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In Italia esiste un giardino delle meraviglie: è un orto sottomarino

L’agricoltura è da sempre uno dei settori più sensibili e vulnerabili al cambiamento climatico. L’impatto di questi eventi sul mondo agricolo è innegabile e rappresenta una minaccia per la sicurezza alimentare globale. A fronte di una popolazione mondiale in rapida crescita, è necessario mantenere e incrementarne la produzione, nonostante i problemi legati alla scarsità d’acqua e alle sfide continue.

In questo contesto nasce un progetto audace e visionario: il Giardino di Nemo. È il primo orto subacqueo al mondo, un progetto innovativo tutto italiano ideato dall’Ocean Reef Group, un’organizzazione specializzata nel creare e produrre attrezzature all’avanguardia per esplorare le meraviglie del mondo sottomarino.

L’esperimento è stato avviato nel 2012 a Noli, sulla costa della riviera di ponente ligure, con l’obiettivo di sfruttare al massimo il potenziale del mare, trasformandolo in un luogo fertile per coltivare ben 40 diverse specie, tra cui erbe aromatiche, ortaggi e frutta.

Il Giardino di Nemo non solo sta reinventando il concetto di agricoltura, ma sta anche contribuendo a preservare il nostro pianeta per le generazioni future.

Il Giardino di Nemo: l’Innovazione dell’agricoltura sottomarina

Il progetto pionieristico delle coltivazioni subacquee è l’incredibile risultato dell’inventiva e della passione di Sergio Gamberini, ingegnere e fondatore di Ocean Reef Group. Attraverso la fusione dei suoi due grandi amori, l’immersione e il giardinaggio, ha dato vita a una straordinaria impresa senza precedenti.

Questa forma di agricoltura innovativa non solo sfida le tecniche di coltivazione tradizionali, ma apre anche nuove prospettive per la sostenibilità, dimostrando che le potenzialità del mondo sottomarino sono ancora in gran parte inesplorate.

Il Giardino di Nemo apre un nuovo cammino verso l’utilizzo autosufficiente delle risorse naturali più abbondanti del nostro pianeta, come gli oceani e altri corpi idrici. Alimenta il sistema tramite l’impiego di energia solare, riducendo così la dipendenza dalle fonti di energia non rinnovabili. Inoltre, la quantità d’acqua dolce necessaria per le coltivazioni viene ottenuta mediante un processo di dissalazione delle acque marine, un metodo che non solo riduce al minimo l’uso delle risorse idriche terrestri, ma contribuisce anche alla salvaguardia dell’ambiente.

Inoltre, le biosfere sottomarine offrono un ambiente ideale per la crescita delle piante, creando un microclima e condizioni termiche ottimali. Similmente a una serra tradizionale, all’interno di queste innovative strutture possono crescere senza difficoltà e più velocemente, assicurando una produttività efficiente. Questo è reso possibile dalla precisa regolazione di variabili ambientali come temperatura, luce e umidità, attentamente controllate per fornire le condizioni più favorevoli.

È fondamentale evidenziare che l’installazione delle biosfere non arreca danni all’ecosistema. Anzi, queste strutture artificiali possono svolgere un ruolo di vitale importanza nell’ambiente, fungendo da autentici rifugi per gli abitanti del mare. Tale iniziativa potrebbe favorire il ripopolamento delle aree marine circostanti, contribuendo alla tutela della biodiversità, un impatto positivo per l’ecosistema e la sua conservazione.

Quali sono le opportunità della coltivazione subacquea?

Questa innovativa tecnica di coltivazione affronta direttamente alcune delle più grandi sfide agricole attuali: la scarsità d’acqua, l’erosione del suolo e l’eccessivo utilizzo di pesticidi. La coltivazione subacquea, invece, sfrutta intelligentemente l’ecosistema marino per nutrire le piante con gli elementi naturalmente presenti nell’acqua salata.

Questo non solo elimina la necessità di irrigazione e fertilizzanti chimici, ma offre anche un ambiente di crescita ottimale, aumentando notevolmente i rendimenti rispetto ai metodi di coltivazione tradizionali.

Continuano, tuttavia, le ricerche per sviluppare fertilizzanti naturali e innovativi a base di alghe, allo scopo di creare un ciclo di vita ecologicamente sostenibile per le piante in crescita. Questa strategia all’avanguardia mira a riciclare le risorse marine per nutrire le colture. Con un alto contenuto di nutrienti, infatti, le alghe possono essere utilizzate per promuovere un’agricoltura che contribuisca efficacemente alla salvaguardia del nostro pianeta.

Piantagioni nel Giardino di Nemo

Fonte: Getty Images

Coltivazioni di erbe aromatiche nel Giardino di Nemo
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Valle delle Meraviglie, una Francia davvero sorprendente

Quando si dice “un nome, una garanzia“: non poteva essere altro che “meraviglioso” un territorio che porta il nome di “Valle delle Meraviglie“, un “museo a cielo aperto”, punteggiato da pietre colorate e levigate dai ghiacciai, da laghi di montagna e una foresta che incanta con il suo verde e i suoi profumi.

Siamo nel cuore del Parco Nazionale del Mercantour, vanto delle Alpi Marittime e delle Alpi dell’Alta Provenza, tra l’Italia e, appunto, la Provenza, indiscussa oasi di biodiversità tra le più ricche di Francia.

Un magnifico paesaggio che incontra il mare e la montagna, terrazzamenti di ulivi, ruscelli e pittoreschi villaggi arroccati.

La Valle delle Meraviglie, un viaggio di 5000 anni

È un vero paradiso per gli escursionisti e i trekker, dove camminare sullo sfondo delle cime innevate, tra scoscese rocce, laghetti alpini e la foresta, e aguzzare la vista per scorgere gli animali di montagna (che qui sono davvero moltissimi!) tra cui i camosci che, in quanto “abitanti principali”, non sono mai troppo lontani.

Ma siamo appena all’inizio. Infatti, la valle è il regno delle incisioni rupestri e qui non si compie mai una “semplice escursione” bensì un viaggio a ritroso di ben 5000 anni laddove gli uomini dell’Età del Bronzo lasciarono la loro impronta imprimendo nella pietra segni che onorano le divinità del cielo e della montagna.

Nell’area protetta delle incisioni, l’escursionismo è consentito soltanto lungo i sentieri segnalati, dove scoprirne il significato grazie ai pannelli didattici; è possibile, però, anche effettuare una visita approfondita insieme alle guide abilitate e accreditate dal Parco Nazionale, che conducono i visitatori ad ammirare le incisioni più singolari raccontando, al contempo, le teorie più contrastanti riguardo il loro significato.

E poi entra in scena il Monte Bego con i suoi 2872 metri di altezza che, agli occhi dell’uomo preistorico, doveva apparire “sacro”, un mezzo di elevazione verso il Dio o gli Dei: ed è proprio lungo i suoi pendii che incisero la pietra per “sacralizzare” quei luoghi.
Oggi Monumento Nazionale, l’area archeologica del Monte Bego dona al visitatore l’emozionante esperienza di trovarsi di fronte alla toccante testimonianza di un culto ancestrale.

Natura e biodiversità, protagoniste assolute

Passeggiare lungo la Valle delle Meraviglie, trascorrere alcuni giorni nei rifugi, consente di ritrovarsi a tu per tu con il “fascino del meraviglioso” e di vivere momenti e giorni indimenticabili al cospetto della montagna, con i suoi ritmi, i suoi silenzi, i suoi paesaggi plasmati dall’aspra roccia e, subito dopo, dalla flora verdeggiante.

Altrettanto emozionante il possibile avvistamento di stambecchi, camosci, caprioli, lupi, marmotte e altri splendidi rappresentanti della fauna alpina.

Il Museo delle Meraviglie, la tappa da non perdere

Inaugurato a Tenda nel 1996, il “Museo delle Meraviglie” è un’altra tappa da mettere in lista per completare al meglio e arricchire la conoscenza di una delle valli più sorprendenti della Francia.

Non a caso, è il luogo ideale per approfondire la visita al sito archeologico e alle sue incisioni oppure per prepararsi al meglio all’escursione: lungo le sue sale, progettate con scenografie moderne, interattive e ludiche per andare incontro anche ai più piccoli, il museo ricostruisce con dovizia di particolari e realismo la vita dei primi abitanti della Valle e offre il suo prezioso contributo alla valorizzazione e alla tutela di un patrimonio archeologico unico nel suo genere.

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Salinas de Maras, il capolavoro cristallizzato nella Valle Sacra degli Incas

Il Perù, terra di meraviglie e misteri, è un autentico tesoro incastonato nel cuore dell’America del Sud. Attraverso la sua cultura millenaria, si rivela come un luogo dove il passato convive con il presente, dove antiche civiltà hanno lasciato indelebili tracce sia sul paesaggio, sia sulle persone che lo abitano. I suoi panorami imperdibili spaziano dalle vette imbiancate delle Ande alle giungle lussureggianti dell’Amazzonia, fino alle coste sabbiose che si affacciano sul Pacifico.

Ma una delle località che vale la pena visitare almeno una volta nella vita è la Valle Sacra degli Incas, un luogo che sembra sospeso nel tempo. Qui, tra le montagne verdi e rigogliose, sorgono le rovine di un tempo lontano, testimonianza della grandezza dell’Impero Inca. Questa valle era considerata sacra per la sua terra fertile e per i fiumi che la attraversano, fornendo vita e sostentamento.

Qui, esiste un luogo davvero affascinante e molto gettonato: le Salinas de Maras, antiche saline risalenti all’epoca preincaica, che formano un intricato labirinto di vasche scavate sul pendio di una collina. Un esempio straordinario dell’ingegno umano che si fonde in modo perfetto con la bellezza naturale circostante. Visitare questi luoghi è un’esperienza indimenticabile, un momento di pura meraviglia nel cuore della Valle Sacra.

Le Salinas de Maras: un capolavoro archeologico nella Valle Sacra degli Incas

Le Salinas de Maras, situate nella provincia di Urubamba a soli 45 km dall’antica capitale Inca di Cusco, sono senza dubbio una delle meraviglie più attraenti della Valle Sacra. Queste saline, le più alte del mondo, sono un vero spettacolo per gli occhi.

I terrazzamenti di sale risplendono sotto il sole, creando un meraviglioso mosaico di colori che vanno dal bianco al rosa. La loro bellezza è amplificata dalla posizione in cui si trovano, incastonate nelle pendici di una montagna, che le fanno sembrare quasi un’opera d’arte naturale. Ma oltre al fascino che emanano, sono anche un incredibile esempio delle capacità Inca, dimostrando la profonda conoscenza che l’antica civiltà aveva del proprio ambiente e delle risorse.

Circa 3000 pozze si estendono sulle pendici del Cerro di Qaqawiñay, creando una cascata di sale che regala un incredibile paesaggio lunare. Il candore salino si sposa perfettamente con le tonalità rosa, ocra e terrose della montagna, dando vita a riflessi cangianti che si trasformano a seconda della luce e del movimento del sole.

Le piscine sono alimentate da un piccolo torrente sotterraneo, ricco di acqua altamente salata. Questa viene indirizzata attraverso un intricato sistema di canali che la distribuisce ai laghetti a terrazzo sparsi sul versante dell’altura, ognuno con una superficie di circa 4-5 metri quadrati e una profondità di quasi 30 cm. Queste pozze sono gestite principalmente dalle famiglie locali, che hanno ereditato quest’antica pratica dai loro antenati. Con grande cura e dedizione, mantengono vivo l’antico mestiere dell’estrazione del sale, contribuendo a preservare sia la bellezza naturale, sia la ricchezza culturale di questo luogo unico.

Il sale rosa: la preziosa ricchezza delle Salinas de Maras

Qui, inoltre, è possibile trovare una risorsa naturale senza pari: il sale rosa. Questa varietà non è come le altre. Il suo colore distintivo deriva dalla presenza di elementi naturali nell’acqua da cui viene estratto, tra cui magnesio, calcio, potassio e silicio.

Questa combinazione unica conferisce al sale non solo il suo colore caratteristico, ma anche una serie di proprietà benefiche per la salute. Infatti, è rinomato in tutto il mondo per la sua qualità e rarità, poiché solo quattro luoghi nel mondo possono vantare tale ricchezza e Maras è uno di questi.

Secondo un’antica leggenda, il sale non è altro che il risultato delle lacrime versate da Ayar Cachi, uno dei fratelli di Ayar Manco, il fondatore dell’Impero Inca e della città di Cusco. Tormentato dal dolore e dalla disperazione di non essere riuscito a fondare l’impero come suo fratello, avrebbe versato lacrime così abbondanti da formare le saline.

Oggi, le Salinas appartengono agli abitanti della zona. Il sale naturale estratto dalle saline è utilizzato sia per il consumo locale, sia per l’esportazione. Grazie alla sua qualità, è diventato un prodotto gastronomico d’eccellenza, richiesto e apprezzato in molti Paesi del mondo.

Saline di Maras

Fonte: iStock

Saline di Maras, Perù
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Egitto, scoperto un tempio sommerso: è pieno di tesori

È una scoperta sensazionale, quella annunciata dal Ministro del Turismo e delle Antichità dell’Egitto: nell’antica città egizia di Heracleion, finita sott’acqua tanti secoli fa, è stato trovato un vero e proprio tesoro. Si tratta di un tempio dedicato al dio Amon, al cui interno sono stati rinvenuti preziosissimi manufatti e gioielli, e di un santuario greco, anch’esso ricco di oggetti e armi di varia provenienza.

L’antica città di Heracleion

La città di Heracleion, conosciuta anche come Thonis, venne fondata su una delle isole del Delta del Nilo, dove prosperò tra il VI e il IV secolo a.C., epoca in cui probabilmente fu uno dei principali porti d’Egitto. Ma il suo destino fu decisamente funesto: attorno al II secolo a.C., infatti, il centro abitato venne sommerso a causa di terremoti e inondazioni, che causarono un innalzamento del livello del mare e un conseguente sprofondamento del terreno. Le sue rovine giacquero per tantissimo tempo del tutto ignorate dall’uomo, fin quando non vennero scoperte dall’archeologo Franck Goddio, nel 2000.

Oggi l’antica città – o meglio, ciò che ne resta – è collocata nella baia di Abukir, a circa 2,5 km dalla costa e a poca distanza da Alessandria d’Egitto. Le campagne archeologiche volte a portare alla luce i tesori di Heracleion si sono da allora susseguite senza mai interrompersi. L’ultima missione, condotta dal Consiglio Supremo delle Antichità egiziano e dall’Istituto Europeo di Archeologia Sottomarina (IEASM), ha avuto un notevole successo: gli esperti subacquei hanno infatti trovato quello che può essere considerato un vero e proprio tesoro di inestimabile valore.

La nuova scoperta

Heracleion ci rivela nuovi segreti, grazie alla scoperta di un tempio sommerso dedicato al dio Amon: probabilmente il suo crollo, avvenuto durante la metà del II secolo a.C., è dovuto ad un evento catastrofico, proprio come quello che ha poi portato alla distruzione dell’intera città. Al suo interno, gli archeologi hanno trovato l’area in cui venivano conservate le offerte votive. Ne è emerso un tesoro incredibile, costituito da gioielli in oro (tra cui splendidi orecchini con testa di leone), pendenti, contenitori in alabastro per unguenti e cosmetici, piatti in argento usati per le funzioni religiose, un misterioso oggetto in pietra calcarea e una brocca di bronzo.

“È davvero commovente scoprire oggetti così delicati, che sono sopravvissuti intatti nonostante la violenza e la grandezza del cataclisma” – ha dichiarato Frank Goddio, annunciando la scoperta. Poco più ad est del tempio, è stato rinvenuto anche un santuario greco dedicato ad Afrodite, la dea dell’amore. Risalente al V secolo a.C.,custodiva al suo interno dei resti di strutture coeve sostenute da travi in legno, oltre a numerosi oggetti in bronzo e in ceramica (tra cui anche diverse armi) importati dalla Grecia.

“Ciò dimostra che ai greci era permesso commerciare e stabilirsi nella città durante il periodo dei faraoni della dinastia Saïte. Il santuario conteneva anche un deposito di armi greche, il che potrebbe indicare che i mercenari greci erano nella regione per difendere l’accesso al regno, alla foce del ramo più occidentale del Nilo” – ha affermato Goddio, entusiasta per la scoperta. Ora le ricerche continueranno, nella speranza di trovare nuovi manufatti che possano gettare luce su una città – e un periodo storico – così affascinante.

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Australia lusso Oceania vacanze Viaggi viaggiare

Vacanze di lusso in Australia: le novità di quest’anno

L’Australia si presenta sempre più come la destinazione ideale per i viaggi luxury del 2023: infatti, durante questi mesi, ha visto l’apertura di innumerevoli strutture di alto e di altissimo livello, inaugurate in varie zone del Paese, e molte altre seguiranno ancora entro l’anno.

Ecco di quali si tratta.

Capella Sidney, il lusso della città simbolo

Le novità del lusso 2023 in Australia hanno avuto inizio a Marzo, con l’apertura a Sidney, la città simbolo australiana, dell’atteso Capella Sidney, nell’antico edificio del Dipartimento dell’Istruzione in Bridge Street, rimasto silenzioso per anni.

Vanta 192 camere e suite distribuite su otto livelli, sofisticati arredi, oggetti d’arte, ristoranti esclusivi, sei spazi per riunioni ed eventi adatti a gruppi da 10 a 80 ospiti e strutture termali di livello mondiale.

Jabiru Retreat, il campo tendato luxury

A maggio, invece, è stata la volta del Jaburu Retreat, a The Top End, North Territory, un lussuoso campo tendato con piscine e bungalow in stile safari.

In particolare, i bungalow dispongono di bagno privato, area salotto all’aperto, letti matrimoniali king-size e sono collegati con una passerella rialzata che conduce alla piscina riservata agli ospiti.

Ma non solo: il favoloso retreat propone safari ope-top, safari giornalieri nella natura, esperienze in airboat nonché tour guidati tra cui spicca quello nel cuore del Parco Nazionale di Kakadu, terra degli aborigeni da oltre 65.000 anni.

The Brooklet, il benessere esclusivo

A Byron Bay nel New South Wales, a giugno è stato inaugurato The Brooklet, magnifica struttura ricettiva con sei ville di lusso, eleganti ambienti per il benessere e “The Bar”, in grado di offrire un’esperienza culinaria raffinata e intima nella suggestiva cornice di un cantina ampia con caminetto a legna.

Si tratta del perfetto mix tra vita di campagna e costiera con eleganti spazi in una cornice mozzafiato, laddove il lusso incontra la natura, una “casa lontano da casa”.

Soggiornare in un ex carcere riconvertito

Ancora, dal mese di luglio, gli ospiti possono provare l’ebbrezza di soggiornare in un ex carcere riconvertito in hotel di lusso: ecco The Interlude, il primo retreat urbano collocato in quella che fu la prigione di Pentridge, nell’area di Melbourne/Narrm.

Le 19 suite sono state ricavate sfondando le spesse pareti di pietra blu per unire quattro o cinque celle: ciascuna ha soffitti a volta, muri in pietra e tutte le finiture e gli accessori contemporanei che ci si aspetta di trovare in un hotel moderno.

The Sun Ranch, nostalgia della California

Sempre nell’area di Byron Bay nel New South Wales, fa bella mostra di sé The Sun Ranch, che fonde insieme le influenze spagnole e la nostalgia della California degli anni Settanta.

È progettato su misura per ispirare e stupire appassionati di musica e di cucina, creativi, amanti del benessere e chiunque desideri trascorrere momenti unici in un fascino rilassato e all’avanguardia che rende omaggio alle iconiche case ranch californiane.

Il ritorno del Southern Ocean Lodge e una chicca

Tre anni dopo i devastanti incendi che hanno sconvolto Kangaroo Island nel South Australia, torna il Southern Ocean Lodge di Baillie Lodges.

Ecco, di nuovo, 25 suite extra lusso lungo la costa e una novità: la suite ultra-premium Ocean Pavilion di 640 metri quadri, con piscina privata e quattro camere da letto.

Infine, per novembre, è attesa Pelorus Private Island, parte della Northern Escape Collection: si tratta di un’isola privata per otto ospiti raggiungibile con un viaggio in superyatch privato da Townsville oppure con un volo in elicottero di mezz’ora.

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Europa Idee di Viaggio Spagna Viaggi viaggiare

Sidroturismo: alla scoperta dell’anima della Spagna verde

C’è qualcosa di magico nell’aria quando si parla di Spagna, una terra che incanta con il suo calore e la sua vitalità. Ma mentre le città più conosciute come Madrid e Barcellona attirano l’attenzione della maggior parte dei turisti, nella parte settentrionale c’è una località meno nota che aspetta solo di essere scoperta: la regione delle Asturie.

Circondata da montagne maestose e immersa nella rigogliosa bellezza delle vallate, è senza dubbio un luogo in cui la natura regna sovrana. Conosciuta come la “Spagna verde“, si distingue per i suoi paesaggi lussureggianti e i pittoreschi villaggi. Una regione incantevole con una ricca cultura tutta da scoprire.

Inoltre, questa terra è il cuore pulsante della produzione di sidro, una deliziosa bevanda ottenuta dalle mele che affonda le sue radici nel folklore locale. Negli ultimi anni, è diventata una meta sempre più popolare. Visitatori provenienti da tutto il mondo si recano qui per immergersi nell’atmosfera caratteristica dei frutteti di mele, scoprire l’antico processo di produzione del sidro e deliziarsi con il prodotto finale nelle accoglienti sidrerie locali.

Il sidroturismo: un’avventura nella tradizione del sidro asturiano

Case di sidro nelle Asturie

Fonte: iStock

Case di sidro di Aviles nella città vecchia, Asturie, Spagna

Le Asturie, conosciute anche come la “Comarca de la Sidra“, racchiudono una storia e una cultura legate strettamente a questa bevanda. Il sidro asturiano gode di grande rispetto non solo all’interno di questa regione, ma in tutta la Spagna e anche oltre i suoi confini. La produzione ha un impatto rilevante sull’economia locale, contribuendo all’occupazione e al turismo regionale, un vero e proprio tesoro che caratterizza il territorio.

Il sidroturismo è una forma emergente di turismo enogastronomico che si concentra sulla produzione e l’assaggio della bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del succo di mela. Molte sidrerie offrono anche degustazioni guidate, durante le quali è possibile assaggiare diversi tipi di sidro e imparare a riconoscerne le diverse caratteristiche.

Una tradizione millenaria che ha radici profonde risalenti al X secolo, ha resistito alla prova del tempo e tutt’oggi fa parte della vita quotidiana degli abitanti locali. Una caratteristica distintiva è il modo in cui la bevanda viene servita. In un rituale chiamato “escanciado“, il sidro viene versato da una bottiglia tenuta ad alta distanza nel bicchiere, un gesto che serve a ossigenare e a liberare i suoi aromi e sapori unici. Questa pratica richiede abilità e precisione ed è spesso eseguita con grande spettacolarità, aggiungendo un elemento scenografico alla degustazione.

L’arte di versare il sidro non è solo un rituale, ma un autentico simbolo della cultura asturiana. Un’occasione imperdibile per ammirare questa tradizione è il Festival de la Sidra Natural a Nava, uno degli eventi più significativi del territorio.

Dichiarato di interesse Turistico Regionale, celebra la bevanda più iconica della regione con un programma ricco di attività coinvolgenti. Uno degli eventi più attesi è il concorso di escanciado, in cui tutti i partecipanti versano simultaneamente il sidro dall’alto, creando uno spettacolo impressionante.

I luoghi imperdibili per gustare il miglior sidro in Spagna

Il sidro è un prodotto davvero sorprendente, amato anche per le sue diverse sfaccettature. Durante il periodo natalizio, rappresenta una deliziosa alternativa allo spumante, regalando un gusto fruttato e rinfrescante che si sposa perfettamente con i sapori ricchi e speziati dei piatti tipici delle feste. Ma c’è di più: per gli appassionati, il sidro è una vera e propria prelibatezza, un prodotto artigianale che racchiude in sé secoli di tradizione e l’arte della fermentazione.

Nel nord della Spagna ci sono tantissimi posti dove si può gustare questa bevanda, offrendo un’ampia varietà di esperienze, tutte da provare. Tra questi si trova Astigarraga, considerata la “capitale del sidro” della regione. Qui, numerose sidrerie (o sagardotegi, come si chiamano in basco) ne producono con passione milioni di litri ogni anno.

La Cantabria, situata nella zona nord della Spagna, è un’altra località che sta guadagnando riconoscimento per la sua produzione di sidro. Infine, negli ultimi anni, l’industria del sidro ha visto una crescita significativa anche in Galizia. Questo è dovuto a vari fattori, tra cui un crescente interesse per le bevande artigianali, la qualità delle mele galiziane e la lunga tradizione di produzione di sidro nella regione.

Escanciador di sidro, Spagna

Fonte: iStock

Escanciador: versatore di sidro per le strade di Oviedo, Asuturias, Spagna
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È una delle spiagge più belle del mondo. E no, non si trova alle Hawaii

Il Giappone è un Paese di contrasti sorprendenti, ogni angolo è ricco di bellezze naturali: dalle cime innevate del Monte Fuji alle spiagge tropicali di Okinawa, dai boschi di bambù di Arashiyama ai giardini zen di Kyoto. Un’avventura che fa assaporare l’antica saggezza orientale e l’innovazione futuristica, un luogo dove le tradizioni secolari convivono con la tecnologia all’avanguardia.

Ma forse non tutti sanno che questa misteriosa terra ospita anche alcune delle coste più affascinanti e incontaminate esistenti al mondo. Tra le numerose meraviglie, una delle più affascinanti è la spiaggia di Yurigahama.

Un luogo di rara bellezza, ancora poco noto del Paese del Sol Levante. Per chi è in cerca di un’oasi tranquilla e appartata, lontana dal turismo di massa, questo è sicuramente il posto ideale, un autentico paradiso tutto da scoprire.

Yurigahama, la “spiaggia fantasma” del Giappone

Yurigahama si trova a soli 1,5 km di distanza dalla spiaggia di Okaneku. Un lembo di sabbia bianca avvolta da un mare dal colore azzurro intenso. Ma ciò che la rende davvero unica è il suo carattere effimero. La spiaggia, infatti, non è visibile in ogni momento: compare solo durante la bassa marea e la sua posizione cambia in base alle correnti marine.

Numerosi sono le leggende e i miti che avvolgono questa località, contribuendo ad aumentarne il fascino e l’attrattiva. Una delle più famose riguarda proprio la sua sabbia. Si narra che i granelli di Yurigahama siano a forma di piccole stelle e che raccoglierne un numero pari alla propria età permetta di raggiungere la vera felicità. Tale credenza è diventata un vero e proprio rituale per molti visitatori che si dedicano alla ricerca di questi tesori durante le loro visite, immergendosi così nell’atmosfera magica di questa spiaggia misteriosa.

Ogni volta che la “spiaggia fantasma” riappare, viene allestito un piccolo chiosco di bevande per i turisti che hanno il privilegio di poterla ammirare. Inoltre, assolutamente imperdibile è l’opportunità di tuffarsi in un ambiente marino straordinario, un’esperienza indimenticabile che permette di ammirare l’incantevole fondale tra le acque azzurre e limpide. Infatti, quello che rende Yurigahama davvero speciale sono le sue barriere coralline ancora intatte, ecosistemi che offrono uno spettacolo caleidoscopico di colori e forme, un panorama da cartolina che rimarrà impresso nei ricordi più belli.

Inoltre, i più fortunati avranno la possibilità di vivere un’esperienza unica: l’avvistamento delle tartarughe. Questi simpatici animali marini, infatti, scelgono spesso le tranquille acque di questa località, un fenomeno che sottolinea la ricchezza della biodiversità e l’importanza della conservazione degli habitat naturali.

Quando visitare la spiaggia di Yurigahama?

Il momento perfetto per visitare questa particolare spiaggia va da aprile a settembre. Durante questi mesi il clima consente di apprezzare al massimo la bellezza naturale del luogo. L’acqua è calda e le temperature miti permettono di vivere un soggiorno ancora più piacevole, soprattutto nel mese di luglio.

Tuttavia, è fondamentale tenere a mente che Yurigahama compare soltanto durante la primavera e l’autunno, a seconda delle maree. Pertanto, non è accessibile tutti i giorni. Il modo più sicuro per raggiungerla è prenotare un’escursione guidata in barca per poter ammirare il meraviglioso paesaggio e avere l’opportunità di esplorare la sua incomparabile bellezza.

Yoron Island, Giappone

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Isola di Yoron, Giappone
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Dal 2024 imbarco senza passaporto: dove e perché

È il migliore aeroporto del mondo e, dal 2024, consentirà ai passeggeri di imbarcarsi senza dover presentare più volte il passaporto per un “processo più fluido e conveniente”.

Si tratta dell’aeroporto di Singapore che, proprio a partire dal prossimo anno, introdurrà un sistema automatizzato che eliminerà la prassi del controllo passaporto ai check-in, agli imbarchi per salire a bordo degli aerei e anche ai controlli immigrazione.

Al via la tecnologia biometrica

Come funzionerà nella pratica l’innovazione dell’aeroporto di Changi?

Saranno utilizzati i dati biometrici dei passeggeri che andranno ad agevolare le operazioni di riconoscimento.

Ad annunciarlo, nel corso di una sessione parlamentare durante la quale sono state approvate varie modifiche alla Legge sull’Immigrazione nel Paese, la ministra delle Comunicazioni Josephine Teo: “Singapore sarà uno dei primi paesi al mondo a introdurre il controllo immigrazione automatizzato senza passaporto“.

Tuttavia, non è una novità dell’ultima ora: la tecnologia biometrica (insieme al software di riconoscimento facciale) è già in uso in parte dell’aeroporto, in particolare presso le corsie automatiche dei punti di controllo immigrazione.

Eppure, i cambiamenti che partiranno dal 2024 si annunciano come rivoluzionari poiché, come ha sottolineato Teo, “ridurranno “la necessità per i passeggeri di presentare ripetutamente i loro documenti di viaggio nei punti di controllo e consentiranno un processo più fluido e conveniente“.

La biometria andrà a offrire un “token unico di autenticazione“, ovvero un oggetto digitale che include tutte le informazioni indispensabili quando si viaggia, quali data e luogo di nascita, nome e cognome, la fisionomia del volto, e tutte le voci riportate all’interno dei passaporti e delle carte d’identità.

Così facendo, servendosi del solo riconoscimento facciale sarà possibile accedere a tutti i dati che, finora, vengono visionati dall’operatore addetto ai controlli pre-imbarco.

Il passaporto? Non va comunque dimenticato

Indubbiamente, la tecnologia biometrica promette un vero e proprio “salto di qualità” per i passeggeri che dovranno imbarcarsi, snellendo una fase che si presenta spesso critica, lunga e noiosa.

Se il passaporto si appresta quindi ad “andare in pensione” non va comunque dimenticato a casa. Infatti, l’innovazione riguarderà per il momento soltanto l’aeroporto di Changi: dovendo rientrare da un altro Stato asiatico o da altre zone del mondo continuerà a essere indispensabile.

L’Aeroporto di Changi, il migliore al mondo

Guardando a un futuro ricco di novità, lo scalo di Singapore conta di tornare ai livelli pre-pandemici di traffico passeggeri e aereo.

Non dimentichiamo che è da sempre uno dei più trafficati a livello globale, poiché serve oltre 100 compagnie aeree che raggiungono più di 400 città sparse in più di 100 nazioni: basti pensare che, solo nel mese di giugno 2023, sono transitati 5,12 milioni di passeggeri e che, nel 2019, aveva raggiunto il record di 68,3 milioni di passeggeri internazionali.

E poi, a marzo 2023, la nomina, per la dodicesima volta, a “miglior aeroporto del mondo” da parte della Società di Ricerca londinese Skytrax: l’ambito riconoscimento è stato conferito in occasione della cerimonia dei World Airport Awards 2023, che si è tenuta presso il Passenger Terminal Expo di Amsterdam.

Ma non è tutto: Changi ha ricevuto il premio anche come migliore in Asia, migliore al mondo per i ristoranti in aeroporto, e migliore per i servizi per il tempo libero.

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Alla scoperta dei borghi dell’Alto Cilento

Il Cilento è una regione storica del sud Italia, incastonato lungo la costa campana – da dove si estende nell’entroterra collinare e montuoso, che ospita l’omonimo Parco Nazionale. È un luogo meraviglioso, caratterizzato da piccoli paesini ricchi di fascino e di splendide architetture tutte da scoprire, ma anche da una natura mozzafiato e da panorami che sembrano uscire da una cartolina. Ecco un suggestivo itinerario per ammirare i borghi dell’Alto Cilento.

Alto Cilento, terra di incredibili meraviglie

Occupando l’area più settentrionale della regione, l’Alto Cilento è delimitato dal Monte Stella e da Punta Licosa, in un territorio attraversato dal fiume Alento. Va dal mare alle montagne, ed è punteggiato di splendidi borghi dove il tempo sembra essersi fermato: sono luoghi che nascondono ancora un pizzico di magia, e che meritano assolutamente una visita. Chi arriva in Cilento, oltre alle incantevoli spiagge che attirano tantissimi turisti in estate, non può fare a meno di apprezzare il fascino dei paesini incastonati tra le rocce o a due passi dalla costa, e di sentirsi accolto proprio come a casa.

I borghi più belli dell’Alto Cilento

Andiamo alla scoperta dei borghi dell’Alto Cilento, partendo da un vero gioiello: Capaccio Paestum. Il suo centro storico, situato su un piccolo altopiano alle cui spalle sorge il Monte Soprano, è un intrico di strette viuzze su cui si affacciano antiche chiese e splendidi monumenti come Palazzo D’Alessio e la Fontana dei Tre Delfini. Da quassù si gode di un panorama meraviglioso, che racchiude il Golfo di Salerno, la Costiera Amalfitana e persino l’incantevole isola di Capri. Ma la sua vera bellezza è il sito archeologico di Paestum, uno dei più importanti del sud Italia.

A poca distanza, affacciato sul mar Tirreno, ecco il borgo di Agropoli con il suo pittoresco porto turistico. È ancora oggi possibile ammirare il suo nucleo più antico, cinto da possenti mura che si sono conservate ottimamente: vi si accede, dopo aver percorso una lunga salita a gradoni, attraverso un portale seicentesco monumentale. A dominare il centro storico è il castello, a pianta triangolare e contornato da tre torri circolari. D’estate, sono molti i turisti che affollano le sue spiagge premiate con la Bandiera Blu, per la qualità delle loro acque.

Anche l’entroterra dell’Alto Cilento accoglie degli splendidi borghi. Uno è quello di Cicerale, arroccato su una collina con una particolare struttura urbana che consta di un’unica, lunga strada su cui si affacciano tutti gli edifici. Nei pressi, altri due paesini davvero suggestivi: Ogliastro Cilento e Prignano Cilento. Quest’ultimo vanta alcuni bellissimi monumenti storici, tra cui la Chiesa di San Nicola di Bari, costruita attorno al XIII secolo e dotata di un’imponente torre campanaria a tre piani, e il vicino Palazzo Cardone, sulla cui facciata campeggia una torre cilindrica molto affascinante.

Scendendo un po’ più a sud, incontriamo il borgo di Perdifumo: qui visse, per qualche anno, il celebre filosofo Giambattista Vico, al quale è dedicato il Museo Vichiano. La sua collezione è ospitata all’interno del Castello Vargas-Machucha, risalente al X secolo. Infine, tra le colline dell’Alto Cilento non ci resta che ammirare il paesino di Salento. Piccolo e dedito soprattutto alla produzione di olio extravergine d’oliva, è cinto da un paesaggio naturale da favola. Tra gli ulivi e i campi coltivati, sorgono tanti splendidi agriturismi dove trascorrere una vacanza veramente autentica.

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La facciata dell’Opéra di Parigi è diventata la porta di accesso a una caverna

Parigi, la città dell’amore e della bellezza, dell’arte e della moda, della gastronomia e della cultura. Degli ampi boulevard, fiancheggiati da alberi e da edifici in stile Belle Époque e Art Nouveau. È la città della Senna, della rive gauche e della rive droite, dei monumenti iconici, come la Torre Eiffel e Notre-Dame, che sono diventati il simbolo di un Paese intero, e delle caffetterie tradizionali, delle boutique e dei negozi di moda.

La capitale della Francia è un sogno a occhi aperti che si realizza a ogni viaggio e che si svela, ogni volta, con meraviglie sorprendenti e inedite. L’ultima ha a che fare con l’arte urbana che ha abbracciato, o meglio rivestito, uno dei palazzi più affascinanti e suggestivi della Ville Lumière.

A firmare questa nuova opera urbana, effimera e bellissima, è stato JR, uno degli artisti più celebri e apprezzati del nostro secolo. È stato proprio lui a rivestire la facciata dell’Opéra Garnier, attualmente in restauro, con un’installazione davvero sorprendente che ha trasformato l’edificio nella porta di accesso alla caverna platonica.

Parigi: la nuova opera di JR

Sono tanti e diversi i motivi che ci spingono a raggiungere Parigi ogni volta che ne abbiamo l’occasione. La Ville Lumière, infatti, ospita un patrimonio storico, artistico e culturale di immensa bellezza che incanta. A questo, poi, si aggiungono tutte le novità di una città cosmopolita che non smette mai di sorprendere.

Tra le tante ragioni che abbiamo trovato, per organizzare un viaggio adesso nella capitale francese, c’è quella che permette di ammirare l’ultimo capolavoro dell’artista JR. Conosciuto per le sue illusorie e monumentali installazioni, che hanno invaso anche le città di Roma e di Firenze, l’artista è tornato nella sua città natale per abbigliare in maniera minuziosa la facciata dell’Opéra Garnier durante il suo restauro.

Ci troviamo nel X arrondissement di Parigi, davanti al palazzo che ha fatto la storia della città. Primo teatro della capitale francese, nonché sede del Balletto dell’opera di Parigi, L’Opéra Garnier è uno dei simboli della città, nonché monumento storico di Francia dal 1923. L’edificio ha fatto da ambientazione al celebre romanzo di Gaston Leroux: Il fantasma dell’Opera.

Sottoposta a un intervento di restauro, la facciata del Palais Garnier si è trasformata in una tela che ospita il nuovo capolavoro di JR, Retour à la caverne, e che nasconde la grande impalcatura costruita per i lavori in corso. Il risultato? Un’enorme opera d’arte pubblica che raffigura l’accesso di una grotta ispirata al mito della caverna di Platone.

La facciata dell’Opéra di Parigi si trasforma ancora

Arrivando in Place de l’Opéra è impossibile non notare quella caverna piena di luce. L’installazione site-specific di JR è un invito a immergersi idealmente in questo scenario evocativo e antico, ispirato all’allegoria platonica, per toccare con mano la bellezza e la grandiosità del passato. Retour à la caverne resterà sulla facciata del teatro per tutto settembre, animata e illuminata da proiezioni suggestive ed emozionanti.

Ma questo è solo il primo atto di un capolavoro che è sempre in divenire. A novembre, infatti, l‘opera sarà sostituita da una nuova installazione: un sipario teatrale che verrà realizzato da JR, in collaborazione con l’Atelier Montex, e con tutti i cittadini che vorranno partecipare al grandioso progetto attraverso laboratori di ricamo aperti a tutti tra fine settembre e ottobre.