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Guadalajara, la città spagnola che è un capolavoro

Avete mai sentito parlare di Guadalajara? Probabilmente sì, ma forse in riferimento a una città con lo stesso identico nome che si trova in Messico. Oggi noi di SiViaggia vogliamo farvi conoscere la Guadalajara europea, una realtà spagnola particolarmente incantevole anche se molto meno conosciuta rispetto a tante altre località della penisola iberica.

Dove si trova Guadalajara

Guadalajara sorge al centro del suo Paese di appartenenza ed è il capoluogo dell’omonima provincia situata nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia.

Situata a circa 60 chilometri di distanza da Madrid, vanta una ricca storia e un patrimonio culturale decisamente affascinanti. Tra le sue strade scorre il il fiume Henares e le sue origini risalgono ai tempi dell’occupazione araba, epoca in cui qui venne fondato il primitivo insediamento di Arriaca, che nel corso del tempo divenne Guadalajara.

Cosa visitare

Come vi abbiamo anticipato, seppur meno nota rispetto a tante altre città spagnole, Guadalajara è uno scrigno di preziosi e interessati siti da visitare. Il suo centro storico – completamente pedonale – conserva edifici di grande valore, sia dal punto di vista storico che architettonico.

Uno di questi è senza ombra di dubbio la Concattedrale cittadina edificata in stile mudéjar. Dedicata a Santa Maria, sorge sui resti di un’antica moschea e colpisce per la sua facciata che possiede un portico con colonne e capitelli rinascimentali. Al suo interno sono invece conservati interessanti architetture e un bel pulpito di alabastro.

La passeggiata rilassante nel centro storico di Guadalajara continua alla volta del Palazzo del Infantado. Si tratta di un imponente edificio in stile gotico isabellino considerato il simbolo della città, tanto da finire tra i capolavori dell’architettura spagnola e anche tra i siti Patrimonio dell’Unesco. Un edificio che lascia a bocca aperta, complici i suoi balconi sulla facciata e i tanti affreschi che impreziosiscono le sue numerose sale.

Il Palazzo del Infantado a Guadalajara

Fonte: iStock – Ph: CHUYN

Un angolo del Palazzo del Infantado a Guadalajara

Poi ancora l’Alcázar Real di Guadalajara, ovvero un sontuoso castello in cui “teletrasportarsi” nei fasti dell’epoca medievale. Da qui è anche possibile godere di un’eccezionale vista panoramica, così come immergersi in sale pregne di affreschi, nelle stanze dei re e presso la famosa sala delle feste. In più, è circondato da bellissimi giardini.

Molto interessante è anche la Cappella di Luis de Lucena che quando fu costruita, verso metà del XVI secolo, sorgeva a ridosso della chiesa San Miguel del Monte, edificio religioso ormai scomparso. Gli elementi che la contraddistinguono sono la decorazione di mattoni sagomati e l’ampia cornice di “muqarnas” che sormonta la facciata.

Tra le altre meraviglie di Guadalajara c’è anche il Palazzo di Dávalos, una struttura del XVI secolo che dal 2004 ricopre la funzione di sede della Biblioteca Nazionale Spagnola.

Qui di particolare interesse sono il patio, in stile rinascimentale di La Alcarria, e la facciata in cui è raffigurato un torneo tra due cavalieri. La Chiesa di San Ginés, risalente al XVII secolo, presenta una mastodontica facciata in pietra che ingloba un portale costruito tra due grandi contrafforti, mentre all’interno vi si possono ammirare quattro eccellenti esempi di scultura funeraria.

Infine il Palazzo di Antonio de Mendoza, eretto nel XVI secolo in stile rinascimentale, che presenta un cortile interno che si rivela un eccellente esempio dello stile plateresco.

Il Museo di Guadalajara

Una menzione a parte la merita il Museo della città che sorge tra le mura del già citato (e splendido) Palacio del Infantado. Visitandolo si ha l’opportunità di approfittare di un percorso antropologico che illustra i concetti di vita, morte e religiosità dal paleolitico al XX secolo.

È anche presente un’esposizione permanente, denominata “Transiti”, dove il visitatore può conoscere i pezzi più rilevanti di alcune collezioni di archeologia, belle arti ed etnografia che mostrano il modo in cui i diversi popoli che vissero in città affrontarono la vita, la morte e l’idea dell’aldilà. Vi sono inoltre esposte opere di Alonso Cano, Ribera, La Roldana e resti celtiberici e medievali.

Guadalajara, Spagna

Fonte: 123rf

Veduta aerea di Guadalajara

Cosa vedere nei dintorni di Guadalajara

Se nel vostro itinerario in questa zona della Spagna avete inserito Guadalajara con tutto il suo patrimonio, la sua gustosa cucina e le sue importanti tradizioni, il nostro consiglio è quello di esplorare anche i suoi dintorni.

A poca distanza dalla città sorge il Castello di Torija, una straordinaria fortezza medievale che si ritiene sia stata fondata per mano dei Templari. Al suo interno, tra le altre cose, c’è anche un museo etnografico dedicato a La Alcarria.

Hita è invece la città natale di Juan Ruiz el Arcipreste, uno degli autori spagnoli più importanti del Medioevo, ma anche una località con un centro storico che è stato dichiarato Bene di Interesse Culturale.

Bellissima è anche Jadraque il cui tracciato urbano si sviluppa ai piedi di un imponente maniero: il Castillo del Cid – o de Jadraque – che svetta su un’altura da cui si osserva un’ampia area della pianura del fiume Henares, con le sierre a nord di Guadalajara che fanno da cornice sullo sfondo.

Già a vederlo da lontano ci si sente invasi di una potente emozione perché questa antica fortezza sembra fare da corona a una collina di proporzioni perfette. Poi ancora Cogolludo, un comune in cui ad attirare l’attenzione è soprattutto il Palazzo Ducale che è stato persino dichiarato Monumento nel 1931.

Molto suggestiva è anche Sigüenza che è sta dichiarata Complesso Storico-Artistico. Si tratta perciò di una città che possiede un magnifico patrimonio architettonico  e in cui a spiccare è il castello medievale del secolo XII, oggi trasformato in Parador de Turismo. Degna di nota è la Cattedrale edificata in stile gotico – ma anche pregna di elementi romanici – che ospita in una delle sue cappelle la famosa statua del Doncel de Sigüenza.

C’è poi Atienza, un minuto villaggio di origine medievale, fortificato e con numerose chiese romaniche e gotiche tra cui quella dedicata a Santa María del Rey.

E poi la natura, ovvero quella di cui si può godere presso il Parco Naturale della Faggeta di Tejera Negra dove, oltre ai faggi, sono presenti altre specie protette come il tasso, l’agrifoglio, la betulla, il rovere, il nocciolo e il pino.

Infine Majaelrayo che è una piccola località particolarmente nota per le sue tante casette di pietra ricoperte da curiosi tetti fatti in ardesia.

Sigüenza, Spagna

Fonte: iStock

Veduta aerea di Sigüenza
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Dopo 50 anni riaprono le porte del primo palazzo imperiale di Roma

Organizzare un viaggio a Roma, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Lo è perché la capitale d’Italia ha un patrimonio artistico, architettonico e culturale immenso che affonda le radici in 3.000 anni di storia e che ha influenzato il mondo intero. Basta una semplice passeggiata nei luoghi iconici della città eterna per toccare con mano le testimonianze del passato glorioso dell’antico Impero Romano, come le rovine del Foro e del Colosseo. E poi ci sono la Basilica di San Pietro, i Musei Vaticani e quei grandi capolavori che hanno fatto la storia dell’arte.

Insomma, le cose da fare e da vedere sono tantissime, e tutte sono destinate a incantare. E se tutto quello che la capitale ha da offrire ancora non dovesse bastarvi, sappiate che c’è un altro motivo per organizzare al più presto un viaggio in città. Il 21 settembre, dopo 50 anni di chiusura, le porte del primo palazzo imperiale di Roma sono state spalancate: da oggi, la Domus Tiberiana è di nuovo aperta al pubblico. Ecco cosa vi aspetta.

Dopo 50 anni riapre la Domus Tiberiana

Sono passati 50 anni da quando, a malincuore, la Domus Tiberiana è stata chiusa al pubblico. A causa di gravi e diversi problemi strutturali, l’imponente residenza romana è stata sottoposta a importanti interventi di restauro che si sono conclusi proprio a fine estate.

Con la riapertura della Domus Tiberiana, inglobata nella grande e monumentale area che compone il Parco archeologico del Colosseo, ha permesso di ripristinare la circolarità dei percorsi che collegano il Foro Romano e il Palatino attraverso la rampa di Domiziano e gli horti farnesiani. Gli ospiti possono accedere al palazzo imperiale passeggiando sulla via coperta Clivo della Vittoria, e calcare idealmente le orme dell’imperatore.

In occasione dell’inaugurazione, tenutasi il 21 settembre, è stato pensato un allestimento museale, dal nome Imago imperii, che ha visto la realizzazione di 13 ambienti che si aprono lungo il percorso e che hanno l’obiettivo e l’ambizione di raccontare la storia del monumento, dalla sua nascita fino a oggi.

Il cosiddetto Clivo della Vittoria visto dagli archi della via Tecta

Fonte: Ph. Stefano Castellani

Il cosiddetto Clivo della Vittoria visto dagli archi della via Tecta

Il primo palazzo imperiale di Roma

Edificio maestoso e imponente, il palazzo imperiale si snoda per circa 4 ettari sul colle Palatino affacciandosi sulla valle del Foro Romano. Caratterizzata da grandi arcate su più livelli, la residenza monumentale è il simbolo di questa area che celebra l’antica Roma.

Le sue origini sono antichissime. Il nome Domus Tiberiana è legato, imprescindibilmente, all’imperatore Tiberio succeduto ad Augusto, tuttavia alcune indagini archeologiche hanno dimostrato che le fondamenta della residenza sono state opera di Nerone subito dopo l’incendio del 64 d.C. Diverse sono state le trasformazioni che si sono susseguite, a opera di Domiziano e Adriano, che hanno ampliato l’edificio e lo hanno trasformato in una delle più importanti testimonianze del passato. La sua storia lo rende il primo palazzo imperiale dell’Antica Roma.

Durante i restauri, che hanno previsto un lavoro incessante durato anni, sono state ritrovate tantissime testimonianze della vita del passato. Reperti in ceramica, metallo e vetro, statuette e decorazioni oggi sono state utilizzate per l’allestimento museale e per il racconto della vita che si svolgeva all’interno della reggia.

Lastra campana proveniente dagli scavirelativi alle fasi precedenti la Domus Tiberiana. ©Ph. Stefano Castellani

Fonte: Ph. Stefano Castellani

Lastra campana proveniente dagli scavi
relativi alle fasi precedenti la Domus Tiberiana
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Il migliore hotel del mondo è in Italia

Sognate un soggiorno di lusso, in una destinazione incantevole e nel migliore hotel che è possa esistere? Se è così sappiate che non dovete andare troppo lontano perché il migliore albergo del mondo si trova nel nostro Paese. O almeno, questo è ciò che emerge dalla neonata classifica dei World’s 50 Best Hotels stilata dall’esperienza in prima persona di 580 esperti internazionali globetrotters.

Luxury Boutique Hotel Passalacqua: il top del mondo

Il miglior soggiorno possibile lo si può fare presso il Luxury Boutique Hotel Passalacqua, una storica residenza di Moltrasio, un colorato borgo che si specchia nel magnifico Lago di Como, e che sorge in un edificio del 1787. Un albergo neonato come la classifica che l’ha incoronato il top in tutto il nostro pianeta: è stato inaugurato a giugno 2022.

Si tratta di una struttura che non passa inosservata perché, oltre a sorgere in una villa risalente al XVIII secolo, offre spettacolari giardini terrazzati che scendono fino all’acqua, dove i proprietari hanno dato vita a un tesoro di 24 camere con l’atmosfera di una casa privata.

Una villa che ha conquistato tutti persino nel passato perché qui hanno soggiornato personaggi del calibro di Napoleone Bonaparte, Winston Churchill e il compositore Vincenzo Bellini che ne fece la sua dimora e musa per scrivere la sua La Norma e La Sonnambula.

Gli altri hotel premiati

Il Luxury Boutique Hotel Passalacqua si è piazzato davanti ad altri colossi del settore come l’imponente Rosewood Hong Kong (al secondo posto), che sorge nel quartiere artistico e di design Victoria Dockside, e il Four Seasons Bangkok at Chao Phraya River, che ha invece conquistato il terzo gradino del podio.

Il nostro Paese conquista anche la nona posizione della classifica con il Four Seasons Firenze, l’Aman Venezia al 14esimo, Le Sirenuse di Positano al 20esimo e Borgo Egnazia a Savelletri in 21esima posizione.

Tra le altre grandi città premiate figurano Londra con quattro strutture da sogno in classifica, Bangkok e Parigi con tre, New York, Hong Kong, Singapore, Tokyo e Marrakech con due.

Possiamo perciò affermare che il nostro Paese esprime grandi performance in provincia, nei piccoli centri, nelle campagne. Una differenza quasi sostanziale con gli altri alberghi presenti in classifica poiché per la maggior parte di loro si trovano in grandi città o centri turistici famosi.

La classifica completa

I quasi 600 votanti di questa nuova e prestigiosa classifica hanno dovuto semplicemente elencare i sette migliori hotel in cui hanno soggiornato negli ultimi 24 mesi in ordine di preferenza. La classifica completa emersa dai risultati ottenuti è la seguente:

  1. Passalacqua, Moltrasio – Lago di Como;
  2. Rosewood Hong Kong, Hong Kong;
  3. Four Seasons Bangkok at Chao Phraya River, Bangkok;
  4. The Upper House, Hong Kong;
  5. Aman Tokyo, Tokyo;
  6. La Mamounia, Marrakech;
  7. Soneva Fushi, Maldives;
  8. One&Only Mandarina, Puerto Vallarta;
  9. Four Seasons Firenze, Firenze;
  10. Mandarin Oriental Bangkok, Bangkok;
  11. Capella Bangkok, Bangkok;
  12. The Calile, Brisbane;
  13. Chablé Yucatán, Chocholá;
  14. Aman Venice, Venezia;
  15. Singita Lodges – Kruger National Park, Kruger National Park;
  16. Claridge’s Londra;
  17. Raffles Singapore, Singapore;
  18. Nihi Sumba, Wanokaka;
  19. Hotel Esencia, Tulum;
  20. Le Sirenuse, Positano;
  21. Borgo Egnazia, Savelletri;
  22. The Connaught, Londra;
  23. Royal Mansour, Marrakech;
  24. Four Seasons Madrid, Madrid;
  25. Aman New York ,New York;
  26. The Maybourne Riviera, Roquebrune-Cap-Martin;
  27. Rosewood São Paulo, San Paolo;
  28. Capella Singapore, Singapore;
  29. Le Bristol Parigi;
  30. Park Hyatt Kyoto, Kyoto;
  31. La Réserve Paris;
  32. Gleneagles, Auchterarder;
  33. Hotel Du Cap-Eden-Roc, Antibes;
  34. Cheval Blanc, Parigi;
  35. Four Seasons Astir Palace, Atene;
  36. Soneva Jani, Maldive;
  37. The Newt, Bruton;
  38. Amangalla, Galle;
  39. Hoshinoya Tokyo, Tokyo;
  40. Desa Potato Head, Seminyak;
  41. Eden Rock, St. Barths;
  42. The Siam, Bangkok;
  43. Badrutt’s Palace, St. Moritz;
  44. Atlantis The Royal, Dubai;
  45. The Oberoi Amarvilas, Agra;
  46. NoMad London, Londra;
  47. The Savoy, Londra;
  48. Equinox New York, New York;
  49. Six Senses Ibiza, Portinatx;
  50. Hôtel de Crillon, Parigi.

Un tripudio europeo, quindi, perché il nostro continente è quello che presenta il maggior numero di strutture in classifica: in totale sono ventuno, seguito dall’Asia che ne piazza diciotto, dal Nord America con sei, l’Africa che ne ha tre ed Oceania e Sud America con uno ciascuno.

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In Francia esiste una località che ti farà sentire in Gran Bretagna

Un luogo pittoresco ed elegante, in cui i confini diventano meno definiti e l’impressione è quella di potersi trovare anche in un altro posto. Ma siamo in Francia, più precisamente nel nord, dove esiste una località che ci fa quasi sentire come in Gran Bretagna.

A regalare questa sensazione è lo stile di alcune abitazioni, che ricordano quello delle ville della campagna inglese. Un luogo sospeso a metà, elegante e raffinato, un posto perfetto da visitare durante una vacanza (infatti si tratta di una località turistica molto rinomata e gettonata) per fare il pieno di bellezza,  tra luoghi che sembrano usciti da una cartolina, spiagge da sogno e una vivace vita culturale.

Ci troviamo a Le Touquet Paris Plage, un piccolo borgo nella regione dell’Alta Francia che si affaccia sul Canale della Manica, il lembo di mare che separa l’Europa dalla Gran Bretagna.

Le Touquet Paris Plage, la lussuosa destinazione che fa sentire come in Gran Bretagna

A dispetto di alcune costruzioni che sembrano essere state portate lì direttamente dalla campagna inglese, Le Touquet Paris Plage è un piccolo comune che si trova nella regione dell’Alta Francia.

Alcune delle sue ville hanno uno stile che ricorda quello inglese, più precisamente anglo – normanno, con i tetti molto alti e spioventi, da cui spuntano finestre che sembrano prese in prestito a una fiaba e con l’architettura che si amalgama alla perfezione con lo spazio esterno. Un luogo che ci porta in un sogno, sospesi in uno scenario di straordinaria bellezza.

Perché Le Touquet Paris Plage è una bellissima località turistica, abitata solamente da circa 5mila abitanti, ma ricca di strutture per i villeggianti. Non a caso, infatti, è tra le più amate destinazioni per le vacanze dei ricchi parigini, la distanza con la capitale francese, infatti, non è molta.

Dal punto di vista culturale regala veri e propri gioielli architettonici: dal suggestivo faro, datato 1947 da cui si gode di una vista impareggiabile sul paese. E poi l’Art Déco del Westminster Hotel e il Village Suisse. Tra le altre tappe interessanti il municipio e il mercato coperto.

Oltre alla bellezza del paese, dove l’arte è di casa, non manca quella della natura: questo luogo è perfetto per fare escursioni, per dedicarsi ad attività sportive o per godersi piacevoli giornate in spiaggia.

Le Touquet Paris Plage, la storia di questo luogo da sogno

Viene considerata la più britannica delle località che si trovano in Francia, affacciata sul Canale della Manica che separa la Gran Bretagna dall’Europa, e la sua nascita si intreccia con quella di personaggi di spicco del passato, sia francesi sia inglesi. Sul sito ufficiale della cittadina viene spiegato che la storia di questa stazione balneare prende il via nel 1837, quando il notaio parigino Alphonse Daloz ha acquistato il borgo e ha piantato alberi iniziando a dare vita alla località che conosciamo oggi.

Un’altra data importante è quella del 1882, quando viene inaugurato il complesso residenziale Paris-Plage. Proseguendo con le date, altre due che vale la pena ricordare sono: il 1902, quando Sir John Whitley, inglese, acquista Le Touquet e Paris-Plage e il 1912, quando nasce Le Touquet Paris-Plage, un luogo frequentato dalla Parigi bene e dall’aristocrazia inglese.

Oggi è una località amatissima, ricca di cultura, strutture per l’accoglienza e offerta turistica. Affacciata sul mare si inserisce in quel tratto di costa noto come Cote d’Opale, insieme ad altre mete da sogno.

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I viaggi senza vestiti sono una tendenza: aumentano le proposte

Partire senza doversi preoccupare di cosa mettere in valigia, rischiando di portarsi dietro bagagli stracarichi di vestiti e di dover pagare anche salati supplementi extra. L’alternativa? Volare solo con lo stretto necessario, noleggiare gli abiti di cui avete bisogno e riceverli nella struttura in cui avete scelto di alloggiare all’arrivo, oppure raggiungere località sciistiche lasciando l’attrezzatura a casa e prenotandola presso il resort. I viaggi diventano sempre più leggeri, grazie a diverse iniziative che strizzano l’occhio a un turismo più sostenibile.

Viaggiare senza vestiti: il progetto di Japan Airlines

Japan Airlines ha avviato una sperimentazione di un anno di un servizio che consente a chi vola in Giappone di noleggiare un set di abiti – che coprono diversi stili sartoriali e stagioni – e di riceverlo una volta arrivati in hotel. Al termine del soggiorno, i capi d’abbigliamento vengono restituiti per essere lavati, stirati e reinseriti nel sistema.

L’obiettivo del progetto è quello di fornire un’esperienza di viaggio con un bagaglio minimo offrendo il noleggio di abbigliamento a destinazione, creando così un valore ambientale. Il servizio, chiamato ‘Any Wear, Anywhere’, e iniziato questa estate è attivo fino al 31 agosto 2024 e, secondo la compagnia aerea di bandiera del Giappone, potrebbe tagliare le emissioni di carbonio riducendo il peso trasportato dai suoi aerei. Stando, infatti, alle stime della Sumitomo, la società giapponese che si occupa delle prenotazioni, delle consegne e del lavaggio degli abiti, circa 10 kg di bagaglio in meno equivalgono a circa 7,5 kg di emissioni in meno, l’equivalente di un asciugacapelli acceso 10 minuti al giorno per 78 giorni. L’iniziativa intende assecondare il desiderio dei viaggiatori di orientarsi verso scelte sempre più sostenibili, riguardo le destinazioni, gli alloggi, i mezzi di trasporto e così via.

Chi deciderà di usufruire del servizio potrà scegliere il suo stile a seconda del motivo del viaggio, da comunicare al momento dell’acquisto del biglietto. Si può infatti scegliere tra diversi outfit, suddivisi in smart, smart casual e misto, che si possono prenotare sul sito web della compagnia fino a un mese prima del viaggio. Naturalmente, si potranno selezionare anche le taglie. Un set costa tra i 25 e i 44 euro, il prezzo dipende anche dal numero dei capi prenotati, e si possono noleggiare otto cambi d’abito per un massimo di due settimane. Alla fine del proprio soggiorno non si dovrà fare altro che riporre gli indumenti nell’apposita custodia e depositarli alla reception dell’hotel. Tutti i set, specifica la compagnia, provengono da giacenze di magazzino o sono di seconda mano, proprio per evitare sprechi.

Viaggiare leggeri: le iniziative in Europa e nei safari

Sulla scia del progetto pilota della compagnia aerea giapponese che invita a lasciare a casa i vestiti, stanno spuntando altre iniziative che spingono a viaggiare leggeri. Stando a quanto riporta la BBC, anche gli sciatori stanno cercando di ridurre le loro impronte di carbonio. In particolare, una nuova idea sta emergendo nelle località sciistiche di Francia, AustriaSvizzera, dove si può lasciare l’attrezzatura a casa e noleggiarla presso il resort.

L’Ufficio del Turismo di Dubrovnik ha, invece, preso provvedimenti contro l’uso dei bagagli a rotelle, con tanto di video guida sul galateo dei visitatori, ai quali si raccomanda di non disturbare la quiete delle storiche strade acciottolate della città croata, preferendo bagagli più leggeri da portare in spalla e rinunciando alle ruote.

Anche nei safari lodge nei parchi nazionali di Kenya, Tanzania e Uganda si promuovono soluzioni di viaggio leggere. Qui sono, infatti, in vigore alcune restrizioni e da tempo si fa una sorta di battaglia ai bagagli pesanti, che ha portato gli operatori turistici a preferire borse  morbide, mentre i bagagli con le ruote o le valigie rigide spesso non riescono a superare il terminal degli aeroporti e a raggiungere la pista di decollo.

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Il tunnel sottomarino che ti permette di passeggiare tra i predatori marini

Esistono alcuni luoghi che da sempre capeggiano le nostre travel wish list. Veri e propri eden terrestri dove la natura regna sovrana insieme a numerosi esemplari di flora e di fauna che qui hanno scelto di abitare. Tra questi impossibile non pensare alle Bahamas, l’arcipelago corallino circondato dall’Oceano Atlantico e composto da oltre 700 isole, alcune delle quali solitarie e disabitate.

I motivi per raggiungere questi lembi di terra sono tantissimi: spiagge bianche che si perdono all’orizzonte, acque dalle infinite sfumature di blu, giardini, parchi delle meraviglie e barriera corallina. La vera bellezza di queste isole, però, è nascosta e protetta sotto il mare, alla stregua di un tesoro prezioso che può essere scoperto solo dai più coraggiosi, attraverso immersioni subacquee e snorkeling, ma non solo.

Esiste un luogo, non lontano dall’aeroporto di Nassau, il cui nome è un preludio all’avventura che si andrà a vivere. Ci troviamo, infatti, a Paradise Island, un paradiso di nome e di fatto. È proprio qui che possibile entrare in un tunnel sottomarino che permette di passeggiare tra pesci tropicali e spaventosi predatori marini.

Benvenuti a Paradise Island

Scegliere quali isola raggiungere, tra le centinaia che compongono l’arcipelago delle Bahamas, è una missione davvero ardua. Ma se avete intenzione di perdervi e immergervi nel meraviglioso mondo sottomarino di questo territorio, allora il consiglio è quello di optare per Paradise Island, una lingua di terra situata di fronte a Nassau.

Si tratta di una delle isole più celebri dell’arcipelago, insieme a Grand Bahama, nonché tra le più raggiunte. Qui le meraviglie naturali si alternano agli hotel di lusso e ai grandi resort con un’offerta turistica in grado di soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori. Non mancano, ovviamente, infinite possibilità di scoprire il grandioso ecosistema che questo lembo di terra, e l’intero arcipelago, ospitano e proteggono.

Tra queste anche l’inedita opportunità di passeggiare tra gli abissi dell’oceano e ammirare, a distanza ravvicinata, tutti gli animali fantastici che popolano queste acque. L’esperienza, unica nel suo genere, è offerta dall’Atlantis Bahamas, un resort che sorge di fronte alla spiaggia e che ospita anche un parco acquatico.

Passeggiare tra i predatori marini: succede alle Bahamas

È un sogno che diventa realtà, quello offerto dall’Atlantis Bahamas, che permette agli appassionati della natura di perdersi e immergersi nel fantastico mondo sottomarino. La struttura, infatti, ospita il suggestivo Dolphin Cay che consente ai visitatori di nuotare con i delfini, e la Predator Lagoon, una delle attrazioni turistiche più popolari per chi visita Paradise Island.

Questa laguna consente di ammirare da vicino tutti gli esemplari marini che popolano le acque caraibiche. Cuore del progetto è un tunnel sottomarino, completamente trasparente e situato a 30 metri sotto il livello del mare, al quale poi si aggiungono zone caratterizzate da ampie vetrate panoramiche per ammirare ciò che succede intorno.

I visitatori possono dunque percorrere il tunnel e passeggiare tra i grandi predatori marini, tra i quali spiccano squali, pesci sega, razze e barracuda, e fermarsi poi nei pressi delle zone panoramiche per avere un accesso privilegiato sull’habitat oceanico che pullula di vita. Lo spettacolo è mozzafiato.

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Città Sant’Angelo, incantevole borgo d’Abruzzo

In Abruzzo, e più precisamente su una collina a 317 metri sul livello del mare che svetta nella provincia di Pescara, sorge un borgo che è un vero scrigno di tesori e che colpisce i visitatori per la sua vivacità, le tradizioni, i prodotti tipici e per il paesaggio che pare uscito da una cartolina. Il posto in questione si chiama Città Sant’Angelo, una località che fa parte dei Borghi più Belli d’Italia e che è anche città del vino e dell’olio, città slow e città verde.

Città Sant’Angelo, cosa aspettarsi

Visitando Città Sant’Angelo avrete l’opportunità di immergervi nell’arte, nella storia e nella natura più vera, un angolo incantato d’Abruzzo in cui fare una sorta di viaggio indietro nel tempo.

Al contempo, potrete prendere parte alle sue sentite tradizioni, gustare i prodotti tipici e godere di un clima e di un panorama davvero invidiabili: il borgo è situato a soli 18 chilometri dalla città di Pescara, a 30 minuti dalla montagna, mentre il mare è proprio lì, ad accarezzare il suo territorio.

Cosa vedere

Il centro storico di Città Sant’Angelo è una piccola bomboniera ed è pregno di siti di interesse che inevitabilmente conquistano il cuore dei suoi visitatori. Uno degli edifici più interessanti è la chiesa di San Michele Arcangelo che è persino uno dei più importanti monumenti dell’architettura abruzzese. Si trova nella zona iniziale dell’antico abitato ed è costituita da due navate, che a loro volta sono completate da un pregevole porticato quattrocentesco.

Molto raffinata è anche la chiesa di San Francesco che tra le sue mura conserva un pavimento a mosaico e una tela raffigurante la “Madonna del Rosario e San Domenico”, opera del pittore angolano Paolo De Cecco. Poi ancora la chiesa di Sant’Agostino che è stata edificata nel punto più alto della collina tabulare in cui sorge Città Sant’Angelo.

Bellissima è anche la chiesa di San Bernardo che è parte di un vasto complesso architettonico e che presenta una facciata dalla configurazione insolita ed originale nel panorama architettonico della regione. Assolutamente affascinante è la strada del ghetto che si sviluppa nel più antico nucleo abitativo di Città Sant’Angelo: il Casale.

Non sono di certo meno suggestivi gli ingressi alla cinta muraria del borgo. Le porte arrivate ai giorni nostre sono tutte in laterizio e quattro in totale: Porta Casale e Porta Licinia (o Borea) risalenti alla cinta muraria più antica, del XIV secolo, Porta Sant’Egidio e Porta Sant’Antonio (o Nuova) costruite tra il 1700 e il 1800.

Infine la torre dell’orologio che svetta nei cieli nel cuore del borgo di Città Sant’Angelo e che anticamente era una torre d’avvistamento e la sede del deposito delle armi della “Civitas”.

Città Sant’Angelo borgo di cultura: i musei più belli

Città Sant’Angelo è anche un borgo di cultura grazie agli interessanti musei che si possono visitare. Ne è un esempio il Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea “ex manifattura tabacchi” che spesso offre mostre personali e collettive, monotematiche o a tema libero, incontri con gli artisti, visite guidate, specifici corsi di formazione professionale nel campo delle arti applicate e molto altro ancora.

Altrettanto interessante è il Museo Civico “Luigi Chiavetta” che sorge in quella che un tempo era una chiesa. Al suo interno sono custoditi numerosi reperti archeologici ritrovati nel territorio angolano ed una importante raccolta di chinocchje, delle piccole statue che il popolo ha custodito nel corso dei secoli.

La spiaggia

Città Sant’Angelo offre anche un bellissimo litorale lungo 800 metri e caratterizzato da una sabbia dalle sfumature dorate che sono bagnate da un mare dalle mille tonalità di azzurro.

Con fondale digradante velocemente verso il largo, sorge tra il fiume Saline e il torrente Piomba regalando anche un territorio di particolare interesse faunistico, soprattutto per quanto riguarda gli uccelli.

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Puoi entrare nell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci

Dal 1980 il Cenacolo di Leonardo, insieme alla Chiesa e al Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie che lo conserva, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Si tratta di un’opera unica nel suo genere, un capolavoro rinascimentale che è diventato il simbolo universale di uno dei più importanti periodi artistici e che ha influenzato, in maniera imprescindibile tutta la storia dell’arte.

Realizzato tra il 1494 e il 1498 da Leonardo da Vinci, e commissionato da Ludovico il Moro, il Cenacolo è conservato nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. Migliaia di persone, provenienti da ogni parte del mondo, si recano qui ogni giorno per contemplare il grande affresco parietale, rendendolo così uno dei capolavori più visitati del Bel Paese.

Quest’opera-simbolo del Rinascimento italiano merita di entrare di diritto nelle travel wish list degli appassionati di arte e di storia. Ma oltre a contemplare il capolavoro da lontano è possibile fare di più. Da oggi, infatti, si può entrare nell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e vivere un’esperienza immersiva e interattiva senza eguali. Ecco come.

Dentro il capolavoro di Leonardo da Vinci

Immergersi fisicamente in un’opera, ammirarla da ogni prospettiva e toccarla con mano fino a diventarne i protagonisti: è questa la nuova frontiera dell’arte. È questa la missione, già compiuta, di Last Supper Interactive (LSI), un’installazione straordinaria realizzata dall’artista Franz Fischnaller e inaugurata l’8 settembre del 2023 in occasione dell’Ars Electronica Festival.

Ospitata all’interno dello spazio futuristico Deep Space di Ars Electronica Center di Linz, il progetto è caratterizzato da un’anima tecnologica. La fotografia ad altissima risoluzione dell’Ultima Cena di Leonardo, acquisita da Haltadefinizione, è stata trasformata in un’esperienza immersiva che consentirà alle persone di entrare fisicamente all’interno di uno dei più importanti capolavori artistici della storia.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Deep Space 8K

Fonte: Franz Fischnaller

Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Deep Space 8K

L’esperienza immersiva a Linz

Per vivere e condividere questa avventura senza eguali dobbiamo recarci a Linz, nella città dell’Alta Austria attraversata dal Danubio e situata a metà trada tra Vienna e Salisburgo. Oltre il fiume troviamo l’imponente Ars Electronica Center, soprannominato anche Museo del Futuro, che ospita periodicamente mostre ed esposizioni avanguardistiche basate sulla tecnologia e sull’intelligenza artificiale.

Ed è proprio in questo luogo futuristico che oggi ci rechiamo, per andare alla scoperta dell’installazione immersiva Last Supper Interactive. Un progetto che, attraverso la realtà aumentata in 8K-3D, consente di avvicinarsi al capolavoro di Leonardo da Vinci come non era mai stato fatto prima di questo momento.

Grazie alla tecnologia immersiva, gli ospiti possono avere una panoramica completa e inedita dell’opera. Osservare il dipinto da diverse altezze e prospettive, muoversi all’interno dello spazio pittorico tra gli apostoli seduti al tavolo, e scrutare ogni dettaglio che compone la narrazione artistica.

Con questo progetto, Last Supper Interactive, concede un’opportunità unica a tutti gli amanti dell’arte, quella di entrare nell’Ultima Cena per esplorare e interagire con il capolavoro all’interno dello spazio pittorico. L’installazione resterà a disposizione di cittadini e viaggiatori presso il Deep Space 8K, un immenso spazio di proiezione all’interno dell’Ars Electronica Center, per un anno.

Dentro l'Ultima Cena

Fonte: Franz Fischnaller

Dentro l’Ultima Cena, le immagini dell’esperienza immersiva al Deep Space 8K
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Nasce un nuovo road trip in Europa, ma per andare a caccia di UFO

Se siete tra le persone che amano scrutare il cielo stellato chiedendosi se siamo soli nell’universo e sognano incontri ravvicinati del terzo tipo, allora non potete perdervi il viaggio che vi farà toccare i luoghi degli avvistamenti avvenuti nel Vecchio Continente. E forse vi sorprenderà sapere che tra questi c’è anche una città italiana.

Viaggio on the road in Europa a caccia di UFO: le tappe

Sull’onda dell’UFO-mania, riesplosa dopo il recente convegno al Parlamento del Messico in cui sono stati mostrati i presunti i resti fossilizzati di individui extraterrestri, il sito Stressfreecarrental.com ha lanciato la proposta di un road trip per l’Europa, nei siti dove ci sono maggiori probabilità di incontrare forme di vita aliena. Sul sito, gli utenti sono invitati a noleggiare l’auto per un tour in 8 tappe in diversi Paesi europei, dove ci sarebbero stati degli avvistamenti.

Sapevate, ad esempio, che in Belgio, prima tappa del road trip, tra il l 29 novembre 1989 e l’aprile 1990, sono stati segnalati una serie di avvistamenti di UFO triangolari, passata alla storia come ‘ondata belga’? In particolare, nella notte del tra il 30 e il 31 marzo 1990, oggetti non identificati furono tracciati su radar, fotografati, e visti da circa 13.500 persone, 2.600 delle quali hanno prodotto testimonianza scritta, descrivendo nel dettaglio ciò a cui avevano assistito.

Dopo il Belgio, il tour tocca la Svizzera, dove negli anni ’70 a Schmidrüti e Berg Rumlikon  un uomo affermò di essere stato in contatto con gli alieni dell’ammasso stellare delle Pleiadi.

Si fa quindi tappa in Francia, a  Trans-en-Provence, famosa per uno dei rari casi in cui un UFO  avrebbe lasciato tracce fisiche sul terreno. Il presunto avvistamento si è verificato l’8 gennaio 1981, quando Renato Nicolaï, un agricoltore di 55 anni, sentì uno strano fischio mentre stava svolgendo lavori agricoli nella sua proprietà. Si voltò e vide, ad una distanza di circa 50 metri, un oggetto a forma di disco, che appariva leggermente sollevato da terra. Il caso approdò al GEPAN (Groupe d’Étude des Phénomènes Aérospatiaux Non-identifiés) per gli accertamenti scientifici successivi, da cui emerse che il terreno aveva subito una compressione meccanica di 4 o 5 tonnellate e un riscaldamento fra i 300 e i 600 °C. Nei campioni di terreno furono trovate tracce di fosfati e zinco e l’analisi dell’erba medica vicino al luogo del presunto atterraggio mostrò livelli di clorofilla più bassi del normale. Dopo due anni di indagini non furono trovate spiegazioni plausibili dell’accaduto.

Come preannunciato, il viaggio prosegue, pensate un po’, in Italia. Nel nostro Paese, l’avvistamento più famoso ha avuto luogo  il 27 ottobre 1954 nel cielo di Firenze. Durante una partita tra Fiorentina e Pistoiese, gli spettatori videro alcuni oggetti non identificati fluttuare proprio sopra lo stadio Artemio Franchi. Definiti ad “ali di gabbiano”, a “cappello da mandarino cinese” o a “sigaro”, furono avvistati anche sul Duomo di Firenze. In seguito al passaggio, iniziano a cadere di sottolissimi filamenti bianchi, che si dissolvevano a contatto con il terreno, in seguito denominati ‘bambagia silicea’. Secondo il Cicap, i misteriosi oggetti volanti sarebbero stati parte di un’operazione militare, mentre i filamenti sarebbero dovuti ai ragni che formano questa sorta di paracadute per migrare. L’evento, però, è tuttora oggetto di interesse nel mondo dell’ufologia.

Meta successiva è l’Albania, dove il caso più famoso di avvistamenti di UFO è quello avvenuto nel villaggio di Roskovec nel 2006. I residenti affermarono di aver visto atterrare un oggetto non identificato, che aveva una forma simile a un disco, ed era rimasto sul terreno per soli 4-5 secondi, lasciando i segni del suo passaggio sull’asfalto.

Il road trip in cerca di avvistamenti tocca anche la Romania, che nel febbraio di quest’anno ha fatto decollare i jet militari dopo che le autorità avevano avvistato oggetti misteriosi nei cieli.

Le ultime due tappe sono, infine, la Polonia, dove un disco volante è stato avvistato nella città di Jastrowo da un ciclista, che sarebbe anche riuscito a scattare una foto all’oggetto misterioso, e la Germania, destinazione obbligata per il famoso fenomeno celeste di Norimberga. Si tratta di un evento naturale, probabilmente un parelio, che, interpretando un’incisione realizzata all’epoca dal tipografo Hans Glaser, potrebbe essere accaduto all’alba del 14 aprile 1561. In ambito pseudoscientifico è spesso citato come un fenomento ufologico, benché tale ipotesi sia considerata priva di fondamento sia storico che scientifico.

Il viaggio a caccia di UFO nel Regno Unito

Ed è UFO-mania anche nel Regno Unito, con una lista dei migliori luoghi del Paese dove avvistare gli alieni. Il viaggio inizia nel Devon, dove un escursionista locale ha recentemente avvistato un oggetto non identificato che si tuffava in mare, e dove ci sono stati innumerevoli avvistamenti di strane luci luminose riprese dalle telecamere.

I cacciatori di UFO sono poi invitati ad addentrarsi nella foresta di Rendlesham, nel Suffolk, dove nel dicembre 1980 sono stati segnalati una serie di avvistamenti di luci inspiegabili, tra i più avvincenti dello United Kingdom.

Il road trip prosegue, quindi, verso il Galles. Qui, oltre 40 anni fa, un gruppo di scolari del Pembrokeshire affermò di aver avvistato un UFO in un campo di fronte al loro parco giochi: alcuni sostennero addirittura di aver visto uscire una figura con una tuta argentata.

Il viaggio si sposta poi nell’Inghilterra settentrionale, precisamente a Leeds, anch’essa soprannominata “UFO hotspot” a causa dei frequenti avvistamenti da parte degli abitanti del luogo.

I cacciatori di alieni si recheranno quindi nello Yorkshire, luogo del leggendario incidente di Ilkley Moors: nel 1987 un agente di polizia in pensione affermò di essere stato rapito dagli alieni durante il suo turno di guardia mattutino e di essere stato trattenuto su un’imbarcazione, prima di essere riportato nella brughiera. L’uomo ha affermati di essere entrato in contatto con una figura aliena, che ha fotografato e che viene tuttora studiata dagli esperti.

La tappa successiva è Edimburgo, dove il 18% dei residenti sostiene di aver avuto un avvistamento del terzo tipo, secondo una ricerca commissionata dal National Geographic.

Un altro luogo compreso nella mappa degli avvistamenti di oggetti non identificati, famoso nel Regno Unito, è il Perthshire, nella Scozia centrale, dove è stata scattata una delle foto UFO più nitide di sempre, che mostra un oggetto a forma di diamante di 30 metri nel cielo.

L’ultima tappa del viaggio è, infine, Belfast. Nella capitale dell’Irlanda del Nord, nel corso degli anni si sono verificati una serie di avvistamenti su cui la polizia ha indagato, tra cui luci bianche e “strane immagini” riprese dalle telecamere a circuito chiuso.

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Ricordate l’Arco di Trionfo “impacchettato” di Christo? Ecco che fine ha fatto

Il 18 settembre del 2021 i cittadini di Parigi si affacciavano sulla città con sgomento ed entusiasmo: uno dei monumenti simbolo della Ville Lumière era stato abbigliato con una veste inedita e straordinaria a seguito di un lungo e minuzioso progetto visionario, un sogno durato 60 anni. Stiamo parlando dell’Arc de Triomphe wrapped, un’installazione artistica pensata da Christo e Jeanne-Claude, il duo artistico che ha impacchettato anche il Pont Neuf nel lontano 1985.

Dopo più di mezzo secolo dalla prima bozza del progetto, l‘ultimo desiderio di Christo Javacheff è stato esaudito e la lunga attesa ripagata. L’Arco di Trionfo impacchettato è diventato realtà e per due settimane ha campeggiato al centro di piazza Charles de Gaulle per essere ammirato, contemplato e fotografato da milioni di cittadini e viaggiatori in visita alla capitale francese.

Sono passati ormai due anni dall’inaugurazione di quell’opera effimera che è rimasta, però, nel cuore e nella mente di tutte le persone che l’hanno vista dal vivo o in fotografia. Ma che fine ha fatto, adesso, l’Arco di Trionfo impacchettato?

Che fine ha fatto l’opera di Christo e Jeanne-Claude?

16 sono stati i giorni dell’esposizione, 6 i milioni di visitatori, tra parigini e viaggiatori, che hanno ammirato l’opera, e oltre mezzo miliardo di persone che l’hanno vissuta attraverso i media e i social network: i numeri dell’Arco di Trionfo impacchettato sono stratosferici. Non stupisce, quindi, che a distanza di anni il capolavoro visionario di Christo e Jeanne-Claude faccia ancora parlare di sé.

Ma che fine hanno fatto i materiali impiegati per la realizzazione dell’opera effimera che ha incantato il mondo? Per ricoprire il monumento simbolo di Parigi sono stati infatti utilizzati oltre 25.000 metri quadrati di tessuto in polipropilene blu-argento e migliaia di corde rosse per creare un risultato visivo sorprendente.

Non tutti sanno però che alla base dei progetti di Christo e Jeanne-Claude c’è sempre stata una particolare attenzione al riciclo dei materiali utilizzati. E, proprio grazie alla volontà dei due artisti, l’Arc de Triomphe wrapped sta per cominciare la sua seconda vita.

Sotto la direzione di Vladimir Yavachev, nipote di Christo, è iniziata la fase finale di riconversione che vedrà il riciclo di tutti i materiali impiegati per la costruzione di opere urbane per i grandi eventi a Parigi e, in particolare, per i Giochi Olimpici e Paralimpici del 2024.

La seconda vita dell’Arco di Trionfo impacchettato

È una seconda vita, quella che sta vivendo l’Arc de Triomphe wrapped. Quella pensata anni fa dai due artisti e oggi gestita dalla Fondazione Christo e Jeanne-Claude in collaborazione con la città di Parigi. L’obiettivo di riutilizzare i materiali, impiegarli e reinventarli per altri scopi è stato perpetuato in questi due anni e ora si è giunti alla fase finale.

Grazie alla partnership con Parley for the Oceans, organizzazione ambientale senza scopo di lucro, il tessuto e le corde verranno riutilizzate per strutture, tende e altre opere destinate ai grandi eventi pubblici di Parigi, tra i quali spiccano i Giochi Olimpici e Paralimpici estivi che si terranno dal 26 luglio all’11 agosto nella capitale francese.