anno dopo, questo stesso uomo si ritrovò a far parte del team di produzione del film del 1983, “A Christmas Story“. E fu proprio in quel film che apparve una lampada simile, una gamba di calzetteria che con le sue curve femminili e la sua luce calda, divenne rapidamente un elemento iconico del film. Negli anni successivi, sarebbe diventata molto più di un semplice oggetto di scena, lasciando un’impronta indelebile nella cultura popolare e diventando un simbolo riconoscibile di questo amato film.