Siracusa è una bellissima città che si sviluppa sulla costa ionica della Sicilia. Una località nota soprattutto per le rovine che risalgono a tempi assai antichi. Certo, sono tantissime e dal valore inestimabile, ma a svettare nei cieli di questa città è anche un’architettura militare le cui importanza e bellezza sono inestimabili: il Castello Maniace.
Cosa aspettarsi
Il Castello Maniace non è una struttura da prendere sottogamba: è uno dei più importanti monumenti del periodo svevo della città e anche uno dei noti manieri federiciani.
Contando ben otto secoli di età, è una fortezza in pietra che si fa spazio nell’incantevole Isola di Ortigia ed è stata costruita con lo scopo di proteggere questa antica città siciliana. In principio era una residenza imperiale, mentre a partire dal XVI secolo è stata utilizzata anche come avamposto militare proteso nel Mediterraneo.
Ma non sono solo l’imponenza e la bellezza del Castello Maniace a colpire il visitatore che arriva a Siracusa. È anche la sua particolare storia che si intreccia con quella di due statue di ariete in bronzo.
La storia delle statue di ariete in bronzo
La realizzazione di questo magnifico castello svevo risale al periodo tra il 1232 e il 1240 e, nel corso di tutti i secoli a venire, è stato teatro e sede di diversi eventi storici. Tra i più interessanti non possiamo non citare che proprio qui, nel 1300, Roberto d’Angiò e Federico d’Aragona firmarono una tregua.
Ma è ciò che è avvenuto nel 1448 che desta particolare interesse, perché collegato a due statue di arieti in bronzo di epoca greca.
Quando il Castello Maniace venne ultimato, ai lati del portale di ingresso erano stati inseriti due arieti in bronzo. Una di queste statue è andata perduta, mentre l’altra è ancora oggi conservata presso il Museo Archeologico Salinas di Palermo. Delle riproduzioni sono presenti anche attualmente alle porte del maniero, ma sono le statue originali che hanno una storia che si plasma perfettamente con quella del castello.
Il re Alfonso il Magnanimo inviò a Siracusa il comandante Giovanni da Ventimiglia perché voleva tentare di calmare le rivolte organizzate da alcuni baroni siracusani. Durante la sua missione il militare decise di organizzare un banchetto in cui invitò i nobili che riteneva i principali responsabili di questi disordini.
Tuttavia, non era di certo un appuntamento gentile: i signoroni vennero decapitati durante i pasti. Per il re questa azione di Giovanni da Ventimiglia fu da premiare perché simbolo di grande fedeltà. Fu così che il soldato ricevette in dono questi due arieti che però fece portare nel suo castello di Castelbuono, un bellissimo comune siciliano in provincia di Palermo.
Nel 1485, però, i Ventimiglia si ribellarono al Re e per questo vennero esiliati. Gli arieti vennero quindi confiscati e sistemati a Palermo, prima a Palazzo Steri e poi al Castello a mare. Ma il viaggio degli arieti in bronzo non terminò lì perché, nel 1735, furono trasferiti a Napoli, per poi ritornare a Palermo dove vennero inseriti all’interno del Palazzo Reale.
Bisogna poi arrivare al 1848, anno in cui una cannonata distrusse una delle due statue che, conseguentemente, venne fusa. L’altra, che per fortuna subì solo alcuni danni, venne restaurata e donata al Real Museo Archeologico di Palermo (oggi Museo Archeologico Salinas) da re Vittorio Emanuele II.
La visita al Castello Maniace
Tutto inizia da uno spiazzo che, in un’epoca che oggi risulta molto lontana, fungeva da cortile. Subito dopo si incontra un ponte in muratura che è stato innalzato al posto di un ponte levatoio risalente all’epoca spagnola.
Si arriva poi al portale del magnifico Castello Maniace, che ammalia il visitatore perché fatto in marmo e perché pregno di meravigliosi decori. Alto circa 12 metri, si presenta a chi decide di varcarlo come una struttura massiccia.
Gli interni, dal canto loro, sono davvero emozionanti. Ne sono un esempio la sala ipostila e la sala delle colonne, così come le due piccole sale espositive, una che spiega l’evoluzione storica di questo maniero, e l’altra che mostra i ritrovamenti degli scavi archeologici e alcune riproduzioni dei due bellissimi arieti di bronzo.
Da non perdere, infine, è una passeggiata sulle mura della fortezza che permette di godere di una straordinaria veduta sul mare e sulla città di Siracusa.
Cos’altro vedere a Siracusa
Siracusa, con i suoi quasi 2800 anni suonati, è sede di tantissimi tesori da scoprire. Ci sono teatri greci, rovine romane, misteriose grotte, castelli normanni, chiese gotiche e bizantine e anche edifici modernissimi.
Oltre al Castello Maniace, da non perdere è il sui favoloso Duomo, ovvero la più importante architettura religiosa della città. Sorge nella parte più elevata dell’Isola di Ortigia, ed è la culla di una delle più belle facciate di tutta la Sicilia.
Estremamente interessante è anche Fonte Aretusa che è un’antica sorgente d’acqua dolce che dà vita a un piccolo laghetto semicircolare in cui crescono delle piante davvero particolari: quelle di papiro.
Poi ancora il suggestivo Palazzo Beneventano del Bosco che è persino uno dei più importanti esempi di architettura barocca in Sicilia.
Se volete vivere un po’ di romanticismo siciliano, invece, dovete concedervi una piacevole passeggiata presso il Lungomare Alfeo che accarezza la costa di Ortigia.
Gli amanti della storia antica devono assolutamente fare un salto presso il Parco Archeologico della Neapolis che si distingue per essere un sito di grandissima importanza. Proprio qui, infatti, svettano alcuni dei monumenti più importanti della città.
Uno di questo è il Teatro Greco che è abilmente scolpito nella roccia del colle Temenite e dove sono ancora leggibili alcune iscrizioni in greco con al centro il nome di Zeus.
Straordinario è anche l’Orecchio di Dionisio, una grotta artificiale alta 23 metri che offre un’acustica fenomenale: si narra che il tiranno Dionisio potesse ascoltare dall’esterno le parole dei prigionieri che ai suoi tempi erano rinchiusi nella grotta.
Infine – ma a dire il vero Siracusa ha molto altro da offrire – la Grotta dei Cordari, un’altra cava sotterranea che oggi è stata trasformata in un’attrazione turistica in cui scoprire diversi ambienti e ammirare bellissime sculture realizzate dai maestri scalpellini dell’epoca.